Il funzionamento cerebrale delle persone dislessiche è molto simile a quello dei nativi digitali e questo potrebbe aprire una nuova modalità di insegnamento nelle scuole connessa, dunque, ad una più definita capacità di apprendimento. Gli studi di neuroscienze al centro del libro e della relazione di Rossella Grenci, logopedista in servizio nell'ospedale 'San Carlo' di Potenza, al Convegno organizzato a Milano in occasione della dodicesima edizione di Expo Training 2023, confermano che l’adattamento alla nuova tecnologia ha creato nuove connessioni cerebrali, tanto che è stata riscontrata una maggiore attivazione dell’emisfero destro in quelli che "definiamo i nativi digitali, andando così a manifestare molte affinità con il funzionamento del cervello dei dislessici".
Lo sostiene, con una nota, il direttore generale dell'Azienda ospedaliera regionale 'San Carlo' di Potenza Giuseppe Spera. Nel comunicare la partecipazione della professionista della Azienda ad uno dei più significativi convegni partecipato da operatori nazionali ed internazionali del settore della formazione, della formazione professionale e dei servizi, Spera si congratula "per l'importante contributo apportato nel decisivo processo di innovare alcuni percorsi formativi scolastici, nell'ottica di un rinnovamento complessivo che tenga conto dell'importanza del progresso tecnologico e degli innegabili benefici di un apprendimento più olistico e multimediale, oltre che multisensoriale".
"Il pensiero dislessico è prevalentemente visuo-spaziale – afferma la dottoressa Grenci – e, quindi, ha delle caratteristiche tali che i neuroscienziati americani negli ultimi cinquant’anni hanno potuto evidenziare delle 'anomalie' o comunque delle differenze nel modo in cui si attivano i due emisferi, con una prevalenza di quello destro. Se i dislessici ancora non trovano spazio nella scuola italiana riguardo alle loro modalità di apprendimento è perché si ignorano queste ricerche, così come si ignora che essere nativi digitali non significa essere per forza al passo con la tecnologia ed essere in grado di utilizzarla, ma essere abituati a gestire le informazioni in modo del tutto peculiare. E se dalla tecnologia non si torna più indietro – conclude la logopedista Grenci – la sfida dei dislessici in questo millennio è quella di indicarci un nuovo modo di fare scuola".
Mercoledì 29 novembre, alle ore 11, nella Chiesa della Santissima Annunziata, a Siena si terrà la conferenza stampa per presentare “Il presepe monumentale della Basilicata” realizzato dall’artista lucano Franco Artese. L’allestimento resterà aperto al pubblico fino al 2 febbraio 2024. È una iniziativa della Regione Basilicata, organizzata dall’Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata in collaborazione con l’Arcidiocesi di Siena Colle di Val D’Elsa Montalcino, il Comune di Siena, la Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala e l’Associazione Lucani di Siena.
Anche in questo presepe come in tutti gli altri di Artese che hanno fatto il giro del mondo, la Natività viene raccontata attraverso l’inserimento nella scena di personaggi che sono strettamente legati al territorio che la ospita. In questo caso nel Presepe si trova anche l’omaggio che la Basilicata fa a Siena, con una rappresentazione di S. Caterina e S. Bernardino.
Spiega il maestro presepista Franco Artese: “Per me il presepe è una missione, portare attraverso le mie opere il messaggio evangelico che San Francesco ha rappresentato, portando nel mondo i nostri paesaggi del Sud e i nostri valori”.
Alla Conferenza stampa parteciperanno il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, il direttore generale di Apt Basilicata, Antonio Nicoletti, l'assessore al turismo e commercio del Comune di Siena, Vanna Giunti, la direttrice della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, Chiara Valdambrini, il presidente dedell’Associazione Lucani di Siena, Rocco Lerose, rappresentanti dell’Arcidiocesi.
Sempre mercoledì 29 novembre, alle ore 17, sempre nella chiesa della Santissima Annunziata, il presepe monumentale della Basilicata verrà aperto al pubblico. Il presepe, al termine della celebrazione della Santa Messa, verrà inaugurato dal Cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena- Colle di Val D'Elsa-Montalcino.
A seguire l’evento musicale “I suoni del presepe: percorsi tra i patrimoni culturali della Basilicata”.
L’assessore all’Ambiente, al Territorio e all’Energia della Regione Basilicata, Cosimo Latronico, rende noto che con determina dirigenziale del 16 novembre scorso, sono stati assegnati i contributi ai Comuni lucani macrofornitori di acqua per l’annualità 2022.
Le risorse ammontano ad un totale di € 1.138.449,60 e saranno riconosciute ai Comuni di: Abriola (€ 43.519,68); Castelluccio Inferiore (€ 111.006,72); Castelluccio Superiore – Mangosa (€ 88.300,80); Marsico Nuovo (€ 78.209,28); Marsicovetere (€ 14.506,56); Moliterno (€ 5.045,76); Nemoli (€ 54.998,78); Paterno (€ 177.863,04); San Severino Lucano (€ 231.600,38); Sasso di Castalda (€ 134.343,36); Tramutola (€ 15.137,28); Atella (€ 12.109,82); Brienza (€ 14.506,56); Francavilla sul Sinni (€ 8.199,36); Lauria (€ 4.036,61); Rivello (€ 15.137,28); San Fele (€ 9.460,80); Sant’Angelo le Fratte (€ 7.568,64); Trecchina (€ 9.460,80); Viggianello (€ 57.900,10); Castelluccio Superiore – San Giovanni (€ 27.751,68); Lauria (€ 13.749,70); Nemoli (€ 1.009,15); Rionero in Vulture (€ 3.027,46).
“L’erogazione dei contributi è finalizzata alla tutela e alla garanzia del mantenimento delle condizioni ambientali delle fonti di approvvigionamento idrico da acquifero e tale riconoscimento – afferma l’assessore Latronico – è la conferma dell’impegno preso dal governo Bardi e dalla Direzione Ambiente, nell’ottica dell’implementazione di politiche tese allo sviluppo sostenibile”.
