Nuova scossa di terremoto di magnitudo 3.0 al Mugello

Epicentro a cinque chilometri da Barberino. La gente si è riversata in strada. Alcuni passeranno la notte in auto.

Non si è ancora fermata l’onda sismica che ha colpito la Toscana. Una nuova scossa di magnitudo 3.0 è stata registrata a cinque chilometri da Barberino del Mugello dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Il terremoto è avvenuto alle 17.55 a una profondità di otto chilometri. Gli altri comuni vicini all’epicentro sono Scarperia e San Piero e borgo San Lorenzo. La scossa è stata avvertita distintamente dagli abitanti del Mugello e in tanti, già provati dalla settimana appena trascorsa, sono usciti allarmati dalle case riversandosi in strada. In molti si appresterebbero a passare la notte in macchina o nei centri allestiti nella palestra di Barberino e all’autodromo del Mugello per timore di nuove scosse. Al momento non ci sono notizie di danni.

104 PERSONE NEI CENTRI DI OSPITALITÀ

Intanto cala il numero delle persone accolte nei centri di ospitalità allestiti per le persone colpite dal sisma. La notte tra il 13 e il 14 dicembre sono state 104: 29 nei locali dell’Autodromo predisposti dalla Protezione civile della Metrocittà di Firenze, e 75 nella palestra della scuola media del comune di Barberino, in via Agresti. Lo ha reso noto la sala di Protezione civile della Città Metropolitana di Firenze spiegando che «nella notte tra il 9 e il 10 dicembre complessivamente gli ospiti, dislocati in sei centri, sono stati 473; la notte tra il 10 e l’11 314, tra l’11 e il 12 dicembre 282, 120 l’altra notte».

DANNI AL COMPARTO AGRICOLO

Coldiretti ha segnalato danni anche nel comparto agricolo mugellano per il recente terremoto. «Abbiamo riscontrato lesioni in alcune stalle e rimesse agricole, sebbene per fortuna non in quelle maggiori», ha spiegato il presidente della sezione di Firenze-Prato, Roberto Nocentini il quale ha auspicato pure «che il ripristino delle strutture lesionate possa coincidere con un autentico programma di rilancio del sistema economico agricolo e agroalimentare mugellano che, oramai da troppo tempo, vede soggetti economici importanti slegati o non pienamente in grado di fornire le risposte adeguate ad una domanda crescente».

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Terremoto nel Mugello: gente in strada e Alta velocità interrotta

In piena notte una serie di scosse con magnitudo massima a 4,5 in provincia di Firenze. Epicentri a Scarperia e Barberino. Evacuati edifici nel centro storico.

Decine di scosse di terremoto si stanno susseguendo dalla notte scorsa nel Mugello, in Toscana. La più forte – di magnitudo 4.5 – è stata registrata alle ore 4.37 ed è stata avvertita fino a Firenze e Pistoia. Per le altre l’intensità è stata minore, ma comunque fino a 3.2. Il Comune di Barberino, in provincia di Firenze, ha disposto l’evacuazione di alcuni edifici, tra negozi e abitazioni, e interdetto l’accesso a una decina di vie nel centro storico del paese. Inagibile anche la sede del Municipio, chiusa in via precauzionale.

Sospeso il traffico ferroviario nel nodo di Firenze per verifiche tecniche sulle linee. Bloccata anche l’Alta velocità tra Firenze e Bologna fino alla prima mattinata. Secondo i dati diffusi dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, due gli epicentri: uno a Scarperia San Piero (Fi), dal quale ha preso origine la scossa più violenta; l’altro a Barberino del Mugello (Fi).

MOLTE PERSONE IN STRADA

Molte le persone che via via hanno abbandonato le abitazioni e sono scese in strada, rifugiandosi nelle auto per proteggersi dalla pioggia. «La scossa di magnitudo 4,5 ha fatto davvero paura», ha raccontato il sindaco di Scarperia San Piero, Federico Ignesti che tranquillizza sulla presenza di danni: «Al momento non risultano ai carabinieri che hanno effettuato i primi sopralluoghi, né a me sono arrivate segnalazioni in merito. Intanto, è stato attivato il Centro operativo intercomunale di Protezione Civile».

