Com’è andata la vendemmia 2019: in viaggio per i vigneti italiani
Come previsto, berremo meno del 2018, la gradazione alcolica sarà più bassa ma la qualità comunque eccellente. Il bilancio di tre produttori del Südtirol/Alto Adige, delle Marche e della Calabria.
Vi avevamo già anticipato che quest’anno si sarebbe bevuto di meno, ma meglio. Secondo le previsioni vendemmiali di settembre, infatti, l’andamento produttivo delle vigne italiane avrebbe avuto un calo rispetto al 2018, ma la qualità sarebbe stata variabile tra il buono e l’eccellente. Ora che la vendemmia è finita, si possono finalmente tirare le somme per capire se queste stime rispecchiano effettivamente i dati reali.
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ALTO ADIGE: VINI ACIDI E LONGEVI CON GRADAZIONE ALCOLICA BASSA
Per verificarlo Lettera43.it ha sentito i vignaioli dello Stivale, da Nord a Sud.
Partiamo dalla Valle Isarco, in Alto Adige/Südtirol. Qui il clima è atipico per un territorio alpino: la notevole escursione termica tra giorno e notte, le precipitazioni ridotte e le numerose ore di sole favoriscono soprattutto i vitigni a bacca bianca. Manni Nössing produce cinque bianchi e il Kerner è il suo biglietto da visita. Si dice soddisfatto della vendemmia appena finita. «Quest’anno è stata diversa, di solito a settembre era tutto concluso. Ma va bene così perché un bianco, se vive un po’ di guerra, diventa importante. E per guerra mi riferisco a condizioni climatiche ballerine». Sul finale, aggiunge, l’annata è stata elegante, importante e «avremo sicuramente vini acidi e longevi con una gradazione alcolica bassa. Vini che piacciono».
MARCHE: QUALITÀ DAVVERO ECCELLENTE
Lasciamo il Südtirol e ci spostiamo in Centro Italia. L’azienda agricola Maria Pia Castelli nasce nel 1999 a Monte Urano, in provincia di Fermo, nelle Marche. Otto ettari sotto il Conero in cui su producono vini di alta qualità con metodi biodinamici. Il clima mite e i terreni di natura argillosa, ricchi di minerali, contribuiscono alla maturazione di uve sane e gustose. «Abbiamo finito la vendemmia la settimana scorsa e siamo molto soddisfatti», dice Alessandro, figlio della titolare Maria Pia. «Il 2019 è stata un’ottima annata: il clima ha reso le uve sane e anche a livello quantitativo non abbiamo perso nulla rispetto allo scorso anno. Ora è difficile dire quali vini sono venuti meglio perché devono ancora finire le fermentazioni, ma la qualità di tutte le uve è eccellente».
CALABRIA: BUONE ASPETTATIVE PER MALVASIA E BIFORA ROSSO
Finiamo il nostro tour nel Nord della Calabria, a San Marco Argentano, alla masseria Perugini, una delle più longeve realtà agricole della provincia di Cosenza. Ubicata geograficamente tra il Parco Nazionale della Sila e quello del Pollino, la masseria è una fucina di biodiversità, tanto da essere partner dell’Università della Calabria. Tra i 200 e i 400 metri di altitudine la micro-ventilazione dei vigneti è costante e diventa essenziale per la qualità dell’uva. L’azienda oggi è nelle mani di Giampiero Ventura, Pasquale Perugini e Daniela De Marco che hanno fatto della certificazione biologica e dell’ecosostenibilità le loro parole d’ordine.
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«Quest’anno abbiamo avuto una vendemmia tardiva con una maturazione dell’uva che non ha raggiunto un sufficiente livello zuccherino. Questo significa che il grado alcolico sarà più basso», dice Ventura. Un esempio? «La Malvasia, che di solito è sui 14,5 gradi, sarà di 10. Dovremo compensare con una lunga macerazione per arrivare almeno a 12,5». Come qualità, aggiunge il titolare, «l’annata non è stata male, ha espresso il territorio piuttosto bene, ma come quantità abbiamo una resa di meno del 40%. Oltre alla Malvasia, promette bene il Bifora rosso (uve Magliocco, Guarnaccia Nera, Greco Nero, Malvasia Bianca da vigne vecchie, ndr) che rappresenta al meglio la nostra idea di vino».
Ora, per capire se questo 2019 sia stato o no propizio per Bacco, non resta che passare all’assaggio in calice.
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