Idrocarburi non metanici, Rosa: al lavoro per adeguare le norme

“Ferma restando l’autonoma iniziativa di legge annunciata dal gruppo consiliare del M5s per regolare i limiti delle emissioni in atmosfera degli idrocarburi non metanici, è il caso di precisare che su questa materia, in assenza di una normativa nazionale, la Regione non può intervenire con una propria legge per la fissazione dei valori limite e dei valori guida di qualità dell’aria. Ci auguriamo che il Governo e il Parlamento intervengano prontamente per colmare questa lacuna e chiedo agli esponenti del M5s in Consiglio regionale di intervenire in questo senso nei confronti del ministro dell’Ambiente Costa. In assenza di una normativa nazionale la Regione può, nell’ambito delle proprie competenze, aggiornare le norme tecniche ed i piani di tutela della qualità dell’aria con l’introduzione di specifiche matrici anche per questi inquinanti, cosa che stiamo facendo con un gruppo di lavoro appositamente istituito alcuni mesi fa”.

Lo rende noto l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia Gianni Rosa, precisando che “il governo regionale non è stato con le mani in mano sul tema del monitoraggio delle emissioni in atmosfera. Il gruppo di lavoro, istituito con determinazione dirigenziale n.1204 del 27/11/2019, ha il compito di definire una proposta di integrazione delle ‘Norme tecniche ed azioni per la tutela della qualità dell’aria nei Comuni di Viggiano e Grumento Nova’, per l’introduzione di valori soglia delle emissioni in atmosfera di idrocarburi non metanici. Queste norme tecniche saranno estese anche ai territori dei comuni di Corleto Perticara e di Guardia Perticara, interessati dalle attività del Centro Olio Tempa Rossa. L’attività del gruppo di lavoro è stata rallentata a causa dell’emergenza sanitaria in corso, ma contiamo a breve di poter definire anche questi aspetti”.

Rosa evidenzia inoltre che “con la delibera n. 326 del 29 maggio 2019, la Regione Basilicata si è dotata del ‘Piano di zonizzazione e classificazione degli inquinanti del territorio’, in conformità a quanto stabilito dal decreto legislativo n.155/2010, e dopo l’approvazione di questo documento da parte del Ministero dell’Ambiente la Regione e l’Arpab – aggiunge ancora Rosa – stanno predisponendo il ‘Progetto di adeguamento della rete di qualità dell’aria’, che sarà vagliato dal Ministero dell’Ambiente, dall’Ispra e dall’Enea. Terminata la fase di approvazione da parte di questi organismi, la Regione si potrà dotare dei piani e delle misure previsti dal decreto legislativo n. 155/2010”.

“Lo stesso iter – prosegue l’assessore – è previsto anche perché l’aggiornamento delle norme tecniche e dei piani di tutela della qualità dell’aria, comprensivi dei valori soglia delle emissioni in atmosfera di idrocarburi non metanici, possano avere efficacia e valore nei confronti di soggetti terzi. Norme che non potranno prevedere sanzioni in caso di inosservanza dei limiti delle emissioni, che vanno stabilite appunto con una legge dello Stato, ma potranno invece prevedere l’indicazione dei comportamenti che i soggetti interessati dovranno adottare in caso di inosservanza dei limiti previsti. Ringrazio quindi i consiglieri del M5s per la loro iniziativa – conclude Rosa –, ma vorrei anche rassicurarli: in questa come in altre occasioni il governo regionale guidato da Vito Bardi non ha perso tempo e nonostante le oggettive difficoltà sta affrontando e cercando di risolvere concretamente i problemi ambientali della Basilicata”.

Rosa: ad Eni nessuna autorizzazione ad aumentare emissioni nell’ar

“Nessuna autorizzazione ad Eni di emettere nell’aria inquinanti “in quantità maggiori rispetto al passato”. La giunta regionale, con la delibera n. 329 adottata il 15 maggio, non ha inteso concedere deroghe di alcun tipo alla compagnia petrolifera. Tutt’altro”. Lo precisa l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa, replicando alla nota a firma di Giambattista Mele /Medici per l’Ambiente.

“L’interpretazione della dgr è sbagliata. L’atto in questione risponde semplicemente alla richiesta della società di far entrare in funzione al Cova due torri quando il termodistruttore principale è spento. Evento che si è verificato più volte negli ultimi anni e che è giustificato dagli interventi di ottimizzazione e manutenzione straordinaria. In ogni caso l’attivazione dei due termodistruttori di riserva avverrà, comunque, nel rispetto dei flussi di massa autorizzati. A tal proposito, l’Eni dovrà comunicare i flussi di massa cumulativi dei tre punti emissivi.

La Dgr in questione, quindi, mantiene inalterati i limiti emissivi ed il flusso di massa e non incide, come fa intendere il dott. Giambattista Mele, sul piano di qualità dell’aria della Val d’Agri, né sul protocollo di monitoraggio del Cova. Consente, invece, un puntuale controllo sulle matrici ambientali di cui Comune di Viggiano, è costantemente e puntualmente informato. Siamo mille miglia lontani, dunque, dall’avere concesso una “licenza di inquinare”: Vogliamo rassicurare i lucani e, in particolare i cittadini della Val d’Agri, che l’esecutivo Bardi pone tra i suoi obiettivi prima la salute e l’ambiente. Obiettivo che, per quello che ci riguarda, non verrà mai meno”.

