Latronico: la Cava del Sole ospiterà il Festival Sonik park Matera

Matera potrà ospitare il Festival Sonik park nella Cava del Sole, già da tempo palcoscenico di eventi artistici di grande rilevanza. “Dopo una severa e rigorosa istruttoria con il Comune di Matera e gli organizzatori – spiega l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Cosimo Latronico – abbiamo potuto, con un successivo atto posto all’interno della valutazione di incidenza ambientale, rimuovere gli impedimenti burocratici che non rendevano possibile lo svolgersi della manifestazione nel sito prescelto. Il Festival Sonic Park Matera ha un obiettivo ben preciso: valorizzare i territori che lo ospitano. Da un punto di vista turistico, selezionando location di grande livello musicale, culturale e artistico, come la Cava del Sole di Matera. A livello ambientale, c’è l’impegno in ogni edizione dir sviluppare un percorso di sempre crescente ecosostenibilità, dall'eliminazione della plastica monouso fino a distributori di acqua illimitata gratuita. E infine anche a livello musicale, portando in ogni territorio una lineup di artisti sempre più di spicco e per tutti gusti e le generazioni. La città di Matera non perderà l’occasione di vedere, ancora una volta, il suo nome accostato alle grandi vetrine nazionali e internazionali e i materani di vivere eventi di altissima qualità”.
  

Fuochi festa della Bruna, via libera dalla Regione

"Siamo riusciti a risolvere un problema burocratico complesso, ma alla fine i fuochi per la festa della Bruna ci saranno. Una bella notizia per i fedeli, per i materani tutti e per i lucani. Siamo felici di questo esito e siamo già al lavoro per l'anno prossimo. Voglio ringraziare gli uffici, il dipartimento e tutti coloro che hanno reso possibile questo risultato". Lo afferma in una nota l'assessore all'Ambiente della Regione Basilicata, Cosimo Latronico.
  

#Scotellaro100, Apt: conclusa tre giorni convegno internazionale

Si è appena concluso il convegno internazionale di studi dedicato a “Rocco Scotellaro, un intellettuale contadino scrittore oltre la modernità”, che ha visto confluire a Tricarico e Matera esperti provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero.
L’iniziativa, che rientra nelle celebrazioni volute dalla Regione Basilicata per il tramite dell’APT, e in collaborazione con la Fondazione Matera Basilicata 2019 e con il Comune di Tricarico, ha riunito studiosi con profonda competenza nei campi d’interesse che riguardano il poeta-sindaco di Tricarico. Il Convegno, in perfetta aderenza con le premesse progettuali, ha inteso liberare Scotellaro dal vincolo localistico e pseudo politico in cui lo si vorrebbe relegare, per proiettarlo invece nella dimensione larga della storia della cultura letteraria italiana del Novecento in cui viene ad occupare un posto peculiare. “Si tratta – ha detto Franco Vitelli coordinatore del comitato scientifico – di orientare la ricerca al fine di rendere Scotellaro un personaggio chiave nella costituzione di un nuovo canone che porti poi con naturalezza alla sua presenza nei programmi e nelle antologie scolastiche. Un lavoro di lunga durata a fronte del quale non serve lo spirito un po’ lagnone delle rivendicazioni a favore di un Sud pregiudizialmente escluso”.
Lo spettro largo delle relazioni ha scandagliato le problematiche storiche e socio-economiche del tempo di Scotellaro senza chiusure in uno “storicismo ristretto” e con forte interazione col tempo presente.
Si potrebbe dire che, in modi vari, il nodo affrontato dal convegno è stato quello del rapporto fra tradizione e modernità; il ruolo nevralgico del mondo contadino, dell’arcaico come principio primo che fa sentire il suo peso ancora oggi.
In tal senso ha valore di pregnante metafora interpretativa la scoperta comunicata da Mauro Saito circa il fatto che sulla tomba scotellariana, opera di Rogers architetto modernista, aleggi la suggestione di una tomba megalitica senegalese e di quella micenea degli Atridi.
Caratteristica propria del convegno è stata l’apertura del “caso Scotellaro” verso campi disciplinari molteplici e tuttavia nel segno dell’unità: filologia, lingua, letteratura, socio-economia, arte, musica e altro ancora.
“Sono stati – afferma il direttore di APT Basilicata, Antonio Nicoletti – tre giorni molto intensi che hanno visto, sia a Tricarico che a Matera, una folta partecipazione di pubblico, non solo di studiosi, ma anche di appassionati e di cittadini comuni. Il programma delle celebrazioni continuerà con altre autorevoli iniziative. Oltre alla pubblicazione degli inediti, a settembre sono previsti seminari di studi, una mostra di 45 artisti che si sono ispirati all’opera di Scotellaro presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea a cura di Giuseppe Appella, e ancora altre attività che, come abbiamo potuto vedere in questi giorni, stanno dando una nuova luce alla figura del grande poeta lucano”.
  

Banca d’Italia,Latronico:Basilicata recupera crescita pre-pandemia

“Anche l'ultimo Rapporto di Banca d’Italia che osserva l'andamento economico e sociale della Basilicata per il 2022, conferma che la Basilicata recupera i livelli di crescita pre pandemia e la vivacità di settori legati alla risorse endogene, quali turismo, servizi, costruzioni, alimentare, minerario, che compensano le difficoltà di un settore in crisi come l'industria dell'auto.
In particolare, emerge un dato molto positivo dal settore delle costruzioni, che nel 2022 è cresciuto significativamente, con ulteriori prospettive di crescita legata agli investimenti di rigenerazione urbana previsti dal Pnrr, ma sostenuti anche dalla Regione Basilicata attraverso misure di sostegno alla rigenerazione dei borghi lucani con risorse complessive pari a circa 50 milioni di euro, distribuiti su oltre 36 comuni.
La crescita riguarda anche il settore terziario, anche in virtù della buona performance registrata dal settore turistico, per quanto ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici, quando il settore era fortemente influenzato dall’effetto Matera 2019. Effetto che, per quanto in parte disperso come effetto della pandemia, dimostra ancora una buona capacità di tenuta nel trainare il turismo lucano, insieme alla riscoperta dei borghi e delle aree protette, anche questi temi centrali nell’agenda del governo regionale.
Questi dati positivi, come detto, bilanciano le difficoltà del settore automotive. Un settore, quello dell'auto, che pesa sul pil regionale e sulle sue esportazioni per il quale il governo regionale sta definendo una strategia con il governo nazionale per gestire l'impatto della transizione del sistema industriale e le sue ricadute occupazionali.
Restano incoraggianti i segnali dell'impatto delle politiche pubbliche regionali, come il bonus gas, che ha di fatto contribuito in maniera sostanziosa a dimezzare la spirale inflazionistica al 5%, la più bassa d’Italia, che rappresenta una tassa occulta per le famiglie.
Incoraggianti in termini di sviluppo occupazionale i programmi di interventi e di investimenti che saranno generati dai fondi Pnrr per 1,5 miliardi di euro ed i programmi comunitari riferiti alla nuova programmazione 2021/27 che avranno ricadute significative sul tessuto produttivo e sulla base occupazionale. Si prevede, infatti, che, al netto del valore del Fondo sviluppo e coesione, la Basilicata sarà destinataria di circa 1 miliardo di euro di Fondi europei.
La qualità dell’allocazione delle risorse ed il potenziamento della capacità amministrativa della Regione e degli enti pubblici saranno perseguiti con assoluta determinazione per cogliere l'impatto di uno straordinario ciclo di programmazione”.
Lo dichiara, in una nota, l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Cosimo Latronico.
  

Latronico: energie rinnovabili scelta strategica per la Basilicata

“Le energie rinnovabili sono una scelta strategica per la Basilicata”. Lo afferma l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Cosimo Latronico, commentando i dati sulla produzione in Italia di energia elettrica da fonti rinnovabili. “La Basilicata non solo soddisfa l’intera domanda di energia elettrica annuale a livello regionale attraverso la produzione da fonti rinnovabili ma – evidenzia l’assessore – trasferisce il surplus della produzione verde nel mercato nazionale dell’energia. Contribuiamo al fabbisogno energetico del Paese mettendo a disposizione le nostre risorse, uno sforzo che deve creare, però, crescita e occasioni di lavoro”.
Secondo quanto riportato dall’Istat nella nuova edizione della pubblicazione web 'Noi Italia', la Basilicata è al primo posto per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, detenendo il primato del 100 per cento con Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta. Una conferma viene anche da un’analisi dell’Enea, in base alla quale la Basilicata è tra le poche regioni in Italia ad aver raggiunto al 2020 gli obiettivi sulla produzione da Fonti di energia rinnovabile a copertura dei consumi finali così come definito dal decreto Burden Sharing. In questo scenario eolico e fotovoltaico hanno contribuito rispettivamente con una quota del 64,4% e del 12,9% sulla produzione regionale.
Significativa è, inoltre, la struttura del parco produttivo lucano da energie rinnovabili. In particolare, l’eolico rappresenta il 13,3% in termini di numero di installazioni rinnovabili e circa il 70,3% della potenza totale installata (1.280 MW).
“La Basilicata si conferma, dunque, di fatto un hub energetico nel campo delle rinnovabili, grazie agli impianti diffusi sul territorio. A tutto questo, però, devono corrispondere – aggiunge l’assessore Latronico – azioni per contrastare il depauperamento del territorio e lo spopolamento, promuovendo anche le comunità energetiche che possono ridare vigore e nuovo protagonismo ai territori”.
  

