Seregno, dirigente squadra di bambini perde un rene dopo rissa tra genitori

E’ stato colpito con un calcio alla schiena il dirigente della squadra Polis SGP dell’oratorio che, a Seregno, in provincia di Monza, ha perso un rene, e ha rischiato di perdere la milza. L’aggressione è avvenuta domenica 18 giugno: il 45enne era intervenuto per sedare una rissa fra genitori di bambini di otto anni nel corso di un torneo di calcio. Nel tentativo di separare i padri è stato raggiunto dal colpo. I carabinieri hanno identificato alcuni partecipanti e, a seguito dell’acquisizione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, già nelle prossime ore potrebbe esserci un indagato. Le accuse andrebbero dalle lesioni aggravate al tentato omicidio.

A Seregno, nella giornata di domenica 18 giugno, il dirigente di una squadra di bambini ha perso un rene durante una rissa tra genitori.
Partita di calcio bambini (Getty Images).

Seregno: rissa tra genitori, dirigente perde un rene

In base alla prime ricostruzioni dei carabinieri, gli animi si sono scaldati durante un’azione di gioco quando, tra una tifoseria e l’altra, per lo più composta da madri e padri, sono volate parole non ripetibili dirette ai piccoli calciatori. Alcuni genitori hanno poi oltrepassato il limite passando a insulti ben peggiori, fino agli spintoni e alla rissa. E’ proprio in quel momento che il dirigente della Polis è salito sugli spalti per dividere i padri impegnati a litigare, facendo notare loro che si stavano aggredendo di fronte ai bambini. Nel tentativo di riportare la calma l’uomo è stato colpito alle spalle da un violento calcio alla schiena, che lo ha fatto cadere a terra, tra le panche di cemento. La rissa è stata sedata solo poco dopo, mentre il torneo è stato sospeso.

Il rientro a casa e il peggioramento delle condizioni

Il dirigente, una volta sedata la rissa tra i genitori dei bambini, è tornato a casa dolorante ma, poche ore dopo, le sue condizioni si sono aggravate. All’arrivo in ospedale, i medici lo hanno immediatamente ricoverato in terapia intensiva, con una diagnosi di spappolamento del rene e gravi lesioni alla milza. Il 45enne è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico, durante il quale ha subito l’asportazione del rene danneggiato e la sutura delle ferite alla milza, che i medici sono riusciti a salvare. Al momento, dopo tre giorni di terapia intensiva, le sue condizioni sono stabili.

Chi l’ha visto?, stasera su Rai 3 i casi di Kata e Tiziana Cantone

Stasera 21 giugno 2023 andrà in onda alle ore 21.25 su Rai 3 un’altra puntata del programma Chi l’ha visto? condotto come sempre da Federica Sciarelli. La trasmissione, che ha come obiettivo primario ritrovare le persone scomparse in Italia, si occuperà del caso della piccola Kata, scomparsa da giorni a Firenze e secondo il padre rapita per sbaglio. Ci sarà inoltre spazio per il caso di Tiziana Cantone, ragazza originaria della Campania che si suicidò nel 2016 dopo la diffusione in rete di alcuni suoi video pornografici amatoriali. Come sempre, la puntata si potrà rivedere on demand sulla piattaforma streaming Rai Play.

Chi l'ha visto? anticipazioni del programma su Rai 3 si parlerà dei casi di Kata, la bimba scomparsa e di Tiziana Cantone.
La piccola Kata, la bimba scomparsa a Firenze (Twitter).

Chi l’ha visto?, le anticipazioni di stasera 21 giugno 2023 su Rai 3

Chi l’ha visto? questa sera si occuperà ancora del caso della piccola Kataleya che sta tenendo con il fiato sospeso l’Italia intera. Le autorità continuano a indagare sugli ultimi spostamenti sulla bimba e su ciò che succedeva all’interno dell’hotel Astor, albergo occupato da diverse famiglie che avevano bisogno di un alloggio. A quanto pare, il caso di Kata ha messo in evidenza un vero e proprio racket delle stanze, con i nuclei familiari che pagavano per poter entrare. I giornalisti della trasmissione cercheranno di far luce proprio su questo e mostreranno testimonianze, filmati, messaggi e dichiarazioni dei protagonisti che possono essere coinvolti sul caso, cercando di far luce su dettagli che possono essere importanti per ritrovare la piccola.

La seconda parte della puntata si concentrerà invece sul caso di Tiziana Cantone. La ragazza si suicidò nel 2016 dopo un periodo trascorso tra depressione e ansia per alcuni suoi video hard pubblicati sul web dal suo ex. In studio ci sarà la madre della donna che chiede ancora giustizia perché, secondo il suo parere, il caso non è stato gestito in modo appropriato. «Qualcuno voleva ammazzare mia figlia, perché lei era pronta a fare i nomi di chi aveva girato i video», sostiene. Il team di Chi l’ha visto? si occuperà anche di capire come sia possibile che i video hard della Cantone siano ancora in circolazione sul web.

Chi l'ha visto? anticipazioni del programma su Rai 3 si parlerà dei casi di Kata, la bimba scomparsa e di Tiziana Cantone.
Tiziana Cantone (Twitter).

Ai due casi sopra illustrati, nel corso della puntata si affiancheranno gli appelli, le richieste d’aiuto e le segnalazioni delle persone scomparse in tempi recenti su tutto il territorio italiano.

Denny Pruscino morto in carcere di infarto: nel 2011 uccise il figlio

L’ergastolano si è sentito male subito dopo una partita di calcetto durante l’ora d’aria. Denny Pruscino, 42enne detenuto del Due Palazzi di Padova, è stato immediatamente soccorso e portato in infermeria. Nonostante la chiamata tempestiva al Suem 118,  l’uomo è arrivato in ospedale in gravissime condizioni, morendo poco dopo il trasporto.

L'ergastolano, detenuto al Due Palazzi di Padova, aveva appena terminato di giocare a calcetto durante l'ora d'aria. Inutili i soccorsi.
Denny Pruscino (foto Facebook)

Denny Pruscino morto dopo una partita di calcetto 

Pruscino si trovava in carcere per scontare la condanna all’ergastolo per l’omicidio del piccolo Jason, il figlio nato dalla moglie, Katia Reginella. All’epoca dei fatti, i tre abitavano a Piane di Morro, frazione di Folignano, in provincia di Ascoli Piceno. Il delitto è avvenuto tra il 23 e il 24 giugno del 2011: secondo quanto ricostruito, quel giorno il piccolo Jason, che aveva solo due mesi di vita, piangeva insistentemente. Il padre l’avrebbe così ucciso dopo averlo preso e scagliato più volte contro il divano.

