Il tradizionale Black Friday di fine novembre diventa Yellow Friday in Poste Italiane, con sconti riservati alle 200 mila famiglie di dipendenti e pensionati del gruppo. Si parte con le promozioni sui prodotti di Poste come il Conto BancoPosta, l’offerta luce e gas di Poste Energia, la connessione Internet PosteCasa Ultraveloce e le spedizioni Poste Delivery Web e Firma Digitale Remota. Sconti che si aggiungono alle oltre 500 offerte di prodotti e servizi di aziende partner nei settori del benessere, la cura della casa, i viaggi, lo sport, la gastronomia e tanto altro ancora.
Le iniziative di Yellow Friday a sostegno di famiglie, salute e prevenzione
L’iniziativa, attiva dal 20 al 30 novembre – si inserisce nell’ambito del più ampio piano di welfare aziendale di Poste Italiane che comprende Poste Mondo Welfare, grazie al quale i dipendenti possono convertire in beni e servizi il Premio di Risultato godendo dei vantaggi fiscali offerti dalla normativa. Di fronte alla crisi demografica, Poste Italiane mette in campo anche diverse iniziative per sostenere i dipendenti che diventano genitori come Fiocco giallo, che prevede l’invio di un cofanetto con tutto l’occorrente per i bebè – dal biberon ai prodotti per la cura e l’igiene personale fino ai capi d’abbigliamento per i primi mesi.
A queste si affiancano le iniziative dedicate alla salute e alla prevenzione, a partire dalla realizzazione, presso la sede centrale di Roma, del Poste Centro Medico, un polo di eccellenza dedicato alla cura dei dipendenti di Poste Italiane, dei loro familiari e dei pensionati. A novembre, infine, busta paga più corposa per i dipendenti dell’azienda, che riceveranno un bonus una tantum di 1.000 euro per contrastare il caro vita.
Editoria siciliana in subbuglio. La notizia è che il 91enne Mario Ciancio Sanfilippo, storico editore de La Sicilia e di un gruppo di televisioni e radio collegate, ha deciso di vendere il quotidiano catanese, uno dei più diffusi dell’isola. A comprare, secondo indiscrezioni sempre più insistenti, sarà Dario Mirri, dal 2019 presidente del Palermo Calcio e titolare di numerose iniziative imprenditoriali.
Nell’affare anche Perricone, presidente di Magnolia e di Ntv
A fargli da consulente sarà Antonello Perricone, figura ben nota nel mondo dell’editoria, in passato amministratore delegato di Rcs, di Itedi e Sipra, la concessionaria di pubblicità della Rai, nonché presidente della casa di produzione Magnolia e di Ntv, la società proprietaria di Italo treno. Perricone vanta una lunga frequentazione con Mirri, e in passato è stato anche membro del cda del club rosanero.
Il nuovo direttore? Si fa già il nome del palermitano Marcello Sorgi
Con La Sicilia verranno anche ceduti gli stabilimenti che fanno capo alla Etis 2000, la più grande tipografia del Sud, le cui rotative oltre al quotidiano catanese stampano le copie dei principali quotidiani nazionali. Intanto già si pensa al nome del futuro direttore del quotidiano. E tra i più gettonati c’è quello di Marcello Sorgi, siciliano doc, ex direttore del Tg1 e de La Stampa, di cui è a tutt’oggi editorialista di punta per la politica.
Quando le grandi battaglie finanziarie si incrudeliscono, ci sono uomini che danno il meglio di sé, rivelando doti fino a quel momento nascoste. Ce ne sono altri che invece rivelano, per citare quella che fu la fortunata rubrica di un noto settimanale, il loro lato debole. Prendi la vicenda Tim, i cui incerti destini stanno tenendo banco da oltre un anno, complice un governo dove l’elevata schiera di ministri e sottosegretari che hanno voluto metterci becco ha creato una babele. E un azionista di riferimento, Vivendi, che di mosse incomprensibili ne ha fatte, inclusa quella di ritirare i suoi rappresentanti dal consiglio d’amministrazione salvo poi cercare di condizionarlo dall’esterno con una campagna acquisti (sia detto in senso puramente metaforico) che non ha dato i frutti sperati, se è vero che nella decisione di vendere la rete agli americani di Kkr, cosa che i francesi hanno sempre visto come l’aglio i vampiri, s’è ritrovata dalla sua parte solo tre consiglieri rispetto agli 11 che gli hanno votato contro.
Bolloré e soci impantanati anche sul fronte Mediobanca e Mediaset
Insomma, qualcosa non ha funzionato. Premesso che è difficile per chiunque muoversi in un Paese che non è il tuo, Vincent Bolloré e soci non hanno fatto tesoro della passata esperienza che ha visto i loro obiettivi sviliti per ben due volte, prima in Mediobanca e poi in Mediaset, dove sono tuttora impantanati senza che alle viste ci sia un onorevole e non oneroso disimpegno. E anche gli uomini su cui avevano puntato per difendere le loro ragioni in cda, o sono caduti sotto la controffensiva del governo, vedi l’ex capo dell’Aise Luciano Carta, mossa che nelle intenzioni avrebbe dovuto ammorbidire l’ostilità di Palazzo Chigi che però al generale ha sbarrato la strada. O sono passati dalla parte nel nemico e nel momento cruciale hanno voltato le spalle. Come ha fatto l’ineffabile Massimo Sarmi, manager di lunghissimo corso, di cui nella carriera non si contano, tanti sono, gli incarichi svolti.
Per Sarmi un posto in cda e la presidenza di FiberCop
Era soprattutto a lui che Vivendi aveva affidato la difesa delle sue ragioni, prima favorendo il suo ingresso nel cda al posto del suo candidato dimessosi. Poi, per dimostrare quanto fosse per loro importante, dandogli la presidenza di FiberCop, la società che possiede le chiavi della rete secondaria. Il 75enne Sarmi poteva vantare anche un pedigree politicamente corretto per i tempi che corrono, visto che da sempre il suo cuore batte forte a destra. In teoria aveva dunque tutte le caratteristiche per essere abile e arruolabile sotto le insegne d’oltralpe.
Il doppio salto carpiato in cambio di una poltrona di indubbio prestigio
Ma poi ci sono gli uomini con le loro ambizioni, e con quelle è difficile fare i conti a tavolino. Fatto sta che nel momento cruciale, quello in cui era chiamato a schierarsi con i suoi dante causa francesi, con un doppio salto carpiato il manager è passato dall’altra parte. Si dice che governo e Kkr non ci abbiano messo molto a fargli cambiare idea, promettendogli la presidenza della nuova società che gestirà, una volta scorporata, la rete. Una poltrona in più delle cento su cui si è seduto, ma di indubbio prestigio e visibilità. Di sicuro maligne insinuazioni che l’interessato respingerà con sdegno. Ci saranno sicuramente nobili ragioni alla base della sua giravolta, sulle quali però solo lui può illuminarci.
Sviluppare l’intermodalità fra trasporto marittimo e ferroviario con maggiori e più efficaci sinergie per ampliare la rete logistica del trasporto merci da e verso i porti italiani ed europei, attraverso una newco per la creazione di nuovi terminal. È il principale obiettivo del memorandum of understanding firmato a Ginevra da Sabrina De Filippis, ad di Mercitalia Logistics, capofila del Polo Logistica del Gruppo FS Italiane, e Giuseppe Prudente, chief Logistics officer di MSC e presidente di MEDLOG. Presenti Luigi Ferraris, ad del Gruppo FS, e Gianluigi Aponte, chairman del Gruppo MSC.
Verranno creati nuovi terminal per sviluppare il traffico intermodale marittimo
L’accordo prevede la creazione di una nuova società controllata da Mercitalia Logistics (51 per cento) e partecipata da MEDLOG (49 per cento), società del Gruppo MSC che si occupa di intermodalità e logistica, con la finalità di progettare, realizzare e gestire nuovi terminal merci all’interno dei siti dei due gruppi in Italia. Il memorandum segue quello firmato tra le due società a settembre 2022, proprio con la finalità di verificare la possibilità e il reciproco interesse a realizzare un progetto di partnership commerciale e operativa finalizzato allo sviluppo del trasporto marittimo combinato. La collaborazione consentirà quindi di creare nuova capacità di terminal in funzione dello sviluppo del traffico intermodale marittimo, da e verso i porti italiani, migliorando la qualità dei servizi e fornendo un’alternativa competitiva al trasporto su strada ed anche sull’asse Italia-Nord Europa. Tali iniziative si inquadrano nella mission comune di Ferrovie dello Stato Italiane e Gruppo MSC per sostenere lo sviluppo dell’economia italiana tramite l’uso sempre maggiore della mobilità ferroviaria, modalità molto più sostenibile dal punto di vista ambientale.
