Il boom dei Superfood: quali sono i 6 del momento

Dall’aglio nero al miglio bruno, passando per la Moringa e i funghi Shiitake. Ecco gli alimenti vegetali più di moda che, sotto forma di succhi, bacche o farine, promettono di migliorare la nostra salute.

Le tendenze 2020 hanno un colore: il verde. Secondo una ricerca di Whole Food Market la cucina del futuro sarà sempre più orientata verso il vegetable friendly e il salutista. Via libera dunque a verdure, frutta, farine, bacche e oli essenziali.

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E, naturalmente, non possono mancare i cosiddetti superfood, le star del momento: alimenti vegetali ricchi, tra le altre cose, di minerali e antiossidanti considerati toccasana e che promettono meraviglie (anche se in molti casi la comunità scientifica è divisa).

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Insieme alla nutrizionista Francesca Giancane, abbiamo individuato sei superfood da tenere d’occhio.

Da anni le bacche di Goji hanno conquistato il mercato occidentale.

1. LE BACCHE DI GOJI

Piccole e dal colore rosso, le bacche di Goji hanno diversi pregi nutrizionali e fitoterapici, tanto da essere considerate un elemento essenziale della medicina tradizionale asiatica. Ricche di vitamine e sali minerali, promettono di essere immunostimolanti, antiossidanti e da anni ormai hanno conquistato il mercato occidentale dove sono usate soprattutto come snack.

Aglio nero.

2. AGLIO NERO

Ottenuto dalla fermentazione dell’aglio bianco, quello nero ha un sapore più delicato e un odore meno intenso. Ricco di fosforo, proteine e calcio, ha tante proprietà benefiche che vanno dalla prevenzione dell’invecchiamento alla riduzione dell’affaticamento, ma è efficace anche contro le infezioni. In cucina viene usato spesso per preparare creme dense, ideali per primi e secondi.

I funghi Shiitake sono originari del Giappone ma sono coltivati anche in Cina.

3. FUNGHI SHIITAKE

Il Lentinus edodes, originario del Giappone ma coltivato anche in Cina, è considerato un fungo della salute. Ricco di vitamina D, zinco, selenio e rame che gli conferiscono poteri antiossidanti, tonici e depurativi, promette di ridurre la formazione del colesterolo cattivo e di contribuire alla fissazione del calcio nelle ossa. In cucina viene usato soprattutto nella preparazione di brodi e zuppe.  

Polvere di moringa oleifera.

4. MORINGA

La Moringa oleifera è una tipica pianta dell’India e dell’area himalayana. Ricca di vitamine A, B, C, di tanti sali minerali e di grassi buoni, ha proprietà antiossidanti, protegge dai radicali liberi, combatte l’invecchiamento precoce, favorisce la digestione. È una pianta antistress naturale e in cucina viene utilizzata in tutte le sue parti: dalle foglie alle radici e corteccia, passando per baccelli e semi. È molto versatile e può presenziare in tutto il menù, dall’antipasto ai dolci, ma occhio al suo gusto leggermente piccante. 

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5. ERBA DI GRANO E ORZO

Particolarmente ricca di nutrienti (proteine, vitamine B e C, ferro, calcio) l’erba di grano e di orzo è un potente antiossidante e disintossicante, migliora la digestione, è un efficace alcalinizzante e disintossicante. Si trova anche sotto forma di succo e di polvere.

L’erba di grano e orzo ha proprietà digestive.

6. MIGLIO BRUNO

Conosciuto anche con il nome tedesco di Braunhirse, il miglio bruno è la varietà selvatica di uno dei cereali più ricchi in assoluto di sali minerali. È un naturale alleato di ossa e muscoli e, grazie all’acido silicico, ha effetti benefici sul sistema immunitario, sulla salute di pelle, unghie, denti e capelli. L’antinfiammatorio naturale è presente in cucina sotto forma di farina che viene usata nella preparazione di dolci, pizze, ma può essere aggiunta anche a zuppe, frullati e yogurt.

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Due giovani sono morti in un incidente sulle Alpi Apuane

Un ragazzo e una ragazza sono caduti mentre camminavano sul Monte Sella. Erano legati tra di loro.

Due giovani, un ragazzo e una ragazza, sono morti dopo essere caduti dalla parete che guarda il rifugio Nello Conti del monte Sella, sulle Alpi Apuane, nel territorio di Massa Carrara. È quanto si apprende dal 118 che ha inviato sul posto l’elisoccorso. Inutili i tentativi di salvare loro la vita: i due giovani erano già entrambi morti quando sono arrivati i sanitari.

ERANO LEGATI TRA DI LORO

Sembra che stessero camminando e sarebbero state legate l’uno con l’altra. Questo quanto emerso al momento dal Soccorso alpino e speleologico della Toscana. Sempre da quanto appreso, sembra che fossero partiti da un vicino rifugio da quale poi qualcuno li avrebbe visti cadere, facendo scattare l’allarme. Non ancora fornite notizie sull’identità e l’età delle due vittime. Da poco sarebbe stato dato l’ok alla rimozione delle salme. Sul posto si trovano il medico inviato dal 118 e il tecnico del Sast, portati dall’elisoccorso Pegaso 3 decollato dal Cinquale, nel comune di Massa. Del caso si stanno occupando anche i carabinieri.

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Paura per un altro crollo di calcinacci in una galleria

L’incidente è successo tra le province di Bergamo e Brescia: parti di calcestruzzo si sono staccate e hanno colpito un’auto. Nessun ferito.