Un omicidio che scosse l’opinione pubblica

Dopo l’omicidio, il corpicino del piccolo Jason venne messo in un sacchetto e abbandonato dai genitori vicino a un bidone dell’immondizia. Si sospetta che il neonato respirasse ancora quando venne gettato accanto ai rifiuti. I giudici hanno condannato anche la moglie Katia, ritenuta colpevole di omicidio volontario per non aver impedito la terribile fine del figlio.

Abbiategrasso, lo studente che accoltellò la professoressa è stato bocciato ed espulso

La decisione è stata presa dal consiglio di istituto all’unanimità: il ragazzo è stato escluso dallo scrutinio, perdendo l’ammissione al prossimo anno scolastico. La famiglia, che ha ricevuto la notifica del provvedimento, farà ricorso. Lo studente 16enne che il 29 maggio ha accoltellato la sua professoressa di italiano e storia, Elisabetta Condò, è stato infatti bocciato ed espulso dal liceo scientifico Alessandrini di Abbiategrasso.

Lo studente che il 29 maggio accoltellò la sua professoressa di storia è stato bocciato ed espulso liceo scientifico Alessandrini.
Scuola (Getty Images).

Bocciato ed espulso lo studente del liceo scientifico Alessandrini 

La volontà di procedere con l’allontanamento dello studente era già stata manifestata dal preside Michele Raffaeli, che aveva fatto riferimento, sin dal primo momento, al regolamento della scuola, secondo il quale lo studente responsabile di reati perseguibili per legge è sottoposto ad allontanamento. La famiglia del 16enne tuttavia non è d’accordo con le decisioni prese dall’istituto scolastico, almeno per quanto riguarda la bocciatura: il profitto dello studente era buono, motivo per cui i genitori hanno annunciato il ricorso.

La famiglia contesta la bocciatura dello studente

L’avvocato Stefano Rubio, che assiste la famiglia del ragazzo, ha dichiarato al Corriere della Sera: «Aveva la media del 9 in fisica e dell’8 in matematica: è arrivato secondo ai giochi matematici dell’istituto. L’unica insufficienza era in storia, con la professoressa in questione. La decisione è stata presa dal consiglio di istituto, che non è formato dai suoi insegnanti e, in via riservata, abbiamo saputo che la decisione non è stata condivisa da tutti loro. Il ragazzo, che è ancora sotto osservazione psicologica, non sarebbe comunque mai tornato in quella scuola. La bocciatura e l’allontanamento renderanno più difficile un inserimento futuro in classe, tra l’altro con ragazzi più piccoli».

Alberobello, lotta al randagismo: se adotti un cane non paghi la Tari

Ad Alberobello, Comune della città metropolitana di Bari di circa 10 mila abitanti, la lotta al randagismo passa dal pagamento della Tari. Il Consiglio comunale ha deliberato, in via sperimentale e con validità già dall’anno in corso, di non far pagare la tassa sui rifiuti a chi deciderà di adottare un cane randagio. L’esenzione è totale, basterà scegliere uno dei cani di proprietà del Comune, attualmente ospitati nelle strutture municipali. La valenza della delibera è duplice: da una parte si punta a svuotare i canili, dall’altra a evitare gli abbandoni. Per questo è stato deciso di dire sì al nuovo regolamento proprio a inizio estate.

Il Comune di Alberobello vuole agevolare chi adotta esentando le famiglie dal pagamento della tassa sui rifiuti
Due cani in un canile (Getty).

Adotta e non paghi la Tari: già accaduto a Bisceglie e Locorotondo

Pur sembrando un provvedimento originale e fuori dagli schemi, non è la prima volta che accade. Nel 2018 a Locorotondo, sempre nella città metropolitana di Bari, è stata approvata una delibera identica. Nel 2016 a Bisceglie, in provincia di Barletta-Andria-Trani, ancora una volta in Puglia, l’amministrazione comunale ha deliberato un regolamento simile. Si prevedevano sconti fino a 5 mila euro sulle tasse comunali per chi adottava un cane. Ma si parlava esclusivamente di animali adulti e non di cuccioli. Alberobello vuole diventare un modello nella lotta al randagismo e nei mesi scorsi ha anche aderito alla Rete felina di Puglia, per censire i gatti sul territorio.

In Puglia spese veterinarie gratis per chi adotta

La Puglia, in tal senso, è una delle Regioni più attente alle esigenze degli animali domestici e dei randagi. Dal 2020, ad esempio, è in vigore una legge contro il randagismo che prevede cure veterinarie gratuite a chi adotta, oltre al libero accesso con i propri animali in tutti i negozi e sui mezzi pubblici. E a Taranto, ormai da alcuni mesi, il Comune provvede anche ad assegnare un educatore. Il percorso è interamente gratuito e punta a incentivare le adozioni consapevoli, contrastando soprattutto il fenomeno degli abbandoni e aiutando le famiglie che non sempre sono in grado di capire le esigenze del singolo animale.

Il Comune di Alberobello vuole agevolare chi adotta esentando le famiglie dal pagamento della tassa sui rifiuti
Un cane all’interno del proprio spazio in un canile (Getty).

Expo 2030, Roma è tra le tre città in lizza

Il lungo iter per decidere chi ospiterà l’Expo 2030 è vicino alla sua conclusione e Roma resta in lizza, insieme ad altre due città. La capitale potrebbe rappresentare quindi l’Italia, a patto di battere la concorrenza di Busan e Ryad. La prima è una grande città portuale nella parte meridionale della Corea del Sud, mentre la seconda è la capitale dell’Arabia Saudita. A comunicarlo è stato oggi il Bureau International des Expositions. In una nota, è stato spiegato che il Comitato esecutivo del Bie ha ritenuto «fattibili e conformi alle regole dell’organizzazione» i tre progetti. La scelta di candidare Roma è partita nel 2021 dall’esecutivo guidato da Mario Draghi.

Expo 2030, Roma in lizza con Busan e Ryad
Una foto del Colosseo di notte (Getty).

Expo 2030: restano in tre, esclusa Odessa

Roma, Busan e Ryad hanno battuto la concorrenza di Odessa, città dell’Ucraina che affaccia sul Mar Nero, al confine con la Moldavia, e ultima in ordine temporale tra le escluse dal comitato. Martedì 20 e mercoledì 21 giugno, il Bureau International d’Exposition, con i suoi 170 membri, darà la possibilità ai Paesi in lizza di presentare i propri progetti. A Parigi anche la premier Giorgia Meloni, accompagnata dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri e dal presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. Ad ogni città viene dato un tempo di 20 minuti al massimo per esporre i dossier.

