Revoca concessione Autostrade, Zingaretti: «Si decida sulla base del merito»

Il segretario del Pd torna sul tema caro al M5s. Toti attacca il governo: «Il Mit è assente da tanto tempo: nessuno controlla».

Il governo è ancora diviso sulla revoca della concessione ad autostrade. Se il Movimento 5 stelle è compatto sul “sì” ed Italia viva sul “no”, il Pd non ha ancora preso una posizione netta. Il segretario Nicola Zingaretti, dall’Abbazia di San Pastore nel Reatino, dove si svolge una due giorni dem con ministri e parlamentari in vista della verifica di governo, ha dichiarato: «il governo, Conte e i ministri approfondiscano questo argomento e poi si decida sulla base del merito. In uno Stato di diritto si fa così».

TOTI ATTACCA IL GOVERNO: «AUTOSTRADE? IL MIT È ASSENTE DA TANTO TEMPO»

Intanto, sempre sullo stesso argomento, il presidente della regione Liguria Giovanni Toti ha detto la sua: «Vedo che continua un dibattito sul ritiro della concessione a Aspi sì, ritiro della concessione, ad Aspi ritiro no. Mi permetto di sottolineare che a Bergamo è caduto un altro calcinaccio da una galleria e non mi pare fosse in concessione, era gestita da Anas. Se si tolgono le concessioni, vorrei capire: chi gestisce le autostrade? Mi sembra – ha aggiunto Toti – che il governo annaspi senza dare delle risposte. Se ci sono le condizioni, si ritirino le concessioni, ma ieri è crollato qualcosa anche in una galleria di Anas e alcune persone sono morte lungo la strada statale per Lecco perché è crollato un ponte di Anas. Il presidente della Liguria ha anche attaccato il governo, in particolare il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: «Finora le concessionarie autostradali si sono auto-controllate per un lunghissimo periodo di tempo ma nessuno al Mit ha controllato. Già a ottobre – ha continuato Toti – avevo chiesto alla Direzione generale delle concessioni del Mit di avere notizie sulla situazione della gallerie in Liguria e francamente nessuno mi ha risposto. In Liguria dei controlli se ne sta facendo carico la Procura, che però non è un organismo ispettivo del Governo. Il Ministero è assente da tanto tempo».

BUFFAGNI ATTACCA AUTOSTRADE: «NON SI PUÒ FARE CASSA SULLA SICUREZZA DEI CITTADINI»

Anche il governo è intervenuto sull’ipotesi di revoca della concessione ad autostrade. «Queste persone – ha detto il vice ministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni – hanno gestito talmente male l’azienda che un ponte è caduto. Le responsabilità verranno accettate dalla magistratura ai fini penali, ma ai fini manageriali e gestionali credo che il problema sia conclamato. Un governo serio come il nostro, indipendentemente dal partner con cui stiamo al governo, deve garantire che i cittadini possano viaggiare sicuri perché paghiamo una marea di soldi di autostrade che, secondo noi sono sovradimensionati. A me interessa che questa azienda che ha una concessione pubblica, o chiunque la avrà, garantisca la sicurezza. Non si può fare cassa sulla sicurezza dei cittadini».

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Ipotesi maxi multa per Autostrade, M5s in rivolta

La ministra De Micheli chiede un abbassamento dei pedaggi. Oltre a un maxi risarcimento. E poi dice: «Va rivista la cultura del rapporto tra il privato e il pubblico».

In quella che ormai sembra un lungo negoziato fatto di alzate di posta e minacce e poi passi indietro, si fa avanti l’ipotesi che Autostrade per l’Italia possa pagare una maxi multa per evocare la revoca delle concessioni. Ma fonti del Movimento Cinque Stelle rifiutano l’ipotesi. «Maxi multa? Non scherziamo. Lo Stato non accetta carità, solo giustizia per le vittime. Per chi ha causato il crollo del ponte Morandi non ci saranno sconti. Ci sono le famiglie di 43 vittime che ancora attendono giustizia. La revoca della concessione ad Autostrade va inoltre nella direzione di un successivo abbassamento dei pedaggi. Bisogna cambiare il sistema degli affidamenti»

«DA ASPI PROPOSTA INSUFFICIENTE»

In un’intervista a Repubblica la ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha spiegato che per evitare la rottura della concessione, «Aspi ha fatto diverse proposte anche al precedente governo. Le abbiamo ritenute insufficienti per le ricadute a vantaggio dei cittadini. I 700 milioni per la riduzione dei pedaggi? Ci saremmo aspettati una riduzione significativa delle tariffe ai caselli, senza modificare il piano di maggiori investimenti per la rete e per la manutenzione. La proposta è insufficiente». «Autostrade comprende i 600 milioni della ricostruzione del Ponte Morandi nel risarcimento che offre allo Stato? Sono soldi già previsti per legge. Se la discussione comincia così non è solo insufficiente, è anche irricevibile», dice De Micheli, che sottolinea come l’adozione dell’eventuale revoca poggi «su due basi: giuridica ed economica. Vanno valutate entrambe. Le decisioni del caso verranno condivise con il premier e con i ministri».

