Alessandra Pederzoli morta a 48 anni: addio alla moglie del sindaco di Modena

Un terribile lutto ha colpito nelle scorse ore il sindaco di Modena: è morta a soli 48 anni Alessandra Pederzoli, la moglie del primo cittadino della città emiliana.

Chi era Alessandra Pederzoli, la moglie del sindaco di Modena

La compagna di vita del sindaco modenese Gian Carlo Muzzarelli era una docente universitaria, una commercialista e un revisore legale. Sconfitta da una lunga malattia, aveva reso il marito padre di una bambina, Emma.

Del male che l’aveva colpita Pederzoli aveva parlato in modo approfondito nel suo primo libro intitolato Al Volante della mia vita, pubblicato dalla casa editrice Artioli editore. L’opera era il racconto del suo toccante viaggio interiore e della sua voglia di essere protagonista della sua esistenza, in barba agli eventi. Come riporta Il Resto del Carlino, l’autrice aveva raccontato che l’idea del libro era nata circa 3 anni fa, quando il tumore che l’aveva colpita l’aveva costretta ad un ricovero di 5 mesi in ospedale.

Insieme al marito Muzzarelli Alessandra Pederzoli si era sposata nel 2012.

Tanti i messaggi di cordoglio, a partire da quello di Stefano Bonaccini

Tutta la comunità modenese e quella dell’Emilia-Romagna si è stretta in queste ore intorno alla famiglia della donna. Tra i messaggi di condoglianze arrivati subito dopo la conferma della tragica notizia anche quello del presidente di Regione Stefano Bonaccini, che ha commentato: «Hai affrontato la malattia con straordinario coraggio. Il tuo sorriso e la tua tenacia, unitamente ad una enorme sensibilità umana, sono stati e saranno un esempio non solo per coloro che ti sono stati accanto, ma per tutti quelli che ti hanno conosciuto e incontrato. Non c’è mai un tempo giusto per andarsene, ma chi vive nei cuori di chi resta non se ne va mai per davvero. E nei nostri cuori, ti garantisco, rimarrai per sempre. Hai dato immenso amore a Gian Carlo e alla meravigliosa Emma, e altrettanto amore da loro hai ricevuto. A loro, sappilo, staremo vicino tutti noi, perché sarà come stare a fianco a te. Fai buon viaggio, Alessandra».

Parole colme di dolore anche da parte del presidente del consiglio comunale locale, Gian Carlo Muzzarelli, che ha dichiarato: «Sono stati anni di speranza e di dolore. Gian Carlo è riuscito a non venir mai meno ai suoi impegni istituzionali e conosco, purtroppo, quali siano le difficoltà che si devono affrontare. Insieme ad Alessandra è stato un esempio, anche di impegno, per tutti noi».

Pescara, sparò ad un cuoco perché gli arrosticini non erano cotti: condannato a 12 anni

Le autorità hanno definitivamente condannato Federico Pecorale, il 30enne che nel 2022 sparò al cuoco 23enne Yelfry Rosado Guzman: il responsabile dell’aggressione, avvenuta per futili motivi, dovrà scontare 12 anni di prigione.

Sparò ad un giovane cuoco perché gli arrosticini non erano cotti: condannato

La vicenda ha dei tratti non solo tragici ma anche piuttosto surreali. Il crimine è stato commesso da Pecorale il 10 aprile del 2022, all’interno di un locale al centro di Pescara dove lavorava Yelfry Rosado Guzman. Il folle aveva aggredito a colpi di pistola il dipendente del locale perché, a detta sua, non gli aveva cucinato a dovere degli arrosticini.

Indispettito dal disservizio, Federico Pecorale aveva sparato cinque colpi di pistola al ragazzo del ristorante, ferendolo in modo molto grave. La vittima dell’attacco ha purtroppo perso l’uso delle gambe e dopo tre delicati interventi chirurgici si è ritrovato in sedia a rotelle.

Su Pecorale è stata effettuata anche una perizia

Alla luce dei fatti e del gesto folle compiuto, ci si è chiesti se l’uomo che ha aggredito Guzman per un motivo così banale fosse effettivamente in grado di intendere e di volere. In base alla perizia effettuata su di lui dagli esperti è dunque emerso che al momento della sparatoria non era pienamente in sé e dunque inconsapevole della gravità delle sue azioni.

Dei prossimi 12 anni che dovrà scontare in reclusione, 5 li passerà all’interno di una struttura sanitaria REMS, dedicata proprio ai detenuti che vengono considerati socialmente pericolosi o che sono ritenuti infermi di mente. Pecorale, inoltre, sarà costretto a pagare 200.000 euro di provisionale esecutiva.

Gioisce, nel frattempo, Guzman, che dopo la sentenza ha dichiarato: «Giustizia è stata fatta: ho tanto pregato in questi mesi perché trionfasse la giustizia e la fede mi ha molto aiutato. Certo, dovrò ancora combattere per tornare a camminare, ma questa sentenza mi dà coraggio».

Sara Pedri, oggi il compleanno. La sorella: «Difficile sia rimasto qualcosa di lei»

Sono due anni che della ginecologa forlivese Sara Pedri si sono perse le tracce. Quest’oggi, venerdì 23 giugno, la donna avrebbe compiuto 34 anni: ecco il toccante messaggio che la madre le ha voluto dedicare e le disperate parole della sorella.

Sara Pedri scomparsa, parla la sorella: «Difficile sia rimasto qualcosa di lei»

Le ricerche della donna non si sono mai fermate, e mai si fermeranno. La famiglia spera con tutto il cuore che, prima o poi, si possa trovare il corpo della donna, scomparsa il 4 marzo del 2021 dopo essere stata vittima di presunto mobbing nella struttura dove lavorava, l’ospedale Santa Chiara.

Sono due anni che gli inquirenti stanno concentrando la loro attenzione sul lago di Santa Giustina, con la speranza di poter ritrovare i resti della donna. I familiari, ad ogni modo, sembrano essersi ormai arresi alla possibilità che Pedri sia morta. La sorella della donna, Emanuela, a proposito ha dichiarato sconsolata in una recente intervista al Corriere della Sera: «Stiamo continuando a cercarla anche se siamo consapevoli che dopo due anni è difficile che di Sara sia rimasto qualcosa. Il lago di Santa Giustina, il principale sito in cui le ricerche sono localizzate, è continuamente sotto i riflettori».

