«Fate i presepi»: polemica sulla lettera dell’assessora di FdI alle scuole

Elena Chiorino, responsabile dell’Istruzione per la Regione Piemonte, ha invitato tutti i direttori a promuovere le tradizioni «fondanti della nostra identità». M5s e Pd all’attacco.

Trenta giorni al Natale, ma dello spirito che dovrebbe accompagnare le feste non sembra esserci ancora traccia. Almeno per quanto riguarda la politica, che in Piemonte si divide proprio sul 25 dicembre. A scatenare le polemiche è l’assessora all’Istruzione Elena Chiorino che, in una lettera ai direttori scolastici di tutte le scuole, li invita a promuovere presepi, recite e canti natalizi in linea con le tradizioni che sono – dice – «parte fondante della nostra identità». Nulla di più sbagliato, per le opposizioni, che accusano l’assessora di Fratelli d’Italia di avere violato l’autonomia scolastica esclusivamente con finalità propagandistiche.

L’ASSESSORA: «PARTE FONDANTE DELLA NOSTRA IDENTITÀ»

«Ritengo che la ricorrenza natalizia e le conseguenti tradizioni come il Presepe, l’Albero di Natale e le recite sulla Natività, siano parte fondante della nostra identità, che la Regione Piemonte intende tutelare e mantenere vive. Non si può e non si deve privare i nostri ragazzi, soprattutto i nostri bambini, dell’atmosfera e della magia del Natale», scrive ai dirigenti scolastici degli istituti di ogni ordine e grado l’assessora Chiorino. Convinta anche che «per coloro i quali vengono da altre realtà, si tratta di una preziosa occasione per conoscere usi e costumi del Paese, a vantaggio di una più concreta e armoniosa integrazione».

IL PLAUSO DELLA MELONI

La proposta riceve il plauso niente meno che di Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, convinta della necessità di difendere «la nostra identità». Non si esprime invece il viceministro all’Istruzione Anna Ascani: «Vogliono che qualcuno gli dica che non lo devono fare. Ma noi non glielo diremo». In Consiglio regionale le opposizioni, dal Pd al Movimento 5 Stelle, si schierano contro. «Il presepe non si impone», «la religione non si sbandiera a fini politici», sono alcune delle prese di posizione.

LO STOP DALLA SOTTOSEGRETARIA ALL’ISTRUZIONE

Lo stop arriva dalla sottosegretaria all’Istruzione, Lucia Azzolina (M5s). «Sto ricevendo le segnalazioni indignate di diversi capi di istituto che chiedono solo di essere lasciati in pace», rivela, «manca un mese al Natale ed è già corsa alle dichiarazioni sul presepe. Se si avesse davvero rispetto per questi simboli, per queste ricorrenze e per l’alto valore che rivestono e, soprattutto, se chi fa certe richieste sapesse come funziona la scuola, non ci sarebbe davvero il bisogno di fare certe uscite, che sono buone solo per far parlare di sé».

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Dal governo 27 milioni di euro a Fca contro gli esuberi

Si tratta di incentivi per lo sviluppo e la produzione di veicoli a motore ibrido ed elettrico negli stabilimenti di Melfi, Orbassano e Mirafiori. Lavoratori reintegrati e 100 assunzioni in Basilicata.

Il ministero dello Sviluppo economico stanzia 27 milioni di euro per lo sviluppo e la produzione di veicoli a motore ibrido ed elettrico negli stabilimenti di Melfi, Orbassano e Mirafiori. Lo prevede il decreto che autorizza l’accordo di Sviluppo tra Mise, Regioni Basilicata e Piemonte, Invitalia e Fca, firmato dal ministro Stefano Patuanelli. Gli investimenti ammontano a 136,6 milioni entro il 2022. L’accordo permetterà il graduale reintegro dei lavoratori in esubero (3.458) e 100 assunzioni a Melfi.

AGEVOLAZIONI LEGATE AL PIANO IMPRESA 4.0

I 27 milioni di euro messi a disposizione dal Mise sono agevolazioni per l’acquisto di macchinari e impianti coerenti al Piano Impresa 4.0. Fca e Centro Ricerche Fiat investiranno 98,7 milioni per l’ampliamento della capacità produttiva dello stabilimento di Melfi, attraverso la messa in produzione della Jeep Compass nella versione ibrida. La produzione di questo modello consentirà di incrementare i modelli elettrici prodotti a Melfi in un’ottica di efficientamento produttivo e di economie di scala. Altri 37,9 milioni di euro di investimenti riguarderanno il progetto di ricerca e sviluppo denominato «Ricarica – Soluzioni sostenibili ad elevata modularità e Configurabilità per veicoli mass mARket a propulsione puro elettrica», che si pone come obiettivo lo sviluppo di motori per veicoli a propulsione elettrica pura, consentendo di coniugare l’attenzione agli obiettivi di impatto ambientale (riduzione delle emissioni CO2 e consumi energetici) con la necessità di offrire al mercato prodotti a prezzi accessibili con prestazioni ottimizzate, in termini di affidabilità e sicurezza. Il progetto verrà realizzato negli stabilimenti di Fca e Crf di Melfi, Orbassano e Torino (Mirafiori Technical Center).

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Sace, Fintecna e Simest: raffica di nomine in Cdp

Pierfrancesco Latini scelto come ad di Sace, Antonino Turicchi di Fintecna. Donato Iacovone presidente della “nuova” Salini Impregilo.

