Silvia Verdone, nata a Roma il 5 febbraio del 1958, è la figlia dello storico del cinema Mario Verdone e sorella del più noto attore Carlo Verdone. Attualmente è una produttrice cinematografica molto affermata.
Silvia Verdone, la carriera al cinema e in tv
Silvia ha esordito negli anni ’70-’80 in televisione come signorina buonasera per l’appena nata Rete 3 della Rai. Negli anni ’80, dopo questa breve apparizione, è convolata a nozze con Christian De Sica, diventando madre e abbandonando momentaneamente il mondo dello spettacolo per seguire la crescita dei figli. La Verdone ha iniziato la sua carriera attuale ritornando alla vita pubblica negli anni Duemila, iniziando a produrre, tra le altre, alcune pellicole del marito come 3 e Simpatici & antipatici nonché lo spettacolo teatrale Parlami di me.
Christian De Sica e Silvia Verdone (Getty Images).
Silvia Verdone, il matrimonio con Christian De Sica
I due si sono sposati nel 1980 e da allora il loro amore procede a gonfie vele. Quando si sono incontrati, lui aveva 21 anni e lei appena 14. L’attore, come da lui stesso raccontato, stava attraversando un momento molto difficile: «Quando ci siamo conosciuti, mio padre era morto da poco e io ero senza una lira in tasca, solo i debiti precedenti. Una volta giravo un film in Francia alla fine degli anni ’70, a colazione ci davano due uova con la pancetta, io le prendevo e le davo a Silvia. Per me era il digiuno».
Christian De Sica, Silvia Verdone e la loro figlia (Getty Images).
La loro relazione non fu presa inizialmente molto bene dal fratello maggiore di lei, Carlo Verdone. Quest’ultimo conosceva il figlio d’arte De Sica da una vita, essendoci cresciuto insieme come amico e compagno di scuola. Appresa la notizia del fidanzamento tra Christian e la sorella, Verdone si sarebbe dimostrato fin da subito contrario e, stando al racconto dello stesso De Sica, la discussione tra i due sarebbe finita in rissa. Ora sono però tornati amici.
Dal matrimonio di Christian e Silvia sono nati due figli: Brando, nato il 10 marzo del 1983, che ha seguito le orme del padre nel mondo dello spettacolo, e Maria Rosa, nata il 24 giugno del 1987. Quest’ultima è stata presente con il padre nello show di Rai 1 del 3 aprile 2021 Una serata tra amici.
Carlo Buccirosso è un noto attore di commedie italiane al cinema e in televisione nato a Napoli il 7 luglio 1954. È inoltre un regista teatrale e commediografo.
Carlo Buccirosso, la carriera al cinema e a teatro
L’attore inizia la sua carriera nel 1989 recitando nel film L’ultima scena accanto ad Aldo Giuffré, Vittorio Caprioli e Marina Suma. Dalla fine degli anni ’90,Vincenzo Salemme lo vuole in gran parte dei suoi film: Premiata Pasticceria Bellavista (1998), L’amico del cuore (1998), Amore a prima vista (1999) e A ruota libera (2000). In queste pellicole continua a interpretare l’uomo napoletano medio-borghese costantemente in ansia e trafelato.
Carlo Buccirosso (Getty Images).
Dopo aver recitato nei film Il grande botto (2000) e Il mare non c’è paragone (2002), diventa anche uno degli attori dei lavori di Carlo Vanzina. Lo si vedrà infatti recitare in: Febbre da cavallo – La mandrakata (2002), Le barzellette (2004) e In questo mondo di ladri (2004). Recentemente ha messo in scena, con la propria compagnia teatrale, due spettacoli: I compromessi con Carlo Croccolo e Graziella Marina e Vogliamoci tanto bene.
Gli ultimi film e alcune candidature
Tra le sue interpretazioni più famose vi è quella di Cirino Pomicino ne Il Divo di Paolo Sorrentino e l’amico imprenditore di Jep Gambardella ne La grande bellezza, sempre di Sorrentino. Nel 2009, grazie a Il Divo, riceve una candidatura come Miglior attore non protagonista ai David di Donatello. Nel 2014 l’attore ottiene una nomination ai Nastri d’Argento come Miglior attore non protagonista con il film Song ‘e Napule mentre l’anno dopo riceve la medesima nomination per Noi e la Giulia.
Carlo Buccirosso (Getty Images).
Dopo Ammore e malavita (2017) dei Manetti, Bros, interpreta 5 è il numero perfetto (2019) di Igor Tuveri, Sono solo fantasmi (2019) di Christian De Sica e Ritorno al crimine (2020) di Massimiliano Bruno. Nel 2022 ha recitato nel film di Luca Miniero Tutti a bordo.
Carlo Buccirosso, la vita privata
Non si conosce molto della vita privata di Carlo Buccirosso, che è molto riservato a riguardo. Durante numerose interviste ha dichiarato, con il suo tono scherzoso, che ha sempre recitato nella vita solo per sedurre una donna, non riuscendo però nell’intento. Non si sa, dunque, se l’attore sia al momento impegnato né se abbia dei figli.
L’attore Gianmarco Tognazzi, nato a Roma l’11 ottobre 1967, è sposato con Valeria Pintori dalla quale ha avuto due figli. La sua carriera è stata costellata da numerosi successi e prosegue, con altrettanti riconoscimenti, sia teatro sia al cinema.
Gianmarco Tognazzi, i primi passi dell’attore
Figlio del noto attore Ugo Tognazzi e di Franca Bettoja, Gianmarco inizia la sua carriera partecipando ai film in cui recitava il padre, come L’anatra all’arancia di Salce, Romanzo popolare di Monicelli o Il petomane di Pasquale Festa Campanile. Negli anni ’80, poco più che ventenne, inizia a recitare in film come Vacanze in America di Carlo Vanzina (1984), Sposerò Simon Le Bon di Carlo Cotti (1986) e Una notte al cimitero di Lamberto Bava (1987). Nel 1989 ha iniziato a studiare recitazione cominciando la carriera in teatro e successivamente al cinema.
Gianmarco Tognazzi, i film dagli anni ’90 a oggi
Tra i primi film realizzati per il grande schermo vi sono Crack di Giulio Base (1991), Una storia semplice di Emidio Greco (1993), Teste rasate nel 1995 e I laureati di Leonardo Pieraccioni. In coppia con Alessandro Gassmann interpreta Uomini senza donne (1996) e Facciamo fiesta (1997), entrambi di Angelo Longoni.
Gianmarco Tognazzi (Getty Images).
Tra gli ultimi film interpretati vi sono Cielo e terra (2005) e Romanzo criminale (che gli vale la nomination ai Nastri d’Argento). Nel 2007 è nel film Guido che sfidò le Brigate Rosse, l’anno seguente in Il mattino ha l’oro in bocca con Elio Germano, nel 2012 in Bella addormentata di Marco Bellocchio, quattro anni dopo in Il Ministro di Giorgio Amato e nel 2019 in Sono solo fantasmi con Christian De Sica. Lo rivedremo al cinema dal 29 giugno 2023 con il film Lo Sposo Indeciso di Giorgio Amato.
Gianmarco Tognazzi, la vita privata: moglie e figli
L’attore, figlio d’arte, è fratello di Maria Sole e fratellastro di Ricky Tognazzi e Thomas Robsahm. Dal 2006 è sposato con Valeria Pintori, originaria di Sassari, che ha 11 anni in meno di lui. La coppia ha due figli: Andrea Viola nata nel 2007 e Tommaso Ugo nato nel 2012.
Gianmarco Tognazzi e Valeria Pintori (Getty Images).
Nel 2010 ha preso le redini dell’impresa di famiglia, La Tognazza amata, azienda eno-gastronomica fondata dal padre nel 1969 a Velletri e che ha trasformato ne La Tognazza azienda vitivinicola. Come il padre, è un grande tifoso del Milan.
Oggi 20 giugno 2023 alle ore 21.20 andrà in onda lo show Amici Full Out, programmato all’Ippodromo delle Capannelle. Si tratta di un concerto nel quale si esibiranno i giovani artisti e i partecipanti del talent show Amici di Maria de Filippi.
Amici Full Out in onda stasera 20 giugno 2023 su Italia 1: gli ospiti del concerto
Sono diversi gli ospiti che parteciperanno ad Amici Full Out 2023. Lo show verrà inaugurato con l’esibizione del vincitore del talent di quest’anno Mattia Zenzola seguito da Angelina Mango, la vincitrice della sezione canto. Le esibizioni dei giovani talenti saranno intervallate dagli ospiti della serata, ovvero Lorella Cuccarini che intervisterà Giulia e Isobel (ma canterà anche insieme a Cricca), Arisa che proporrà una versione live di una delle sue canzoni e anche Alessandra Celentano.