Inoltre, ieri su Facebook Emanuela Pedri ha anche scritto: «Buon Giovedì a tutti! Vi anticipo con piacere che domani, 23 giugno, Sara compierà 34 anni! Sono 31 anni di vita terrena, di forte presenza fisica, perchè Sara amava il contatto fisico, le attenzioni e le coccole. Una presenza costante vissuta negli ultimi 10 anni tra una distanza e l’altra attraverso foto, video, messaggi, telefonate, vocali, perchè lei non mancava mai di raccontarsi esternando tutte le sue emozioni, belle e brutte. Sono 3 anni di vita “ultraterrena” in cui la sua dolorosa assenza è diventata una presenza infinitamente più grande. L”abbiamo cercata tanto fisicamente senza mai trovarla, ma poi abbiamo scoperto che era semplicemente nella stanza accanto, bastava solo aprire la porta e guardare meglio».

Le parole della madre

Molto emozionante anche il ricordo della madre della donna, Mirella Santoni, che su Facebook ha condiviso una lunga lettera dedicata alla figlia. Qui un estratto delle sue parole: «Sara, anima libera, leggera e luminosa, è la terza ricorrenza del tuo silenzio, quel silenzio che ti ha portata verso la libertà vera, volando tra le nuvole immersa in una luce diversa dove tutto è possibile, dove anch’io vorrei raggiungerti per liberarmi di questo macigno che grava senza interruzione sulla mia esistenza. Questa mia esistenza vissuta tra due luoghi del cuore e del ricordo… la tua stanza, dove entro in punta di piedi per avvertire l’odore di te che è ancora e sempre inconfondibile e che temo possa svanire; così apro poco la finestra e sono gelosa che qualcuno possa aspirare il tuo profumo e portarmelo via».

Incidente a Casal Palocco, lo youtuber Matteo Di Pietro è stato arrestato

Matteo Di Pietro, lo youtuber che era alla guida del Suv Lamborghini che ha travolto e ucciso un bimbo di cinque anni a Casal Palocco, è stato arrestato. Per il giovane, indagato per omicidio stradale e lesioni, il Gip ha disposto i domiciliari accogliendo la richiesta dei pm. Il provvedimento è stato eseguito venerdì 23 giugno 2023 dai carabinieri e dai vigili urbani. Nessun provvedimento, invece, è ancora stato preso nei confronti degli altri quattro ragazzi a bordo del mezzo.

Matteo Di Pietro è stato arrestato: smentita la fuga all’estero

Si conferma falsa, dunque, l’ipotesi che Di Pietro e l’amico Vito Loiacono avessero lasciato l’Italia, il primo per la Spagna e il secondo per la Turchia. La notizia era stata diffusa da un residente di Casal Palocco, ma l’avvocato Francesco Consalvi ha smentito categoricamente che il suo assistito, Matteo, sia fuggito all’estero: «È una fake news, assolutamente falso». Per quanto riguarda l’amico, che non è indagato, non ci sono invece informazioni al riguardo. Fuori dai radar anche gli altri tre a bordo del Suv Simone Dutto, Marco Ciaffarelli e Gaia Nota.

Le indagini sulla velocità del Suv e l’analisi sui cellulari dei ragazzi

Intanto la procura di Roma ha disposto una serie di consulenze sull’incidente al fine di averne maggiormente chiara la dinamica. In particolare, si sta lavorando per accertare la velocità a cui viaggiava il mezzo noleggiato dai ragazzi e analizzare i loro cellulari. Su quest’ultimo punto l’obiettivo degli inquirenti è verificare la presenza di video, foto o comunicazioni utili alle indagini, soprattutto in relazione all’ipotesi della sfida da postare sui social che il gruppo di youtuber stava effettuando. I TheBorderline, questo il loro nome, sono infatti noti sul web per le loro challenge, spesso estreme, che vanno da 24 ore sulla mini zattera a 24 ore nella foresta. L’ultima avrebbe dovuto essere 50 ore in una Lamborghini, sfociata però nel terribile incidente.

Alessandro Maja, chiesto l’ergastolo per l’autore della strage di Samarate

Per Alessandro Maja, l’uomo che a maggio del 2022 aveva massacrato a martellate la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia (aggredendo anche il figlio Nicolò), è stato chiesto l’ergastolo: questa è stata la richiesta per la sua condanna da parte della pm Martina Melita al lavoro sul caso.

Ergastolo per Alessandro Maja: la richiesta del pubblico ministero

In base alla perizia psichiatrica richiesta dal tribunale, Alessandro Maja è in grado di intendere di volere e ha quindi agito in maniera assolutamente consapevole quando ha aggredito i familiari nella notte fra il 3 e il 4 maggio 2022 nella sua villetta di Samarate (in provincia di Varese). Secondo l’accusa l’aggressore avrebbe agito con inaudita crudeltà verso i suoi familiari, per paura di poter perdere il suo benessere economico: in base alle ricostruzioni degli inquirenti sembra che l’uomo vedesse nella moglie e nei figli un ostacolo insormontabile per questo suo principale obiettivo. Consapevole della immensa gravità delle sue azioni, nella precedente udienza Maja aveva dichiarato: «Chiedo perdono per qualcosa di imperdonabile». Al di là del pentimento, presunto o reale che sia, la pm ha comunque richiesto per lui il carcere a vita, con l’aggiunta di 18 mesi di isolamento diurno.

