Il silenzio degli asinelli

La loro pelle viene utilizzata in Cina per la realizzazione di un antico farmaco, l’ejiao: vengono richiesti 4,8 milioni di capi all’anno. L’allarme di Donkey Sanctuary: la popolazione mondiale di questi animali potrebbe essere dimezzata in 5 anni.

La metà della popolazione mondiale di asini potrebbe essere spazzata via nell’arco dei prossimi cinque anni: è questo l’allarme lanciato da Donkey Sanctuary, un’organizzazione di beneficenza britannica che si occupa del benessere di questi animali dal 1969. Il motivo risiede nella costante richiesta da parte del mercato cinese della loro pelle, impiegata per la produzione di una medicina tradizionale chiamata ejiao.

LA POPOLAZIONE MONDIALE DI ASINI DIMEZZATA IN CINQUE ANNI

Secondo un rapporto pubblicato dall’organizzazione, ogni anno sono necessari 4,8 milioni di pelli d’asino per soddisfare la domanda delle aziende che producono ejiao. E ammontando la popolazione globale di questi animali ad appena 44 milioni di unità, nell’arco di cinque anni essi corrono il rischio di essere più che dimezzati.

LA CINA SI RIVOLGE ALL’ESTERO PER OTTENERE LE PELLI D’ASINO

Non a caso, in Cina, il principale consumatore di pelli d’asino al mondo, a partire dal 1992 la popolazione totale di questi animali è calata del 76%. Nella Repubblica popolare, il pellame dei somari viene immerso in acqua calda e bollito fino a ricavarne una specie di gelatina. Questa è poi impiegata nella produzione dell’ejiao, una “medicina” prescritta per combattere diversi tipi di malattie, tra cui l’anemia, le vertigini e l’insonnia.

18 PAESI HANNO PRESO PROVVEDIMENTI

Visto che né le lesioni né le malattie incidono sulla qualità del pellame, questi animali ricevono trattamenti inumani nei Paesi esportatori: vengono, ad esempio, trasportati per lunghe tratte senza ricevere cibo o acqua, oppure trascinati, pur di farli camminare, per le orecchie e per la coda. «Le violazioni sono assolutamente terribili in alcuni dei luoghi in cui i somari vengono macellati per questo commercio», ha infatti confermato Faith Burden, direttore della ricerca e supporto operativo presso il Donkey Sanctuary, «l’entità del problema è molto più seria di quanto pensassimo». Fino a oggi, i Paesi che hanno preso provvedimenti per contrastare l’industria della pelle d’asino sono soltanto 18.

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Matera 2019, al via il progetto “Onda” con ciclo conferenze

Il nome “onda”, al solo pronunciarlo, evoca suggestioni che si perdono nella notte dei tempi e insieme ci proiettano nel più lontano futuro. Onda è prima di tutto una visione poetica, poi è un viaggio per mare, una lunga meditazione sotto il cielo stellato o raccolti in una grotta. Onda è l’inizio della vita, un’onda si propaga nell’universo fin dalla prima scintilla del Big Bang, l’onda è una metafora politica e sociale, è un gesto estetico. È questa l’idea che sta alla base di “Onda”, progetto di Matera Capitale europea della Cultura 2019, realizzato – si legge in una nota diffusa dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019 – in partnership con MaterElettrica. Il progetto prende il via con un ciclo di conferenze tra scienza, arte e spiritualità all’interno del Musma, museo dove i materiali più antichi, la pietra e il metallo, si combinano con l’esigenza di una modernità sempre in evoluzione, un luogo dove la profondità ipogea si mescola al vento e alla luce. Attraverso tre conversazioni, scienziati, artisti, esperti di yoga e di spiritualità affronteranno da diverse angolazioni l’idea di Onda nelle sue differenti declinazioni: dalla cosmologia passando attraverso la geografia per giungere alla teoria dell’informazione. I tre incontri, realizzati con il supporto di SisInf Lab – Politecnico di Bari, Al Jalil Yoga Matera e Cooperativa Synchronos. hanno due finalità: una prima di carattere divulgativo e una seconda di ordine artistico e produttivo. Durante gli incontri verranno infatti presentati al pubblico gli applicativi informatici progettati da MaterElettrica e dal SisInf Lab del Politecnico di Bari. Una postazione allestita all'interno del Musma permetterà al pubblico di interagire con gli applicativi che saranno utilizzati come strumenti di campionamento e data capture. I dati raccolti costituiranno il materiale sonoro e visuale della performance finale del progetto “Onda”, in programma il 13 dicembre. Il ciclo di incontri si apre il 23 novembre parlando della Prima Onda con Riccardo De Salvo, professore presso la California State University di Los Angeles, tra i protagonisti dei progetti internazionali Ligo (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory – USA) e Virgo (Interferometro Europeo situato nei pressi di Pisa), che hanno portato alla scoperta delle onde gravitazionali, premiata con il Nobel per la Fisica nel 2017. Insieme a lui, Jasmine Pignatelli e Tommaso Evangelista, rispettivamente artista e curatore di Heimat – Sharing The Land attualmente in mostra presso il Musma, di cui una parte è dedicata proprio ai laboratori di Virgo. L’incontro del 4 dicembre sarà, invece, dedicato all’Intelligenza Artificiale, raccontata attraverso la collaborazione tra il SisInf Lab del Politecnico di Bari e MaterElettrica nella progettazione e sviluppo degli applicativi Itaca e Musica Humana. Infine, l’11 dicembre Francesco Fidecaro e Rosalia Stellacci si confronteranno sul concetto di spaziotempo tra l’antica filosofia dello yoga e le più recenti teorie nel campo della fisica.
 

Per Zingaretti la crisi del M5s accelera il ritorno del bipolarismo

Il segretario del Pd analizza così le difficoltà dei pentastellati dopo il voto su Rousseau per le regionali in Emilia-Romagna e Calabria. E apre alla riforma della legge elettorale con la Lega.

All’indomani del voto su Rousseau con cui la base del M5s ha deciso che il partito deve correre alle elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria, è arrivata l’analisi politica del segretario del Pd, Nicola Zingaretti.

Secondo il leader dei dem, i tempi sono maturi per un ritorno del bipolarismo. Anzi, Zingaretti ha detto che «il processo politico va verso una netta bipolarizzazione».

Ed è chiaro che nel futuro «il confronto e la competizione saranno sempre di più tra un campo democratico civico e progressista, di cui il Pd è il principale pilastro, e la nuova destra sovranista. Il travaglio, che rispettiamo, e le difficoltà del M5s hanno origine nell’accelerazione di questo scenario e accentuano una crisi di sistema che va rapidamente affrontata con gli strumenti della democrazia».

L’analisi si collega alla posizione del Pd sulla riforma della legge elettorale. I dem vorrebbero «evitare una legge puramente proporzionale», puntando piuttosto a introdurre meccanismi che «aiutino la semplificazione e la formazione di coalizioni di governo chiare e stabili, con un impianto maggioritario». Per questo «non va fatta cadere la proposta di Giancarlo Giorgetti», numero due della Lega, «di un tavolo di confronto su questi temi, da attivare nei tempi più rapidi».

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Tiziano Ferro, un miracolo riuscito (a metà)

Con il nuovo cd, il cantautore cerca svecchiarsi. Anche grazie al tocco internazionale di Timbaland. Dimostrando, in questi 50 minuti di autoanalisi, il coraggio di riscriversi. Il risultato è un disco riuscito anche se con qualche caduta nel sentimentalismo prima maniera. Ma lo sforzo va comunque apprezzato.