Expo 2030, Roma in lizza con Busan e Ryad
Roma vista dall’alto (Getty).

Si vota a novembre: ogni Stato ha un voto

Si voterà nel novembre 2023 durante la 173esima assemblea generale del Bie. Ogni Stato membro avrà a disposizione un voto e le preferenze saranno espresse a scrutinio segreto. Il progetto italiano è stato curato dall’archistar Carlo Ratti e prevede di rigenerare l’area di Tor Vergata, con parchi in serie fino al centro storico, nell’area che nel 2009 avrebbe dovuto ospitare i campionati mondiali di nuoto. Tra i punti di forza del masterplan ideato da Ratti, c’è il più grande parco solare urbano al mondo. Tra le avversarie, sembra essere Ryad la città da battere, soprattutto grazie alla disponibilità economica del Paese arabo.

Andrew Tate incriminato in Romania per stupro e tratta di esseri umani

Le accuse sono state formalizzate da un tribunale in Romania: Andrew Tate, influencer 37enne ed ex campione di kickboxing, insieme al fratello Tristan e ad altri due soci, sono stati incriminati per formazione di un gruppo criminale volto a sfruttare sessualmente le donne e a produrre contenuti pornografici per siti specializzati. Ognuno di loro si è dichiarato estraneo ai fatti. Il processo, che dovrebbe durare diversi anni, non avrà inizio immediato. Il giudice ha infatti 60 giorni di tempo per esaminare i fascicoli prima del processo a carico dei quattro. Un portavoce di Andrew Tate ha dichiarato: «Accogliamo questa opportunità per dimostrare la nostra innocenza».

Andrew Tate e il fratello sono stati incriminati con l'accusa di stupro e tratta di esseri umani. Il processo non avrà inizio immediato.
Andrew Tate (Getty Images)

Andrew Tate incriminato insieme al fratello

Il primo arresto dei fratelli Tate nella casa di Bucarest risale allo scorso dicembre. Nel mese di marzo, entrambi hanno beneficiato degli arresti domiciliari a seguito di una sentenza di un giudice rumeno. Secondo l’atto di accusa depositato presso il tribunale, i quattro imputati hanno organizzato un gruppo criminale nel 2021, con la finalità  di avviare una tratta di esseri umani in Romania, ma anche in altri paesi tra cui Stati Uniti e Regno Unito. Il reato sarebbe aggravato da sette presunte vittime che parrebbero essere state reclutate dai fratelli Tate attraverso false promesse di amore e matrimonio.

Le incognite sul futuro del Giornale dopo la morte di Berlusconi

L’ultimo Cavaliere. Con questo titolo a tutta pagina il Giornale ha salutato Silvio Berlusconi nell’edizione speciale del 13 giugno 2023: 38 pagine dedicate all’uomo che entrò nel capitale del quotidiano fondato da Indro Montanelli già nel 1976, ne prese la proprietà e lo controllò per oltre 40 anni. Proprio finora quando, ironia della sorte se ce n’è una, Berlusconi ha scelto di andarsene, a pochi giorni dall’arrivo programmato della famiglia Angelucci, nuovo editore del Giornale con il 70 per cento del capitale, in attesa del via libera dell’autorità Antitrust, stimato per il 18 luglio.

Le incognite sul futuro de il Giornale dopo la morte di Berlusconi
La prima pagina de il Giornale dopo la morte di Silvio Berlusconi.

Redazione ormai ridotta da 200 giornalisti a 50

Trentotto pagine composte dalla redazione guidata da Augusto Minzolini che, in poche ore, le ha pensate, impaginate e realizzate da zero, non essendoci al Giornale niente di preparato: i “coccodrilli” su Berlusconi, di qualsiasi natura, erano vietati, fin dai tempi del suo ricovero per il Covid. Una redazione composta ormai da 50 giornalisti, così ridotta dagli oltre 200 che popolavano via Negri fino a 25 anni fa, quando, dopo Montanelli, Berlusconi aveva chiamato Vittorio Feltri a dirigere il Giornale. E ora che succederà?

Le incognite sul futuro de il Giornale dopo la morte di Berlusconi
Alessandro Sallusti e Augusto Minzolini con Silvio Berlusconi (Imagoeconomica).

Addio via Negri: destinazione scalo Farini, via dell’Aprica

Nella redazione sanno ben poco del loro futuro. Nessuno ha fornito loro informazioni. Scontato solo il ritorno di Alessandro Sallusti, atteso in luglio, con Minzolini che tornerà a sua volta a scrivere di politica. Con Sallusti verrebbe anche Feltri. Ma gli Angelucci non hanno ancora fatto sapere quale sarà il progetto editoriale per la testata montanelliana. Anche se da qualche giorno la redazione è in fibrillazione perché gira voce che tra i primi atti della nuova gestione ci sarà un trasferimento di sede: addio a via Negri, “la via Solferino” del Giornale, destinazione scalo Farini, via dell’Aprica, palazzo di LaPresse, dove gli Angelucci intendono trasferire anche la redazione di Libero, quelle dei siti web delle due testate, e pure la radio del gruppo. Il tutto a partire dal gennaio 2024. Risparmi e sinergie di costi in una zona destinata a svilupparsi nei prossimi anni, ma che al momento risulta un po’ isolata e lontana dai palazzi del potere meneghino della politica e della finanza. Un bel cambiamento rispetto a Cordusio e Porta Venezia.

Le incognite sul futuro de il Giornale dopo la morte di Berlusconi
Vittorio Feltri (Imagoeconomica).

In arrivo il manager di Rcs Spagna, Nicola Speroni

A livello aziendale, solo dopo l’ok dell’Antitrust si può procedere a nominare il prossimo Consiglio. E pare che per guidare il Giornale sia stato scelto un manager di Rcs, Nicola Speroni, che arriva dalla Spagna, e come direttore finanziario una dirigente donna, anch’essa da Rcs Spagna, e cioè Stefania Bedogni. La famiglia del Cavaliere, tramite la See spa di Paolo Berlusconi, ha tenuto il 30 per cento del capitale. Ma ora, con la scomparsa del patriarca, la cosa assume un significato molto diverso, anche in vista della futura governance.

Le incognite sul futuro de il Giornale dopo la morte di Berlusconi
Paolo Berlusconi (Imagoeconomica).

Galli della Loggia, Orsina, Ricolfi, Battista: firme da dream team

Per quanto riguarda gli organici, le indicazioni arrivano da voci giornalistiche. In ordine sparso sono circolati i nomi di: Daniele Capezzone, Giacomo Amadori, Osvaldo De Paolini, Salvatore Merlo, Francesco Verderami e poi editorialisti quali Ernesto Galli della Loggia, Giovanni Orsina, Luca Ricolfi, Pigi Battista. Se oltre a questo dream team ci sia anche qualcuno che andrà a rimpolpare la redazione nulla è dato sapere.