Alessandra Celentano, giudice severa del talent show Amici (Getty Images).
Amici Full Out in onda stasera 20 giugno 2023 su Italia 1: i conduttori
Il palco del concerto è stato allestito all’Ippodromo delle Capannelle di Roma e i padroni dello show saranno Nicolò De Devitiis e Isobel Kinnear, a cui è affidata la conduzione. I conduttori saranno supportati dalla ballerina Giulia Stabile, in passato vincitrice del talent di Maria de Filippi. Gli artisti si esibiranno in una location che ricorderà quella dello studio di Amici con tanto di banchi con sopra i nomi.
Amici Full Out in onda stasera 20 giugno 2023 su Italia 1: la scaletta del concerto
Ecco qual è la scaletta del concerto Amici Full Out:
Mattia – Trumpets
Angelina – Voglia di Vivere
Alessandra Celentano ospite
Wax – Turista per sempre
Samu – Mamacita
Aaron – Universale
Maddalena – Anche fragile
Cricca – Just the way you are
Lorella Cuccarini ospite e intervista doppia a Giulia Stabile e Isobel
Lorella Cuccarini e Olly – La notte vola
Federica – Scivola
Tommy Dali e NDG – Miss
Ramon – Pakita
Piccolo G – Acquario
Vincenzo de Lucia ospite: imiterà Maria De Filippi
Megan – Crazy in love
Niveo – Scarabocchi
Isobel e Gianmarco – Dancing in the moonlight
Mattia e Umberto – Human
Angelina – 9 maggio
Gianmarco – Las Vegas
Federica – Proud mary
Momento di intrattenimento a cura dei ragazzi di Amici
Isobel – Be Italian
Wax – Laurea ad Honorem
Maddalena – Nera
Lorella Cuccarini e Cricca – Se mi guardi così
Lorella Cuccarini e Isobel
Vincenzo de Lucia e le sue imitazioni
Alessio – Fire On Fire
Piccolo G – Hai delle isole negli occhi
Ramon – Schiaccianoci
Niveo – Ma che freddo fa
Arisa ospite e canterà la sua canzone Non vado via
NDG – Fuori
Samu – Cenere
Tommy Dali – Finisce bene
Intrattenimento con Vincenzo de Lucia
Megan – Bon apetite
Aaron – Somebody to love
Wax – Anni 70
Maddalena – This is me
Angelina – Ci pensiamo domani
Mattia e Benedetta – Crazy little thing called love
Questa sera, 20 giugno 2023, andrà in onda su Canale 5 il film Sono solo fantasmialle ore 21.20. Si tratta di una commedia fantastica che ha debuttato al cinema in Italia durante l’anno 2019. La pellicola è stata diretta da Christian De Sica, al suo nono lungometraggio in carriera, e vede come protagonisti lo stesso De Sica, Carlo Buccirosso e Gianmarco Tognazzi. Alla regia del film ha contribuito anche il figlio di Christian, Brando De Sica, anche se il suo lavoro non è accreditato nei titoli di coda. Inoltre, Christian De Sica ha curato anche la sceneggiatura del film coadiuvato da Andrea Bassi, Luigi Di Capua e Gianluca Ansanelli – con quest’ultimo che ha curato i dialoghi.
Sono solo fantasmi, trama e cast del film in onda stasera 20 giugno 2023 su Canale 5
Carlo Buccirosso (Getty Images).
La trama di Sono solo fantasmi ruota intorno a tre fratelli: Thomas (Christian De Sica), Carlo (Carlo Buccirosso) e Ugo (Gianmarco Tognazzi). Non si tratta però di tre fratelli «normali», infatti sono nati da tre madri diverse. Tuttavia condividono lo stesso padre, ovvero Don Vittorio di Paola, originario di Napoli. Dopo la morte di quest’ultimo, i tre, che non hanno legami molto stretti, sono costretti a recarsi nella città partenopea così da sperare di ricevere qualcosa in eredità. Per diverse circostanze personali ogni figlio desidererebbe avere un lascito, così da sistemare problemi finanziari e non solo. Con loro amara sorpresa, i tre scoprono che il padre ha perso tutto perché ha preferito dedicarsi alla bella vita infischiandosene dei suoi figli. L’unica eredità possibile per Thomas, Carlo e Ugo è un immobile posto sotto sequestro.
Pur di mettere le mani sull’immobile i tre hanno una geniale intuizione: improvvisarsi acchiappa-fantasmi e guadagnare grazie alla superstizione napoletana. In realtà, nel palazzo sembra esserci davvero uno spirito maligno e nella loro nuova professione dovranno sconfiggere l’invasione di fantasmi che sta per abbattersi su Napoli. Riusciranno Thomas, Carlo e Ugo a trasformarsi da cialtroni a veri e propri eroi per l’intera città? Con un po’ di pazzia, ironia e forza della disperazione, i tre fratelli da madri diverse otterranno il riscatto e magari anche un po’ di benessere economico.
Sono solo fantasmi, 5 curiosità sul film
Sono solo fantasmi, gli incassi del film di Christian De Sica
Gli incassi del film con Christian De Sica, Carlo Buccirosso e Gianmarco Tognazzi sono stati di buon livello. Infatti, la pellicola di produzione italiana, secondo quanto riportato da MyMovies.it, ha incassato circa 1 milione e 400 mila euro.
Sono solo fantasmi, l’interpretazione di Gianmarco Tognazzi apprezzata dalla critica
Gianmarco Tognazzi (Getty Images).
Se il pubblico, almeno al botteghino, ha apprezzato Sono solo fantasmi, la critica ha spesso criticato questa pellicola diretta da De Sica. Tuttavia, in molti si sono complimentati con Gianmarco Tognazzi per la sua parte comica e interessante. Non a caso, per l’interpretazione di Ugo nel film, Gianmarco Tognazzi ha ottenuto una candidatura come Miglior attore commedia ai Nastri d’Argento 2020. Tuttavia, Tognazzi non riuscì a vincere il premio italiano ed è stato battuto dal collega Valerio Mastandrea per il suo ruolo nel film Figli di Giuseppe Bonito.
Sono solo fantasmi, la colonna sonora di Clementino nel film
Per questo film, il rapper campano Clementino ha scritto un brano esclusivo intitolato Fantasmi. La colonna sonora del film, comunque, è stata curata da Andrea Farri. La musica è stata una parte integrante della creazione del film. Il regista Christian De Sica, a questo proposito, ha affermato: «Ci sono tanti miscuglietti in questo film, tanti generi e anche tante musiche diverse, generi musicali diversi che commentano gli stati d’animo del film».
Sono solo fantasmi, le riprese in un luogo esclusivo di Napoli
Alcune delle riprese del film Sono solo fantasmi sono state realizzate all’interno di un luogo esclusivo di Napoli: la Biblioteca dei Girolamini. Si tratta di una biblioteca dall’incredibile bellezza estetica che si trova di fronte al noto Duomo di Napoli. Il luogo è molto antico e venne aperto al pubblico addirittura nel 1586.
Sono solo fantasmi, il cambio di nome per il film in corso d’opera
Il film di Christian De Sica doveva inizialmente intitolarsi Sos Fantasmi. Tuttavia, forse per evitare problemi d’omonimia con il film interpretato da Bill Murray nel 1988, il nome è stato cambiato in Sono solo fantasmi. Inoltre, sembra che inizialmente De Sica volesse fare il remake del film Oscar insanguinato in coppia con Massimo Boldi ma che poi abbia deciso di procedere con questo progetto.
Stasera 20 giugno 2023 andrà in onda alle ore 21.20 su Rai 2 il film Una Famiglia Mostruosa. Si tratta di una commedia fantasy-grottesca del 2021 con protagonisti Cristiano Caccamo ed Emanuela Rei. La pellicola è diretta da Volfgango De Biasi che ha curato anche la sceneggiatura in collaborazione con Tiziana Martini, Filippo Bologna e Alessandro Bencivenni. Nel cast ci sono anche Massimo Ghini, Lucia Ocone, Pippo Franco e Paolo Calabresi.
Una Famiglia Mostruosa, trama e cast del film in onda stasera 20 giugno 2023 su Rai 2
Cristiano Caccamo (Getty Images).