Tiziano Ferro ha un problema, si chiama Mengoni. Marco Mengoni. Uno che, per molti motivi, gli si può sovrapporre e nei fatti lo fa e lui rischia di uscirne sbiadito.

È sempre un po’ lo specchio di Biancaneve, anche nella musica: «Chi è la popstar più bella del reame?», e lo specchio: «Qualcuna c’è che è più bella di te».

Anche così si spiega, a 40 anni o giù di lì, la scelta di voltare pagina, per non lasciarsi imbrigliare, per non ridursi a clone di se stesso, a inseguitore dell’altrui successo. Oltre all’umanissimo artistico bisogno di mettersi alla frusta, di verificarsi e verificare un pubblico assuefatto.

E allora: via il produttore storico, quel Michele Canova che ha instaurato una sorta di dittatura del gusto sul pop mainstream, dentro il sogno di una vita, il guru sonico che dai 90 detta legge nell’hiphop e nel R&B commerciale americano, dunque mondiale.

IL TOCCO INTERNAZIONALE DI TIMBALAND

L’intento è chiaro: svecchiare il respiro, renderlo internazionale. Timbaland produce così nove pezzi, più i due di Davide Tagliapietra (chi è? L’ex di Mietta, chitarrista, turnista, uomo da palco), più uno a cura dello stesso Ferro; più lo spirito fratino di Jovanotti, altro sogno raggiunto per Tiziano; più la serenità esistenziale che ai quattro venti dichiara d’aver raggiunto; più la tempestiva polemicuzza con Fedez; più la copertina in sfumature di grigio meditabondo. Insomma non ci si fa mancar niente, signore e signori: voilà Accetto Miracoli. Per vendere. Per rimanere se stesso. Per cambiare. Per dire: sono un uomo adulto, un artista adulto, col coraggio di reimpacchettare il successo e giocarmelo. C’è riuscito, Tiziano?

CINQUANTA MINUTI DI AUTOANALISI

Ferro non è Leonard Cohen (che esce anche lui oggi, postumo, con lo struggente Thanks for the dance, assemblato sul figlio che ha cucito suoni e musiche sulle parti vocali lasciate in eredità). Il lavoro comunque si apre con un beat lento, profondo, e un cantato che già chiarisce il senso del gioco: Vai ad amarti, forse vaghissimamente dalle influenze Massive Attack, è l’incipit di questi 50 minuti di autoanalisi dove, in effetti, la mano americana di Timbaland si sente eccome. In modo accorto, senza stravolgere la matrice dell’artista, cui anzi viene lasciato ogni spazio – il tappeto sonoro è fatto più di richiami, echi, sospensioni, battiti, ma resta sempre la voce cantante in prima linea.

LEGGI ANCHE:Gianna si tuffa nel passato e fa davvero La differenza

Amici per errore si sposta verso il Beck più folk, ed è un altro pezzo riuscito, sorretto da chitarre acustiche piene e pulite, contrappuntate da singole gocce di piano: rischia la melensaggine, e invece la sua semplicità cattura.

IN BALLA CON ME SI FA PALESE LA SFIDA A MENGONI

Balla con me, giustamente, aumenta le pulsazioni e qui sì che la sfida, discreta ma chiara, a Mengoni, è gettata: spunta un Jovanotti e il gioco è fatto: orecchiabilità a eccedere, risolta con un gioco scaltro di trasporti e modulazioni. Se sfida è, la è sullo stile, sull’esperienza di una semplicità ruffiana che, per usare le parole del pezzo, «ci sta». In mezzo a questo inverno è l’unica prodotta direttamente dall’artista e si sente: recupera calligrafie autoriali fin dalla intro di piano, che, di solito, annuncia qualcosa di zuccherino e però di sciapo. «C’eri tu c’eri tu c’eri tu in mezzo a questo inverno» fa tanto Pausini, ovvero il Tiziano “vecchio”, che, per paradosso, era più vecchio a 20, 30 anni di questo nuovo che ne ha 40. Insomma, il branuccio fila via senza sussulti particolari: la promessa di smielaggine è mantenuta. Come farebbe un uomo è ancora classic Ferro, ma risolta in modo più moderno e conferma che la scelta di Timbaland è stata felice davvero.

Tiziano Ferro ha preso a metà il coraggio di riscriversi. Ma quella metà c’è, e va apprezzata. Da domani, da oggi la corsa sarà sempre più su se stesso

CON SECONDA PELLE TORNA IL SENTIMENTALISMO FACILE

Quanto a Seconda pelle, insiste nel romanticismo, o se si preferisce sentimentalismo anche facile – «una fotografia della fotografia» -, ma in un disco come questo è proprio il sentimento la chiave che fa entrare nel vissuto, il viatico per i conti con se stesso; se poi sia scelta autentica o solo astuta, è questione che pertiene a Ferro, basti qui dire che è un altro brano che non lascia particolari impressioni. Ma in un disco lungo, prolisso, è chiaro che non tutte le canzoni riescono col buco. Il destino di chi visse per amare è ancora e sempre autobiografia del cuore, virata al passato: la perdita è la carta d’identità, siamo fatti di assenze, di quel che abbiamo lasciato o ci ha lasciato lungo la strada. C’è un raccontarsi qui, tra nostalgie, fischi e successi, che deve anche più di qualcosa al Renato Zero della maturità. Le 3 parole sono 2 gioca sugli equilibri precari, sul ricomporre le scissioni: Tiziano l’italiano, il melodico, che si apre, a volte timidamente, a suggestioni diverse, meno nazionali, meno annunciate. È un brano emblematico dell’album, col suo oscillare tra il già sentito e sprazzi di inaspettato: Ferro avrebbe potuto osare di più, ha tenuto la briglia corta alla tanto annunciata smania di cambiamento, eppure il disco funziona.

PER RINNOVARSI È QUASI SEMPRE NECESSARIO TORNARE AI MAESTRI

Perché un disco, alla fine, vive di un suo carisma, di quella impalpabile atmosfera complessiva, e questa o c’è o non c’è. In questo senso, si può dire che l’obiettivo sia raggiunto. Casa a Natale, ad esempio, al di là di certe ingenuità testuali («di deserto sono esperto») sfodera perfino impensabili acutezze vocali alla Fabio Concato. A conferma che, per rinnovarsi, quasi sempre bisogna ritornare ai maestri.

Accetto Miracoli. Per vendere. Per rimanere se stesso. Per cambiare. Per dire: sono un uomo adulto, un artista adulto, col coraggio di reimpacchettare il successo e giocarmelo

Un uomo pop è tra i momenti più interessanti: di eleganza patinata, si ascolterebbe bene (anche) a una sfilata di moda, ma la costruzione è intrigante, il vestito sonico perfettamente bilanciato nelle sue sincopi e sospensioni, e il testo sembra quasi esaltarsi. È uno dei momenti in cui la cifra adulta di Tiziano risalta, amara, piccata, ironica ma finalmente diretta, scevra da ulteriori implicazioni. Buona (cattiva) sorte è un ballabile pseudolatino, di quelli che francamente hanno stuccato: sembra un riempitivo, o forse un acchiapparadio. Nelle pieghe dei beat si nasconde lo spettro del Battisti di metà Anni 70, ma, probabilmente, è un oltraggio non voluto.