L’Italia delle infrastrutture pericolanti ha fatto registrare un altro episodio inquietante: parti di calcestruzzo si sono staccate dalla volta della prima galleria della via Mala che dalla Valle di Scalve (nella zona di Dezzo) porta alla Valle Camonica (direzione Darfo) al confine tra le province di Bergamo e Brescia, provocando anche un incidente.

DUE AUTO HANNO SCHIVATO I PEZZI

La caduta dei calcinacci è avvenuta tra le 8 e le 9 della mattina dell’11 gennaio 2020: due auto che scendevano dalla Valle di Scalve sono riuscite a schivarli, mentre una terza è stata colpita. Nessuno si è ferito.

A GENOVA UN ALTRO INCIDENTE A FINE 2019

A Genova il 30 dicembre 2019 in una galleria sulla A26 erano cadute delle lastre di cemento sulla corsia centrale e solo per un caso nessun mezzo era stato coinvolto.

La parte della galleria interessata dal crollo. (Ansa)

SITUAZIONE PERÒ SOTTO CONTROLLO E STRADA APERTA

Questa volta il sindaco di Vilminore di Scalve Pietro Orrù ha spiegato: «Nonostante la galleria in questione non goda certamente di ottima salute dal punto di vista manutentivo, attualmente la situazione dovrebbe essere sotto controllo, in quanto il problema odierno è stato immediatamente preso in carico da parte dei funzionari della Provincia di Bergamo, con i quali abbiamo concordato quali verifiche effettuare a partire già da lunedì 13 gennaio, al fine di definire congiuntamente gli interventi più opportuni da attuare». La strada è dunque rimasta aperta.

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Il ringraziamento (a pagamento) dei giornalisti a Mario Draghi

Alcune delle più note firme italiane hanno voluto salutare così l’ex presidente della Banca centrale Europea.

Con una pagina a pagamento su il Sole 24 Ore alcune delle più importanti firme del giornalismo nostrano hanno voluto ringraziare Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale Europea, per – come si legge – «la grande disponibilità avuta nei confronti dei giornalisti di tutto il mondo». I ringraziamenti sono stati firmati da Giulio Anselmi, Mario Calabresi, Massimo Gramellini, Paolo Mieli, Gianni, Riotta, Gian Antonio Stella, Stella Aneri e Giancarlo Aneri.

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Anche la polizia municipale in campo contro le stragi della strada

Accordo tra il ministero dell’Interno e l’Anci: agli agenti funzioni di controllo della viabilità locale. Mentre i prefetti dovranno mappare i luoghi più a rischio. Coinvolti anche i gestori dei locali.

Ci sono gli ultimi casi eclatanti: da Gaia e Camilla, le due ragazze investite a Ponte Milvio a Roma, ai sette turisti tedeschi travolti a Lutago, in Alto Adige. Ma anche le statistiche segnalano una crescita delle vittime della strada nel 2019. E la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha deciso di correre ai ripari lanciando due iniziative di contrasto: da una parte arruolando anche gli agenti delle Municipali per i servizi di polizia stradale, dall’altra invitando i prefetti a mappare i luoghi più a rischio per predisporre controlli adeguati.

L’ACCORDO FIRMATO AL VIMINALE

Per quanto riguarda il coinvolgimento delle polizie municipali, un accordo quadro è stato siglato al Viminale dalla ministra Lamorgese e dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Gli agenti avranno un ruolo di primo piano nel controllo della viabilità locale e nella rilevazione degli incidenti. La novità riguarderà innanzitutto le 14 città metropolitane e i capoluoghi in grado di organizzare i servizi, poi sarà estesa ad altre città, a partire da quelle con più di 100 mila abitanti.

IL RUOLO DEI GESTORI DEI LOCALI

Lamorgese e Decaro hanno anche condiviso la necessità di coinvolgere le associazioni dei gestori dei locali di intrattenimento per rafforzare la prevenzione, soprattutto nei riguardi dei più giovani, attraverso iniziative di sensibilizzazione su ciò che può accadere mettendosi alla guida sotto l’effetto di alcol e droga, la distribuzione di etilometri e la messa in sicurezza di parcheggi e aree di collegamento con i locali.

LA MAPPATURA AFFIDATA AI PREFETTI

Per quanto riguarda invece la mappatura dei tratti stradali più esposti al rischio incidenti, ai prefetti è stato chiesto di segnalare entro il 20 gennaio innanzitutto quelli più vicini ai luoghi di aggregazione e ai locali di intrattenimento. Sulle aree individuate andranno concentrati i controlli delle forze di polizia e, in sinergia con le amministrazioni locali, sviluppate misure per la messa in sicurezza dell’ambiente stradale, come il miglioramento della segnaletica, dell’illuminazione e degli attraversamenti.

I COMUNI CHIEDONO GARANZIE

La priorità, per Lamorgese, è «dare una risposta immediata e concreta per migliorare la sicurezza della circolazione stradale, che passa attraverso maggiori controlli ma anche iniziative di sensibilizzazione». Decaro, da parte sua, si è detto «convinto dell’utilità di affidare alle polizie locali la sicurezza stradale, come previsto da questo accordo». Ma ha evidenziato come sia «indispensabile che i Comuni che hanno bisogno di più personale per assicurare questa funzione ricevano garanzie dallo Stato. Il successo dell’accordo dipenderà da una collaborazione piena tra Comuni e ministero dell’Interno, sia in tema di organici degli agenti locali, sia rispetto all’accessibilità delle banche dati».