La trama del film ruota intorno a una giovane coppia di studenti fuorisede, vale a dire Adalberto (Cristiano Caccamo) e Luna (Emanuela Rei). I due sono innamorati e portano avanti la loro relazione, tuttavia, quando Luna resta incinta Adalberto si vede costretto a far conoscere i suoi genitori alla fidanzata. Quest’ultima non sa che la famiglia del suo partner è «mostruosa»: infatti, il futuro suocero Vladimiro (Massimo Ghini) è un vampiro, la futura suocera Brunilde (Lucia Ocone) è una strega, lo zio di Adalberto è un mostro di Frankenstein (Paolo Calabresi), la sua piccola sorellina Salmetta (Sara Ciocca) è una vampiretta mentre la nonna Crisilde (Barbara Bouchet) è un fantasma. D’altronde, anche Adalberto è un mostro e durante le notti di luna piena si trasforma in Lupo Mannaro. La coppia, dopo alcune discussioni, decide di raggiungere il castello dove si trova la famiglia di Adalberto. Qui avranno luogo numerosi equivoci e alcune situazioni grottesche visto che la famiglia di lui utilizza uno specchio magico per capire la natura del nascituro Sirio: tutti vogliono scoprire se nasca umano o mostro.
A complicare le cose ci penserà la famiglia della ragazza composta dal padre Nando (Lillo), dalla madre Stella (Ilaria Spada), dal piccolo Ivano (Vincenzo Sebastiani) e dal nonno Paride (Pippo Franco). Questi ultimi si dimostreranno dei «mostri» in senso figurativo visto che avranno dei modi rozzi, volgari e decisamente poco eleganti. Il confronto tra le due famiglie arriverà a un punto di non ritorno, ma il vero amore tra Adalberto e Luna sarà la chiave per sistemare la situazione e trovare una convivenza pacifica e civile tra mostri, metaforici e letterali, e umani.
Una Famiglia Mostruosa, 4 curiosità sul film
Una Famiglia Mostruosa, l’incasso del film di Volfgango De Biasi
Il film di Volfgango De Biasi ha ottenuto un buon risultato al cinema al momento del suo debutto. Secondo i dati raccolti da Wikipedia, ha incassato al botteghino mondiale circa 736 mila dollari.
Una Famiglia Mostruosa, il sequel in uscita nel 2023
Visto il buon risultato, i produttori Fulvio Lucisano e Federica Lucisano hanno deciso di produrre un sequel del film. Quest’ultimo si intitolerà Un Matrimonio Mostruoso e vedrà il ritorno di alcuni attori del cast principale come Massimo Ghini, Cristiano Caccamo, Emanuela Rei, Paolo Calabresi, Ilaria Spada, Sara Ciocca e Vincenzo Sebastiani. Ci saranno anche alcune aggiunte al cast con i personaggi interpretati da Maurizio Mattioli, Ricky Memphis, Claudio Greg Gregori, Irene Girotti e Mattia Lucentini. Il film uscirà nelle sale italiane il 21 giugno 2023.
Una Famiglia Mostruosa, le parole di Massimo Ghini sul film
Massimo Ghini, uno dei protagonisti principali del film, ha parlato in merito alla pellicola. Come riportato da Movieplayer, le sue parole sono state: «Mi piaceva l’idea di una commedia che non fosse scontata. Spero che sia un passo avanti, una provocazione». Ghini ha anche aggiunto: «Ho cercato di far parlare il mio personaggio come l’Avvocato Agnelli perché è un personaggio nato tra il 1300 e il 1400 e non può parlare un dialetto. Mi ha fatto ridere l’idea di mettere insieme delle persone che cercassero di far capire agli altri chi sono veramente i mostri. I mostri veri si impressionano quando arrivano la banda di Lillo con la Hummer gialla. Era interessante perché lì scattava un meccanismo di comicità».
Massimo Ghini (Getty Images).
Una Famiglia Mostruosa, gli effetti speciali un mix tra innovazione e tradizione
Il regista di Una Famiglia Mostruosa, Volfgango De Biasi, ha spiegato che gli effetti speciali del film sono un mix di stili vecchi e nuovi: «Ci siamo seduti con gli sceneggiatori e gli esperti di effetti speciali, dicendoci: mettiamo tutto quello che abbiamo nel fotogramma. Abbiamo cercato di far diventare tutto verosimile: molto umilmente, artigianalmente, abbiamo cercato di arricchire il fotogramma». De Biasi ha aggiunto: «In qualche maniera cerchi di capire cosa viene meglio, giocare con quel cinema di immaginazione, come quello di Méliès».
Una intervista-confessione, nata durante il podcast Tintoriacon Daniele Tinti e Stefano Rapone, di cui Madame è stata ospite, e durante la quale la cantante ha parlato del suo passato nel gruppo cattolico dei neocatecumenali: «Ho frequentato per qualche anno una comunità neocatecumenale, c’erano belle canzoni, il fondatore è spagnolo e ha riarrangiato tutti i salmi con ritmi latini… Sono dei canti incredibili, voglio sposare qualcuno, stonato, che me li canti mentre vado all’altare».
Madame, Festival di Sanremo (Getty Images)
Madame e la frequentazione dei neocatecumenali
Quando parla della sua esperienza con i neocatecumenali, Madame afferma: «È un genere di ambiente difficile, in cui devi avere consapevolezza di quello che stai facendo». L’intervista prosegue toccando altri aspetti della vita dell’artista, come i social, in particolare Twitter, «C’è chi mi ama, chi mi odia, e chi mi difende da chi mi odia. È un mondo che non mi vuole. Qualsiasi cosa io dica, su Twitter c’è qualcuno che sottolinea quanto io sia una persona di merda… è un social in cui o ti amano, come succede a Tananai ed Elodie, o ti odiano, tipo me. Infatti invidio Tananai, tutti ne parlano bene, beato lui che si è preso il popolo di Twitter. Io ora mi faccio problemi anche a pubblicare la data di uscita del mio nuovo singolo». Del suo passato, Madame racconta gli anni in cui socializzare non è stato facile: «Sono sempre stata abbastanza odiata a Vicenza, dai 15-16 anni ho cominciato a farmi degli amici, prima era abbastanza difficile. Anche perché diventare un rapper del tuo paese è un po’ come fare le elezioni comunali: per farlo devi proprio piacere alla tua zona».
Cosa sono i neocatecumenali
Il Cammino neocatecumenale è un itinerario di formazione cattolica di iniziazione cristiana. Diffuso in Spagna nei primi anni sessanta, è nato per volere del pittore Kiko Argüello e di Carmen Hernández. Secondo i suoi fondatori, «non è un movimento o un’associazione, ma uno strumento nelle parrocchie al servizio dei Vescovi per riportare alla fede tanta gente che l’ha abbandonata». Per Statuto è rivolto principalmente a coloro che: pur battezzati si sono allontanati dalla Chiesa; non sono stati sufficientemente evangelizzati e catechizzati; desiderano approfondire e maturare la loro fede; non sono battezzati e desiderano diventare cristiani; provengono da confessioni cristiane non in piena comunione con la Chiesa cattolica. Gli aderenti hanno il compito di «rendere visibile un nuovo modo di vivere il Vangelo, tenendo presenti le esigenze degli uomini contemporanei», senza distruggere niente, ma rispettando tutto e «presentando il frutto di una Chiesa che si rinnova».
Il nuovo Festival di Sanremo è scritto. A dichiararlo è lo stesso Amadeus, in collegamento da Milano, durante lo spazio Caffè con al Tg1 Mattina Estate, ospite di Giorgia Cardinaletti: «Ho finito di scriverlo e lo sto mandando all’approvazione degli avvocati della Rai». Lo showman annuncia che ci saranno delle novità, a partire dal regolamento di Sanremo 2024: «Sarà diverso da quello degli anni scorsi: ci saranno novità che magari verrò a svelare al Tg1. Siamo al lavoro, anche alla scenografia con Gaetano Castelli».
Festival di Sanremo, Fiorello e Amadeus (Getty Images).