Per l’avviso pubblico sui "Contributi a fondo perduto per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili a servizio delle unità abitative non allacciate alla rete metano ricadenti nel territorio lucano" ad oggi sono state acquisite circa 6251 richieste di prenotazione di contributo da ben 283 operatori economici per un totale di circa 40 milioni di euro, raggiungendo la soglia di disponibilità della misura per il 2023. Sono pervenute ad oggi 1756 istanze di rendicontazione per gli impianti già ultimati, sulle quali SEL sta svolgendo l’attività istruttoria preliminare alla liquidazione. Sono state già erogate risorse per gli impianti realizzati pari a circa 3.000.000 di euro a tutto il 31/07/2023. Sono in corso istruttorie per la liquidazione delle pratiche presentate nel mese di agosto 2023 ed entro la fine dell’anno si provvederà anche alla liquidazione delle istanze presentate nel mese di settembre 2023. In ogni caso saranno rispettati i tempi di liquidazione prescritti nel disciplinare dell’avviso. Lo rende noto l’assessore all’Ambiente, Territorio ed Energia della Regione Basilicata, Cosimo Latronico.
L’azienda Sanitaria Locale di Matera ha organizzato per i giorni 30 novembre e 5 dicembre prossimi due corsi di formazione sulla celiachia rivolti principalmente agli operatori del settore alimentare, ma aperto anche a tutti i cittadini o alle persone con diagnosi di celiachia e ai loro familiari. L’obiettivo – spiega una nota dell'Asm – è quello di imparare a evitare il contatto anche accidentale con alimenti fonte di glutine, dalla fase di produzione fino alla somministrazione delle portate.
Tra le altre finalità dei corsi vi è anche quella di fornire informazioni precise sugli alimenti che possono essere consumati dal celiaco in sicurezza. Le due giornate di formazione sono coordinate dall’Unità operativa complessa Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione diretta dal dottor Rocco Luigi Eletto.
“Attraverso questi corsi – sostiene il Commissario Straordinario dell’ASM, Maurizio Friolo- gli operatori del settore della ristorazione e alberghiero hanno la possibilità di imparare a gestire correttamente gli alimenti senza glutine con tecniche e istruzioni specifiche per ogni fase del trattamento dei prodotti, dalla lavorazione delle materie prime alla somministrazione ai clienti. Sono dunque momenti formativi di grande interesse per gli addetti ai lavori in una città come Matera che ha conosciuto un enorme sviluppo turistico in questi anni con l’apertura di centinaia di strutture di ristorazione e ricettive chiamate a dare risposte al crescente numero di clienti con intolleranze alimentari”
I moduli formativi si terranno nei giorni 30 novembre e 5 dicembre 2023, dalle ore 15.00 alle 19.00 nelle aule del polo didattico della sede centrale della ASM di Matera, sita in via Montescaglioso. Durante il corso saranno approfondite le nozioni generali sulla patologia, le modalità di prevenzione, la preparazione degli alimenti per celiaci e gli alimenti pericolosi e sostitutivi, caratteristiche strutturali ed organizzative dei locali destinati a pubblica somministrazione.
La partecipazione è libera e gratuita per tutti i cittadini interessati; non è prevista alcuna domanda d’iscrizione. È sufficiente presentarsi presso la sede del corso nel giorno indicato. Alla fine del corso sarà rilasciato un attestato di partecipazione senza esame finale.
Il Direttore Generale della Asp Basilicata Antonello Maraldo ha partecipato a Corleto Perticara, con il Direttore Sanitario Luigi D’Angola e l’Architetto Franca Cicale Direttore Uoc Attività Tecnica e Gestione del Patrimonio, alla presentazione del Piano Operativo Territoriale che ingloba in sé il DM 77/2022 e che sul territorio prevede la realizzazione della Casa della Comunità di tipo ‘Spoke’.
Il progetto rientra nella ‘Missione 6’ riguardante la salute ed individua alcune infrastrutture dedicate all’assistenza sanitaria territoriale come le reti di prossimità e la telemedicina in cui giocano un ruolo importante le Case della Comunità e la presa in carico della persona. Nell’ambito di tale misura, verrà rafforzata l’assistenza sanitaria intermedia, offrendo assistenza sanitaria di prossimità ai residenti ed in particolare alle fasce d’età over 65 , riducendo il numero delle ospedalizzazioni non urgenti. La casa di Comunità di Corleto sarà di tipo ‘Spoke’ (differente da quelle di tipo ‘Hub’ che erogano attività specialistiche e di diagnostica di base) ed avrà il compito di concentrarsi capillarmente sul territorio garantendo un’offerta vasta di servizi di assistenza primaria.
Per il Direttore Maraldo, “la casa della comunità di Corleto, al pari delle altre che sorgeranno sul territorio provinciale, dovrà tenere conto principalmente dell’invecchiamento progressivo della popolazione e dell’aumento di patologie cosiddette croniche, riprogettando e riprogrammando i luoghi di cura ed i modelli organizzativo-assistenziali, integrando ospedale e territorio”.
Nei sei distretti ricadenti nell’ambito dell’Azienda Sanitaria Locale, e che servono una popolazione pari a 359.772 utenti, per quanto di competenza verranno consolidate quelle strutture distrettuali che garantiscono servizi specializzati con elevati standard qualitativi, promuovendo strutture ‘satelliti’ per dare maggiore offerta assistenziale e per rispondere ai bisogni più semplici nei diversi territori. La casa della comunità di Corleto, che rientra tra le dieci strutture ‘Spoke’ regionali, amplierà il già presente servizio ambulatoriale tenendo conto delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio.
La Casa della Comunità di Corleto Perticara verrà realizzata su due strutture già esistenti per le quali la Asp ha previsto lavori di miglioramento e adeguamento con incremento delle prestazioni statiche; efficientamento energetico; superamento delle barriere architettoniche. Al piano rialzato del primo edificio verranno ubicate le attività di maggior impatto con l’utenza esterna e quindi sala prelievi e attività infermieristica oltre a quelle di accettazione ed indirizzo come Cup, Pua, sale riunioni, servizi sociali e assistenza domiciliare integrata (ADI). Al primo piano verranno ubicati gli ambulatori della medicina di base ed alcune specialità, oltre che telemedicina.
Nell’altro edificio invece verranno collocate alcune attività facilmente raggiungibili dall’esterno, la continuità assistenziale, il servizio di emergenza 118. Il primo piano verrà invece destinato ad attività di diagnostica e cure fisioterapiche. L’impegno di spesa complessivo per la realizzazione della casa della Comunità di Corleto Perticara ammonta ad un milione e trecentomila euro.
