Bergamo, anziana morta cadendo da balcone: arrestata la domestica

La Squadra mobile della questura di Bergamo ha arrestato durante la mattinata di mercoledì 15 novembre una donna ucraina con l’accusa di aver ucciso, il 22 aprile del 2022, la donna di 77 anni che assisteva come badante, facendola cadere dal balcone della sua casa al quarto piano di un palazzo di Colognola, alle porte di Bergamo. Inizialmente la morte dell’anziana era stata classificata come suicidio. Le indagini della polizia hanno portato alla svolta. È così emerso che il giorno del delitto la vittima aveva scoperto che la sua domestica le aveva sottratto il bancomat e prelevato 2 mila euro. Questo sarebbe, per gli investigatori, il movente del delitto.

È morta Alessandra Bianchi, la giornalista ambasciatrice del calcio italiano in Francia

È morta all’età di 59 anni la giornalista sportiva Alessandra Bianchi, per quattro anni nell’area comunicazione della Lega Pro e ambasciatrice del calcio italiano in Francia. Si è spenta dopo una breve malattia.

“Ambasciatrice” in Francia ma fedele tifosa della Roma

Nel 1999 Bianchi fu assunta da Mario Sconcerti al Corriere dello Sport e vi restò fino al 2004 prima di trasferirsi in Francia, dove ha lavorato per L’Équipe, L’Équipe du Dimanche su Canal +, le Parisien e Radio Montecarlo. È stata per anni il volto della Ligue 1 (la Serie A d’Oltralpe), ma rimanendo una tifosa della Roma e dell’ex capitano dei giallorossi Francesco Totti. Alessandra Bianchi ha anche lavorato per la Lega Pro, che sul suo sito ha voluto ricordarla così: «Sei sempre stata una collega disponibile all’aiuto e hai sempre messo a nostra disposizione le tue capacità. In ognuno di noi rivivono tanti ricordi che non verranno mai meno: quelli legati al lavoro e quelli delle tue tante passioni: il giornalismo, la Roma, i libri, Parigi, Modigliani. Ti sei contraddistinta sempre nello svolgere i tuoi impegni con serietà e disponibilità. Il tuo ricordo e le nostre risate saranno vivi per sempre. Ciao Alessandra, ci mancherai». Giovedì 16 novembre si terrà la camera ardente al campus biomedico di Roma dalle 8 alle 10. Alle 11, invece, il funerale alla cappella di San Nicola al Borghetto dei pescatori, a Ostia.

Conte: «Italia codarda su Gaza, fermare le forniture di armi a Israele»

«Sospendete immediatamente le forniture di armi a Israele. Il mio governo lo ha fatto con alcuni Paesi. Per farlo serve solo una cosa che vi manca: il coraggio». Lo ha detto nell’Aula della Camera il leader di Movimento 5 stelle Giuseppe Conte in replica al question time, rivolgendosi al ministro degli Esteri Antonio Tajani. Davanti alla crisi di Gaza, ha aggiunto l’ex premier, «la risposta della politica non può essere nel segno della pavidità» che il governo ha avete adottato il 27 ottobre. «Vi siete pilatescamente astenuti all’Onu su una risoluzione per una tregua umanitaria. Un atteggiamento codardo che allontana l’Italia dal tradizionale ruolo di protagonista di dialogo nel Medio oriente», ha aggiunto il presidente del M5s. La replica di Tajani a stretto giro: «Noi chiediamo pause umanitarie più lunghe, i codardi non stanno certamente sui banchi di questo governo, onorevole Conte».

Conte: «Italia codarda su Gaza, fermare le forniture di armi a Israele». La replica del ministro degli Esteri Tajani.
Giuseppe Conte e Antonio Tajani nel 2019 (Imagoeconomica).

Nella giornata anche la telefonata Meloni-Erdogan: la Turchia si aspetta che l’Italia sostenga un cessate il fuoco

Le parole di Conte giungono nel corso di una giornata che ha visto anche il colloquio telefonico tra la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Ankara, ha detto il Sultano, si aspetta che l’Italia sostenga un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. «Le atrocità contro la terra palestinese si stanno intensificando e stanno aumentando ogni minuto le morti dei civili», ha detto Erdogan a Meloni, come riporta la presidenza della Repubblica turca, aggiungendo che il Paese adotterà iniziative per portare Israele, «che ha commesso crimini di guerra», davanti ai tribunali internazionali.

Me contro Te, il 24 novembre esce il loro primo album di Natale

Dopo il successo dell’album Il Fantadisco dei Me contro te che ha esordito al n.1 nella classifica ufficiale FIMI/Gfk e ha ottenuto il disco di Platino, i Me contro te tornano con un nuovo album di canzoni di Natale. Natale con Luì & Sofì esce il 24 novembre e conterrà 10 brani di cui tre inediti e sette cover di classici natalizi.

Il disco di Natale dei Me contro te disponibile anche in edizione speciale

L’album uscirà con due formati, una standard con le sagome natalizie di Luì e Sofì, una pallina di Natale bidimensionale da appendere sull’albero e una letterina per fare gli auguri o un disegno di Natale per Luì e Sofì, e un’edizione speciale con una scatola contente il cd, una sciarpa di Natale dei Me Conto Te e una pallina per l’albero personalizzata. L’album si aggiunge alle numerose attività dei Me Contro Te e si inserisce in un momento d’oro della loro carriera. Luì e Sofì hanno, infatti, pubblicato 10 libri e sono usciti con cinque film campioni d’incassi, una serie tv che ha raggiunto ascolti altissimi (a breve uscirà la seconda stagione) e hanno riempito palazzetti con il loro live tour che ha emozionato grandi e piccini di tutta Italia. Inoltre il disco esce dopo un altro grande successo del singolo La canzone del cowboy che ha raggiunto 12 milioni di visualizzazioni in pochissimo tempo.