Mercitalia Logistics: «Continua l’impegno di FS per diventare player europeo della logistica»
Sabrina De Filippis, ad di Mercitalia Logistics, ha così commentato l’intesa: «Il memorandum firmato oggi, con un importante partner internazionale, conferma l’impegno che il Gruppo FS sta portando avanti per diventare il player europeo della logistica. L’accordo rientra tra le azioni del nostro Piano Industriale, che prevede il potenziamento dei terminal esistenti e la realizzazione di nuovi hub multimodali, tecnologicamente avanzati e a basso impatto sull’ambiente. Questo permetterà di incrementare i volumi delle merci trasportate in treno anche grazie a connessioni sempre più efficaci dei nostri porti e dei nostri terminal alla rete nazionale e ai corridoi ferroviari europei, consolidando l’integrazione dei sistemi di trasporto mare-ferro-gomma».
MSC: «Soluzioni ottimizzate e sempre più sostenibili»
Gli ha fatto eco Giuseppe Prudente, chief Logistic officer del Gruppo MSC e Presidente di MEDLOG: «Crediamo fortemente nella collaborazione tra i nostri Gruppi. Questo importante accordo è figlio di un progetto aziendale nato con l’ambizione di diventare uno degli operatori più importanti in Europa, per offrire ai clienti soluzioni logistiche ottimizzate e sempre più sostenibili. Inoltre, va ricordato come la riduzione del trasporto su gomma per le lunghe distanze, contribuisce non solo a minori emissioni ma anche ad una maggiore sicurezza e qualità di vita per i nostri dipendenti».
I risultati dei primi nove mesi del 2023 confermano la solidità e resilienza di Fincantieri, che prosegue con successo la delivery del Piano 2023-2027 basato su una visione di lungo periodo e sulla concentrazione sul core business della cantieristica Cruise, Difesa e Offshore.
EBITDA in crescita: più 60 per cento
In particolare, i ricavi del leader mondiale nello shipbuilding sono stati pari a 5,4 miliardi di euro, lievemente in crescita rispetto ai primi nove mesi del 2022 (5,3 miliardI). L’EBITDA è salito invece a 276 milioni di euro (+60 per cento), con un margine del 5,1 per cento. Confermate le previsioni al 5 per cento per il 2023.
Carico di lavoro pari oltre quattro volte i ricavi
Il carico di lavoro complessivo è stato pari a 32,6 miliardi – circa 4,4 volte il fatturato del 2022 – di cui 22,2 miliardi di backlog (86 navi in consegna fino al 2030) e circa 10,4 miliardi di euro di soft backlog. I nuovi ordini acquisiti sono stati pari a 4,0 miliardi di euro, di cui 1,9 miliardi nel terzo trimestre, con un book to bill superiore a 1. La posizione finanziaria netta è risultata negativa per 2,7 miliardi di euro, in linea con l’andamento dei fabbisogni operativi e di investimento del periodo.
Le navi da crociera valgono metà del fatturato
I ricavi relativi all’area di business Cruise sono stati pari a 2,9 miliardi di euro, pari alla metà del fatturato totale. In questo segmento ci sono alcune novità non ancora contemplate nei conti: Fincantieri ha finalizzato a ottobre un ordine per due navi a idrogeno che si uniranno alla flotta MSC Explora Journeys e il contratto con la Regione Sicilia per la costruzione di un nuovo traghetto Ropax a propulsione ibrida (diesel e gas naturale liquefatto) che coprirà le tratte tra la Sicilia e le isole di Lampedusa e Pantelleria.
La Difesa: crescono i volumi nei cantieri americani
Nel segmento Naval, i ricavi sono stati pari a 1,4 miliardi di euro, circa un quarto del totale. Sono cresciuti i volumi dei cantieri americani. Fincantieri ha inoltre sottoscritto nel terzo trimestre contratti per il terzo sottomarino del programma U212NFS per la Marina militare italiana, per tre Offshore Patrol Vessel per la stessa Marina, più altri tre in opzione, e per l’ammodernamento delle fregate classe Horizon italiane e francesi, assegnato a Naviris, la joint venture paritetica con Naval Group, ed Eurosam, un consorzio formato da MBDA e Thales.
Eolico offshore: EBITDA più che raddoppiato
Il settore Offshore e navi speciali ha chiuso i primi nove mesi del 2023 con ricavi in aumento del 28,2 per cento e un EBITDA positivo per 31 milioni di euro, più che doppio rispetto a quello di fine settembre 2022. Inoltre, nel primo semestre di quest’anno il Gruppo ha siglato ordini per otto unità Commissioning Service Operation Vessel (CSOV), cui va ad aggiungersi la commessa finalizzata a ottobre per la progettazione e costruzione di due CSOV ibridi e due in opzione.
Subacquea, Fincantieri «locomotiva della supply chain»
Il Gruppo ha inoltre firmato a ottobre un Memorandum of Understanding nell’ambito della subacquea, rafforzando la collaborazione strategica con Leonardo con l’obiettivo di mettere a fattor comune le rispettive competenze e capacità nel settore dell’underwater. «Siamo la locomotiva di questa nuova supply chain che abbraccia attori istituzionali e civili», ha detto l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero rispondendo agli analisti durante la conference call.
Si è svolta mercoledì 15 novembre 2023 al Centro Congressi Palazzo Rospigliosi, a Roma, la presentazione del secondo Rapporto sul commercio illecito nel settore tabacco ed E-cig realizzato da Eurispes in collaborazione con la Fondazione Osservatorio Agromafie e con il contributo di Philip Morris Italia. L’elaborazione del Rapporto è frutto del lavoro svolto dal Tavolo M.A.C.I.S.T.E. (Monitoraggio Agromafie Contrasto Illecito Settori Tabacchi e E-cig), coordinato dalla Fondazione e che ogni anno coinvolge i principali protagonisti del settore a livello nazionale per restituire un quadro esaustivo del fenomeno criminale nel settore del tabacco.
In Italia illecito del 2,3 per cento
Ai tavoli di lavoro hanno partecipato esponenti delle forze dell’ordine, dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, della Direzione investigativa e della Direzione nazionale antimafia, esperti del settore e i componenti del Comitato scientifico della Fondazione Agromafie. Hanno preso parte ai diversi tavoli, inoltre, diversi esponenti dei ministeri competenti tra cui il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, il ministero degli Esteri e il ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Secondo gli ultimi dati rilevati, nel 2022 l’Italia, con una quota di illecito sostanzialmente invariata al 2,3 per cento del consumo nazionale, si è confermata una best practice a livello europeo, dove si registra un consumo di sigarette illecite pari a 35,8 miliardi, causando ai governi una perdita stimata di 11,3 miliardi di euro di entrate fiscali, l’8,5 per cento in più rispetto al 2021 (KPMG, 2022). Il mercato dei prodotti del tabacco in Italia vale circa 20 miliardi di euro, con entrate per il fisco che superano i 14,5 miliardi di euro e circa 50 mila lavoratori impiegati.
Persi oltre 280 milioni l’anno
Se circa due sigarette su 100 in Italia sono di provenienza illecita, il Paese si colloca tra gli ultimi posti in Europa per diffusione del fenomeno. Ai primi posti si collocano invece Francia (32,4 per cento), Irlanda (24,4 per cento), Inghilterra (21,2 per cento) e Grecia (20,9 per cento). Che il nostro Paese si collochi in una posizione sicuramente bassa della classifica non deve far perdere di vista la pericolosità di un fenomeno che produce, tra l’altro, un danno erariale rilevante: le perdite per le casse dello Stato italiano si attestano infatti su valori che vanno oltre i 280 milioni di euro l’anno. L’entità dei sequestri testimonia come l’Italia sia comunque un paese di passaggio verso gli altri mercati europei, ben presidiato dalle forze dell’ordine che oppongono un’efficace azione di contrasto nei confronti dei flussi illeciti.
La divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo, in linea con il piano strategico del Gruppo, rafforza il proprio impegno e attenzione nei confronti dei giovani attraverso due iniziative di formazione per l’acquisizione di competenze trasversali e multidisciplinari.
Il Next Generation Executive Program per gli under 36
Ha preso il via, a novembre, la seconda edizione del programma biennale Next Generation Executive Program, in collaborazione con SDA Bocconi School of Management e con Digit’Ed. Il percorso formativo è dedicato a colleghe e colleghi under 36 della divisione IMI CIB che operano in Italia e all’estero. In aumento, rispetto alla prima edizione, sia il numero dei partecipanti – con particolare attenzione alla rappresentatività di genere – sia le ore di apprendimento. I giovani selezionati avranno la possibilità di effettuare test individuali, lavori di gruppo e un project work finale sotto l’attenta supervisione di un team di specialisti del mondo accademico e del Gruppo. L’obiettivo di questa iniziativa è preparare i professionisti e i manager della next generation a lavorare sinergicamente in una community internazionale e multiculturale.