Raffica di nomine a Cassa Depositi Prestiti. Il cda che si è riunito il 26 novembre ha designato i candidati cda di nove delle sue società partecipate. Tra gli altri sono stati indicati Pierfrancesco Latini a.d. di Sace e Rodolfo Errore nella carica di presidente; Mauro Alfonso a.d. di Simest e Pasquale Salzano presidente (con l’incarico anche di Chief International Affairs Officer di Cdp); Antonino Turicchi a.d. di Fintecna e Vincenzo delle Femmine Presidente; Donato Iacovone presidente nella “nuova” Salini Impregilo che è nata per il “Progetto Italia“.

TUTTE LE NOMINE DELLE CONTROLLATE

SACE – Rodolfo Errore (Presidente); Pierfrancesco Latini (Amministratore Delegato), Ilaria Bertizzolo, Elena Comparato, Filippo Giansante, Federico Merola, Monica Scipione, Mario Giro, Roberto Cociancich

SIMEST – Pasquale Salzano (Presidente che assumerà anche l’incarico di Chief International Affairs Officer di CDP), Roberto Rio (Vice Presidente), Mauro Alfonso (Amministratore Delegato), Gelsomina Vigliotti, Ilaria Bertizzolo, Pasquale Salzano.

FINTECNA – Vincenzo delle Femmine (Presidente), Antonino Turicchi (Amministratore Delegato).

CDP Immobiliare – Giorgio Righetti (Presidente), Marco Doglio (Vice Presidente), Emanuele Boni (Amministratore Delegato), Alessandra Ferone, Paolo Fontanelli, Silvia Viviani, Ada Lucia De Cesaris.

CDP Investimenti SGR – Raffaele Ranucci (Presidente), Marco Doglio (Amministratore Delegato), Manuela Sabbatini, Giorgio Righetti, Caterina Miscia.

Fondo Italiano d’Investimento SGR – Antonio Pace (Amministratore Delegato), Vito Lo Piccolo, Esedra Chiacchella, Simonetta Acri, Gianluca Lo Presti, Anna Chiara Sala, Cristina Pozzi.

Invitalia Ventures SGR – Enrico Resmini (Amministratore Delegato), Pierpaolo Di Stefano, Marco Bellezza, Isabella de Michelis di Slonghello, Lucia Calvosa, Antonio Margiotta.

SIA – Federico Lovadina (Presidente), Fabio Massoli, Andrea Pellegrini, Carmine Viola, Andrea Cardamone.

Salini Impregilo – Donato Iacovone (Presidente), Pierpaolo Di Stefano, Francesca Balzani, Giuseppe Marazzita, Marina Natale.

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Gli ultrà della Dinamo Zagabria hanno bloccato il traffico a Milano

Circa 3 mila persone si sono dirette a piedi verso San Siro partendo dall’Arco della Pace. Tensione nei pressi dello stadio.

Il corteo è partito dall’Arco della Pace e ha bloccato il traffico di Milano. Cori e saluti romani, cappucci e fumogeni accesi. Gli ultrà della Dinamo Zagabria, squadra croata che nella serata del 26 novembre affronterà l’Atalanta a San Siro per il match di Champions League, si sono diretti a piedi verso lo stadio. Circa 3 mila persone hanno percorso via Pagano, poi via Giotto, via Monte Rosa, viale Pietro Tempesta e via Monreale. Le forze dell’ordine li hanno sorvegliati sia da terra, sia dal cielo, con l’ausilio degli elicotteri. All’arrivo a San Siro ci sono stati comunque dei momenti di tensione con i tifosi dell’Atalanta e la polizia è dovuta intervenire.

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Microcredito, tappa informativa a Muro Lucano

Sviluppo Basilicata continua il tour sul territorio per presentare le iniziative di finanziamento nel mondo del lavoro che la Regione Basilicata sfruttando i fondi Europei mette a disposizione dei cittadini. Per motivi istituzionali l’assessore alle attività Produttive Francesco Cupparo non ha potuto prendere parte all’incontro così come Gabriella Megale amministratore unico di Sviluppo Basilicata poiché impegnata a Pechino al Cina-Italia Best Startup show case & entrepreneurship Competition – BSSEC.
Ad aprire la kermesse informativa il sindaco Giovanni Setaro di Muro Lucano: “Fa piacere ospitare sul territorio questi incontri. Da giovane imprenditore ho avuto già modo di apprezzare le iniziative di Sviluppo Basilicata ma non basta solo presentare gli strumenti ma anche garantire un affiancamento continuo soprattutto nelle fasi successive. Oggi paghiamo la distanza tra le Istituzioni e i cittadini. Fare incontri territoriali può eliminare questo gap. Come Muro Lucano ci proponiamo punto di riferimento per l’intera area del Marmo – Platano. Non a caso stiamo pensando di utilizzare l’ex Convento come hub informativo non solo culturale ma anche rivolto ad iniziative di questo genere”.
Marco Ponzio direttore business di Sviluppo Basilicata ha illustrato le varie misure del microcredito. Ed ha fatto anche un primo resoconto delle attività svolte: “Sei incontri tra le province di Potenza e Matera e già ben 28 domande presentate per le due misure in soli due mesi”. Dal 2013 al 2017 abbiamo registrato ben 828 iniziative distribuite  su 88 comuni sui 131 presenti in Regione Basilicata. “Questa misura piace al territorio perché a tasso zero e con modalità di ammortamento comode e senza garanzie. Oggi se realmente c’è una idea valida, mettiamola a sistema. Molti aspiranti imprenditori, in passato, hanno rinunciato alle incentivazioni perché attivabili esclusivamente in comunità dotate di aree industriali e artigianali. Il microcredito è attivabile in qualunque comunità lucana”. Ma la notizia più importante è la velocità del finanziamento. Infatti le prime aziende candidate a breve si vedranno accreditata la somma e potranno iniziare a fare business.
L’iniziativa Microcredito  si suddivide in due azioni: linea A è rivolta a coloro che sono inoccupati e vogliono entrare nel mondo del lavoro mentre la linea B ad imprese sociali e a coloro che vogliono avvicinarsi al mondo del lavoro nel terzo settore.
Vito Pinto responsabile della misura per Sviluppo Basilicata ha illustrato nello specifico le finalità del Microcredito e risposto alle domande dei cittadini interessati ad usufruire di questa iniziativa di sostegno alle nuove imprese.