La Direzione generale della Asp Basilicata rende noto che in questi giorni si stanno verificando alcuni disagi nella somministrazione dei vaccini di età pediatrica a causa di questioni burocratiche che riguardano l’espletamento della gara per l’affidamento della fornitura. La ASP, al fine di ridurre al minimo i disagi, si è subito attivata con ulteriori procedure per limitare al massimo il disagio. I vaccini in questione sono quello contro il meningococco di gruppo B, contro il papillomavirus umano 9-valente, l’antimeningococcico gruppo A,C,W-135 Y coniugato fino a 2 anni, il gruppo difterico, tetanico, pertossico adsorbito, epatite B, Polio, Haemophilus Influenza B, il gruppo morbillo, parotite, rosolia, varicella, ed infine quello pneumococcico coniugato 13 valente. Ad ogni modo, si tratta di vaccini che possono essere anche rimandati per un breve periodo poiché non compromettono la salute dell’individuo.
Per meningococco e papilloma virus, prodotti solo da due case farmaceutiche, sono state avviate due trattative dirette sul MePA con scadenza del termine per la presentazione delle offerte fissata al 22 novembre per un vaccino e al 23 novembre per l’altro. Per i restanti vaccini, prodotti da più case farmaceutiche, si è proceduto ad avviare sempre sul MePa richieste di offerte con scadenza fissata al prossimo 24 novembre. Assolti gli obblighi burocratici, le forniture potrebbero tornare disponibili entro 72/96 ore dal termine delle procedure d’acquisto. Nel frattempo, si è trovata la collaborazione dell’Azienda Sanitaria di Matera che è in grado di fornire alla Asp 150 dosi di antimenigococcico, 70 dosi di esavalente, 150 dosi di hpv, 200 dosi per morbillo, rosolia, varicella, parotite e 200 dosi di vaccino antimeningococcico quadrivalente.
Per il Direttore Generale della Asp Basilicata Antonello Maraldo, “la situazione si avvia verso una risoluzione anche se i ritardi se pur di alcuni giorni, ci sono stati e sono dipesi solo dalle procedure burocratiche di approvvigionamento dei vaccini. Quello che appare invece ingiustificabile è che, seppur in modo isolato e sporadico ma segnalato alla Direzione da più fonti, qualche operatore abbia dato risposte incongrue ai cittadini sulle cause del disagio e sulle possibili soluzioni”. Maraldo porge quindi le scuse a quegli utenti ai quali non è stata data una informazione puntuale su cause e tempi di somministrazione ed annuncia che effettuerà tutti i necessari approfondimenti per capire chi ed in che modo, all’interno della Asp, abbia agito non in linea con le normali regole di condotta”. Va dato atto che nonostante qualche disguido organizzativo, prontamente individuato e corretto, l’UOC Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica è da sempre impegnato nella buona riuscita delle attività vaccinali tanto che sono stati raggiunti tassi di copertura elevati tali da rendere la Regione Basilicata ai primi posti in Italia nelle politiche di prevenzione vaccinale.
Si è conclusa con successo l’edizione 2023 dell’ottobre rosa, mese dedicato alla prevenzione al femminile. Trecento le ecografie mammarie gratuite effettuate dai medici della senologia dell’Irccs Crob alle donne con fascia d’età 24-40 anni non ricompresa nello screening. Un’iniziativa di prevenzione e sensibilizzazione che si è estesa ed ha coinvolto il territorio lucano grazie alla sinergia con comuni, pro loco ed associazioni. Infatti, oltre alle due date svolte al Crob con visite ed ecografie mammarie, i medici dell’Istituto hanno fatto tappa a Avigliano, Filiano, Maschito, Palazzo San Gervasio, Rapone, Tinchi e per ultimo Ruvo del Monte nella giornata extra di giovedì 16 novembre. Tra tutti gli esami diagnostici effettuati – spiega una nota del Crob – sono state riscontrate formazioni benigne e un solo tumore maligno. “Il riscontro di una neoformazione, intercettata in fase iniziale in una donna di età inferiore a 40 anni, giustifica ampiamente l’utilità di controllare le donne di tale fascia d’età, e suggerisce una programmazione di controlli più diffusa e organizzata, oltre ad evidenziare l’importanza della sensibilizzazione e della prevenzione del tumore al seno” afferma il direttore della Radiologia del Crob Aldo Cammarota che prosegue “in questa iniziativa abbiamo cercato di intercettare le esigenze delle donne che risiedono in località distanti dai presidi ospedalieri spostandoci fisicamente noi medici per andare incontro alle pazienti, superando problematiche anche logistiche e di spostamento”.
“Con questa iniziativa, seguendo le direttive sull’approccio di prossimità sociosanitaria promosso dal PNRR” commenta il direttore sanitario Rocco Calabrese “anche l’Irccs Crob può aprirsi ai territori regionali per una sanità più vicina alle persone, incentrata al superamento delle disuguaglianze e le barriere per l’accesso alle cure, soprattutto di carattere oro-geografico, in una regione come quella lucana caratterizzata dal 46,8% di territorio montano”.
“Il nostro Istituto” annuncia il direttore generale ff Giovannino Rossi “a breve promuoverà un programma di controlli periodici dedicato a tutte le donne residenti in zone disagiate o lontane dai grandi centri di diagnostica senologica”.
Sviluppo tecnologico, ricerca, green economy, decarbonizzazione e transizione energetica. Sono questi i temi principali del convegno, promosso dal Dipartimento regionale Ambiente, Territorio ed Energia, in corso al centro Enea di Rotondella. Tante le iniziative messe già in campo dalla Regione Basilicata e molteplici le altre sfide per il futuro che porteranno il territorio lucano ad essere sinergia e riferimento di tutto il Mezzogiorno d’Italia.
Questo primo evento sulla transizione ambientale, realizzato in concomitanza dei 60anni dell’Enea, grazie alla partecipazione fondamentale del Feem (Fondazione Eni Enrico Mattei), ha visto nella prima giornata la partecipazione di importanti cariche istituzionali, tra i quali il ministro per l’Ambiente e Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Rotondella Gianluca Palazzo, ha preso la parola il direttore generale dell’Enea, Giorgio Graditi, che ha parlato del convegno come “un evento importante che mette insieme temi fondamentali quali l’ambiente, il clima e l’energia”. “Noi come Enea – ha proseguito – siamo impegnati a 360 gradi nel processo di transizione e svolgiamo un ruolo di connessione e correlazione tra imprese e ricerca. Cerchiamo sempre di offrire servizi che possano dare risposte concrete del mondo produttivo. E’ il primo di una serie di eventi che spero abbiano un seguito per dare modo alla nostra conoscenza e sperimentazione di essere utile al territorio sul piano dello sviluppo energetico”.