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L’ex Nar Cavallini condannato all’ergastolo per la strage di Bologna

Per i giudici l’ex terrorista fornì supporto logistico a Fioravanti, Mambro e Ciavardini.

Condanna all’ergastolo per l’ex terrorista dei Nar Gilberto Cavallini, nel processo sulla Strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. La sentenza è stata letta dalla Corte di assise, dopo sei ore e mezza di camera di consiglio.

SODDISFAZIONE DEI FAMILIARI DELLE VITTIME

Alla lettura della sentenza l’imputato, in semilibertà nel carcere di Terni, non era più presente in aula. In mattinata aveva fatto dichiarazioni spontanee. Erano presenti invece una trentina di familiari delle vittime, tra i banchi del pubblico, che hanno accolto il verdetto in maniera composta, con evidente soddisfazione. Presente anche la presidente dei familiari delle vittime della Banda della Uno Bianca, Rosanna Zecchi.

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Cosa non torna nel caso dell’aereo ucraino caduto a Teheran

Secondo l’inchiesta iraniana il Boeing 737 precipitato poco dopo il decollo tornava indietro per un problema. E testimoni lo hanno visto prendere fuoco in volo prima di schiantarsi ed esplodere al suolo. Ma Kiev non esclude l’ipotesi missile. Tutte le novità sull’incidente.

Perché è caduto l’aereo ucraino a Teheran, in piena crisi internazionale e nel giorno del contrattacco dell’Iran agli Usa? Restano ancora dubbi sulla vicenda del Boeing 737 precipitato l’8 gennaio 2019 poco dopo il decollo. L’inchiesta iraniana sull’incidente costato la vita a 176 persone finora ha constatato che il velivolo stava tornando indietro a causa di un «problema».

SI DIRIGEVA VERSO EST E HA GIRATO A DESTRA

L’Organizzazione per l’aviazione civile iraniana ha resto noto sul suo sito che «l’aereo, che all’inizio si dirigeva verso Est per lasciare la zona dell’aeroporto, ha girato a destra a causa di un problema e stava tornando all’aeroporto nel momento dell’incidente».

TESTIMONI HANNO VISTO LE FIAMME AVVOLGERE L’AEREO

In una dichiarazione si legge che il mezzo «ha preso fuoco in volo» prima di schiantarsi ed esplodere al suolo. «Testimoni oculari hanno visto le fiamme avvolgere l’aereo».

Un Boeing 737 dell’Ukraine International Airlines. (Ansa)

LE INTELLIGENCE OCCIDENTALI PENSANO ALL’AVARIA TECNICA

Le agenzie di intelligence occidentali per ora hanno scartato l’ipotesi che il Boeing 777 ucraino sia stato colpito da un missile, come ha rivelato una fonte d’intelligence canadese, citata da Ynet, il sito del giornale israeliano Yedioth Ahronot. La spiegazione condivisa, secondo la fonte, è quella di un’avaria tecnica.

KIEV NON ESCLUDE L’IPOTESI DEL MISSILE

Eppure l’Ucraina non sembra essere del tutto d’accordo. E non esclude alcuna pista. Diversi media internazionali, tra i quali Al Jazeera, hanno riportato la notizia secondo la quale Kiev valuta anche la possibilità che l’aereo dell’Ukraine International Airlines sia caduto perché colpito da un missile o durante l’attacco iraniano agli americani.

Ciò che restava al suolo dei bagagli dei passeggeri. (Ansa)

IL PRIMO MINISTRO HONCHARUK LASCIA APERTE TUTTE LE PISTE

In una conferenza stampa a Kiev, il primo ministro ucraino Oleksiy Honcharuk – citato dal Daily Telegraph – rispondendo a una domanda ha detto in effetti di rifiutare di escludere l’ipotesi del missile, precisando però di non voler fare speculazioni finché l’inchiesta sulle cause dell’incidente non sarà conclusa.

RITIRATA LA DICHIARAZIONE SUL GUASTO AL MOTORE

Inizialmente l’ambasciata ucraina in Iran aveva dichiarato che a causare lo schianto sarebbe stato un guasto a un motore. In seguito però Kiev ha ritirato questa dichiarazione e il presidente Volodymyr Zelensky ha ordinato un’inchiesta.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lascia fiori all’aeroporto internazionale di Kiev. (Ansa)

L’IRAN NON DÀ LE SCATOLE NERE ALLA BOEING

In questo quadro poco chiaro l’Iran ha detto di non voler consegare a Boeing, compagnia americana, le scatole nere dell’aereo caduto. La notizia era stata riporta dall’agenzia iraniana Mehr che citava il capo dell’aviazione civile dell’Iran Ali Abedzadeh, senza però specificare in quale Paese saranno inviate per essere analizzate.

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Il cadavere di un bambino trovato nel carrello di un aereo Air France

Il velivolo è partito dalla Costa d’Avorio ed è atterrato a Parigi. Le indagini della polizia sono in corso.

Il cadavere di un bambino di circa 10 anni è stato ritrovato nel carrello di un aereo Air France atterrato l’8 gennaio all’aeroporto parigino di Roissy Charles de Gaulle. Il velivolo era partito da Abidjan, in Costa d’Avorio. Le indagini della polizia sono in corso.

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L’altoforno 2 dell’Ilva non deve essere spento

Il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso degli amministratori straordinari dell’acciaieria. Evitata la cassa integrazione per oltre 2 mila lavoratori. E le trattative tra governo e ArcelorMittal possono ripartire.