«DA RIVEDERE IL RAPPORTO TRA PUBBLICO E PRIVATO»

Quanto ai tempi, «non mi sbilancio, ma la verifica è praticamente conclusa». Dalle carte, aggiunge, «sono emerse carenze nella manutenzione e nei controlli che non sono stati fatti a regola d’ arte, come si dice in cantiere. E non riguardano solo il Morandi». Per la ministra, «al di là di Aspi, va rivista la cultura del rapporto tra il privato e il pubblico. Il pubblico ha un interesse prevalente e se non ha la forza di farlo valere si crea uno squilibrio che è un danno anche per il privato perché si abbassa la qualità. La tragedia di Genova purtroppo è una lezione», dice. «Anche lo Stato non può limitarsi a puntare il dito, deve farsi carico di una maggiore capacità di controllo». Nell’intervista, De Micheli rassicura sulla tenuta del governo dopo le elezioni in Emilia Romagna,«anche perché vinciamo». Sul ruolo di Conte come riferimento dei progressisti, «lo è. Nel senso che ha compreso che ogni scelta concreta va avvicinata alla gente. È quello che fa anche Zingaretti».

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Genova, crollano calcinacci dal soffitto di una galleria: chiuso un tratto della A26

Parte del soffitto della galleria Bertè tra fra Ovada e Masone in direzione Genova è crollato, senza però colpire le auto in transito. Chiuso il tratto fino al bivio A26/A10.

Non c’è pace per le autostrade in Liguria. Dopo le code chilometriche in A10, fino a 25 km, che si si sono registrate nei giorni scorsi nel tratto tra Genova e Savona, per la presenza di numerosi cantieri, il 30 dicembre è crollata parte della volta della galleria Bertè in A26, la Genova – Gravellona Toce. Lastre di cemento sono cadute sulla corsia centrale delle tre su ci si viaggia in quel tratto. Solo per un caso nessun mezzo è stato investito.

Il tratto da Masone fino al bivio A26-A10 è stato chiuso con uscita obbligatoria a Masone. La A26 ha aveva fatto parlare di sè nelle settimane scorse quando, per intervento della procura di Genova, era stata chiusa per verificare la staticità di due viadotti del tratto genovese, il Fado e il Pecetti. Seguirono polemiche perché l’intervento isolava la Liguria da Milano e il nord-ovest, poi le verifiche hanno scongiurato particolari pericoli permettendo di realizzare gli interventi di manutenzione con limitazioni alla circolazione, ma l’autostrada era stata riaperta.

IL MIT CONVOCA AUTOSTRADE

Il ministero ha convocato d’urgenza Autostrade per l’Italia per le 10 di martedì 31. Il crollo della volta della galleria è l’ennesimo episodio di un periodo buio per le autostrade liguri dove sono numeri i cantieri e percorrerle diventa spesso una odissea, soprattutto per chi è diretto nel ponente della regione. Così, anche per mitigare i disagi a chi viaggia, Autostrade si è detta pronta a tagliare i pedaggi in Liguria per circa 10 milioni. I cantieri sono allestiti per la messa in sicurezza di ponti e viadotti, per contenere frane e per verificare la stabilità dei pannelli fonoassorbenti dopo che la procura di Genova aveva segnalato irregolarità nelle forniture.

POSSIBILI INTERVENTI ANCHE IN ABRUZZO, MARCHE E CAMPANIA

La disponibilità alla riduzione dei pedaggi è emersa nel corso della riunione che si è svolta al Mit, su impulso del ministro Paola De Micheli, sulle emergenze che oltre alla Liguria coinvolgono Marche, Abruzzo e Campania. Il Mit ha chiesto che, in circostanze di analogo disagio su tutte le altre tratte gestite, il concessionario adotti uguali misure di agevolazione tariffaria. In merito alla situazione ligure sono state verificate le soluzioni tecniche per limitare i disagi e accelerare la cantierizzazione per le barriere antirumore e antivento, oltre agli interventi per la sicurezza. Per quanto riguarda la Liguria il Mit «ha disposto l’attivazione di una cabina di coordinamento tra i concessionari e gli esperti del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per stabilire la priorità dei cantieri e ridurre al massimo i disagi».

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Genova, crollano calcinacci dal soffitto di una galleria: chiuso un tratto della A26

Parte del soffitto della galleria Bertè tra fra Ovada e Masone in direzione Genova è crollato, senza però colpire le auto in transito. Chiuso il tratto fino al bivio A26/A10.

Non c’è pace per le autostrade in Liguria. Dopo le code chilometriche in A10, fino a 25 km, che si si sono registrate nei giorni scorsi nel tratto tra Genova e Savona, per la presenza di numerosi cantieri, il 30 dicembre è crollata parte della volta della galleria Bertè in A26, la Genova – Gravellona Toce. Lastre di cemento sono cadute sulla corsia centrale delle tre su ci si viaggia in quel tratto. Solo per un caso nessun mezzo è stato investito.

Il tratto da Masone fino al bivio A26-A10 è stato chiuso con uscita obbligatoria a Masone. La A26 ha aveva fatto parlare di sè nelle settimane scorse quando, per intervento della procura di Genova, era stata chiusa per verificare la staticità di due viadotti del tratto genovese, il Fado e il Pecetti. Seguirono polemiche perché l’intervento isolava la Liguria da Milano e il nord-ovest, poi le verifiche hanno scongiurato particolari pericoli permettendo di realizzare gli interventi di manutenzione con limitazioni alla circolazione, ma l’autostrada era stata riaperta.

IL MIT CONVOCA AUTOSTRADE

Il ministero ha convocato d’urgenza Autostrade per l’Italia per le 10 di martedì 31. Il crollo della volta della galleria è l’ennesimo episodio di un periodo buio per le autostrade liguri dove sono numeri i cantieri e percorrerle diventa spesso una odissea, soprattutto per chi è diretto nel ponente della regione. Così, anche per mitigare i disagi a chi viaggia, Autostrade si è detta pronta a tagliare i pedaggi in Liguria per circa 10 milioni. I cantieri sono allestiti per la messa in sicurezza di ponti e viadotti, per contenere frane e per verificare la stabilità dei pannelli fonoassorbenti dopo che la procura di Genova aveva segnalato irregolarità nelle forniture.