Latronico: discarica La Martella fuori da procedura infrazione Ue

E’ stato notificato oggi dal competente Ufficio regionale Compatibilità Ambientale al Comune di Matera il provvedimento di chiusura definitiva, a seguito di ispezione finale, dei settori III e IV della piattaforma integrata di gestione rifiuti urbani non pericolosi ubicata in località La Martella di Matera, ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 36/2003.
“Anche la discarica di Matera può considerarsi fuori dalla procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea”, rende noto l’assessore regionale Cosimo Latronico.
Dalla sentenza di condanna da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea del 21 marzo 2019 ad oggi, sul territorio lucano sono state chiuse e certificate 19 delle 23 discariche contestate.
Delle rimanenti 4, in quella di Genzano di Lucania i lavori sono terminati e a breve verrà chiesta la fuoriuscita dall’infrazione; per Maratea e Tito i lavori sono in corso di ultimazione e si prevede di produrre la necessaria certificazione al massimo per l’autunno 2023. Discorso a parte merita la discarica di Salandra per la quale sono in corso interlocuzioni con il Ministero dell’Ambiente per la nomina di un commissario.
“Si sottolinea, ancora una volta, – ha concluso l’assessore Latronico – l’enorme impegno profuso da questa Regione nel porre in essere tutte le azioni risolutive e necessarie per il superamento della procedura di infrazione UE, non solo di tipo economico ma anche tecniche”.
 

Russia, il Cremlino smentisce la fuga di Putin e Medvedev

Né il presidente Vladimir Putin né l’ex capo del Cremlino Dmitry Medvedev – oggi vice presidente del Consiglio di sicurezza russo – hanno lasciato Mosca di fronte alla minaccia di Yevgeny Prigozhin, che si è ribellato ai vertici della Russia e ha marciato su Rostov sul Don con il suo esercito privato. «Il presidente lavora al Cremlino», ha assicurato il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, citato da Ria Novosti, mettendo a tacere le voci che volevano il presidente in fuga verso una delle residenze fuori dalla regione della capitale. «Medvedev, i suoi assistenti e la segreteria sono nei loro luoghi di lavoro e svolgono i loro compiti», ha riferito il portavoce Oleg Osipov.

Il volo sospetto dell’aereo presidenziale Ilyushin Il-96 verso San Pietroburgo

In un tweet Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino, aveva scritto che l’aereo presidenziale Ilyushin Il-96 di Putin era decollato da Mosca per San Pietroburgo, allegando una foto del sito FlightRadar che mostra il percorso dell’Ilyushin II 96-300 PU. Insieme sarebbe atterrato anche un altro degli aerei governativi, un Airbus RSD523. Sempre su Twitter, Gerashchenko ha condiviso l’indiscrezione che anche il membro più ricco del governo russo, il vice primo ministro Denis Manturov, avrebbe lasciato il Paese volando in Turchia.

Russia, il Cremlino smentisce la fuga di Putin. L’aereo presidenziale, decollato da Mosca, sarebbe però atterrato a San Pietroburgo.
La Piazza Rossa di Mosca, blindata per motivi di sicurezza (Getty Images)

Il Cremlino avrebbe cercato di negoziare un accordo con il leader del Gruppo Wagner

Secondo il sito russo Vazhnye Istorii, alla vigilia della rivolta di Prigozhin il Cremlino avrebbe cercato di negoziare un accordo con il leader del Gruppo Wagner, che però avrebbe rifiutato la richiesta di ritrattare le dichiarazioni di fuoco fatte contro i vertici militari russi. Prigozhin avrebbe ricevuto «una chiamata dall’amministrazione presidenziale, non da Putin, e gli è stato offerto di ritrattare, spiegando che i suoi messaggi erano opera di hacker che avevano falsificato la sua voce». Una volta incassato il no del capo del Gruppo Wagner, Putin ha ordinato di avviare l’inchiesta penale a suo carico.

Russia, il Cremlino smentisce la fuga di Putin. L’aereo presidenziale, decollato da Mosca, sarebbe però atterrato a San Pietroburgo.
Sonostenitori di Putin sulla Piazza Rossa (Getty Images)

Russia nel caos, le reazioni dei leader internazionali

«La guerra civile è iniziata», ha fatto sapere il Gruppo Wagner, dopo l’inizio dei combattimenti tra la milizia mercenaria e l’esercito regolare a Voronezh. Tutto il mondo ha gli occhi puntati su quanto sta accadendo in Russia dopo che Yevgeny Prigozhin si è ribellato contro Mosca e i vertici della Difesa, occupando con il suo esercito privato Rostov sul Don e minacciando di marciare in direzione della capitale russa. L’Italia non fa eccezione. «Quello che sta accadendo racconta una realtà molto diversa da quella della propaganda russa di questi ultimi anni sullo stato di salute, la solidità, la compattezza all’interno della Federazione. Questo è un elemento che va tenuto in considerazione anche in termini di imprevedibilità di quello che può accadere. Continuiamo a essere concentrati sul sostegno all’Ucraina, che continua a dare prova di straordinario coraggio e straordinaria resilienza. E così deve fare anche la comunità internazionale nel suo sostegno», ha dichiarato Giorgia Meloni dall’Austria, dove si trova per l’Europa Forum. La premier italiana ha annunciato durante la conferenza stampa con il cancelliere austriaco Karl Nehammer di aver convocato l’intelligence italiana per essere aggiornata su tutti i particolari. Il leader dell’Austria ha detto che «bisogna valutare attentamente la situazione, ciò che accade in Russia è sempre di grande importanza strategica, perché la Federazione russa ha molte armi biologiche, chimiche e nucleari».

Tajani: «Al momento nessuna criticità per i connazionali in Russia»

«Al momento nessuna criticità per i connazionali in Russia, i quali sono stati invitati alla prudenza. Per informazioni questo è il numero di emergenza dell’Unità di Crisi 0636225», ha twittato il capo della Farnesina Antonio Tajani.

«Non tocca a noi interferire. Come diciamo che la Russia non può interferire nella situazione interna di un Paese, non possiamo farlo noi», ha dichiarato il ministro degli Esteri, sottolineando che l’Italia ha «solo fornito strumenti all’Ucraina per difendere la propria integrità territoriale».

Russia nel caos, le reazione dei leader internazionali dopo che Prigozhin si è ribellato al Cremlino. Preoccupazione per le armi nucleari.
Joe Biden (Getty Images).

Washington «si sta consultando con gli alleati in tutto il mondo»

Ovviamente, gli Stati Uniti stanno monitorando quanto sta accadendo nella porzione di Federazione Russa in cui sono entrati in azione i 25 mila soldati di Prigozhin. Joe Biden ha ricevuto un briefing sugli scontri e Washington «si sta consultando con alleati e partner in tutto il mondo», sugli sviluppi della situazione in Russia, ha fatto sapere la Difesa americana alla Cnn. Anche il presidente francese Emmanuel Macron segue da vicino la situazione in Russia. Lo fa sapere l’Eliseo. «Restiamo concentrati sul sostegno all’Ucraina», ha precisato Macron. «È una questione interna alla Russia. Stiamo monitorando la situazione», ha dichiarato il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, soffermandosi sugli sviluppi della crisi tra il Gruppo Wagner e il Cremlino.

Russia nel caos, le reazione dei leader internazionali dopo che Prigozhin si è ribellato al Cremlino. Preoccupazione per le armi nucleari.
Rishi Sunak (Imagoeconomica).

Il premier britannico Sunak: «Proteggere le vite dei civili»

Il Regno Unito «ha chiesto a tutte le parti di esercitare la responsabilità e proteggere le vite dei civili. Restiamo in contatto con gli alleati via via che la situazione si evolve», ha detto il primo ministro Rishi Sunak, che dovrebbe presto parlare con gli alleati internazionali. Il presidente della Bulgaria Rumen Radev, presente in Austria all’Europa Forum Wachau, ha detto che serve «pensare a cosa succederà alle migliaia di testate nucleari» della Russia: «Dobbiamo essere molto attenti, spero che le istituzioni europee, la Nato, e tutti noi non staremo solo a guardare: bisogna consolidare gli sforzi per garantire la sicurezza».

Lega e gay, Simone Pillon ci ricasca

«Nel mio partito ci sono più omosessuali che al gay pride». Parola di Simone Pillon. L’ultracattolico ex senatore della Lega – tenace sostenitore di un complotto sull’ideologia gender alimentato dalla lobby LGBT per sovvertire l’ordine morale del mondo – lo ha detto nel corso della trasmissione Zona Bianca su Rete4. Non è certo la prima volta che Pillon – lo stesso che ai tempi della discussione sul ddl Zan si disse pronto a farsi esplodere come un kamikaze se la legge fosse stata approvata – solleva il tema. Nell’ottobre 2021 quando scoppiò lo “scandalo” Morisi (lo spin doctor di Matteo Salvini al centro di una vicenda sessuale dai contorni ambigui), in una conversazione col Foglio, poi smentita, si era detto “non” stupito dell’accaduto, «viste le note abitudini del personaggio» e quindi che la giustizia divina aveva semplicemente «fatto il suo corso».

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L’intervento di Simone Pillon a Zona Bianca.