Intesa Sanpaolo punta ai vertici mondiali per impatto sociale
Il programma si inserisce negli obiettivi del piano strategico del Gruppo Intesa Sanpaolo, fra cui il potenziamento dei servizi di advisory per tutti i clienti corporate e la forte attenzione alla digitalizzazione e all’innovazione. Nel biennio 2023-2025, infatti, alle tematiche specialistiche di Corporate & Investment Banking verranno affiancate sessioni dedicate all’acquisizione di competenze in ambiti strategici quali l’ESG, l’intelligenza artificiale e la trasformazione digitale. Con specifico riferimento alla tematica ESG, l’iniziativa rientra nella più ampia cornice del forte impegno del Gruppo in tale ambito, che ha visto la Banca moltiplicare i suoi sforzi per raggiungere una posizione ai vertici mondiali per impatto sociale e focus sul clima, con un contributo pari a circa 1,5 miliardi di euro di costi complessivamente nel quinquennio 2023-2027 al supporto di iniziative per far fronte ai bisogni sociali. Tale impegno ha in particolare trovato testimonianza nell’evento dello scorso 26 ottobre intitolato Nessuno escluso – Crescere insieme in un Paese più equodedicato all’impegno sociale di Intesa Sanpaolo e nel corso del quale è stata data evidenza anche delle iniziative intraprese per l’inclusione educativa e il sostegno all’occupabilità soprattutto dei giovani.
Un ciclo di incontri sui mercati finanziari con gli studenti universitari
A ulteriore conferma dell’attenzione della divisione IMI CIB verso i giovani non ancora inseriti nel mondo del lavoro, viene lanciata una nuova iniziativa che vedrà un ciclo di incontri in alcune delle principali università italiane dal titolo La finanza e le buone storiein collaborazione con Guido Maria Brera, imprenditore e scrittore autore del libro best seller Diavoli. Obiettivo del progetto è avvicinare i giovani in maniera consapevole ai meccanismi che regolano i mercati finanziari moderni. L’autore, nel suo racconto, percorrerà alcuni dei principali avvenimenti che hanno cambiato il volto e i protagonisti della finanza mondiale, come le crisi dei mutui subprime e dei debiti sovrani dei Paesi europei e la stagione del quantitative easing. Il primo appuntamento è fissato il 16 novembre presso l’Università LUISS di Roma, dove è previsto un saluto di benvenuto da parte del direttore del dipartimento di Economia e Finanza, il professore Paolo Santucci De Magistris, e un intervento di Mauro Micillo, chief della divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo. Nei prossimi mesi saranno coinvolte altre importanti università italiane.
Micillo: «Fondamentale trasmettere ai giovani valori etici e professionali»
Queste le dichiarazioni di Micillo a commento delle attività dedicate ai nuovi talenti: «Sono orgoglioso di dare avvio a queste due iniziative, concepite per ispirare i giovani e accompagnarli in un percorso di comprensione della finanza e di acquisizione di competenze trasversali, che bene si sposano con il mio personale impegno quale docente presso l’Università LUISS-Guido Carli a Roma. Sono certo che, grazie all’avvio di questi nuovi progetti, i nostri giovani talenti potranno emergere come veri protagonisti in un mercato, quello del Corporate & Investment Banking, sempre più competitivo e in costante evoluzione Guardando in prospettiva, infine, è fondamentale per la nostra Divisione trasmettere ai giovani talenti i valori etici e professionali che ci guidano quotidianamente all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo».
È Sofia Goggia la protagonista del nuovo spot TIM dedicato al Black Friday on air da mercoledì 15 novembre. La campionessa olimpica di sci e quattro volte vincitrice della Coppa del Mondo di discesa libera, eccellenza dello sport, del talento femminile e dell’italianità nel mondo accompagna la nuova offerta.
Lo spot on air sulle principali emittenti nazionali
Lo spot è il nuovo capitolo della campagna TIM La forza delle connessioni, che sottolinea l’importanza della connettività e della digitalizzazione per rafforzare le relazioni tra persone e condividere le passioni come quella per lo sport. La hit dei MåneskinHoney (Are U Coming?) è la colonna sonora dello spot da 30” e 20”, che è on air sulle principali emittenti nazionali. La campagna televisiva sarà affiancata da una pianificazione stampa, digital adv, videostrategy dedicata, affissione digitale e da materiali BTL nei punti vendita.
Il convento di San Bernardino a Ivrea, che fu casa degli Olivetti, sarà un nuovo bene del FAI grazie alla donazione del Gruppo TIM e degli eredi della famiglia. Ad annunciarlo sono stati, direttamente dalla chiesa del convento, Marco Magnifico, presidente del FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano ETS, Beniamino de’ Liguori Carino, nipote di Adriano Olivetti – tra i numerosi eredi che hanno donato la chiesa e primo ad aver intuito quest’opportunità -, dal segretario generale della Fondazione Adriano Olivetti e dalla stessa TIM, che ha donato il convento ed è stata rappresentata in un video messaggio dal presidente Salvatore Rossi e di persona da Maria Enrica Danese, direttrice Institutional Communications, Sustainability Projects & Sponsorship.
Il convento di San Bernardino a Ivrea donato al FAI
Il convento con la sua chiesa, così riuniti nella proprietà e nella gestione del FAI, saranno oggetto di un grande progetto di restauro e valorizzazione reso possibile dal finanziamento di 6 milioni di euro da parte del ministero della Cultura, rappresentato in loco dal sottosegretario Vittorio Sgarbi. Elaborato dal FAI, supportato da studi storico-archivistici e campagne diagnostiche e condiviso in tutto con la soprintendenza competente, il progetto di restauro sarà coordinato dallo stesso ministero attraverso il segretariato regionale come stazione appaltante.
Concluse le necessarie procedure amministrative, il cantiere aprirà a metà 2024 e durerà due anni. Saranno affrontati il restauro conservativo degli edifici storici, l’adeguamento normativo e impiantistico, il miglioramento sismico, con massima attenzione a soluzioni per la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico, la rifunzionalizzazione degli spazi interni ed esterni per l’apertura completa e la regolazione del pubblico e l’offerta di servizi culturali e di accoglienza. Si procederà per lotti: dapprima sul convento, bisognoso di lavori strutturali e ingenti, poi sulla chiesa e di seguito sulle pertinenze novecentesche dell’edificio – dai campi da tennis e di bocce al sentiero attrezzato nel parco sulla collina di Monte Navale. Complessivamente verranno recuperati oltre 40 mila mq di edifici storici e di verde nel cuore delle architetture della città industriale di Ivrea, riconosciute patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Il convento di San Bernardino, che dal 1908 è stato la casa della famiglia Olivetti – di Camillo, di sua moglie Luisa Revel e dei loro sei figli -, dagli Anni 50 è divenuto sede del gruppo sportivo ricreativo Olivetti e tornerà a essere un centro culturale e ricreativo aperto a tutti. Un bene storico da visitare, di cui saranno conservate e valorizzate le testimonianze architettoniche e artistiche quattrocentesche, ma anche un luogo antico che racconterà una storia moderna: la vicenda umana e familiare, culturale, politica e imprenditoriale di Adriano Olivetti, che ha segnato la storia del nostro Paese con sorprendenti echi di notorietà internazionale e straordinaria attualità.
Le dichiarazioni dei vertici FAI e TIM
Il presidente del FAI Marco Magnifico ha così commentato l’iniziativa: «A Giulia Maria Crespi, nel centesimo anno dalla nascita, il FAI ha deciso di dedicare questa sua nuova impresa nella consapevolezza dell’unità di atteggiamento, di spirito e di intenti che, pur senza mai essersi conosciuti e facendo parte di due generazioni diverse seppur assai contigue, lega la sua figura a quella di Adriano Olivetti, che come lei ha fatto bene all’Italia e agli italiani. Due figure egualmente mosse da un rigore morale e da un travaglio interiore e spirituale che li spinse tutta la vita a dedicare le proprie forze migliori a‘far bene alla comunità».
Gli ha fatto eco Maria Enrica Danese, direttrice Institutional Communication, Sustainability & Sponsorship di TIM: «Con la nostra donazione al FAI del complesso di San Bernardino, un’area di oltre 40 mila mq che include spazi boschivi e ricreativi, abbiamo voluto far diventare patrimonio del territorio, ossia accessibile al pubblico, un bene unico sotto il profilo artistico e culturale. Sono molte le iniziative che stiamo mettendo in campo per la valorizzazione dei beni artistici e culturali italiani, la maggior parte delle quali ci vedono impegnati sul fronte delle tecnologie e dei servizi per la loro digitalizzazione. Questa volta era necessario partire da un progetto di recupero, restauro e gestione dell’accesso del pubblico e in questo senso il FAI rappresenta per TIM il partner d’eccellenza, in quanto da sempre impegnato nel restituire alla collettività le grandi bellezze italiane. Siamo infatti convinti che la sfida dello sviluppo del nostro Paese debba passare necessariamente per il mondo della cultura attraverso progetti come quello del Complesso che partono da risorse pubbliche e private e si sviluppano attraverso un modello virtuoso di gestione economica. Essere parte di questa iniziativa oggi ci rende particolarmente orgogliosi».
Gianpiero Strisciuglio, amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, ha fatto il punto sui 4 mila cantieri ferroviari e stradali attivi in tutta Italia per realizzare nuove opere e manutenere quelle esistenti. Tra questi quelli per gli snodi nevralgici della penisola come la Direttrice Adriatica, il Passante di Firenze e la Brescia-Verona-Padova (la cui realizzazione è attualmente al 50 per cento).