La prossima mossa della difesa

L’avvocato difensore dell’uomo, pur ammettendo che «Maja deve senz’altro pagare per quella che è stata la sua condotta» si sta battendo in corte per cercare di escludere l’aggravante della crudeltà. Il legale, che vuole fare valutare l’entità del crimine, ha richiesto che venga applicato l’articolo 89 che corrisponde al vizio parziale di mente, in sostanza quell’infermità che diminuisce in modo sostanziale la capacità di intendere e di volere (pur non escludendola). Il figlio dell’uomo, tuttavia, è inflessibile. In una recente intervista concessa a Fanpage il giovane aveva dichiarato che non si sarebbe sentito soddisfatto nemmeno se al padre fosse stato assegnato un ergastolo. «Non mi sentirei liberato» aveva commentato il 21enne Nicolò Maja.

Le intercettazioni fra Pini e Minenna: «Marcello, ho quel carico bloccato»

Le intercettazioni telefoniche incastrano Marcello Minenna e Gianluca Pini, entrambi agli arresti. Dagli atti sono emerse infatti le conversazioni fra l’ex direttore dell’Agenzia delle Dogane e assessore regionale in Calabria e l’ex parlamentare della Lega, pubblicate da Repubblica. Quest’ultimo, secondo l’accusa, avrebbe infatti avuto un ruolo di primo piano nella vicenda del maxi appalto per le mascherine provenienti dalla Cina nei primi mesi della pandemia da Covid-19. «Marcello, ho quel carico bloccato», dice Pini, molto probabilmente riferendosi ai dispositivi di protezione in arrivo da Pechino. Come ha scritto il gip di Forlì Massimo de Paoli, l’imprenditore ex leghista avrebbe messo a disposizione partito e «funzione pubblica per il suo profitto personale con disinvoltura».

L’accusa di lucrare sulla pandemia 

L’accusa definisce quello tra Minenna e Piniun «pactum sceleris», un patto scellerato. L’ex leghista avrebbe infatti promesso a Minenna di accreditarlo presso il partito di Matteo Salvini, promettendogli la riconferma alla guida dell’Agenzia delle Dogane. Dagli atti emerge infatti come lo stesso Minenna avesse cercato in più occasioni rapporti con l’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. In cambio, come sostengono i magistrati, avrebbe promesso «l’asservimento della sua funzione pubblica», con particolare attenzione alle richieste di Pini per l’importazione di merci dall’estero. Tra cui proprio le mascherine al centro dell’inchiesta.

Disponibili le intercettazioni fra Gianluca Pini e Marcello Minenna. Sotto i riflettori la fornitura di mascherine anti-Covid nel marzo 2020.
L’ex parlamentare della Lega Gianluca Pini (Imagoeconomica).

Tutto è partito con un’indagine su un carico di cocaina, giunta a bordo di un camion dal Belgio legato alla malavita albanese. Attraverso le intercettazioni si è giunti a Pini che dopo aver militato per 12 anni nella Lega è tornato agli affari. Fra le sue aziende la Codice srl che, a metà marzo 2020, ottenne un contratto milionario con l’Ausl Romagna per la fornitura di mascherine, allora quasi introvabili. Si trattava di dispositivi provenienti dalla Cina e, sempre secondo le l’accusa, con certificazioni false e prezzi superiori all’euro cadauna. Un business che in totale avrebbe fruttato oltre tre milioni e mezzo di euro. Pini avrebbe sfruttato la sua posizione per guadagnare credibilità. Minenna, dal canto suo, lo avrebbe aiutato a far passare la merce alla dogana.

Incidente al Mugello, morto Salvatore Pisanelli: era un militare presso la Capitaneria di Olbia

Addio a Salvatore Pisanelli, un motociclistica 53enne originario di Taranto che nelle scorse ore ha perso la vita in un tragico incidente avvenuto sul circuito del Mugello, in Toscana.

Morto Salvatore Pisanelli sul circuito del Mugello: la dinamica dell’incidente

Il circuito toscano, a volte, è a disposizione per alcuni piloti privati che si vogliono cimentare in una corsa a tutta velocità su una delle piste di moto più iconiche al mondo. Anche Salvatore Pisanelli ha voluto provare l’ebbrezza di correre in un luogo così celebre, ma purtroppo la sua corsa a bordo della sua Kawasaki è finita nel peggiore dei modi possibili.

Durante una sessione di prova in sella alla sua moto l’uomo avrebbe perso il controllo del mezzo su due ruote, cadendo in maniera molto violenta a terra. Nel giro di pochissimi secondi il team di sanitari presente sul posto che ha assistito alla scena è accorso per soccorrere Pisanelli, le cui condizioni sono però apparse fin da subito molto gravi.

In base a quanto riportato da La Nazione, sembra che in zona fosse già disponibile un elicottero del Pronto Soccorso che avrebbe portato il ferito al più vicino ospedale, quello di Firenze Careggi. Tuttavia, nel giro di poco il 118 si è reso conto che per la vittima dell’incidente non ci sarebbe stato nulla da fare: l’uomo è infatti morto sul posto poco dopo essere caduto dalla moto.

Sgomento a Olbia per la morte di Pisanelli

Olbia, la città dove l’uomo viveva e lavorava, è in queste ore sotto shock. Pisanelli era infatti piuttosto conosciuto in città, avendo lavorato a lungo presso la Capitaneria di Olbia in veste di militare. L’uomo lascia una moglie e due figli, che con lui vivevano a Golfo Aranci.

Numerosi in queste ore i messaggi di affetto e cordoglio da parte dei colleghi, che lo ricordano come una persona dal cuore grande, generosa ed affettuosa.

Tragedia del Titan, chi è stato a bordo parla di «missione suicida»

La tragedia del Titan che, secondo la ricostruzione della Guardia costiera Usa, sarebbe imploso a causa della pressione poco dopo l’immersione, forse poteva essere evitata. Col passare dei giorni infatti emergono le testimonianze di chi quella spedizione estrema sul piccolo sottomarino per osservare il relitto del Titanic l’aveva fatta in passato. I problemi di comunicazione, per esempio, non erano certo una novità. Mike Reiss, produttore dei Simpson, ha partecipato a quattro immersioni diverse – una per osservare il Titanic e tre al largo di New York – con la compagnia OceanGate e alla Cnn ha raccontato che i contatti con la superficie si erano persi, per un breve periodo, ogni volta. «C’è stata un’immersione in cui, non appena le comunicazioni si sono interrotte, siamo tornati subito in superficie», ha dichiarato. «Eravamo andati a vedere un U-Boat al largo di New York. L’abbiamo visto per un secondo e ci hanno detto: “Torniamo su, non dovremmo essere qui sotto”». Reiss ha poi aggiunto: «Non sono dei temerari. Prendono la cosa molto seriamente».

