Cappato assolto per aver accompagnato a morire dj Fabo

L’esponente radicale: «Ho agito per la libertà di scelta». Per la procura c’è l’esigenza di una legge. Ma il parlamento è fermo dal 2013.

Ora il parlamento deve agire: «L’esigenza di una legge sussiste». Così ha dichiarato la procura di Milano nel pronunciare la richiesta di assoluzione per Marco Cappato, imputato per aiuto al suicidio nel caso di dj Fabo. Richiesta accolta dalla corte d’Assise di Milano che ha assolto l’esponente radicale con formula piena «perché il fatto non sussiste».

«HO AGITO PER LA LIBERTÀ
DI SCELTA»

L’esponente dei radicali era imputato per aiuto al suicidio per la vicenda di dj Fabo, accompagnato a morire in Svizzera nel febbraio 2017. Nel chiedere l’assoluzione, l’accusa aveva ricordato la recente sentenza della Corte costituzionale, spiegando che nella vicenda ricorrono tutti e 4 i requisiti indicati dalla Consulta, che ha tracciato la via sulla non punibilità dell’aiuto al suicidio. «Ho agito per libertà di scelta e per il diritto di autodeterminazione individuale», ha detto Cappato, che durante il processo ha ricevuto la notizia della morte della madre, malata da tempo.

IL PARLAMENTO FERMO DAL 2013

«L’assoluzione di oggi di Marco Cappato dà libertà alla libertà», ha commentato Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni, commentando la sentenza di oggi aggiungendo che «la strada che abbiamo intrapreso era giusta fin dall’inizio» e sottolineando che «la politica è ferma su questi temi» in quanto su fine vita ed eutanasia il Parlamento dal 2013 non fa alcuna legge». L’avvocato Massimo Rossi ha precisato che “c’è stato un passo in più verso la civiltà, non soltanto giuridica»

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