FERRO HA TROVATO IL CORAGGIO DI RISCRIVERSI E VA APPREZZATO

Della chiusura (salvi i due remix in appendice) s’incarica il brano eponimo, Accetto miracoli con le sue ambizioni classicheggianti: tutto è sorretto dal piano, sopra discreti battiti sintetici e una brezza d’archi; è il momento del bilancio definitivo, almeno per ora. Il miracolo, musicalmente parlando, non c’è, c’è una canzone che sconta tutti i limiti di una generazione artistica e che tenta orgogliosamente di sciogliersi da quei limiti. Tiziano Ferro ha preso a metà il coraggio di riscriversi. Ma quella metà c’è, e va apprezzata. Da domani, da oggi la corsa sarà sempre più su se stesso, e meno sugli eredi possibili.

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Chi è Francesco Aiello, candidato del M5s in Calabria

Dopo il via libera di Rousseau, il Movimento punta sul docente universitario e fondatore del portale di economia Open Calabria.

Il Movimento 5 stelle ha scelto il candidato da presentare alle Regionali in Calabria, dopo il via libera dato dalla piattaforma Rousseau nella giornata del 21 novembre. Si tratta del docente universitario Francesco Aiello, la cui candidatura dovrebbe essere ufficializzata a breve, ma è di fatto già stata anticipata dal M5s calabrese. Aiello, docente di Politica economica all’Università della Calabria e fondatore del portale di economia Open Calabria, si è preso qualche giorno per sciogliere la riserva sull’accettazione della proposta.

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Andrea Viero verso la presidenza di Invitalia

Accordo politico sulle due caselle più importanti della controllata del Mef. Al posto dell’uscente Tesauro potrebbe sedersi il manager Fincantieri. Confermato l’ad Domenico Arcuri. Sempre che dopo 14 assemblee si riescano a fare le nomine per il cda.

Tredici assemblee non sono state sufficienti a rinnovare i vertici di Invitalia, la holding per lo sviluppo del governo. La prima si è tenuta all’inizio di giugno. Non solo: da una decina di giorni la guida dell’azienda di proprietà del Mef e vigilata dal Mise, è affidata – come prevede la legge – al Collegio sindacale, che può occuparsi solo dell’ordinaria amministrazione.

Una situazione che di fatto ha sostanzialmente bloccato le attività dell’Agenzia e delle sue controllate, a partire da Mediocredito Centrale e Infratel, solo per citare quelle più importanti. Un dato per tutti: il gruppo, nell’ultimo anno ha movimentato circa 8 miliardi di euro in incentivi, gare e appalti pubblici. Ovvero mezzo punto di Pil. Oggi, l’ennesimo rinvio: l’assemblea si è aggiornata a venerdì 29 novembre, nella speranza che l’esecutivo trovi un’intesa.

Per la verità il tema era già arrivato a Palazzo Chigi giovedì 21 novembre, quasi al termine di una riunione del Consiglio dei ministri dedicata quasi per intero a Taranto e poco prima che il premier Giuseppe Conte invitasse a cena la squadra di governo. E, a quanto risulta, sarebbe stato raggiunto un accordo politico sulle due caselle più importanti. In particolare, sulla poltrona del presidente, al posto dell’uscente Claudio Tesauro, potrebbe sedersi un manager Fincantieri, Andrea Viero.

Confermato, invece, l’attuale amministratore delegato, Domenico Arcuri, fortemente voluto dal presidente del Consiglio, da Pd e da un’importante parte del M5s. Poi, però, tutto si è arenato quando si è passato a discutere gli altri tre nomi da scegliere per il nuovo Cda dell’Agenzia. Se ne parlerà, probabilmente, la prossima settimana. In tempo utile per la quattordicesima assemblea. Sperando che, finalmente, qualcuno decida di decidere.

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Berlusconi cade a Zagabria nella ressa per i selfie

Per il leader di Forza Italia solo uno spavento, ma nessuna frattura. Accertamenti all’ospedale San Raffaele di Milano.

Terminato il congresso del Ppe, Silvio Berlusconi ha aspettato la proclamazione di Antonio Tajani a vicepresidente, poi, uscendo dall’arena di Zagabria, si è concesso ai selfie. Nella ressa ha sbattuto. Per questa ragione, una volta tornato in Italia il 21 novembre, i medici hanno disposto alcuni accertamenti, eseguiti all’ospedale San Raffaele di Milano, dai quali è emerso un ematoma intramuscolare. Non ci sono, invece, fratture, come confermato da fonti azzurre che hanno negato un rientro urgente. Ora si sta proseguendo con altri controlli alle costole tenuto conto della rilevanza della caduta. Quindi ci saranno altri esami per verificare se ci siano fratture o microfratture alle piccole ossa.

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Economia su richiesta: come cambia il business nell’era digitale

Dati, customer experience e social sono sempre più cruciali. Per questo è necessario affrontare i cambiamenti del mercato digitale, studiando e anticipando le scelte dei consumatori per essere così pronti ad affrontare il futuro.

Veloce, personalizzata e tecnologica. Queste le tre caratteristiche principali della dell’Economy on-demand che in pochissimi anni ha radicalmente cambiato il modo di pensare, fare e vivere il business. Dalle catene di approvvigionamento alle normative, dalla concorrenza agli investimenti, l’economia su richiesta ha alterato, e continua a farlo inesorabilmente, le abitudini dei consumatori. Per le imprese tradizionali è dunque diventato sempre più difficile rispondere alle mutevoli aspettative dei suoi fruitori, mettendo in crisi modelli consolidati di business e marketing.

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È STATA SCARDINATA LA CORRELAZIONE DOMANDA-OFFERTA

Scardinando la classica correlazione tra domanda e offerta, l’economia on-demand prevede la fruizione di un prodotto o di un servizio a partire dalla richiesta del consumatore, a cui deve seguire un servizio quasi immediato, on-demand appunto. Da non confondere con gig economy, sharing economy e crowdsourcing, l’economia su richiesta rappresenta un termine generico che include tutte queste diverse categorie e che necessita di essere compresa attraverso costanti processi di innovazione che soddisfino e anticipino i desideri del consumatore.

L’ON-DEMAND MARKETING

Dalla creazione di una nuova classe di imprenditori e lavoratori, all’istituzione dell’on-demand marketing, l’economia su richiesta ha portato una profonda ventata di novità. In particolare, a causa del grande aumento del potere dei consumatori indotto dall’era digitale, il marketing ha dovuto iniziare ad affrontare sfide sempre più impegnative. Ad alimentare il marketing su richiesta è la continua e simbiotica evoluzione della tecnologia e delle aspettative dei consumatori. Dunque, per comprendere al meglio come indirizzare il proprio business è necessario giocare di anticipo. Attraverso la raccolta e lo studio di dati è possibile identificare i gusti e le necessità dei consumatori, creando così un’interconnessione profonda tra le tecnologie di ricerca, i social media e dispositivi mobili.

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CENTRALE IL MONITORAGGIO SUI SOCIAL

Nonostante tutto questo stia iniziando ad apparire come semplice routine e venga dato per scontato dalla maggior parte dei suoi fruitori, ragionare sulle esigenze del cliente e ottimizzare il posizionamento della ricerca da questo effettuata è diventata una delle maggiori spese mediatiche dei marketer. Le aziende hanno incrementato le loro attività di pubblicazione e monitoraggio sui canali social, sperando di creare esperienze mediatiche positive che i clienti vorranno condividere con il proprio pubblico. Si tratta, quindi, di un circolo virtuoso che si autoalimenta e che necessita di nuovi strumenti, idee e figure professionali per essere analizzato e indirizzato strategicamente. 