Le testimonianze di chi ha viaggiato sul Titan
Il Titan (dal profilo Instagram di Arthur Loibl).

Loibl: «Guardando indietro è stata una operazione kamikaze»

L’uomo d’affari tedesco Arthur Loibl, 61 anni, ha parlato senza mezzi termini di «missione suicida». E anche lo youtuber Alan Estrada, salito a bordo del sommergibile nel 2022, ha dichiarato come fosse consapevole di rischiare la vita. Loibl, che ha partecipato alla spedizione nell’agosto 2021, ha ricordato alla Bild i problemi del primo viaggio: una volta arrivati a 1.600 metri di profondità sono stati costretti a risalire: «Alcune parti (del sottomarino) si sono staccate e la missione è iniziata con cinque ore di ritardo per problemi elettrici». Per Loibl quell’esperienza è stata «un incubo». «Immaginate un tubo lungo pochi metri con una lastra di metallo come pavimento», ha raccontato al quotidiano. «Non si può stare in piedi, non ci si può inginocchiare. Tutti sono seduti vicini o uno sopra l’altro». Durante la discesa e la salita, un viaggio di due ore e mezza, le luci erano state spente per risparmiare energia. «Ero un po’ ingenuo», ha aggiunto, «guardando indietro è stata una operazione kamikaze». Estrada è stato il primo messicano a salire a bordo del Titan. A luglio 2021 la spedizione al relitto del Titanic venne annullata per problemi tecnici. L’anno successivo lo youtuber ci ha riprovato con successo. È stato «spettacolare», ha detto chiarendo però che era «consapevole di rischiare la vita». Estrada ha dovuto firmare dei documenti che spiegavano «esattamente tutti i rischi che si corrono, compreso quello di perdere la vita».

Ore passate a quattro gradi senza sedie né toilette

Loible ed Estrada hanno ricostruito i passaggi del viaggio. Una volta a bordo occorrono due ore per scendere a 3.800 metri. Per quattro ore si visitano i resti del transatlantico. E poi servono altre due ore per riaffiorare in superficie. Sempre che durante l’immersione non si verifichino problemi. «Laggiù c’è l’inferno», ha commentato Loibl. «Ci sono solo 2,50 metri di spazio, quattro gradi, non ci sono sedie, né toilette».

Fratoianni, in fiamme la sua auto vicino Campobasso

Attimi di paura per Nicola Fratoianni. Il leader di Sinistra italiana e parlamentare dell’alleanza Verdi-Sinistra era in viaggio verso Campobasso nella serata del 22 giugno quando, alle porte del capoluogo molisano, la sua auto ha improvvisamente preso fuoco. Fortunatamente nessuno dei passeggeri è rimasto ferito e i vigili del fuoco hanno presto domato le fiamme. Fratoianni e i suoi compagni hanno ripreso poco dopo il viaggio a bordo di un’altra vettura, con cui hanno raggiunto Campobasso. Partito da Foggia, il leader di SI doveva incontrare la segretaria del Partito democratico Elly Schlein e il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte per sostenere Roberto Gravina, candidato alle regionali del 25 e 26 giugno.

In fiamme l'auto di Fratoianni mentre andava a Campobasso per incontrare Elly Schlein e Giuseppe Conte, coinvolto in un incidente sull'A1.
Nicola Fratoianni insieme a Elly Schlein (Imagoeconomica).

Non solo Nicola Fratoianni, sull’A1 un incidente per Giuseppe Conte

Partito da Foggia, Nicola Fratoianni stava percorrendo la stessa tratta che il giorno precedente, il 21 giugno, aveva attraversato Giuseppe Conte. Nell’occasione, un’auto della scorta del leader dei pentastellati era rimasta coinvolta in un incidente sull’autostrada A1, in direzione Frosinone, anche in questo caso per fortuna senza gravi conseguenze. Come ha riportato Il Messaggero tre vetture hanno dato vita a un tamponamento a catena dopo che la prima aveva urtato un mezzo pesante. L’ex presidente del Consiglio è sceso dall’auto su cui viaggiava subito dopo l’impatto, andando a sincerarsi delle condizioni di salute di una donna in evidente stato di shock e agitazione. Forti i rallentamenti alla circolazione stradale, poiché si sono formati circa quattro chilometri di coda.

Il sottomarino Titan è imploso: morti tutti i 5 passeggeri

Il sottomarino Titan della OceanGate, scomparso domenica 19 giugno nell’Oceano Atlantico, è imploso poche ore dopo l’immersione. La Guardia costiera americana ha confermato il tragico epilogo dopo aver ritrovato alcuni detriti e il cono di coda del sommergibile non lontano dal relitto del Titanic. Nessuna speranza di sopravvivenza per i cinque passeggeri a bordo, anche se le ricerche continueranno al fine di raccogliere ulteriori prove sull’accaduto. «Ci vorrà del tempo per determinare l’esatta sequenza temporale di questo caso incredibilmente complesso», ha spiegato il contrammiraglio Usa John Mauger ai media americani.

Il sottomarino della OceanGate non ha retto la pressione poche ore dopo l’immersione. Il regista del film su transatlantico James Cameron: «Tragedia analoga a quella del 1912».
John Mauger della Marina americana durante la conferenza (Getty Images).

Dove si trovava il sottomarino Titan e cosa ha provocato l’implosione

Il sottomarino Titan, al momento del disastro, si trovava a meno di 500 metri dal relitto del Titanic, che giace a quasi 4 mila di profondità sul fondale oceanico. Difficile al momento stabilire le cause che hanno portato all’implosione, ma gli esperti suggeriscono possa essersi trattato di un cedimento strutturale per via della pressione o di un malfunzionamento. Non si esclude che lo stesso sommergibile della OceanGate possa aver urtato i rottami del transatlantico affondato nel 1912. Secondo Associated Press, la Marina Usa avrebbe rilevato l’implosione già domenica 18 giugno, il giorno della scomparsa e dell’interruzione delle telecomunicazioni. «È stata riscontrata un’anomalia attraverso i dati acustici dopo che il sottomarino è stato dato per disperso», si legge in un comunicato riportato anche dal Wall Street Journal.