Le incognite sul futuro de il Giornale dopo la morte di Berlusconi
L’editore Antonio Angelucci (Imagoeconomica).

Via lo smart working, in scadenza il contratto integrativo dei giornalisti

Quello che appare certo invece è la volontà dei nuovi editori di smantellare lo smart working, che oggi al Giornale è utilizzabile al 50 per cento con un accordo sindacale che scade a fine 2023. In scadenza c’è anche il contratto integrativo dei giornalisti, conquistato e consolidato negli anni grazie alle relazioni sindacali che non sono mai venute meno. E che ora si preparano ad affrontare la nuova era. Il primo assaggio sarà già mercoledì 21 giugno, con la prima assemblea di redazione convocata nell’era del dopo Cavaliere.

In Ucraina mezzi inutilizzabili e armi obsolete: cosa non va nelle forniture militari

Dall’indipendenza nel 1991, l’Ucraina nel corso degli anni ha venduto un’ampia porzione delle sue vaste scorte di armi dell’era sovietica, ottenendo grossi profitti: l’arsenale del Paese, in particolare, si è ridotto durante la presidenza del filorusso Viktor Yanukovich. Il problema della scarsità degli armamenti è venuto alla luce in occasione dell’annessione unilaterale della Crimea da parte della Federazione Russa, poi con la guerra del Donbass e, ancor di più, con l’invasione su larga scala iniziata il 24 febbraio 2022. Quando la Russia ha attaccato l’Ucraina, Kyiv si è trovata alla disperata ricerca di armi e munizioni. Come sottolineato a inizio aprile dal segretario generale della NatoJens Stoltenberg, «gli alleati hanno erogato quasi 150 miliardi di euro di sostegno all’Ucraina, inclusi 65 miliardi di euro di aiuti militari». Ma, come riporta un’inchiesta del New York Times, le autorità ucraine hanno pagato più di 800 milioni di dollari ai fornitori occidentali nel corso dell’anno passato, in base a contratti rimasti in tutto o in parte inadempiuti: moltissime le armi che non sono state consegnate, tanti i mezzi incapaci di muoversi o sparare, buoni tutt’al più per recuperare qualche pezzo di ricambio.

Mezzi inutilizzabili e armi obsolete, cosa non va nelle forniture militari all'Ucraina
La bandiera ucraina apposta su un mezzo arrivato dagli Usa (Getty Images).

Il 30 per cento dell’arsenale di Kyiv è costantemente in riparazione

Che qualcosa vada male, nella frenesia della corsa alle armi, ci sta. Molti delle forniture da parte degli alleati occidentali comprendevano armi di ultima generazione, come i sistemi di difesa aerea americani che si sono dimostrati altamente efficaci contro droni e missili russi. Ma in altri casi gli alleati hanno fornito attrezzature finite da tempo nei magazzini che, nella migliore delle ipotesi, necessitavano di ampie revisioni. Come scrive il Nyt, il 30 per cento dell’arsenale di Kyiv è costantemente in riparazione: un tasso elevato, soprattutto per un esercito che ha bisogno di tutte le armi per dare il via all’attesa controffensiva.

Il caso dei 33 obici donati dall’Italia, poi riparati (male) in Florida

L’inchiesta del quotidiano statunitense cita la consegna di 33 obici semoventi M109 messi fuori servizio alcuni anni fa, donati all’Ucraina dall’Italia, «richiesti, comunque, da parte ucraina, nonostante le condizioni, per essere revisionati e messi in funzione, vista la urgente necessità di mezzi per fronteggiare l’aggressione russa», come precisato dal ministero della Difesa. Non è tanto il fatto che gli obici fossero da revisionare: Roma lo ha messo in chiaro e Kyiv li ha voluti lo stesso. Ma quanto successo dopo. Come scrive il New York Times, il governo ucraino ha inviato i pezzi d’artiglieria alla Ultra Defense Corporation di Tampa, in Florida, pagando quasi 20 milioni di dollari per la riparazione. Quando 13 dei 33 obici sono finalmente arrivati in Ucraina, si sono rivelati «non adatti a missioni di combattimento».

Mezzi inutilizzabili e armi obsolete, cosa non va nelle forniture militari all'Ucraina. L'inchiesta del New York Times.
Un Humvee dell’esercito americano (Getty Images).

Gli Humvee arrivati in Polonia con le gomme a terra

Nell’estate del 2022 a un’unità dell’esercito americano è stato ordinato di spedire 29 Humvee in Ucraina da un deposito a Camp Arifjan, una base in Kuwait. Alla fine di agosto, gli appaltatori privati incaricati di revisionare i mezzi avevano riparato trasmissioni, batterie scariche, perdite di fluidi, luci rotte, serrature delle porte e cinture di sicurezza sugli Humvee, facendo sapere che tutti e 29 gli automezzi militare da ricognizione dell’esercito americano erano pronti per l’Ucraina. Il lavoro era stato verificato, a quanto pare, dall’unità dell’esercito Usa di stanza in Kuwait. Ma, quando gli Humvee sono arrivati in Polonia, si è scoperto che le gomme di 26 mezzi su 29 erano inutilizzabili. Ci è voluto quasi un mese per trovare abbastanza pneumatici sostitutivi, il che «ha ritardato la spedizione di altre attrezzature in Ucraina e ha richiesto manodopera e tempo significativi», ha rilevato un rapporto del Pentagono. Ma gli appaltatori si sono fatti comunque pagare a caro prezzo per il loro servizio.

Manutenzione pessima, ma pagata a caro prezzo

La stessa cosa, aggiunge il Nyt, è successa con una fornitura di obici M777, sempre da parte della stessa unità. I pezzi di artiglieria erano in condizioni talmente pessime da essere stati rimandati al mittente, che dunque li ha riparati due volte. Ma sono solo alcuni esempi, riguardanti peraltro mezzi e armi che, alla fine, sono arrivate nella disponibilità di Kyiv.

Mezzi inutilizzabili e armi obsolete, cosa non va nelle forniture militari all'Ucraina. L'inchiesta del New York Times.
Lo sparo di un obice M777 a Bakhmut (Getty Images).

Come hanno precisato gli interlocutori del New York Times, che hanno partecipato all’acquisto di armi, in diversi casi la fornitura non è nemmeno avvenuta e non sempre gli intermediari hanno restituito il denaro. Diversi i contratti che non sono stati rispettati dall’inizio della primavera 2023, come persi nella frenesia da controffensiva. Che, forse non a caso, tarda ad arrivare.

