Come potrebbero cambiare i dl sicurezza col nuovo governo

A breve la ministra Lamorgese presenterà in Cdm le modifiche ai pacchetti voluti di Salvini. Sul tavolo ritocchi alle maxi multe per le ong e alle disposizioni in materia di oltraggio a pubblico ufficiale. I dettagli.

È uno dei temi divisivi del governo M5s-Pd. Per il momento è stato accantonato dando priorità alla manovra ed alle altre urgenze. Ma entro la fine dell’anno un nuovo decreto cambierà i dl sicurezza voluti dall’ex ministro Matteo Salvini e diventati legge.

«È già pronto», ha annunciato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, «uno schema di provvedimento, ne devo parlare in Consiglio dei ministri. Posso già dire che nel testo saranno inserite modifiche connesse alle osservazioni pervenute dal presidente della Repubblica». Illustrando le sue linee programmatiche in commissione Affari costituzionali della Camera, Lamorgese non si è sbottonata sui contenuti del provvedimento.

Ma ha fatto sapere di aver messo al lavoro gli uffici legislativi del Viminale, che hanno già prodotto un primo testo di decreto. Naturalmente, prima di essere portato in Consiglio dei ministri, dovrà essere condiviso dagli alleati di governo e dal premier Giuseppe Conte. E qui la ministra dovrà fare ricorso alle capacità di mediazione sviluppate nella sua carriera da prefetto per trovare una formulazione che stia bene al Pd, che chiede un segnale netto di discontinuità rispetto al precedente Governo ed ai Cinquestelle e Conte, che invece sono per mantenere comunque una linea di rigore sull’immigrazione.

LE MODIFICHE AL PRIMO DL

La stella polare della ministra nell’opera di revisione dei due dl è rappresentata dalle osservazioni vergate da Mattarella al momento di firmare i provvedimenti. Quello è il perimetro entro cui si muoverà il nuovo testo. Col primo decreto Salvini ha sostanzialmente cancellato la protezione umanitaria ed il capo dello Stato ha tenuto a sottolineare che, in materia, «restano fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato e, in particolare, quanto direttamente disposto dall’articolo 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia». Proprio la formula «restano fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato», a quanto si apprende, sarà inserita nel nuovo decreto. Ad indicare una gerarchia delle leggi cui anche questa norma deve sottostare.

INTERNVENTI SULLE MAXI MULTE ALLE ONG

Più articolate e circostanziate le critiche di Mattarella al secondo dl sicurezza, quello che conteneva la stretta contro le navi ong che fanno soccorso nel Mediterraneo. La revisione messa a punto dai tecnici del Viminale interviene così in particolare sulla maxi-multa da un milione di euro alla nave che viola il divieto di ingresso nelle acque italiane e sulla confisca della stessa, non subordinata alla reiterazione della condotta. Nella nuova formulazione la sanzione torna quella compresa tra 10mila e 50mila euro prima dell’emendamento che ne ha innalzato l’importo e la confisca può scattare solo se la violazione viene reiterata. In ossequio al principio della necessaria proporzionalità tra sanzioni e comportamenti. Per l’applicazione delle multe, inoltre, si farà distinzione tra le diverse tipologie di natanti.

IL CASO DELLA RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE

L’altra modifica riguarda l’articolo che ha tolto la causa di non punibilità per la «particolare tenuità del fatto» alle ipotesi di resistenza, oltraggio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale. Col nuovo testo sarà ripristinata la discrezionalità del magistrato in merito alla valutazione se il fatto è tenue o meno. Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri il decreto sarà all’esame del parlamento per l’ok definitivo entro due mesi. La Lega ha già annunciato battaglia: «Lamorgese non si preoccupa di trovare i fondi per le Forze dell’Ordine ma annuncia di modificare i Decreti Salvini che così diventeranno Decreti insicurezza, filo-ong e contro le donne e gli uomini in divisa. Siamo pronti alle barricate, in Aula e nelle piazze», hanno fanno sapere Stefano Candiani e Nicola Molteni.

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Il punto sulla sicurezza a bordo dei treni e nelle stazioni ferroviarie

Ogni giorno su rotaia si spostano più di 5 milioni di passeggeri. Sotto lo sguardo di 4.400 agenti PolFer. Per i sindacati ancora troppo pochi. Il punto.