Nessuna speranza dunque di ritrovare in vita i cinque passeggeri che si trovavano a bordo del sottomarino Titan. «Questa missione sarà probabilmente la prima e l’unica con equipaggio nel 2023», aveva postato su Facebook Hamish Harding poco prima della partenza, riferendosi al meteo molto spesso avverso nella regione. Parole che, dopo la conferma della tragedia, assumono un altro tono. Con il miliardario britannico hanno perso la vita anche l’amministratore delegato della OceanGate Stockton Rush (la cui moglie è lontana parente di due vittime del Titanic), l’esploratore francese Paul-Henri Nargeolet, l’uomo d’affari di origine pakistana Shahzada Dawood e suo figlio 19enne Suleman. Improbabile, secondo la Guardia costiera, il recupero dei loro corpi, anche se verrà fatto tutto il possibile. Secondo gli esperti, difficilmente i cinque si sono resi conto di quanto stava accadendo. «Siamo vicini alle loro famiglie in questo momento di dolore», ha twittato la OceanGate, parlando di un periodo triste per l’esplorazione.

Il regista di Titanic James Cameron aveva già mostrato dubbi per un’immersione

Sulla vicenda è intervenuto anche James Cameron, regista vincitore di 11 premi Oscar per il suo Titanic sul naufragio del transatlantico. «Incredibile che si sia verificata una tragedia simile a quella del 1912», ha sottolineato ad Abc News. Ricordando la sua immersione in solitaria nel 2012 con un mezzo da lui stesso progettato, ha precisato come il rischio di implosione preoccupasse diversi ingegneri progettisti. «È un incubo con cui tutti abbiamo convissuto», ha concluso Cameron. «La compagnia ha ricevuto numerose lettere in cui si specificava che ciò che stavano facendo era sperimentale e non certificato».

Milano, betoniera travolge e uccide una donna in bici

Una donna di 60 anni è morta dopo essere stata travolta da una betoniera mentre, in bici, si trovava nei pressi di piazza Durante, a Milano. La ciclista, giovedì 22 giugno intorno alle 9.15, proveniva da via Predabissi mentre il mezzo pesante, girando a destra verso la piazza, potrebbe non averla vista. Poi lo schianto. Sul posto è immediatamente intervenuto il personale del 118 che è riuscito a rianimarla. Poi è stata trasportata al Policlinico di Milano in codice rosso. Dopo poche ore, la donna non ce l’ha fatta. Si tratta dell’ennesima tragedia con protagonisti un mezzo pesante e un ciclista.

Una ciclista di 60 anni è rimasta vittima di un incidente con una betoniera
Alcuni ciclisti lungo la pista ciclabile di Porta Nuova a Milano (Getty).

La donna è la quinta ciclista morta negli ultimi mesi

La 60enne è la quinta persona a rimanere uccisa in bici in incidenti con mezzi pesanti. L’ultimo in ordine temporale era stato Li Tianjao, il 17 maggio, cuoco di 53 anni travolto da un tir in via Comasina. Circa un mese prima, il 20 aprile, è stata Cristina Scozia a perdere la vita, anch’essa in bicicletta, travolta da una betoniera in corso Porta Vittoria. Il primo di febbraio, invece, Veronica D’Incà è stata investita in piazzale Loreto, mentre il 2 novembre del 2022 Silvia Salvarani è molta ai Bastioni di Porta Nuova per un incidente simile. A loro si aggiunge anche la 95enne Angela Bisceglia, che il 9 febbraio 2023 è stata schiacciata da un furgone in retromarcia mentre camminava sul marciapiede. L’8 novembre 2022, inoltre, il 14enne Luca Marangoni è morto dopo essersi scontrato con la sua bicicletta contro un tram.

Una ciclista di 60 anni è rimasta vittima di un incidente con una betoniera
A novembre, in un altro incidente, un 14enne è rimasto ucciso dopo essersi scontrato in bici con il tram (Imagoeconomica).

Legambiente Lombardia: «Ancora nessun provvedimento è stato preso»

Sulla vicenda interviene anche Legambiente Lombardia: «Nessun provvedimento effettivo ed efficace dopo l’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale il 4 maggio sulle prescrizioni alla circolazione dei mezzi pesanti. Il sindaco deve agire adesso, agghiacciante stillicidio di vittime a fronte di imbarazzanti ritardi amministrativi». Sul Fatto quotidiano, anche le testimonianze di altri ciclisti che assistito la donna in attesa dei soccorsi: «Mi sono venuti i brividi quando ho saputo dell’incidente: faccio questa strada tutte le mattine e ogni giorno rischio la vita».

Esselunga, sequestro di 47,8 milioni per frode fiscale sulla manodopera

La Guardia di finanza di Milano ha eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla procura della Repubblica nei confronti di Esselunga. L’importo complessivo confiscato è pari a 47 milioni e 765 mila euro. Le indagini, eseguite dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano con la collaborazione del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate, hanno al centro una presunta  somministrazione illecita di manodopera.

Sequestrati 47,8 milioni a Esselunga

L’inchiesta ha fatto emergere, secondo l’accusa, «una complessa frode fiscale caratterizzata dall’utilizzo, da parte della beneficiaria finale del meccanismo illecito (Esselunga, ndr), di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti e dalla stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore». Ciò ha portato «all’emissione e al conseguente utilizzo di fatture inesistenti per un ammontare complessivo di oltre 221 milioni di euro, più Iva superiore a 47 milioni di euro».