CHIUSE LE SCUOLE

Rimarranno chiuse le scuole di ogni ordine e grado nei Comuni di Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo e Vicchio. Filippo Carlà Campa, sindaco di Vicchio, ha reso noto che è stato aperto il centro operativo comunale presso il nuovo campo sportivo. Anche a Barberino aperta l’unità di crisi. Alle 7 aprirà anche la sala integrata di Protezione Civile della Città metropolitana e della prefettura di Firenze.

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L’Aquila, due scosse di terremoto di magnitudo 3.7 e 3.4

La terra ha tremato intorno alle 23. Epicentro nel comune di Barete, a 17 km dal capoluogo abruzzese. All momento non si registrano danni.

La terra trema ancora nel centro Italia e in Abruzzo. Sabato sera, poco prima delle 23, un terremoto di magnitudo 3.7 è stato registrato in provincia dell’Aquila, seguito pochi minuti dopo da una seconda scossa di magnitudo 3.4. L’istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia ha individuato l’epicentro nel comune di Barete, centro a 17 km a nord-ovest del capoluogo abruzzese e a circa 14 km di profondità. Al momento non si registrano danni.

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Terremoti e disastri: l’Italia è a rischio ma non ci si assicura

Nonostante il nostro Paese sia a forte rischio sismico e idrogeologico e paghi decine di miliardi di euro per i danni dovuti a catastrofi naturali, le polizze sono ancora poche. Il punto di Ivass, Ania e Swiss Re.

Non appena l’acqua alta ha lasciato Venezia è stato il turno della Liguria, con una frana che ha travolto il viadotto dell’autostrada Torino-Savona, replica fortunatamente senza vittime del disastro del Ponte Morandi. E poi fiumi d’acqua per le strade di Matera, gli allagamenti in Emilia e in molte altre parti d’Italia, mentre lunedì 2 dicembre è stato il turno del Ticino che ha rotto un argine a Pavia. E questo è solo l’appello degli ultimi episodi, perché ad allargare l’inquadratura il conto è impressionante. 

NEGLI ULTIMI 50 ANNI SPESI 150 MILIARDI

Le alluvioni avvenute in Italia dal 1950, infatti, hanno causato 1.200 tra morti e dispersi, per non parlare delle decine di miliardi di danni. Secondo Swiss Re, prima compagnia di riassicurazione al mondo, tra il 1990 e il 2018 piogge e inondazioni hanno provocato perdite economiche pari a 32,1 miliardi, di cui 30,9 non assicurati e 1,2 miliardi, invece, con copertura pari al 4%. Se consideriamo che le imprese solitamente sono coperte, nel residenziale la quota di copertura è ancora più bassa, circa il 2%. Con il problema che i rimborsi devono arrivare, quando arrivano, dallo Stato, ex-post e in modo non previsto e non strutturato.

LEGGI ANCHE: Perché occorre una mappatura geologica contro il dissesto

Tanto che, secondo l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass), considerando i terremoti, tra il 1968 e il 2012 l’Italia ha speso 122 miliardi di euro. Ma si arriva a 150 miliardi negli ultimi 50 anni. Secondo Daniela D’Andrea, Ceo di Swiss Re Italia, «c’è un evidente peso sulle tasche dei contribuenti, pari a quasi 3 miliardi di euro l’anno. Senza contare che le procedure talvolta sono più farraginose e che, in ogni caso, la polizza assicurativa premia comportamenti virtuosi di messa in sicurezza e prevenzione del rischio».

SOLO 1 MLN DI ABITAZIONI SONO ASSICURATE CONTO LE CATASTROFI

Secondo l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania), oggi sono assicurate contro i rischi catastrofali circa 1 milione di unità abitative, in crescita rispetto alle 766 mila nel 2018 e 610 mila nel 2016 anche grazie alle misure fiscali introdotte dal governo per incoraggiare l’acquisto di polizze ad hoc. Ma comunque un livello ancora troppo basso. Soprattutto perché secondo una simulazione dell’Ivass l’estensione a tutte le abitazioni italiane di questa protezione assicurativa consentirebbe di risarcire i danni pagando premi socialmente accettabili. Anche in un Paese «a elevatissima esposizione al rischio sismico, primo in Europa e ottavo nel mondo per danni in proporzione al Pil, e a forte esposizione a rischio alluvionale». 