Canali di bonifica: interventi per sbocchi a mare nel Metapontino

Il 29 si terrà sul tema una conferenza di servizi, mentre altre opere potranno essere programmate con un progetto “Life natura arco jonico”, per un importo di circa 22 meuro. Rosa: “impegno costante per la risoluzione dei problemi”
Facendo seguito all’impegno preso dall’assessore all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa, è stata convocata per il 29 maggio alle ore 10, presso la Sala Inguscio della Regione Basilicata, su iniziativa dell’Ufficio Ciclo dell’Acqua, una conferenza di servizio per decidere sugli interventi da eseguire per la manutenzione degli scarichi a mare dei canali di bonifica del Metapontino.
Come emerso da un recente sopralluogo effettuato dall’assessore, accompagnato da tecnici regionali e dall’amministratore unico del Consorzio di Bonifica, Giuseppe Musacchio, non è più rimandabile la pulizia di ogni singolo sbocco, allo scopo di eliminare gli accumuli portati dal mare che impediscono il normale deflusso o variano il corso dei canali.
Nella conferenza, oltre ad acquisire i pareri e le autorizzazioni necessarie per i lavori più urgenti, si discuterà di un protocollo tecnico-operativo che sta predisponendo il Dipartimento Ambiente, per assicurare una manutenzione costante per i prossimi dieci anni con interventi programmati e senza intoppi burocratici.
Alla conferenza di servizi sono stati invitati, insieme agli uffici regionali competenti, il Consorzio di bonifica di Basilicata, che deve garantire la funzionalità dei canali, la Capitaneria di Porto di Taranto, l’Ufficio locale marittimo di Policoro, l’Arpab, la Provincia di Matera e i Comuni di Bernalda, Pisticci, Scanzano Jonico, Policoro, Rotondella e Nova Siri.
Inoltre, al fine di rispondere alla necessità di realizzare opere di investimento a medio e lungo termine, si è deciso di candidare un progetto “Life natura arco jonico”, che con  un importo di circa 22 milioni di euro consentirebbe la creazione di bacini di lagunaggio con annessi impianti di fitodepurazione delle acque con il triplice effetto di mitigare il dissesto idrogeologico, di abbattere i carichi inquinanti mediante fitodepurazione, garantendo una qualità delle acque scaricate a mare, e di ristorare gli habitat originari della piana metapontina con la realizzazione di oasi di protezione di specie sia faunistiche che floristiche. 
“L’impegno per la risoluzione dei problemi – ha dichiarato l’assessore Rosa – è costante. Da una parte proviamo a sburocratizzare i processi autorizzativi, dall’altra proviamo a recuperare risorse rivenienti dall’Unione europea al di fuori dei fondi strutturali”. 

“Basilicata en plein air”, iniziativa dell’Apt

Riorganizzare e promuovere l’offerta connessa all’outdoor, alla vacanza attiva, al turismo lento, alla fruizione del paesaggio culturale lucano, mettendo in rete tutti coloro che offrono servizi particolari dedicati a turisti amanti delle attività a contatto con la natura e valorizzando così le risorse naturali e culturali presenti sul territorio. E’ questo l’obiettivo del progetto denominato “Basilicata En Plein Air”, che l’Agenzia di Promozione Territoriale di Basilicata ha avviato nei giorni scorsi con un avviso pubblico aperto, destinato agli operatori del settore, con cui si intende sia affiancare e supportare gli operatori nella fase della ripartenza, sia garantire un’offerta strutturata e qualificata ai futuri visitatori, in un nuovo scenario determinato dall’emergenza Covid.
Con tale avviso l’APT invita gli operatori ad aderire descrivendo il loro servizio o prodotto turistico, offrendo quindi la possibilità di promuovere sul mercato coloro che aderiranno con offerte innovative e qualificate.
«Siamo in una fase – spiega il direttore generale dell’APT, Antonio Nicoletti – in cui è stato necessario rivedere le strategie di marketing adattandole alla variabilità e all’incertezza del momento storico e soprattutto agli scenari che si apriranno già a partire dai prossimi giorni con la ripresa, seppur parziale e con tutte le limitazioni necessarie a garantire la sicurezza sanitaria, delle attività produttive legate alla filiera turistica. L’obiettivo principale, dunque, è quello di una pronta ripartenza legata a un’offerta realmente disponibile e attrattiva. La Basilicata può coniugare la bassa penetrazione del virus alle qualità di un territorio e di un paesaggio con caratteristiche particolarmente adatte a rispondere alle nuove esigenze del turismo, generate dalla pandemia.
L’espressione “en plein air”, letteralmente “all’aperto”, rimanda a una modalità creativa resa famosa dagli Impressionisti francesi che, nell’800, innovarono il modo di fare pittura, aprendo una delle stagioni più straordinarie dell’arte mondiale. Dipingere ciò che gli occhi “vedono dal vero”, attraverso un uso dei colori e della luce del tutto nuovi, fu un atto di rottura con l’ordinarietà dell’accademia. Luce e colori sono caratteristiche dei paesaggi lucani; innovazione e abbandono dell’ordinarietà sono caratteristiche dell’offerta turistica della Basilicata».
L’avviso per gli operatori è consultabile sul sito www.aptbasilicata.it.

Idrocarburi, Rosa: controlli sulle acque del Pertusillo

Controlli sulle acque del Pertusillo. Oltre al monitoraggio del fosforo e dell’azoto, causa principale del proliferare di alghe, dall’inizio del 2019 l’Arpab sta conducendo un’indagine, tutt’ora in corso, per verificare una possibile contaminazione da idrocarburi.
Lo studio è stato condotto, raccogliendo campioni in cinque diverse stazioni poste rispettivamente nella zona di sbocco dell’Agri nel Pertusillo, in prossimità dello sbarramento e sulle due sponde dell’invaso.
Per tutto il periodo di indagine sul lago del Pertusillo, non sono mai stati riscontrati idrocarburi allo sbarramento diga del Pertusillo, nelle aree in prossimità di Grumento, della Masseria Crisci e di Montemurro. Unicamente in prossimità di Spinoso e limitatamente a un prelievo effettuato il 10 giugno 2019, sono stati rilevati e misurati idrocarburi, ma in quantità inferiore al limite di legge e tale da non compromettere la qualità delle acque del lago.
“E’ nostro dovere – ha commentato l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa – sciogliere ogni legittimo dubbio dei cittadini sulla qualità delle acque del Pertusillo. Stiamo conducendo indagini a tappeto sia per monitorare la crescita di specie di alghe pericolose per gli ecosistemi del lago, sia per verificare eventuali sversamenti di idrocarburi. L’ambiente e la salute dei cittadini sono beni per noi prioritari, da tutelare con ogni mezzo”.