E’ stata la volta poi del presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi. “La Basilicata sta diventando un luogo ideale, tra presente e futuro, dove ragionare, programmare e realizzare la vera transizione energetica. Il nostro territorio – ha detto – possiede tutte le qualità per diventare un punto di riferimento potendo disporre di risorse fondamentali quali il fossile, l’eolico, il fotovoltaico e, insieme ad altre cinque regioni nel progetto pilota, nel campo dell’idrogeno. Se ragioniamo sul fatto che il fossile, in quanto combustibile ad esaurimento, è destinato a finire, la vera trasformazione energetica è quella di puntare su misure e interventi di sviluppo delle energie rinnovabili. Ecco il perché delle nostre iniziative quali il Bonus Gas o il bando per i non metanizzati, per esempio, dove come Istituzione abbiamo aiutato e supportato i cittadini a considerare in pieno la trasformazione energetica”.
Cosimo Latronico, Assessore all’Ambiente ed Energia della Regione Basilicata ha sottolineato che “questa conferenza ha coinvolto l’Enea che festeggia i suoi 60 anni con una grande storia e sono sicuro un radioso futuro. Questo centro di ricerca è luogo strategico per tutta la Basilicata e per il Mezzogiorno sui temi ambientali, energetici e dell’economia circolare. La Basilicata vive questi mesi con particolare intensità, sta lavorando duro per passare dal fossile al futuro e proprio grazie al fossile sta producendo una profonda transizione energetica. Gas, fonti rinnovabili, energia per le famiglie e le imprese, per ultimo l’idrogeno: la terra lucana è all’avanguardia su tutte le prospettive di sviluppo. Grazie alla Fondazione Mattei stiamo lavorando sulle foreste, le “fabbriche dell’aria” a tutto campo: stiamo ragionando sulla possibilità di crediti di carbonio che possano diventare come le royalties del fossile. Tutto si tiene, l’ambiente è la cifra fondamentale di questa regione, per attrarre competenze e far ritornare ai lucani quanto di buono questa terra è capace di offrire”.
Per il direttore generale del Dipartimento regionale Ambiente ed Energia, Roberto Tricomi, “ciò che fino a qualche anno fa era una chimera, oggi è un obiettivo più che realizzabile: avere una Basilicata sempre più indipendente dal punto di vista energetico. La regione è già in una realtà un hub energetico importante per il territorio nazionale”, disponendo “di una varietà infinita di risorse e di un oro multicolore, dal nero del fossile all’azzurro che arriva dalle tante qualità ambientali”.
“Mai come in questo momento – ha sottolineato l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Michele Casino – tutto il mondo produttivo è impegnato nella trasformazione energetica ed ambientale. La Basilicata e le sue imprese sono al lavoro da tempo per adeguarsi prontamente alle nuove normative grazie agli indirizzi dati anche dalla Regione. Nei prossimi giorni in Giunta approveremo un bando che riguarda un ulteriore efficientamento energetico. Prossimamente porteremo sempre in Giunta un ulteriore bando di 25 milioni di euro che mira all’ammodernamento, alla ricerca e alla formazione per le imprese che devono avere figure professionali sempre più formate e al passo coi tempi. Un nuovo modo di fare lavoro e fare impresa”.
Per l’assessore regionale alle Politiche Forestali Alessandro Galella “verso la transizione energetica abbiamo immaginato due interventi importantissimi con le royalties del petrolio, cioè la creazione di uno stabilimento pronto a ricevere gli scarti agricoli che poi trasformerà in energia. Stessa cosa per un altro percorso che invece trasformerà sempre gli scarti agricoli in biometano. E’ evidente che l’energia è uno dei temi sensibili in questo momento, soprattutto per il rincaro dei carburanti: stiamo lavorando per portare migliore sollievo al mondo agricolo trasformando il problema in un’opportunità”.
Molto atteso è stato l’intervento del ministro Pichetto Fratin. “La Basilicata è un esempio. E’ un esempio per la valorizzazione del territorio, della qualità delle sue materie prime e delle sue risorse energetiche. E’ la terra dell’acqua che distribuisce anche alle altre regioni, la Basilicata è un modello di sviluppo del Sud del nostro paese, da copiare, prendere come riferimento e soprattutto perché capace di carpire le novità della transizione ecologica. Sono felice di questo convegno all’Enea perché questa è anche il fiore all’occhiello di tutto il nostro paese grazie al suo contributo notevole al Governo ed a tutto il sistema delle imprese italiane”.
Grande successo di pubblico e di critica per il festival “Wednesday in Jazz”, in corso in Albania su iniziativa del Conservatorio di musica “Gesualdo da Venosa” di Potenza. Dall’inizio di ottobre, e fino alla fine di novembre, al Teatro dell’Opera e di Balletto di Tirana, formazioni composte da allievi e maestri del conservatorio lucano si alternano in un repertorio che spazia dalla tradizione afroamericana, compresa una monografia su Thelonious Monk, al jazz europeo, culminando con l’esecuzione in prima assoluta di brani inediti composti da studenti e docenti e con un progetto che affianca il jazz alla musica elettronica.
L’iniziativa, promossa dal Teatro dell’Opera e di Balletto di Tirana e dal Conservatorio di musica “Gesualdo da Venosa” di Potenza con il contributo della Regione Basilicata ed il patrocinio del Governo albanese, dell’Ambasciata italiana in Albania e dell’Istituto Italiano di Cultura di Tirana, è stata presentata nei giorni scorsi nella capitale albanese in una conferenza stampa dal direttore e dal presidente del Conservatorio di Potenza, Felice Cavaliere e Aniello Cerrato, dall’ambasciatore italiano Fabrizio Bucci e dalla sovrintendente del Teatro Nazionale dell’Opera e di Balletto di Tirana Abigheila Voshitna.