21,6 MILIONI DI CASE IN ZONE A RISCHIO SISMICO

L’Italia però è forse l’unico Paese industrializzato privo di un meccanismo regolamentato per la gestione delle calamità naturali a differenza di Francia, Stati Uniti e Giappone i cui sistemi sono caratterizzati dalla partecipazione congiunta del settore assicurativo privato, e a vario titolo, dello Stato, e l’impiego di meccanismi che facilitano la mutualizzazione dei rischi attraverso l’aumento della platea di assicurati. Da noi invece, scrive l’Ivass, «l’uso dello strumento assicurativo è molto scarso». Mentre «il rischio per il patrimonio abitativo italiano è enorme, con 21,6 milioni di abitazioni (su un totale di 34,7 milioni, pari al 62,2%) che sono in aree a rischio sismico». Un rischio amplificato dalla concentrazione della ricchezza delle famiglie proprio nel possesso di abitazioni, visto che più del 70% è proprietaria. 

CON UN COSTO MEDIO DI 130 EURO L’ANNO LA COPERTURA SAREBBE COMPLETA

L’evoluzione dei cambiamenti climatici in atto, con l’aumento delle precipitazioni invernali e della siccità estiva, accresce la frequenza delle alluvioni improvvise e dei danni meteo-idraulici. Senza contare terremoti e altri tipi di disastri. Per l’Ivass con un costo medio annuo di 130 euro si potrebbero coprire in modo completo tutte le abitazioni della Penisola, anche quelle meno resistenti. Con la semplice introduzione di una franchigia del 6%, poi, il costo potrebbe diminuire del 40%. Mentre per le aree a basso rischio non si dovrebbe andare oltre i 20 euro. Per adesso, aspettiamo solo che torni il sole. 

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L’Albania ha smesso di cercare superstiti del sisma di Durazzo

Le vittime salgono a 50, ma tra i 2000 feriti ce ne sono di gravi. Alcuni vengono trasferiti in Puglia.

Sono 50 le vittime del terremoto di martedì 26 novembre in Albania. Cinquanta, un numero ufficiale che potrebbe ancora salire perché 2.000 sono i feriti, alcuni in gravi condizioni, mentre sono terminate le ricerche di eventuali superstiti o corpi senza vita tra le macerie. Lo ha annunciato questa mattina il premier Edi Rama, affermando che i feriti sono circa 2.000. Il governo di Tirana alza bandiera bianca, non c’è più speranza. Il premier ha inoltre indicato che, secondo i dati preliminari, circa 900 edifici a Durazzo e oltre 1.465 nella capitale Tirana hanno subito gravi danni.

SEI BAMBINI TRA LE VITTIME

Tra le vittime si contano sei bambini e 22 donne. Sono 26 le persone morte nel crollo di due palazzine nella sola Thumana, località a circa 20 chilometri a nord di Tirana, mentre altre 24 hanno perso la vita in varie zone di Durazzo, dove sono crollati due alberghi sulla spiaggia, due palazzi in città e una villetta di tre piani, nella quale sono morti 8 membri della famiglia Lala, tra cui 4 bambini. Tra i feriti, almeno 41 sono ancora ricoverati negli ospedali di Tirana e Durazzo. Grave una giovane ragazza, che non può nemmeno trasferita all’estero, come invece è successo per altre tre persone, due delle quali sono state portate in Italia, per ottenere cure specializzate. In gravi condizioni anche un ragazzo.

LA SOLIDARIETÀ ITALIANA

In collaborazione con aeroporti di Puglia, la Regione Puglia ha potenziato i collegamenti aerei con l’Albania da Bari e Brindisi, per fare fronte a molteplici esigenze logistiche. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, è in continuo contatto con la task force dei volontari e degli specialisti della Protezione civile regionale e del Servizio sanitario regionale-servizio maxi-emergenze e 118 che in queste ore sono a Durazzo e in altri centri dell’Albania colpiti dal terremoto. La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha destinato 500.000 euro, provenienti dai fondi dell’8xmille, alle vittime del terremoto. Lo stanziamento avverrà tramite Caritas Italiana – informa una nota -, che ne renderà conto al Servizio per gli Interventi Caritativi a favore del Terzo Mondo.