Emilio Fede contro il fantomatico Alfredo: «Ti mando quattro miei amici dalla Sicilia»

Non c’è pace per Emilio Fede. Dal suo mancato arrivo ai funerali di Silvio Berlusconi, l’ex direttore del Tg4 è vittima di continui scherzi telefonici da parte di un tale Alfredo, che lo accusa di aver inventato la scusa dell’autista per giustificare la sua assenza. Non si è fatta attendere la replica del giornalista, ormai 92enne, che ha iniziato a rispondere alle chiamate in diretta Instagram. Ricoprendo il suo interlocutore di insulti e minacce. «Figlio di putt***, sei finito», si sente dire a Fede. «Appena ti acchiappo, ti spacco in quattro». Dopo una serie di maledizioni, lo ha anche minacciato, promettendogli la visita di «quattro amici dalla Sicilia». Nel filmato, una voce ignota lo ha chiamato «Direttore», invitandolo a salutare il suo pubblico in diretta. Intanto sui social si moltiplicano le ipotesi che possa trattarsi di una montatura con Emilio Fede complice del fantomatico Alfredo.

Emilio Fede attacca Alfredo sui social. L'ex direttore del Tg4 lo accusa di scherzi telefonici e minaccia: «Figlio di putt***, sei finito».
Emilio Fede in uno screenshot della diretta Instagram.

Emilio Fede sulla morte di Berlusconi: «È stato la mia vita»

In occasione dei funerali di Silvio Berlusconi, Emilio Fede aveva attribuito la sua assenza all’«autista farabutto e meschino», che lo aveva bloccato di proposito nel traffico. «Un personaggio veramente squallido che va arrestato», aveva sbottato l’ex direttore del Tg4, ringraziando poi un collega che lo aveva aiutato a raggiungere villa San Martino ad Arcore. Qui infatti aveva atteso l’arrivo del feretro del leader di Forza Italia dopo le esequie su una panchina all’esterno della proprietà. «Non voglio pensare che non ci sia più, è stato la mia vita», ha concluso in un video sui social, ricordando anche la scomparsa della moglie nel 2022. «Ciao presidente, sono sicuro che un giorno ti raggiungerò dove sei».

TheBorderline, YouTube e la monetizzazione delle tragedie

La mattina di Ferragosto del 1962 Bruno Cortona, 36enne vigoroso ed esuberante, amante della guida sportiva e delle belle donne, schizzava per le vie di Roma con la sua Lancia Aurelia B24 convertibile. Dopo un sorpasso azzardato, per evitare l’impatto con un camion che arrivava dalla parte opposta, sterzò violentemente. Lui venne sbalzato fuori dall’auto che finì in una scarpata. Il suo passeggero, un giovane di nome Roberto e di cui Cortona non sapeva nemmeno il cognome morì. L’inno alla spericolatezza sta dentro un film di Dino Risi, Il sorpasso. Il mito della velocità associata al rischio e del sorpasso azzardato come termometro di virilità fu uno dei capisaldi del boom economico.  Si può facilmente immaginare che qualche incidente sia accaduto per emulazione. Nessuno si sognò mai di mettere sotto accusa il cinema italiano, di chiederne la chiusura per la veicolazione di messaggi che rischiavano di essere diseducativi. Così come nessuno si sognerebbe di chiedere la chiusura della letteratura per libri splatter (per di più brutti, a differenza del capolavoro di Risi) che hanno il culto della violenza come unica matrice letteraria. Così come nessuno chiederebbe di chiudere le gelaterie se un gelataio venisse condannato per pedofilia.

TheBorderline, YouTube e la monetizzazione delle tragedie
Una scena de Il sorpasso di Dino Risi.

YouTube e i social sono luoghi: criminalizzarli tout court è un errore

Non commettere l’errore di criminalizzare un mezzo. Si potrebbe partire da qui per tirare le fila della vicenda in cui ha perso la vita Manuel Proietti, 5 anni, mentre tornava a casa con la madre, travolto da una Lamborghini guidata da Matteo Di Pietro, 20 anni, impegnato in una “challenge” che non è altro che una di quelle sfide sceme in cui si mette a rischio la propria vita e quella degli altri per diventare “popolari” tra gli amici. Solo che Matteo Di Pietro è anche uno dei membri del gruppo di youtuber TheBorderline, gli amici con cui vantarsi di fare lo scemo sono migliaia e le sue bravate gli fanno guadagnare soldi – molti soldi – oltre alle pacche sulle spalle degli amici. C’entra YouTube? C’entrano i social? Sì e no. YouTube è un luogo. Su YouTube gli scemi possono godersi gli incidenti, le risse e le imprese degli altri scemi senza bisogno di uscire di casa e senza creare ingorghi in autostrada. Accade, come sui social, che lo scemo del villaggio possa acquisire una popolarità ben oltre il baretto sotto casa. La violenza, la stupidità, perfino i poco rispetto per le altre vite umane esercita da sempre una sinistra fascinazione. Per ricevere lettere adoranti di fan scatenate Pietro Maso dovette uccidere i genitori, finire sui giornali e in televisione. Oggi gli sarebbe bastato un video su TikTok in cui avrebbe annunciato di ritenere il denaro e la bella vita una priorità ben più importante degli affetti familiari. Con quella faccia, con il suo foulard, avrebbe avuto un gran successo, sicuro.

Non esiste una “generazione” che usa male i social e una “generazione” che li nobilita. Esistono – questo sì – irresponsabili che diventano un modello. Mica solo su YouTube. Matteo Messina Denaro viene mitizzato su TikTok da persone che ne onorano il mito anche in casa e per strada

Il rischio dell’ennesima guerra generazionale

Secondo errore da non commettere. Non dare l’idea di usare un presunto omicidio stradale (si può essere garantisti anche quando non si tratta di ministri, presidenti del Consiglio e sottosegretari, provateci) per accendere una guerra generazionale. Uno dei miei figli, l’altro ieri, con un moto di rabbia ha preso le difese di quei fessi sulla Lamborghini. Son rimasto stranito. Parlandoci ho colto che il punto era un altro: un eccesso di difesa (sbagliata nei modi) contro la criminalizzazione della sua generazione. Quello “youtuber” usato come clava è una disinformazione. Su YouTube e sui social girano contenuti belli e importanti. Oggi verrà rilanciato anche questo articolo. Non esiste una “generazione” che usa male i social e una “generazione” che li nobilita. Esistono – questo sì – irresponsabili che diventano un modello. Mica solo su YouTube. Matteo Messina Denaro viene mitizzato su TikTok da persone che ne onorano il mito anche in casa e per strada. Il film Il Padrino viene usato come favoreggiamento culturale da persone che adorano il crimine anche nella vita reale.