Idrocarburi, Rosa: controlli sulle acque del Pertusillo

Controlli sulle acque del Pertusillo. Oltre al monitoraggio del fosforo e dell’azoto, causa principale del proliferare di alghe, dall’inizio del 2019 l’Arpab sta conducendo un’indagine, tutt’ora in corso, per verificare una possibile contaminazione da idrocarburi.
Lo studio è stato condotto, raccogliendo campioni in cinque diverse stazioni poste rispettivamente nella zona di sbocco dell’Agri nel Pertusillo, in prossimità dello sbarramento e sulle due sponde dell’invaso.
Per tutto il periodo di indagine sul lago del Pertusillo, non sono mai stati riscontrati idrocarburi allo sbarramento diga del Pertusillo, nelle aree in prossimità di Grumento, della Masseria Crisci e di Montemurro. Unicamente in prossimità di Spinoso e limitatamente a un prelievo effettuato il 10 giugno 2019, sono stati rilevati e misurati idrocarburi, ma in quantità inferiore al limite di legge e tale da non compromettere la qualità delle acque del lago.
“E’ nostro dovere – ha commentato l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa – sciogliere ogni legittimo dubbio dei cittadini sulla qualità delle acque del Pertusillo. Stiamo conducendo indagini a tappeto sia per monitorare la crescita di specie di alghe pericolose per gli ecosistemi del lago, sia per verificare eventuali sversamenti di idrocarburi. L’ambiente e la salute dei cittadini sono beni per noi prioritari, da tutelare con ogni mezzo”.

Rosa su Giornata mondiale biodiversità

“Oggi si celebra la Giornata mondiale della biodiversità, ricorrenza istituita dall’Onu nel 1992 per ricordare quanto sia importante tutelare la pluralità di specie e organismi che, in relazione tra loro, creano un equilibrio fondamentale per la vita sul nostro pianeta. È proprio la biodiversità a garantire cibo, acqua potabile, ripari sicuri e risorse, tutti elementi indispensabili per la sopravvivenza della specie umana. Ecco perché siamo proprio noi a dover proteggere questo delicato e complesso equilibrio, rispettando e sapendo utilizzare le risorse naturali in maniera saggia. La Basilicata è una regione ricca di biodiversità, con territori naturali molto diversi tra loro. Le varietà di specie viventi presenti sul nostro territorio rispecchiano questa eterogeneità, creando un patrimonio unico e tutelato da un’ampia rete di aree naturali protette. Oltre ai Parchi nazionali e regionali, riserve statali e regionali, sono state istituite Zone speciali di conservazione (Zpc) dedicate alla protezione di habitat e specie animali e vegetali significative a livello europeo e Zone di protezione speciale (Zps) rivolte alla tutela degli uccelli e dei loro habitat. Tutte confluenti nella grande rete ecologica “Natura 2000”, che si pone l’obiettivo di tutelare la biodiversità ma che ancora oggi non è abbastanza conosciuta. Per questo, oltre a progetti specifici sulla conservazione delle risorse naturali, ne partirà un altro mirato dal titolo “Campagna per la Biodiversità” con cui abbiamo intenzione di comunicare in modo più efficace la conoscenza delle peculiarità naturalistiche e della biodiversità della Basilicata. Un patrimonio di cui tutti i cittadini lucani devono avere consapevolezza e di cui devono poterne godere”.
Lo dichiara l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa.

Rosa su Piano paesaggistico regionale

La Giunta regionale, nella scorsa riunione, ha approvato la versione aggiornata del Documento programmatico propedeutico alla redazione del Ppr (Piano paesaggistico regionale) introducendo significative novità e ridisegnando le strategie programmatiche. La nuova versione, che recepisce anche le osservazioni da parte dei Comuni, sarà oggetto della conferenza di pianificazione di prossima convocazione.
“Una revisione – ha dichiarato l’assessore Rosa – resasi necessaria per recepire i nuovi orientamenti programmatici di questa amministrazione che ha assegnato al Ppr un ruolo centrale per la futura programmazione regionale di sviluppo economico derivante da fondi europei, nazionali e regionali”.
“Il Documento conferma – ha continuato Rosa – l’impegno politico a redigere il Ppr quale strumento unico di governo del territorio, tema più volte ribadito anche dal presidente Bardi, che qualifica il senso di responsabilità politica verso il territorio e sancisce l’impegno a definire una politica regionale del paesaggio nella formulazione ‘da parte della autorità pubbliche competenti di principi, strategie e orientamenti per gestire e pianificare il paesaggio’ come espressamente dichiarato dalla Cep (Convenzione europea del paesaggio)”.
Nel frattempo, continuano, da parte dei funzionari del Dipartimento Ambiente e Energia, le attività di ricognizione, delimitazione e rappresentazione dei beni culturali e paesaggistici, altro tassello determinante per la redazione del Ppr. Infatti, è stata già programmata, per la prima settimana di giugno, una riunione del Comitato tecnico paritetico (con rappresentanti del Mibact e del Mattm) per la validazione di un ulteriore step di queste attività.

  

Centri raccolta differenziata, nuovo bando per i fondi ai Comuni

Un nuovo bando, finanziato con 3 milioni di euro, per assegnare ai Comuni lucani contributi per la realizzazione o l’ampliamento dei centri comunali per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani. L’ha approvato la Giunta regionale su proposta dell’assessore all’Ambiente ed Energia Gianni Rosa ed è in corso di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.

Con un’altra delibera la Giunta ha deciso inoltre di riammettere al finanziamento le istanze presentate dai Comuni di Pisticci, Viggiano, Laurenzana e Calvello. L’iniziativa rientra nel precedente bando, espletato nei mesi scorsi, grazie al quale sono stati assegnati complessivamente 3,9 milioni di euro ai Comuni ammessi al finanziamento (oltre a Pisticci, Viggiano, Laurenzana e Calvello si tratta di Stigliano, capofila di un raggruppamento che comprende i Comuni di Aliano, Cirigliano e Gorgoglione, Episcopia, Gallicchio, Castelsaraceno, San Costantino Albanese, Missanello, Pietrapertosa, Bella, Campomaggiore, Tramutola, Spinoso, Brienza, Sant’Arcangelo, Nova Siri, Picerno, San Severino Lucano).

“Anche in un momento difficile come quello che stiamo attraversando a causa dell’emergenza sanitaria in atto – afferma l’assessore Rosa – il governo regionale continua a mantenere viva l’attenzione per la tutela dell’ambiente e del territorio. La gestione del ciclo dei rifiuti, ed in particolare le infrastrutture destinate a far crescere la raccolta differenziata, in questo ambito svolgono una funzione strategica. Attraverso il rafforzamento dei centri di raccolta offriamo ai Comuni uno strumento in più per migliorare la gestione dei rifiuti e contribuire, attraverso una rete di piccoli appalti, alla ripresa del settore dei lavori pubblici che possono dare un po’ di ossigeno a tante imprese”.