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Il terremoto di Durazzo è un colpo al futuro dell’Albania

Gli effetti del sisma aggravano i problemi. Crescita rallentata, scontri di piazza, veto francese sull’ingresso nell’Ue. Per le divisioni europee e la piaga interna dei traffici criminali e dell’abusivismo. Anche edilizio.

Il terremoto è l’ultimo – e il più grave – dei colpi che in questi mesi si sono abbattuti sull’Albania. I morti e la devastazione di Durazzo non aiutano l’ex protettorato italiano mai decollato dalla rovinosa fine della dittatura di Enver Hoxha. In crescita, ma non abbastanza per un Paese ancora molto povero, rapportato all’economia dell’Ue. Fragile di infrastrutture e di strutture, come ha dimostrato il sisma a Durazzo del 26 novembre 2019 di magnitudo 6.4. Le scosse successive continuano a far crollare come cartapesta gli ammassi di cemento delle case e dei palazzi accatastati su terreni franosi. Senza le minime norme antisismiche, negli anni delle speculazioni finanziarie e dell’anarchia politica e anche dopo. L’abusivismo dell’edilizia controllata dai clan locali e stranieri è una delle piaghe combattute dal governo di Edi Rama: il premier socialista ha fatto degli sforzi, bloccando cantieri e abbattendo ecomostri. E in generale per far rispettare di più le regole. Ma non sono bastati a convincere tutti a Bruxelles a dare il via, quest’autunno, ai negoziati per ammettere l’Albania nell’Ue.

CRESCITA TROPPO BASSA PER L’UE

Tanto la Banca mondiale quanto il Fondo monetario internazionale (Fmi) rivedono al ribasso, attorno al 3% anziché al 3,7%, le previsioni di crescita dell’Albania per il 2020, tenuto conto della contrazione nel 2019. Un ritmo reputato dal Fmi «troppo basso per una convergenza tangibile con gli standard di vita nell’Ue, considerato che il reddito pro capite pari degli albanesi è pari a un quarto della media nell’Ue». Per l’organizzazione internazionale che sprona Tirana a una «migliorare governance» pesano ancora le «debolezze delle infrastrutture e delle istituzioni economiche che impediscono un miglioramento ampio e duraturo degli standard di vita». Queste perplessità hanno bloccato la Francia, il Belgio e la Danimarca dal sì all’allargamento, al Consiglio europeo di fine ottobre, all’Albania dell’Ue. «Un duro colpo» per il premier Rama «molto deluso», come diversi altri leader europei. Sperava nel passo, slittato già due volte dal 2017. Aveva l’appoggio deciso di Italia e Germania, ma la Francia poi ha tirato il freno a mano anche con la Macedonia del Nord.

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Le vittime di un edificio collassato per il terremoto di Durazzo, in Albania. GETTY.

IL VETO FRANCESE SU ALBANIA E MACEDONIA

Emmanuel Macron si è scontrato, ancora una volta in questi mesi, con la cancelliera Angela Merkel per una questione di fondo che divide da sempre la leadership franco-tedesca dell’Ue, e che stavolta si riflette nelle procedure da adottare con gli Stati balcanici. Parigi chiede una maggiore integrazione tra gli Stati già membri dell’Ue, attraverso anche la revisione di alcuni meccanismi decisionali interni, prima di includerne altri. Anche per evitare di ripetere lo squilibrio di un’Europa a tre velocità (la seconda è nei Pigs del Sud), creato dall’ingresso nell’Ue degli Stati satellite dell’ex Urss, un bacino di manodopera interna a bassissimo costo. Con un’Albania dentro, ma  fuori dall’euro, accadrebbe lo stesso o forse peggio: dai dati dell’Istituto nazionale statistico (Instat) del 2018, il salario minimo nel Paese delle aquile è di circa 190 euro lordi al mese, oltre la metà degli albanesi guadagna meno di 315 lordi, solo il 10% più di 750. Non a torto poi Macron lamenta riforme giudiziarie inadeguate a Tirana per contrastare corruzione e criminalità organizzata