Ricostruendo la filiera della manodopera, la magistratura ha rilevato come i rapporti di lavoro con la società committente (Esselunga, ndr) «siano stati in alcuni casi “schermati” da società “filtro” che a loro volta si sono avvalse di diverse società cooperative, mentre in altri sono stati intrattenuti direttamente con quest’ultime che hanno sistematicamente omesso il versamento dell’Iva e, nella maggior parte dei casi, degli oneri di natura previdenziale e assistenziale». Secondo il pm Paolo Storari, titolare dell’inchiesta, la condotta fraudolenta dell’azienda va avanti da numerosi anni e ha comportato non solo il sistematico sfruttamento dei lavoratori ma anche ingentissimi danni all’erario.

Indagati il direttore finanziario Albino Rocca e il predecessore Stefano Ciolli 

La Gdf sta dunque eseguendo diverse perquisizioni nei confronti delle persone fisiche e giuridiche coinvolte nelle province di Milano, Novara e Bergamo e si sta procedendo alla notifica delle informazioni di garanzia, oltre che per le responsabilità personali in ordine ai reati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, anche in tema di responsabilità amministrativa degli enti in relazione agli illeciti penali commessi dai dirigenti della società. Al momento risultano indagati l’ex e l’attuale direttore finanziario del colosso dei supermercati, rispettivamente Stefano Ciolli e Albino Rocca, nonché Esselunga per la responsabilità amministrativa degli enti.

 

Inchiesta mascherine: arrestati Marcello Minenna e Gianluca Pini

Marcello Minenna, alla guida dell’Agenzia delle Dogane durante l’emergenza pandemica, si trova agli arresti domiciliari per un’inchiesta aperta dalla procura di Forlì sull’approvvigionamento delle mascherine. L’indagine, che riguarda episodi di corruzione, è nata da un’inchiesta su traffico di droga con ramificazioni all’estero. Minenna, nominato nel 2020 al vertice dell’Agenzia dietro la sponsorizzazione del Movimento 5 stelle, è attualmente assessore regionale all’Ambiente in Calabria della Giunta Occhiuto. Agli arresti anche Gianluca Pini, imprenditore e dal 2006 al 2018 deputato della Lega. L’inchiesta ha coinvolto anche funzionari della prefettura di Ravenna e dell’Ausl Romagna.

Inchiesta mascherine: arrestato Marcello Minenna
L’ex deputato leghista Gianluca Pini (Imagoeconomica).

La maxi-operazione della Procura di Forlì 

In tutto sono stati emessi 34 provvedimenti di custodia cautelare e sequestrati 63 milioni di euro in via preventiva. All’indagine hanno partecipato anche la Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Bologna e le autorità giudiziarie estere.

Di cosa parlano gli Scritti civili di Vittorio Bachelet nella seconda prova di Maturità 2023

Mentre gli studenti dello Scientifico affrontavano quesiti legati (tra gli altri) al teorema di Rolle e quelli del Classico si cimentavano nella traduzione di una versione di Seneca, i ragazzi e le ragazze del liceo delle Scienze Umane si trovavano di fronte alla seconda prova degli esami di Maturità 2023 un brano tratto dagli scritti civili di Vittorio Bachelet. Ecco di cosa si tratta.

Cosa sono gli scritti civili di Vittorio Bachelet, proposti agli esami di Maturità 2o23

Scritti Civili è la prima vera opera che ha raccolto in maniera eccellente ed esaustica tutta la produzione dell’ex vicepresidente del CSM Vittorio Bachelet: si tratta dunque di un compendio di testi di carattere politico, culturale, economico, giuridico e letterario che portano il lettore a importanti riflessioni su alcune tematiche laiche di rilievo.

I maturandi hanno dunque avuto modo di analizzare e commentare alcuni brani scritti da Bachelet per la stampa di Azione Cattolica Italiana e della Fuci, per altri giornali di stampo cattolico e hanno inoltre avuto a disposizione dichiarazioni e interviste fatte dall’autore nel corso degli ultimi anni della sua vita. Bachelet, in modo particolare, rifletteva sulle modalità in cui è possibile conciliare la vita politica con la propria responsabilità sociale e familiare.

Chi è stato Vittorio Bachelet per il nostro Paese

Dopo aver militato nella Democrazia Cristiana, Bechelet era diventato dirigente di Azione Cattolica, consigliere comunale a Roma e successivamente Consigliere superiore della Magistratura.

Tra i più importanti intellettuali del nostro Paese della fine degli anni ’70, fu assassinato nel corso di un brutale attentato organizzato dalle Brigate Rosse all’Università La Sapienza, dove insegnava da ormai diversi anni diritto pubblico dell’economia alla facoltà di scienze politiche.

Bachelet, in ogni caso, non è stato l’unico autore tra i quali gli studenti di Scienze Umane hanno potuto scegliere. In occasione della Maturità 2023 il MIUR ha fornito agli studenti anche una traccia di Edgar Morin tratta da Il metodo.

Titan, è corsa contro il tempo: l’ossigeno nel sottomarino è finito

Il tempo è scaduto. Secondo le stime della Guardia costiera Usa all’interno del Titan, il sottomarino scomparso durante un’immersione per raggiungere il relitto del Titanic, l’ossigeno è terminato. Le speranze di recuperare vivi i cinque passeggeri sono quindi vicine allo zero.

Le ricerche si concentrano in un’area di 26 mila km quadrati

Ieri, mercoledì 21 giugno, un aereo canadese aveva captato rumori dal fondale, una speranza che però si era spenta immediatamente. Nell’area delle ricerche, a 600 km al largo dell’isola di Terranova, si sono intensificati i soccorsi con navi, aerei e robot. A guidare le operazioni è il rimorchiatore Polar Prince, lo stesso che aveva portato il Titan nel luogo della discesa verso il relitto del celebre transatlantico a 3800 metri di profondità. Per dare l’idea delle difficoltà delle ricerche basta considerare che il Titan è lungo sette metri ed è disperso in un’area di 26 mila km quadrati per circa 4 km di profondità. In caso poi il piccolo sottomarino fosse individuato, il problema sarebbe poi recuperarlo e riportarlo in superficie. Un’operazione che richiederebbe ulteriore tempo. Proprio quello che manca ai passeggeri.