COME CAMBIA L’ESPERIENZA DEI CONSUMATORI

L’esperienza del consumatore cambierà radicalmente nei prossimi anni, stanziandosi in una strada a metà tra il mondo fisico e virtuale e le tecnologie per far sì che questo avvenga sono già disponibili. È dunque necessario attuare piani strategici per collezionare dati, esperienze e anticipare, così, le aspettative e i bisogni del cliente. Quel che è certo è che consumatori e clienti chiederanno sempre più prodotti e servizi che siano nuovi, facili da usare e personalizzabili e che, soprattutto, permettano di interagire con altri individui ovunque e in qualsiasi momento. 

IL FUTURO VA CAVALCATO

In conclusione, è importante richiamare l’attenzione sui processi di mercato che stiamo sperimentando e vivendo sulla nostra pelle senza spesso rendercene conto. Infatti, nonostante questi processi sembrino aver raggiunto un elevato livello di tecnologia e operabilità, siamo solo agli inizi. Spingere le esperienze di marketing oltre il limite è necessario per ottenere risultati gratificanti ed essere competitivi sul crescente mercato digitale. Per fare ciò, è necessario oltrepassare la linea di demarcazione della comfort zone, allineando tutto il team esecutivo coinvolto dall’azienda intorno a una esplicita strategia di dati end-to-end. Il mercato globale, caratterizzato da un elevato livello di connettività mobile, non perdona momenti di stasi. I linguaggi e i format sono in continuo mutamento e le dinamiche progettazioni di spazi online sono in grado di creare nuovi competitor e annientarne di vecchi. I consumatori potranno essere presto in grado di cercare in Rete attraverso comandi vocali e gestuali; partecipare a eventi con altre persone scattando semplicemente una foto e scoprire nuove opportunità con dispositivi che aumentano la realtà nel loro campo visivo. Questo è il futuro e per cavalcarlo è necessario essere pronti a spingersi oltre i limiti e, soprattutto, pensarne e anticiparne strategicamente di nuovi. 

*Professore di Strategie di Comunicazione, Luiss, Roma

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Massimo Perotti è l’Imprenditore dell’Anno

Ieri sera a Milano la cerimonia di consegna del premio nazionale giunto alla sua XXIII edizione organizzato da EY

È
stato premiato a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana a Milano, Massimo Perotti,Executive Chairman di
Sanlorenzo S.p.A., vincitore nazionale
della XXIII edizione del Premio EY L’Imprenditore dell’Anno®

che si è svolto con il supporto di Banca Akros (Gruppo Banco BPM) e Board
International
. Il riconoscimento conferito da EY, leader mondiale
nei servizi professionali
di revisione e organizzazione contabile,
assistenza fiscale e legale, transaction e consulenza, è riservato agli imprenditori
italiani
alla guida di aziende con un fatturato di almeno 25
milioni di euro
che creano valore, con spirito innovativo e visione
strategica, contribuendo alla crescita dell’economia.

Oltre
a Perotti altri sei vincitori di categoria, più un Premio Speciale
della Giuria e il Premio EY Start Up. Tutti i riconoscimenti sono stati assegnati
dalla giuria che, presieduta da Gianni Mion, Presidente di Edizione, e
composta dall’imprenditore Alberto Baban, da Paolo Boccardelli,
Direttore di LUISS Business School; Guido Corbetta, Professore ordinario
di Corporate Strategy presso l’Università Bocconi di Milano; Monica Mandelli,
Managing Director in KKR &  Co. a New
York; Marco Nocivelli, Presidente e Amministratore Delegato Gruppo Epta;
Cristina Scocchia, Amministratore Delegato di KIKO S.p.A.; Paolo
Scudieri
, Amministratore Delegato di Adler Plastic S.p.A. e Nunzio
Tartaglia
, Responsabile CDP Imprese, ha dichiarato specifiche
motivazioni
per ogni premio assegnato.

TUTTO SUL VINCITORE

La giuria ha decretato Massimo Perotti imprenditore dell’anno «per essere riuscito a trasformare una bella realtà italiana in un brand riconosciuto a livello mondiale come massima espressione dell’eleganza e dell’esclusività del Made in Italy, affrontando il percorso di crescita con coraggio e determinazione, investendo costantemente sul territorio e sulle persone».

Grande
la soddisfazione da parte dell’imprenditore che appresa la notizia ha
commentato: «È per me un grande onore ricevere questo riconoscimento che
premia innanzitutto l’impegno e la dedizione che l’intera
azienda
ha profuso in questi anni – ha detto Perotti – All’origine di ogni
successo c’è sempre un lavoro di squadra e se abbiamo raggiunto i
vertici della produzione mondiale di yacht e superyacht, devo ringraziare gli
uomini e le donne che lavorano in Sanlorenzo. È soprattutto merito loro se
siamo in grado di realizzare progetti la cui qualità e cura ineguagliabile
sono apprezzate in tutto il mondo grazie a una combinazione unica di
artigianalità, tecnologia, design e passione
».

LE IMPRESE ITALIANE DEVONO FARE SISTEMA

«L’Italia, nel corso della sua storia, ha continuato a creare imprese straordinarie, realtà imprenditoriali eccellenti e uniche che hanno saputo superare le difficoltà, crescere e spesso affermarsi anche su scala internazionale – ha precisato Donato Iacovone, Amministratore Delegato di EY in Italia e Managing Partner dell’area Mediterranea – EY le ha sostenute e, con questo Premio, celebrate. Oggi l’accresciuta competitività a livello globale impone nuove sfide. Per vincerle, le imprese italiane devono investire e fare sistema con l’obiettivo di recuperare produttività, puntando soprattutto sulle aree in cui siamo più distintivi, come la meccanica, il design, il manifatturiero e l’automazione. E devono agire da stimolo per il rinnovamento della Pubblica Amministrazione, fattore determinante per la progressione del sistema paese».

«Attraverso
il Premio EY L’Imprenditore dell’Anno da ventitré anni premiamo le eccellenze
italiane. Le storie di questa edizione includono Family Business longeve
e imprenditori di prima generazione che in poco più di un decennio hanno
saputo conquistare una leadership internazionale – ha puntualizzato Luca Pellizzoni, Partner EY,
Responsabile italiano del Premio L’Imprenditore dell’Anno – Sono storie che
testimoniano come l’imprenditoria italiana sia rinomata a livello
mondiale per l’eccellenza delle proprie aziende capaci, creative e
all’avanguardia».

SEI CATEGORIE, I PREMIATI

Perrotti non è stato l’unico ad ottenere un riconoscimento. Affianco a lui altri sei grandi imprenditori che si sono distinti nel loro lavoro.

Va ad Angelo Benedetti, Presidente e
Amministratore Delegato di Unitec S.p.A ilpremioIndustrial & Diversified Products «per essere riuscito a creare un
gruppo diventato leader nel proprio settore attraverso una lungimirante
direzione strategica che ha sempre posto al centro innovazione e affidabilità».
Per la categoria Food & Beverage,
invece, premiato Michele Andriani, Presidente e Amministratore Delegato
di Andriani S.p.A., «per il suo grande impegno per la
sostenibilità che ha consentito di coniugare crescita economica con la
salvaguardia dell’ambiente e della società».

Giancarlo e Alberto Zanatta, rispettivamente Fondatore e Presidente di
Tecnica Group S.p.A., hanno ricevuto
il Premio Fashion, Design & Luxury
«per essere riusciti a costruire un gruppo riconosciuto a livello
internazionale per i marchi di assoluta eccellenza simboli di qualità,
innovazione, tecnologia e design italiano». Il Premio Innovation è andato a Emidio Zorzella e Massimo
Bonardi
, rispettivamente CEO e Founder e Managing Director e Founder di Antares Vision S.p.A., «per la
passione, lo sviluppo tecnologico e la fiducia nelle persone che hanno
consentito di trasformare in poco più di 10 anni un “laboratorio di idee” in un
gruppo leader a livello internazionale nel proprio settore».