Via libera del governo ad altri 320 milioni di euro per finire il Mose

L’annuncio del presidente della Regione Veneto Luca Zaia. dopo il comitato a Palazzo Chigi. «Abbiamo chiesto una legge speciale e 1,5 miliardi per i lavori in Laguna». L’opera dovrebbe essere terminata per la fine del 2021.

Altri 320 milioni di euro per completare il Mose. Il presidente del Veneto Luca Zaia è uscito dalla riunione di Palazzo Chigi, il cosiddetto “Comitatone” per Venezia, con la promessa dei finanziamenti mancanti per terminare l’opera pensata ormai negli anni Ottanta per mettere in sicurezza la Laguna. «Abbiamo avuto la conferma del finanziamento dei 5 miliardi 493 milioni il che vuol dire che il Governo si impegna a metterne i 320 milioni mancanti e una conferma del cronoprogramma per la fine lavori al 31 dicembre 2021 e con tavolo di lavoro rispetto alla gestione che costa circa 100 milioni di euro l’anno», ha detto Zaia.

«CHIESTA UNA LEGGE SPECIALE E 1,5 MLD PER I PROSSIMI 10 ANNI»

«La Regione Veneto ha chiesto una legge speciale e risorse: ha chiesto per i prossimi 10 anni, per i lavori in Laguna, risorse per 150 milioni di euro l’anno per 10 anni, ovvero 1,5 miliardi», ha aggiunto il presidente di Regione. Fondi che vanno sia al capoluogo che ai Comuni del sistema di gronda lagunare. A questo si accompagna la richiesta di un coordinamento, da convocare in Prefettura su richiesta del sindaco, soprattutto per avere informazioni sugli avanzamenti dei lavori. Soddisfatto il sindaco Luigi Brugnaro, secondo cui «per la prima volta dopo decenni abbiamo visto il premier, il governo e la Regione al tavolo per prendere decisioni molto importanti». Per Conte, con la riunione di oggi «iniziamo ad avere una dirittura finale per problemi che si trascinano da tempo. Noi ci assumiamo le responsabilità – ha ribadito – ma è chiaro che si tratta di criticità che si protraggono da anni».

NUOVA RIUNIONE SULLE GRANDI NAVI A DICEMBRE

Il comitato per Venezia, previsto dalla Legge speciale, non si riuniva da due anni ed è tornato a formarsi anche sull’onda dell’emozione per la grande acqua alta del 12 novembre scorso. Ma è destinato a riunirsi nuovamente a breve, prima di Natale, con all’ordine del giorno l’altro tema scottante per Venezia, quello dell’allontanamento delle Grandi Navi dal Bacino di San Marco.

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Biella ci ripensa: cittadinanza onoraria a Liliana Segre

Dopo la polemica per il no iniziale della maggioranza di centrodestra, il Consiglio comunale ha fatto passare una mozione per l’onorificenza alla senatrice a vita.

La città di Biella conferirà la cittadinanza onoraria a Liliana Segre. Dopo le polemiche dei giorni scorsi per il diniego della maggioranza di centrodestra, che aveva portato lo showman Ezio Greggio a rifiutare un analogo riconoscimento in solidarietà con la senatrice a vita, oggi il Consiglio comunale ha votato una nuova mozione, priva di riferimenti politici, che è stata sottoscritta e votata da tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione.

LA MANIFESTAZIONE SOTTO IL MUNICIPIO

Il via libera alla mozione è, nelle intenzioni bipartisan del Consiglio comunale, un «segnale forte» da parte di una città, Biella, Medaglia d’Oro della Resistenza. Fuori dal municipio di Palazzo Oropa, in occasione del Consiglio comunale, un centinaio di persone si è riunita dopo che sui social è nato l’hashtag #nonsiamocretini, in riferimento all’affermazione del sindaco Claudio Corradino che si è definito «un cretino» per la strumentalizzazione della vicenda, sulla quale – aveva sostenuto – «è stata fatta una speculazione indegna».

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Poste: l’Antitrust apre un’istruttoria per pratica scorretta nel recapito delle raccomandate

L’Autorità ipotizza una pratica commerciale scorretta: gli avvisi di giacenza dei plichi sarebbero spesso depositati nelle cassette dei destinatari senza accertare la loro presenza in casa.

Poste nel mirino dell’Antitrust. Martedì i funzionari hanno svolto ispezioni nelle sedi della società, con l’ausilio della Guardia di Finanza dopo l’avvio di un’istruttoria «per accertare una presunta pratica commerciale scorretta, posta in essere nell’ambito del servizio di recapito della corrispondenza e, in particolare delle raccomandate». L’ipotesi, ha spiegato l’Autorità «è che il cliente/mittente che decida di rivolgersi a Poste per inviare una raccomandata possa essere ingannevolmente indotto ad acquistare un servizio pubblicizzato da claim che ne enfatizzano determinate caratteristiche che, nella sua concreta erogazione non vengono, poi, rispettate».