I Rush e la ‘maledizione’ del Titanic

A bordo si trovano il miliardario ed esploratore inglese Hamish Harding, il businessman inglese di origini pakistane Shahzada Dawood e suo figlio Suleman di appena 19 anni,  l’esploratore francese esperto del Titanic Paul-Henri Nargeolet, e Stockton Rush, ad della OceanGate Expedition, la compagnia che ha organizzato il viaggio ed è proprietaria del sottomarino. Ironia della sorte, la moglie di Rush è figlia di un pronipote di Isidor e Ida Straus, passeggeri di prima classe del transatlantico affondato nel 1912 dopo l’impatto con un iceberg. La coppia però non salì sulle scialuppe di salvataggio e scomparve nell’oceano. Isidor, infatti, cedette il suo posto a bordo a donne e bambini e sua moglie Ida non lo lasciò solo.

Rovigo, i due studenti che spararono pallini alla prof promossi con nove in condotta

Com’è andata a finire la vicenda della prof della scuola di Rovigo a cui due studenti avevano sparato con una pistola a pallini? Ebbene, i due ragazzini responsabili del gesto non solo non sono stati puniti nella maniera adeguata, ma sono persino stati premiati con un bel nove in condotta. A riportare la notizia è stato il Corriere della Sera.

I due studenti che spararono pallini alla professoressa Maria Cristina Finatti sono stati promossi con il nove in condotta

Sono due i giovani coinvolti in questo deplorevole gesto: da un lato c’è lo studente che aveva effettivamente in mano la piccola pistola e che ha premuto sul grilletto, rischiando di far perdere un occhio alla docente; l’altro invece è il “collega” che ha filmato tutta la scena condividendo poi il video sui social.

Alla fine, l’istituto di Rovigo dove entrambi studiano ha scelto, incredibile ma vero, di promuoverli all’anno successivo, per di più con il nove in condotta. Come se non avessero rischiato di mettere a rischio l’incolumità della loro insegnante di scienze, che umiliata dai suoi due studenti e a questo punto anche dalla scuola dove insegna ha deciso di non arrendersi.

La reazione della prof colpita dai pallini: parlano i suoi legali

La vicenda verrà segnalata al ministero dell’Istruzione. Una delle due legali che seguono l’insegnante Finatti a proposito alla delicata vicenda ha dichiarato: «Quando avremo la conferma formale della promozione, come del fatto che, a quanto ci risulta, le sospensioni non sono mai state applicate, saremmo pronti ad aggiornare subito della situazione il ministro Valditara. Abbiamo sentito la professoressa Finatti e si è detta delusissima per le promozioni visto quanto accaduto a inizio anno; è rimasta inoltre mortificata del fatto che alla scuola di Abbiategrasso sia stato bocciato l’alunno che accoltellò una professoressa mentre a Rovigo tutto è filato liscio come nulla fosse. Due pesi e due misure, ma i princìpi e i valori della scuola, si è chiesta la nostra cliente, non dovrebbero essere sempre gli stessi? Per lei, dopo le percosse subite, è una ‘sberla’ morale’».

Antonio Camboni morto a Reggiolo tre giorni dopo l’incidente, lascia due bambini

È morto dopo 3 giorni di agonia Antonio Camboni. L’uomo era stato coinvolto in un incidente in moto a Reggiolo, in provincia di Reggio-Emilia, mentre si stava recando a Novellare per andare dai suoi genitori, Pietro e Francesca.

Antonio Camboni è morto a Reggiolo tre giorni dopo un brutto incidente, lascia due bambini soli con la madre.
Antonio Camboni (Facebook).

La morte di Antonio Camboni: le ferite erano troppo gravi per essere curate

Nel sinistro stradale di Reggiolo sia Camboni che l’automobilista coinvolto erano sembrati in condizioni disperate. Dopo l’incidente, i soccorsi si erano subito mobilitati per trasportare Antonio Camboni e l’automobilista all’ospedale più vicino, così fornire ad entrambi le migliori cure mediche. Gli elicotteri del 118 partiti da Parma e Pavullo avevano trasportato il 35enne e l’automobilista al Centro Grandi Ustioni di Parma. Le condizioni di Camboni erano fin da subito critiche, con ustioni di terzo grado sull’85% del corpo. Difatti, l’uomo è deceduto a causa delle ustioni causate nell’incendio creato dallo scontro tra la sua moto e un’auto. L’altra sera è stata diramata la notizia del decesso e i familiari sono stati avvertiti della morte del 35enne.

Antonio Camboni è morto a Reggiolo tre giorni dopo un brutto incidente, lascia due bambini soli con la madre.
Ambulanza (Pixabay).

Il ricordo di familiari, amici e colleghi della vittima: «Era un ragazzo d’oro»

Gli amici di Antonio Camboni hanno voluto ricordarlo con parole dolci e affettuose: «Era un ragazzo d’oro, solare, con tanta voglia di vivere, un padre esemplare, un bravo marito, lavoratore instancabile…». Dal settembre 2020 Antonio lavorava alla Simol di Luzzara e i colleghi lo apprezzavano come amico e collaboratore: «Era assegnato al reparto montaggio. Un bravo lavoratore, volenteroso, sempre disponibile con tutti». Ieri la moglie della vittima ha fatto visita all’azienda in cui lavorava Antonio: ha voluto vedere la sua postazione, ha ricevuto il cordoglio e l’affetto unanime di tutti i dirigenti e impiegati dell’azienda. Inoltre sono stati tantissimi i messaggi di cordoglio da parte di amici e conoscenti. Il 35enne ha lasciato la moglie Elisabetta, i figli Alessandro e Emma, di 9 e 7 anni, la sorella Marika e il fratello Giuseppe.

Cadavere nel Po, c’è la conferma: è di Aly Ndao, il 20enne che si era tuffato con gli amici

Purtroppo, è arrivata la triste conferma, il cadavere nel Po rinvenuto nelle scorse ore appartiene al giovane Aly Ndao. Il ragazzo, di soli 20 anni, era scomparso pochi giorni fa, il 17 giugno 2023 e le autorità erano sulle sue tracce.