Il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso degli amministratori straordinari dell’Ilva: l’altoforno 2 non deve essere spento. Le trattative tra il governo e ArcelorMittal possono quindi ripartire, alla luce di questo nuovo elemento che arriva dalla magistratura.

Il 10 dicembre il Tribunale di Taranto aveva respinto la richiesta di rimandare lo spegnimento dell’impianto, che non è a norma e che era stato sequestrato nel 2015 dopo la morte dell’operaio Alessandro Morricella. Il giudice aveva ritenuto pericoloso concedere un’ulteriore proroga, ma il Riesame, in sede d’appello, ha stabilito diversamente.

Adesso i commissari dell’Ilva avranno il tempo per eseguire i necessari lavori di ristrutturazione, tra cui l’automazione del campo di colata, mentre altri interventi di messa in sicurezza sono già stati realizzati.

La pronuncia del Riesame, in ogni caso, evita il rischio che l’attuale cassa integrazione ordinaria per 1.273 lavoratori si allarghi fino a coinvolgere 3.500 addetti, mossa annunciata da ArcelorMittal subito dopo il verdetto del giudice di primo grado.

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Non è col proibizionismo che riporteremo i giovani in carreggiata

Dallo schianto di Corso Francia al coma etilico del 17enne modenese: le cronache sono piene di ragazzi che si bevono l’età della spensieratezza. Ma attenzione all’approccio che decidiamo di adottare.

Cronache di ordinarie sbronze. Che hanno come protagonisti giovani che “si bevono la vita”. Nello schianto di Corso Francia a Roma o nel coma etilico del 17enne modenese, ripreso dagli amici e postato su Whatsapp la notte di Natale. Immagini desolate di un tempo che si fuma anche l’età della spensieratezza. Vista la ripresa in questi ultimi anni del consumo di sigarette e il costante aumento dell’uso di droghe e sostanze variamente psico-attive fra giovani e giovanisssimi. Mala tempora: tuonano i difensori della pubblica morale, facendo d’ogni vizio un fascio da colpevolizzare e colpire. Con piglio proibizionista d’altri tempi.

L’ANATEMA CONTRO LA “TRIADE GODURIOSA”

“Bacco, Tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere!”. Si perde nei secoli l’anatema contro la “triade goduriosa”. Quasi sempre dimentico però che i generi voluttuari infiacchiscono i corpi e gli animi, ma danno sapore alla vita. È per questo che la lotta contro l’alcol, il fumo e il sesso, ha quasi sempre assunto una piega morale e moralistica. Senza però che ci sia mai stata politica repressiva capace di controllare e contenere il loro consumo. Al contrario negli ultimi 300 anni, tutte le proibizioni di Stato e messe al bando di bevitori, fumatori, frequentatori di bordelli e di bische, hanno regolarmente fallito. Dopo più o meno lunghi periodi di relativo successo, il risultato di politiche proibizioniste è stato l’aumento dei consumi e dei consumatori. Nonché, come danno aggiuntivo, il proliferare di pratiche illegali, la crescita di organizzazioni criminali, lo sfruttamento della prostituzione e crescenti danni alla salute pubblica e individuale.

A un certo punto lo Stato trova più conveniente, dal punto di vista economico ma anche sanitario e della legalità, regolamentare e tassare il consumo che non reprimerlo e perseguitarlo

Wolfgang Schivelbusch

«A un certo punto lo Stato trova più conveniente, dal punto di vista economico ma anche sanitario e della legalità, regolamentare e tassare il consumo che non reprimerlo e perseguitarlo» ha scritto Wolfgang Schivelbusch in una saggio di qualche decennio fa, ma sempre attuale, che i nostri politici e decisori pubblici farebbero bene a leggere. Storia dei generi voluttuari. Spezie, caffè, cioccolato, tabacco, alcol e altre droghe ( Bruno Mondadori, 2000) spiega infatti bene come la comparsa e il successo di determinate sostanze sia in relazione con le sensibilità profonde di un’epoca. Per fare un esempio e un parallelo: se il caffè e la caffeina, perché eccitante e stimolante dell’attenzione dunque della laboriosità, hanno accompagnato l’ascesa ottocentesca della borghesia, la grande diffusione attuale della cocaina, in quanto droga prestazionale, ha a che fare con il diffuso senso di inadeguatezza avvertito un po’ da tutti.

PICCHI DI CONSUMO NEI PERIODI DI MAGGIOR DISAGIO

Nondimeno se consideriamo l’intero spettro dei vizi e piaceri (alcol, tabacco, sesso, giochi d’azzardo, droghe) è storicamente confermato che i picchi di consumo coincidono con i periodi di maggiore disagio economico e sociale e di povertà culturale e ideale. Di ripiegamento esistenziale. Crisi e passaggi epocali difficili, infatti, sono da sempre un buon viatico e pretesto per tuffarsi nel divertimento eccessivo e cercare stordimenti e compensazioni aleatorie. Ma anche per scatenare ondate di panico morale e richieste intransigenti di ritorno all’ordine e alla normalità. Prova è che la sessuofobia del periodo vittoriano, in Inghilterra, che arrivò a coprire anche le gambe dei pianoforti, coincideva con un periodo di grande progresso, ma anche di puritanesimo intransigente. Altrettanto significativo è il rapporto stretto fra forti idealità politiche e disinteresse per i “divertimenti stupidi”. Nel ’68 e nel decennio successivo, a sinistra come a destra, la parola d’ordine dei giovani era partecipare e impegnarsi. Il movimento femminista era un forte argine alla prostituzione e giocare alla rivoluzione era molto più interessante delle lotterie. Che poi questo fervore ideale abbia prodotto anche mostri (come il terrorismo) è un dato di fatto. Ma è pure un fatto acquisito che la Grande Depressione dell’ultimo decennio abbia fatto schizzare in alto tutti i consumi voluttuari. Con effetti particolarmente pesanti sulle giovani generazioni, perché le più esposte alla crisi, anche di futuro, e le più indifese.