Il caso Morisi e la cosiddetta corrente Mykonos

Nella stessa occasione Pillon aveva aggiunto che Morisi non gli era mai piaciuto, anche perché gli aveva «sempre fatto la guerra». Per esempio cercando, nel 2019,  di convincere – per altro senza successo – il segretario Salvini a non partecipare al World Family Congress (o Family Day) di Verona, la kermesse ufficialmente organizzata per promuovere la bellezza della famiglia, ma rivelatasi di fatto una manifestazione (a cui intervennero, tra gli altri, l’attuale presidente della Camera e allora ministro della Famiglia Lorenzo Fontana e l’allora ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, oltre a Salvini) impregnata di omofobia e discriminazione delle diversità, all’insegna dello slogan scandito da vari gruppi di estrema destra partecipanti (si distinsero Forza Nuova, Fortezza Europa e CasaPound) “Dio, Patria, Famiglia”. Non contento, Pillon aveva anche definito Morisi un tipico esponente della cosiddetta “corrente Mykonos” (così ribattezzata perché sull’isola greca il dem Zan vide un collega leghista particolarmente aggressivo in Aula contro il Ddl che portava il suo nome baciare un uomo) sostenendo di conoscere tutti i nomi di chi vi faceva parte, quasi a minacciare un perfido “outing” (l’outing a differenza del coming out è  lo “sputtanamento pubblico” di persone gay che non si sono dichiarate volontariamente).

Quando dichiararsi gay nella Lega è un boomerang

Pillon, per dirla tutta, aveva anche detto che l’omosessualità dei suoi colleghi non rappresenta, di per sé, un problema, ma che sarebbe meglio che i “mykonosiani” almeno si dichiarassero pubblicamente come tali. Cosa che, visto qualche precedente, non si è rivelata del tutto utile per i diretti interessati. È il caso di Stefano Guida, ex parrucchiere, gay dichiarato (nel suo curriculum anche la partecipazione a un film porno, dal titolo inequivocabile di Gay Party Underwear), che, nel 2011, poco più che 30enne, si candidò, senza successo, alle elezioni comunali di Bologna proprio tra le file leghiste. Pare che la mancata elezione fosse stata dovuta alla “contro-campagna” organizzata nei suoi confronti dal Carroccio bolognese che non gli aveva perdonato, più che i trascorsi cinematografici, un’intervista molto “aperta”, rilasciata dal candidato a un sito online di informazione.

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L’ex senatore della Lega Simone Pillon (Imagoeconomica).

LOS(T) in Padania

Guida era stato candidato “in quota” LOS (Libero Orientamento Sessuale) Padania, gruppo fondato, coraggiosamente, va detto, all’interno del Carroccio a metà Anni 90, per fare da “contraltare” al celodurismo imperante nel movimento, dove l’epiteto “culattone” rivolto dai leghisti (Calderoli e Bossi docunt) ai nemici politici era molto gettonato. Il LOS era stato fondato dai veneti Carlo Manera e Marcello Schiavon (e pare accolto favorevolmente da Roberto Maroni) proprio per sensibilizzare la Lega, ma in generale il centrodestra, nei confronti dei diritti degli omosessuali. Riuscì a raccogliere una cinquantina di militanti che parteciparono anche a qualche gay pride imbracciando bandiere celtiche, ma ebbe una vita effimera, durando, come si dice, lo spazio di un mattino. Venne riesumato a inizi Anni 2000 e, dopo la vicenda bolognese, sparì. Chissà, forse inghiottito dalle nebbie padane. LOS(T) in Padania.

L’Italia si conferma patria dei Festival musicali

Paese che vai Festival che trovi. Da un paio d’anni a questa parte, da che si è cominciato, prima con cautela poi quasi con frenesia, ad archiviare la questione Covid19 e restrizioni varie, i grandi eventi, leggi anche alla voce concerti nei grandi spazi tipo stadi o arene, sono esplosi un po’ ovunque, come un tempo le lumache subito dopo una abbondante pioggia. Sarà che la migliore cura per l’isolamento forzato non può che essere lo stare in mezzo a una folla festante e cantante, o più pragmaticamente sarà che l’idea stessa di Festival, cioè di mega evento che preveda in cartellone più artisti (visto che comunque i prezzi dei biglietti anche degli eventi singoli sono lievitati come le tante pizze e pani fatti in casa che ci hanno tenuto compagnia durante il lockdown), di fatto chi si occupa di eventi dal vivo sta constatando una nuova tendenza che vuole gli appuntamenti medi praticamente spariti, a favore di quelli giganteschi. I piccoli cercano di tenere botta, per dirla con quel Ligabue che proprio in quanto artista ormai medio fatica a mettere insieme un pubblico all’altezza del suo passato. Così, a guardare il calendario delle prossime settimane, è davvero difficile capire a chi dare il resto, sempre che resto ci sia visto che ormai andare a un concerto costa quanto una vacanza alle Maldive.

L'Italia si conferma patria dei Festival musicali
Rosalia (Getty Images).

Dai big degli I-Days milanesi al velato boomerismo del Lucca Summer Festival

Dagli I-Days, sposorizzati dalla CocaCola, che alternano sul palco giganti del pop, vedi Rosalia, a quelli del rock, dai Red Hot Chili Peppers ai Black Keys con Liam Gallagher, sede l’Ippodromo di Milano si passa a Rock In Roma, che di rock, onestamente, ormai offre davvero pochino. Il cartellone è a base trap e rap, da Salmo a Rancore, passando per Geolier e Lazza, i Carcass a spiazzare come le famose mosche bianche. Si arriva poi ai classici: il Lucca Summer Festival, roba vagamente da boomer con Bob Dylan, i Generation Sex, che vedono insieme Billy Idol e parte dei Sex Pistols, ma anche Chemical Brothers, Jamiroquai, Blur e un finalone con Robbie WilliamsFerrara Sotto le Stelle, quest’anno con Vasco Brondi e Arab Strap a tirare le fila della musica di qualità, arrivando al NoSound Festival di Servigliano, nel Fermano, che porta sotto i Sibillini buona parte del pop che conta oggi in Italia, da Luché a Sfera Ebbasta, passando per i rinati Articolo 31.

Le chicche di Porto Rubino e de La prima estate

Poi ci sono le chicche come Porto Rubino che, per i pochi spettatori, va detto, regala perle inedite. Quest’anno in Salento saranno con Renzo Rubino, padrone di casa, Madame, Mahmood, Emma Nolde, ma anche Levante, Emma e Francesca Michielin, in una proposta minimale e decisamente originale. O La prima estate, che porta a Lido di Camaiore artisti quali Nas, una vera bomba, Bon Iver, Alt-J e il già citato Jamiroquai. Insomma, davvero ce n’è per tutti i gusti, anche perché ai sopracitati vanno aggiunti i Festival tematici, da quello Latino che da anni si tiene intorno al Forum di Assago a Umbria Jazz, invero poco vicina ai gusti dei puristi del genere, e via discorrendo. Non c’è porzione della nostra bella nazione che non sia in qualche modo coperta da almeno uno straccio di Festival, spesso con in cartellone i nomi di giro. Ovunque è possibile prendere parte a questa sorta di messa laica che prevede con artisti nei panni degli officianti, il pubblico in quello dei fedeli, e canzoni, spesso anche discutibili, a costruire una liturgia destinata a durare il tempo di una stagione. Il tutto a partire da quel Italia Loves Romagna in scena il 24 giugno all’Arena Campovolo, che un Festival di per sé non sarebbe, quanto più di un evento speciale con scopo benefico, ma con un cartellone talmente ampio e generoso – da Laura Pausini a Max Pezzali, passando per Zucchero, Ligabue, Blanco, Giorgia ed Emma – che non può che essere visto con lo stesso sguardo vagamente intorpidito di chi si prepara almeno mentalmente a passare una giornata sotto il sole ascoltando musica a palla in compagnia di qualche decina di migliaia di persone. Ci sarà poi tempo per tornare in piccoli club, un tempo avremmo detto fumosi. Che l’estate abbia davvero inizio, e ringraziamo Dio, quello vero, con tunica bianca e capelli e barba canuta, e non un qualche cantante di grido, per averci graziato da un ennesimo Jova Beach Party. Mica può piovere per sempre…

Combattimenti a Voronezh, il Gruppo Wagner: «Guerra civile ufficialmente iniziata»

«La guerra civile è ufficialmente iniziata». È il messaggio diffuso da uno dei profili Telegram del Gruppo Wagner, la compagnia paramilitare guidata da Yevgeny Prygozhin, che nella notte tra il 23 e il 24 giugno ha preso il controllo della città russa di Rostov sul Don. Nel messaggio si fa riferimento all’attacco subito da un convoglio della compagnia nella regione di Voronezh, dove sono iniziati i combattimenti tra la milizia mercenaria e l’esercito regolare russo.

Combattimenti iniziati, esploso un deposito di petrolio

Come riferito da fonti locali alla Bbc, i mercenari del Gruppo Wagner sarebbero vicini a prendere il controllo di tutte le strutture militari anche a Voronezh, città a metà strada tra Rostov sul Don, importante hub strategica per l’esercito russo, e la capitale Mosca. «Nell’ambito dell’operazione antiterrorismo sul territorio della regione di Voronezh, le forze armate della Federazione Russa stanno svolgendo le necessarie azioni di combattimento e operative», ha dichiarato il governatore regionale Aleksander Gusev su Telegram. «Sono certo che i cittadini di Voronezh non cederanno alle provocazioni informative di chi è interessato a destabilizzare la situazione nel Paese e nella regione». Un grande deposito di petrolio è in fiamme a Voronezh: in alcune foto postate sui social si vede una gigantesca colonna di fumo nero alzarsi in cielo.