Il cadavere nel Po è stato identificato, si tratta del giovane Aly Ndao, di soli 20 anni, scomparso pochi giorni prima.
Agente nelle vicinanze del Po (Twitter).

Il cadavere ritrovato nel fiume Po è di Aly Ndao

Questa mattina LaPresse ha riportato che i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno trovato un cadavere nelle acque del fiume Po. Il corpo è stato scoperto presso il corso Moncalieri, a Torino. Il cadavere è stato identificato come Aly Ndao, il 20enne senegalese sparito sabato 17 giugno. Aly Ndao era scomparso nelle acque del Po sabato 17 giugno verso le 17:30. Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo 20enne si trovava in riva al fiume insieme ad amici quando il gruppo ha deciso di tuffarsi per rinfrescarsi. Improvvisamente, Aly Ndao sarebbe stato sopraffatto dalla corrente e non è più riuscito a riemergere. Gli amici hanno subito allertato i vigili del fuoco che si sono precipitati sul luogo in cui è scomparso il 20enne. Durante le ricerche sono stati impiegati droni ed elicotteri per trovare indizi e tracce del ragazzo.

Il cadavere nel Po è stato identificato, si tratta del giovane Aly Ndao, di soli 20 anni, scomparso pochi giorni prima.
Polizia e Carabinieri (Imagoeconomica).

La scomparsa del ragazzo segue quella avvenuta nel fiume Secchia

Oltre al caso di Aly Ndao e del cadavere nel Po nelle scorse ore è avvenuta un’altra tragedia tra le acque del fiume Secchia. Difatti, il giorno 18 giugno nel fiume Secchia, nella località Marzaglia di Modena, è stato trovato il cadavere di Yahya Hkimi, un ragazzo di 18 anni sparito il 14 giugno dopo essersi tuffato in acqua di fronte a un amico. Stando al racconto di un testimone, Yahya voleva far finta di essere trascinato via dalla corrente per scherzare con gli amici, per questo aveva chiesto alla persona che era con lui di filmare lo scherzo col cellulare. Il tuffo mortale di Yahya è stato dunque ripreso ed è l’ultima immagine del 18enne prima che venisse trascinato sul fondo del fiume Secchia.

Honduras, scontri in un carcere femminile: morte 41 detenute

È di almeno 41 morti il bilancio di uno scontro tra gang rivali in un carcere femminile dell’Honduras. Il caos è scoppiato nel penitenziario di Tamara, 25 chilometri a nord-ovest della capitale Tegucicalpa. Stando alle fonti locali, 25 prigioniere sarebbero morte carbonizzate, alcune delle quali bruciate vive, mentre 16 sarebbero state uccise durante uno scontro a fuoco. Come riporta il Guardian, altre sette sono arrivate in ospedale con gravi ferite da arma da taglio. «Esprimo la mia solidarietà alle famiglie», ha twittato la presidente dell’Honduras Xiomara Castro, parlando di un «omicidio mostruoso» e annunciando misure drastiche nei confronti dei responsabili.

Nel carcere in Honduras le bande rivali dettavano legge e contrabbandavano

Ad accendere la rissa sono state alcune esponenti di una gang che, improvvisamente, hanno rinchiuso le rivali in una cella e dato loro fuoco. Come riporta il giornale locale El Heraldo, hanno poi incendiato tutti i locali della struttura e iniziato a sparare contro altre detenute. Le due gang rivali, ossia Mara Salvatrucha e Barrio 18, hanno esercitato a lungo il controllo dei traffici illeciti all’interno del penitenziario che contava fino a oggi circa 900 prigioniere. Non si esclude che la rivolta sia iniziata proprio contro i recenti tentativi delle forze dell’ordine di mettere fine a queste attività. «È il risultato delle nostre azioni contro la criminalità organizzata», ha dichiarato Julissa Villanueva, viceministro della Sicurezza nel Paese. «Noi non ci tireremo indietro e continueremo a far valere la giustizia».

Oltre 40 detenute sono morte durante una rivolta in un carcere femminile in Honduras. In 25 carbonizzate, 16 uccise in scontri a fuoco.
L’esterno del carcere femminile in Honduras dove si è consumata la tragedia (Getty Images).

«È molto difficile identificare i corpi», ha sottolineato ad El Heraldo Yuri Mora, portavoce dell’ufficio del pubblico ministero. «Lavoreremo con il Dna, con i denti e con qualsiasi altra traccia leggibile». Per questo motivo, i familiari di tutte le prigioniere si sono riuniti fuori dal penitenziario per i riconoscimenti. «Non so ancora cosa sia successo a mia figlia», ha detto alla tv locale Ligia Rodriguez, madre di una detenuta. Quella di Tamara è una delle rivolte più gravi all’interno di un carcere femminile dal 2017, quando in Guatemala 41 ragazze morirono in un centro di accoglienza per giovani in difficoltà. Nel 2012 invece, sempre in Honduras, un incendio nel penitenziario di Comayagua uccise 361 persone.

Verona, donna di 49 anni accoltella e uccide il compagno durante una lite

L’omicidio è avvenuto nel pomeriggio a San Bonifacio, nel Veronese, dove una donna di 49 anni ha accoltellato alla schiena il compagno 46enne durante un litigio, forandogli un polmone e causandone la morte. Vania Bonvicini, questo il nome della donna fermata, è ora accusata di omicidio volontario.

A San Bonifacio, una donna ha accoltellato il compagno durante un litigio. L'autrice del delitto è accusata di omicidio volontario.
112 (via Getty Images).

Donna accoltella il compagno durante una lite

Secondo le prime ricostruzioni, risulterebbe che, proprio ieri, i carabinieri fossero stati chiamati in seguito a una lite familiare. Vicino all’abitazione in cui è avvenuto l’omicidio, in via Aleardi, vive l’anziana madre della vittima, che, disperata, ha cercato ripetutamente di avvicinarsi al corpo del figlio, in quel momento riverso in mezzo alla strada e coperto da un telo. L’uomo, Maurizio Tessari, svolgeva come mestiere quello di carpentiere.