Rosa: controlli sulle acque di Monticchio e del Pertusillo

Su indicazione dell’assessorato regionale all’Ambiente ed Energia, l’Aparb sta eseguendo controlli sulle acque dei laghi di Monticchio e del Pertusillo.
Come è noto, uno dei problemi ricorrenti degli invasi è il continuo apporto di fosforo e azoto, nutrienti che determinano il fenomeno dell’eutrofizzazione e la crescita abnorme di alghe.
Trattandosi di specie che potenzialmente possono portare alla produzione di sostanze tossiche naturalmente dannose per gli organismi acquatici, nei laboratori dell’Arpab è stato condotto immediatamente il test di tossicità acuto che “ad oggi non ha dato evidenza di manifesti effetti tossici”.
“Con l’avvicinarsi della stagione estiva, abbiamo subito dato disposizioni all’Agenzia regionale per l’ambiente – commenta l’assessore Gianni Rosa. – di verificare lo stato degli invasi, al fine di monitorare il proliferare di specie dannose per gli ecosistemi. L’attività di controllo sta continuando per comprendere l’evoluzione e gli eventuali interventi da adottare”. 

 

La cerimonia degli arrivederci

Lettera43 chiude dopo avere sfiorato i 10 anni. E senza avere mai tradito la propria vocazione. Il pessimismo della ragione porterebbe a considerare terminata questa esperienza. Ma l’insano attaccamento al mestiere lascia aperto uno spiraglio per una ripartenza.

Chiudiamo, dopo aver sfiorato i 10 anni. Li avremmo compiuti ufficialmente il prossimo 7 ottobre, il giorno in cui nel 2010 Lettera43 ha debuttato. Ricordo la temperie dell’epoca, l’entusiasmo per le magnifiche sorti e progressive dell’informazione digitale, la convinzione dell’ineluttabile declino della carta stampata. Diciamo che è andata così per la seconda, mentre per la prima non è stato il pranzo di gala che allora ci si aspettava. Piuttosto, un desco frugale.

UNA VOCAZIONE MAI TRADITA

Lettera43 è nata e cresciuta con una vocazione mai tradita: quella di dare notizie, retroscena, alzare il velo sui ben paludati mondi del potere economico-finanziario (e non solo) che certo non gradiscono di essere scandagliati oltre la superficie. Di questo, anche molti che sono stati bersaglio dei nostri articoli, ci hanno alla fine reso merito. Abbiamo sempre cercato di andare dentro e dietro le cose, i fatti e i personaggi, fedeli alla convinzione che l’apparenza nasconde i veri accadimenti, che la realtà è diversa dal racconto che la filtra, dalla sua versione dominante.

LA PRODUZIONE CONTA, LA DISTRIBUZIONE PURE

Ho sempre considerato che dare le notizie, possibilmente scrivendole bene, fosse una filosofia che prescindeva dalla specificità del mezzo. In parte è vero, in parte mi sono sbagliato: ho capito con ritardo che sul digitale, per dirla all’ingrosso, la distribuzione conta più della produzione. Il più clamoroso scoop o la più bella inchiesta possono risultare inefficaci se non sai come immetterli nel micidiale circuito dove il combinato di indicizzazione sui motori di ricerca e social media la fa da padrone. Il non averlo da subito compreso ci ha fatto perdere treni importanti e tempo prezioso. Siamo comunque stati un giornale che nei momenti più alti poteva contare, stando alle classifiche e agli Analytics, su una media quotidiana di 250 mila lettori. Purtroppo, e questo sin dal primo anno, mai su un bilancio in pareggio per via di una struttura dei costi che, ancorché progressivamente ridotta, è risultata sempre pletorica.

Il passaggio della raccolta pubblicitaria dalle campagne premium al programmatico ha ridotto i prezzi e conseguentemente i ricavi

Crudo dirlo, ma sarebbe sciocco edulcorare. Il modello di business non ha mai trovato un equilibrio anche perché la diversificazione sulla carta con l’esperienza di Pagina99 ha aggravato la situazione. È stato un settimanale che tutti hanno riconosciuto di grande qualità, che ha vinto il premio della critica ma non quello dell’edicola e degli inserzionisti, indispensabile per la sua sopravvivenza. La gratuità dell’informazione online, unitamente ad una tanto invocata quanto disattesa riforma dell’editoria che prendesse in carico la peculiarità dei nuovi media e i mutamenti del mercato, hanno fatto il resto. Così come il passaggio della raccolta pubblicitaria dalle campagne premium al programmatico ha ridotto i prezzi e conseguentemente i ricavi.

Ciò nonostante quella di Lettera43 resta una preziosa esperienza: per la precisione e autorevolezza dell’informazione che su alcuni temi le sono state riconosciute, per aver potuto contare su un editore che ad essa ha garantito grande libertà. E per l’impegno di chi, giornalisti e non, in questi anni vi ha partecipato. Ora la casa editrice prosegue la sua attività con i periodici, Rivista Studio e Undici, che hanno saputo nel tempo trovare un equilibrio economico e un modello editoriale i cui risultati confortano e fanno sperare in un futuro di ulteriore crescita.

PORTE SOCCHIUSE PER UNA RIPARTENZA

Per quanto riguarda noi, questa non vorrebbe essere una cerimonia degli addii ma degli arrivederci. E così l’abbiamo titolata. Alla notizia della chiusura abbiamo ricevuto attestazioni di affetto e stima oltre ogni aspettativa. E parevano davvero sincere, non di circostanza o piaggeria (se pensi di aver svolto un ruolo importante sei un presuntuoso, se te lo riconoscono gli altri cominci a credere che possa essere vero). Sono stati comunque, nella buona come nella cattiva sorte, 10 anni belli e intensi. Il pessimismo della ragione, unito a un po’ di stanchezza e scoramento, porterebbe a considerarla finita qui. Ma l’ottimismo, la passione, l’insano folle attaccamento a un mestiere che ovviamente è il più bello del mondo, fanno sperare e lasciano le porte socchiuse per una ripartenza. Chissà.

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L’allarme del 2007 sul rischio coronavirus in wet market e laboratori

Nell’ottobre del 2007, lo scienziato Kwok Yung Yuen definiva i coronavirus una bomba a orologeria. Citando animali e laboratori come possibili fonti di contagio. Un avvertimento che oggi suona come una drammatica premonizione caduta nel vuoto.