POSSIBILI INTERVENTI ANCHE IN ABRUZZO, MARCHE E CAMPANIA

La disponibilità alla riduzione dei pedaggi è emersa nel corso della riunione che si è svolta al Mit, su impulso del ministro Paola De Micheli, sulle emergenze che oltre alla Liguria coinvolgono Marche, Abruzzo e Campania. Il Mit ha chiesto che, in circostanze di analogo disagio su tutte le altre tratte gestite, il concessionario adotti uguali misure di agevolazione tariffaria. In merito alla situazione ligure sono state verificate le soluzioni tecniche per limitare i disagi e accelerare la cantierizzazione per le barriere antirumore e antivento, oltre agli interventi per la sicurezza. Per quanto riguarda la Liguria il Mit «ha disposto l’attivazione di una cabina di coordinamento tra i concessionari e gli esperti del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per stabilire la priorità dei cantieri e ridurre al massimo i disagi».

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Il Milleproroghe rimanda l’assicurazione Rc familiare

Nell’ultima bozza del testo viene confermato anche il ruolo di Anas nella gestione di strade e autostrade.

L’ultima bozza del Milleproroghe prevede alcune modifiche rispetto a quanto anticipato prima di Natale. Slittano infatti l’entrata in vigore della Rc familiare e il pagamento dei canoni per le spiagge.

RC FAMILIARE DAL 16 FEBBRAIO 2020

Come spiega l’Ansa l’entrata in vigore della norma prevede che, al rinnovo delle polizze, l’assicurato possa beneficiare della fascia assicurativa più bassa fra i veicoli di proprietà del suo nucleo familiare, è posticipata al 16 febbraio.

I PAGAMENTI DEI CANONI PER LE SPIAGGE È SOSPESO FINO AL 30 GIUGNO 2020

La bozza prevede poi che sia «sospeso dal primo gennaio 2020 al 30 giugno 2020 il pagamento dei canoni» per gli stabilimenti balneari e le «strutture dedicate alla nautica da diporto».

RIMANE IL RUOLO DI ANAS NELLA GESTIONE DI STRADE E AUTOSTRADE

Conferme invece sul fronte Autostrade: «In caso di revoca, di decadenza o di risoluzione di concessioni di strade o di autostrade, in attesa del nuovo affidamento, può assumerne la gestione l’Anas», si legge nel testo. Se lo stop alla concessione deriva da suo inadempimento, al concessionario spetta ‘solo’ il «valore delle opere realizzate, al netto degli ammortamenti» e questo anche nel caso in cui vi siano norme precedenti che stabilivano altro, perché sono «da intendersi come nulle». Una norma che è una mina vagante per i concessionari come Benetton e il gruppo Gavio che sono tutti in agitazione. Il 21 dicembre l’associazione dei concessionari autostradali Aiscat aveva infatti espresso «sconcerto e incredulità» per l’articolo che «sembra inficiato da forti dubbi di incostituzionalità», e «genera una gravissima lesione dello Stato di diritto, in quanto modifica per legge e in modo unilaterale i contratti in essere tra lo Stato e i concessionari autostradali». Insomma il provvedimento «rischia di provocare conseguenze estremamente gravi nei confronti di diverse società concessionarie, in particolare di quelle quotate in Borsa».

LEGGI ANCHE: Via libera al Milleproroghe con una mina per i concessionari autostradali

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Di Maio insiste: «Nel 2020 stop ad Autostrade, concessioni affidate a Anas»

Il leader del M5s nega che il costo dell’operazione possa essere di 23 miliardi: «Un’enorme sciocchezza»

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è tornato a dare battaglia sul nodo delle concessioni autostradali ad Autostrade per l’Italia. «Nel 2020, una delle prime cose da inserire nella nuova agenda di governo dovrà essere la revoca delle concessioni ad Autostrade, con l’affidamento ad Anas e il conseguente abbassamento dei pedaggi autostradali. Le famiglie delle vittime del Ponte Morandi aspettano una risposta. E noi gliela daremo.
Non solo a loro, ma a tutto il Paese», ha scritto su Facebook il leader
del M5S Di Maio. Il ministro ha anche definito una «enorme sciocchezza» il fatto che la revoca costi 23 miliardi allo Stato.

Il messaggio postato da Luigi Di Maio il 27 dicembre ANSA / Facebook

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Di Maio insiste: «Nel 2020 stop ad Autostrade, concessioni affidate a Anas»

Il leader del M5s nega che il costo dell’operazione possa essere di 23 miliardi: «Un’enorme sciocchezza»

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è tornato a dare battaglia sul nodo delle concessioni autostradali ad Autostrade per l’Italia. «Nel 2020, una delle prime cose da inserire nella nuova agenda di governo dovrà essere la revoca delle concessioni ad Autostrade, con l’affidamento ad Anas e il conseguente abbassamento dei pedaggi autostradali. Le famiglie delle vittime del Ponte Morandi aspettano una risposta. E noi gliela daremo.
Non solo a loro, ma a tutto il Paese», ha scritto su Facebook il leader
del M5S Di Maio. Il ministro ha anche definito una «enorme sciocchezza» il fatto che la revoca costi 23 miliardi allo Stato.

Il messaggio postato da Luigi Di Maio il 27 dicembre ANSA / Facebook

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A gennaio la resa dei conti sulle concessioni ad Autostrade

La ministra De Micheli (Pd): «All’inizio del 2020 decideremo su Aspi». Di Maio spinge: «Non c’è altra soluzione alla revoca». Renzi frena.