L’ad di RFI Strisciuglio fa il punto sui cantieri attivi
In un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, il manager ha dichiarato: «I 180 miliardi di investimenti previsti dal Piano Industriale del Gruppo FS, per il Polo Infrastrutture, nei prossimi 10 anni giocano un ruolo fondamentale per migliorare la mobilità e i servizi, colmare il gap tra Nord e Sud Italia ed essere connessi all’Europa. Il nostro obiettivo è avere infrastrutture ferroviarie e stradali con standard di sicurezza sempre più elevati per offrire al Paese una rete sempre più integrata, accessibile, performante, affidabile e veloce. Il PNRR, con circa 24 miliardi affidati a RFI – di cui oltre l’80 per cento già in fase realizzativa -, ne rappresenta una parte importante per realizzare opere che entreranno in funzione entro il 2026».
Durante il colloquio c’è stato spazio per parlare anche dei Cantieri Parlanti, il progetto di trasparenza e informazione realizzato da RFI con Italferr, in collaborazione con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per raccontare i cantieri ai territori e alle comunità interessate attraverso un linguaggio semplice e immediato. Il tutto senza perdere d’occhio il tema della sostenibilità, centrale nella realizzazione delle nuove opere. In tutte le gare, infatti, sono stati inseriti criteri di premialità legati a temi ambientali come l’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili e la riduzione della carbon footprint per i mezzi di cantiere.
Previste 8 mila assunzioni nel corso del 2023
Strisciuglio ha infine confermato l’impegno di RFI per l’innovazione delle Ferrovie italiane: «Dalla riduzione dei tempi di percorrenza all’elevazione degli standard di sicurezza e di affidabilità, saranno tante le opportunità ma anche le sfide che si apriranno negli anni a venire e che già proiettano i trasporti italiani in un futuro all’avanguardia. Attività che saranno portate avanti anche grazie alle 8 mila nuove assunzioni previste nel corso dell’anno».
In un mondo ancora esposto a shock e incertezze, investire in digitalizzazione, innovazione e transizione energetica è la chiave per le imprese italiane per rafforzare sempre di più la competitività sui mercati internazionali e crescere in modo sostenibile. È il messaggio che emerge dal Rapporto Export 2023 di SACE dal titolo Il futuro è adesso. Insieme, una guida che da ormai 17 anni aiuta le imprese a orientarsi sui mercati esteri e a cogliere le opportunità di internazionalizzazione in un contesto globale complesso come l’attuale, caratterizzato da condizioni finanziarie meno favorevoli, minori spazi di manovra di politica fiscale, progressiva erosione del potere d’acquisto dei consumatori, rallentamento della produzione industriale e molteplicità di tensioni commerciali.
Il Rapporto Export 2023 di SACE
In questo scenario, il 2023 sarà un anno dalle prospettive macroeconomiche deboli, ma positive, a cui seguirà un 2024 di maggiore slancio, con il PIL globale atteso in crescita a +1,7 per cento quest’anno e +2,5 per cento il prossimo. Lo stesso trend varrà per il commercio internazionale di beni, mentre quello di servizi registrerà un buon dinamismo già quest’anno. Il grado di apertura commerciale – calcolata come incidenza degli scambi complessivi sul PIL mondiale – è sostanzialmente stabile, senza quindi arretramenti del processo di integrazione dei mercati o fine della globalizzazione: si può pertanto parlare di ri-globalizzazione, ossia di un aggiustamento delle catene globali del valore nell’ottica di una maggiore diversificazione dei fornitori e dei mercati di sbocco.
L’export si conferma solido motore di sviluppo dell’economia italiana. Dopo la performance sostenuta registrata lo scorso anno (+20 per cento), attribuibile principalmente alla componente prezzi, le esportazioni di beni nel 2023 cresceranno del 6,8 per cento, superando i 660 miliardi di euro. L’anno prossimo il ritmo rimarrà sostenuto al +4,6 per cento per poi assestarsi al +3,8 per cento medio annuo nel biennio successivo. Un forte impulso all’innovazione è rappresentato dagli investimenti green e in nuove tecnologie.
Dove esportare?
Le principali economie come Germania, Stati Uniti, Francia e Cina si confermano le maggiori geografie di riferimento per le vendite italiane, ma ci sono importanti cambiamenti in atto: Paesi del Golfo, India, Thailandia e Vietnam, senza dimenticare Messico, Brasile e Croazia – la new entry dell’Eurozona – presentano opportunità sempre più significative per il nostro export. Fra i principali mercati di destinazione la maggiore spinta è attesa dalla Cina (+17 per cento nel 2023), la cui completa riapertura dopo anni di restrizioni anti-Covid rappresenta un beneficio per i settori industriali non solo cinesi ma anche di quei paesi ben inseriti nelle sue catene di approvvigionamento.
Pechino, insieme a Nuova Delhi, farà da traino a tutta l’area asiatica e, di riflesso, a quella mondiale. L’India (+10,3% nel 2023), infatti, si conferma tra i mercati in maggiore espansione per l’export italiano di beni grazie all’importante evoluzione del suo sistema produttivo, già in atto da diversi anni e sulla quale il governo appare intenzionato a puntare con decisione. L’andamento delle vendite italiane risentirà inoltre positivamente della robusta crescita economica del Vietnam, mercato che vedrà una crescita del nostro export dell’8,1 per cento nel 2023 e del 6,5 per cento nel 2024, favorita da un contesto politico stabile e dal crescente ruolo di hub manifatturiero nella regione.
L’insorgere del conflitto russo-ucraino ha accelerato il riassetto energetico dello scacchiere internazionale, favorendo le economie del Golfo che hanno potuto stanziare ulteriori e consistenti risorse per piani d’investimento finalizzati alla diversificazione produttiva, con effetti positivi anche per la domanda di beni italiani, in particolare in Arabia Saudita (+15,6 per cento) ed Emirati Arabi Uniti (+10 per cento), dove il nostro export mostra tassi di crescita a doppia cifra quest’anno e non inferiore al 5 per cento per il 2024.
In America Latina, Messico e Brasile, oltre a essere i due principali mercati, sono tra le geografie con prospettive di domanda più favorevoli. Il Messico (+8,4 per cento), unico paese davvero manifatturiero dell’area, si trova oggi in una posizione molto più centrale nello scenario regionale e globale ed è rafforzato anche dal fenomeno del nearshoring, in atto dallo scorso anno. L’ambizione del Brasile (+7,2 per cento) di aumentare il peso del comparto manifatturiero sul totale del valore aggiunto stimolerà le nostre vendite. Anche la Croazia (+14,4 per cento), entrata nell’Eurozona a gennaio 2023, geografia a noi prossima e porta d’ingresso alla regione balcanica, rappresenterà un mercato di opportunità.
Infine, le grandi dimensioni del mercato interno e l’indipendenza energetica continuano a imprimere una discreta performance dell’economia degli Stati Uniti, che si rafforzerà ulteriormente grazie alla spinta che l’Inflation Reduction Act imprimerà a molti settori con risvolti positivi anche per il nostro export (+6 per cento). Le nostre imprese potranno, infatti, beneficiare degli ingenti investimenti del piano, non solo investendo direttamente nel mercato statunitense ma anche allacciando contratti di fornitura in loco con clienti lungo l’intera catena di valore.
Le dichiarazioni dei vertici
Alessandra Ricci, amministratore delegato di SACE, ha così commentato il contenuto del Rapporto: «Rivoluzione tecnologica e transizione sostenibile sono le sfide che tutti noi, insieme, siamo chiamati ad affrontare oggi per disegnare il mondo di domani. Le imprese che investono in sostenibilità e in digitalizzazione sono anche quelle che esportano, di più e meglio. Il nostro Rapporto Export 2023 evidenzia proprio questa connessione e accompagnare le imprese in questi processi è la missione che noi del Gruppo SACE abbiamo fatto nostra, per contribuire al benessere duraturo della collettività. L’invito che voglio rivolgere ai nostri partner, le circa 40 mila imprese che supportiamo ogni giorno, è di investire in questo percorso contando sempre sui nostri strumenti informativi, formativi e assicurativo-finanziari e sul nostro network di relazioni, per rafforzare la capacità di gestire i rischi, cogliere le opportunità e trarre profitto dai cambiamenti in atto».
Le ha fatto eco Alessandro Terzulli, chief economist di SACE: «In un contesto sicuramente non semplice, la performance dell’export italiano, pur in fisiologico rallentamento, quest’anno e il prossimo si conferma robusta. Il nostro Rapporto Export rappresenta una bussola di riferimento per le imprese che vogliono crescere all’estero, anche in nuove geografie e con uno sguardo sempre attento a intercettare i segnali del mercato».
Mentre gira per l’Italia tra incontri con i vertici della politica nostrana e interviste televisive su temi come la natalità (con tanto di consigli non richiesti), in America arrivano i guai per Elon Musk. L’amministratore delegato di Tesla, SpaceX e Twitter è costretto a incassare l’ennesima azione legale e ancora una volta è proprio il social network a creargli problemi. O meglio, è la piattaforma ad aver provocato più di un grattacapo ai propri dipendenti, che si sono riuniti per un’azione collettiva intentata da Mark Schobinger. I lavoratori, ex e attuali, accusano di non aver ricevuto una parte dei bonus del 2022. Lo rivela il portale Insider, che cita alcuni documenti presentati in tribunale secondo cui ai dipendenti era stato promesso dai dirigenti il 50 per cento del bonus del 2022, sia prima sia dopo l’arrivo di Musk nell’ottobre di quell’anno.