Zelensky: «La debolezza della Russia è evidente»

«La debolezza della Russia è evidente. È debolezza su vasta scala. E più a lungo la Russia mantiene le sue truppe e mercenari sulla nostra terra, più caos, dolore e problemi avrà in seguito», ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Telegram. «Chi sceglie la via del male distrugge se stesso. Chi invia colonne di soldati per distruggere vite umane in un altro Paese non può impedire loro di fuggire e di tradire quando la vita resiste. Manteniamo la nostra resilienza, unità e forza. Tutti i nostri comandanti, tutti i nostri soldati sanno cosa fare».

Rostov, ecco perché Prigozhin ha iniziato proprio da qui la sua rivolta

La mattina del 24 giugno gli abitanti di Rostov sul Don si sono svegliati con i carri armati nelle strade della città. Non quelli dell’esercito russo in viaggio verso l’Ucraina, né quelli di Kyiv impegnati nella controffensiva, bensì quelli a disposizione del Gruppo Wagner guidato da Yevgeny Prigozhin, che ha lanciato il guanto di sfida ai vertici della Difesa di Mosca, dichiarandosi pronto – dopo aver presso il controllo di Rostov – a marciare verso la capitale della Federazione Russa. Ecco perché Prigozhin, per dare il via alla propria ribellione, ha scelto proprio Rostov.

Rostov, perché Yevgeny Prigozhin ha iniziato proprio da qui la sua rivolta contro i vertici dell'esercito russo.
Abitanti di Rostov incuriositi dalla presenza di un carro armato (Getty Images).

Prigozhin ritiene che Shoigu abbia coordinato da Rostov le operazioni contro la Wagner

Venerdì 23 giugno Prigozhin ha accusato apertamente le truppe russe di aver lanciato un attacco missilistico che ha ucciso decine di suoi combattenti. L’ex “cuoco di Putin” ritiene che il ministro della Difesa di Mosca (nonché suo acerrimo nemico) Sergei Shoigu abbia coordinato le operazioni contro il Gruppo Wagner proprio da Rostov.

A 130 chilometri dall’Ucraina, Rostov è un importante hub strategico per l’esercito di Mosca

In generale, Rostov sul Don (circa un milione di abitanti) è un importante hub strategico. La città ospita infatti il quartier generale del Distretto militare meridionale, una delle sottodivisioni delle forze armate della Russia, così come il centro di comando del gruppo di forze congiunto russo in tutta l’Ucraina. Rostov si trova a soli 130 chilometri dal confine ucraino: se le truppe russe vogliono raggiungere Mariupol o la Crimea, devono per forza passare da qui.

Rostov, perché Yevgeny Prigozhin ha iniziato proprio da qui la sua rivolta contro i vertici dell'esercito russo.
Un soldato del Gruppo Wagner a Rostov sul Don (Getty Images).

La regione ospita una centrale nucleare di fondamentale importanza per la Russia

«Rostov sul Don è fondamentale per l’esercito russo ed è probabile che qualsiasi minaccia al Ministero della Difesa abbia conseguenze su alcuni aspetti critici dello sforzo bellico. Chiunque controlli Rostov controllerà anche la principale linea di rifornimento per l’intera forza russa in Ucraina», ha spiegato il think tank statunitense Institute for the Study of War. «La regione di Rostov è anche strategicamente importante in quanto ospita una centrale nucleare di fondamentale importanza, sebbene si trovi a 160 chilometri dalla città stessa. È poi nota l’esistenza che esiste un deposito di armi nucleari nella vicina regione di Voronezh, che si trova tra Rostov e Mosca».

Putin, il discorso dopo la ribellione di Prigozhin: «Non lasceremo che scoppi un’altra guerra civile»

Dopo la ribellione del capo del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, che ha dichiarato ufficialmente guerra ai vertici militari di Mosca, prendendo il controllo di Rostov sul Don e invitando i russi a unirsi alla sua battaglia per esautorare la leadership militare, Vladimir Putin ha parlato alla parlato alla nazione con un discorso trasmesso in diretta tv. «Le azioni che hanno diviso la nostra unità sono il rinnegamento del nostro popolo, dei nostri compagni d’armi che ora stanno combattendo al fronte, questa è una pugnalata alle spalle per il nostro Paese e il nostro popolo», ha detto il presidente russo. «Tutti coloro che hanno scelto la via del tradimento saranno puniti e saranno ritenuti responsabili. Le forze armate hanno ricevuto gli ordini necessari. Mi rivolgo ai cittadini russi, agli eroi che combattono al fronte, mi rivolgo anche a coloro che con inganno e minacce sono stati coinvolti in questa avventura criminale. Chiedo di porre fine a queste azioni criminali».

«Difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da ogni tradimento interno»

Durante il suo discorso, Putin ha precisato di avere un’alta considerazione dei soldati del Gruppo Wagner, senza scaricare dunque del tutto i soldati della milizia mercenaria, che evidentemente ritiene possano far comodo nel prosieguo della campagna militare in Ucraina: «Il loro nome è stato tradito da coloro che ci spingono alla guerra civile. Difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da ogni tradimento interno, da interessi personali, ambizioni smisurate», ha continuato Putin. «Saranno adottate azioni ferme per stabilizzare la situazione a Rostov sul Don. La situazione resta difficile, il lavoro degli organi di governo civili e militari è stato di fatto bloccato». A Rostov, città al confine con l’Ucraina, Prigozhin ha detto di aver preso il controllo di siti militari, compreso un aeroporto.

Vladimir Putin, il discorso dopo la ribellione di Yevgeny Prigozhin: «Chi ha scelto il tradimento sarà punito».
Un soldato del Gruppo Wagner a Rostov sul Don (Getty Images).

«Salveremo ciò che ci è caro e sacro, diventeremo ancora più forti»

Poi un riferimento alla Prima guerra mondiale e alla guerra civile russa, sanguinoso conflitto che scoppiò in seguito alla Rivoluzione d’ottobre e alla presa del potere da parte dei bolscevichi. «Questo colpo è stato dato al popolo russo anche nel 1917 quando combatteva la Prima guerra mondiale, quando la vittoria gli è stata praticamente rubata. Nella guerra civile, i russi uccidevano altri russi, i fratelli uccidevano altri fratelli. I vari avventurieri politici hanno tratto vantaggio da questa situazione. Noi non permetteremo la ripetizione di una situazione del genere. Credo che salveremo e difenderemo ciò che ci è caro e sacro e insieme alla nostra patria supereremo ogni prova, diventeremo ancora più forti».

Vladimir Putin, il discorso dopo la ribellione di Yevgeny Prigozhin: «Chi ha scelto il tradimento sarà punito».
Le autorità russe hanno condotto perquisizioni nella sede del Gruppo Wagner a San Pietroburgo (Getty Images).

La realtà dell’evasione fiscale e la narrazione sui furbetti impuniti

Nei primi mesi di governo si è parlato molto di evasione fiscale, ma non per il motivo che si potrebbe immaginare. È nota la dichiarazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante il suo comizio a Catania in cui paragonò le tasse a «un pizzo di Stato». In quell’occasione Meloni disse che sono «le banche e le big company» a evadere. Non deve aver letto la relazione annuale del ministero dell’Economia che spiega come sui circa 90 miliardi di euro di evasione fiscale, che salgono a quasi 100 miliardi contando anche l’evasione dei contributi previdenziali, oltre 32 miliardi di euro provengono dall’evasione dell’Irpef dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese. Sono loro a non pagare in media il 69 per cento delle imposte sul reddito che dovrebbero pagare allo Stato ogni anno.

La realtà dell'evasione fiscale e la narrazione sui furbetti impuniti
Guardia di finanza (Imagoeconomica).

La diatriba sul contante e le falsità sbugiardate

Poi abbiamo ascoltato la presidente del Consiglio dirci che negli ultimi anni «l’evasione non è calata». Falso anche questo. Nel 2019 l’evasione delle imposte tributarie e dei contributi era calata di circa 7 miliardi di euro rispetto al 2015. In cinque anni il tax gap è passato dal 5 per cento in rapporto al Pil al 4,1 per cento. C’è stata la diatriba sull’uso del contante che non avrebbe correlazione con l’evasione fiscale. In quel caso Meloni è stata smentita dalla Corte dei conti e dalla Banca d’Italia. Ma non è difficile riuscire a capire che i pagamenti elettronici – quindi tracciati – rendendo più complicata l’evasione. Matteo Salvini (Lega) e Antonio Tajani (Forza Italia) spiegarono che era l’Europa a chiedere l’innalzamento del contante. Falso anche questo.

Le favolette sui turisti stranieri e l’uscita discutibile di Nordio

Quindi Tajani ha rilanciato dicendo che il limite del contante disincentiva la spesa di turisti stranieri. Non sapeva che in Italia esiste già una deroga che permette a quei turisti di spendere fino a 15 mila euro in contanti. Qualche giorno fa il ministro alla Giustizia Carlo Nordio ha detto ai suoi cittadini che pagare le tasse è «un’impresa»: «Questo fisco vessa anche i contribuenti per bene». Per poi chiarire: «Sembra un paradosso, ma anche agli imprenditori onesti è impossibile non trovare violazioni». Tutti ladri quindi nessuno è ladro. Di lotta all’evasione invece manco a parlarne.