“La storica collaborazione artistico – culturale tra Italia e Albania – spiegano gli organizzatori – negli anni si è sempre più consolidata ed oggi è impegnata nella valorizzazione dei processi d’internazionalizzazione, che rappresentano anche uno dei targets più rilevanti dell’intero sistema dell’Alta Formazione Artistica e Musicale. La collaborazione è finalizzata a promuovere la diffusione di un genere musicale, il Jazz, poco frequentato in Albania, Paese notoriamente molto fertile nel campo della musica classica e sinfonica”.
“L’idea di un festival Jazz di elevato profilo, dunque, oltre a rafforzare il gemellaggio culturale tra i due Paesi – proseguono gli organizzatori -, nasce per contribuire a divulgare un linguaggio musicale poco indagato in Albania nel quale il Conservatorio di Potenza rappresenta un’eccellenza italiana. Il progetto rappresenta una preziosa opportunità di crescita umana ed artistica per tutti i soggetti coinvolti e permetterà una collaborazione stabile ad ampio spettro, per produzioni che coinvolgeranno tutti i dipartimenti del Conservatorio ‘Carlo Gesualdo da Venosa’, a beneficio dei soggetti istituzionali e governativi che svolgono il ruolo di stakeholders, in una prospettiva sempre più florida di cooperazione internazionale e di sviluppo culturale”.
Dopo grandi tira e molla, fatti di vani tentativi di trovare qualche banca che se lo comprasse, lo Stato vende poco meno della metà della sua quota nel Monte dei Paschi. Lo ha deciso per il disperato bisogno di fare cassa, anche se i proventi dalla cessione di asset pubblici dovrebbero andare a riduzione del debito e non a ingrossare la spesa corrente. Ma anche per battere un colpo dopo aver annunciato un ambizioso piano di privatizzazioni che sulla carta dovrebbe fruttargli una ventina di miliardi. Ovviamente saranno molti di meno.
Lo Stato non porterà a casa i 9 miliardi investiti
Alla fine però la sua uscita dalla banca senese sarà comunque in perdita, nel senso che mai il Mef, titolare delle azioni, porterà a casa i 9 miliardi e passa che vi aveva investito per tenerla in piedi. Ma chi si accontenta gode, anche se ci sarebbe da fare un ragionamento sul come mai all’estero, soprattutto in America, i salvataggi dei grandi istituti di credito da parte dei governi si sono spesso trasformati in un lucroso affare.
Rocca Salimbeni, sede di Monte dei Paschi di Siena (Imagoeconomica).
Ita giace spersa nella terra di nessuno
Il Mef ha rotto gli indugi quando ha capito, nonostante le numerose proroghe generosamente concesse da Bruxelles, che un’altra banca italiana che si prendesse sulle spalle Mps non la avrebbe mai trovata. E l’idea del terzo polo da affiancare a Intesa e Unicredit sarebbe rimasta al palo. La banca guidata da Andrea Orcel, per lungo tempo l’indiziato numero uno all’acquisto, aveva giustamente preteso una dote importate, specie dopo quella che era stata data a Intesa quando rilevò le popolari venete sull’orlo della bancarotta. Significava un esborso di altri 4/5 miliardi da aggiungere ai capitali già profusi. Troppo anche per chi non vedeva l’ora di togliersi la grana senese e dedicarsi alle altre, ossia la privatizzazione di Ita, che al momento giace spersa nella terra di nessuno (in realtà un protettorato francese) dell’Antitrust europeo.
Su Tim il Mef dovrà scucire altri 2 miliardi
E infine Tim, perché la pubblicizzazione della rete dell’ex monopolista dei telefoni era un caposaldo del programma del centrodestra una volta entrato a Palazzo Chigi. Solo che per fare l’operazione, su cui dopo la decisione di vendere a Kkr pesa l’incognita dei soci francesi, il Mef dovrà scucire altri 2 miliardi. Insomma, soldi che entrano e soldi che escono, con il saldo ahinoi pesantemente negativo (si pensi solo alla quantità di denaro pubblico pompato nelle casse della spompatissima Alitalia/Ita).
Nelle mani dei fondi stranieri di private equity
Sono tutte operazioni che celano grandi ambizioni, ma che si devono scontrare con l’endemica penuria di risorse che un debito pubblico destinato a sfondare la soglia dei 3 mila miliardi brucia con voracità. Tradotto: il governo vorrebbe essere parte attiva nella creazione di campioni industriali nazionali, ma per farlo deve mettersi nelle mani dei fondi stranieri di private equity che i soldi sì ce li mettono, ma se li fanno pagare cari. La vicenda Autostrade, ma anche quella di Open Fiber che ha appena chiesto alle banche altri 2 miliardi, e quella di Tim sono lì a mostrare che i fondi sono tutt’altro che enti benefici felici di compiacere Giorgia Meloni, Giancarlo Giorgetti e compagnia cantante. Infatti sul capitale investito impongono rendimenti che sfiorano le due cifre. Quindi i governi, e non solo questo così fieramente sovranista, sono costretti a fare buon viso a cattivo gioco. Del resto nella sua lungimiranza il vecchio Enrico Cuccia lo aveva profetizzato che meglio non si poteva: per il fondatore di Mediobanca l’Italia era un Paese pieno di capitalisti e di aziende senza capitali. Che è esattamente la situazione con cui Palazzo Chigi deve fare in conti adesso.
Chissà cosa sarebbe successo se l’Unione Europea non avesse posto a Viktor Yanukovich l’ultimatum di liberare Yulia Tymoshenko per poter firmare l’Accordo di associazione (Aa)? Correva l’autunno del 2013, la parte economica dell’Aa tra Bruxelles e Kyiv era stata parafata un anno prima, ma il caso dell’eroina della rivoluzione arancione del 2004 finita in carcere per abuso d’ufficio aveva sbarrato l’intesa politica, con l’Ue impuntata sullo stato di diritto. Tutti in Ucraina sapevano che Yanukovich non avrebbe graziato la storica rivale, mentre la Russia stava aumentando la pressione sul presidente, e tutti già intuivano che il vertice di Vilnius, con la storica firma, sarebbe sfociato in un disastro. Le proteste europeiste di Maidan, cominciate il 21 novembre, non furono quindi certo una sorpresa.
Viktor Yanukovych e Vladimir Putin nel dicembre 2013 (Getty Images).