Rama si è messo a disposizione dell’Ue, stringendo accordi di cooperazione con sui migranti

ITALIA E GERMANIA PER L’INGRESSO NELL’UE

Parigi chiede un processo di allargamento dell’Ue «riformato», con un accesso «graduale» alla politiche europee e un iter «rigoroso» e soprattutto «reversibile». Mentre la politica della Germania, che nell’Est e nei Balcani ha come l’Italia interessi commerciali e ramificazioni bancarie, è quella di includere nuovi Stati. Forse proprio per alimentare l’economia di un’Ue a più velocità. Il clima di scontro politico tra il premier socialista e la destra del predecessore Sali Berisha, sfociato nelle gravi violenze alle manifestazioni di quest’anno, è un altro elemento di instabilità che rende l’Albania scivolosa per i partner europei. Eppure Rama si è messo a disposizione dell’Ue, stringendo accordi di cooperazione con sui migranti, attraverso l’agenzia europea Frontex per la difesa dei confini esterni e per il contrasto del traffico di esseri umani. E a denti stretti è pronto a ingoiare il tradimento di fiducia, per riprendere le trattative con Bruxelles in primavera, «perché non ci sono alternative a un’Albania europea, lo dobbiamo alle nuove generazioni».

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Il premier albanese Edi Rama. GETTY.

I TRAFFICI DEL BALCANI E L’ESCA RUSSA

Per venire incontro all’Ue, nel 2019 la Macedonia ha concordato con la Grecia il difficile cambio di nome in Macedonia del Nord, chiudendo un contenzioso storico. La porta blindata dalla Francia, con motivazioni anche sensate, frustra le popolazioni (anche della Serbia e del Montenegro in fila con la Bosnia per entrare), riaccende i nazionalismi e sposta i Balcani verso l’area russo-turca. Una situazione molto complicata: per reazione anche i grossi traffici di droga e armi – mai stroncati – della regione possono aumentare. Il gioco d’azzardo legale, abolito da Rama dall’inizio del 2019, è tra le cause che riducono la crescita in Albania. Oltre al calo di produzione di elettricità, nel Paese delle aquile ricco di acqua e di centrali, per le ricadute della congiuntura internazionale e per le turbolenze interne. Il terremoto aggrava non poco le carenze strutturali e infrastrutturali dell’Albania, che è priva anche di una vera rete ferroviaria. E può frenare il turismo: nel 2019 i visitatori stranieri erano cresciuti dell’11% (dati Instat), migliaia di loro erano italiani.

Il nuovo stop dell’Ue allontana l’accesso di Tirana ai fondi strutturali europei

ITALIA PRIMO PARTNER COMMERCIALE

L’Italia è storicamente il primo partner commerciale, per un interscambio di 1,2 miliardi di euro nel primo semestre del 2019. Soprattutto nell’export, che equivale al 30% delle merci in ingresso in Albania. Banca Intesa poi, attraverso le filiali dell’ex Veneto Banca, è la quarta banca presente sul territorio. E centinaia sono anche le imprese, molte delle quali volatili, registrate dai connazionali nel Paese delle aquile: gli italiani restano tra i primi investitori nel commercio, nell’industria, anche nell’energia e nelle costruzioni. In un territorio ancora difficile, nel 2017 e nel 2018 l’interscambio con l’estero dell’Albania era cresciuto dell’11%, ricorda un rapporto della Farnesina. Il nuovo stop dell’Ue, a un processo che sarebbe comunque durato del tempo, allontana l’accesso di Tirana ai fondi strutturali europei che sarebbero stati molto d’aiuto alla ricostruzione dopo il sisma. Ma la ressa dei terremotati per pane e per le derrate nelle tendopoli a Durazzo è anche conseguenza della «repubblica delle betoniere», ricorda l’attivista albanese Mirela Jorgo.

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Sale a 41 il bilancio delle vittime del terremoto in Albania

Altri due cadaveri sono stati estratti dalle macerie a Durazzo. Il papa ha mandato un contibuto di 100 mila euro per aiutare la popolazione.