Twitter, bonus non pagati nel primo trimestre 2023
Schobinger è il nome forte della causa. Fino ai primi mesi del 2023, infatti, è stato un alto dirigente di Twitter e si occupava proprio dei compensi. Adesso afferma che del bonus promesso non c’è stata traccia. Per le norme fiscali vigenti, avrebbero dovuto essere distribuiti nel primo trimestre del 2023, ma non è stato elargito nemmeno un dollaro della cifra complessiva e sta per scadere anche il secondo trimestre. E si parlerebbe di «decine di milioni di dollari», ha spiegato a Insider uno degli avvocati dei querelanti, Shannon Liss-Riordan: «Stimiamo che circa un paio di migliaia di dipendenti avrebbero potuto beneficiare dei bonus». Contattati dal quotidiano, i vertici di Twitter non hanno però replicato né smentito.
Musk avvistato anche con Draghi
Intanto Elon Musk si è goduto il proprio tour tra le istituzioni in Italia. Ha incontrato prima la premier Giorgia Meloni e poi il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Poi è stato intervistato in esclusiva da Nicola Porro per Quarta Repubblica. Ma secondo il settimanale Chi, ci sarebbe stato anche un incontro «molto riservato» tra il patron di Tesla e l’ex premier Mario Draghi. Si legge che i due «si sono incontrati in maniera molto riservata nel corso della giornata romana in cui il miliardario texano ha avuto due colloqui importanti», proprio quelli con Giorgia Meloni e Antonio Tajani.
Ottimizzazione del portafoglio e soluzioni sartoriali cucite su misura del singolo cliente. Sono due delle caratteristiche principali della BG Collection Investments, un’evoluzione rinnovata nell’offerta e nelle sue dinamiche competitive della storica Sicav di fondi gestita dalla fabbrica prodotti BG Fund Management Luxembourg. Tratti che vanno a braccetto con libertà di investimento e diversificazione, altri due tasselli chiave dello strumento.
Le caratteristiche di BG Collection Investments
La soluzione, lanciata sul mercato a inizio 2023, sta già mostrando risultati soddisfacenti e ha lo scopo di offrire alla clientela un’esperienza di investimento composta da diversi comparti che investono in un’ampia selezione di fondi tra i migliori presenti sul mercato e in grado di racchiudere la professionalità e la specializzazione dei migliori partner di Banca Generali.
D’altronde, il contesto di mercato impone a risparmiatori e investitori una cautela sempre maggiore. I fattori che hanno caratterizzato il 2022 – la pandemia, la guerra, lo shock energetico, la penuria di componenti e chip che ha messo in ginocchio la supply chain – e in parte anche i primi mesi del 2023 – con l’inflazione che resta elevata e i recenti fallimenti bancari – hanno disorientato gli investitori. Molte certezze che sembravano scritte nella pietra sono cadute, basti pensare che da inizio millennio sono già quattro le correzioni dai massimi superiori al 20 per cento registrate nel mercato azionario Usa. Nell’ultimo caso da ottobre 2022, il mercato ha attraversato una lunga fase orso da cui è uscito solo a giugno 2023. Lo scenario pone insomma non poche sfide a chi gestisce i risparmi dei clienti ed è anche per rispondere a questo nuovo panorama che è stato creato questo prodotto.
Le ultime novità introdotte
Dopo i primi mesi dal lancio, lo strumento è pronto ad aprirsi ad ulteriori novità in arrivo nelle prossime settimane, dopo le soluzioni tattiche lanciate a gennaio con la delega di Jp Morgan e a marzo con la delega di Ubs. Quest’ultima prevede due soluzioni target date con finestra di collocamento limitata: BG Collection Ubs Bond Europe 2026, strategia investita in singoli titoli obbligazionari corporate investment grade con approccio Buy&Hold e caratterizzata da un’ampia diversificazione degli emittenti, e BG Collection Smart Target, strategia che mira a conservare il capitale su un orizzonte temporale di 10 anni partecipando attivamente alla performance dei mercati globali con un investimento progressivo smart implementato tatticamente dal gestore al fine di ottimizzare il market timing sia nella componente obbligazionaria che azionaria.
Le dichiarazioni di Gianluca Vallosio, responsabile prodotti BG
Gianluca Vallosio, responsabile dei prodotti di Banca Generali, ha così descritto l’offerta: «La BG Collection va nella direzione di offrire ai clienti un servizio di gestione attiva all’interno di una strategia multiasset e multimanager che permette ai clienti di diversificare il portafoglio investendo in un unico prodotto. Il valore aggiunto risiede nell’affidare il patrimonio a un gestore esperto che sta sui mercati tutti i giorni con un team che segue le diverse asset class e muove il portafoglio nei vari contesti di mercato per averlo sempre ottimizzato. Questo è il concetto che guida il posizionamento della collection che si propone come uno strumento molto efficace nella diversificazione per cogliere i diversi trend di mercato».
Il top manager ha così continuato: «Stiamo inserendo soluzioni tattiche, abbiamo infatti deciso di posizionare all’interno di questo contenitore strategie valide nei diversi contesti finanziari. Un esempio? Con la finestra data dall’allargamento degli spread e dall’innalzamento dei tassi di interesse, vediamo opportunità sull’obbligazionario e di conseguenza facciamo proposte specifiche ai clienti con collocamenti a finestre mensili (aperti in realtà per sei settimane) per sfruttare specifici momenti e opportunità di mercato. Qui si può trovare una soluzione personalizzata cucita sulle esigenze del singolo cliente grazie all’esperienza di multimanager e gestori diversi. Si tratta di una soluzione versatile aperta a diversi tipi di size, comprese quelle più contenute».
Si sta dando un gran da fare l’amministratore delegato di Ita AirwaysFabio Lazzerini. Per portare a buon fine la vendita a Lufthansa? Speriamo di sì, visto che tra quando si chiamava ancora Alitalia e la nuova compagnia nata dalle sue ceneri i contribuenti italiani hanno visto bruciare oltre 13 miliardi dei loro soldi per tenerla in piedi. Lazzerini non fa solo questo, ma anche altre cose. Per esempio querelarci perché si è sentito diffamato da alcuni articoli che denunciavano una certa chiamiamola freddezza nel liberare lo Stato italiano, che controlla Alitalia-Ita al 100 per cento, dell’oneroso fardello.
Le intercettazioni e l’ipotesi di spionaggio illegale
Cosa dice nella sua querela, cui alcuni giornali e siti hanno dato conto? In soldoni che avremmo agito in combutta con l’ex presidente Alfredo Altavilla per scrivere male di lui. Per avvalorare la sua tesi acclude una serie di intercettazioni di alcuni dirigenti, di cui il Garante della Privacy sta indagando per possibili attività di spionaggio illegale in cui sembrerebbe avere un ruolo rilevante l’ad stesso, in cui accusa Tag43 e chi lo dirige di essere stato al soldo dell’ex presidente: 25 mila euro il prezzo pagato per il servizio reso. Senza dimenticare la famosa registrazione della riunione del board aziendale su cui penderebbe una denuncia penale sempre a carico dell’ad.
Quei 25 mila euro? Regolare contratto col centro media di Ita
Ma si sa, ormai nessuno più verifica niente e dunque tutti a prendere per buona l’insinuazione sul fatto che il nostro sito sarebbe prezzolato. Peccato, perché non occorreva un grande sforzo investigativo per scoprire che quei soldi erano l’ammontare del contratto per inserzioni pubblicitarie display da noi sottoscritto e totalmente intermediato dalla nostra concessionaria di allora, Newsonline, e Mindshare, il centro media di Ita. E che una successiva decisione della compagnia di ridurre il budget pubblicitario ha tagliato di un buon terzo la cifra da noi incassata. Tutto regolare, tutto tracciato e pronto a essere esibito a chiunque ce ne faccia richiesta. Bastava farsi dare dal centro media i fogli excel che documentano fino all’ultimo euro le transazioni, invece l’ad di Ita ha preferito definire quell’accordo una consulenza di 25 mila euro pagata «per una non meglio specificata collaborazione annuale». Ma la sua natura era specificata, specificatissima: doveva solo chiedere ai suoi numerosi consulenti e collaboratori e avrebbe trovato contezza del rapporto.
Abbiamo scritto oltre 30 articoli sulla privatizzazione
Noi però immaginiamo l’obiezione di Lazzerini: quell’accordo pubblicitario era il prezzo chiesto da Altavilla per scrivere articoli che mettessero l’ad in cattiva luce. Se davvero lo pensa, Lazzerini non deve avere una grande considerazione di noi. Abbiamo scritto oltre 30 articoli sulla tribolata vicenda della privatizzazione di Ita, e quando Lufthansa e Msc fecero cordata offrendo quasi 1 miliardo di euro per rilevarla abbiamo sostenuto in tutti i modi possibili che di fronte a quell’offerta portata su richiesta di Palazzo Chigi da Altavilla, il Mef avrebbe dovuto non aspettare neanche un secondo per accettarla. Si liberava dell’80 per cento della compagnia, non avrebbe più dovuto pompare capitale (cioè soldi dei contribuenti) nelle sue casse. Invece, inspiegabilmente – ma noi qualche idea nel merito ce la siamo fatta – quell’offerta non è stata presa in considerazione e si è deciso di dare l’esclusiva a quella fantomatica del fondo Certares – che tra l’altro dialogava con Lazzerini, il quale non aveva deleghe in materia – che lasciando allo Stato la maggioranza delle azioni era infinitamente meno conveniente.