Si
affianca il Premio Globalization
che quest’anno è stato consegnato a Laura
Colnaghi Calissoni
, Presidente e Amministratore Delegato di Gruppo Carvico, «per la tenacia con
cui è riuscita ad affermarsi a livello globale, attraverso importanti
investimenti, sperimentazione continua e diversificazione dell’offerta, sempre
all’insegna della più alta qualità». Chiudono la rosa dei premiati i fratelli Attilio Zanetti, Vice
Presidente e Consigliere Delegato, Matteo Zanetti, Vice Presidente e
Consigliere Delegato, e Paolo Zanetti, Consigliere Delegato, che
rappresentano la quarta generazione alla guida dell’azienda di famiglia Zanetti
S.p.A.
a cui va il premio Family Business «per aver portato
l’eccellenza italiana in tutto il mondo conciliando tradizione e innovazione,
legame con il territorio e rispetto per l’ambiente. Un filo conduttore che si
tramanda con grande passione di padre in figlio da oltre 100 anni».

PREMIO SPECIALE E EY START UP

La giuria 2019 ha, inoltre, assegnato altri due riconoscimenti. Il Premio Speciale della Giuria a Paolo Maggioli, Presidente e Amministratore Delegato di Maggioli S.p.A., «per l’importante contribuito alla trasformazione digitale, all’innovazione e alla semplificazione della Pubblica Amministrazione, delle aziende e dei professionisti» e il Premio EY Start Up, giunto alla quinta edizione e sostenuto da P10, a Mattia Capulli, Co-fondatore, e Andrea Riposati, Co-fondatore e CEO di Dante Labs «per aver portato la scienza alla portata di tutti, contribuendo allo sviluppo del territorio e all’affermazione dell’Italia in un settore all’avanguardia».

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A Verona è iniziata la nona edizione del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa

L’evento 2019 si terrà dal 21 al 24 novembre. Al centro il tema della presenza dei cristiani nella vita sociale e politica anche per rilanciare la dottrina sociale della chiesa.

Il 21 novembre è iniziata la nona edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa a Verona che si protrarrà fino al 24. L’importanza e i contenuti di quest’anno sono stati ripercorsi dallo stesso papa Francesco in un videomessaggio dalla Thailandia dove si trova in visita per un viaggio pastorale. «C’è bisogno di tutti per ricostruire il tessuto sociale. Ognuno deve fare ciò che sa fare», ha detto il pontefice, «Il cambiamento duraturo», ha proseguito il Pontefice, «parte sempre dal basso. Non abbiamo bisogno di uomini forti ma, uniti nell’impegno, tutti costruttori di fraternità e tutti importanti: operai, imprenditori, professionisti, cittadini, umili e dotti. Non bisogna imbrigliare la libertà di fare il bene. Essere presenti è fisicità concreta, combatte l’isolamento e l’esclusione. È lievito, forza di un popolo e pasta per l’umanità».

IL RITORNO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

Monsignor Adriano Vincenzi, coordinatore del Festival, assistente nazionale di Confcooperative e delle Banche di credito cooperativo oltre che dell’Unione cristiana imprenditori e dirigenti, ha scritto che oggi «c’è bisogno oggi della Dottrina Sociale, della sua attualizzazione, della sua declinazione, perché non possiamo più governare uno sviluppo economico senza etica. Fino a ora abbiamo fatto tante cose per poi dire che abbiamo sbagliato. Abbiamo affermato la cultura dello scarto, non abbiamo rispettato l’ambiente, abbiamo invaso di plastica il pianeta. Non erano soluzioni, erano danni per la collettività. La dimensione etica dovrà essere sempre di più parte integrante nella valutazione delle scelte».

I TEMI AL CENTRO DEL FESTIVAL 2019

Monsignor Vincenzi ha spiegato anche che «la presenza sarà il filo conduttore della nona edizione del Festival. Si parla tanto di presenza dei cristiani oggi, ma poi nei fatti non si è presenti da nessuna parte. Se vogliamo affrontare temi importanti come la difesa dell’ambiente, il futuro dell’Ilva, l’immigrazione ecc. dobbiamo innanzitutto capire chi è che sta dentro a tutte queste cose. La presenza diventa una dimensione indispensabile, e in questo senso è necessario che si cominci a mettere la faccia nelle decisioni che si prendono. Coi tweet non si risolvono le questioni. Dobbiamo ripensare anche il sistema della comunicazione».

I PARTECIPANTI AGLI EVENTI

«A Verona», ha scritto in una nota Barbara Blasevich, vicepresidente di Cattolica Assicurazioni, «ci saranno esponenti del mondo del lavoro, del sindacato, dell’impresa, della politica, delle istituzioni, della scuola, dei giovani, del volontariato e anche associazioni famigliari. Nomi prestigiosi dal sottosegretario all’Economia e Finanze, Pier Paolo Baretta al segretario confederale Cisl Giorgio Graziani, da docenti universitari come Rocco Pezzimenti della Lumsa, a Stanislaw Skobel, dell’Università di Varsavia, fino all’assessore alla Sanità della Regione Veneto Stefano Bertacco e al governatore della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.

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Le super multe di De Laurentiis per i “ribelli” del Napoli

In arrivo le raccomandate con le sanzioni per i giocatori che si sono ammutinati al termine del match col Salisburgo. Insigne e compagni dovranno riconoscere al club una cifra sui 2,5 milioni di euro.

Ha vinto la linea dura, quella del presidente Aurelio De Laurentiis. I giocatori del Napoli protagonisti dell’ammutinamento dopo il match di Champions League col Salisburgo pagheranno a caro prezzo la loro ribellione. Secondo quanto riportato dal Corriere dello Sport, le raccomandate con le multe per i calciatori partiranno lunedì 25 novembre.

IN ARRIVO SANZIONI TRA IL 25% E IL 50% DELLO STIPENDIO LORDO

Secondo la strategia messa a punto dal numero uno partenopeo e dagli avvocati della società, sono in arrivo sanzioni che oscilleranno fra il 25 e il 50% lordo dello stipendio mensile. Sanzioni diversificate per poter “tarare” la multa secondo responsabilità singole. Sempre stando alla ricostruzione del Corsport fra danni d’immagine e danni morali Insigne e compagni dovranno riconoscere al club una cifra che si aggira sui 2,5 milioni di euro, soldi che verranno detratti dalle buste paga del mese corrente.

ALCUNI CALCIATORI PRONTI A RIVOLGERSI AL COLLEGIO ARBITRALE

Alcuni calciatori si sarebbero già consultati e sarebbero pronti a rivolgersi, dopo l’arrivo delle raccomandate, al giudizio del collegio arbitrale. Altri come Allan starebbero provando a ricucire la frattura, porgendo le proprie scuse a Edoardo De Laurentiis e dimostrando voglia di ripartire. Di sicuro c’è che Aurelio De Laurentiis è irremovibile e non intende fare retromarce .

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In arrivo le raccomandate con le sanzioni per i giocatori che si sono ammutinati al termine del match col Salisburgo. Insigne e compagni dovranno riconoscere al club una cifra sui 2,5 milioni di euro.

Ha vinto la linea dura, quella del presidente Aurelio De Laurentiis. I giocatori del Napoli protagonisti dell’ammutinamento dopo il match di Champions League col Salisburgo pagheranno a caro prezzo la loro ribellione. Secondo quanto riportato dal Corriere dello Sport, le raccomandate con le multe per i calciatori partiranno lunedì 25 novembre.