Amadeus e le novità di Sanremo 2024
Per arrivare alla stesura della prima bozza del prossimo Sanremo 2024, Amadeus utilizza un metodo fidato: «Ho un quadernone, dal mio primo Festival, su cui appunto a penna nomi, idee, che poi possono andare in porto o no, mi serve per focalizzare quello che sto pensando». Per la selezione delle canzoni in gara, conferma e ringrazia i suoi consiglieri: «Grazie ai miei figli, Alice che ha 25 anni, Josè che ne ha 14, ascolto molta musica, poi arrivo dalla radio… Per me era impensabile che le canzoni di Sanremo dopo una settimana non fossero tra i primi 10 in classifica, ritenevo necessario far sì che il festival rispecchiasse i gusti musicali dei giovani. Sanremo è diventato così un programma per giovani: oltre l’80%, con punte del 90%, dei ragazzi di 14-24 anni seguono il festival». Senza considerare, prosegue il conduttore, che «ho sempre ascoltato musica giovane, sono abbastanza contemporaneo, raramente guardo le foto, non amo voltarmi indietro, mi piace scoprire il presente, anticipare i tempi e cerco di farlo anche nei programmi tv, nelle idee. Amo il passato, ma mi piace soprattutto il presente e il futuro, adesso ancora di più per motivi di lavoro, ma l’ho sempre fatto».
Ultimo Festival per Amadeus: «Fiorello ci sarà»
Dopo l’annuncio da parte di Amadeus sul fatto che questo sarà l’ultimo festival sotto la sua conduzione, la prossima domanda è se Fiorello ci sarà o no nella prossima edizione 2024. Il comico e conduttore televisivo e radiofonico ha già annunciato che sarà a Sanremo 2024 nella serata finale, per portar via l’amico Amadeus che non smentisce: «Sicuramente me lo ha promesso. Poi, come dico sempre, con lui non c’è mai certezza sul nulla, ma il fatto che possa essere sul suolo ligure mi rende già felice, non può mancare» anche perché, aggiunge Amadeus, lavorare al fianco di Fiorello «è sempre un imprevisto piacevole, mi affido completamente a lui. […]. Ricordo che una volta eravamo a Ibiza, per Deejay Television: erano le 2 del pomeriggio e io ero in difficoltà nel fare un annuncio, e lui venne in soccorso. E poi la mia prima trasmissione in Rai, Festa di classe, su Rai2: la prima puntata era andata benino ma non benissimo, allora gli chiesi di venirmi a dare una mano. Lui venne e la puntata fece record di ascolti e poi il programma andò bene, insomma diede il via». Insieme anche per le vacanze estive: «Prendo una casetta vicino alla sua, nel sud della Sardegna, e stiamo insieme una quindicina di giorni. Anche d’estate si sveglia prestissimo, mi telefona alle sette per fare colazione».
Luciana Littizzetto potrebbe essere pronta a passare a Mediaset. L’indiscrezione è stata diffusa da Giuseppe Candela su Dagospia. La comica e attrice, oltre che conduttrice radiofonica, scrittrice e opinionista, potrebbe fare il suo ingresso nella società televisiva come giurata del talent show di Canale 5 Tu sì que vales.
Fabio Fazio e Luciana Littizzetto (Getty Images).
Luciana Littizzetto al posto di Teo Mammucari
Secondo quanto riportato da Candela, Teo Mammucari sarebbe sul punto di lasciare il suo ruolo da giurato all’interno di Tu sì que vales e al suo posto arriverebbe proprio la Littizzetto. Ecco dunque che l’umorista si troverebbe a dividersi tra due ruoli: con Fabio Fazio a Discovery Channel e al fianco dei nomi già confermati di Gerry Scotti, Rudy Zerbi e Sabrina Ferilli a Tu sì que vales.
Nuovi aggiornamenti sulla fine della relazione fra Giorgia Soleri e Damiano David. Secondo Novella 2000, che per prima ha pubblicato la notizia, la influencer avrebbe avuto per diversi mesi una relazione parallela con un imprenditore del settore dei cosmetici. Quest’ultimo però l’avrebbe già lasciata poiché scontento di alcune sue recenti dichiarazioni. Soleri e Damiano avevano ufficializzato la rottura dopo che sui social era trapelato un video in cui il frontman dei Maneskin baciava un’altra ragazza.
Giorgia Soleri: «La nostra relazione non era monogama»
Al momento, come ha sottolineato ancora Novella 2000, non si conosce l’identità dell’imprenditore e (ormai pure lui già ex) fidanzato di Giorgia Soleri. Stando ad alcuni rumors, si pensa possa essere una figura legata ai prodotti che la stessa influencer promuove da tempo sui suoi profili online. Ha infatti da poco lanciato una propria linea di cosmetici, la Neonude, in collaborazione con il brand italiano Mulac. Damiano tramite il suo profilo Instagram aveva fatto sapere: «Sono molto dispiaciuto sia uscito questo video, non era così che volevamo gestire questa situazione. Io e Giorgia ci siamo lasciati da qualche giorno, quindi non ci sono tradimenti di nessun tipo. Spero che questa cosa non infici l’immagine di Giorgia e che possiate rispettare la delicatezza di questo momento».
I quattro membri dei Maneskin in un recente evento pubblico (Getty Images)
L’annuncio aveva però diviso l’opinione pubblica sui social network, con i fan dell’uno e dell’altra che hanno commentato a lungo la rottura. Non si era fatta attendere pertanto la replica di Soleri, intervenuta come Damiano tramite i propri canali social: «Trovo che poter vivere la propria sessualità in modo libero, consensuale e completo sia bellissimo e arricchente per sé e per tutte le persone che, in modi diversi, si rapportano a noi». L’influencer aveva proseguito dicendosi aperta sostenitrice dell’inclusività invece che dell’esclusiva. «La relazione tra me e Damiano era, di comune accordo e in modo del tutto consensuale, non monogama». Alcuni utenti hanno però notato che, al momento della separazione, ha smesso di seguire l’intera band dei Maneskin.
Nuovi aggiornamenti sulla fine della relazione fra Giorgia Soleri e Damiano David. Secondo Novella 2000, che per prima ha pubblicato la notizia, la influencer avrebbe avuto per diversi mesi una relazione parallela con un imprenditore del settore dei cosmetici. Quest’ultimo però l’avrebbe già lasciata poiché scontento di alcune sue recenti dichiarazioni. Soleri e Damiano avevano ufficializzato la rottura dopo che sui social era trapelato un video in cui il frontman dei Maneskin baciava un’altra ragazza.
Giorgia Soleri: «La nostra relazione non era monogama»
Al momento, come ha sottolineato ancora Novella 2000, non si conosce l’identità dell’imprenditore e (ormai pure lui già ex) fidanzato di Giorgia Soleri. Stando ad alcuni rumors, si pensa possa essere una figura legata ai prodotti che la stessa influencer promuove da tempo sui suoi profili online. Ha infatti da poco lanciato una propria linea di cosmetici, la Neonude, in collaborazione con il brand italiano Mulac. Damiano tramite il suo profilo Instagram aveva fatto sapere: «Sono molto dispiaciuto sia uscito questo video, non era così che volevamo gestire questa situazione. Io e Giorgia ci siamo lasciati da qualche giorno, quindi non ci sono tradimenti di nessun tipo. Spero che questa cosa non infici l’immagine di Giorgia e che possiate rispettare la delicatezza di questo momento».
I quattro membri dei Maneskin in un recente evento pubblico (Getty Images)
L’annuncio aveva però diviso l’opinione pubblica sui social network, con i fan dell’uno e dell’altra che hanno commentato a lungo la rottura. Non si era fatta attendere pertanto la replica di Soleri, intervenuta come Damiano tramite i propri canali social: «Trovo che poter vivere la propria sessualità in modo libero, consensuale e completo sia bellissimo e arricchente per sé e per tutte le persone che, in modi diversi, si rapportano a noi». L’influencer aveva proseguito dicendosi aperta sostenitrice dell’inclusività invece che dell’esclusiva. «La relazione tra me e Damiano era, di comune accordo e in modo del tutto consensuale, non monogama». Alcuni utenti hanno però notato che, al momento della separazione, ha smesso di seguire l’intera band dei Maneskin.
La SPA – no, non quelle dove andiamo a rilassarci sbocconcellando sedani e tisane avvolti da accapatoi immacolati tra una sauna e un massaggio col sale – è la Sindrome da Pensiero Accelerato. Qualcosa di molto vicino alla cristallizzazione dell’oggi, quell’oggi in cui siamo talmente sommersi da continui input, spesso virtuali, frammentati, iperveloci, continui, da rimanere come intossicati dalle troppe informazioni, sul punto di entrare in overdrive e collassare, psicoticamente. Più in concreto la SPA è quella condizione per la quale possiamo passare qualche minuto, pochi, a leggere un articolo, una pagina di libro, a parlare distrattamente con qualcuno, a guardare una puntata di una serie tv, senza però trattenere nessun tipo di informazioni, tabula rasa, o per dirla coi CSI, tabula rasa elettrificata. Questo ovviamente nei casi più leggeri, perché la SPA è una patologia, quindi gli effetti sul nostro corpo, meglio sulla nostra mente, possono essere anche gravi, dagli attacchi di panico al disturbo dell’attenzione, passando per i burnout, altra caratteristica saliente dei nostri tempi, via via fino a disturbi cardiaci e veri e propri attacchi psicotici.