«Nessun esproprio proletario. Nessuna nazionalizzazione o vendetta. Vogliamo solo che le regole siano uguali per tutti. È così sbagliato in una democrazia liberale?», è quanto dice, in un’intervista in apertura del Corriere della Sera, la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli a proposito delle nuove norme sulle concessioni autostradali inserite nel Milleproroghe. «C’è un intervento su due concessioni», ricorda, «la RagusaCatania e la Tirrenica. Passeranno ad Anas e saranno completate, come giusto in un Paese normale. Poi vengono modificate le modalità di indennizzo in caso di revoca per tutti i concessionari che non si trovano ancora in questa condizione. È una previsione di legge generale. Come si fa in uno stato liberale, parifichiamo le condizione di tutti i concessionari davanti alla legge». E ad Aspi che sostiene che è già così, De Micheli risponde: «Non mi pare. Ci sono tre o quattro concessioni con condizioni più vantaggiose. Tra queste anche Aspi».

«LA REVOCA È UNA PROCEDURA SEPARATA»

Con le regole in vigore, ad Aspi spetterebbero 23,25 miliardi, osserva il Corriere introducendo la domanda su quanti soldi sarebbero con quelle nuove: «No, molto meno», replica De Micheli, «ma con la nuova regola ai concessionari eventualmente revocati spetterà la cifra iscritta a bilancio degli investimenti non ammortizzati, oltre a quanto previsto dal codice degli appalti. Per procedere alla revoca ci deve essere un inadempimento grave. Una cosa che va dimostrata e condivisa». Il decreto è un passo verso la revoca ad Aspi? «La revoca è una procedura separata». chiarisce la ministra, «sulla quale stiamo ancora acquisendo dati. Una volta che avremo terminato l’analisi, tutto il governo approfondirà il se, il come e il quando», e «a gennaio saremo in grado di prendere una decisione, ma fino a quando non avremo esaminato tutti gli aspetti non mi sbilancio».

DI MAIO: «NESSUNA ALTERNATIVA ALLA REVOCA»

«Come può finire? Abbiamo 43 vittime, delle famiglie che ancora piangono, indagini e perizie che ci dicono che Autostrade non ha provveduto adeguatamente alla manutenzione del Ponte Morandi nonostante fosse a conoscenza dei rischi. È gravissimo, non c’ è altra soluzione alla revoca della concessione, mi sembra evidente», afferma invece in una intervista alla Stampa, il leader del M5s e titolare della Farnesina, Luigi Di Maio. Alla domanda se il Pd in questa battaglia sia con i 5Stelle, risponde: «Su questo il governo è compatto e se qualcuno la pensa diversamente aspetto di ascoltare le loro motivazioni, sono curioso. Qui il punto è che non bisogna aver paura di combattere un colosso, lo Stato va protetto e la regola chi sbaglia paga deve valere per tutti».

RENZI FRENA

Frena il leader di Italia viva Matteo Renzi: «Ultimo messaggio politico prima degli auguri su autostrade. Punire i responsabili del crollo del ponte è doveroso! Fare leggi improvvisate che fanno fuggire gli investitori internazionali è invece un autogol: niente è più pericoloso del populismo normativo. Ne parleremo a gennaio».

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Lo scontro tra Autostrade e governo sulle concessioni

Durissima lettera di Aspi al governo contro la misura contenuta nel Milleproroghe. Si minaccia la risoluzione del contratto e la richiesta di 23 miliardi di danni allo Stato.

Scontro durissimo tra Autostrade e il governo, col Consiglio d’amministrazione di Aspi che ha lanciato il contrattacco sulla norma inserita nel decreto Milleproroghe che stabilisce, in casi eccezionali, il trasferimento immediato del controllo delle strade e della rete all’Anas. Uno strumento destinato a sbloccare i cantieri fermi, ma che potrebbe avere un effetto diretto sulla revoca della concessione chiesta a più riprese dal Movimento 5 stelle dopo il crollo del Ponte Morandi.

LA LETTERA DI AUTOSTRADE A MINISTERI E PALAZZO CHIGI

Con una lettera spedita a Palazzo Chigi, al ministero dei Trasporti e al ministero dell’Economia è la stessa società di Atlantia a minacciare a sua vota la revoca delle concessioni, con tutte le conseguenze del caso. A cominciare dal risarcimento del 100% del valore della concessione (23 miliardi di euro) in ragione dei  «molteplici diritti e principi sanciti dalla Costituzione e dal diritto comunitario, incluso il rispetto del principio di affidamento e a tutela del patrimonio della società e di tutti gli stakeholders». La risposta del ministro Paola De Micheli è stata altrettanto perentoria: minaccia intollerabile, non in linea con il ruolo di un concessionario di un bene dello Stato.

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Inchiesta della Corte dei conti sulle autostrade, Atlantia crolla in Borsa

I magistrati contabili in sostegno al governo: clausole troppo favorevoli ai concessionari. Grosse perdite per il titolo della società dei Benetton dopo le modifiche alla legge sugli indennizzi delle concessioni.

Mai era stata realizzata una inchiesta così approfondita sulle autostrade e i loro concessionari. E mai aveva mosso accuse così argomentate al sistema di gestione della rete italiana. Sono 200 le pagine con cui la Corte dei conti spiega quanto il regime attuale abbia favorito i concessionari e non l’interesse dei cittadini: erano attese da mesi dal governo già ai ferri corti con Autostrade per l’Italia dopo il crollo del ponte Morandi. E sono arrivate sul tavolo dell’esecutivo venerdì. Per questo forte della sponda dei magistrati contabili il governo ha emesso il decreto su Aspi.