AVVISO DI GIACENZA SPESSO DEPOSITATO SENZA ACCERTARE LA PRESENZA DEL DESTINATARIO

In particolare per quanto riguarda il recapito della corrispondenza, il Garante ha sottolineato «che l’avviso di giacenza del plico raccomandato verrebbe spesso depositato nella cassetta postale del destinatario dell’invio senza previo accertamento della presenza o meno del medesimo al proprio domicilio. Costringendo quindi il destinatario che voglia entrare in possesso del plico a esperire procedure alternative previste da Poste, con uno slittamento dei tempi di consegna e un dispendio di tempo ed energie che non sarebbe necessario qualora il tentativo di consegna venisse realmente effettuato».

POSSIBILI MESSAGGI INGANNEVOLI CIRCA IL RITIRO DIGITALE

Secondo l’Antitrust, Poste, inoltre, avrebbe veicolato «messaggi ingannevoli riguardo al servizio di Ritiro digitale, vale a dire la versione evoluta della consegna fisica, delle raccomandate, con riferimento alle relative condizioni economiche e di utilizzo».

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Le alluvioni viste dallo spazio: ferite rosse nella pianura padana

Le immagini del corso del Po realizzate dal satellite europeo Sentinel 1 mostrano il nostro territorio squarciato.

Come ferite sulla pelle dell’Italia, così appaiono le alluvioni degli ultimi giorni rirpese dallo spazio: uno squarcio color rosso sangue che taglia in due la Pianura Padana. Le immagini sono del satellite Sentinel-1 di Copernicus, il programma per l’Osservazione della Terra gestito da Agenzia spaziale europea (Esa) e Commissione Europea.

DUE SCATTI IN UNO CHE VEDONO ATTRAVERSO NUBI E BUIO

L’immagine multi temporale combina due scatti separati, acquisiti il 13 e il 25 novembre: le aree inondate sono rappresentate in rosso, il fiume Po in nero, e le aree urbane in bianco. Milano sembra salva, nella parte alta dell’immagine, mentre i territori dell’alessandrino e del pavese risultano fortemente colpiti. La distinzione tra i corpi idrici dei fiumi e le zone inondate è resa possibile dal radar di Sentinel-1, capace di ‘vedere’ attraverso le nuvole, la pioggia e al buio.

UN SERVIZIO DI MAPPATURA PER LE EMERGENZE

Le immagini acquisite prima e dopo l’inondazione offrono informazioni immediate sull’entità del disastro e danno supporto per la valutazione dei danni materiali e ambientali. Il servizio di mappatura per le emergenze di Copernicus (Copernicus Emergency Mapping Service) era già stato attivato all’inizio del mese per aiutare a fronteggiare le inondazioni nel Nord-Est, dove l’acqua alta a Venezia aveva raggiunto livelli record causando la peggior inondazione degli ultimi 50 anni.

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La Russia rischia altri 4 anni di stop per doping: in forse Tokyo 2020

Il comitato di controllo della Wada ha chiesto di bandire l’agenzia statale Rusada per aver falsificato i dati di laboratorio. Mosca potrebbe saltare anche le prossime Olimpiadi.

Il Comitato di controllo della conformità (Crc) dell’agenzia antidoping mondiale (Wada) ha chiesto di bandire per quattro anni la Russia dalle principali competizioni sportive accusandola di aver falsificato i dati di laboratorio consegnati agli investigatori. Il Comitato esecutivo della Wada, che si riunirà a Parigi il 9 dicembre, potrebbe così decidere di sospendere nuovamente l’agenzia antidoping russa Rusada mettendo a rischio la partecipazione della Russia alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Il Cio ha dichiarato di sostenere «le più severe sanzioni» contro la Russia.

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Il Pd fa muro contro la riforma della prescrizione

Secondo Orlando non sono state trovate soluzioni adeguate per velocizzare la durata dei processi. Marcucci attacca Di Maio: «Non detta lui l’agenda del governo».

Il M5s incalza, ma il Pd fa muro contro la riforma della prescrizione, già approvata con la legge che ha inasprito le pene per i reati di corruzione e destinata a entrare in vigore dal primo gennaio 2020.

La riforma prevede il blocco dei tempi di prescrizione dopo il primo grado di giudizio, ma dem e renziani chiedono prima che la riforma del processo penale velocizzi la durata dei procedimenti.

Il vicesegretario del Pd ed ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha scelto con cura le parole: «Sono assolutamente d’accordo con il premier Giuseppe Conte» quando dice che per la prescrizione «il problema è trovare un bilanciamento nell’ambito del processo. Al momento, però, le soluzioni prospettate non sono adeguate».

Decisamente più aggressivo il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci: «Di Maio si tolga dalla testa l’idea che sia il M5s a dettare l’agenda dei provvedimenti del governo e che il Pd si limiti solo a votarli. Sulla prescrizione, per esempio, è fondamentale garantire tempi certi e brevi per la durata dei processi».