IN ARRIVO SANZIONI TRA IL 25% E IL 50% DELLO STIPENDIO LORDO

Secondo la strategia messa a punto dal numero uno partenopeo e dagli avvocati della società, sono in arrivo sanzioni che oscilleranno fra il 25 e il 50% lordo dello stipendio mensile. Sanzioni diversificate per poter “tarare” la multa secondo responsabilità singole. Sempre stando alla ricostruzione del Corsport fra danni d’immagine e danni morali Insigne e compagni dovranno riconoscere al club una cifra che si aggira sui 2,5 milioni di euro, soldi che verranno detratti dalle buste paga del mese corrente.

ALCUNI CALCIATORI PRONTI A RIVOLGERSI AL COLLEGIO ARBITRALE

Alcuni calciatori si sarebbero già consultati e sarebbero pronti a rivolgersi, dopo l’arrivo delle raccomandate, al giudizio del collegio arbitrale. Altri come Allan starebbero provando a ricucire la frattura, porgendo le proprie scuse a Edoardo De Laurentiis e dimostrando voglia di ripartire. Di sicuro c’è che Aurelio De Laurentiis è irremovibile e non intende fare retromarce .

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Violenza sulle donne: 88 vittime al giorno

I numeri del rapporto “Questo non è amore” della polizia di Stato. Le italiane rappresentano l’80% e nella maggiorparte dei casi gli abusi sono perpetrati da partner ed ex partner.

Sono numeri che fanno ancora rabbrividire quelli del rapporto Questo non è amore diffuso dalla polizia di Stato. Ogni giorno sono 88 le donne vittime di atti di violenza nel nostro Paese. Una ogni 15 minuti prendendo il mese di marzo 2019. Trentasei i casi di maltrattamenti, 27 di stalking, 9 le violenze sessuali e 16 le percosse.

L’80% DELLE VITTIME È ITALIANA, COME IL 74% DEI PRESUNTI AGUZZINI

L’80,2% delle vittime di violenza sono italiane così come la maggior parte dei presunti aguzzini: il 74%. Senza distinzione regionali o di censo: le percentuali sono le medesime in Piemonte e in Sicilia. Le vittime straniere rappresentano invece il 19,8%, i presunti aggressori stranieri il 26%. Nell’82% dei casi chi commette violenza su una donna ha le chiavi di casa. A rappresentare una minaccia sono ancora partner ed ex partner che mettono in atto il 60% degli atti persecutori. Nell’ultimo decennio i numeri del femminicidio non hanno subito alcuna frenata. Nel 2019, il 34% delle vittime di omicidio è donna e in sei casi su dieci l’assassino è il partner o l’ex partner.

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Violenza sulle donne: 88 vittime al giorno

I numeri del rapporto “Questo non è amore” della polizia di Stato. Le italiane rappresentano l’80% e nella maggiorparte dei casi gli abusi sono perpetrati da partner ed ex partner.

Sono numeri che fanno ancora rabbrividire quelli del rapporto Questo non è amore diffuso dalla polizia di Stato. Ogni giorno sono 88 le donne vittime di atti di violenza nel nostro Paese. Una ogni 15 minuti prendendo il mese di marzo 2019. Trentasei i casi di maltrattamenti, 27 di stalking, 9 le violenze sessuali e 16 le percosse.

L’80% DELLE VITTIME È ITALIANA, COME IL 74% DEI PRESUNTI AGUZZINI

L’80,2% delle vittime di violenza sono italiane così come la maggior parte dei presunti aguzzini: il 74%. Senza distinzione regionali o di censo: le percentuali sono le medesime in Piemonte e in Sicilia. Le vittime straniere rappresentano invece il 19,8%, i presunti aggressori stranieri il 26%. Nell’82% dei casi chi commette violenza su una donna ha le chiavi di casa. A rappresentare una minaccia sono ancora partner ed ex partner che mettono in atto il 60% degli atti persecutori. Nell’ultimo decennio i numeri del femminicidio non hanno subito alcuna frenata. Nel 2019, il 34% delle vittime di omicidio è donna e in sei casi su dieci l’assassino è il partner o l’ex partner.

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«Ecco il piano di ArcelorMittal per fermare l’Ilva»

Un dirigente dell’azienda ai pm di Milano: «Il programma prevedeva di lasciare una scorta minima di materie prime, solo per un altoforno, per un mese». L’ad Morselli «ci disse che erano stati fermati gli ordini». Per la procura l’abolizione dello scudo penale è solo un pretesto.

I pm di Milano che si occupano del caso Ilva hanno depositato l‘atto di intervento nella causa civile tra il gruppo franco-indiano e i commissari dell’acciaieria. I magistrati non hanno dubbi: la «vera causa» della ritirata dell’azienda è «riconducibile alla crisi d’impresa», mentre il «venir meno del cosiddetto scudo penale» sarebbe un motivo utilizzato «pretestuosamente».

L’atto contiene, tra le altre cose, le dichiarazioni rese ai magistrati da un dirigente di ArcelorMittal Italia, Giuseppe Frustaci, ascoltato come testimone il 19 novembre.

Il funzionario ha spiegato ai pubblici ministeri cosa prevedeva il piano dell’azienda per fermare gli impianti di Taranto, piano che dopo il ricorso d’urgenza presentato dai commissari la multinazionale ha dovuto sospendere.

LEGGI ANCHE: Blitz dei carabinieri all’Ilva di Taranto

«CANCELLATO L’APPROVVIGIONAMENTO DELLE MATERIE PRIME»

Quel programma «prevedeva di lasciare una scorta minima di materie prime, solo per un altoforno, per un mese», ha detto il manager ascoltato dalla procura milanese. E oggi, sebbene sia stato sospeso, «l’azienda non ha tutto quel che serve per proseguire l’attività, in quanto l’approvvigionamento delle materie prime è stato cancellato».

LA SCELTA DI FERMARE GLI ORDINI

Il dirigente ha aggiunto che l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, «ha dichiarato ufficialmente» in un incontro «ai primi di novembre» con «i dirigenti e i quadri» che erano stati fermati gli ordini «cessando di vendere ai clienti».

I DANNI DERIVANTI DALLA FERMATA DEGLI ALTOFORNI

Il manager ha inoltre voluto ricordare che «ogni fermata di un altoforno e il successivo raffreddamento, seppur operato seguendo le migliori pratiche, non è mai senza danni». Danni la cui entità «si può verificare solo quando si riparte».

ABBATTERE I COSTI RIDUCENDO LA QUALITÀ

I «manager esteri» del gruppo ArcelorMittal, per giunta, avrebbero sostenuto che per il funzionamento degli impianti a caldo destinati a produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio «la qualità delle materie prime fosse troppo alta e che occorresse utilizzarne di qualità inferiore per abbattere i costi».

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«Ecco il piano di ArcelorMittal per fermare l’Ilva»

Un dirigente dell’azienda ai pm di Milano: «Il programma prevedeva di lasciare una scorta minima di materie prime, solo per un altoforno, per un mese». L’ad Morselli «ci disse che erano stati fermati gli ordini». Per la procura l’abolizione dello scudo penale è solo un pretesto.

I pm di Milano che si occupano del caso Ilva hanno depositato l‘atto di intervento nella causa civile tra il gruppo franco-indiano e i commissari dell’acciaieria. I magistrati non hanno dubbi: la «vera causa» della ritirata dell’azienda è «riconducibile alla crisi d’impresa», mentre il «venir meno del cosiddetto scudo penale» sarebbe un motivo utilizzato «pretestuosamente».