Una donna in fin di vita, colpita con 15 coltellate, un viaggiatore ferito in modo più lieve e i passeggeri che alla fine riescono a bloccare l’aggressore arrestato a Bologna. Quanto avvenuto il 7 novembre a bordo del Frecciarossa Torino-Roma riporta all’attenzione il tema della sicurezza sui treni, un contesto operativo e di viaggio certamente particolare per gli spazi ridotti e il grande numero di persone a bordo. 

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Che i treni possano essere obiettivi sensibili, lo dice anche la cronaca. Senza andare lontano, e solo per citarne alcuni, il 21 agosto 2015 veniva divulgata la notizia del tentativo di attentato a bordo del convoglio Thalys, in viaggio da Amsterdam a Parigi: un foreign fighter marocchino, di ritorno dalla Siria e armato di pistole e fucile da assalto, tentò di compiere una strage ma venne fermato da un gruppo di soldati americani liberi dal servizio e da alcuni passeggeri. Mentre – restando nel nostro Paese – nel 2001 un anarchico torinese lanciò una molotov a bordo dell’Eurostar Roma-Milano, poco fuori la stazione di Modena: per miracolo non ci furono morti. Ci sono poi le manomissioni agli impianti di navigazione dei treni (l’ultimo è avvenuto questa estate, sullo snodo di Rovezzano, nel Ffiorentino) o eventi di “ordinaria” delinquenza come le aggressioni nei confronti del personale delle Ferrovie e dei passeggeri. 

donna accoltellata frecciarossa
La stazione di Bologna dopo l’accoltellamento sul Frecciarossa del 7 novembre.

A VIGILARE SU TRENI E STAZIONI 4.400 AGENTI POLFER

Nel nostro Paese ogni giorno viaggiano 9 mila treni passeggeri e 800 convogli merci, su oltre 16.700 chilometri di linea, per più di 5 milioni di passeggeri. A vigilare su treni, passeggeri e stazioni, a oggi ci sono 4.400 agenti della Polizia Ferroviaria (PolFer). Non abbastanza. All’appello, secondo i sindacati, mancano infatti circa 800 agenti

SAP: «AGIAMO IN UN CONTESTO DI ISOLAMENTO»

«Il treno è un ambiente operativo certamente complesso», spiega a Lettera43.it Stefano Paolone, segretario generale del sindacato autonomo di Polizia (Sap), «perché qualsiasi cosa accada, la pattuglia a bordo non può ricevere rinforzi nella tratta di viaggio tra due stazioni ed è costretta a operare con le sole risorse a bordo, in un contesto di isolamento fino alla stazione successiva». Sul treno, aggiunge Paolone, «non è possibile utilizzare neanche lo spray al peperoncino, come PolFer chiediamo che ci venga fornito quello in gel, utilizzabile in ambienti chiusi». A breve, dice il sindacalista, in dotazione dovrebbero arrivare anche 1800 teaser, «una soluzione ottimale in un contesto come quello del treno considerando che, secondo le statistiche, su 15 interventi in cui viene estratto il teaser, 14 volte vi è desistenza da parte di chi delinque alla sola vista dello strumento». Ma all’appello secondo il Sap mancano anche i giubbetti sottocamicia di protezione, più facilmente indossabili in un contesto operativo come quello ferroviario, rispetto al più pesante giubbotto antiproiettile, e dotazioni come i guanti antitaglio.

Controlli in stazione.

I PRIMI RINFORZI IN ARRIVO A DICEMBRE

A dicembre, intanto, dovrebbero arrivare ulteriori rinforzi, ma si tratta di un incremento parziale. «A dicembre di quest’anno» conferma Paolone, «saranno assegnati a livello nazionale 35 uomini alla PolFer. La città che riceverà più agenti sarà Milano perché ha avuto l’inaugurazione della stazione di Milano Rogoredo. Un ulteriore incremento avverrà poi nell’aprile 2020, con 80 uomini: di questi, 10 andranno a Roma». All’appello a quel punto ne mancheranno però ancora quasi 700 per coprire in modo adeguato treni e posti di vigilanza.