L’ALLARME DEL MINISTERO DELLA SALUTE

Secondo l’ultima Relazione annuale al parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, aumentano i consumi e le morti per droghe ( la cannabis è la più usata: da un quarto degli studenti superiori e quasi sempre in modo esclusivo). Il report su “Italiani e fumo”, diffuso in occasione del World No Tobacco Day (Wntd) organizzato ogni anno il 31 maggio dall’Oms, dice che dopo un’efficace opera di contrasto e riduzione nei due decenni a cavallo di fine e inizio secolo, il consumo di tabacco è tornato a crescere. Soprattutto fra i giovani, dove la metà dei 15-24enni fuma già più di 10 sigarette al giorno. Il ministero della Salute nella Relazione del 2018 sugli interventi realizzati in materia di alcol e una recente ricerca dell’Ircss e Università Cattolica di Roma, sugli studenti delle superiori a Roma, segnalano un dato e un fenomeno allarmanti: gli 8,6 milioni di italiani a rischio alcolismo (di cui 800 mila addirittura minorenni) e la rapidissima diffusione del binge drinking, cioà il bere eccessivo, in breve tempo e fuori dai pasti.

IL BOOM DELL’INDUSTRIA DELLA “FORTUNA”

Ora, aggiunto che anche l’industria della “fortuna” (lotterie, scommesse e giochi d’azzardo) ha toccato nel 2018 il fatturato più alto della storia (18.9 miliardi, elaborazioni Agimeg su dati del Monopolio Italia) al pari di quello del sesso, che si è giovato enormemente della diffusione dei servizi web, concluderemo con una triplice sottolineatura. Lanciare allarmi e chiedere repressione dura e pene esemplari sono le ultime cose che servono. Perchè eliminare i fenomeni è praticamente impossibile: si può solo cercare di mitigarne gli effetti e ridurre i danni collaterali più pesanti. Ma non meno dannosi sono tutti gli approcci semplificatori, che di fronte a problemi complessi, quali sono tutti quelli connessi alle dipendenze, propongono soluzioni facili, immediate e radicali. Quasi sempre ridicole a dispetto della serietà con la quale vengono evocate. Dalla richiesta di riaprire le case chiuse all’urgenza di ripristinare l’Autorità, imponendo agli scolari, sin dalla prima elementare, di indossare grembiule o divisa e alzarsi in piedi quanto entra l’insegnante.

Se fa molti più danni il proibizionismo, anche il permissivismo non aiuta il formarsi delle consapevolezze necessarie per efficaci azioni di contrasto

Da ultimo va detto che se fa molti più danni il proibizionismo, anche il permissivismo non aiuta il formarsi delle consapevolezze necessarie per efficaci azioni di contrasto dei fenomeni di abuso qui considerati. Perché, per fare due esempi, non si può liquidare il binge drinking come un rito di passaggio, visti i danni salutari che causa. Né sostenere che un po’ di marjiuana in qualche occasione non fa male. Non tanto perché nell’ultimo decennio è aumentata da tre a cinque volte la potenza dei cannabinoidi (il Thc e Cbd), quanto perché se mai fosse vero che una canna fa bene non potrebbe mai esserlo per un 20enne. Ma solo per un baby boomer stagionato, che si brucerebbe qualche neurone e sinapsi ma con grande giovamento sulla salute, l’umore e il piacere di partecipare alla vita sino alla fine. L’aumento considerevole del consumo di marijuana negli stati Usa dove è stata legalizzata per usi ricreativi lo mostra bene. «Nonne con le canne. Per una vecchiaia stupefacente»: è una battuta molto felice per avviare un dibattito sereno sull’uso legale della marijuana. L’inizio di una storia un po’ più allegra sulla vecchiaia, da raccontare soprattutto agli ospiti delle case di riposo.

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Salgono a sette le vittime dell’incidente in valle Aurina

Morta in ospedale una ragazza di 21 anni. Restano ancora tre persone in terapia intensiva. Una è grave.

Sale a sette il conto delle vittime del terribile incidente accaduto la notte tra il 4 e il 5 gennaio a Lutago, in valle Aurina, dove un 27enne con un tasso alcolemico circa quattro volte superiore ai limiti di legge ha travolto un gruppo di turisti. È infatti deceduta alla clinica universitaria di Innsbruck, J.S.H. ragazza di 21 anni. La giovane era stata portata ancora di notte in gravissime condizioni con l’elisoccorso Aiut Alpin in Austria, oggi è deceduta per le ferite riportate nell’incidente. Altri tre restano in terapia intensiva, uno in pericolo di vita.