L’atto contiene, tra le altre cose, le dichiarazioni rese ai magistrati da un dirigente di ArcelorMittal Italia, Giuseppe Frustaci, ascoltato come testimone il 19 novembre.

Il funzionario ha spiegato ai pubblici ministeri cosa prevedeva il piano dell’azienda per fermare gli impianti di Taranto, piano che dopo il ricorso d’urgenza presentato dai commissari la multinazionale ha dovuto sospendere.

LEGGI ANCHE: Blitz dei carabinieri all’Ilva di Taranto

«CANCELLATO L’APPROVVIGIONAMENTO DELLE MATERIE PRIME»

Quel programma «prevedeva di lasciare una scorta minima di materie prime, solo per un altoforno, per un mese», ha detto il manager ascoltato dalla procura milanese. E oggi, sebbene sia stato sospeso, «l’azienda non ha tutto quel che serve per proseguire l’attività, in quanto l’approvvigionamento delle materie prime è stato cancellato».

LA SCELTA DI FERMARE GLI ORDINI

Il dirigente ha aggiunto che l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, «ha dichiarato ufficialmente» in un incontro «ai primi di novembre» con «i dirigenti e i quadri» che erano stati fermati gli ordini «cessando di vendere ai clienti».

I DANNI DERIVANTI DALLA FERMATA DEGLI ALTOFORNI

Il manager ha inoltre voluto ricordare che «ogni fermata di un altoforno e il successivo raffreddamento, seppur operato seguendo le migliori pratiche, non è mai senza danni». Danni la cui entità «si può verificare solo quando si riparte».

ABBATTERE I COSTI RIDUCENDO LA QUALITÀ

I «manager esteri» del gruppo ArcelorMittal, per giunta, avrebbero sostenuto che per il funzionamento degli impianti a caldo destinati a produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio «la qualità delle materie prime fosse troppo alta e che occorresse utilizzarne di qualità inferiore per abbattere i costi».

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Banche tradizionali, il vostro tempo è ormai giunto al termine

Gli istituti di credito classici ascoltano più il loro management che i clienti. Così le nuove realtà fin-tech stanno guadagnando terreno conquistando la fiducia dei risparmiatori.

Le banche hanno perso il loro capitale di fiducia ma continuano a immaginare (basta guardare gli spot pubblicitari) «un mondo che non c’è» basato sui residui deliri di onnipotenza o, peggio ancora, su incompetenze e scarsa visione strategica.

Secondo il Barometro della fiducia di Edelman, la più grande società di consulenza in comunicazione e relazioni pubbliche a livello globale, la fiducia negli istituti finanziari è la più bassa registrata se paragonata ai livelli di fiducia di tutti gli altri settori di business.

Tuttavia, secondo una ricerca, fornitaci in anteprima, condotta da Trustpilot, la piattaforma di recensioni più influente al mondo, il settore del fin-tech costituisce un’eccezione. Più del 40% degli intervistati, infatti, ritiene che le aziende di questa branca del settore finanziario siano «altamente affidabili». Il motivo è semplice: queste attività nate in tempi più recenti non si portano dietro lo stesso pesante bagaglio delle aziende finanziarie tradizionali.

L’ASCOLTO DEL CLIENTE, LA COSA PIÙ IMPORTANTE

La sfida per queste giovani aziende è, dunque, quella di mantenere e rafforzare la fiducia dei clienti. E per questo la riprova sociale è per loro un fattore essenziale. Ma esiste un altro fattore determinante per queste start-up e scale-up: ascoltano il cliente. L’importanza dell’esperienza del cliente è tale da pesare più dell’innovazione agli occhi dei manager di aziende fin-tech.

Per un cliente di una banca sembra che non sia più importante esibire il libretto di assegni di Unicredit o di Deutsche Bank per accreditarsi con gli stakeholders

Secondo un sondaggio effettuato dalla società di ricerca e consulenza London Research, quasi la metà di esse (il 46%) è, infatti, dell’idea che ciò che realmente fa la differenza per il proprio business sia la qualità dell’esperienza del cliente, rispetto al 38% che ritiene «il prodotto/l’innovazione» il fattore più importante, solitamente visto come la stessa ragion d’essere di una startup.

L’esperienza del cliente è, inoltre, ritenuta significativamente più importante della notorietà del brand (7%), della reputazione online (5%) e del prezzo (4%). Per un cliente di una banca sembra quindi che non sia più importante, così come avveniva nel secolo scorso, esibire il libretto di assegni di Unicredit o di Deutsche Bank per accreditarsi agli occhi dei propri stakeholders, in primis i fornitori.

SUPERARE LE BANCHE TRADIZIONALI OFFRENDO SERVIZI NUOVI

Eppure i ragionamenti che fanno i giovani manager delle fin-tech sono di una linearità logica che accentuano ancor di piu l’arretratezza e l’obsolescenza del management delle banche tradizionali. Non sono sicuramente filantropi ma hanno capito che le start-up e le scale-up necessitano di trarre profitto dalla qualità dell’esperienza del cliente per ragioni di marketing. E da cio che dice effettivamente il cliente e non ciò che, nelle indagini di customer satisfaction delle banche tradizionali, gli si fa dire.

Sembra che la rassicurazione più efficace per i consumatori sia quella data dalle recensioni positive e dai punteggi alti lasciati dai clienti

La ricerca mostra, infatti, che più di un terzo delle aziende che hanno partecipato al sondaggio (35%) reputa le recensioni positive «fondamentali» perché un cliente potenziale si trasformi in un cliente effettivo e il 47% le ritiene «importanti». Non fanno altro che trarre buon uso dell’insoddisfazione del cliente legata ai metodi tradizionali di operare delle banche “classiche”, usandola come opportunità per mettere in buona luce la propria attività.

Nonostante le aziende fin-tech possano sempre evidenziare il fatto di operare in un settore altamente regolato, sembra che la rassicurazione più efficace per i consumatori sia quella data dalle recensioni positive e dai punteggi alti lasciati dai clienti che già si affidano a loro. Nel frattempo, dopo Facebook con la sua moneta (Libra), dal 2020 Google offrirà anche il suo conto corrente chiamato Cache. I mostri stanno arrivando e, citando simpaticamente Pippo Baudo, «io lo avevo detto cinque anni fa» (Io so e ho le prove – Chiarelettere, ottobre 2014) e qualche illustre professore di finanza (e anche qualche illustre giornalista) arricciava il naso disgustato da tanto catastrofismo.

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Banche tradizionali, il vostro tempo è ormai giunto al termine

Gli istituti di credito classici ascoltano più il loro management che i clienti. Così le nuove realtà fin-tech stanno guadagnando terreno conquistando la fiducia dei risparmiatori.

Le banche hanno perso il loro capitale di fiducia ma continuano a immaginare (basta guardare gli spot pubblicitari) «un mondo che non c’è» basato sui residui deliri di onnipotenza o, peggio ancora, su incompetenze e scarsa visione strategica.

Secondo il Barometro della fiducia di Edelman, la più grande società di consulenza in comunicazione e relazioni pubbliche a livello globale, la fiducia negli istituti finanziari è la più bassa registrata se paragonata ai livelli di fiducia di tutti gli altri settori di business.

Tuttavia, secondo una ricerca, fornitaci in anteprima, condotta da Trustpilot, la piattaforma di recensioni più influente al mondo, il settore del fin-tech costituisce un’eccezione. Più del 40% degli intervistati, infatti, ritiene che le aziende di questa branca del settore finanziario siano «altamente affidabili». Il motivo è semplice: queste attività nate in tempi più recenti non si portano dietro lo stesso pesante bagaglio delle aziende finanziarie tradizionali.