Toni differenti, ma concetti identici per Michele Bordo, vice capogruppo del Pd alla Camera: «Le garanzie proposte dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per assicurare processi rapidi e con tempi certi non sono soddisfacenti. Ribadiamo quindi l’invito a rinviare l’entrata in vigore della nuova prescrizione. Per noi la riforma dei processi e le norme sulla prescrizione non possono non essere affrontate assieme. È davvero senza senso l’idea di procedere con l’abolizione della prescrizione senza prima aver verificato gli effetti prodotti dalla riforma della giustizia sulla durata dei processi. È stato lo stesso ministro Bonafede, d’altronde, ad affermare che il nuovo processo scongiurerà l’utilizzo della prescrizione. Se è così per quale ragione allora teme il suo rinvio? Per noi, comunque, la priorità continua a essere la durata ragionevole dei processi, perché i cittadini hanno diritto ad avere dalla giustizia una risposta in tempi rapidi. Continueremo a lavorare su questo obiettivo nei prossimi giorni. Ma sarebbe il caso che il M5s non continui a tirare troppo la corda anche su questo tema».

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Allerta per la piena del Po in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto

A Cremona la piena ha raggiunto i 4 metri e 37 centimetri. Evacuate 218 persone a Brescello, nel Reggiano. Gli aggiornamenti.

Il Po continua a preoccupare. A Cremona martedì 26 novembre il fiume ha raggiunto i 4 metri e 37 centimetri sopra lo zero idrometrico, quota che conferma il livello rosso di allerta. Nella zona di Casalmaggiore è attesa un’onda di piena nella notte. In via cautelativa sono stati allertati gli uomini del decimo reggimento genio gustatori specializzato in movimento terra, così da garantire tempestiva operatività di intervento nel caso si rendesse necessaria un’operazione di contenimento con sacchi di sabbia.

A BRESCELLO EVACUATE 218 PERSONE

Paura anche in Emilia. L’onda ha raggiunto nella notte gli 8,20 metri a Piacenza e una portata di 8.400 metri cubi al secondo. Mercoledì scuole chiuse a Brescello, nel Reggiano, in seguito della piena. Nel comune è in corso l‘evacuazione della frazione di Ghiarole, in cui risiedono 218 persone che saranno ospitate in una struttura di Luzzara. Dopo Casalmaggiore, la piena è attesa a Boretto (Reggio Emilia) nella tarda mattinata di mercoledì e giovedì a Pontelagoscuro (Ferrara), con valori superiori alla soglia 3, di criticità elevata. In tutto sono impegnati 469 volontari, soprattutto nel monitoraggio agli argini: la maggioranza è all’opera tra Piacenza, Parma e Reggio Emilia.

IN VENETO ALLERTA ROSSA FINO AL 30 NOVEMBRE

La Protezione civile del Veneto ha dichiarato l’allerta rossa per il passaggio dell’onda di piena fino alle ore 14.00 del 30 novembre prossimo. Viene raccomandato di interdire l’accesso nelle golene aperte, compreso l’utilizzo delle piste ciclabili, e di mantenere la massima attenzione lungo il corso d’acqua. Per motivi di sicurezza è vietata la navigazione da diporto fino al rientro sotto le soglie di criticità. La Protezione civile raccomanda ai Comuni interessati e agli enti gestori di provvedere al divieto al transito di mezzi e persone attraverso i ponti in barche presenti sui rami di Po, e di aprirli per il libero deflusso della piena e del materiale trasportato. Fino alle ore 14.00 di mercoledì è inoltre dichiarato lo stato di attenzione (allerta gialla) sui bacini Alto Brenta-Bacchiglione-Alpone; Po, Fissero-Tartaro-Canalbianco- Basso Adige; Basso Brenta-Bacchiglione

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Al processo d’appello sconto di pena di un anno ad Antonio Casamonica

Il rampollo del clan romano condannato a sei anni per il raid al Roxy Bar della Romanina.

Un anno di riduzione di pena ad Antonio Casamonica, il rampollo del clan attivo nella zona della Romanina, nella periferia della Capitale, accusato per la vicenda del raid punitivo in bar il primo aprile 2018.

RESTA L’AGGRAVANTE DEL METODO MAFIOSO

Con lo sconto, la Prima corte di appello lo ha condannato a sei anni di reclusione per concorso in lesioni, violenza privata e minacce aggravate dal metodo mafioso. In primo grado Casamonica era stato condannato a 7 anni di reclusione. Adesso i giudici dell’Appello hanno parzialmente riformato la sentenza. L‘aggressione ai danni dei titolari del Roxy bar della Romanina, secondo l’ipotesi accusatoria, era stata fatta come ritorsione per il fatto di non essere stati serviti subito. Il gruppo nel quale era presente Antonio Casamonica prima offese i gestori e poi passò alle vie di fatto, arrivando a prendere a cinghiate una cliente disabile che era intervenuta invitando gli aggressori ad allontanarsi.

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La polemica su Corbyn e l’antisemitismo nel Labour

Il rivale di Boris Johnson accusato dal rabbino capo del Regno Unito di aver consentito «al veleno» di «mettere radici» nel suo partito. La smentita non ferma la bufera a due settimane dal voto.

Un’altra tegola cade sulle speranze del Labour britannico di rovesciare le previsioni negative dei sondaggi in vista delle elezioni del 12 dicembre e della sfida con i favoritissimi conservatori del premier Boris Johnson. A simboleggiarla è l’ennesima accusa sul dossier antisemitismo, questa volta scagliata dalle colonne ostili del Times di Rupert Murdoch niente meno che dal rabbino capo ortodosso del Regno Unito, Ephraim Mirvis, guida della maggiore comunità di ebrei osservanti del Regno, tornato a imputare a Jeremy Corbyn – a meno di 20 giorni dal voto – d’aver consentito «al veleno» antisemita di «mettere radici» nel partito del quale è leader.