«I coronavirus sono una bomba a orologeria». Così, nell’ottobre del 2007, scriveva lo scienziato Kwok Yung Yuen, microbiologo a capo del Dipartimento di malattie infettive emergenti presso l’università di Hong Kongin uno studio post-Sars. L’articolo, frutto di un lavoro effettuato con altri tre ricercatori e pubblicato sulla rivista scientifica Clinical Microbiology Reviews, parlava chiaro: «I coronavirus sono ben noti per le ricombinazioni genetiche che possono portare a nuovi genotipi ed epidemie. La presenza di una larga riserva di coronavirus nei pipistrelli ferro di cavallo e la cultura di mangiare mammiferi esotici nel sud della Cina creano una “bomba a orologeria”. La possibilità che si ripresenti la Sars o nuovi altri virus da animali o da laboratori, e dunque la necessità di essere pronti, non dovrebbe essere ignorata». Un avvertimento che oggi suona come una drammatica premonizione caduta nel vuoto. Già, perché il professore cinese citava proprio le due possibili fonti di contagio sul tavolo anche per l’attuale pandemia: animali o laboratori. Come mai?

LA NECESSITÀ DI RAFFORZARE LE MISURE DI BIOSICUREZZA

Se la maggioranza degli scienziati propende per l’origine naturale del Sars-CoV-2 (di nuovo un salto di specie da pipistrello a uomo attraverso un ospite intermedio, in un primo momento identificato nel pangolino poi scagionato), il presidente americano Donald Trump ha accusato più volte Pechino sostenendo di avere le prove – in realtà, senza mai fornirle – che questo coronavirus è frutto di ingegneria genetica. Nel mirino, l’istituto di virologia di Wuhan (WTV), una struttura che rivendica di avere laboratori con il massimo livello di biosicurezza internazionale (Bsl-4) ma che una recente inchiesta del Washington Post ha rivelato essere al centro di grossi timori dell’ambasciata degli Stati Uniti a Pechino (che, per questo, aveva inviato ripetutamente diplomatici scientifici statunitensi nel centro di ricerca) fin dal 2018. È un fatto che una relazione della Commissione europea nel 2004 riferiva che, sebbene dal 5 luglio 2003 l’Organizzazione mondiale della sanità non avesse registrato nuovi casi di Sars, i contagi erano riapparsi in almeno quattro occasioni fra la fine di agosto 2003 e il 2004: una volta nella città di Guangzhou – ancora nel sud della Cina – nella provincia di Guangdong (un’infezione trasmessa da un animale ma contenuta ad appena quattro contagi), altre tre volte a Singapore, Taipei e Pechino. In tutti questi casi, si trattava di incidenti di laboratorio che avevano coinvolto 13 persone: sei mentre conducevano esperimenti sul virus della Sars (Sars CoV), i restanti sette per esposizione a uno dei contagiati. I servizi di Bruxelles annotavano la necessità di prepararsi a un possibile ritorno dell’epidemia e di rafforzare le misure di biosicurezza dei centri di ricerca. Ma che cosa era successo?

LE INDAGINI DELL’OMS A SINGAPORE

Un team internazionale dell’Oms si recò a Singapore per un’indagine sul campo su uno dei nuovi casi registrati, quello di un ventisettenne al suo terzo anno di dottorato in microbiologia presso l’università nazionale di Singapore. Gli 11 esperti, guidati dal virologo Antony Della-Porta, giunsero alla conclusione che la contaminazione era avvenuta probabilmente in modo accidentale per un mancato rispetto delle regole. In pratica, l’esperimento avrebbe dovuto svolgersi in un laboratorio diverso ma, un giorno, lo specializzando era stato lasciato solo dal suo tutor perché era sabato mattina (il giorno delle riunioni dello staff). Le rilevazioni mostrarono che mancavano standard e linee guida di biosicurezza adeguati, un’idonea formazione dei ricercatori e l’istituto necessitava di svariati interventi strutturali. A Taipei, invece, l’incidente si era verificato in un laboratorio di massima sicurezza perché lo scienziato (in questo caso di grande esperienza) non aveva seguito la procedura per la decontaminazione della strumentazione e aveva effettuato la pulizia senza idonee protezioni per le vie aeree. Ma, una volta accusati i sintomi di crisi respiratoria, incredibilmente, l’uomo non era stato visitato e monitorato nei giorni di assenza per malattia con il rischio di contagiare altre persone. Ad aprile 2004, infine, due ricercatori dello staff del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Pechino avevano contratto la Sars, contagiando sette persone esterne (una delle quali morì). Eppure, nessuno di loro lavorava sul virus della Sars (probabilmente, c’era stata una contaminazione in uno dei laboratori poi usati dagli altri).

LA “MORATORIA” DI OBAMA DEL 2014

Nel 2014 è la volta degli Stati Uniti. Nei centri per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta – uno dei luoghi strategici per la lotta a contagi ed epidemie – si verificano vari incidenti gravi che coinvolgono il laboratorio dove si studia l’antrace e quello del virus H5N1, l’influenza aviaria. Il direttore, Thomas Frieden, è costretto ad ammettere che gli errori avrebbero potuto, in teoria, uccidere sia i ricercatori dello staff sia persone comuni fuori dal centro. In un episodio, almeno 62 tecnici risultano a rischio, essendo stati esposti al batterio dell’antrace privi dell’adeguato equipaggiamento. Le strutture vengono chiuse e il presidente Barack Obama decide di imporre una “moratoria” di un anno a questo tipo di esperimenti (i cosiddetti «Gain-of-Function» ovvero quelli finalizzati ad accrescere la virulenza o trasmissibilità dei patogeni), tagliando i fondi alla ricerca su Sars, Mers e altri coronavirus o virus influenzali. Obama invita gli scienziati americani a una pausa volontaria da studi del genere finché non si stabiliranno regole di biosicurezza più stringenti ma nella comunità scientifica riprende quota l’annoso (e, in realtà, mai sopito) dibattito: i ricercatori si dividono fra chi ritiene che creare patogeni in laboratorio in grado di scatenare potenziali pandemie è troppo rischioso per la salute umana e chi, viceversa, lo giudica indispensabile proprio per trovare nuove terapie. Così è. Ma, alla fine, l’errore non si può mai escludere.

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Sei anni da ex insider della finanza: LoSportello saluta Lettera43

Arrivederci ai lettori e grazie per l’autonomia e la libertà offerte a chi è arrivato da dentro il mondo delle banche per raccontarlo a chi è fuori.