La realtà dell'evasione fiscale e la narrazione sui furbetti impuniti
Giorgia Meloni e il comandante generale della Guardia di finanza Andrea De Gennaro (Imagoeconomica).

Solo in Lombardia patrimoni sequestrati per 777 milioni

Poiché prima o poi la realtà irrompe e sgretola la narrazione, il 22 giugno sono arrivati i dati della Guardia di finanza in occasione dei suoi 249 anni in Lombardia, la regione “regina” delle lamentele contro «il pizzo di Stato». Solo negli ultimi quattro anni sono stati recuperati 3,5 miliardi di euro. Fra gennaio 2022 e maggio 2023 sono stati scoperti 2.471 reati fiscali a carico di 3.568 soggetti denunciati e 167 arrestati. I patrimoni sequestrati ammontano a 777 milioni di euro, mentre le proposte di sequestro avanzate alle procure della Repubblica della Lombardia ammontano a oltre 2,5 miliardi di euro. Poi ci sono 2.530 casi di frodi Iva organizzate e basate su fatture false, società fantasma e di comodo, con un’Iva evasa complessiva per 2,1 miliardi di euro.

Illeciti sulla manodopera e sfruttamento dei lavoratori

Il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Milano, generale di Brigata Francesco Mazzotta, ha spiegato anche che quello della «somministrazione illecita di manodopera attraverso la costituzione di società cooperative e società filtro che consentono ai beneficiari della frode di poter versare un’imposta inferiore a quanto dovrebbero e in particolare di compensare i propri debiti d’imposta con crediti inesistenti» è un «fenomeno diffuso» in Lombardia che «potrebbe accompagnarsi a fenomeni di sfruttamento dei lavoratori». Parliamo solo di Lombardia, tanto per avere un ordine di grandezza. In Emilia-Romagna sono stati individuati 542 evasori totali, ossia esercenti attività d’impresa o di lavoro autonomo completamente sconosciuti al fisco, nonché oltre 8 mila lavoratori in “nero” o irregolari.

La realtà dell'evasione fiscale e la narrazione sui furbetti impuniti
La Guardia di finanza ha presentato l’annuale report sull’evasione fiscale (Imagoeconomica).

Il trucco delle residenze fiscali fittizie all’estero

Scoperti inoltre, 72 casi di evasione fiscale internazionale, principalmente riconducibili a stabili organizzazioni occulte, a manipolazioni dei prezzi di trasferimento, a residenze fiscali fittizie e all’illecita detenzione di capitali oltreconfine. I denunciati per reati tributari sono 1.663 di cui 31 tratti in arresto. Il valore dei beni sequestrati quale profitto dell’evasione e delle frodi fiscali è di circa 264 milioni. In Sardegna sono stati accertati danni erariali per 47,5 milioni di euro. In provincia di Imperia hanno scovato un’azienda “estero-vestita” che operava in un paese dell’Unione europea ma che, di fatto, aveva il centro decisionale e amministrativo in provincia di Imperia, e per questo avrebbe dovuto pagare le tasse in Italia: è stata scoperta dalla Guardia di finanza che ha segnalato una presunta evasione per circa 12 milioni di euro, da sottoporre a tassazione.

Un’assoluzione culturale che dura ormai da decenni

Potremmo continuare per ore. L’Italia è quel Paese in cui la lotta all’evasione fiscale non merita nemmeno una narrazione. La giornata del 22 giugno ne è stata la fotografia: un movimento culturale di condono morale agli evasori stroncati (che dura da decenni) e numeri che passano tra l’indifferenza generale. Guardando i comandanti della Guardia di finanza che in alta uniforme presentavano alla stampa i risultati della loro attività, avresti potuto immaginare che qualcuno di loro – anche solo uno – chiedesse al Paese di dismettere una narrazione che in fin dei conti svilisce anche loro. Non è successo. Ora basterà aspettare qualche giorno che si posi il dibattito immediato alla cronaca e si potrà continuare con questo continuo elogio alla furbizia di chi ottiene l’impunità.

La mia maturità, Dumbo e i dj set: il racconto della settimana

Dato che ormai a mettere i dischi ci sto prendendo sempre più gusto ho accettato l’invito dei regaZ di Upcycle, un locale dal sapore nordico dalle parti di via Ampére frequentato per lo più da realtà vicine al mondo della bicicletta milanese, che per l’occasione hanno chiuso la strada e organizzato una mega festa per festeggiare i loro 10 anni. Per cui eccomi qui in veste di disc-jockey dell’apocalisse, che tra l’altro è il ruolo che preferisco recitare in assoluto, con l’iPad poggiato su una cargo bike adibita a consolle, mentre scorro le varie playlist che mi sono diligentemente preparato per questo lunghissimo dj-set di oltre sei ore che comprende tutta la musica immaginabile e partendo da roba ultra radiofonica estiva passa dal jazz dal funk e dall’hip-hop, si ferma dalle parti del rock e del punk, e si conclude con dell’elettronica ballabilissima con cui intendo mandare tutti fuori di testa. Abbastanza sodisfatto del lavoro svolto tra le mure domestiche penso a quanto scritto da Claudio Coccoluto nel suo mitico libro, Io, Dj, all’interno del quale sosteneva che la serata non la fai dietro la consolle ma a casa, mentre prepari la borsa dei dischi, il che equivale oggi a prepararsi preventivamente delle playlist esattamente come ho fatto io. In definitiva è tutto un grande successo, un sacco di gente viene a salutarmi e sono come al solito strette di mano, abbracci, pacche sulle spalle e bacibacini, anche con il sindaco che oltretutto avevo intervistato diverse volte ai tempi di Radio Pop, accolto in pompa magna e ospite d’onore dell’evento.

Mettere la musica in strada è diverso dal farlo in qualche club o in qualche locale, devi essere molto bravo ad accontentare tutti e spaziare a 360 gradi. Da quello che vedo, tra le bariste che lanciano ululati di approvazione e un gruppo di ragazze che hanno già intasato la pista vestite solamente con bikini alla brasiliana e stivali alla moschettiera, tutto sta filando per il verso giusto. Tutto, se non fosse che a un certo punto ho incontrato una mia ex collega che mi ha fatto talmente innervosire con la sua faccia di cazzo che se non fosse stata una ragazza le avrei tirato una testata. «Ma lavori ancora alla Belle Aurore? E Ofelia è ancora al Polpetta DOC?», mi ha chiesto ridendomi in faccia. «Sì, cogliona», le ho risposto, «e non vedo che cazzo ci sia da ridere, sfigata di merda», prima di girarle le spalle e mandarla affanculo. Ultimamente, come dicevo ieri al mio psycho, sono piuttosto nervoso e parecchio suscettibile e forse è questo il motivo per cui la vista di questa troglodita mi ha irritato così tanto. Anche se a dirla tutta, se mi fermo un attimo a osservarmi dall’esterno, con le cuffie in testa, i miei shorts Anni 70 della Nike e la mia t-shirt bianca con sopra scritto DUMBO, sono olfattivamente magnifico, oltreché indiscutibilmente stiloso. E che cazzo!

La faccia più ruvida e indigesta di questo movimento era rappresentata da un manipolo di fuorilegge il cui obiettivo unico era quello di scrivere ovunque il proprio nome, esclusivamente in contesti non consentiti, quindi illegali, in modo che lo potessero leggere il maggior numero di persone possibili. Tra questi il king assoluto era Dumbo

Ed è per questo motivo che anche il giorno dopo al lavoro, dietro al banco del bar, indosso la stessa maglietta con sopra scritto DUMBO e un paio di pantaloni a righe bianche e azzurre del pigiama con dei piccoli Woodstock strafatti disegnati ovunque, portati con nonchalance sotto il grembiule blu dei miei amici OLDER che uso tutti i giorni durante i miei turni all’avamposto chic ma radicale. La tanto citata maglietta è parte di una collezione appena uscita nata da una collabo tra Ivano Atzori aka Dumbo e il marchio Iuter di cui tutti stanno parlando e che è stata presentata ufficialmente domenica scorsa in Piazza Vetra, dove tutto è cominciato, in un magniloquente evento street al cui ho avuto il piacere di partecipare essendo stato invitato da Dumbo in persona. MILANO IMPERFECTA. Per capire cosa significhi esattamente il nome di Dumbo per i ragazzi della mia generazione bisogna fare un salto indietro agli Anni 90, all’epoca della golden age dell’hip-hop italiano e più in particolare del writing milanese. Nel decennio che va dall’1987 al 1998 Milano è stata la indiscussa capitale del writing, unanimemente riconosciuta in ambito italiano come la casa dello stile, o degli stili. La faccia più ruvida e indigesta di questo movimento era rappresentata da un manipolo di fuorilegge il cui obiettivo unico era quello di scrivere ovunque il proprio nome, esclusivamente in contesti non consentiti, quindi illegali, in modo che lo potessero leggere il maggior numero di persone possibili. Tra questi il king assoluto era Dumbo, un essere mitologico, che aveva letteralmente scarabocchiato tutta la città con la sua tag e che qualche curatore, anni dopo, paragonò come importanza per l’immaginario milanese addirittura a Giorgio Armani. Il suo nome era dappertutto, ti giravi e leggevi Dumbo ovunque. In qualsiasi posto, a qualsiasi ora.