TheBorderline, YouTube e la monetizzazione delle tragedie
Una delle challenge dei TheBorderline (dal loro canale YouYube).

Chi ha guadagnato e continua a guadagnare dalle tragedie

Quindi cosa fa schifo in tutta questa storia? L’avidità criminale. Se è vero che le dinamiche dell’incidente sono indagate dalla Procura è altresì vero che i comportamenti dei TheBorderline sono sotto gli occhi di tutti. I ragazzotti, ancora sporchi di lamiere, hanno avuto l’indole di monetizzare perfino la tragedia. Qualche testimone racconta che abbiano continuato a filmare anche dopo lo schianto. Lo appureranno le indagini. Di sicuro hanno goduto di un’impennata di visualizzazioni e di follower sul loro canale che ha continuato a monetizzare. Così per difendersi dall’accusa di lucrare sul rischio (e in questo caso perfino su morto) hanno pubblicato un video di lutto sgangherato che ha rafforzato il branding. «Quel video non era monetizzato», li difende qualcuno. Ci mancherebbe. Ma per attingere al loro lutto hanno invitato tutti nel loro negozio degli orrori. Dopo la tragedia di Casalpalocco 30 mila visualizzazioni hanno rimpinguato le casse dei TheBorderline e di Google. Negli Usa, a quanto risulta a Lettera43, hanno fatto orecchie da mercante. Nessuno aveva intenzione di chiudere la monetizzazione sul canale, anzi. Solo l’insistenza del team italiano ha fatto sì che ciò accadesse. E così ieri YouTube ci ha messo una pezza. «Siamo profondamente addolorati per la tragedia. Abbiamo rimosso gli annunci dal canale The Borderline in conformità con le nostre norme sulla responsabilità dei creator a seguito di comportamenti dannosi per la community di YouTube. Ogni creator di YouTube dovrebbe rimanere responsabile sia all’interno che all’esterno della piattaforma. Di conseguenza questo canale non può più guadagnare dalla pubblicità», ha spiegato un portavoce. Con un certo ritardo si è intervenuti su un sistema mostruoso che dovrebbe cogliere l’occasione per interrogarsi. Anche in questo caso senza cadere nell’errore della settorizzazione. Pensateci: quanto hanno guadagnato i media trafugando gli aspetti più intimi nell’omicidio di Giulia Tramontano? Pensateci. Il problema qui non è solo YouTube.

Prima prova maturità 2023, cosa portare domani e quali strumenti sono vietati

Ci siamo quasi, a partire da domani, mercoledì 21 giugno, scatterà ufficialmente l’ora X per migliaia di studenti in giro per l’Italia: da domani riprendono i tanto temuti esami di Maturità con la classica prima prova di italiano, identica per tutti gli istituti. Ecco un breve vademecum per tutti i ragazzi e le ragazze maturandi che stanno preparando lo zaino per la prima di tre prove che li condurranno fuori dalle scuole superiori.

Prima prova di italiano alla Maturità 2023: cosa si può portare e cosa è proibito

Va da sé che per scrivere un tema come si deve sarà necessario portare con sé un dizionario di italiano cartaceo. Tanto più ricco di contenuti sarà, tanto meglio sarà per gli studenti impegnati nella prova. Si tratta ovviamente di uno strumento che i ragazzi di tutta Italia hanno imparato ad usare molto spesso nei temi redatti in questi 5 anni di scuole superiori. Secondo quanto riporta Studenti.it, la piattaforma per eccellenza di riferimento per i maturandi, non sarà invece in alcun modo possibile  portare con sé il dizionario dei sinonimi e contrari.

Assolutamente vietati, anche tutti gli strumenti digitali come gli smartphone o i tablet, che saranno requisiti dalla commissione e riconsegnati agli studenti a fine esame. Qualsiasi tipo di strumento collegabile ad un wi-fi o un bluetooth, in generale, non sarà concesso in aula.

I consigli utili

La prova sarà lunga e complessa e durerà molte ore. Inoltre, si svolgerà nel pieno di un’importante ondata di calore che interesserà il nostro Paese in concomitanza con il solstizio d’estate. È dunque importante vestirsi in modo adeguato per l’evenienza (si parla pur sempre di un contesto scolastico), preferendo abiti comunque leggeri che assicurino la traspirazione della pelle. Di estrema importanza è inoltre l’idratazione: è consigliabile portarsi con sé un buon quantitativo d’acqua, possibilmente all’interno di una borraccia riutilizzabile.

Incendio nell’albergo dei Me contro Te, evacuati nella notte

A dare la notizia è la stessa coppia dei Me contro Te con un video postato sul loro canale YouTube nella notte di ieri, lunedì 19 giugno, dal titolo «Sofì e Luì scappano dall’hotel per incendio». I due ragazzi, Luigi Calagna e Sofia Scalia, mostrano la struttura alle loro spalle e raccontano di essere stati evacuati dall’albergo a causa di «un principio di incendio».

Nella notte del 19 giugno, la coppia di youtuber è stata evacuata dall'hotel Martinez, in Francia, presso il quale stavano soggiornando.
Luigi Calagna e Sofia Scalia (foto Facebook)

I Me contro Te evacuati dall’albergo per un incendio

Durante il video si vede Luì che conferma: «Hanno appena evacuato il nostro hotel, hanno fatto uscire tutte le persone, anche noi, ci sono i vigili del fuoco e questo è il nostro hotel» aggiunge volgendo le riprese alla struttura ricettiva, l’albergo Martinez, a Cannes, in Francia. Alla fine del video, Luì si gira ironicamente verso Sofì, domandandole: «Ma tu hai spento la piastra in camera giusto?». Uno scambio di battute per ironizzare su un incidente che, per fortuna, sembra non aver avuto conseguenze gravi.

TheBorderline, YouTube blocca gli annunci «Questo canale non può più guadagnare dalla pubblicità»

YouTube prende posizione e interviene bloccando gli annunci pubblicitari sul canale dei TheBorderline, il collettivo di creator coinvolti nell’incidente a Casal Palocco (Roma) che ha provocato la morte di un bimbo. Come riportato da Tgcom24, l’annuncio arriva direttamente da un portavoce della piattaforma: «Ogni creator di YouTube dovrebbe rimanere responsabile sia all’interno che all’esterno della piattaforma. Di conseguenza questo canale non può più guadagnare dalla pubblicità».

Il portavoce di YouTube ha annunciato di aver bloccato gli annunci pubblicitari sul canale dei TheBorderline.
Incidente CasalPalocco, coinvolta auto dei TheBorderline (Getty Images).