L’app TikTok (Getty)
Dai 15 minuti di Andy Warhol ai 15 secondo di un reel
Lasciando però da parte l’ambito sanitario, che non ci compete, è evidente che una certa accelerazione della comunicazione sia tratto saliente di questi malsani tempi. Niente a che vedere con la fretta che un tempo associavamo, quasi ingenuamente, a chi viveva nelle città industriali, specie quelle del Nord, contrapposta a una lentezza quasi marqueziana, tipica dei luoghi che nella vulgata sono associati al viversi la vita come viene. Piuttosto la vaporizzazione dei contenuti, estremizzazione della realtà liquida ipotizzata o fermata su carta da Bauman, le informazioni che si affastellano una sull’altra, disordinatamente, riempiendo velocemente la memoria, non solo quella digitale, e rendendo di conseguenza impossibili l’utilizzo di molte applicazioni, mi si passi la metafora. Siccome però viviamo in questi tempi qui – non dentro un romanzo di fantascienza, ma in una perenne connessione, come ipotizzato dai cattivi ragazzi del cyberpunk (cattivi ragazzi si fa per dire, William Gibson è un anziano signore di 75 anni) e nessuno vive su Marte: non siamo in guerra con gli alieni né i robot sono sul punto di soppiantarci dal dominio del pianeta Terra (bè, sì, forse questo sì, credo a giorni arriverà un nuovo Asimov a vergare le tre leggi dell’Intelligenza artificiale) – continuiamo a stare pragmaticamente coi piedi per terra. Questa frammentazione iperveloce la possiamo riscontrare non nel vivere fisicamente tutta una vita in poche settimane, quanto piuttosto in un processo di esposizione sotto i riflettori e relativa scomparsa che ha trasformato i famosi 15 minuti di andywarholiana memoria nei 15 secondi scarsi di un reel.
La story di Damiano (Instagram)
Da Damiano che limona a Luis Sal fino al dito medio di Arisa: la trottola social-mediatica
Prendiamo i trending topic, un tempo oggetto di discussioni per giorni, a volte anche settimane. Oggi si susseguono alla velocità della luce, vecchio retaggio di un linguaggio che appunto a una fantascienza quasi verniana fa riferimento, spesso senza lasciare traccia dietro di sé, alla faccia della lunga memoria della Rete, quella per cui tutto tornerebbe a galla con una certa celerità. Succede quindi, ma magari è un caso limite, che un breve video nel quale Damiano David dei Maneskin limona con una tipa, tale Martina Taglienti, professione modella, non la sua Giorgia Soleri, scateni l’inferno di voci sulla fine della relazione tra i due, voci che lo stesso Damiano conferma, da una parte prendendosi colpe per aver incautamente spoilerato la notizia che i due avrebbero dovuto annunciare insieme, dall’altra chiedendo un rispetto e una discrezione che limonare in discoteca potrebbe non comprendere. Così Giorgia Soleri defollowa tutti i membri della band. Neanche il tempo di commentare che ecco che Luis Sal risponde alle stories con cui Fedez ci aveva, da parte sua, spiegato che fine avesse fatto il suo ex socio di Muschio Selvaggio, andando a creare il meme dei meme «Dillo alla mamma, dillo all’avvocato», scatenando a sua volta una serie di risposte del rapper di Rozzano, letteralmente seppellite da una sorta di plebiscito a favore di Luis. E via, ecco che Arisa sfancula Paola Iezzi, rea di aver cautamente risposto a esplicita domanda riguardo le uscite della prima su Giorgia Meloni, sede la conferenza stampa del Pride di Roma, una risposta assai scomposta, quella di Arisa, con tanto di dito medio finale, prontamente rinnegato dalla medesima, nel mentre divenuta ovvio oggetto a sua volta di meme e di critiche piuttosto feroci sui social. Una notizia via l’altra, senza modo di lasciare però traccia nella memoria, a meno che la memoria non sia quella cosa flebile che ci permette di fare di quel “dillo alla mamma…” o quel “dito medio” qualcosa di facilmente decodificabile, scorciatoia ulteriore verso una frammentazione che ha sempre più bisogno di essere stringati, veloci, sintetici.
Luis Sal e Fedez (Getty)
Anche in musica si brucia velocemente per dirla alla Kurt Cobain
Tutto questo, atterrando sul pianeta musica, si traduce in un vero bombardamento di brani, tipo notte di Dresda, quasi sempre collaborazioni tra più artisti, spesso lì a scambiarsi ruoli di brano in brano con la certezza di rimanere impigliati nella memoria dell’ascoltatore, quindi nelle classifiche di vendita, ci si passi un termine decisamente fuori tempo massimo, tanto quanto il termine discografia, lo spazio di un meme, poco più. E lo spazio di un meme, poco più, sembra oggi il tempo medio di durata delle carriere di artisti, Dio ci perdoni, che danno il senso all’immagine del “bruciare velocemente” evocata da Kurt Cobain nella sua lettera d’addio, anno del Signore 1994, anche se in questo caso non è certo la volontà degli artisti in questione a rendere possibile il tutto. Pensiamo, che so?, a gente come Benji e Fede, che a lungo hanno dominato le classifiche coi loro singolini leggeri leggeri e oggi sono praticamente relegati al ruolo di comparse. E il resto che scorre velocemente in un piano inclinato che prevede un cestino dell’immondizia alla fine, come certi scivoli per i panni sporchi degli hotel nei quali personaggi in fuga trovano scampo dai propri inseguitori. Volendo lasciare da parte pensieri anche sensati come quello che vuole che ci si faccia molto male se quando si cade lo si fa dall’alto, indicando nel “sei un talento” o nei “dove eri nascosto fino a oggi” tipici dei complimenti che si ascoltano dai giudici dei talent una qualche aggravante, illudere è sempre qualcosa di abietto, resta che la carriera media di un artista, pregate per la mia anima, oggi dura davvero il tempo che un tempo si concedeva a un pari artista per capire che nome usare nel primo album, spesso anche meno. Certo, ascoltando le musiche che detti artisti producono si potrebbe chiosare che non tutti i mali vengono per nuocere; come diceva un vecchio inciso di quando non era ancora stato codificato il politicamente corretto, era meglio ammazzarli da piccoli, ma in questa continua accelerazione della realtà anche la colonna sonora sembra destinata a durare pochi secondi, giusto il tempo di arrivare a un inutile ritornello per scomparire dai radar, breve ma intenso, diremmo in un meme. È proprio vero, mai come oggi in cui siamo tutti sempre connessi, connettere sembra essere diventato un privilegio per pochi.
Joker è il film con maggiori candidature. A sorpresa escluso Robert De Niro anche se The Irishman conquista nove papabili piazzamenti.
Il 9 febbraio il Dolby Theatre di Hollywood si appresta a ospitare la cerimonia di premiazione degli Oscar edizione 2020. In vista di uno degli eventi più attesi del mondo, l’Academy ha reso note nella giornata di lunedì 13 gennaio le nomination per il conseguimento della prestigiosa statuetta. di film, registi e attori candidati a una statuetta. Joker, il film di Todd Phillips con Joaquin Phoenix nei panni del rivale di Batman, è stato candidato a 11 statuette. Segue con 10 C’era una volta Hollywood di Quentin Tarantino e The Irishman di Martin Scorsese con nove nomination. Ma non sono mancate nemmeno le sorprese. Come ad esempio l’assenza di Robert De Niro tra i papabili vincitori di una statuetta o le sei candidature per 1917.