La mia maturità, Dumbo e i dj set: il racconto della settimana
Il dj set in piazza Vetra (foto Lorenzo Villa).

Bè, il King è tornato, e me lo trovo davanti in una piccola via dietro Piazza Vetra domenica pomeriggio, appena saltato giù dalla barca a vela, corso in fretta e furia a Milano per non perdermi la presentazione della sua nuova linea di abbigliamento. «Andrea!», mi dice, prima di abbracciarmi, «sono molto contento che tu sia venuto», e così entriamo in piazza assieme, uno di fianco all’altro, mentre mi racconta com’è nata questa idea e i motivi che lo hanno spinto a scegliere Iuter come partner dell’iniziativa. «Tutto è iniziato durante il lockdown, un giorno sono uscito a pranzo con una rockstar, Ghali, che mi ha letteralmente preso a ceffoni risvegliandomi da una specie di torpore. Mi ha guardato in faccia e mi ha detto: “Ivano se non fai qualcosa ora le nuove generazioni non sapranno mai quanto sei stato importante per questa città”. Così ho iniziato a pensare a Milano Imperfecta, e ho trovato Iuter, un brand secondo me che, al pari di Margiela e Commes des Garçon, negli ultimi anni è riuscito ad entrare nel sistema in maniera eversiva con un’attitudine, come puoi immaginare, a me molto cara». «Hai visto quanta gente c’è? Sei contento?», gli ho chiesto poi, prima di salutarlo. «Sì, molto», mi ha risposto, «perché dopo la presentazione della collezione alla stampa e tutta la fatica che ho fatto, adesso, c’è la parte più importante, ovvero l’incontro con la comunità. Spero vengano un sacco di giovani, anche». Tutti tengono in mano lattine di birra con sopra scritto “Loop Vetra”, c’è odore di hashish e marijuana ovunque e sono come di consueto bacibacini, abbracci, strette di mano e pacche sulle spalle, tra art director di agenzie pubblicitarie, ex writer, musicisti seminoti, curatori di gallerie d’arte indipendenti e fotografi di fama mondiale, oltre a stuoli di ragazze ultratatuate con gonne cortissime e sneaker ultracolorate ai piedi. Come ho già scritto da qualche parte ci tenevo parecchio ad essere qui questo pomeriggio perché nonostante il tempo che passa resto molto affezionato a Ivano e a quello che ha rappresentato, come se attraverso la sua storia, in qualche modo, riuscissi ogni volta a entrare in contatto con il me ragazzo.

Ricordo come fosse ieri che provai un sentimento di svuotamento misto a incredulità, più che di gioia. La stessa sensazione che mi prende ancora oggi quando mi capita di passare davanti al Parini e alzare gli occhi verso il terrazzo dal quale telefonai a mia zia quel giorno di mezza estate del 2002

Lo stesso me ragazzo che mi torna in mente, sfogliando i giornali e leggendo i titoli dei temi della maturità, che in questi stessi giorni nell’estate del 2002 sosteneva gli esami al Civico Liceo Serale Gandhi, ospitato nelle aule del prestigioso liceo classico Giuseppe Parini di Milano. Ricordo con esattezza il momento in cui, finiti gli orali, con indosso la mia Fred Perry bordò madida di sudore, uscivo nel terrazzo del Parini affacciato su via Goito e, tremante, telefonavo a mia zia Pia dicendole: «Zia, mi hanno promosso!», concludendo così un infinito e tormentatissimo periodo della durata di otto anni di carriera liceale, durante il quale avevo collezionato quattro bocciature e avevo girato otto istituti venendo quasi sempre cacciato, tra scuole statali, private, diurne e serali. «Ti hanno promosso Frateff», mi disse il professor Bonelli, alla fine degli orali dandomi un buffetto sulla guancia, «ti hanno dato 61, perché sei bravo in italiano». E ricordo come fosse ieri che provai un sentimento di svuotamento misto a incredulità, più che di gioia. La stessa sensazione che mi prende ancora oggi ogni qual volta mi capita di passare davanti al Parini e alzare gli occhi al cielo verso il terrazzo dal quale telefonai a mia zia quel giorno di mezza estate del 2002.

Il disco pieno dell’astro caro ai poeti rischiarava la notte umida di quella notte di mezza estate nella villa sul lago di Varese di uno dei nostri compagni di classe dal quale eravamo andati tutti a festeggiare e io ancora, strafatto come di regola, non potevo credere ai miei occhi. Ricordo che il cuore batteva dispari mentre in un raro sprazzo di lucidità mi rendevo conto che se si voleva andare verso il futuro bisognava accettare che le cose cambiassero rapidamente e senza sosta. Fumammo con il compagno d’attacco Dichio un bong di una sostanza nuova fortemente allucinogena, che nessuno di noi aveva mai provato prima, la Salvia Divinorum e di colpo il mio sbalordimento si trasformò in un nuova forma psichedelica che scambiai per un viatico rivelatore per la condotta di una nuova vita. Avevo un colpo a disposizione, uno solo, per uccidere il demonio che mi rendeva la vita impossibile: andarmene! La mattina dopo presi i biglietti per Londra e qualche giorno dopo all’aeroporto abbracciai, come si fa con le fidanzate, il vecchio compagno d’attacco Dichio: avevamo sperimentato la stessa rabbia e la medesima mancanza, ma ormai quelle ombre di cuccioli doloranti erano svanite. Al loro posto c’erano due giovani di 22 anni che presto avrebbero dovuto fare le loro scelte. Nessuno dei due era stato capace di catturare il vento, ma a forza d’inseguirlo eravamo quasi diventati uomini. Io a Londra in realtà resistetti solo tre mesi. L’anno dopo partì anche il compagno d’attacco, che a Londra ci rimase per oltre un anno. Ma questa è un’altra storia. «Quella tenebra che vediamo davanti a noi ci angoscia, amico», mi disse quel giorno, mentre con la borsa da viaggio Yamaha stavo per imbarcarmi da Malpensa per Heathrow. «Spaventati come siamo rischiamo di scambiarla per la fine. Ma non è così». Poi posò sulla mia guancia un bacio leggero e mi disse: «È solo il futuro che arriva». Lo stesso futuro che mi si para davanti oggi mentre, oltre 20 anni dopo quel giorno, seduto sul ponte in tek di una barca a vela davanti a Portofino, osservo l’orizzonte con su i Ray-Ban per proteggere gli occhi dal sole, scalzo in bermuda, con indosso una t-shirt con sopra scritto a caratteri cubitali:  MILANO IMPERFECTA.

Prigozhin sfida Mosca, la Wagner occupa Rostov. Putin: «Pugnalati alle spalle»

Sale la tensione in Russia. Nella notte Yevgeny Prigozhin, che aveva accusato i capi della Difesa di avere ordinato un attacco contro il Gruppo Wagner, con i suoi mercenari ha varcato il confine russo entrando a Rostov sul Don. Dopo aver preso il controllo dei siti militari della città, base logistica chiave per l’offensiva in Ucraina, Prigozhin ha annunciato che le sue truppe sono pronte a marciare su Mosca se il ministro della Difesa, Sergei Shoigu e il generale Valery Gerasimov, non accetteranno di incontrarlo. «Siamo in 25 mila», ha detto invitando i russi, in particolare i soldati, a unirsi al suo esercito e a non opporre resistenza in quello che «non è un colpo di stato militare, ma una marcia della giustizia». Di diverso avviso l’intelligence militare russa, che ha definito l’azione di Prigozhin «un colpo di Stato», e soprattutto Vladimir Putin: «Gli interessi personali hanno portato al tradimento del nostro Paese e alla causa che le nostre forze armate stanno combattendo. Tutti coloro che sono andati sulla via del tradimento saranno puniti e saranno ritenuti responsabili. Le forze armate hanno ricevuto gli ordini necessari», ha detto il presidente russo in un discorso trasmesso in diretta tv. Mentre a Mosca sono stati blindati i centri di potere, a San Pietroburgo le forze di sicurezza russa hanno circondato l’edificio che ospita il quartier generale del Gruppo Wagner.

Nessuna resistenza incontrata a Rostov sul Don

Prigozhin ha dichiarato di essere entrato a Rostov sul Don insieme ai suoi uomini senza incontrare alcuna resistenza. A documentarlo alcuni video diffusi sui social, che mostrano decine di soldati armati e mezzi blindati in mezzo alla strada, mentre alcune persone riprendono la scena con il cellulare. A Rostov-sul-Don il leader del Gruppo Wagner ha incontrato Yunus-Bek Evkurov, vice ministro della Difesa russo, e Vladimir Alekseev, il vice capo di stato maggiore, che nella notte insieme al generale Sergei Surovikin aveva registrato un videomessaggio rivolto ai combattenti del Gruppo Wagner, esortandoli a non partecipare alla ribellione annunciata dal loro capo.

Prigozhin ha invitato i russi a non credere al Cremlino

Prigozhin, che chiede un incontro con Gerasimov e Shoigu, minacciando altrimenti di marciare su Mosca, ha invitato i cittadini russi a non credere a quello che dicono i media di Stato: «Un’enorme quantità di territorio è persa, i soldati vengono uccisi in numeri tre, quattro volte superiori a quelli dei documenti mostrati ai vertici militari». Prigozhin ha anche fatto sapere che Gerasimov è fuggito da Rostov al suo arrivo a Rostov e che le sue truppe avrebbero abbattuto un elicottero militare russo.