TheBorderline, YouTube blocca la pubblicità sul canale

Il portavoce della piattaforma ha parlato di «Comportamenti dannosi» aggiungendo «Siamo profondamente addolorati per la tragedia. Abbiamo rimosso gli annunci dal canale TheBorderline in conformità con le nostre norme sulla responsabilità dei creator a seguito di comportamenti dannosi per la community di YouTube». Qualche ora prima della decisione di YouTube, Matteo Flora, imprenditore e docente di strategie digitali all’università di Tor Vergata (Roma) aveva segnalato a Tgcom24 che i guadagni del canale si erano tutt’altro che interrotti: «Quella della chiusura del canale è una fake news. I video sono ancora online e ancora monetizzati, hanno preferito lucrare da quei video anche in questa situazione. Il problema reale è che più queste challenge sono pericolose, strane e pazze, più hanno visualizzazioni e attirano sponsor che beneficiano della loro popolarità. Questo fa sì che le società che contribuiscono economicamente al loro successo fanno in modo che loro diventino un modello».

Tom Cruise a Roma per Mission Impossibile 7: l’incontro con Giorgia Meloni

Un corteo difficile da ignorare: sei mezzi, due berline e quattro van hanno accompagnato Tom Cruise a Palazzo Chigi. L’attore di Hollywood ha fatto visita alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La star di Mission Impossible, che si trova a Roma per girare il suo ultimo film, è rimasto per circa mezz’ora, lasciando Palazzo Chigi poco dopo le 20.30. Entusiasta la premier, che su Instagram ha postato una foto insieme all’attore, accompagnata da queste parole: «Lieta che la Capitale d’Italia sia protagonista dell’ultimo film di Tom Cruise. […] Le mission impossible sono anche il nostro pane quotidiano al governo».

L'attore hollywoodiano Tom Cruise, a Roma per girare il suo ultimo film, ha incontrato la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.
Tom Cruise sul set del film Mission Impossible (Getty Images)

La foto della Meloni con Tom Cruise a Roma

Lo scatto, che ha collezionato oltre  110 mila like, ha scatenato anche numerosi commenti contrari come «Ma dove è finita l’autorevolezza del politico? Questa posta una foto ogni 10 secondi» e ancora «Giorgia per noi la missione impossible è fare la spesa tutti i giorni. La Gdo ha aumentato i prezzi e continua ad aumentarli, ne vogliamo discutere? Non dovevate abbassare l’iva?». Ma non è tutto, un utente ha commentato «Ma se invece di fare la Vip facessi il tuo mestiere? Ti ricordo che sei lì per ridare potere economico agli italiani e non solo ai tuoi amici imprenditori».

La Meloni insieme a Cruise

Sembra che a urtare i follower non sia stata tanto la foto quanto la frase con la quale la Meloni ha paragonato le attività del governo a delle mission impossibile, come si legge in un altro commento «Veramente la missione impossibile è essere italiani in Italia!» e ancora «Vabbè ormai fra Elon Musk e Tom Cruise siamo alle barzellette, ricevuti come se fossero diplomatici o figure politiche di spicco. Vorrei vederti con Putin a mediare la pace e le relazioni bilaterali facendo il tuo lavoro e il bene dell’Italia. Sei la rappresentante del Popolo Italiano, rappresenti 60milioni di persone, e piegarti a ricevere miliardari o star ti mette al loro stesso livello».

 

 

Il Belvedere di Palazzo Lombardia sarà intitolato a Silvio Berlusconi: sì della Giunta

Dopo l’iniziativa del Comune di Apricena, che ha dedicato una via a Silvio Berlusconi, scomparso il 12 giugno, arriva il Sì della Regione Lombardia per dedicare all’ex premier il Belvedere di Palazzo Lombardia, al 39esimo piano. Attilio Fontana  ha parlato di «Una decisione unanime per ricordare, con un segno indelebile, l’uomo, il rappresentante istituzionale e l’imprenditore che ha sempre avuto nella Lombardia il suo punto di riferimento principale». La decisione è stata accolta favorevolmente dalla famiglia e nei prossimi giorni si conosceranno i dettagli pratici dell’iniziativa.

Il Belvedere di Palazzo Lombardia, al 39simo piano, sarà intitolato a Silvio Berlusconi, scomparso il 12 giugno.
Funerali Silvio Berlusconi (Getty Images).

Il belvedere  di Palazzo Lombardia dedicato a Berlusconi

I rappresentanti di Forza Italia hanno definito la scelta come la «migliore per onorare il suo straordinario contributo alla vita economica, politica, sportiva e televisiva di questo Paese», anche perché il Belvedere, hanno aggiunto, «è un luogo unico che offre una vista mozzafiato sulla città, e che domina tutto il territorio lombardo che il presidente ha sempre portato con grande affetto nel cuore. Un simbolo di ascesa, un modo per ricordare la visione che Silvio Berlusconi ha sempre avuto: l’andare oltre, il superare i confini. Ringraziamo il presidente Fontana per la sensibilità che ha mostrato. È stata la scelta giusta. Buon viaggio presidente, buon viaggio Silvio».

La reazione del Movimento 5 Stelle

Una decisione non del tutto unanime, quella del presidente regionale Attilio Fontana e della giunta di intitolare il Belvedere di Palazzo Lombardia al Cavaliere, almeno secondo le parole Paola Pollini (M5s): «Non può trovarci d’accordo. Una decisione presa d’imperio dalla maggioranza neanche all’unanimità, dal momento che nemmeno gli Assessori di Fratelli d’Italia erano presenti al momento del voto in giunta. Una scelta che divide e continuerà a dividere, mentre le istituzioni e i loro luoghi dovrebbero unire. Come M5S preferiremmo che la memoria di questo Paese si cementasse intorno a figure, che hanno saputo attribuire al proprio ruolo di servitori dello Stato valori decisamente più alti». Intanto, l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni, come riportato da Il Giorno, rilancia e propone di intitolare all’ex premier l’aeroporto di Malpensa o lo stadio di San Siro, mentre il capogruppo di FI Alessandro De Chirico è favorevole all’idea di Linate.

 

 

Umberto Bossi, le sue poesie in dialetto sbarcano sui social

Sul blog di Nicoletta Maggi, le poesie del Senatur riportano come data di pubblicazione dicembre 2016, ma in realtà sono state scritte diversi anni prima, tra gli anni Settanta e Ottanta. I versi in lumbard di Umberto Bossi mostrano un lato più nascosto rispetto a quello a cui siamo stati abituati durante gli anni di impegno politico. Protagonista e ispiratrice di un giovane Bossi è lei, la Padania, ma non solo: amore, ambiente e impegno sociale si alternano per dare vita a poesie come Na Mameta o Sciura Maria, e ancora Sciopero in dul Baset o UI Lach Mort.