Il bilancio delle vittime del terremoto che ha colpito l’Albania martedì 26 novambre è salito a 41, mentre una nuova scossa di magnitudo 5.1 è stata avvertita a mezzogiorno del 28 novembre.

Panico a Durazzo, tra residenti e soccorritori che continuano a scavare tra le macerie dell’hotel Miramare, completamente distrutto. Intanto papa Francesco ha inviato un contributo di 100 mila euro per aiutare la popolazione nella fase emergenziale. La somma sarà impiegata nelle diocesi colpite dal sisma.

I centri che hanno pagato il tributo di vite più elevato sono Thumane, con 23 morti, e Durazzo con 18. Tra le vittime anche quattro bambini di età compresa da tre e otto anni e 17 donne.

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Violenta scossa di terremoto nel Nord dell’Albania

Il sisma di magnitudo 6.5 ha avuto epicentro vicino a Durazzo ed è stato avvertito anche in Puglia e Basilicata. Case e palazzi crollati. Persone sotto le macerie. Il bilancio provvisorio è di nove morti e 300 feriti. Roma invia gli aiuti.

Un violento terremoto ha colpito la costa settentrionale dell’Albania nella notte del 26 novembre. La scossa, di magnitudo 6.5, ha avuto come epicentro la zona tra Shijak e Durazzo. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) italiano e del servizio geologico statunitense Usgs, il sisma ha avuto ipocentro a circa 10 km di profondità.

Nella capitale, Tirana, la gente è scesa in strada in preda al panico, a Durazzo e Thunama sono crollati case e palazzi. Il bilancio per il momento è di nove morti. Due donne sono state trovate morte sotto le macerie di tre palazzine crollate a Thumana, una località a circa 40 chilometri a nord di Tirana. A Durazzo, sono stati trovati in un albergo crollato nella zona della spiaggia quattro corpi. A Kurbin un uomo è morto dopo essersi gettato dal balcone per tentare di mettersi in salvo. I feriti sono almeno 300 feriti e ci sono persone sotto le macerie.

ESERCITO E PROTEZIONE CIVILE AL LAVORO TRA LE MACERIE

Unità dell’esercito e della protezione civile sono al lavoro tra le macerie di un palazzo a Durazzo e di altri tre a Thumana, dove sono stati tratti in salvo per ora due bambini. Il premier albanese Edi Rama ha parlato su Facebook di «momenti drammatici, in cui bisogna mantenere la calma e stare vicini l’uno all’altro per affrontare questo colpo», sottolineando che «tutte le strutture dello Stato sono operative per salvare ogni possibile vita» e che Italia, Grecia, Francia e Turchia si sono mobilitate per fornire assistenza. La scossa è stata avvertita anche nel Centro e Sud Italia, dalla Puglia alla Basilicata (soprattutto a Matera), passando per l’Abruzzo, dove sono state registrate molte chiamate ai Vigili del fuoco, ma non sono stati riportati danni.

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Un altro terremoto in Francia avvertito a Strasburgo

Nuovo sisma di magnitudo 3.3 nell’Est del Paese. L’11 novembre una scossa aveva colpito il Sud. Portando alla decisione di fermare i reattori nucleari che dovevano ripartire venerdì 15.

È stata avvertita una nuova scossa di terremoto nell’Est della Francia, dopo quella dell’11 novembre a Montelimar, nel Sud. Il sisma, di magnitudo 3.3, è stato percepito questa volta a Strasburgo.

UNA CINQUANTINA DI CHIAMATE AI POMPIERI

La scossa, decisamente più lieve di quella del giorno prima che aveva fatto segnare 5,4 sulla scala Richter, è stata segnalata dall’Istituto nazionale di sorveglianza sismica di Strasburgo. Nel capoluogo alsaziano le mura hanno tremato qualche secondo alle 14.38. Secondo le autorità tedesche del land del Bade-Wurtemberg, l’epicentro del sisma è stato localizzato 6 chilometri a Est di Strasburgo e a 2 chilometri dalla città di confine tedesca di Kehl, sulla riva opposta del Reno. I pompieri hanno ricevuto una cinquantina di chiamate e sono intervenuti per una crepa su un edificio a Nord di Strasburgo e per la caduta di mattoni da un caminetto.