L’accordo rimandato e altri 650 milioni messi dal Mef
Come è finita è cronaca recente. L’inconsistente Certares è uscito di scena, e il Mef è tornato sui suoi passi richiamando Lufthansa, non la Msc di Gianluigi Aponte, che sentitosi preso in giro si era chiamato fuori dalla partita. Il 25 maggio l’accordo in base al quale i tedeschi rilevano il 41 per cento della compagnia per 325 milioni è fatto, anche perché non c’erano altri compratori e Ita di questo passo avrebbe presto portato i libri in tribunale. Nel frattempo il Mef, facendo passare tempo, ha messo dentro altri 400 milioni per tenere in piedi la baracca e ne metterà altri 250.
Perché nel luglio del 2022 Lazzerini si è messo di traverso a un’offerta da 960 milioni che avrebbe finalmente tolto dalle spalle dei contribuenti il fardello Alitalia-Ita?
Ora Lazzerini, che generosamente ci ha sopravvalutato considerandoci autori di un complotto ai suoi danni, che era ad di Ita quando Msc-Lufthansa presentarono la prima offerta e lo è tutt’oggi, dovrebbe avere la bontà di rispondere a una domanda che molto interessa anche all’erario: perché nel luglio del 2022 si è messo di traverso a un’offerta da 960 milioni che avrebbe finalmente tolto dalle spalle dei contribuenti il gravoso e prolungato sostegno della compagnia e meno di un anno dopo non ha battuto ciglio di fronte a un’offerta che lascia la maggioranza allo Stato e di fatto porta nelle casse di Ita solo 75 milioni?
La vicenda dei versamenti alla True Italian Experience
In questi mesi un po’ di risposte sono già state date, come per esempio l’accordo proposto e voluto da lui, anche opponendosi al volere del Consiglio di amministrazione, con True Italian Experience (Tie). Una società vicina al mondo della Cgil che fa capo a Gianni Prandi, il comunicatore di Maurizio Landini. A fronte di 0 (zero) ricavi, Ita ha versato nelle casse di Tie 4,5 milioni. E se non fosse intervenuto il cda minacciando verso l’ad l’intervento della Corte dei conti, Ita avrebbe versato a Tie 15 milioni di euro fino al 2025. Come mai risulterebbe ancora attivo l’accordo di rete tra Tie e la compagnia nonostante le chiare indicazioni del cda di chiudere ogni rapporto?
Viaggio estivo in Sardegna: una gestione che non bada a spese
E per ultimo, ma solo in ordine di tempo, non era ancora stato firmato l’accordo definitivo per il passaggio di Ita nelle mani di Lufthansa che la compagnia con un invito a firma Lazzerini ha organizzato un viaggio estivo. «Due giorni indimenticabili nella prestigiosa cornice del Forte Village» in Sardegna, come riferisce lo stesso invito di Ita strettamente personale e valido per due persone per il fine settimana del 16-18 giugno. Non è noto chi siano stati gli invitati, ma è certo che nella sua gestione di Ita Lazzerini non badi a spese. Anche a dispetto del fatto che fino a pochi giorni fa fosse una società interamente controllata dal Mef, quindi di tutti i contribuenti italiani, compreso l’ex personale Alitalia. Chi è allora il problema: noi che abbiamo sostenuto a spada tratta l’offerta Msc-Lufthansa che ci avrebbe liberato di un incubo che dura da decenni e ci è costato l’importo di una finanziaria o Lazzerini e con lui chi dirigeva allora il Mef che lo hanno fatto saltare?
Cambio al vertice del gigante cinese dell’e-commerce Alibaba. Daniel Zhang a settembre lascerà la carica di presidente e amministratore delegato, per dedicarsi alla guida della divisione cloud computing del gruppo. Come ceo sarà sostituito da Eddie Wu, ora presidente delle divisioni commerciali Taobao e Tmall, mentre come presidente dal miliardario taiwanese Joseph Tsai.
Nel 2019 ha acquistato i Brooklyn Nets per la cifra record di 2,1 miliardi di dollari
Nato nel 1964 a Taipei in una famiglia fuggita a Taiwan durante l’esodo del Kuomintang dopo che il Partito Comunista Cinese aveva preso il controllo della Cina continentale, Joseph Tsai a 13 anni fu mandato negli Stati Uniti dai genitori per frequentare le scuole superiori nel New Jersey. Successivamente ha studiato giurisprudenza a Yale, università che aveva frequentato anche il padre, laureandosi in Economia nel 1986 e successivamente in legge presso la Yale Law School. Ammesso come avvocato all’ordine degli avvocati di New York nel 1991, dopo pochi anni nello studio legale Sullivan & Cromwell è passato al private equity, entrando a far parte di Rosecliff, Inc., piccola società di management buyout. Poi il salto a Hong Kong nel 1995, dove ha conosciuto Jack Ma. Colpito dall’idea di quest’ultimo di creare un mercato internazionale di importazione ed esportazione, ha lasciato il lavoro da 700 mila dollari all’anno presso Investor AB, unendosi a Ma e altri 16 co-fondatori di Alibaba. Diventato nel 2013 vicepresidente esecutivo della società oltre che secondo azionista individuale dopo Ma, nel 2019 ha acquisito i Brooklyn Nets per la cifra record di 2,1 miliardi, la più alta mai pagata per una franchigia Nba: la valutazione era stata concordata l’anno prima, quando il magnate era entrato in società con il russo Mikhail Prokhorov, proprietario della squadra dal 2010. Oggi Tsai ha un patrimonio stimato di 7,7 miliardi di dollari.
Secondo cambio al vertice per Alibaba: quattro anni fa Jack Ma era stato sostituito da Daniel Zhang
Si tratta del secondo cambio al vertice di Alibaba: la multinazionale con sede ad Hangzhou dal 1999 al 2019 è stata guidata dal fondatore Jack Ma, che ora si dedica alla filantropia, a cui appunto era succeduto il già citato Daniel Zhang. Il colosso cinese sta rispondendo con un’imponente riorganizzazione alle sfide del post-Covid: a marzo ha infatti annunciato l’intenzione di dividersi in sei unità separate (tra cui cloud, e-commerce, logistica, media e intrattenimento), supervisionate da un proprio amministratore delegato, per permettere a ciascuna di esse di cercare finanziamenti indipendenti.
Un mercato nazionale della cybersecurity in forte sviluppo – con un tasso di crescita media annua dell’11-12 per cento per un valore stimato in circa 2,5 miliardi di euro nel 2025 – e caratterizzato da un’elevata frammentazione, con oltre 3 mila aziende metà delle quali concentrate in tre regioni (Lazio, Campania e Lombardia). Partendo da queste evidenze il Centro Studi TIM ha elaborato il white paper Cybersecurity Made in Italy, presentato oggi a Roma durante l’evento che ha premiato le migliori soluzioni innovative in ambito cyber.
L’evento di TIM sulla cybersecurity
Ad aprire i lavori Elio Schiavo, Chief Enterprise and Innovative Solutions Officer TIM, che ha illustrato il ruolo delle tecnologie cyber e le prospettive di crescita nell’ambito dell’offerta di servizi digitali a 360 gradi che TIM Enterprise rende disponibili alle aziende e alla Pubblica Amministrazione. Dopo un’analisi del mercato della cybersecurity in Italia a cura di Giorgia Dragoni, ricercatrice dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano, hanno fatto seguito gli interventi di Eugenio Santagata, Chief Public Affairs and Security Officer di TIM e Amministratore Delegato di Telsy, e di Bruno Frattasi, Direttore Generale Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che hanno evidenziato l’importanza di fare rete per sviluppare un ecosistema nazionale della cybersecurity, in linea con le iniziative di paesi come Francia e Germania, per consolidare al proprio interno la crescita del settore.
L’analisi dello stato dell’arte del settore
Nel 2022, gli attacchi cyber hanno registrato il valore più elevato di sempre e la maggior percentuale di crescita annua: rispetto al 2021 + 169 per cento in Italia, mentre a livello mondiale + 21 per cento. Gli attacchi nel paese hanno rappresentato il 7,6 per cento del totale globale (Fonte: CLUSIT, Rapporto 2023 sulla Sicurezza ICT in Italia). A fronte di questo scenario, come rilevato dall’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano, il valore del mercato italiano della cybersecurity ha registrato elevati tassi di crescita: 15 per cento e 18 per cento, rispettivamente nel 2021 e 2022.
Secondo quanto emerso dal rapporto del Centro Studi TIM, le realtà dedicate ai servizi cyber che sono riuscite ad affermarsi seguendo un chiaro percorso di crescita rappresentano appena il 10-15 per cento del mercato. Tra queste prevalgono due modelli alternativi: società che si focalizzano su un unico segmento di clientela – ad esempio con servizi dedicati al sistema bancario – e società con un’offerta più ampia “one stop shop” (più della metà delle imprese esaminate) al cui interno è presente almeno una tecnologia proprietaria (tre quarti delle imprese del campione).