LECHNER: «VORREI ESSERE AL POSTO LORO»

«Vorrei essere io al posto di quei ragazzi», ha detto Stefan Lechner, l’automobilista 27enne che ha provocato l’incidente. A riferirne le parole è l’avvocato Alessandro Tonon. Il giovane ha anche raccontato di non essersi allontanato dal luogo dell’incidente. «È sceso dalla macchina e ha tentato di rianimare uno dei ragazzi e quando sono arrivati i carabinieri e andato da loro dicendo: ‘Sono stato io’», ha affermato Tonon.

TRASFERITO IN CARCERE

Lechner si trova in carcere a Bolzano. In un primo momento il giovane era stato ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Brunico. Il 27enne, hanno appurato le analisi, guidava con un tasso alcolemico di 1,97 grammi per litro, mentre il limite di legge è dello 0,5, quando la sua auto ha investito 17 persone che stavano attraversando la strada per raggiungere il loro albergo. I rilievi sono stati effettuati dai carabinieri e sul luogo dell’incidente si è recato anche il pm Axel Bisignano. «Sulla base della dinamica finora accertata è da ritenere che l’autovettura procedesse in eccesso di velocità», ha confermato in serata la procura di Bolzano

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Investe l’uomo che aveva rubato il cellulare al figlio

Dopo una serie di discussioni lo insegue e lo travolge con la sua Jeep. Accusato di omicidio volontario aggravato.

L’accusa è quella di omicidio volontario aggravato. Un operaio 44enne di Imola ha investito con l’auto e ucciso un marocchino 34enne, regolarmente residente in Italia, con cui aveva litigato nei primi giorni del 2020 per un cellulare rubato a suo figlio. Il fatto è successo verso le 22.30 in via Mameli e l’uomo si è costituito al commissariato di polizia poco dopo, dicendo però che non voleva investire la vittima.

FURTO E LITE

L’arresto è stato deciso in coordinamento con il pm di turno, Anna Cecilia Sessa, anche alla luce del pregresso tra i due. Tutto nasceva, appunto, da una diatriba per un cellulare rubato al figlio dell’italiano, residente a Imola. Due giorni prima c’era stata una lite finita con un’aggressione e una denuncia per lesioni.

INVESTITO IN UNA STRADA STRETTA

Il giovane è stato investito da una Jeep in una strada stretta, senza marciapiedi. Poco prima erano arrivate segnalazioni alla polizia di una macchina che girava per Imola a forte velocità. Secondo quanto raccontato dall’operaio, il 5 gennaio il giovane avrebbe di nuovo incontrato e minacciato suo figlio. Così lui avrebbe deciso di andare a cercarlo, inseguendolo in auto e colpendolo in via Mameli. Agli agenti che lo interrogavano ha detto che voleva soltanto sbarrare la strada al 34enne per affrontarlo faccia a faccia. Il 7 gennaio potrebbero essere disposte un’autopsia e una perizia cinematica sul luogo dell’incidente.

LA LINEA DELL’AVVOCATO

«Io credo che il mio assistito abbia collaborato fin da subito, ha chiamato il 118 ed è andato a costituirsi in commissariato», ha detto Luca Sebastiani, avvocato dell’accusato. «Ha avuto un comportamento corretto, è distrutto e pentito per quanto è successo, non voleva ucciderlo. La sua è stata la reazione di un padre dopo che il figlio era stato nuovamente minacciato di morte. Mi auguro che la procura valuti questi elementi. È un epilogo che non doveva accadere».

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A Napoli dei ragazzi hanno sequestrato un’ambulanza

Saliti sul mezzo, hanno costretto il personale a soccorrere un amico con una banale distorsione al ginocchio.

L’amico aveva una distorsione al ginocchio, e loro per soccorrerlo hanno deciso di sequestrare un’ambulanza e gli operatori sanitari del 118 al suo interno, ferma all’ospedale Loreto Mare di Napoli. «Oggi pomeriggio la postazione 118 della Stazione Centrale», si legge in un post dell’associazione Nessuno tocchi Ipocrate, «si trovava al Loreto mare per un intervento, improvvisamente nel pronto soccorso entra un gruppo di ragazzi che prende di forza l’equipaggio e li costringe a salire in ambulanza. Con 3 di questi individui a bordo (e sotto minaccia) l’equipaggio si dirige verso il quartiere denominato ‘case nuove’ retrostante al Loreto Mare…….il mezzo giunge sul posto e da subito viene circondato da una orda di astanti inferociti che incominciano a ricoprire d’insulti i sanitari». Nonostante lo sgomento, il gesto disperato dei ragazzi aveva fatto pensare al medico di servizio che si trattasse di un’emergenza, e invece «con sommo stupore, trova un ragazzino 16enne con distorsione al ginocchio! Con grande difficoltà il medico riesce a valutare la situazione che si presenta di lieve entità. Nonostante ciò l’equipaggio viene intimato, con minacce, a trasportare il giovane in ospedale».

«SERVONO LE TELECAMERE»

Si tratta della quinta aggressione a Napoli dall’inizio del 2020. «Quanto accaduto è un fatto di una gravità inaudita che supera ogni possibile scenario immaginabile», ha commentato Ciro Verdoliva, dg dell’ASL Napoli 1 Centro, «siamo a un punto di non ritorno, non possiamo perdere neanche un minuto, noi stessi accelereremo sulle telecamere a bordo ambulanza e anche a ‘bordo uomo’». Verdoliva ha parlato di sequestro di persona e interruzione di pubblico servizio. «Che fossimo in ‘guerra’ lo si era capito sin dal primo giorno», ha proseguito, «ma non non arretreremo di un millimetro: non possiamo cedere a comportamenti delinquenziali che non devono caratterizzare Napoli, noi siamo di più, molti di più. Aspettiamo che il governo porti a termine l’iter per la promulgazione delle proposte di legge impantanate. Prosegue a passo spedito la procedura di installazione di telecamere a bordo dei mezzi».