RISCHIO DI BOICOTTAGGIO PER LA SINISTRA

Le parole di Mirvis, respinte dal vertice laburista, vanno molto vicino ad un invito senza precedenti al boicottaggio di uno dei grandi partiti d’oltremanica. Per di più approdo storico di una larga fetta di mondo ebraico politicamente impegnato. E innescano reazioni a valanga, fra cui spiccano quelle incrociate d’alcune delle principali istituzioni religiose e confessionali – cristiane o islamiche – del Paese. «Non spetta a me dire per chi votare», mette le mani avanti Mirvis, non senza tuttavia far riecheggiare un’adesione di fatto all’appello già lanciato da voci significative del mainstream ebraico nazionale – oltre che da intellettuali e figure d’establishment avverse in generale alla svolta a sinistra di Corbyn e al suo passato di sostenitore militante della causa palestinese o terzomondista – a punire il Labour alle urne. Corredato dall’appello esplicito agli elettori a scegliere «secondo coscienza».

«INCOMPATIBILE CON I VALORI BRITANNICI»

Il rabbino descrive in sostanza Corbyn come inadeguato al ruolo di primo ministro e bolla come «incompatibile con i valori britannici di cui andiamo tanto fieri il modo con cui la leadership laburista» attuale «ha affrontato il razzismo antiebraico». Un verdetto senz’appello, nella giornata della chiusura dei termini per l’iscrizione nelle liste elettorali del Paese e della presentazione di un manifesto ad hoc laburista sulla difesa della libertà di fede e la lotta al razzismo durante la quale Corbyn evita qualunque polemica diretta limitandosi a definire l’antisemitismo un fenomeno «vile che non può avere spazio» all’interno del suo movimento. Rassicurazioni «mendaci» per Mirvis, al quale un portavoce del Labour replica rivendicando «l’impegno anti razzista» di una vita del compagno Jeremy e ribadendo la volontà di estirpare dal partito e dal Regno ogni traccia antisemita. Mentre rigetta come inaccurate le cifre su 130 presunti episodi gravi impuniti.

I PARTITI RIVALI CAVALCANO LA POLEMICA

I partiti rivali, dai Tory di Boris Johnson ai LibDem di Jo Swinson, cavalcano viceversa l’anatema del gran rabbino. Mentre l’influente arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby, aggiunge il carico da 90: riconoscendo a Mirvis – dopo aver fatto mea culpa anche per le macchie storiche della sua Chiesa – d’aver espresso «il profondo senso d’insicurezza e paura avvertito oggi da molti ebrei britannici». Comprensione per l’allarme del rabbino arriva pure dal Muslim Council of Britain, che però allarga il discorso. E nota come ad esempio la minaccia rampante parallela «dell’islamofobia» provenga «in modo acuto soprattutto dal Partito conservatore», non certo dal Labour.

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«Ai viadotti chiusi della A26 mancava il cemento»

Il paragone da brividi del procuratore capo di Genova: «Come dei balconi con la soletta sgretolata». Attivata una deviazione di carreggiata che consente il passaggio dei veicoli.

Un paragone che mette i brividi. Per il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi i viadotti Fado Nord e Pecetti Sud della A26, chiusi nella tarda serata del 25 novembre per ordine della magistratura, erano come «balconi» con «la soletta sottostante completamente sgretolata», e in cui «l’unica parte sana» era «quella piastrellata», ovvero l’asfalto superficiale.

I consulenti della procura, ha aggiunto Cozzi, hanno rilevato «un grave stato di degrado», consistente in una «mancanza di cemento che imponeva un controllo di sicurezza immediato per pericolo di rovina».

Nel pomeriggio del 26 novembre i vertici di Autostrade per l’Italia hanno illustrato al ministero dei Trasporti le modalità per riaprire al traffico l’autostrada. È stata attivata una deviazione di carreggiata, che permette lo scorrimento dei veicoli in entrambe le direzioni senza passare per i viadotti.

Ulteriori verifiche da parte della società concessionaria sono in corso, ma Cozzi ha voluto ribadire un concetto molto chiaro: «Non abbiamo preso un provvedimento avventato, ma un provvedimento tempestivo che non poteva essere procrastinato. Noi non ci sostituiamo a nessuno, alle competenze di nessuno, il nostro compito è caso mai di sollecitare gli interventi di competenza di altri. È in atto un piano di controllo che mi auguro venga seguito anche dal ministero dei Trasporti, perché non spetta a noi».

Ma il lavoro dei pm non finisce qui. «Bisognerà vedere, con le indagini, se quella degli omessi controlli era una filosofia generale, oppure se si sia trattato di episodi singoli. L’impressione che abbiamo avuto, nei mesi scorsi, è quella di una sottovalutazione dello stato delle infrastrutture. Una cosa che non deve più succedere», ha concluso Cozzi.

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Caccia, via libera al transito nel Parco dell’Appennino Lucano

Nel territorio del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese ai cacciatori ed ai residenti possessori di porto di fucili sarà consentito il transito, che dovrà avvenire senza alcuna sosta, per raggiungere le aree dove è consentito l’esercizio venatorio.

Lo annunciano gli assessori all’Agricoltura e all’Ambiente della Regione Basilicata, Francesco Fanelli e Gianni Rosa, dopo la riunione operativa tenuta nei giorni scorsi presso la sede del Dipartimento Agricoltura con il sub-commissario dell’Ente Parco Giuseppe Priore.

Le necessarie autorizzazioni saranno rilasciate nelle more dell’acquisizione del parere richiesto al Ministero dell’Ambiente sull’interpretazione della norma contenuta nell’art. 3 lett. F del D.P.R. 08.12.2007 relativamente al punto “fatto salvo quanto previsto dall’21, comma 1, lettera g) della Legge 11 febbraio 1992, n. 157”, ovvero sulla possibilità di trasportare armi scariche ed in custodia attraverso il Parco.