LE NOMINATION AGLI OSCAR 2020
Miglior film 1917 The Irishman Piccole donne Jojo Rabbit Joker Storia di un matrimonio C’era una volta… a Hollywood Parasite Le Mans 66 – La grande sfida
Miglior attore protagonista Joaquin Phoenix – Joker Adam Driver – Storia di un matrimonio Leonardo DiCaprio – C’era una volta… a Hollywood Jonathan Pryce – I due papi Antonio Banderas – Dolor y Gloria
Miglior regia Martin Scorsese – The Irishman Sam Mendes – 1917 Quentin Tarantino – C’era una volta… a Hollywood Bon Joon Ho – Parasite Todd Phillips – Joker
Miglior attrice protagonista Scarlett Johansson – Storia di un matrimonio Saorsie Ronan – Piccole donne Charlize Theron – Bombshell Renee Zellweger – Judy Cynthia Erivo – Harriett
Miglior attore non protagonista Tom Hanks – Un amico straordinario Anthony Hopkins – I due papi Al Pacino – The Irishman Joe Pesci – The Irishman Brad Pitt – C’era una volta… a Hollywood
Miglior attrice non protagonista Laura Dern – Storia di un matrimonio Scarlett Johansson – Jojo Rabbit Margot Robbie – Bombshell Kathy Bathes – Richard Jewell Florence Pugh – Piccole donne
Miglior sceneggiatura originale C’era una volta… a Hollywood Storia di un matrimonio Parasite Cena con delitto – Knives Out 1917
Miglior sceneggiatura non originale Jojo Rabbit Joker Piccole donne The Irishman I due papi
Miglior film di animazione Dov’è il mio corpo? Klaus Dragon Trainer – Il mondo nascosto Toy Story 4 Missing Link
Migliore film straniero Les Misérables (Francia) Honeyland (Macedonia del Nord) Corpus Christi (Polonia) Parasite (Corea del Sud) Dolor y Gloria (Spagna)
Miglior documentario American Factory The Cave The Edge of Democracy For Sama Honeyland
Miglior cortometraggio documentario In the Absence Learning to Skateboard in a Warzone (Id You’re a Girl) Life Overtakes Me St. Louis Superman Walk Run Cha-Cha
Miglior cortometraggio Brotherhood Nefta Football Club The Neighbor’s Widow Saria A Sister
Miglior cortometraggio animato Dcera Hair Love Kitbull Memorable Sister
Migliore colonna sonora Joker Piccole Donne Storia di un matrimonio 1917 Star Wars: L’ascesa di Skywalker
Migliore canzone originale “I’m standing With You” da Atto di fede “Into the Unknown” da Frozen II – Il segreto di Arendelle “Stand Up” da Harriet “(I’m Gonna) Love Me Again” da Rocketman “I Can’t Let You Throw Yourself Away” da Toy Story 4
Miglior fotografia 1917 C’era una volta… a Hollywood Joker The Irishman The Lighthouse
Miglior effetti speciali (“visual effects”) Avengers: Endgame The Irishman Il re leone 1917 Star Wars: L’ascesa di Skywalker
Miglior trucco e acconciature Bombshell Joker Judy Maleficent – Signora del Male 1917
Migliore scenografia The Irishman 1917 C’era una volta… a Hollywood Parasite Jojo Rabbit
Migliori costumi Joker Piccole donne C’era una volta… a Hollywood The Irishman Jojo Rabbit
Miglior montaggio Le Mans 66 – La grande sfida The Irishman Parasite Jojo Rabbit Joker
Miglior sonoro (“sound editing”) 1917 Le Mans 66 – La grande sfida Joker C’era una volta… a Hollywood Star Wars: L’ascesa di Skywalker
Miglior montaggio sonoro (“sound mixing”) 1917 Le Mans 66 – La grande sfida Joker C’era una volta… a Hollywood Ad Astra
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Il veto Rai alla presenza della giornalista ha scatenato le polemiche. Ma cosa ci faceva la Jebreal in una kermesse canora? Quale sarebbe stato il suo ruolo? E in quanti si sono chiesti «che ci azzecca»?
Quando ha cominciato a montare – sui giornali e sui social – la polemica sulla partecipazione di Rula Jebreal al prossimo Festival di Sanremo, in non pochi ci siamo chiesti «che ci azzecca?», Che ci azzecca la polemica (con tutto quel che sta succedendo nel mondo), ma anche che ci azzecca Rula con il Festival.
CANTANTE O VALLETTA?
Rula cantante? Rula valletta? Non sembrerebbe il ruolo adatto per questa giornalista ormai di profilo internazionale, cittadina del mondo, consulente del presidente Macron per il gender gap, stabilmente insediata nell’élite intellettuale ed ebraica newyorchese, ma spesso di ritorno in Italia per partecipare a talk show televisivi in cui non le manda certo a dire.
PERCHÉ ACCETTARE?
Cioè, ancora prima di chiedersi perché è stata invitata, ci si domanda perché lei avrebbe accettato, con quale intento e con quale scopo. Tanto più che il direttore artistico del Festival, Amadeus, ha precisato in un’intervista a Repubblica che quello di Jebreal «non sarà un intervento politico, chi viene a Sanremo non farà politica. Non mi interessa». E allora, che cosa farà? Sfilerà indossando preziose creazioni degli stilisti Made in Italy? Presenterà le canzoni? Reciterà un monologo teatrale? Danzerà? Nemmeno il tempo di approfondire la questione, che già erano partiti i razzi della polemica, dopo la decisione dei vertici Rai di sospendere la firma del contratto e non confermare i voli per la discussa ospite.
LA POLITICA CHE SI DIVIDE
Da un lato, coloro che inneggiano alla decisione della Rai, contestando la Jebreal soprattutto per la veemenza con cui esprime le sue critiche a un’Italia gretta, razzista e fascisteggiante; dall’altra i suoi difensori, che sbandierando l’hashtag #iostoconRula denunciano censura e discriminazione contro la giornalista, segno della sottomissione della Rai alle volontà sovraniste e leghiste. «La Jebreal potrebbe essere incaricata a Sanremo di spiegarci quanto le facciamo schifo» (Daniele Capezzone). «Sarebbe “discriminazione di Stato” non dare a Rula Jebreal il palco dell’Ariston con i soldi degli italiani. Gli stessi italiani accusati dalla signora di essere fascisti, razzisti, impresentabili» (Daniela Santanché). Sul fronte opposto, soprattutto esponenti di Italia Viva, come per esempio Gennaro Migliore («L’estromissione di #RulaJebreal dal festival di Sanremo puzza lontano un miglio di epurazione sovranista») e Davide Faraone («Vergognoso che la Rai, la tv pubblica si pieghi al diktat di Salvini. Porterò il caso in vigilanza Rai. Non possiamo stare zitti»).
LA SOLIDARIETÀ FEMMINISTA
E naturalmente non manca la solidarietà femminile e femminista: «Si esclude un’ottima giornalista per le proteste dei sovranisti. Dimenticando che la presenza di Rula al Festival avrebbe dimostrato che le persone non si scelgono per il genere o per il colore della pelle, ma solo per competenza e professionalità», (Teresa Bellanova); «Se è vero che sulla decisione hanno pesato le polemiche scatenate sui social dai sovranisti allora non ci siamo. Il servizio pubblico deve valutare le competenze di una persona non piegarsi alla prepotenza di chi la insulta», (Laura Boldrini). Già, ma torniamo a bomba. Di quali competenze parliamo, nell’ambito del Festival di Sanremo?
UNA TOP TEN DI DONNE PER AMADEUS
Secondo le anticipazioni di Amadeus, Rula Jebreal avrebbe fatto parte di una top ten di donne che dovrebbero affiancarlo sul palco, donne speciali per meriti e talenti particolari, dunque rappresentative di un universo femminile positivo e vincente. Peccato che delle altre nove non si sia saputo nulla. Tranne di una, la co-conduttrice Diletta Leotta, indubbiamente una ragazza di successo. I cui meriti e talenti sono ben chiari nella mente e nelle fantasie di milioni di maschi italiani, che pur di accarezzarne le curve per tre o quattro serate, si beccherebbero pure le rampogne antirazziste della Jebreal, peraltro non meno bella e fascinosa della Leotta. Al limite, il sovranista toglierà l’audio, il democratico di sinistra posterà sui social #iostoconRula e qualcuno risponderà al volo «sì, ti piacerebbe».
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Sam Mendes e Quentin Tarantino conquistano i premi per i migliori film. Netflix esce ridimensionata dopo le 34 nomination.
Due grandi firme sui Golden Globe 2019. I premi più ambiti, quelli per il miglior film drammatico e la migliore commedia cinematografica, sono andati a Sam Mendes, con 1917e Quentin Tarantino, con C’era una volta…a Hollywood. Mendes e Tarantino si sono portati a casa anche un altro premio a testa, il primo come miglior regista, il secondo per la sceneggiatura. C’era una volta… a Hollywood è poi valso a Brad Pitt il riconoscimento come migliore attore non protagonista. Beffata Netflix, che per la prima volta sembrava superfavorita della vigilia con le sue produzioni e che aveva messo insieme ben 34 candidature, e che invece è uscita ridimensionata dai premi.