È solo un arrivederci. Con tutti voi della redazione e con il direttore Paolo Madron.

Vi sono riconoscente ( o devo maledirvi? ) per avermi introdotto in questo mondo. Siete stati i primi a credere che avrei potuto fornire un contributo sui temi della finanza (o malafinanza).

Argomenti che, fino a quel momento, nessuno aveva avuto il coraggio di affrontare con la voce di un ex insider. Ricordo ancora la telefonata: «…abbiamo letto il tuo libro e vorremmo che tu scrivessi per il nostro giornale…». E dal 19 dicembre 2014 ogni settimana, ogni venerdì dell’anno, #LoSportello apriva le sue porte per fare informazione, denuncia, analisi. Sono stati 6 anni di assoluta autonomia e indipendenza. Ho scritto 230 articoli, alcuni dei quali hanno creato anche qualche problema 😱, ma mi sono sentito sempre tutelato e protetto.

Mai una censura. E bastava guardare gli inserzionisti del giornale per capire che forse per voi, qualche volta, non è stato facile pubblicare un mio articolo sulla stessa pagina dove compariva la pubblicità di una grande banca.

Ringrazio tutta la redazione (Andrea, Marcello, Sergio, Giovanna) cui auguro nuove e brillanti avventure. Ringrazio il direttore il cui cv non lascia adito a dubbi: ne vedremo ancora delle belle. Come ha scritto su Twitter «le storie iniziano, finiscono, si riprendono. Si vedrà».

E io sarò sempre a tua e vostra disposizione, riconoscente a vita. Nel frattempo Vi rendo onore su altre testate.

#LoSportello non chiude, si sposta semplicemente per un po’.

Ma
vi aspetto

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Libertà di movimento tra Regioni dal 3 giugno

La fine delle restrizioni prevista nella bozza del decreto del governo. Il governo potrà intervenire se si saranno nuovi focolai. Per il resto autonomia agli enti locali. Che mostrano tutti basso rischio. Tranne la Lombardia.

Libertà di movimento all’interno della propria regione senza limiti dal 18 maggio e tra le regioni dal 3 giugno. Secondo il quotidiano La Stampa è quanto prevede la nuova bozza del decreto voluto dal governo che dovrebbe essere presentato oggi e poi avere il vaglio del parlamento. La grande novità, secondo quanto riporta il quotidiano di Torino, è che saranno le Regioni a decidere eventuali restrizioni o istituzione di zone rosse.

A woman wearing a protective face mask walks at Piazza Affari where Palazzo Mezzanotte, headquarters of the Italian Stock Exchange, is located, in Milan, Italy, 25 February 2020. So far seven people with the coronavirus have died in Italy – all of them over 60 and several with pre-existing conditions.
ANSA / MATTEO BAZZI

I POSSIBILI INTERVENTI DEL GOVERNO

Tuttavia il governo dovrà essere informato dell’andamento epidemiologico dei contagi e potrà intervenire se veranno individuati dei focolai.

L’ECCEZIONE LOMBARDA

La decisione dell‘esecutivo è stata presa dopo che tutte le regioni hanno mostrato di aver raggiunto un basso rischio di diffusione dell‘epidemia, tutte con l’eccezione della Lombardia.

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Morto il pianista Ezio Bosso

Aveva 48 anni, affetto da una malattia degenerativa. Da settembre non riusciva più a suonare il pianoforte.

È morto a 48 anni il pianista, compositore e direttore d’orchestra Ezio Bosso.

Nato a Torino nel 1971, nel 2011 Bosso aveva subito l’intervento per un tumore al cervello, a cui poi era seguita la diagnosi di una malattia degenerativa che lo aveva costretto da settembre a rinunciare al tanto amato pianoforte.

Era diventato conosciuto al grande pubblico dopo l’esibizione a Sanremo del 2016 che aveva portato il suo album, “The 12th,room”, La dodicesima stanza, subito in classifica.

A proposito dell’impossibilità di suonare come lui voleva, aveva dichiarato al Corriere della Sera: «Se mi volete bene, non chiedetemi più di sedermi al pianoforte e di suonare. Tra i miei acciacchi adesso ho anche due dita fuori uso. Se non posso dare abbastanza al pianoforte, è meglio lasciar perdere».

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Eni: crolla il petrolio, ma non gli stipendi

Granata confermato. Mondazzi va alle rinnovabili, Ferraris (ex Terna) diventa cfo. Per la presidente Calvosa un compenso di 400 mila euro.

Per l’Eni, visto il crollo del prezzo del petrolio e la contrazione dei consumi che per la benzina ha raggiunto l’85% del totale, il momento è assai delicato. La circostanza però non ha impedito a Claudio Descalzi di uscire dall’assestamento di vertice del cane a sei zampe non solo con la riconferma per altri tre anni del suo mandato di amministratore delegato, ma anche con lo stesso stipendio – sulla base di quello dell’ultimo triennio – e con addirittura un aumento dei bonus.

Inoltre Descalzi – che ha lasciato Emma Marcegaglia e tutti consiglieri uscenti di stucco non presentandosi alla loro cena d’addio – ha deciso di non ascoltare i suggerimenti che da più parti gli erano venuti e ha riconfermato quale suo plenipotenziario Claudio Granata, attraverso la cui discrezionalità passeranno o meno tutte le decisioni strategiche interne.

AVANTI FERRARIS, MA CON L’ADDIO DI SIMONI

Viceversa, ha deciso di spostare Massimo Mondazzi a sovraintendere l’area delle rinnovabili – per ora marginale – per lasciare libero il posto di Cfo a Luigi Ferraris, appena silurato dalla guida di Terna. Il compito di Ferraris sarà reso complicato dalla decisione di Andrea Simoni, storico direttore Amministrazione e Bilancio dell’Eni, depositario di tutti i segreti dei numeri della compagnia petrolifera, di andare in pensione. Una decisione improvvisa con un forte retrogusto polemico.