LEGGI ANCHE: Via libera al Milleproroghe con una mina ai concessionari autostradali

Nella relazione della Corte dei Conti sulle “Concessioni autostradali” si afferma, «l’esigenza di procedere alla rapida introduzione di un sistema tariffario tale da consentire un rendimento sul capitale investito, compatibile con quello di mercato per investimenti di rischio comparabile e di procedere all’accelerazione delle procedure per la messa a gara delle convenzioni scadute». La Corte rileva la necessità di una maggiore effettività dei controlli, anche sulle infrastrutture, accompagnata da una continua verifica sugli investimenti.

ATLANTIA TRASCINA AL RIBASSO PIAZZA AFFARI

Intanto dopo la nuova norma sulle concessioni autostradali nel decreto Milleproroghe, è scivolone in borsa per Atlantia – società dei Benetton che controlla Autostrade per l’Italia – che arriva a sfiorare il -4% per lo scontro col governo. E resta altissima la tensione nella maggioranza sulle autostrade. Per il Movimento Cinque Stelle non ci sono dubbi: è stata aperta la porta alla revoca delle concessioni. Ma il Pd non la pensa così. E Italia Viva, chiede che il tema venga affrontato in Parlamento. Intanto Aspi fa sapere che se confermata norma sulle concessioni, valuterà azioni a propria tutela.

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Il tentativo, inutile, di fermare Luciano Benetton

Fino all’ultimo alcuni dei suoi manager hanno cercato di fargli cambiare idea. Ma non c’è stato niente da fare. E alla fine la lettera ai giornali in cui il patron del gruppo ha scaricato i vertici di Autostrade si è rivelata un enorme boomerang.

Fino all’ultimo alcuni dei suoi manager hanno cercato di fargli cambiare idea. «Aspettiamo, facciamolo più avanti», era l’argomento usato nel tentativo di dissuadere Luciano Benetton dal mandare ai giornali la lettera pubblicata domenica primo dicembre in cui, prendendo le distanze dal management di Autostrade, denunciava una campagna di odio nei confronti della sua famiglia dopo i fatti del Ponte Morandi.

OLIVIERO TOSCANI, ASCOLTATISSIMO CONSIGLIERE

Ma è stato inutile. Il leader del gruppo non ha voluto sentire ragione. O meglio, ha dato ragione a quanti lo avevano incitato a prendere carta e penna. In primis Oliviero Toscani, l’artefice negli Anni 80 di famose e innovative campagne pubblicitarie che da quando Luciano ha ripreso le redini della United Colors è riapparso al suo fianco e gli fa da ascoltatissimo consigliere; la compagna Laura Pollini, e il figlio Alessandro.

UNA LETTERA TRASFORMATA IN BOOMERANG

Ma appena diffusa e ripresa dai giornali, quella lettera si è rivelata un boomerang come pochi. E il tentativo di scaricare su Castellucci, Cerchiai e gli altri top manager la totale responsabilità di quanto accaduto con la tragedia di Genova, con le pesanti negligenze di Autostrade che stanno emergendo dalle indagini della magistratura, salvaguardando l’azionista, ha avuto l’effetto contrario. In molti domenica nell’aprire i quotidiani si sono domandati come la famiglia potesse non sapere. Edizione, la holding che controlla Atlantia, nomina 12 consiglieri su 15, designa il presidente Fabio Cerchiai, che gode di stock option come tutti i manager di prima linea, e anche molti dei dirigenti più importanti hanno una carriera passata nelle aziende del gruppo di Ponzano. Forse Luciano se ne è sempre occupato poco, impegnato com’era a far tornare i conti della Benetton in rosso da anni. O forse ha voluto implicitamente addossare al fratello Gilberto, deceduto circa un anno fa e da sempre responsabile della diversificazione del business di Ponzano, il mancato controllo del lavoro dei manager?

L’IRRITAZIONE DELLA POLITICA

L’iniziativa ha destato subito sconcerto, perché non opportuna nei contenuti e nella tempistica. Ha fatto arrabbiare la politica, al punto da togliere argomenti al Pd, unica sponda che era rimasta al gruppo di Treviso per tentare di attenuare l’ostracismo dei 5 stelle che vogliono revocare le concessioni. Ed è suonata come uno schiaffo ai manager e dirigenti di Atlantia e Aspi, che tolto Castellucci sono per la gran parte gli stessi, che si sono sentiti accusati e non difesi. Il tutto a circa un mese dall’altra lettera del gruppo al governo nella quale chiedeva di mettere una pietra tombale sul tema concessione in cambio dell’impegno del gruppo su Alitalia. Anche allora la reazione politica fu dura al punto che anche la moderata Paola De Micheli, ministro Pd delle Infrastrutture, era intervenuta appoggiando la linea dura del M5s.

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Pericolo frana: la A6 Torino-Savona chiusa di nuovo

Rischio di nuovi smottamenti per le forti piogge. Stop al traffico sull’autostrada in entrambe le direzioni.

È stata di nuovo chiusa in entrambe le direzioni l’autostrada A6 Torino-Savona nel tratto tra Altare e il Bivio con la A10, che era stata riaperta solo venerdì 29 nella carreggiata sud a doppio senso di marcia. E’ quanto si apprende da Autofiori. La chiusura è scattata dopo che si è attivato il piano sottoscritto in Prefettura, che prevede che qualora il monitoraggio della frana da parte della protezione civile evidenzi il superamento di alcune soglie di sicurezza l’autostrada sia nuovamente interdetta.

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La lettera dei Benetton per chiarire il loro rapporto con Autostrade

La famiglia ha chiesto maggiore rispetto nei suoi confronti. Ma anche chiarezza nel dare le notizie: «Non abbiamo mai gestito Auto strade. Siamo solo azionisti al 30% di Atlantia». Poi una stoccata alla politica: «Questi attacchi sono assurdi».