Tuttavia, la gran parte del mercato rimane oggi polarizzata tra i grandi gruppi ICT il cui portafoglio di offerta include anche i servizi cyber e piccole realtà molto specializzate che faticano a crescere, e presenta un livello di polverizzazione molto maggiore rispetto a quello degli altri grandi paesi europei. In particolare, l’Italia, secondo le stime del Centro Studi TIM, ha 1,6 imprese di cybersecurity per miliardo di PIL, un numero doppio rispetto al Regno Unito (0,8 imprese per miliardo di PIL) e superiore anche a quello della Spagna (1,2 imprese per miliardo di PIL).
Le dichiarazioni di Santagata
A fronte dei dati presentati, Eugenio Santagata ha così affermato: «Oggi serve dotarsi di tecnologie proprietarie certificate e gestite internamente al perimetro nazionale e occorrono quindi esperti e competenze specifiche ma anche una cultura nuova. Le aziende premiate oggi testimoniano il potenziale delle imprese italiane nel campo della cybersecurity e sottolineano l’importanza di creare un ecosistema collaborativo per garantire la sicurezza digitale. L’obiettivo è quello di costruire una solida base di cybersecurity italiana che possa competere a livello internazionale. Vogliamo attrarre investimenti e talenti nel nostro paese, promuovere lo sviluppo di tecnologie innovative e creare un ambiente favorevole all’innovazione. In questo modo, potremo affrontare le sfide della cybersecurity in modo efficace e fornire soluzioni affidabili e all’avanguardia per proteggere le nostre infrastrutture digitali».
La Cybersecurity Made in Italy Challenge e le realtà premiate da TIM
Proprio con l’obiettivo di sviluppare nuove soluzioni volte a contrastare il crescente fenomeno legato ai rischi informatici e di arricchire il portafoglio dei servizi TIM Enterprise e Telsy che fanno uso di tecnologie innovative e proprietarie nazionali è stata realizzata la Cybersecurity Made in Italy Challenge.
L’iniziativa rientra tra le attività previste nell’ambito del programma di Open Innovation TIM Growth Platform, il nuovo modello di innovazione basato sulla collaborazione industriale con società ad alto potenziale con l’obiettivo di accelerarne la crescita. La Challenge punta a facilitare l’incontro tra le imprese, soprattutto italiane, che dispongono di soluzioni e competenze ultra-specialistiche e le esigenze ed i bisogni espressi dalle PMI, con l’obiettivo di far crescere tutta la filiera e accelerare la digitalizzazione e l’innovazione del paese.
La sfida ha coinvolto, nel giro di pochi giorni, oltre 50 aziende, PMI, startup e scaleup italiane e internazionali per individuare soluzioni innovative. Ai vincitori verrà offerta una partnership tecnologica e commerciale con TIM Enterprise e Telsy. Le società selezionate avranno infatti un accesso privilegiato al mercato della cybersecurity e la possibilità di crescere ulteriormente.
In particolare, nel corso dell’evento sono state premiate:
Ermes per la soluzione che, grazie ad avanzati algoritmi di machine learning, garantisce sicurezza del browser consentendo una navigazione online sicura e protetta, difendendo gli utenti dalle minacce web, preservando la loro privacy e proteggendo i loro dati;
Pikered per aver ideato ZAIUX Evo, un “hacker virtuale” che, grazie all’Intelligenza Artificiale, effettua “attacchi etici”, con l’obiettivo di individuare le falle di una rete informatica e fornire le indicazioni per la mitigazione delle vulnerabilità;
Sensoworks per aver proposto una soluzione per il monitoraggio intelligente di infrastrutture strategiche (viadotti, tunnel, reti idriche) che acquisisce e analizza in real-time i dati provenienti dai sensori connessi e consente di intervenire tempestivamente migliorando efficienza e sicurezza.
È stata prorogata al19 luglio la scadenza per inviare la propria candidatura e aderire a Per Chi Crea, il programma promosso dal Ministero della Cultura e gestito da SIAEche destina il 10 per cento dei compensi della “Copia privata” a supporto della creatività e della promozione culturale dei giovani sotto i 35 anni di età. Interrotto durante la pandemia, il progetto si presenta nell’edizione 2023 con un investimento di oltre 14 milioni di euro che serviranno a favorire la creatività di giovani artiste e artisti residenti in Italia operanti nelle arti visive, performative e multimediali, cinema, danza, letteratura, musica e teatro.
Per Chi Crea, prorogato l’invio delle candidature
Il cosiddetto compenso della “Copia privata” è quello che si applica ai supporti e agli apparecchi idonei alla registrazione audio/video in cambio della possibilità di effettuare copie ad uso personale di opere protette dal diritto d’autore. SIAE, per legge, riscuote tale compenso e lo ripartisce ad autori, produttori, artisti ed interpreti. Nel 2016, il governo ha previsto che il 10 per cento delle somme così riscosse dovesse essere investito in attività che favoriscano la creatività e la promozione culturale nazionale ed internazionale dei giovani.
Per questo, dal 2 maggio 2023, è possibile aderire al programma Per Chi Crea articolato in tre bandi rivolti ad aziende, scuole, enti e associazioni che presentano un progetto a sostegno di autori, artisti, interpreti ed esecutori under 35 e residenti in Italia. Si tratta, nello specifico, del bando Nuove opere per la realizzazione e promozione di opere inedite, del bando Formazione e promozione culturale nelle scuole riservato alle istituzioni scolastiche ed educative statali del primo e secondo ciclo e del bando Live e promozione nazionale e internazionale per la realizzazione di live tour o rassegne, sia nazionali che internazionali, e progetti di traduzione in altre lingue e relativa distribuzione all’estero.
I bandi privilegiano in particolare i seguenti aspetti:
l’ampliamento dell’offerta e della domanda culturale, attraverso azioni volte al superamento del cultural divide;
la specializzazione delle professionalità artistiche, anche attraverso il sostegno alla creazione, composizione, edizione, diffusione, esecuzione e promozione di nuove opere di giovani autrici e autori;
l’internazionalizzazione, attraverso il sostegno alla diffusione di opere nel mercato internazionale;
la promozione e la diffusione degli aspetti più qualificanti della cultura italiana, nella sua dimensione artistica, letteraria e storica, per rafforzare tra i giovani il senso di appartenenza alla Nazione e il ruolo da questa svolto nello sviluppo culturale mondiale;
il coinvolgimento di più istituzioni o la realizzazione sulla base di accordi di partenariato tra più soggetti proponenti;
l’inclusione sociale.
I dettagli in merito ai progetti da presentare, con materiali e guide operative, sono disponibili sul sito www.perchicrea.it/. Come anticipato, i soggetti interessati potranno inviare la propria candidatura entro mercoledì 19 luglio 2023 attraverso la piattaforma dedicata disponibile sul medesimo sito. I progetti vincitori verranno pubblicati entro il 27 ottobre 2023.
SACE partecipa al MygrantsDays Summer Edition 2023 e premia Gingem e Human Maple rispettivamente come miglior business idea e impresa già sul mercato. Il contest nasce con l’obiettivo di promuovere e supportare le idee di business e le imprese migranti ed è stato realizzato a Rimini nella cornice di We Make Future, Fiera Internazionale e Festival sull’Innovazione tecnologica e digitale che ha, a sua volta, riconosciuto con un award l’impegno di SACE per l’inclusione e lo sviluppo di competenze imprenditoriali nel Mezzogiorno con il progetto Women in Export: Obiettivo Sud.
Il supporto di SACE a Mygrants e il premio a Gingem e Human Maple
In questa iniziativa SACE è al fianco di Mygrants, la piattaforma che dal 2017 sfrutta l’adaptive microlearning per erogare a migranti percorsi di training, upskilling e assessment in diversi settori professionali per far emergere e allineare i loro background (formali, non formali e informali) al fabbisogno occupazionale italiano. Dal 2021, con Pickme (piattaforma B2B), mette a disposizione a PMI, corporate e agenzie interinali un database che permette loro di accedere a questo talent pool e di individuare e comparare in maniera bias-free i profili più idonei per soddisfare il loro crescente fabbisogno occupazionale.
Gingem è un’alternativa naturale e sana ai più comuni drink energetici, una bevanda a base di zenzero ad alta concentrazione con hibiscus e tamarindo per migliorare la digestione, stimolare il metabolismo e rafforzare il sistema immunitario, senza additivi o conservanti. HumanMaple è un marchio che si pone l’obiettivo di migliorare il rapporto uomo-ambiente, prototipando un servizio per la raccolta e il riciclo dei mozziconi di sigarette che possono rappresentare materia prima per, tra gli altri, capi di abbigliamento.