Prigozhin lancia la rivolta, Russia sull’orlo della guerra civile
Vladimir Putin (Imagoeconomica).

Il capo del Gruppo Wagner rischia fino a 20 anni di carcere

Prima che Putin parlasse apertamente di tradimento, il procuratore generale Igor Krasnov aveva già aperto un procedimento penale contro Prigozhin, incriminato per il tentativo di organizzare una ribellione armata: rischia dai 12 ai 20 anni di carcere. «Siete stati ingannati nell’avventura criminale di Prigozhin e nella partecipazione a una ribellione armata. Vi chiediamo di mostrare prudenza e di mettervi in contatto con i rappresentanti del ministero della Difesa russo o delle forze dell’ordine il prima possibile. Garantiamo la sicurezza di tutti. Molti dei vostri compagni di diversi distaccamenti si sono già resi conto del loro errore chiedendo aiuto per garantire la possibilità di tornare in sicurezza ai loro punti di schieramento permanenti», aveva dichiarato il ministero della Difesa russo in una nota, rivolgendosi ai militari del Gruppo Wagner.

Prigozhin lancia la rivolta: Wagner pronta a marciare su Mosca. Russia sull’orlo della guerra civile. Costa sta succedendo.
Prigozhin a colloquio con Evkurov e Alekseev (Twitter).

Mosca blindata: misure antiterrorismo

La tensione è altissima nel Paese. Blindata intanto Mosca, con posti di blocco e mezzi militari a protezione dei centri di potere. Chiuse ai visitatori la Piazza Rossa, il Mausoleo di Lenin e la necropoli vicino al muro del Cremlino. Il sindaco della capitale russa ha dichiarato che sono state messe in atto misure antiterrorismo.

La vita è una cosa meravigliosa stasera su Rete 4: trama, cast e curiosità

Stasera, 24 giugno 2023, andrà in onda il film La vita è una cosa meravigliosa alle ore 21.30 sul canale televisivo Rete 4. Il film ha debuttato nei cinema italiani nel 2010 ed è una commedia diretta da Carlo Vanzina che si è occupato di scrivere anche la sceneggiatura in collaborazione con il fratello Enrico. Il cast della pellicola include alcuni dei volti più noti del mondo dello spettacolo italiano come il compianto Gigi Proietti, Vincenzo Salemme, Enrico Brignano, Maurizio Mattioli, Nancy Brilli e Luisa Ranieri.

La vita è una cosa meravigliosa è il film che andrà in onda su Rete 4 il 24 giugno 2023, ecco curiosità, trama e cast.
Gigi Proietti (Getty Images).

La vita è una cosa meravigliosa, trama e cast del film in onda stasera 24 giugno 2023 su Rete 4

La trama di questa commedia intreccia le vite di svariati personaggi e le loro relazioni amorose. Cesare (Enrico Brignano) è un poliziotto che ha il compito di monitorare e ascoltare diverse intercettazioni, ha una relazione con Dorina (Julija Majarcuk), una giovane rumena e svolge il suo lavoro come da routine. Antonio (Vincenzo Salemme) è un importante direttore di un noto gruppo bancario ed è sposato con Federica (Orsetta De Rossi), casalinga che vuole apparire come una nobildonna. I due hanno anche una figlia di nome Vanessa (Virginie Marsan). Claudio (Gigi Proietti), amico di Antonio, è un chirurgo che lavora nella clinica del Dottor Terenzi (Sebastiano Lo Monaco), è sposato con Elena (Nancy Brilli) ed è il padre di Luca (Carlo Fabiano). Tra questi personaggi rientra anche la giovane massaggiatrice Laura (Luisa Ranieri), che di tanto in tanto si reca a casa della cliente Federica.

La vita di queste persone verrà stravolta a poco a poco a causa di numerosi incidenti che li coinvolgeranno direttamente o indirettamente. Difatti, Cesare scopre che Dorina è una escort e, dopo aver ascoltato delle intercettazioni a casa di Antonio, si innamora della massaggiatrice Laura. Elena, la moglie di Claudio, soffre di gelosia maniacale e, dopo aver consultato un cartomante, si convince che il marito la tradisca. Allo stesso tempo, il figlio Luca è uno scansafatiche e si ritrova impicciato in diverse faccende ambigue. Anche Antonio dovrà affrontare alcuni problemi perché viene ricattato da politici che vorrebbero dei fondi neri per le loro attività illecite. A un certo punto sembra tutto collassare per i diversi personaggi ma si sa, la vita è una cosa meravigliosa e alla fine si trova sempre una via d’uscita.

La vita è una cosa meravigliosa, 5 curiosità sul film

La vita è una cosa meravigliosa e l’omaggio a Frank Capra

Come gli appassionati cinefili avranno notato, il titolo di questa commedia non è stato scelto a caso. Infatti richiama il capolavoro di Frank Capra La vita è meravigliosa del 1946. Tuttavia, i due film sono completamente slegati per trama e temi, visto che la pellicola di Carlo Vanzina è una semplice commedia mentre l’opera di Capra è considerato un classico di Natale.

La vita è una cosa meravigliosa, la citazione a un altro film dei Vanzina

All’interno della pellicola c’è un riferimento a un altro film dei Vanzina, vale a dire Un’estate ai Caraibi. Infatti in una scena Cesare, interpretato da Gigi Proietti, entra in un bar e incontra Laura, interpretata da Luisa Ranieri. Alle spalle dei personaggi è possibile notare la locandina del film uscito nei cinema nel 2009.

La vita è una cosa meravigliosa, l’ultimo film per la carriera di un attore italiano

Questa pellicola rappresenta l’ultima nel quale compare Vincenzo Crocitti. L’attore, che interpreta Augusto, il padre di Marco, è infatti morto poco dopo le riprese del film. Nel corso della sua carriera ha interpretato altre commedie italiane di successo come Attila – Flagello di Dio e Un Borghese Piccolo Piccolo.

La vita è una cosa meravigliosa, il colpo ricevuto da Gigi Proietti durante le riprese

Gigi Proietti nel corso delle riprese è stato vittima di un incidente spiacevole. In una scena, Nancy Brilli, che interpreta la moglie gelosa di Proietti, scaglia un vaso finto sulla testa dell’attore. Tuttavia, il colpo ricevuto fu estremamente forte e Proietti si accasciò al suolo, perdendo i sensi per qualche secondo e rimanendo intontito per il resto della giornata di riprese.

La vita è una cosa meravigliosa è il film che andrà in onda su Rete 4 il 24 giugno 2023, ecco curiosità, trama e cast.
Gigi Proietti e Vincenzo Salemme (Facebook).

La vita è una cosa meravigliosa, i problemi tra Enrico Brignano e la vicina

Anche Enrico Brignano ha avuto dei problemi durante le riprese del film. Durante una scena girata in un appartamento sull’Appia, una vicina della location continuava a lamentarsi per lo scompiglio creato dalla troupe. Ciò rese impossibile continuare le riprese. Brignano prese in mano la situazione e decise di andare a parlare direttamente con la vicina, riuscendo a calmarla. Come? Le promise di acquistare quell’appartamento dopo aver terminato le riprese del film.

Italia loves Romagna stasera su Rai 1: cantanti e conduttori del concerto

Stasera 24 giugno 2023, alle ore 20.35, andrà in onda il concerto Italia loves Romagna sul canale televisivo Rai 1. Si tratta di un grande evento realizzato con lo scopo di raccogliere fondi da donare in beneficenza alla Regione Emilia-Romagna, colpita dalle alluvioni durante il mese di maggio. Sul palco ci saranno numerosi ospiti come Elisa, Zucchero, Elodie e molti altri ancora. Il concerto verrà trasmesso in diretta tv sull’ammiraglia Rai e sulla piattaforma streaming RaiPlay.

Italia Loves Romagna è il concerto che si terrà su Rai 1 il giorno 24 giugno 2023, ecco tutte le informazioni.
Laura Pausini, tra gli artisti che si esibiranno sul palco (Getty Images)

Italia loves Romagna, i cantanti che parteciperanno al concerto stasera su Rai 1: da Elisa a Zucchero

Sono diversi i cantanti che si alterneranno sul palco della Rcf Arena di Reggio Emilia, conosciuta da tutti con il nome di Campovolo. Tanti artisti hanno infatti voluto partecipare per fare la differenza e per aiutare la popolazione emiliano-romagnola in difficoltà dopo i danni causati dal maltempo. I cantanti che si esibiranno sul palco sono: Blanco, Andrea Bocelli, Elisa, Elodie, Emma, Giorgia, Irama & Rkomi, Luciano Ligabue, Madame, Fiorella Mannoia, Gianni Morandi, Negramaro, Laura Pausini, Max Pezzali, Salmo, Tananai e Zucchero. Gli artisti daranno vita non solo a esibizioni da solisti ma anche a duetti speciali.

Italia Loves Romagna, i conduttori del concerto stasera su Rai 1: da Amadeus a Panariello

Il concerto Italia Loves Romagna vedrà alternarsi diversi conduttori. Tra coloro che presenteranno i diversi artisti sul palco della Rcf Arena ci sono Amadeus, Alessia Marcuzzi, Giorgio Panariello e Francesca Fagnani. Insieme ai conduttori del concerto ci sarà una super band di 10 elementi e l’Orchestra Sinfonica Nazionale dei Conservatori Italiani (OSNC) formata da 63 giovani musicisti emiliani e romagnoli.