LA SALA BATTE LO STREAMING
«Spero che significhi che la gente vada a vedere questi film sul grande schermo, nel modo che era inteso», ha detto Mendes inserendosi nella lunga e infinita diatriba tra sala e streaming. Solo due i premi per Netflix, quello a Laura Dern per Marriage Story e quello a Olivia Colman per The Crown, che però è una serie tv, quindi decisamente fuori dal perimetro della distribuzione cinematografica.
MENDES BATTE IL JOKER
Marriage Story e Due Papi, altre due produzioni Netflix, hanno subito la sconfitta da 1917, esattamente come Jokerdi Todd Phillips. Quattro premi su 15 candidature per Hbo, con Chernobyl e Succession, due per Amazon, grazie a Fleabag, che si è aggiudicata il globo come miglior serie comica e quello come migliore attrice per Phoebe Waller-Bridge. Successo di Parasitedel sudcoreano Bong Joon-Ha nella categoria dei film stranieri, mentre Renée Zellweger e Joaquin Phoenix hanno vinto come migliori attori protagonisti.
LA POLITICA NEI DISCORSI DELLE STAR
Spizzichi di politica nella serata condotta dal britannico Ricky Gervais: Michelle Williams ha fatto appello per la difesa dei diritti di scelta delle donne in fatto di aborto accettando il premio come migliore attrice in una miniserie per Fosse/Verdon, mentre Joaquin Phoenix ha chiesto ai vip dell’entertainment di far di più per combattere il clima impazzito. Nicole Kidman è apparsa in lacrime sul red carpet per gli incendi che stanno devastando la sua Australia.
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Due grandi firme sui Golden Globe 2019. I premi più ambiti, quelli per il miglior film drammatico e la migliore commedia cinematografica, sono andati a Sam Mendes, con 1917e Quentin Tarantino, con C’era una volta…a Hollywood. Mendes e Tarantino si sono portati a casa anche un altro premio a testa, il primo come miglior regista, il secondo per la sceneggiatura. C’era una volta… a Hollywood è poi valso a Brad Pitt il riconoscimento come migliore attore non protagonista. Beffata Netflix, che per la prima volta sembrava superfavorita della vigilia con le sue produzioni e che aveva messo insieme ben 34 candidature, e che invece è uscita ridimensionata dai premi.
LA SALA BATTE LO STREAMING
«Spero che significhi che la gente vada a vedere questi film sul grande schermo, nel modo che era inteso», ha detto Mendes inserendosi nella lunga e infinita diatriba tra sala e streaming. Solo due i premi per Netflix, quello a Laura Dern per Marriage Story e quello a Olivia Colman per The Crown, che però è una serie tv, quindi decisamente fuori dal perimetro della distribuzione cinematografica.
MENDES BATTE IL JOKER
Marriage Story e Due Papi, altre due produzioni Netflix, hanno subito la sconfitta da 1917, esattamente come Jokerdi Todd Phillips. Quattro premi su 15 candidature per Hbo, con Chernobyl e Succession, due per Amazon, grazie a Fleabag, che si è aggiudicata il globo come miglior serie comica e quello come migliore attrice per Phoebe Waller-Bridge. Successo di Parasitedel sudcoreano Bong Joon-Ha nella categoria dei film stranieri, mentre Renée Zellweger e Joaquin Phoenix hanno vinto come migliori attori protagonisti.
LA POLITICA NEI DISCORSI DELLE STAR
Spizzichi di politica nella serata condotta dal britannico Ricky Gervais: Michelle Williams ha fatto appello per la difesa dei diritti di scelta delle donne in fatto di aborto accettando il premio come migliore attrice in una miniserie per Fosse/Verdon, mentre Joaquin Phoenix ha chiesto ai vip dell’entertainment di far di più per combattere il clima impazzito. Nicole Kidman è apparsa in lacrime sul red carpet per gli incendi che stanno devastando la sua Australia.
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Secondo Repubblica l’azienda di viale Mazzini avrebbe respinto la proposta di Amadeus di invitare la giornalista palestinese. E Iv prepara la battaglia in commissione vigilanza.
La Rai sembra intenzionata a tenere fuori da SanremoRula Jebreal. Secondo quanto scrive Repubblica, l’azienda di Viale Mazzini sarebbe intenzionata a respingere l’idea di Amadeus, direttore artistico del Festival, di avere la giornalista come ospite in una delle serate della kermesse. Stando a quanto scrive il quotidiano la decisione sarebbe maturata per le polemiche arrivate sopratutto dal fronte sovranista che si è scagliato contro la giornalista palestinese naturalizzata italiana nel timore che la gara canora venisse politicizzata.
VERSO LA BATTAGLIA IN COMMISSIONE VIGILANZA
Il caso però non è chiuso. Il presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone, ha già annunciato battaglia in commissione Vigilanza. «Dieci donne a Sanremo 2020 ma non Rula Jebreal. Nessuno spazio ad una nuova italiana di successo», ha attaccato, «Nella narrazione sovranista stona e anche parecchio. La Rai, la tv pubblica, si piega al diktat di Salvini. Credo sia semplicemente vergognoso. Ho deciso di portare il caso in vigilanza Rai ed intanto denuncio pubblicamente un’autentica discriminazione di Stato. Non possiamo stare zitti».
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Secondo Repubblica l’azienda di viale Mazzini avrebbe respinto la proposta di Amadeus di invitare la giornalista palestinese. E Iv prepara la battaglia in commissione vigilanza.
La Rai sembra intenzionata a tenere fuori da SanremoRula Jebreal. Secondo quanto scrive Repubblica, l’azienda di Viale Mazzini sarebbe intenzionata a respingere l’idea di Amadeus, direttore artistico del Festival, di avere la giornalista come ospite in una delle serate della kermesse. Stando a quanto scrive il quotidiano la decisione sarebbe maturata per le polemiche arrivate sopratutto dal fronte sovranista che si è scagliato contro la giornalista palestinese naturalizzata italiana nel timore che la gara canora venisse politicizzata.
VERSO LA BATTAGLIA IN COMMISSIONE VIGILANZA
Il caso però non è chiuso. Il presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone, ha già annunciato battaglia in commissione Vigilanza. «Dieci donne a Sanremo 2020 ma non Rula Jebreal. Nessuno spazio ad una nuova italiana di successo», ha attaccato, «Nella narrazione sovranista stona e anche parecchio. La Rai, la tv pubblica, si piega al diktat di Salvini. Credo sia semplicemente vergognoso. Ho deciso di portare il caso in vigilanza Rai ed intanto denuncio pubblicamente un’autentica discriminazione di Stato. Non possiamo stare zitti».
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Ai piccoli nomi servono i grandi per crescere. E a questi ultimi serve un sistema compatto che garantisca loro un humus fertile per continuare a svilupparsi e anche a scippare talenti ed eccellenze, all’occorrenza.
L’unico vantaggio di avere 15670 messaggi nella memoria e 4446 mail ancora da leggere in uno solo degli account diposta elettronica di cui siamo disgraziatamente titolari è la possibilità di verificare fatti ormai remoti per la velocità e le capacità mnemoniche di oggi. Per esempio, che cosa ci venisse proposto come moda maschile di tendenza nel 2010 e 2011 attraverso i comunicati delle aziende espositrici di Pitti Uomo. La nuova edizione, la numero 97, aprirà ufficialmente domani sera, 6 gennaio, con una cena presso il Maggio Musicale Fiorentino (neanche il tempo di ammirare l’Arno, ed ecco il nuovo sovrintendente Alexander Pereira pronto a replicare la formula-Scala dell’evento sponsorizzato a go-go, nell’obiettivo di allontanare gli spettri del profondo rosso di bilancio prodotti dal mastodontico edificio): la data dimostra in via inequivocabile quanto il business conti davvero per questo settore e come i calendari internazionali se ne infischino delle “Befane”.
L’EVOLUZIONE DEL LINGUAGGIO
L’edizione di Pitti Uomo del 2010, la numero 77, venne inaugurata il 12 gennaio (si apre sempre il secondo martedì dell’anno nuovo, con cena di gala la sera precedente), prevedeva il nuovo allestimento di Patricia Urquiola nel Padiglione Centrale, concentrato sul tema dei Pop Up Store e delle “moderne combinazioni” dell’abbigliamento maschile fra i temi forti. Marina Yachting aveva allestito fra la ghiaia dell’antico forte militare un porto di derive d’epoca, e ricordiamo che accorremmo per vedere il primo Skiff inglese, (anno 1860), e il mitico Dinghy di George Cockshott, icona degli appassionati dal 1913. Il tutto era sintetizzato dalla società organizzatrice, Pitti Immagine, in un paio di pagine. Il lessico delle aziende espositrici ruotava attorno a concetti come “tradizione e innovazione”, “molteplici esigenze dell’uomo metropolitano”, “nuovo appeal in tagli classici”.