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Due donne uccise da un guidatore ubriaco a Senigallia

Attraversavano la strada fuori dalla discoteca Megà, quando sono state travolte da un uomo positivo all’alcoltest.

Due persone sono state investite e uccise nella notte sulla strada provinciale 360 Arceviese, a Senigallia. Si tratta di due donne di Pesaro, di 34 e 40 anni che erano appena uscite dalla discoteca “Megà”. Camminavano a bordo strada quando sono state travolte da un’auto condotta da un uomo del posto, risultato positivo all’alcoltest, che è stato arrestato dalla polizia stradale di Ancona intervenuta sul posto assieme al 118.

SBALZATE A QUALCHE METRO DI DISTANZA

Il fatto è avvenuto tra le 4 e le 5, tra Bettolelle e Casine di Ostra: le due donne stavano probabilmente raggiungendo la loro automobile, quando sono state travolte dal mezzo in transito e sono state sbalzate a qualche metro di distanza. Sarebbe stato lo stesso investitore a chiamare i soccorsi, risultati però inutili: i corpi sono stati recuperati su un campo ai margini della strada. Sul luogo i vigili del fuoco, il 118 e la polizia stradale.

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È morto Franco Ciani, musicista ex marito Anna Oxa

L’ex produttore musicale, che da tempo attraversava problemi finanziari, si è tolto la vita in un albergo di Fidenza in provincia di Parma.

È morto suicida in un albergo di Fidenza (Parma) Franco Ciani, musicista, autore e produttore ed ex marito di Anna Oxa. La morte sarebbe avvenuta nella sera di giovedì 2 gennaio, mentre il corpo è stato ritrovato il giorno dopo dai dipendenti dell’albergo. La notizia è stata diffusa solo un paio di giorni dopo dalla stampa locale. Secondo una prima ricostruzione sarebbe morto per soffocamento utilizzando un sacchetto di plastica. Ciani, 62 anni, autore di successi come Tutti i brividi del mondo, cantato da Anna Oxa, e Ti lascerò (che vinse il Festival di Sanremo 1989) avrebbe spiegato le ragioni del gesto in un biglietto lasciato nella camera e indirizzato al suo impresario Nando Sepe. Pare infatti che Ciani stesse attraversando problemi finanziari, culminati con il pignoramento dei diritti dei suoi vecchi successi da parte della Siae.

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È morto Franco Ciani, musicista ex marito Anna Oxa

L’ex produttore musicale, che da tempo attraversava problemi finanziari, si è tolto la vita in un albergo di Fidenza in provincia di Parma.

È morto suicida in un albergo di Fidenza (Parma) Franco Ciani, musicista, autore e produttore ed ex marito di Anna Oxa. La morte sarebbe avvenuta nella sera di giovedì 2 gennaio, mentre il corpo è stato ritrovato il giorno dopo dai dipendenti dell’albergo. La notizia è stata diffusa solo un paio di giorni dopo dalla stampa locale. Secondo una prima ricostruzione sarebbe morto per soffocamento utilizzando un sacchetto di plastica. Ciani, 62 anni, autore di successi come Tutti i brividi del mondo, cantato da Anna Oxa, e Ti lascerò (che vinse il Festival di Sanremo 1989) avrebbe spiegato le ragioni del gesto in un biglietto lasciato nella camera e indirizzato al suo impresario Nando Sepe. Pare infatti che Ciani stesse attraversando problemi finanziari, culminati con il pignoramento dei diritti dei suoi vecchi successi da parte della Siae.

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Auto contro pedoni in Valle Aurina, sei morti in Alto Adige

Un veicolo ha centrato un gruppo di turisti tedeschi nei pressi di Lutago. Nell’impatto ferite anche 11 persone, tre in modo grave. Fermato il guidatore trovato positivo all’alcol test.

È di 6 morti e 11 feriti il bilancio di un tragico incidente stradale avvenuto la scorsa notte a Lutago, in Valle Aurina in Alto Adige. Secondo le prime informazioni, verso le ore 1.15 un’auto ha centrato a grande velocità un gruppo di persone che si trovava sul bordo della strada.

ALMENO TRE FERITI GRAVI

Le vittime sono giovani cittadini tedeschi. Dopo aver passato la serata in un locale, la comitiva si trovava accanto a un pullman turistico quando è stata centrata in pieno dell’automobile. Sei sono morti sul colpo, mentre 11 hanno riportato ferite. Tre sono in gravi condizioni. Tra loro una donna che è stata trasferita d’urgenza di notte con l’elicottero del Aiut Alpin alla clinica universitaria di Innsbruck, in Austria. L’automobilista, un uomo del posto di 28 anni, di Chienes, è stato fermato. Secondo le prime informazioni, avrebbe avuto un tasso alcolemico molto elevato.

KOMPATSCHER: «IL NUOVO ANNO INIZIA CON UNA TRAGEDIA»

«Il nuovo anno inizia con una tragedia», ha commentato il governatore altoatesino Arno Kompatscher che a Lutago ha partecipato alla conferenza stampa sull’incidente stradale con sei morti. Le vittime facevano parte di una comitiva di turisti della Germania settentrionale, che si trovava in valle Aurina per la settimana bianca. Kompatscher ha spiegato che subito dopo l’incidente è partita la macchina dei soccorsi. Dei sopravvissuti si stanno occupando degli psicologi. Trattandosi di una comitiva molto grande, complessivamente un’ottantina di persone, è stata istituita una hotline che fornisce informazioni ai parenti in Germania. «In questo triste momento siamo vicini alle vittime e ai loro parenti», ha ribadito Kompatscher.