L’Ucraina si ritrovò politicamente e geograficamente spaccata in due
L’Ucraina era politicamente e geograficamente spaccata: da un parte un presidente e un governo, eletti in maniera democratica nel 2010, rappresentanti in larga parte delle regioni dell’Est e del Sud, dei clan oligarchici del Donbass più vicini alla Russia; dall’altra l’opposizione variegata, fatta dai soliti equilibristi del potere, cioè gli oligarchi che negli anni precedenti erano già saltati da una fazione all’altra e dalle élite politiche ed economiche sostenute da Stati Uniti ed Europa. E proprio per questo le manifestazioni di fine novembre, che avevano portato in Piazza dell’indipendenza a Kyiv decine di migliaia di persone e coinvolto i centri delle regioni occidentali lasciando indifferente mezzo Paese, dall’Est al Sud passando naturalmente dalla Crimea, divennero non solo una questione di politica estera, ma si trasformarono, prevedibilmente, in una rivoluzione interna.
Una bandiera europea a Kyiv nel novembre 2013 (Getty Images).
Le proteste spontanee europeiste divennero azioni coordinate e antirusse
Le proteste genuine e spontanee europeiste divennero ben presto coordinate e antirusse, con l’obiettivo di defenestrare Yanukovich, a ogni costo. Maidan diventò il ritrovo per tutto lo spettro dell’opposizione, da quello politico moderato a quello estremista e pronto alle armi, passando per i tifosi interessati inviati dalle cancellerie occidentali. A dicembre 2013 erano già arrivati ad arringare la gigantesca folla, oltre ai tre leader dell’opposizione – il filo Nato Arseni Yatseniuk, il filo tedesco Vitaly Klitschko e l’estremista di destra Oleg Tiahnibok – anche l’oligarca Petro Poroshenko, vari ministri degli Esteri dell’Ue, il senatore statunitense John MacCain e il falco di Obama, Victoria Nuland. Facevano da contorno i vari gruppi paramilitari neonazisti guidati da Pravy Sektor, Trizyb, C14 e affini. Dopo la stasi natalizia, l’escalation cominciò nel gennaio del 2014 e terminò nel bagno di sangue di febbraio, con Yanukovich costretto a fuggire dopo che il compromesso siglato tra lui e l’opposizione della troika, ratificato per di più dai tre ministri degli Esteri di Polonia, Germania e Francia, era stato dichiarato nullo dall’ala estremista guidata proprio da Pravy Sektor. Il resto si può riassumere con i nomi noti, quello di Yatseniuk, che Nuland aveva definito «il nostro uomo» nella famosa intercettazione del «fuck Europe» a fare il primo ministro del nuovo governo filoccidentale; quello di Poroshenko andato a prendere un paio di mesi più tardi il posto di Yanukovich, e quello di Tymoshenko, uscita dalle patrie galere, ma ormai ininfluente. Poi arrivarono l’annessione della Crimea, la guerra nel Donbass e tutto il resto.
Una cerimonia per ricordare le vittime delle proteste di Maidan nel sesto anniversario della rivolta (Getty Images).
Ora è Zelensky a temere una Maidan 3
Dopo 10 anni è Volodymyr Zelensky a temere una “Maidan 3”, un piano di disinformazione orchestrato però da Mosca per destituirlo. «La nostra intelligence ha raccolto informazioni su questo piano», ha spiegato recentemente alla stampa il presidente ucraino, «e ne arrivano anche dai partner. È un’operazione comprensibile, per loro Maidan fu un colpo di Stato». Resta il fatto che le proteste di Maidan del 2013 hanno due facce: quella della spontaneità europeista e della voglia di parte della società ucraina di cambiare sistema e scollarsi dalla Russia, e quella dello script statunitense ed europeo, adottato per cambiare regime. Si tratta di due dimensioni coesistenti: non solo una o l’altra, come viene ripetuto da 10 anni dalla Russia e dall’Occidente per avvalorare la propria narrazione e giustificare ciò che è arrivato dopo. Non stupisce che dal Cremlino, dove Vladimir Putin ha instaurato nel frattempo un sistema altamente autoritario, la propaganda faccia il suo lavoro; d’altro canto che le democrazie occidentali adottino la stessa visione manichea è sintomo della stessa malattia. E a ben vedere nemmeno cosa nuova.
«Non è un movimento di estrema destra, ad esempio io penso che la vittoria di Milei sia un problema grave per il popolo argentino e critico molto il governo Netanyahu». Così Gianni Alemanno durante una conferenza alla Camera parla del Forum per l’Indipendenza. «Di fronte al governo più atlantista della storia, che ci fa rimpiangere Craxi e Fanfani, bisogna uscire dalle definizioni di destra e sinistra e mettere al centro l’indipendenza dell’Italia, superare il dogma del neoliberismo e rimettere al centro il sociale. Partiamo dalla destra sociale e facciamo uno sforzo all’insegna del dialogo con tutte le forze antisistema», ha continuato Alemanno dando appuntamento all’assemblea di fondazione del soggetto politico, sabato 25 e domenica 26 novembre al Midas Palace Hotel.
Su cosa punterà il nuovo soggetto politico
Il nuovo soggetto politico punterà anche a partecipare alle future tornate elettorali, ma non si sa se già alle prossime europee. «Da quando è nata l’idea di questo movimento sono stato prima associato a Pillon, poi dovevo per forza fare un partito con Vannacci, ora devo fare per forza un partito con Marco Rizzo. In realtà ci sarà una tavola rotonda per confrontarci. Con Rizzo abbiamo raccolto le firme per il referendum per bloccare l’invio di armi in Ucraina e ci sono delle convergenze importanti. Ci sarà questo confronto, poi vedremo cosa uscirà fuori».
A seguito del terribile epilogo della storia di Giulia Cecchettin, 22enne uccisa dall’ex fidanzato e ritrovata nei pressi del Lago Barcis sabato 18 novembre 2023, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha individuato un nuovo piano da attuare nelle scuole. L’idea del ministro è quella di introdurre un’ora di «educazione alle relazioni» negli istituti superiori, aggiunta come attività extracurricolare con una durata di tre mesi all’anno e un’ora in più in classe.
Le nuove linee guida del ministero per la scuola
Si tratta di 12 incontri in totale, durante i quali gli studenti sono disposti in cerchio, divisi in gruppi dedicati alla «discussione e autoconsapevolezza». Al centro un docente che funge da moderatore, occasionalmente supportato da psicologi, avvocati, assistenti sociali e organizzazioni impegnate nella lotta contro la violenza di genere. La partecipazione di testimonial vicini ai giovani, come influencer, cantanti e attori, completa l’approccio educativo.