“È giunto il momento – afferma Rosa – che le aree protette vengano vissute non più come mero vincolo ma come zone da salvaguardare in un contesto di sviluppo sostenibile. I Parchi devono essere rilanciati quali territori protetti ma fruibili. Per questo è indispensabile una sinergia tra conservazione e protezione dell’ambiente da un lato e sviluppo rispettoso del nostro patrimonio naturalistico dall’altro”.

A parere di Fanelli “l’attività venatoria, una delle attività maggiormente regolamentate in Italia, coniuga in sé la possibilità di sviluppo economico sostenibile con il controllo ambientale che solo chi vive la natura può effettuare. Stiamo cercando di consentire a tutti di usufruire del nostro patrimonio, nel rispetto dell’ecosistema”. 

Terremoto in Albania, le reazioni discordanti della Lega

Il vicepresidente della commissione Esteri Paolo Grimoldi invita Conte a occuparsi prima degli italiani colpiti dal maltempo. Ma il governatore lombardo Fontana invia aiuti.

Mentre l’Italia si mobilita per aiutare la popolazione albanese colpita dal sisma, dai banchi della Lega Paolo Grimoldi, vicepresidente della commissione Esteri della Camera invita a pensare prima agli italiani, in ginocchio dopo l’ondata del maltempo. «Il premier Conte annuncia l’immediato invio di squadre di soccorritori e tecnici in Albania per prestare aiuti dopo il sisma? Nobile gesto», fa notare il leghista, «giusto aiutare chi ha bisogno, ma in questo momento l’Italia è in ginocchio per il maltempo, abbiamo centinaia di sfollati in diverse Regioni, come Liguria, Lombardia e Piemonte, abbiamo strade franate, comuni isolati, danni enormi in diverse località. Giusto aiutare l’Albania, ci mancherebbe, ma prima pensiamo a casa nostra e ai nostri cittadini e lasciamo ad altri Stati Ue i soccorsi all’Albania. E già che ci siamo, perché Conte non ci ripensa sul no alla richiesta di stato di emergenza presentata dalla Lombardia?».

LA LOMBARDIA PRONTA A DARE SUPPORTO

Fa pensare però che sempre in casa Lega proprio il governatore della Lombardia Attilio Fontana non solo esprima «vicinanza e solidarietà al popolo albanese» ma si impegni anche a «sostenere, per quanto di nostra competenza, ogni azione mirata a garantire un supporto concreto» al Paese. Il ministero dell’Interno, continuano in una nota Fontana e l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, «ha attivato l’intervento immediato della squadra Usar (Urban-Search And Rescue) specializzata nell’individuazione e nel disseppellimento delle persone travolte da macerie e altri materiali». La Regione Lombardia, «attraverso l’Areu partecipa a questa particolare spedizione attraverso personale sanitario specializzato composto, per ora, da un medico e un infermiere e da una squadra formata da 4 specialisti con un elicottero attrezzato con visori e dispositivi per la guida e le ricerche notturne».

LA SOLIDARIETÀ E GLI AIUTI DEL VENETO DI LUCA ZAIA

Lo stesso vale per la Regione Veneto guidata dal leghista Luca Zaia, partito per l’Albania , che ha dato la disponibilità per la partenza della Colonna mobile della protezione civile regionale verso l’Albania.

«Il Veneto conferma anche in questa occasione di sempre in prima linea nel portare aiuto nelle emergenze», ha detto Zaia.

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Perché durante il Black Friday scioperano i lavoratori delle consegne Amazon

I dipendenti delle aziende che si occupano della distribuzione degli ordini si fermano a Brandizzo (Torino) e Marene (Cuneo). Denunciano i carichi di lavoro estenuanti e chiedono più sicurezza, aumento del personale, stipendi migliori e riduzione della precarietà. Previsti disagi e disservizi nei giorni degli sconti.

Nei giorni delle grandi offerte e dei maxi sconti i lavoratori delle aziende che si occupano della consegna degli ordini di Amazon hanno detto basta: sciopero. Col Black Friday (venerdì 29 novembre) alle porte, i dipendenti delle sedi di Brandizzo (Torino) e Marene (Cuneo) addetti alla distribuzione merci si sono fermati.

PROTESTA DELLA UIL TRASPORTI SETTORE LOGISTICA

Il motivo? La protesta è stata indetta dalla Uil trasporti del settore logistica per denunciare «i carichi di lavoro estenuanti» e chiedere più sicurezza. Il pacchetto è di 16 ore di sciopero, da mercoledì 27 novembre, senza preavviso.

PRESIDIO DALLE 8 DI MERCOLEDÌ A BRANDIZZO

A Brandizzo proprio il 27 è previsto un presidio a partire dalle 8, al quale sono pronti a confluire anche i dipendenti di Marene. In tutto i lavoratori sono 300 a Brandizzo e 100 a Marene, numeri che raddoppiano nei periodi di maggiore lavoro.

CHIESTO UN ORARIO DI LAVORO «CHIARO E CONCORDATO»

Gerardo Migliaccio, della segreteria Uil trasporti Piemonte, ha spiegato: «Qualcosa partirà anche durante lo sciopero perché Amazon ha tantissimi lavoratori in somministrazione, ma ci saranno disservizi e disagi». E ha aggiunto: «Chiediamo un intervento deciso a garanzia della sicurezza dei lavoratori, il ridimensionamento dei carichi di lavoro con l’aumento del personale, un orario di lavoro chiaro e concordato, e un accordo quadro di stabilimento, che preveda un graduale miglioramento delle condizioni salariali uguali per tutti, regole chiare sui danni e la riduzione della precarietà dei lavoratori attualmente con il contratto in apprendistato».