SUBITO UNA RICHIESTA DI AUMENTO PER CALVOSA

Ma anche i nuovi membri del cda si sono sistemati alla grande. Prima di tutto la presidente Lucia Calvosa, che si è vista riconfermare tutte le attribuzioni che aveva la Marcegaglia, cui ha aggiunto la delega per l’individuazione e la promozione di progetti integrati ed accordi internazionali di rilevanza strategica, in condivisione con l’ad. Non contenta, la signora che deve la sua nomina a Marco Travaglio, ha già chiesto un aumento della sua retribuzione che, come nel caso della predecessora, è di 400 mila euro. E poi Pietro Guindani si è preso la guida del Comitato Rischi, Nathalie Tocci il Comitato Remunerazione, Ada Lucia De Cesaris il Comitato Nomine, mentre il delicato Comitato Sostenibilità e Scenari è finito nelle mani di Karina Litvack, che ai tempi di Luigi Zingales in cda aveva fatto fuoco e fiamme contro Descalzi.

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Risale il numero delle vittime da Covid-19: i dati del 14 maggio

In 24 ore registrate 262 vittime, 111 solo in Lombardia. I nuovi casi sono 992, contro gli 888 del 13 maggio. I numeri.

Tornano a crescere le vittime da coronavirus in Italia. Dopo i dati positivi del 13 maggio, 24 ore dopo si registra una pur lieve inversione di tendenza. I morti in un giorno sono 262 (111 soltanto in Lombardia), contro i 195 di mercoledì. Il totale arriva così a 31.368. Risale anche l’incremento dei nuovi casi, che passa da 888 a 992, con la Lombardia (522) che da sola vale oltre il 50% del dato nazionale. Il totale delle persone che hanno contratto il coronavirus è 223.096. Tra le persone attualmente positive, 855 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 38 pazienti rispetto al 13 maggio.

EFFETTUATI 14 MILA TAMPONI IN LOMBARDIA

In Lombardia, ha detto l’assessore al Welfare Giulio Gallera, «i guariti completamente dal Covid-19, con il doppio tampone negativo, hanno superato quota 30.000, ben 653 in un giorno solo. Calano in modo costante anche i pazienti ricoverati – ha aggiunto – quelli in terapia intensiva sono 297, mentre nei reparti di medicina e pneumologia sono rimasti 4.818 pazienti, 189 in meno rispetto a ieri. Più di 14 mila i tamponi effettuati».

Gli strumenti che abbiamo in messo in atto in modo strutturale accompagneranno tutti i lombardi verso una “nuova normalità” anche in ambito sanitario

Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia

«I nostri medici, infermieri e operatori – ha sottolineato l’assessore – stanno svolgendo un grande lavoro, sia all’interno delle strutture ospedaliere che sul territorio. Gli strumenti che abbiamo in messo in atto in modo strutturale accompagneranno tutti i lombardi verso una “nuova normalità” anche in ambito sanitario».

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Gli Usa, l’Ue e il braccio di ferro sul vaccino anti coronavirus

Gli Stati Uniti puntano ad assicurarsi le prime dosi grazie agli investimenti nella ricerca. Sanofi chiarisce: «Non daremo la priorità a Washington». Ma chiede un maggiore sforzo all’Unione europea.

Il gigante farmaceutico francese Sanofi non distribuirà prioritariamente negli Usa un eventuale vaccino contro Covid-19, come dichiarato il 13 maggio – suscitando un’ ondata di polemiche – dal suo dg. Sanofi ha però sottolineato che non darà preferenza agli Usa se l’Unione Europea si mostrerà «altrettanto efficace» nel finanziare lo sviluppo del vaccino. «In questo periodo gli americani sono efficaci – ha detto a BFM-TV il presidente di Sanofi France, Olivier Bogillot – anche l’Ue deve esserlo altrettanto, aiutandoci a mettere a disposizione molto rapidamente il vaccino».

PARIGI E BRUXELLES ALZANO LA VOCE

Il 13 maggio, Sanofi, attraverso il dg Paul Hudson, aveva fatto sapere che avrebbe distribuito agli Usa, prima che agli altri Paesi, un eventuale vaccino, poiché le autorità americane hanno investito finanziariamente per sostenere le ricerche del gruppo farmaceutico. Hudson aveva precisato che l’anticipo potrebbe essere di qualche giorno o di qualche settimana. L’annuncio era stato definito inaccettabile dalla sottosegretaria all’Economia francese, Agnès Pannier-Runacher. Anche l’Ue, attraverso un portavoce della Commissione europea, si era fatta sentire, spiegando che l’accesso al vaccino contro il coronavirus deve essere universale e ricordando che la «solidarietà e lo stretto coordinamento è la migliore risposta».

Siamo in grado di vedere, se tutto procede come previsto, che alcuni di essi (vaccini) potrebbero essere pronti per l’approvazione tra un anno

Ema

I tempi ancora restano incerti. Il vaccino potrebbe essere pronto in un anno in uno scenario «ottimistico», basato sui dati degli studi in corso, ha affermato l’Agenzia europea del farmaco. «Siamo in grado di vedere, se tutto procede come previsto, che alcuni di essi (vaccini) potrebbero essere pronti per l’approvazione tra un anno», ha detto Marco Cavaleri, responsabile dell’Ema per le minacce alla salute biologica e la strategia dei vaccini, durante una conferenza stampa video.

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Nuovo governo, vecchi problemi: la cura Kazimi salverà l’Iraq?

Dalle tensioni settarie all’eterno scontro Usa-Iran: l’esecutivo di Kazimi ha convinto il parlamento. Riuscirà a fare lo stesso con i manifestanti?

Ci sono voluti mesi per riuscire ad approdare a un nuovo esecutivo dalle ceneri del governo guidato da Abdul-Mahdi, 77enne e già vice-presidente e ministro del petrolio e delle finanze, travolto dall’ondata delle manifestazioni di protesta da un lato e dalla repressione stragista che ne è seguita. Si è trattato di un approdo sofferto costato il fallimento dei due tentativi portati avanti per formare un nuovo governo (Mohammad Tawfiq Allawi, ex ministro delle Telecomunicazioni, con cittadinanza britannica e sostenuto dai partiti vicini all’Iran, e poi Adnan Zurfi) . È stato il terzo, il capo dell’intelligence interna, Mustafa Kazimi a farcela dopo alcuni aggiustamenti dell’ultima ora e a ottenere il necessario voto favorevole del parlamento sulla nuova compagine governativa. Mancano ancora due ministri di peso, agli Esteri e al Petrolio, ma è opinione piuttosto condivisa che si sia finalmente cominciato a giocare la partita della governabilità.