Il piano del ministro Valditara: «No è no»
Il progetto si fonda su dei concetti fondamentali: «un no è un no», «un vestito non è un invito», «le parole sono pietre», «innamorata da morire è un modo di dire», «non rinunciare a denunciare» e così via. Ha spiegato il ministro che «La scuola deve educare a sentire l’altro, all’empatia, alla cultura del rispetto, superando il pregiudizio, la cultura maschilista, la discriminazione, la prepotenza. Questo e altro sta alla base del mio progetto Educare alle relazioni».
Nel quartiere Poderino, a Fano, nelle Marche, un uomo ha strangolato la moglie, poi ha tentato di suicidarsi. L’uomo, secondo quanto riporta il Correre Adriatico, ha cercato di togliersi la vita ingerendo dei barbiturici.
Il delitto scoperto da uno dei figli della coppia
Il delitto è stato scoperto da uno dei figli della coppia che attendeva i genitori a cena: non vedendoli arrivare e non riuscendo a contattarli via telefono, è andato a cercarli, ha scoperto la tragedia e dato l’allarme chiamando il 112. L’uomo è in stato di arresto, accusato di omicidio volontario, ed è al momento ricoverato in ospedale.
Grande attesa per l’apertura delle Borse europee e per lo spread dopo la giornata altalenante di ieri, lunedì 20 novembre 2023. Milano ha chiuso in rialzo dopo una seduta tra alti e bassi, con +0,15% a 29.541 punti. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi riparte da 172,6 punti base.
Milan, Inter, Roma e adesso anche la Lazio. Il presidente dei biancocelesti Claudio Lotito ha parlato della possibile futura casa del club, pronto a giocare lontano dall’Olimpico. Il patron laziale ha parlato del progetto per ripristinare lo Stadio Flaminio, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Un sogno per i tifosi della Lazio, che attenderebbero la nuova struttura al pari degli avversari romani, e dei supporter di Milan e Inter, alle prese con la costruzione dei rispettivi stadi privati. Ma non mancano i problemi, secondo Lotito, che si è concentrato soprattutto sul tema della capienza.
Il presidente della Lazio ha spiegato: «Fa comodo a tante persone parlare del Flaminio, soprattutto ad alcuni rappresentanti delle istituzioni, perché avete visto tutti in che condizioni versa l’impianto. Risolvere il problema sarebbe cosa buona e giusta. Oggi viene a vederci tanta gente. Avere 26 mila spettatori, che è la capienza attuale del Flaminio, mi sembra riduttivo. A noi ne servono 50 mila. Poi c’è il problema dei parcheggi, altra questione sulla quale ci sono ancora lavori in corso. Ho delegato un rappresentante istituzionale affinché si occupasse del tutto e ha cominciato una serie di consultazioni. Stiamo valutando per capire quello che effettivamente si può fare. Prendere il Flaminio è semplice. Il problema è poi capire cosa farci e come trasformarlo secondo le norme e renderlo funzionale».
Ormai è diventato una specie di sacrificio rituale collettivo: ogni tot mesi la nazione tutta condivide trepidazione, commozione e sdegno per l’uccisione efferata di una giovane donna da parte di un uomo, in genere il compagno, mentre un assortimento di ierofanti da tastiera e da talk show recita formule sempre uguali («ci vuole una cultura del rispetto», «donne, dovete cogliere i segnali», «è colpa delle mamme», «è colpa dei padri», eccetera). Poi, stanchi ma infelici ma anche, in certo modo, saziati di lutto virtuale, ce ne torniamo alla nostra vita, finché la cronaca non ci propone un’altra vittima degna di mobilitare di nuovo tutto l’apparato. Che non si dispiega per tutti i femminicidi: non per quelli – tantissimi – di donne mature o anziane, madri o nonne uccise da mariti o ex mariti, e nemmeno per quelle troppo derelitte, o per le single ammazzate dall’ex partner di una storia breve.
La commozione popolare si pasce dell’uccisione di vittime giovanissime e fiduciose per mano di esecutori piacioni o figli modello
In Italia la commozione popolare, come nei melodrammi di Verdi e Puccini, si pasce della mala morte di donne giovanissime, graziose, fiduciose come Giulia Tramontano, tradita e incinta, o Giulia Cecchettin, un tesoro di ragazza a due passi dalla laurea. Del resto i sacrifici di esseri viventi, umani o animali, richiedono vittime perfette e senza macchia, perché soltanto ciò che di più bello possiede la comunità è degno di essere sacrificato agli dei per esserne certi di ottenerne il favore o placarne l’ira. Solo che in questi casi a uccidere non è un apposito esecutore-sacerdote, ma un altro ragazzo, anche lui apparentemente perfetto e senza difetti, come il piacione Alessandro Impagnatiello o il “figlio modello” Filippo Turetta, uno con un buon lavoro in un ambiente figo, l’altro alle ultime battute di una laurea in ingegneria, il presunto magico talismano contro la disoccupazione. Bravi ragazzi che, messi alle strette, ammazzano brave ragazze, seguiti spasmodicamente dal pubblico dell’arena mediatica, come i tributi degli Hunger Games.
Giulia Cecchettin (Ansa).
Ogni volta si ripetono le inutili ricette: dalle pene più severe alla promessa di prevenzione nelle scuole
Tanto è sinistro e inafferrabile il compiaciuto teatro dell’orrore che mettiamo su per questo tipo e solo per questo tipo di femminicidi, quanto sono ridicoli, nella loro inutilità e ripetitività, i tentativi di contrastare la violenza di genere con le solite ricette: le immancabili pene più severe e la promessa di prevenzione fin dalle scuole con corsi di educazione all’affettività. In un Paese governato da una signora che si è tenuta per anni un partner sessista e molestatore, e che all’opposizione vede un’altra signora che si è fidanzata con una donna (combinazione meno pericolosa per l’incolumità fisica), adulti infelici, poco pagati e spesso alle prese loro stessi con problemi relazionali, pretenderanno di insegnare agli adolescenti come costruire una relazione eterosessuale rispettosa. Platonica, naturalmente, visto che sono più di 40 anni che si chiede invano di fare educazione sessuale nelle scuole. Quarant’anni fa la ministra Roccella era ancora femminista e abortista e Pillon al collo portava solo il fiocco del grembiule, quindi non è proprio il caso di dare la colpa a loro.