FENOMENOLOGIA DI UN GIGANTE
Essendo il linguaggio dell’edizione 97, cioè di un decennio dopo, perfino invecchiato, tanto da risultare incredibilmente ancorato agli Anni 80 (pesco a caso dalle decine di comunicati giunti in queste ore: “appeal pratico ma raffinato”, “innovazione e lusso in un unico tessuto”, “una collaborazione che stupisce e affascina”), ed essendo i giacconi impermeabili e high tech di dieci anni fa non proprio diversissimi, ecosostenibilità a parte, da quelli che ci verranno mostrati dopodomani e sui quali i più sgraneranno gli occhi come davanti a un’apparizione (la moda è business per tutti, bellezza), ci domandiamo dunque che cosa sia cambiato in un decennio di moda maschile per far sì che Pitti Uomo da Firenze sia diventato un gigante in grado di dettare legge all’intero sistema mondiale, che il suo comunicato abbia assunto le dimensioni di un saggio monografico, i suoi eventi muovano circa 20 mila persone e il presidente della Camera della Moda Carlo Capasa abbia dato fondo a tutte la propria vis diplomatica per riportare Gucci non solo a sfilare a Milano, cosa che farà il 14, ma a dividere nuovamente le presentazioni delle collezioni uomo e donna nel tentativo di difendere quella che appariva fino a ieri come la progressiva e ineluttabile estinzione del calendario milanese maschile.
LA CAPACITÀ DI FARE SPETTACOLO E CULTURA
Possiamo buttare a mare le nostre dissertazioni, più o meno competenti e dotte, sulle sfilate co-ed e sulle tante ragioni logistiche, ecologiche, industriali, commerciali, per cui le presentazioni congiunte della moda uomo e donna, lanciate cinque anni fa, avessero tanto senso (e continuiamo a pensarlo): i nostri articoli resteranno negli annali come prova, quelli sì, di un mondo che fu e di una stagione davvero finita di fronte alle esigenze di un business che, per sostenersi a moltiplicarsi in nome di quel bene superiore che è il made in Italy, deve continuare ad andare in scena il più spesso possibile e con il maggior sfarzo possibile. Le ragioni per le quali Pitti Uomo e in generale tutto il network di Pitti Immagine chiude bilanci in crescita ogni anno e sia abbastanza liquido da essersi potuto comprare a fine 2018 la Stazione Leopolda dove ogni anno Matteo Renzi organizza i propri stati generali, risiedono in questa capacità di fare spettacolo e cultura attorno alla banalità del giaccone impermeabile high tech, cioè dell’azienda che non può permettersi il geniale estensore delle cartelle stampa di Gucci e fa accorpare quattro luoghi comuni dalla nipote laureata in comunicazione, corso triennale.
BRET EASTON ELLIS DIXIT
La forza risiede nel benchmark, nel marchio di garanzia, negli eventi speciali come saranno, per questa edizione, il ritorno di Sergio Tacchini, la sfilata di Jil Sandr, brand di culto nonostante un percorso societario e commerciale non sempre semplice, le celebrazioni per il 190esimo anniversario di Woolrich, il debutto di Chiara Boni nel maschile (e se mai le sue giacche “trailblazer” dovessero “fittare” come i suoi abitini femminili e non sgualcirsi mai, darà certamente del filo da torcere ai competitor), la presentazione di un raffinato “naso” come Sileno Cheloni. Lo spostamento e l’adeguamento progressivo dell’asse del potere nella moda maschile, unico fatto davvero rilevante del decennio in Italia, dimostra senza ombra di dubbio che ai piccoli nomi servono i grandi per crescere, e che a questi ultimi serve un sistema compatto che garantisca loro un humus fertile per continuare a svilupparsi e anche a scippare talenti ed eccellenze, all’occorrenza. Per usare una di quelle formule sentimentali che piacciono tanto in questi anni e che Bret Easton Ellis ha infilzato in quella meraviglia di saggio che è Bianco, nessuno si salva da solo.
I GRANDI MARCHI A RACCOLTA
Per questo, dopo aver visto la rilevanza della settimana della moda maschile milanese assottigliarsi sempre di più, Capasa ha chiamato a raccolta i grandi marchi, le aziende potenti, mettendo a disposizione tutte le risorse di cui dispone e che non sono pochissime, e per questo ha fatto molto bene: perché la moda, più di ogni altro settore, non può permettersi di non fare sistema. Ne va dell’indotto che genera (alberghi, ristoranti, shopping, anche per gli stessi turisti, attirati ed eccitati dalla speciale “fauna” del comparto) e della sua stessa esistenza. «Caro Carlo, grazie per il tuo invito: le sfilate di Milano incarnano la forza e la bellezza del Made In Italy, rappresentano un appuntamento fondamentale per il mondo della moda e riconfermano a ogni appuntamento stagionale il ruolo fondamentale, creativo e manifatturiero, dell’Italia», scriveva il ceo di Gucci Marco Bizzarri qualche mese fa a Capasa, e non faccia specie l’evidenza che nessuno più di lui, membro del consiglio di Camera Moda e figura di spicco nel sistema mondiale, dovrebbe saperlo. Dirlo era una riconferma e un riconoscimento, e pure una certa, vogliamo dire magnanima, acquiescenza al famoso bene superiore.
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Per la prima volta Piero Pelù. Ma ci sono anche Bugo (in coppia con Morgan) ed Elettra Lamborghini. Sul palco dell’Ariston torna Francesco Gabbani.
Amadeus, conduttore e direttore artistico di Sanremo 2020, ha annunciato in un’intervista a Repubblica i nomi dei cantanti in gara alla 70esima edizione del Festival. Tanti i rapper e gli artisti provenienti dai talent, ma non mancano le sorprese.
I NOMI DEI 22 BIG IN GARA
I Big sono in tutto ventidue: Marco Masini, Michele Zarrillo, Alberto Urso (il tenore pop vincitore di Amici), Elettra Lamborghini, Achille Lauro, Anastasio (vincitore di X Factor), Bugo e Morgan, Diodato, Elodie, Enrico Nigiotti, Francesco Gabbani. E poi: Irene Grandi,Le Vibrazioni, Levante, Junior Cally, Paolo Jannacci, Piero Pelù (prima volta assoluta) e Giordana Angi (da Amici). Infine Pinguini Tattici Nucleari, Rancore, Raphael Gualazzi e Riki (anche lui da Amici). Tutti gli artisti saranno ospiti il 6 gennaio nella puntata speciale di Rai 1 de I Soliti ignoti dedicata alla Lotteria Italia e annunceranno nel corso della trasmissione i titoli delle loro canzoni.
NON SI CONOSCE ANCORA L’OSPITE INTERNAZIONALE
Per le Nuove Proposte i nomi si sapevano già. Sul palco si sfideranno: Eugenio in Via Di Gioia, Fadi, Fasma, Gabriella Martinelli e Lula, Leo Gassmann, Marco Sentieri, Matteo Faustini, Tecla Insolia. Le due categorie non saranno accorpate, a differenza di quanto accaduto nel 2018. Amadeus ha detto di aver scelto gli artisti tenendo conto «soltanto delle canzoni». Voleva «dei pezzi radiofonici, delle potenziali hit». Tra gli ospiti ci saranno Fiorello, Roberto Benigni, Salmo (la prima serata) e Tiziano Ferro per tutte e cinque le serate. Non si sa ancora quale sarà l’ospite internazionale.
IL NODO DELLE PRESENZE FEMMINILI SCIOLTO IL 3 GENNAIO
Accanto ad Amadeus si alterneranno diverse donne: Antonella Clerici sarebbe felice di partecipare e il conduttore ha confermato di aver contattato la giornalista Rula Jebreal. Ma tutto si deciderà il 3 gennaio: «Vedrò il direttore di rete e solo allora si concretizzeranno le scelte sulle presenze femminili al Festival. Saranno legate alla sola logica dello spettacolo e nient’altro». Sanremo, ha detto ancora Amadeus, «è come un cavallo imbizzarrito, ma io sono figlio di un istruttore di equitazione. Non si dica che ho subito pressioni, non so neanche di quali case discografiche fossero i 22 cantanti che ho scelto».
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