Italia Loves Romagna è il concerto che si terrà su Rai 1 il giorno 24 giugno 2023, ecco tutte le informazioni.
Amadeus e Tananai, il primo presenterà il concerto mentre il secondo si esibirà dal palco (Getty Images).

Italia Loves Romagna, le parole di Stefano Bonaccini sul concerto: «Ringrazio tutti»

Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha espresso il suo parere in merito a questa bellissima iniziativa: «Ringrazio tutti gli artisti che parteciperanno nelle province più colpite dall’alluvione, come Ravenna e Cesena. Stiamo lavorando per presentare progetti specifici affinché quello che sarà raccolto dalla manifestazione di sabato sia destinato per il recupero di luoghi inerenti alla cultura».

Anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha commentato l’iniziativa: «La Romagna è un luogo identitario del carattere italiano: è parte fondamentale della nostra nazione e della nostra storia  nazionale. Occorre fare il massimo sforzo possibile di solidarietà affinché i riflettori non si spengano».

Italia loves Romagna, come donare per il concerto: il ricavato andrà in beneficenza

Tutto il ricavato dell’evento Italia loves Romagna sarà donato in beneficenza. Da giovedì 22 giugno e fino al 5 luglio il numero solidale 45538 sarà attivo per donare tramite sms, dal costo di 2 euro, o chiamata, dal costo di 5 o 10 euro. Sarà possibile donare alla causa anche sul sito www.antoniano.it, sul sito di Intesa Sanpaolo e tramite bonifico bancario sul c/c Intesa Sanpaolo con Iban IT16T0306909606100000196876. I biglietti per Italia loves Romagna sono disponibili sui circuiti più famosi e abituali. Per l’evento live sono attesi circa 50 mila spettatori.

Indiana Jones e il Tempio Maledetto stasera su Italia 1: trama, cast e curiosità

Indiana Jones e il Tempio Maledetto è il film che andrà in onda stasera 24 giugno 2023 alle ore 21.25 sul canale televisivo Italia 1. Ha debuttato nei cinema nel 1984 e appartiene al genere avventura. Steven Spielberg è il regista di questa pellicola mentre la sceneggiatura è stata scritta da Willard Huyck e Gloria Katz. All’interno del cast ci sono numerosi attori famosi come Harrison Ford, Kate Capshaw, Ke Huy Quan e Amrish Puri.

Indiana Jones e il Tempio Maledetto andrà in onda stasera 24 giugno 2023 sul canale televisivo Italia 1: ecco trama, cast e curiosità.
L’attore protagonista Harrison Ford (Getty Images).

Indiana Jones e il Tempio Maledetto, trama e cast del film in onda stasera 24 giugno 2023 su Italia 1

La trama di Indiana Jones e il Tempio Maledetto segue le vicende del noto esploratore mentre si trova a Shanghai nel 1935. L’avventuriero è stato assunto da Lao Che (Roy Chiao), un boss del crimine che lo ha scelto per recuperare i resti dell’imperatore Nurhaci. Tuttavia, Indiana Jones (Harrison Ford) deve sopravvivere a un tentativo di avvelenamento del gangster che vuole disfarsene. L’archeologo riesce a scappare grazie all’aiuto dell’orfano Shorty Round (Ke Huy Quan) e alla cantante di nightclub Willie Scott (Kate Capshaw). I tre si rifugiano in modo rocambolesco su un aereo cargo che appartiene a Lao Che e nel corso del viaggio sono costretti a gettarsi in volo utilizzando un canotto gonfiabile. Dopo questa fuga finiscono nelle vicinanze dell’Himalaya e vengono accolti dagli abitanti di un villaggio indiano ridotto in rovina, i cui abitanti vedono in Indiana Jones un salvatore mandato dal dio Siva e gli affidano un compito: recuperare la pietra sacra rubata nel loro santuario.

Per riuscire a fare ciò, Indiana Jones e i suoi amici devono recarsi al Palazzo di Pankot e scoprire di più sulla setta Thuggee devota al culto della malvagia dea Kali. Inizialmente, l’archeologo viene accolto in modo appropriato al Palazzo ma, dopo un orribile pasto, un misterioso individuo cerca di assassinarlo. Jones è costretto a fuggire di nuovo e durante la fuga si imbatte in un passaggio segreto che lo conduce al Tempio del Male, un luogo sacro per i Thuggee dove vengono compiuti terribili sacrifici da parte del sacerdote Mola Ram (Amrish Puri). A quel punto, Indiana Jones si convincerà che deve risolvere la situazione e recuperare le pietre preziose rubate nei villaggi vicini. Grazie al suo coraggio e al supporto dei suoi aiutanti, l’archeologo supererà mille peripezie e potrà finalmente eliminare la malvagia setta del Tempio Maledetto.

Indiana Jones e il Tempio Maledetto, 5 curiosità sul film 

Indiana Jones e il Tempio Maledetto, le riprese del film in Gran Bretagna e Sri Lanka

Le riprese del film si sono svolte all’interno degli Elstree Studios in Gran Bretagna. Per quanto riguarda gli esterni, invece, le riprese sono state effettuate in Sri Lanka, nei pressi della città di Kandy. Il regista e la produzione volevano girare le scene in India, precisamente a Jaipur, ma il governo indiano respinse le loro richieste perché temeva che il film potesse dare un’immagine negativa alla nazione.

Indiana Jones e il Tempio Maledetto, la vittoria ai premi Oscar e le critiche a Spielberg

Il film ha ottenuto una vittoria ai premi Oscar del 1985 nella categoria Miglior Effetti Speciali, trionfando su altri due cult come Ghostbusters e 2010 – L’anno del contatto. La pellicola ottenne anche una nomination per la Miglior Colonna Sonora a John Williams ma perse contro Maurice Jarre, compositore della colonna sonora di Passaggio in India. Nonostante questi risultati, Indiana Jones e il Tempio Maledetto venne aspramente criticato da alcuni critici. Questo perché il film aveva un tono molto più cupo rispetto al precedente e alcune scene erano estremamente crude per quello che doveva essere un lungometraggio per famiglie.

Indiana Jones e il Tempio Maledetto, il fortunato incontro tra Spielberg e Capshaw

Anche a causa delle critiche ricevute, sia Spielberg che George Lucas, produttore esecutivo dell’opera, arrivarono ad odiare il progetto. Tuttavia, Steven Spielberg conobbe sul set l’attrice Kate Capshaw e se ne innamorò perdutamente. L’amore fu ricambiato da lei e i due convolarono a nozze nel 1991. Al riguardo, Spielberg affermò: «Incontrai Kate Capshaw. Anni dopo ci sposammo e per me questa è la ragione per la quale ero destinato a dirigere Il Tempio Maledetto».

Indiana Jones e il Tempio Maledetto andrà in onda stasera 24 giugno 2023 sul canale televisivo Italia 1: ecco trama, cast e curiosità.
Steven Spielberg e Kate Capshaw nel 1984 (Getty Images).

Indiana Jones e il Tempio Maledetto, il sequel che in realtà è un prequel

Non tutti notano questa cosa, ma Indiana Jones e il Tempio Maledetto, sebbene sia il secondo film del franchise, in realtà è un prequel. Infatti, le avventure dell’esploratore in questo capitolo della saga si svolgono nel 1935. Le vicende del primo film della serie, I predatori dell’arca perduta, si svolgono appena un anno dopo, nel 1936.

Indiana Jones e il Tempio Maledetto, i problemi di Ford e il salvataggio della sua controfigura

Durante le riprese del film, Harrison Ford dovette lasciare urgentemente il set per operarsi a causa di un’ernia al disco. Tuttavia, la produzione continuò a girare il film senza problemi. Come? Le scene di azione vennero girate dalla controfigura di Ford, Vic Armstrong. Quest’ultimo era un sosia del noto attore e gli somigliava moltissimo. Per questa ragione la produzione non dovette preoccuparsi di coprire la faccia dello stuntman durante le scene perché la somiglianza era incredibile.

Napoli, esplode auto del CNR lungo la Tangenziale

Sarebbe partita dal vano motore l’esplosione dell’auto con a bordo i due passeggeri che sono stati travolti dalle fiamme. Non si conoscono ancora le generalità delle due persone, un uomo e una donna, rimaste gravemente ustionate nell’incendio della Volswagen Polo del CNR (Centro Nazionale di Ricerche) sulla quale viaggiavano lungo la Tangenziale di Napoli, tra le uscite di Corso Malta e Capodimonte, in direzione Pozzuoli, al km 18.500 in ovest.

Lungo la Tangenziale di Napoli, un'auto del Centro Nazionale di Ricerche è esplosa con a bordo un uomo e una donna, feriti gravemente.
Code lungo la Tangenziale (Getty Images).

Napoli, auto esplode in tangenziale

L’esplosione è avvenuta attorno alle 14, nella zona ospedaliera. Sul posto sono intervenute due squadre dei vigili del fuoco e due ambulanze del 118. Le fiamme sono state spente in poco tempo, mentre i due occupanti del veicolo sono stati immediatamente soccorsi e trasportati in codice rosso nel vicino ospedale «Cardarelli», al centro grandi ustionati. Secondo quanto riportato dall’AGI, le loro condizioni sarebbero gravi. La polizia stradale ha avviato le indagini per ricostruire la dinamica dell’accaduto. In base alle prime informazioni, pare che il mezzo trasportasse materiale infiammabile.