L’ASCOLTO DEL CLIENTE, LA COSA PIÙ IMPORTANTE

La sfida per queste giovani aziende è, dunque, quella di mantenere e rafforzare la fiducia dei clienti. E per questo la riprova sociale è per loro un fattore essenziale. Ma esiste un altro fattore determinante per queste start-up e scale-up: ascoltano il cliente. L’importanza dell’esperienza del cliente è tale da pesare più dell’innovazione agli occhi dei manager di aziende fin-tech.

Per un cliente di una banca sembra che non sia più importante esibire il libretto di assegni di Unicredit o di Deutsche Bank per accreditarsi con gli stakeholders

Secondo un sondaggio effettuato dalla società di ricerca e consulenza London Research, quasi la metà di esse (il 46%) è, infatti, dell’idea che ciò che realmente fa la differenza per il proprio business sia la qualità dell’esperienza del cliente, rispetto al 38% che ritiene «il prodotto/l’innovazione» il fattore più importante, solitamente visto come la stessa ragion d’essere di una startup.

L’esperienza del cliente è, inoltre, ritenuta significativamente più importante della notorietà del brand (7%), della reputazione online (5%) e del prezzo (4%). Per un cliente di una banca sembra quindi che non sia più importante, così come avveniva nel secolo scorso, esibire il libretto di assegni di Unicredit o di Deutsche Bank per accreditarsi agli occhi dei propri stakeholders, in primis i fornitori.

SUPERARE LE BANCHE TRADIZIONALI OFFRENDO SERVIZI NUOVI

Eppure i ragionamenti che fanno i giovani manager delle fin-tech sono di una linearità logica che accentuano ancor di piu l’arretratezza e l’obsolescenza del management delle banche tradizionali. Non sono sicuramente filantropi ma hanno capito che le start-up e le scale-up necessitano di trarre profitto dalla qualità dell’esperienza del cliente per ragioni di marketing. E da cio che dice effettivamente il cliente e non ciò che, nelle indagini di customer satisfaction delle banche tradizionali, gli si fa dire.

Sembra che la rassicurazione più efficace per i consumatori sia quella data dalle recensioni positive e dai punteggi alti lasciati dai clienti

La ricerca mostra, infatti, che più di un terzo delle aziende che hanno partecipato al sondaggio (35%) reputa le recensioni positive «fondamentali» perché un cliente potenziale si trasformi in un cliente effettivo e il 47% le ritiene «importanti». Non fanno altro che trarre buon uso dell’insoddisfazione del cliente legata ai metodi tradizionali di operare delle banche “classiche”, usandola come opportunità per mettere in buona luce la propria attività.

Nonostante le aziende fin-tech possano sempre evidenziare il fatto di operare in un settore altamente regolato, sembra che la rassicurazione più efficace per i consumatori sia quella data dalle recensioni positive e dai punteggi alti lasciati dai clienti che già si affidano a loro. Nel frattempo, dopo Facebook con la sua moneta (Libra), dal 2020 Google offrirà anche il suo conto corrente chiamato Cache. I mostri stanno arrivando e, citando simpaticamente Pippo Baudo, «io lo avevo detto cinque anni fa» (Io so e ho le prove – Chiarelettere, ottobre 2014) e qualche illustre professore di finanza (e anche qualche illustre giornalista) arricciava il naso disgustato da tanto catastrofismo.

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Le “6000 sardine” hanno registrato il marchio in Ue

Uno dei leader del movimento, Mattia Santori ha confermato che si tratta di una mossa per evitare confusioni e fake news.

Le 6000 sardine proseguono la loro marca e stavolta registrano il marchio all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale. Lo ha raccontato all’Adnkronos Mattia Santori: «Dovremmo registrarlo già oggi (il 21 novembre Ndr), ne stanno occupando alcuni amici, stanno sbrigando tutte le pratiche del caso. Ma questo non vuol dire che nasce un movimento o che diventiamo un partito», ha precisato.

LEGGI ANCHE: Il manifesto delle Sardine: «Populisti, ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto».

SANTORI: «FATTO PER EVITARE CONFUSIONI»

Ufficialmente il marchio avrà il nome di “6000 sardine” e il logo è quello che si vede nel profilo Facebook ufficiale, il disegno, a matita, di una decine di sardine unite. «Lo facciamo per evitare confusioni», ha detto ancora Santori, «per tutelare» l’onda che ha riempito piazza Maggiore a Bologna e che ora si sta diffondendo in tutta Italia. «A Milano, per esempio scenderemo in piazza il 1 dicembre, ma in queste ore hanno lanciato un evento fake che, in poche ore, ha registrato migliaia di adesioni. Ecco, col marchio registrato potremo sconfessare eventi che non ci appartengono, dire ‘no, questi non siamo noi’ con una certa ufficialità».

REGISTRATO ANCHE IL DOMINIO UFFICIALE

La battaglia per il marchio è legata anche allo stesso dominio del sito di riferimento. Come ha scritto Adn lunedì 18 i servizi che permettono di vedere i nomi delle persone che registrano i vari domini mostrano che negli ultimi giorni sono stati registrati almeno due siti fake, “movimentodellesardine.it” e “movimentosardine.it”. Ufficialmente il quello movimento “seimilasardine.it” è stato registrato tra il 15 e 16 novembre, «all’1 e 41 per l’esattezza», ha detto Santori e fa capo a Alessandro Gabrielli, di Bologna.

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Le “6000 sardine” hanno registrato il marchio in Ue

Uno dei leader del movimento, Mattia Santori ha confermato che si tratta di una mossa per evitare confusioni e fake news.

Le 6000 sardine proseguono la loro marca e stavolta registrano il marchio all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale. Lo ha raccontato all’Adnkronos Mattia Santori: «Dovremmo registrarlo già oggi (il 21 novembre Ndr), ne stanno occupando alcuni amici, stanno sbrigando tutte le pratiche del caso. Ma questo non vuol dire che nasce un movimento o che diventiamo un partito», ha precisato.

LEGGI ANCHE: Il manifesto delle Sardine: «Populisti, ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto».

SANTORI: «FATTO PER EVITARE CONFUSIONI»

Ufficialmente il marchio avrà il nome di “6000 sardine” e il logo è quello che si vede nel profilo Facebook ufficiale, il disegno, a matita, di una decine di sardine unite. «Lo facciamo per evitare confusioni», ha detto ancora Santori, «per tutelare» l’onda che ha riempito piazza Maggiore a Bologna e che ora si sta diffondendo in tutta Italia. «A Milano, per esempio scenderemo in piazza il 1 dicembre, ma in queste ore hanno lanciato un evento fake che, in poche ore, ha registrato migliaia di adesioni. Ecco, col marchio registrato potremo sconfessare eventi che non ci appartengono, dire ‘no, questi non siamo noi’ con una certa ufficialità».

REGISTRATO ANCHE IL DOMINIO UFFICIALE

La battaglia per il marchio è legata anche allo stesso dominio del sito di riferimento. Come ha scritto Adn lunedì 18 i servizi che permettono di vedere i nomi delle persone che registrano i vari domini mostrano che negli ultimi giorni sono stati registrati almeno due siti fake, “movimentodellesardine.it” e “movimentosardine.it”. Ufficialmente il quello movimento “seimilasardine.it” è stato registrato tra il 15 e 16 novembre, «all’1 e 41 per l’esattezza», ha detto Santori e fa capo a Alessandro Gabrielli, di Bologna.

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