AMAZON PRECISA: «NON È PERSONALE DELLA SOCIETÀ»

In una nota Amazon ha precisato che non si tratta di personale della società: «Per le consegne ai clienti Amazon si avvale di piccole e medie imprese specializzate. Amazon richiede che tutti i fornitori di servizi di consegna rispettino il Codice di condotta dei fornitori Amazon, e garantiscano che gli autisti ricevano compensi adeguati, siano trattati con rispetto, si attengano a tutte le normative vigenti e al codice della strada e guidino in modo sicuro».

Amazon assegna le rotte ai fornitori di servizi di consegna che poi le assegnano ai loro autisti sulla base della loro disponibilità


La nota della società

Amazon ha poi assicurato di effettuare «verifiche su qualsiasi segnalazione di non conformità. Il numero di pacchi da consegnare è assegnato ai fornitori di servizi di consegna in maniera appropriata e si basa sulla densità dell’area in cui devono essere effettuate le consegne, sulle ore di lavoro, sulla distanza che devono percorrere. Amazon assegna le rotte ai fornitori di servizi di consegna che poi le assegnano ai loro autisti sulla base della loro disponibilità».

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In Siria prende piede il turismo dell’orrore

In Rete sono sempre più comuni offerte di viaggio dedicate a occidentali per «attraversare villaggi in macerie», o per «visitare siti archeologici sull’orlo della distruzione». Tra le mete anche Aleppo.

La Siria sta per entrare nel suo nono anno di guerra, ma il relativo controllo del regime di Bashar al Assad sul suo territorio sta permettendo la nascita di un nuovo fenomeno: il turismo dell’orrore. Secondo quanto riporta il Guardian, su Internet si trovano sempre più agenzie di nicchia che offrono pacchetti di viaggi dedicati a occidentali per «socializzare con i locali mentre si attraversano villaggi in macerie», o per «visitare siti archeologici sull’orlo della distruzione». Attrae anche l’ipotesi di provare «la famosa e cosmopolita vita notturna del centro di Damasco».

LA BASE A DAMASCO

Viaggiare in Siria è sconsigliato da quasi tutti i governi del mondo, ma la capitale è ormai relativamente sicura e sta diventando un punto di partenza per tutti quei viaggiatori che vengono attratti dal fatto che il Paese è stato inaccessibile per tutti questi anni.

ANCHE ALEPPO TRA LE METE

La maggior parte dei tour offerti dalle compagnie offrono visite nella città vecchia di Damasco, al castello di Krak dei Cavalieri vicino a Homs e al sito archeologico di Palmira. L’agenzia cinese Young Pioneer Tours ha in catalogo persino la città di Aleppo, teatro della battaglia più feroce della guerra siriana dal 2012 al 2016 e tutt’ora in rovina.

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Il ministero dell’economia contro le fake news di Salvini sui conti correnti italiani

Il leader leghista: «Con l’accordo sul Mes risparmi a rischio». Ma Via XX settembre replica: «Ricostruzione priva di ogni logica, una notizia totalmente infondata».

Matteo Salvini ospite della puntata del Maurizio Costanzo Show destinata ad andare in onda mercoledì 27 novembre in seconda serata fa già discutere. Durante le registrazioni della trasmissione infatti il leader della Lega ha dichiarato: «Non sto qua a parlare del Mes ma se Conte firma quest’accordo sono a rischio i conti correnti italiani, che sono sacri». E ha aggiunto, ironizzando sul nome del premier: «Faccio le barricate contro il signor Conti».

PER IL GOVERNO «RICOSTRUZIONE PRIVA DI OGNI LOGICA»

Al segretario leghista hanno subito replicato fonti del ministero dell’Economia e delle finanze che di fatto accusano il leader leghista di diffondere fake news: «Sostenere, come fa l’articolo a cui fa riferimento il leader della Lega Matteo Salvini, che l’unica via per avere condizioni economiche e finanziarie forti e un debito pubblico sostenibile ‘è la sua preventiva ristrutturazione o la confisca nottetempo dei conti correnti italiani’ è una ricostruzione totalmente priva di logica». «La riforma del Mes non introduce in alcun modo la ristrutturazione preventiva del debito pubblico e tanto meno prevede la confisca dei conti correnti italiani», aggiungono le fonti.

MILANO FINANZA: «SI ANNIENTA IL 20 30% DEL RISPARMIO PRIVATO»

Quindi – proseguono le fonti del Mef – «è una notizia totalmente infondata e priva di ogni possibile riscontro, che continua a inquinare il dibattito con tesi fuorvianti e ingannevoli». L’articolo a cui fa riferimento Salvini nel video pubblicato sui social è di Milano Finanza ed è del 23 novembre: «a Bruxelles – dice il leader della Lega – quando ti devono fottere non lo mettono nel titolo ma nell’annesso tre: l’unica via è la ristrutturazione del debito‘, questo significa annientare il 20 o il 30% del risparmio privato. Cioè se avete Bot o Btp che valgono 10 vi tagliano il 20-30%. L’altra condizione è ‘la confisca notte-tempo dei conti correnti bancari italiani per un ammontare equivalente al contributo. «È questa la taciuta ignominiosa verità», dice Mf.

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