Rispetto e serietà. Queste le parole usate dalla famiglia Benetton in una lettera inviata ad alcuni quotidiani nazionali. «Trovo necessario fare chiarezza su un grande equivoco: nessun componente della famiglia Benetton ha mai gestito Autostrade. La famiglia Benetton è azionista al 30% di Atlantia che a sua volta controlla Autostrade», si legge nella lettera a firma di Luciano Benetton. Un chiarimento che è anche una risposta agli attacchi politici arrivati, soprattutto dal M5s, dopo il crollo del Ponte Morandi e la manutenzione dei tratti autostradali gestiti da Autostrade per l’Italia. «Non cerco giustificazioni ma questi attacchi sono assurdi. Credo anche che chi ha sbagliato deve pagare ma è inaccettabile la campagna scatenata contro la nostra famiglia», ha aggiunto il patron della famiglia veneta.

LE MOTIVAZIONI DELLA FAMIGLIA BENETTON

Luciano Benetton ha avuto modo anche di chiarire le notizie degli ultimi giorni in cui si parlava di falsi report legati all’agibilità di alcuni viadotti in realtà a rischio cedimento. «Le notizie su omessi controlli, su sensori guasti non rinnovati o falsi report, ci colpiscono e sorprendono in modo grave, allo stesso modo in cui colpiscono e sorprendono l’opinione pubblica. Ci sentiamo feriti come cittadini, come imprenditori e come azionisti. Come famiglia Benetton ci riteniamo parte lesa». Parole queste che non nasconde il mea culpa per quanto è accaduto a Genova quel 14 agosto del 2018. «Di sicuro ci assumiamo la responsabilità di aver contribuito ad avallare la definizione di un management che si è dimostrato non idoneo, un management che ha avuto pieni poteri e la totale fiducia degli azionisti e di mio fratello Gilberto che, per come era abituato a lavorare, di sicuro ha posto la sicurezza e la reputazione dell’azienda davanti a qualunque altro obiettivo. Sognava che saremmo stati i migliori nelle infrastrutture», si legge ancora.

L’APPELLO ALLE ISTITUZIONI

Poi un appello in cui si augura che la giustizia faccia il suo corso: «Nel frattempo mi appello alle istituzioni e ai media affinché trovino il giusto linguaggio per trattare questi argomenti, la scelta del capro espiatorio da linciare sulla pubblica piazza è la più semplice ma anche la più rischiosa. Chi come noi fa impresa e ha la responsabilità di decine di migliaia di dipendenti si aspetta serietà, soprattutto dalle istituzioni, serietà non indulgenza».

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Il M5s torna all’attacco di Autostrade

Grillo torna alla carica: «Ai Benetton una concessione a condizioni di favore da 20 anni. È tempo di cambiare». E Di Maio lo segue: «Giustizia per le famiglie del Ponte Morandi».

Riparte di gran carriera la crociata del Movimento 5 stelle contro Autostrade, malgrado la resistenza posta dall’alleato di governo alla revoca delle concessioni. A rilanciare l’affondo è stato un post di Beppe Grillo, che su Twitter ha scritto: «#Autostrade Story è la storia della concessione autostradale ottenuta dai #Benetton più di 20 anni fa. Una concessione a condizioni di favore senza eguali. Condividete il più possibile queste informazioni. È tempo di cambiare».

L’INTERVENTO DI GRILLO RILANCIATO DA DI MAIO

Grillo ha pubblicato sul suo blog la prima puntata di “Autostrade story”, che si trova anche sul Blog delle Stelle, e ha immediatamente trovato la sponda di Luigi Di Maio. «Sulla revoca della concessione ad Autostrade non faremo un passo indietro. Tutto il Movimento 5 stelle, da me a Beppe Grillo a ogni singolo eletto e attivista, è determinato in questa battaglia. Sono morte 43 persone perché un ponte da un momento all’altro gli è crollato sotto i piedi. Le loro famiglie ancora stanno piangendo. Chiedono giustizia. Noi gliela daremo. Costi quel che costi».

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Autostrade: anche il Pd ora pensa alla revoca delle concessioni

Dopo le ultime rivelazioni delle inchieste, anche il Partito democratico sembrerebbe essersi convinto che la “caducazione” sia l’unica strada.

«Si va verso la revoca delle concessioni autostradali, bisogna togliere a questi signori la concessione il prima possibile dopo che hanno preso i nostri soldi per i pedaggi senza fare la manutenzione delle strutture», ha detto Luigi Di Maio parlando a Radio Anch’io. In prima pagina su Repubblica è uscito intanto un retroscena che vedrebbe anche il Pd ormai deciso a rimettere in discussione le concessioni.

«La novità, dopo le accuse del procuratore di Genova sugli “omessi controlli come filosofia generale” di Aspi, è che anche il Pd pensa sia, alla fine, la soluzione principale. Il premier Giuseppe Conte, che si è riservato l’ultima parola, vacilla», scrive Goffredo De Marchis, «l’altra via esplorata dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è quella della “compensazione“. (…) Sulla base di questa parola d’ordine il governo vuole verificare con Aspi un compromesso. I danni alle persone, alle cose e la ricostruzione del ponte di Genova sono un capitolo a parte. Ma Autostrade per l’Italia deve farsi carico di un “risarcimento” non simbolico nei confronti del Paese».