Le dichiarazioni di Frezza
Antonio Frezza, Chief Marketing and Sales PMI di SACE, ha così dichiarato a margine dell’evento: «Noi di SACE siamo orgogliosi di aver selezionato due startup italiane fondate da giovani di origine straniera, che hanno trovato nel nostro paese terreno che ha nutrito il loro talento, permettendo di realizzare i loro sogni imprenditoriali e arricchire con il valore della diversità il Made in Italy. Anche questa iniziativa testimonia l’impegno del Gruppo nella sostenibilità e per lo sviluppo di un’economia sempre più solidale in linea con la nostra missione e i nostri valori».
Dopo il battesimo ufficiale venerdì 17 giugno 2023 al porto di Olbia, Moby Fantasy è già entrata in servizio sulla tratta Livorno-Olbia. La nuova ammiraglia e 23esima nave della compagnia, nave da record che consente il doppio della capacità di un qualsiasi traghetto oggi in servizio nel Mediterraneo, sarà seguita, in autunno, dalla gemella Moby Legacy che ha recentemente superato con successo le prove in mare. L’arrivo dei due traghetti, entrambi costruiti nei cantieri cinesi di Guangzhou, rafforza il piano industriale di crescita della compagnia leader nel trasporto merci e passeggeri nel Mediterrane. La loro entrata in servizio avrà importanti ricadute sul territorio sia toscano che sardo generando un impatto occupazionale di 500 nuovi posti di lavoro tra diretti e indotto.
Moby Fantasy entra ufficialmente in servizio
Al comando del genovese Massimo Pinsolo e con i suoi 119 membri di equipaggio, con i suoi 237 metri di lunghezza per 33 di larghezza e una stazza lorda di 69.500 tonnellate, Moby Fantasy può trasportare fino a 3 mila persone che alloggeranno nelle 441 cabine tutte con standard da nave da crociera. Inoltre, grazie agli oltre 3.800 metri lineari di garage, può trasportare fino a 1.300 auto o 300 camion. La potenza dei quattro motori di ultima generazione è di 10,8 megawatt ciascuno, per una velocità di crociera di 23,5 nodi con punte di 25.
Moby Fantasy esprime la rivoluzione nel concetto di traghetto così come lo conosciamo oggi: gli standard degli arredi, delle dotazioni e delle cabine sono ai livelli di quelle delle navi da crociera. Ogni singolo particolare – dalla chiglia, ai garage, agli spazi per i passeggeri – è stato studiato con attenzione dai progettisti danesi dello studio OSK Ship Tech sulla base di un concept ideato dall’Armatore Vincenzo Onorato che ha partecipato allo sviluppo del traghetto sin dal disegno iniziale, per assicurare la massima qualità nelle cabine e negli spazi comuni ma anche negli innovativi servizi di ristorazione per offrire ai viaggiatori i migliori standard possibili a bordo.
La tradizionale cerimonia di battesimo si è svolta alla presenza della madrina d’eccezione Sofia Goggia, sciatrice italiana, campionessa olimpica nella discesa libera a Pyeongchang 2018 e vice campionessa olimpica a Pechino 2022, quattro volte vincitrice della Coppa del Mondo di discesa libera oltre che di due medaglie mondiali nonché simbolo della determinazione e del coraggio. L’atleta azzurra sarà anche ambasciatrice di Moby facendosi interprete di un più ampio progetto della compagnia per diffondere tra i propri ospiti il concetto di «benessere nel movimento» dove lo sport e il viaggio saranno al centro del messaggio per sostenere la salute fisica e mentale come priorità per tutti.
Le dichiarazioni dell’Ad Achille Onorato
Achille Onorato, amministratore delegato di Moby, ha così commentato l’avvio della nave: «Il battesimo di Moby Fantasy rappresenta per tutti noi un nuovo inizio. Non è un punto di arrivo ma un punto di partenza per guardare al futuro con entusiasmo e con la consapevolezza di aver compiuto un percorso virtuoso di ristrutturazione che ci consentirà di crescere e di consolidare il nostro mercato. Attendiamo in autunno l’arrivo della seconda nave, Moby Legacy, che sarà impiegata sulla rotta per la Sardegna offrendo a questa splendida isola l’opportunità di essere servita dalla flotta più giovane e più sostenibile in mare».
E ancora: «La realizzazione di queste due navi risponde in primis a criteri di sostenibilità ambientale ma anche sociale che sono certo saranno riconosciuti e apprezzati dai nostri clienti. Il settore dello shipping sta attraversando un momento di profondo cambiamento, ci sono ancora molte turbolenze dettate dalle normative europee sui carburanti e le nuove regolamentazioni alle quali dovremo prestare continua attenzione. Per questo abbiamo in programma investimenti nel refitting della flotta per 36 milioni di euro che per il 40 per cento saranno co-finanziati grazie al PNRR e realizzati in cantieri italiani generando un ulteriore impatto positivo sul nostro territorio e che ci consentiranno di raggiungere una riduzione complessiva delle emissioni della flotta del 32 per cento superando i requisiti richiesti dalla Fuel EU».
Dopo il battesimo ufficiale venerdì 17 giugno 2023 al porto di Olbia, Moby Fantasy è già entrata in servizio sulla tratta Livorno-Olbia. La nuova ammiraglia e 23esima nave della compagnia, nave da record che consente il doppio della capacità di un qualsiasi traghetto oggi in servizio nel Mediterraneo, sarà seguita, in autunno, dalla gemella Moby Legacy che ha recentemente superato con successo le prove in mare. L’arrivo dei due traghetti, entrambi costruiti nei cantieri cinesi di Guangzhou, rafforza il piano industriale di crescita della compagnia leader nel trasporto merci e passeggeri nel Mediterrane. La loro entrata in servizio avrà importanti ricadute sul territorio sia toscano che sardo generando un impatto occupazionale di 500 nuovi posti di lavoro tra diretti e indotto.
Moby Fantasy entra ufficialmente in servizio
Al comando del genovese Massimo Pinsolo e con i suoi 119 membri di equipaggio, con i suoi 237 metri di lunghezza per 33 di larghezza e una stazza lorda di 69.500 tonnellate, Moby Fantasy può trasportare fino a 3 mila persone che alloggeranno nelle 441 cabine tutte con standard da nave da crociera. Inoltre, grazie agli oltre 3.800 metri lineari di garage, può trasportare fino a 1.300 auto o 300 camion. La potenza dei quattro motori di ultima generazione è di 10,8 megawatt ciascuno, per una velocità di crociera di 23,5 nodi con punte di 25.
Moby Fantasy esprime la rivoluzione nel concetto di traghetto così come lo conosciamo oggi: gli standard degli arredi, delle dotazioni e delle cabine sono ai livelli di quelle delle navi da crociera. Ogni singolo particolare – dalla chiglia, ai garage, agli spazi per i passeggeri – è stato studiato con attenzione dai progettisti danesi dello studio OSK Ship Tech sulla base di un concept ideato dall’Armatore Vincenzo Onorato che ha partecipato allo sviluppo del traghetto sin dal disegno iniziale, per assicurare la massima qualità nelle cabine e negli spazi comuni ma anche negli innovativi servizi di ristorazione per offrire ai viaggiatori i migliori standard possibili a bordo.
La tradizionale cerimonia di battesimo si è svolta alla presenza della madrina d’eccezione Sofia Goggia, sciatrice italiana, campionessa olimpica nella discesa libera a Pyeongchang 2018 e vice campionessa olimpica a Pechino 2022, quattro volte vincitrice della Coppa del Mondo di discesa libera oltre che di due medaglie mondiali nonché simbolo della determinazione e del coraggio. L’atleta azzurra sarà anche ambasciatrice di Moby facendosi interprete di un più ampio progetto della compagnia per diffondere tra i propri ospiti il concetto di «benessere nel movimento» dove lo sport e il viaggio saranno al centro del messaggio per sostenere la salute fisica e mentale come priorità per tutti.
Le dichiarazioni dell’Ad Achille Onorato
Achille Onorato, amministratore delegato di Moby, ha così commentato l’avvio della nave: «Il battesimo di Moby Fantasy rappresenta per tutti noi un nuovo inizio. Non è un punto di arrivo ma un punto di partenza per guardare al futuro con entusiasmo e con la consapevolezza di aver compiuto un percorso virtuoso di ristrutturazione che ci consentirà di crescere e di consolidare il nostro mercato. Attendiamo in autunno l’arrivo della seconda nave, Moby Legacy, che sarà impiegata sulla rotta per la Sardegna offrendo a questa splendida isola l’opportunità di essere servita dalla flotta più giovane e più sostenibile in mare».
E ancora: «La realizzazione di queste due navi risponde in primis a criteri di sostenibilità ambientale ma anche sociale che sono certo saranno riconosciuti e apprezzati dai nostri clienti. Il settore dello shipping sta attraversando un momento di profondo cambiamento, ci sono ancora molte turbolenze dettate dalle normative europee sui carburanti e le nuove regolamentazioni alle quali dovremo prestare continua attenzione. Per questo abbiamo in programma investimenti nel refitting della flotta per 36 milioni di euro che per il 40 per cento saranno co-finanziati grazie al PNRR e realizzati in cantieri italiani generando un ulteriore impatto positivo sul nostro territorio e che ci consentiranno di raggiungere una riduzione complessiva delle emissioni della flotta del 32 per cento superando i requisiti richiesti dalla Fuel EU».