REATTORI NUCLEARI SOTTO OSSERVAZIONE

E pensare che nella mattinata del 12 novembre era stato annunciato il riavvio dei tre reattori della centrale nucleare di Cruas, nel Centro-Sud del Paese, fermati per «verifiche approfondite» dopo la prima forte scossa: dovevano ripartire venerdì.

ESAMINATI I SISTEMI DI SICUREZZA

L’annuncio era stato fatto da un portavoce dell’operatore, Edf: «Le squadre sono al lavoro per esaminare tutto l’insieme dei sistemi di sicurezza e per essere sicuri di poter avere fiducia nei nostri impianti prima di riavviarli». Ma poi è arrivato un altro terremoto che potrebbe cambiare le cose.

TRE FERITI LIEVI E UNO GRAVE LUNEDÌ

L’evento di lunedì aveva provocato tre feriti leggeri e uno grave. La scossa è stata avvertita fino a Lione e Grenoble, ma anche a Saint-Etienne e Marsiglia la terra ha tremato. I tre feriti leggeri hanno subito le conseguenze di crisi di panico.

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Il terremoto in Francia fa fermare i reattori nucleari

La scossa più forte dal 2003 spaventa i francesi. E porta Edf a chiudere l’impianto di Cruas -Meysse nell’Ardeche. Gli attivisti anti nucleare denunciano che un impiano si trova sulla faglia sismica.

A pensare agli effetti dei terremoti in Italia, verrebbe da chiedersi cosa succederebbe se li avessimo noi i reattori nucleari francesi. L’11 novembre infatti dopo che una scossa di terremoto molto forte, di magnitudo 5.4 ha ferito quattro persone nel Sud della Francia, di cui una in modo molto grave, tre reattori nucleari della centrale nucleare gestita da Edf a Cruas-Meysse, nell’Ardeche sono stati «momentaneamente fermati»

LO STOP NECESSARIO PER «APPROFONDITI CONTROLLI »

Il blocco è stato deciso per per consentire «approfonditi controlli». E sincerarsi che la scossa non li abbia danneggiati. Secondo l’Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn), il terremoto – il più forte in Francia dal 2003 – non ha provocato «danni apparenti» agli edifici della centrale, e l’impianto ha continuato a funzionare normalmente. Ma l’operatore Edf dovrà stabilire quale sia stato l’impatto sismico sull’insieme delle installazioni.

UN FERITO SOTTO IL CROLLO DI UN’IMPALCATURA

Per il prefetto Hugues Moutouh, «non è stato constatato alcun danno» dal terremoto che il Centro di osservazione sismica di Strasburgo ha localizzato alle 11:52 «26 chilometri a sud-est di Privas». Per il resto i danni sono stati contenuti. Dei 4 feriti, tre hanno subito le conseguenze di una crisi di panico, mentre una ha riportato gravi conseguenze per il crollo di un’impalcatura a Montelimar, la città dove il terremoto è stato avvertito con maggior forza.

LA TERRA HA TREMATO DA GRENOBLE A MONTPELLIER

Ma la terra ha tremato da Lione a Grenoble, da Marsiglia a Montpellier. Testimoni intervistati dalle tv hanno detto di aver udito «un boato fortissimo», a Montelimar sono parecchi quelli che denunciano danni agli edifici, soprattutto crepe. Il sindaco di Teil, paese vicino a Montelimar, Olivier Peverelli, ha detto che due campanili «stanno per cadere» e l’ultimo piano del Comune è inaccessibile a causa della caduta dei soffitti. Ha annunciato di aver aperto tre palestre per ospitare fra le 400 e le 500 persone che, nel timore di crolli, non vogliono trascorrere la notte in casa.

EPICENTRO A POCHE DECINE DI KM DA DUE IMPIANTI NUCLEARI

Secondo il collettivo antinucleare del Vaucluse, dipartimento più a sud dell’Ardeche, l’epicentro è stato localizzato «a meno di 20 chilometri dalla centrale nucleare di Cruas, dove la scossa è stata avvertita nella sala macchine dei reattori, e a 30 chilometri dal sito nucleare del Tricastin». Quest’ultimo impianto, aggiunge il collettivo, «sorge su una faglia sismica attiva ed è il più minaccioso di tutta Europa». Da tempo, gli ecologisti ne chiedono la chiusura. .