AUTOSTRADE RIFIUTA LA COMPENSAZIONE AD OMNIA

«Come? Bloccando o abbassando le tariffe e prevedendo la gratuità della percorrenza su alcuni tratti delle rete oggi gestiti a pagamento. Al Ministero delle Infrastrutture hanno quantificato il risparmio per i cittadini (e la rinuncia ai profitti per la società) in qualche miliardo di euro. La prima risposta di Autostrade ha lasciato di sasso la ministra De Micheli. Un no secco, senza margini di trattativa (…) La prossima settimana invece è quella buona per avere una risposta definitiva. O ritiro della concessione o compensazione».

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«Ai viadotti chiusi della A26 mancava il cemento»

Il paragone da brividi del procuratore capo di Genova: «Come dei balconi con la soletta sgretolata». Attivata una deviazione di carreggiata che consente il passaggio dei veicoli.

Un paragone che mette i brividi. Per il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi i viadotti Fado Nord e Pecetti Sud della A26, chiusi nella tarda serata del 25 novembre per ordine della magistratura, erano come «balconi» con «la soletta sottostante completamente sgretolata», e in cui «l’unica parte sana» era «quella piastrellata», ovvero l’asfalto superficiale.

I consulenti della procura, ha aggiunto Cozzi, hanno rilevato «un grave stato di degrado», consistente in una «mancanza di cemento che imponeva un controllo di sicurezza immediato per pericolo di rovina».

Nel pomeriggio del 26 novembre i vertici di Autostrade per l’Italia hanno illustrato al ministero dei Trasporti le modalità per riaprire al traffico l’autostrada. È stata attivata una deviazione di carreggiata, che permette lo scorrimento dei veicoli in entrambe le direzioni senza passare per i viadotti.

Ulteriori verifiche da parte della società concessionaria sono in corso, ma Cozzi ha voluto ribadire un concetto molto chiaro: «Non abbiamo preso un provvedimento avventato, ma un provvedimento tempestivo che non poteva essere procrastinato. Noi non ci sostituiamo a nessuno, alle competenze di nessuno, il nostro compito è caso mai di sollecitare gli interventi di competenza di altri. È in atto un piano di controllo che mi auguro venga seguito anche dal ministero dei Trasporti, perché non spetta a noi».

Ma il lavoro dei pm non finisce qui. «Bisognerà vedere, con le indagini, se quella degli omessi controlli era una filosofia generale, oppure se si sia trattato di episodi singoli. L’impressione che abbiamo avuto, nei mesi scorsi, è quella di una sottovalutazione dello stato delle infrastrutture. Una cosa che non deve più succedere», ha concluso Cozzi.

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L’Autostrada A26 chiusa a Genova: «Viadotti a rischio»

La decisione presa da Autostrade dopo che la procura aveva avanzato la possibilità di un sequestro per le condizioni dei ponti Pecetti e Fado. Il capoluogo ligure a rischio isolamento.

Dopo il crollo del viadotto sulla A6 SavonaTorino, ora anche un tratto dell’A26 vicino a Genova viene chiuso per «verifiche». E la Liguria e il suo capoluogo rischiano l’isolamento. In serata, Autostrade per l’Italia ha reso noto che a partire dalle 21.30 sarà chiusa al traffico in entrambe le direzioni la tratta dell’autostrada A26 compresa tra l’allacciamento con l’autostrada A10 e lo svincolo di Masone.

La chiusura è stata disposta dalla procura di Genova visto lo stato di ammaloramento dei viadotti Fado Nord e Pecetti Sud. «Sono viadotti a rischio rovina. Credo che il termine sia chiaro a tutti», aveva detto il procuratore capo Francesco Cozzi.

GENOVA E LA LIGURIA A RISCHIO ISOLAMENTO

Si aggrava così la situazione della viabilità per la Liguria, mentre la frana che ha distrutto il viadotto della Madonna del Monte sulla A6 Savona-Torino al momento è ferma. Ma ci sono ancora 15 mila metri cubi di fango in bilico, che potrebbero scivolare a valle in un attimo, velocissimi, così come veloci sono stati quei 30 mila metri cubi di terra che hanno abbattuto i piloni del viadotto ‘correndo’ a 20 metri al secondo. La massa instabile potrebbe cadere a valle in qualsiasi momento anche in previsione del fatto che mercoledì tornerà a piovere.

LE INDICAZIONI PER LE STRADE ALTERNATIVE

Veicoli leggeri e autocarri fino a 7,5 tonnellate (esclusi autobus): per la A26 dalla A10 uscire a Prà e proseguire fino a Masone tramite la SP 456 del Turchino. Per la A10 dalla A26 effettuare il percorso inverso.

Veicoli pesanti superiori a 7,5 ton e autobus: per la A26 dalla A10 utilizzare la A7. Per la A10 dalla A26 obbligo di deviazione sulla Diramazione Predosa Bettole, dalla quale, con fermo temporaneo e progressivo deflusso, sarà possibile procedere verso Genova lungo la A7. Potranno proseguire fino a Masone i soli mezzi pesanti con destinazione di scarico o carico nella zona collegata a tale svincolo.

Itinerari di lunga percorrenza: per i collegamenti tra la A4, A26 e A21 verso la Toscana, utilizzare la A21 fino all’allacciamento con la A1 e da questa raggiungere Firenze o riprendere l’autostrada tirrenica tramite la A15.

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Roberto Tomasi è il nuovo amministratore delegato di Autostrade

La scelta del consiglio di amministrazione della società.

Roberto Tomasi, come annunciato a gennaio 2019 da Autostrade per l’Italia, è stato ufficialmente nominato come nuovo amministratore delegato della società.

Il consiglio di amministrazione si è riunito il 25 novembre per la prima volta sotto la presidenza dell’ingegner Giuliano Mari, dopo il rinnovo deciso venerdì dall’assemblea degli azionisti.