Sul blog di Nicoletta Maggi si possono leggere le poesie in lumbard di Umberto Bossi, con la traduzione in italiano.
Umberto Bossi (Getty Images)

Le poesie nel cassetto di Umberto Bossi

A ben rileggere la biografia del fondatore della Lega nord, non c’è tuttavia da restare stupiti per questa recente scoperta: negli anni ’60 infatti, Bossi era stato un cantautore con il nome d’arte di Donato. I suoi testi poetici parlano di giustizia per l’ambiente, come quando scrive «Pien da toll, da strasc, da smacc d’oli, da ratt/Pieno di barattoli, di stracci, di macchie d’olio, di topi, il lago è morto» e ancora «Hanno ucciso il lago/la nostra acqua […] Ho visto le sirene/degli stabilimenti/diventare siringhe» e «i seni delle ragazze/diventare mazzi di tumori». In alcuni versi emerge una vena anticapitalista: «Domani vado a casa e appena posso/Vado in stabilimento a licenziarmi» in Duman Vo Ca’.

La procura di Padova dichiara «illegittimi» 33 atti di nascita di bambini con due mamme

La procura di Padova ha deciso di impugnare tutti e 33 gli atti di nascita con cui il sindaco Sergio Giordani, dal 2017 a oggi, ha riconosciuto bambine e bambini come figli di coppie omogenitoriali, dando loro gli stessi diritti di qualsiasi altro neonato. Una scelta storica partita da lontano, dalla circolare del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, dal no del Senato all’adozione del regolamento Ue sulla registrazione all’anagrafe e dalla scelta della stessa procura, nello scorso aprile, di acquisire i documenti in questione. La scelta definitiva è arrivata lunedì 19 giugno e sono già state inviate le raccomandate con cui il Tribunale comunica la cancellazione della madre non biologica dallo stato di famiglia.

Il tribunale ha notificato alle coppie che andrà tolto il cognome della madre non biologica
Una donna e il figlio durante una manifestazione delle coppie omosessuali (Getty).

Padova è la prima città ad annullare atti degli anni scorsi

Non si tratta della prima volta in cui, negli ultimi mesi, la procura si è ritrovata ad annullare atti di nascita di neonati figli di coppie omogenitoriali. Ma Padova ha una particolarità. Il tribunale, infatti, è andata a scavare a ritroso, fino al 2017, cioè sei anni fa. Il procuratore Valeria Sanzari ha motivato la sentenza spiegando che «un atto di nascita registrato con due mamme», come i 33 annullati, «va contro le leggi e i pronunciamenti della Cassazione. E ci sono già le prime conseguenze. Una coppia di donne ha ricevuto un atto giudiziario in cui viene chiesta la rettifica dell’atto di nascita della figlia, oltre alla cancellazione del nome della madre non biologica dai documenti e la rettifica del cognome della bambina, che tra poco compirà 6 anni. L’udienza per il ricorso è fissata per il 14 novembre 2023, a cinque mesi dalla ricezione dell’atto stesso.

Il governo dice no: respinti emendamenti di +Europa e Pd

Il tema è attuale e in parlamento se ne parla ormai da mesi. L’ultimo tentativo di far approvare la registrazione di neonati di famiglie omogenitoriali è arrivato a metà maggio, quando Pd e +Europa hanno presentato alcuni emendamenti al progetto di legge di Fratelli d’Italia per rendere la maternità surrogata reato universale. I due partiti chiedevano che fosse introdotta la pratica nell’ordinamento attuale, andando incontro ai tanti sindaci che nei mesi scorsi hanno manifestato il loro dissenso contro il no del governo. Entrambi gli emendamenti, però, sono stati bocciati.

Il tribunale ha notificato alle coppie che andrà tolto il cognome della madre non biologica
Due mamme e la loro bambina (Getty).

TheBorderline, il canale YouTube non è stato ancora chiuso

Sembrava cosa fatta: dopo i titoli che hanno invaso le testate sull’addio dei TheBorderline e sulla chiusura del canale YouTube a causa del «dolore per la morte di Manuel» perché, come dichiarato nell’ultimo messaggio del 14 giugno «dopo la tragedia per noi è impossibile proseguire», il canale del gruppo coinvolto nell’incidente che ha causato la morte di un bambino di 5 anni a Casal Palocco, è ancora aperto.

Il canale YouTube TheBorderline, nonostante le voci circolate nelle ultime ore, resta aperto e continua a macinare visualizzazioni.
Manuel Proietti insieme alla madre (foto Facebook).

Il canale YouTube TheBorderline non è stato chiuso

Osservando le attività del canale dei TheBorderline, l’ultimo video è stato pubblicato il 14 giugno, proprio a seguito di quanto accaduto, e nelle parole che scorrono in 40 secondi non si parla esplicitamente di chiusura del canale, ma di interruzione delle attività. Perché la chiusura del canale non sia ancora avvenuta non è certo, ciò che appare chiaro è che il canale con 600 mila iscritti, dopo l’incidente costato la vita al piccolo Manuel, ha visto alcuni video raggiungere oltre 1 milione di visualizzazioni.

Bebe Rexha colpita in faccia da un telefonino tirato da un fan

Si stava esibendo a New York, la pop star Bebe Rexha, quando è stata improvvisamente raggiunta alla testa da un cellulare lanciato da un fan. L’artista, subito dopo il colpo, si è accasciata a terra: a quel punto, il team è immediatamente intervenuto per portarla dietro le quinte e prestare le prime cure. La scena è stata ripresa da un video pubblicato sui social.

La cantante Bebe Rexha, durante la sua esibizione sul palco di New York, è stata colpita alla testa dal lancio di un cellulare.
Bebe Rexha, American Music Awards 2022 (Getty Images).

Bebe Rexha e il lancio del telefono: è stata «un’aggressione»

Una Bebe Rexha intenta a coprire la parte colpita del viso con le mani è l’immagine rimasta impressa mentre la sicurezza era impegnata ad allontanarla dal palco. Secondo le testimonianze dei presenti si sarebbe trattato di «un’aggressione». Intanto, un uomo è stato portato via dalle forze dell’ordine, in quanto riconosciuto come l’autore del lancio del cellulare contro la cantante. L’artista, secondo il sito Pop Base, è stata medicata con tre punti di sutura. Mentre alcuni fan su Twitter si sono detti sconvolti per quanto accaduto, la pop star non ha commentato in alcun modo quanto è successo, scrivendo su Instagram che questo è il tour migliore della sua vita.