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L’interrogatorio di Genovese davanti al gip dopo la morte di Gaia e Camilla

Gli avvocati del ragazzo, da una settimana agli arresti domiciliari: «È sconvolto e devastato per quello che è successo». Acquisiti i video del semaforo.

Pietro Genovese, agli arresti domiciliari da una settimana per il duplice omicidio stradale delle due 16enni Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, ha detto di essere «sconvolto e devastato per quello che è successo». Il ragazzo è stato interrogato dal gip Bernadette Nicotra alla presenza dei suoi avvocati, Gianluca Tognozzi e Franco Coppi.

Gaia e Camilla hanno perso la vita nella notte tra il 21 e il 22 dicembre su Corso Francia, all’altezza di via Flaminia Vecchia, nel quartiere romano di Ponte Milvio. «Sono partito con il semaforo verde», ha detto Genovese davanti al gip, ricostruendo la notte dell’incidente: prima la serata a casa di amici per festeggiare il ritorno di un conoscente dall’Erasmus, poi il rientro percorrendo Corso Francia.

Intanto la procura di Roma ha acquisito i video depositati dal legale dei genitori di Camilla. I due filmati, uno di cinquanta secondi e l’altro di un minuto e 26 secondi, riprendono il funzionamento dei semafori pedonali sul luogo della tragedia. Nell’atto messo a disposizione dei pm, l’avvocato Cesare Piraino afferma che il semaforo pedonale non prevede il giallo per chi attraversa e che le ragazze avrebbero iniziato ad attraversare la strada con il verde per i pedoni.

«Pietro non è il killer che è stato descritto e merita rispetto e comprensione come le famiglie delle due vittime», hanno aggiunto gli avvocati di Genovese al termine dell’interrogatorio. «Il nostro assistito ha risposto alle domande del giudice, ma sul contenuto dell’atto istruttorio manteniamo il più stretto riserbo. Al momento non abbiamo presentato alcuna istanza di attenuazione della misura cautelare. Rifletteremo anche su un possibile ricorso al Tribunale del Riesame».

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Domiciliari per il prefetto di Cosenza accusata di aver chiesto una mazzetta

Dopo l’iscrizioni al registro degli indagati, il Gip del tribunale ha disposto una misura cautelare. La donna è accusata indizione indebita a dare o promettere utilità.

Il prefetto di Cosenza, Paola Galeone, é stata arrestata. A suo carico la Squadra mobile di Cosenza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti emessa dal Gip del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica. Le autorità hanno disposto per lei i domiciliari nella sua abitazione di Taranto. Il 31 dicembre scorso Galeone era finita nel registro degli indagati con l’accusa di aver intascato una mazzetta da 700 euro. In particolare per gli inquirenti l’indagata sarebbe responsabile di induzione indebita a dare o promettere utilità. Al prefetto viene contestato, in particolare l’articolo 319 quater del Codice penale. Lo riferisce una nota stampa della Procura della Repubblica di Cosenza.

LA PROCURA: «CONFERMATA L’IPOTESI D’ACCUSA»

Nella stessa nota si legge che la Procura, «ha disposto una serie di riscontri, operati con prontezza e particolare professionalità dalla Squadra mobile, che hanno positivamente confermato l’ipotesi di accusa». Il reato che viene contestato al prefetto Galeone é stato commesso tra il 23 ed il 28 dicembre scorsi. «Il procedimento penale» si legge ancora nella nota, «é stato iscritto a seguito di denuncia presentata alla Squadra mobile di Cosenza in data 23 dicembre 2019 da un privato cittadino (l’imprenditrice Cinzia Falcone, ndr)».

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Dopo l’iscrizioni al registro degli indagati, il Gip del tribunale ha disposto una misura cautelare. La donna è accusata indizione indebita a dare o promettere utilità.

Il prefetto di Cosenza, Paola Galeone, é stata arrestata. A suo carico la Squadra mobile di Cosenza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti emessa dal Gip del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica. Le autorità hanno disposto per lei i domiciliari nella sua abitazione di Taranto. Il 31 dicembre scorso Galeone era finita nel registro degli indagati con l’accusa di aver intascato una mazzetta da 700 euro. In particolare per gli inquirenti l’indagata sarebbe responsabile di induzione indebita a dare o promettere utilità. Al prefetto viene contestato, in particolare l’articolo 319 quater del Codice penale. Lo riferisce una nota stampa della Procura della Repubblica di Cosenza.

LA PROCURA: «CONFERMATA L’IPOTESI D’ACCUSA»

Nella stessa nota si legge che la Procura, «ha disposto una serie di riscontri, operati con prontezza e particolare professionalità dalla Squadra mobile, che hanno positivamente confermato l’ipotesi di accusa». Il reato che viene contestato al prefetto Galeone é stato commesso tra il 23 ed il 28 dicembre scorsi. «Il procedimento penale» si legge ancora nella nota, «é stato iscritto a seguito di denuncia presentata alla Squadra mobile di Cosenza in data 23 dicembre 2019 da un privato cittadino (l’imprenditrice Cinzia Falcone, ndr)».

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