In quell’occasione i vicepresidenti di Autostrade – Giancarlo Guenzi, direttore generale di Atlantia, e Michelangelo Damasco, general counselor di Atlantia, nonché il consigliere Amedeo Gagliardi, direttore legale di Autostrade – hanno rassegnato le dimissioni.

L’assemblea aveva stabilito che il cda sarebbe stato composto da 11 persone, nominando per gli esercizi 2019-2020-2021 Giuliano Mari, Roberto Tomasi, Tommaso Barracco, Carlo Bertazzo, Massimo Bianchi, Roberto Pistorelli, Elisabetta De Bernardi Di Valserra, Nicola Rossi e Antonino Turicchi, tratti dalla lista presentata da Atlantia; Christoph Holzer, dalla lista presentata da Appia Investments; e Hongcheng Li, dalla lista presentata dal socio Silk Road Fund.

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Le indagini sul viadotto crollato della Torino-Savona

La procura della città ligure vuole accertare anche lo stato dei piloni. Al momento «è impossibile» stabilire la causa del cedimento. Il gruppo Gavio: «Ricostruzione in quattro mesi».

C’è anche lo stato dei piloni nell’inchiesta della procura di Savona che indaga sul viadotto della A6 “Madonna del Monte” crollato domenica 24 novembre.

Quel tratto di autostrada è di competenza di Autostrada dei Fiori, di proprietà del gruppo Gavio. Una porzione di circa 30 metri è venuta giù «a causa di una frana che ha travolto i pilastri», ha detto Giovanni Toti, governatore della Regione Liguria.

Ma il procuratore di Savona, Ubaldo Pelosi, per il momento non esclude nessuna ipotesi: «Abbiamo fatto alcuni sopralluoghi, per chiarire i fatti ci vorrà del tempo». Di sicuro allo stadio attuale «è impossibile» dire se quanto accaduto debba essere attribuito a problemi strutturali oppure no.

LEGGI ANCHE: Sono quasi 6 mila i viadotti da mettere in sicurezza

Intanto Bernardo Magrì, amministratore delegato di Autostrada dei Fiori, ha stimato in quattro mesi i tempi di ricostruzione della parte crollata del viadotto: «È tecnicamente possibile, con l’ipotesi di una campata in acciaio non sorretta da un pilone». Magrì ha aggiunto che ci sono già aziende pronte a intervenire. I tecnici stanno verificando la tenuta dell’altra carreggiata, per valutare se poterla riaprire su due sensi di marcia.

Mentre una buona notizia arriva dai vigili del fuoco, che hanno ufficialmente terminato le ricerche sulla massa della frana: il crollo non ha coinvolto né automobili, né persone. Sono ora in corso le operazioni per la messa in sicurezza dell’alveo, visto il peggioramento delle condizioni meteo atteso per la giornata del 26 novembre.

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Autostrade chiude parzialmente quattro viadotti in Liguria

Divieti di transito in vigore fino al ripristino delle parti ammalorate. I lavori dureranno alcuni mesi.

Autostrade per l’Italia ha deciso di chiudere alcune corsie, vietare il transito ai mezzi eccezionali e vietare i sorpassi tra tir su quattro viadotti della Liguria, che dopo le ultime ispezioni hanno raggiunto un punteggio di ammaloramento più elevato di quello atteso. I divieti, in via cautelativa, resteranno in vigore fino al ripristino delle parti ammalorate. I lavori dureranno alcuni mesi. I quattro viadotti hanno totalizzato un punteggio di ammaloramento pari a 70 e presentano difetti che richiedono un rapido intervento di manutenzione, già avviato da Autostrade da alcune settimane. Nel dettaglio ecco quali sono le strutture coinvolte e le limitazioni previste.

A7 (Milano-Genova) Viadotto Coppetta Carreggiata Nord km 117+570

Segnaletica di flesso che sposta il traffico sul lato sinistro della carreggiata (la trave con voto 70 è quella sul bordo destro); chiusura della corsia di marcia; divieto di sorpasso per mezzi superiori alle 7,5 tonnellate; divieto di transito per tutti i trasporti eccezionali eccedenti il limite di massa ammesso dal Codice della strada (44 t). I lavori termineranno entro il prossimo dicembre.

A7 Ponte Scrivia a Busalla (Genova) Carreggiata Nord km 111+360

Chiusura corsia marcia; divieto di transito per tutti i trasporti eccezionali eccedenti in massa ammesso dal codice della strada (44 t). Autostrade ha fatto sapere che avendo già apposto un sostegno provvisionale alla trave con voto 70, la corsia di marcia potrebbe già essere riaperta, ma viene utilizzata per i sopralluoghi e per le indagini finalizzate alla progettazione dell’intervento, previsto entro giugno 2020.

A26 (Genova-Alessandria-Gravellona Toce) Viadotto Bormida Carreggiata Nord e Sud km 058+292

Chiusura delle corsie sorpasso (Nord e Sud); divieto di sorpasso per i mezzi superiori alle 7,5 tonnellate (Nord e Sud); divieto di transito per i trasporti eccezionali eccedenti le 90 tonnellate (Nord e Sud). La conclusione dei lavori è privista (meteo permettendo) entro marzo 2020.

A10 (Genova-Ventimiglia) Ponticello ad Arco Carreggiata Est km 016+782

Chiusura della corsia di marcia; divieto di sorpasso per i mezzi superiori alle 7,5 tonnellate; divieto di transito per tutti i trasporti eccezionali eccedenti in massa ammesso dal Codice della strada (44 t). Lavori in corso; ultimazione prevista (meteo permettendo) entro dicembre.

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