Nemmeno la parità di genere riesce a contrastare la violenza sulle donne
Ma anche se l’educazione sessuale venisse finalmente introdotta nelle scuole, se i corsi di affettività non fossero una barzelletta, se (esageriamo) tutta la società italiana facesse passi da gigante sul piano delle pari opportunità, del pay-gap, dell’accesso delle donne a posizioni apicali, insomma, se l’Italia diventasse come la Finlandia, patria del modello scolastico ammirato in tutto il mondo, stroncheremmo la violenza contro le donne? I numeri dell’European Institute for Gender Equality dicono di no. L’uguaglianza di genere non contrasta la violenza di genere, o almeno non abbastanza. In Finlandia il 61 per cento degli omicidi con vittime donne sono perpetrati da partner o familiari, e il 47 per cento delle finlandesi afferma di avere subito molestie e violenze. La legge finlandese non contempla neppure il femminicidio o la violenza di genere come crimini specifici. Il luogo più pericoloso per le donne in Europa è l’Irlanda del Nord, che ha un tasso di violenza domestica triplo rispetto a Inghilterra e Galles. La sessista Italia è quartultima nella classifica europea dei femminicidi, dominata da Lituania e Lettonia, cui seguono Germania, Francia e Paesi Bassi. Che la civilissima Svezia sia penultima sorprende meno del fatto che il Paese europeo con meno femminicidi sia la Grecia, anche se negli ultimi anni si è registrato un clamoroso aumento. Non parliamo degli Stati Uniti, la terra del #MeToo e del politically correct, che marcia al ritmo di tre femminicidi al giorno, il triplo della Turchia di Erdogan.
Scarpe rosse, simbolo della lotta alla violenza contro le donne, in Francia (Getty Images).
In Iran la violenza si fa scudo della religione, in Occidente dell’amore passionale: la stessa fetida minestra chiamata patriarcato
L’Occidente cristiano è pieno di cripto-ayatollah in versione domestica che se la loro partner rivendica libertà di uscire, di laurearsi, di viaggiare, e di vestirsi come le pare, o anche di lasciarli, le fanno quello che la polizia morale iraniana ha fatto a Mahsa Amini o ad Armita Geravand. In Iran la violenza di genere si fa scudo della religione, da noi dell’amore passionale, ma è la stessa fetida minestra secolare chiamata patriarcato. Allevati e allevate da millenni con questa minestra, ora dobbiamo inventarcene una nuova e abituarci tutti, e non è cosa né facile né breve. Nel frattempo l’unica soluzione ragionevole per limitare la strage di donne, più che insegnare l’affettività ai maschi (chi ha visto le reazioni degli adolescenti medi durante gli incontri scolastici sulla violenza di genere sa che la partita è difficile, se non persa in partenza) sembrerebbe insegnare l’anaffettività alle femmine.
L’ex presidente Donald Trump è avanti di 39 punti percentuali rispetto al suo rivale repubblicano Ron DeSantis in Florida. Lo rivela un sondaggio dell’University of North Florida. Secondo la proiezione, il tycoon ha ottenuto il 60 per cento dei consensi tra i repubblicani registrati, mentre il suo rivale più accreditato solo il 21 per cento. Si tratta di una sonora batosta per DeSantis, che è l’attuale governatore della Florida. Nikki Haley, ex ambasciatrice all’Onu, è terza con il 6 per cento mentre l’ex governatore del New Jersey Chris Christie ha raccolto appena il 2 per cento dei consensi.
Ron DeSantis (Getty Images).
DeSantis alla Cnn: «Non si può sconfiggere il tempo che passa, nemmeno Trump può farlo»
Il 19 novembre DeSantis, nel corso di un intervento sulla Cnn, ha affermato che la presidenza «non è un lavoro per qualcuno che si avvicina agli 80 anni», chiaro riferimento innanzitutto al 77enne Trump, dato ampiamente per favorito nelle primarie dell’Elefantino, e poi all’attuale inquilino della Casa Bianca Joe Biden, che proprio il 20 novembre ha compiuto 81 anni. «Non si può sconfiggere il tempo che passa, nemmeno Trump può farlo», ha detto al giornalista Jake Tapper durante il programma State of the Union. Il governatore della Florida ha affermato di essere «nel fiore degli anni», sottolineando che il tycoon, se dovesse entrare in carica nel 2025, comincerebbe il suo secondo mandato a un’età più avanzata rispetto a quella di “Sleepy Joe” all’inizio del suo.
Il tradizionale Black Friday di fine novembre diventa Yellow Friday in Poste Italiane, con sconti riservati alle 200 mila famiglie di dipendenti e pensionati del gruppo. Si parte con le promozioni sui prodotti di Poste come il Conto BancoPosta, l’offerta luce e gas di Poste Energia, la connessione Internet PosteCasa Ultraveloce e le spedizioni Poste Delivery Web e Firma Digitale Remota. Sconti che si aggiungono alle oltre 500 offerte di prodotti e servizi di aziende partner nei settori del benessere, la cura della casa, i viaggi, lo sport, la gastronomia e tanto altro ancora.
Le iniziative di Yellow Friday a sostegno di famiglie, salute e prevenzione
L’iniziativa, attiva dal 20 al 30 novembre – si inserisce nell’ambito del più ampio piano di welfare aziendale di Poste Italiane che comprende Poste Mondo Welfare, grazie al quale i dipendenti possono convertire in beni e servizi il Premio di Risultato godendo dei vantaggi fiscali offerti dalla normativa. Di fronte alla crisi demografica, Poste Italiane mette in campo anche diverse iniziative per sostenere i dipendenti che diventano genitori come Fiocco giallo, che prevede l’invio di un cofanetto con tutto l’occorrente per i bebè – dal biberon ai prodotti per la cura e l’igiene personale fino ai capi d’abbigliamento per i primi mesi.
Dipendente di Poste Italiane (Poste Italiane).
A queste si affiancano le iniziative dedicate alla salute e alla prevenzione, a partire dalla realizzazione, presso la sede centrale di Roma, del Poste Centro Medico, un polo di eccellenza dedicato alla cura dei dipendenti di Poste Italiane, dei loro familiari e dei pensionati. A novembre, infine, busta paga più corposa per i dipendenti dell’azienda, che riceveranno un bonus una tantum di 1.000 euro per contrastare il caro vita.