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SILP: «ANCHE LA POLFER SOFFRE LA CARENZA DI ORGANICO»

Vero è che l’episodio del Frecciarossa, spiega Daniele Tassone, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil, poteva accadere in qualsiasi contesto: in una discoteca o un supermercato. «Non ha senso dal nostro punto di vista dire che quel treno avesse una particolare criticità», dice a Lettera43.it. «Alcuni treni più di altri sono presidiati dalle scorte della polizia ferroviaria: la scelta è legata a variabili come il numero di viaggiatori presenti, gli orari, le denunce di reati segnalati in quella tratta. I numeri, aggiunge Tassone, «dicono che a oggi non ci può essere una pattuglia a bordo di ogni treno o un presidio PolFer in ognuna delle 2.700 stazioni ferroviarie italiane». Questo perché la polizia ferroviaria «soffre delle carenze di organico di tutta la polizia e delle forze dell’ordine». Come ha denunciato recentemente e più volte anche il prefetto Franco Gabrielli, la polizia ha oggi poco meno di 99 mila uomini rispetto ai 117 mila previsti e ai 106 mila che poi la legge Madia ha certificato. «Nello specifico», conclude il rappresentante Silp, «occorre implementare gli uffici della PolFer nelle stazioni e nelle tratte ove il numero di viaggiatori è maggiore, tenendo conto che si tratta di una situazione in mutamento perché una tratta ferroviaria oggi frequentata domani può diventare secondaria e viceversa».

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Assegnata la scorta a Liliana Segre

Dopo i continui messaggi d’odio sui social, le autorità hanno deciso di garantire la protezione alla senatrice a vita. Salvini: «Anch’io ricevo minacce ogni giorno».

I carabinieri del Comando provinciale di Milano garantiranno la scorta alla senatrice a vita Liliana Segre, deportata nel gennaio del 1944 dal binario 21 della stazione Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, e sopravvissuta all’Olocausto. Lo fa sapere il Corriere della Sera. La misura di protezione, da tempo sotto esame, è stata disposta nel pomeriggio di mercoledì, durante il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico presieduto dal prefetto Renato Saccone e con al tavolo i vertici cittadini delle forze dell’ordine.

SALVINI: «ANCH’IO RICEVO MINACCE OGNI GIORNO»

«Le minacce contro Segre, contro Salvini, contro chiunque sono gravissime», ha detto il leader della Lega Matteo Salvini lasciando una manifestazione di Coldiretti in corso in piazza Montecitorio. «Anche io ne ricevo quotidianamente», ha aggiunto.

LA COMUNITÀ EBRAICA: «L’ANTISEMITISMO C’È»

«Il fatto che una senatrice sopravvissuta ad Auschwitz abbia bisogno della scorta indica che il Paese ha fallito e che l’antisemitismo c’è. Dopo l’attentato nell’82 a Roma le comunità ebraiche hanno iniziato ad essere sorvegliate, esigenza che non è mai venuta meno. Il rabbino Toaff era scortato, il rabbino Di Segni è scortato, come le presidenti di Roma, Dureghello, dell’Ucei, Di Segni. I nostri bambini entrano nelle nostre scuole scortati», ha dichiarato il vicepresidente della comunità di Roma Ruben Della Rocca.

SOLIDARIETÀ DAL PD

«A Liliana Segre, una delle ultime sopravvissute italiane alle camere a gas di Auschwitz-Birkenau, oggi lo Stato assegna una scorta perché la deve difendere da nuove minacce. È un terribile segnale, è un mondo che corre all’indietro. Difendere oggi chi ha attraversato l’inferno ieri è un dovere ma è anche una sconfitta»: così in una nota il deputato Pd Emanuele Fiano. Per la sottosegretaria ai rapporti con il parlamento Simona Malpezzi, «la decisione di mettere sotto tutela la senatrice Segre, per le continue minacce che riceve, rende l’idea del pericolo che corrono tutte le persone civili e democratiche nel nostro Paese. C’è un clima sociale e politico pesante in Italia che viene spesso sottovalutato, da oggi non deve essere più possibile tollerare qualsiasi manifestazione o cedimento verso posizioni razziste e fasciste. È un impegno che tutti i gruppi parlamentari devono assumere con chiarezza. Lo dobbiamo a Lilliana Segre, lo dobbiamo alla democrazia che va difesa senza alcuna ambiguità».

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