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Scossa di terremoto di magnitudo 4.4 in provincia dell’Aquila

L’epicentro a 5 chilometri da Balsorano. Paura anche a Napoli e Roma. Tanta paura, ma nessun danno registrato a persone o cose. L’Ingv: «Zona ad alta pericolosità sismica». Il punto della situazione.

Paura nel Centro Italia, dove una scossa di terremoto di magnitudo 4.4 è stata registrata alle 18.35 di giovedì 7 novembre in provincia dell’Aquila. Il sisma è stato avvertito nel Lazio, fino a Roma e anche a Napoli. L’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha individuato l’epicentro a 5 chilometri a Sud Est di Balsorano, in provincia del capoluogo abruzzese, a una profondità di 14 chilometri. Coinvolti anche i paesi di Pescosolido, Sora e Campoli Appennino.

Subito dopo la scossa la popolazione di Avezzano e in alcune cittadine della Marsica si è riversata in strada. Ma non si sono registrati danni a persone o a cose, secondo quanto riferito dalla Protezione civile.

PRIMA DELLA SCOSSA FORTE 30 PICCOLI TERREMOTI

L’evento era stato annunciato da una serie di scosse di lieve entità nella notte che avevano portato la sindaca di Balsorano, Antonella Buffone, a disporre a scopo precauzionale la chiusura delle scuole, confermata poi per venerdì 8 novembre. Circa 30 piccoli terremoti (tutti inferiori a magnitudo 3) avevano preceduto la scossa più forte. Sono state 15 le repliche nell’ora successiva (la maggiore di magnitudo 2.2).

L’epicentro del terremoto.

UNA ZONA AD ALTA PERICOLOSITÀ SISMICA

Alessandro Amato, sismologo dell’Ingv, ha spiegato che è stata una sequenza sismica diversa da quella dell’Italia centrale ad avere attivato il terremoto. Si tratta «di un altro sistema di faglie. È comunque un’area ad alta pericolosità sismica». In quella stessa zona è infatti avvenuto il terremoto di Avezzano del 1915 e altri due importanti sisma storici si sono registrati nel Frusinate nel 1654 e più a Sud, verso il Molise, nel 1349.

DIPENDENTI DELLA REGIONE ABRUZZO SCESI IN STRADA

Il sismologo ha detto che «nelle ultime ore si era registrata della sismicità nella zona, con alcune piccole scosse e adesso stiamo vedendo piccole repliche». La scossa è stata avvertita distintamente all’Aquila, dove alcuni dipendenti della Regione Abruzzo, in servizio nella sede in via Salaria antica Est, hanno lasciato il palazzo e sono scesi in strada e a Sulmona (L’Aquila).

SEGNALAZIONI ANCHE A ROMA E PERSINO A NAPOLI

Sentita anche in diverse zone di Roma, principalmente nel quadrante Est. Diverse decine le chiamate ai vigili del fuoco di cittadini spaventati. Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha detto ai cronisti: «Ho appena sentito il 118, tanta paura ma nessun danno». Perfino al centro di Napoli – nei piani alti – ci sono state segnalazioni.

TRAFFICO FERROVIARIO IN PARTE SOSPESO

Per quanto riguarda l’impatto sulla viabilità, dalle 18.40 il traffico ferroviario sulle linee Sulmona-Avezzano, Roccasecca-Avezzano e fra Ceprano e Cassino (linea Roma-Cassino) è sospeso, in via precauzionale, per consentire la verifica dello stato dell’infrastruttura da parte dei tecnici di Rfi.

VERIFICHE SU ALTA VELOCITÀ E AUTOSTRADE

Sulla linea Alta velocità Roma-Napoli i treni già in viaggio procedono con limitazione di velocità fino alla verifica dei tecnici. Tecnici di Strada dei parchi spa, concessionaria delle autostrade A24 e A25 fra Abruzzo e Lazio, si sono impegnati in un’ispezione su tutto il tratto interessato.

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