LE LOGICHE SETTARIE E LA SPARTIZIONE DEL POTERE

Su quale base? Fondamentalmente su quella identificata con le parole muhahasa ta’fia che rispecchiano un sistema che noi chiameremmo di consociativismo, cioè di riparto del potere in tutte le articolazioni politico-istituzionali del Paese fra i rappresentanti etnico-settari – curdi, islamici sciiti e islamici sunniti – oppure, se si vuole, un sistema di censo virtuale costruito sulla divisione del lavoro secondo la valutazione della percentuale della popolazione afferente, rispettivamente, agli sciiti, ai sunniti e ai curdi. Intendiamoci, questo sistema non è un’esclusiva dell’Iraq in Medio Oriente e altrove; però è stato codificato nel lontano 1992 da una coalizione di gruppi politici in esilio anticipando di molto l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti e della sua occupazione dopo il 2003. E ciò avvenne nell’aspettativa che la regola del partito unico del regime baathista sarebbe più potuto tornare e che nessun altro gruppo etnico o settario sarebbe stato in condizione di prevalere sugli altri. Nobile intento ma pessima soluzione, considerata col senno di poi, anche perché avallata nel tempo sia dagli Usa che da Teheran come quella che meglio garantiva la politica di influenza cui entrambi puntavano invece di propiziare la creazione di condizioni suscettibili di promuovere il consenso in base alla cittadinanza.

Ogni governo succedutosi dopo la promulgazione della Costituzione del 2005 ha sventolato la bandiera dell’inclusività (leggasi consociativismo)

Ebbene, anche Kazimi ha dovuto piegarsi a questa logica per affermare il suo governo e il suo premierato in parlamento. Ed è legittimo temere che questa “servitù” non prometta nulla di veramente costruttivo in direzione degli obiettivi di riforma del sistema complessivo di potere annunciati al Paese nel momento in cui aveva accettato l’incarico del presidente della Repubblica. Del resto, ogni governo succedutosi dopo la promulgazione della Costituzione del 2005 ha sventolato la bandiera dell’inclusività (leggasi consociativismo) ma è rimasta forte nell’opinione pubblica la percezione che dietro a questa bandiera vi fosse in realtà marginalizzazione e discriminazione. Con i risultati visti verso la fine del 2019. Rimane la speranza che la scelta fatta sia da accreditare al quel pragmatismo e a quella duttilità che negli anni hanno fatto accrescere la stima verso Kazimi da parte di un po’ di tutti i gruppi. Lo vedremo; e soprattutto lo vedrà il diretto interessato che ha subito dovuto mettere in conto la ripresa delle massicce manifestazioni di protesta in tutto il Paese dopo i primi due mesi dallo scoppio del coronavirus: da Baghdad a Nassirya a Bassora, tutte all’insegna della rivendicazione di un completo mutamento del sistema politico, della fine della corruzione, di migliori condizioni di vita, etc.

LE SFIDE DELL’ANTI-TERRORISMO

Tutto ciò mentre il neo-premier decretava il rilascio dei dimostranti dei mesi precedenti ancora in prigione, compensazioni alle famiglie delle centinaia di vittime di allora, lo sblocco dell’erogazione delle pensioni e poneva il generale Wahab al Saadi, distintosi nella lotta all’Isis, alla testa dell’anti-terrorismo. La sua credibilità è alla prova anche sul fronte del Covid-19 e soprattutto del delicato problema delle ripercussioni del crollo del prezzo del petrolio, la risorsa decisiva del Paese sotto tutti i punti di vista, dall’economico al sociale. In questo contesto si colloca l’ulteriore sfida che si pone per Kazimi: come giostrarsi tra le confliggenti strategie di influenza dell’Iran da un lato e degli Usa dall’altro. Con la postilla tutt’altro che marginale delle radici piuttosto profonde piantate dal primo, oggi peraltro in difficili condizioni socio-economiche e sanitarie, e la volontà dei secondi di incrementare la presenza politico-militare in quel Paese cardine degli equilibri di potere nella regione, mentre una parte importante della popolazione guarda ormai con criticità la loro presenza.

IL BRACCIO DI FERRO USA-IRAN

L’Iran non sembra voler demordere dalla posizione acquisita in anni di promozione della propria immagine, da ultimo nella lotta all’Isis. Gli Usa dal canto loro stanno mettendo a punto un disegno strategico che dovrebbe scattare il prossimo giugno nel corso di un incontro bilaterale programmato da tempo anche sotto la pressione del parlamento che vede in loro una vera presenza ostile. Un primo importante gesto è venuto con la decisione di consentire all’Iraq di continuare a rifornirsi di elettricità e di gas dall’Iran per altri 120 giorni senza incorrere nelle cosiddette “sanzioni statunitensi di secondo grado”; concessione accompagnata dall’esplicito favore per le annunciate misure programmatiche di Kazimi, tra le quali la tenuta di elezioni, la sottoposizione al controllo statale di tutte le forze armate e le iniziative miranti a fronteggiare i gravi problemi della sanità e dell’economia del Paese. Iniziative per le quali lo stesso Donald Trump ha fatto sapere di voler assistere il Paese nel corso di una telefonata diretta proprio a Kazimi. L’evoluzione della situazione in Iraq ci riguarda da vicino, non solo per l’importanza oggettiva del Paese ma anche per la nostra presenza in loco nel contesto Nato e Comando Multinazionale che, quantunque ridimensionata a causa del coronavirus, è integra un importante baluardo contro lo stato islamico ancora carsicamente e pericolosamente presente sul territorio iracheno.

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Per la Bce il peggio deve ancora venire

Francoforte è pronta ad acquistare i bond «in maniera flessibile nel corso del tempo» e «ribadisce il massimo impegno» a sostegno dei cittadini. Ma le previsioni sull’Eurozona fanno tremare le borse: nel secondo trimestre il Pil può crollare tra il -5 e il -12%.

La Bce continuerà ad acquistare i bond «in maniera flessibile nel corso del tempo» e finché non sarà ritenuta «conclusa la fase critica legata al coronavirus». Il Consiglio «ribadisce il massimo impegno» a fare il necessario «per sostenere tutti i cittadini dell’area dell’euro in questo momento di estrema difficoltà».

NEL SECONDO TRIMESTRE PIL DELL’EUROZONA TRA -5 E -12%

Ma l’Eurotower avverte che nel secondo trimestre dell’anno la situazione potrebbe rivelarsi ancora più grave del primo quando il Pil dell’Eurozona ha segnato -3,8%. Ci si attende infatti una caduta del Pil dell’Eurozona compresa fra il -5 e -12%

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