La tracklist dell’album

Queste le canzoni contenute in Natale con Luì & Sofì: Super Babbo Natale, Come il Grinch, Sotto l’Albero, 12 giorni a Natale, Il Natale arriva in città, Din Don Dan ( Jingle Bells), Lascia che nevichi (let it snow), Auguri di Buon Natale, Feliz Navidad, A Natale puoi.

Corteo degli studenti alla Sapienza e a Tor Vergata al grido di «Palestina libera»

Con fumogeni rossi e bandiere palestinesi, un gruppo di studenti in corteo è entrato nei cortili della Sapienza, dentro la facoltà di Scienze Politiche, invitando tutti a partecipare alla manifestazione e aprendo le aule al motto «Palestina libera». Una ragazza, in testa al corteo, ha tenuto tra le mani un lenzuolo bianco arrotolato, a simboleggiare i bambini morti a Gaza. Sui palazzi della Sapienza, all’ingresso di Giurisprudenza e di Scienze Politiche, sui muri sono comparsi manifesti con scritto, in blu, «questa facoltà collabora con Israele». Oltre alla Sapienza, anche all’università romana di Tor Vergata il gruppo Cambiare Rotta ha dato vita a una manifestazione spontanea.

Cutro, lo Stato non vuole risarcire le famiglie delle vittime

L’Italia non vuole concedere alcun risarcimento alle famiglie delle vittime del naufragio di Cutro. Questo è quanto è emerso nell’aula del tribunale di Crotone, durante il processo contro i presunti scafisti. A spiegarlo è stata l’avvocata Giulia Bongiorno, che rappresenta che rappresenta la Consap, la concessionaria servizi assicurativi pubblici a cui fa capo il fondo di garanzia dello Stato per il risarcimento delle vittime di incidenti in strada o in mare.

Cutro, lo Stato non vuole risarcire le famiglie delle vittime
Alcuni residenti a Cutro durante una delle proteste contro il governo (Getty Images).

Bongiorno: «Lasciateci fuori dal processo»

La legale ha spiegato che il governo non ritiene di dover risarcire nessuno. E questo perché la barca naufragata non può essere considerata «un’imbarcazione adibita al trasporto e dunque assoggettabile al codice delle assicurazioni». Bongiorno ha dichiarato: «Noi chiediamo di essere lasciati fuori da questo processo». Il tribunale di Crotone, nella precedente udienza, aveva accolto la richiesta dei rappresentanti dei sopravvissuti e delle famiglie delle vittime e per questo è stata chiamata in causa la Consap.

Gli avvocati: «Comportamento sbalorditivo»

L’avvocato Francesco Verri, uno dei legali delle famiglie, ha spiegato: «Eravamo riusciti ad ottenere dal tribunale il diritto di far intervenire nel processo la Consap perché risarcisca i danni in caso di condanna. E invece lo Stato dice “non contate su di me, non risarcisco nulla”. E dunque, non solo lo Stato quella notte si è lavato le mani, non solo ha lasciato morire le vittime di questo naufragio, non solo non ha neppure pensato di intervenire con un’operazione di polizia, non solo ha lasciato navigare un’imbarcazione non assicurata ma oggi dice “io non intendo prendermi cura neanche delle vittime ne risarcire loro i danni”. Dunque il comportamento dello Stato, appellandosi ad un cavillo, è sbalorditivo e non intende assumersi nessuna responsabilità neanche nei confronti dei superstiti e dei familiari delle vittime».

Russia, il Cremlino smentisce la fuga di Putin e Medvedev

Né il presidente Vladimir Putin né l’ex capo del Cremlino Dmitry Medvedev – oggi vice presidente del Consiglio di sicurezza russo – hanno lasciato Mosca di fronte alla minaccia di Yevgeny Prigozhin, che si è ribellato ai vertici della Russia e ha marciato su Rostov sul Don con il suo esercito privato. «Il presidente lavora al Cremlino», ha assicurato il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, citato da Ria Novosti, mettendo a tacere le voci che volevano il presidente in fuga verso una delle residenze fuori dalla regione della capitale. «Medvedev, i suoi assistenti e la segreteria sono nei loro luoghi di lavoro e svolgono i loro compiti», ha riferito il portavoce Oleg Osipov.

Il volo sospetto dell’aereo presidenziale Ilyushin Il-96 verso San Pietroburgo

In un tweet Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino, aveva scritto che l’aereo presidenziale Ilyushin Il-96 di Putin era decollato da Mosca per San Pietroburgo, allegando una foto del sito FlightRadar che mostra il percorso dell’Ilyushin II 96-300 PU. Insieme sarebbe atterrato anche un altro degli aerei governativi, un Airbus RSD523. Sempre su Twitter, Gerashchenko ha condiviso l’indiscrezione che anche il membro più ricco del governo russo, il vice primo ministro Denis Manturov, avrebbe lasciato il Paese volando in Turchia.

Russia, il Cremlino smentisce la fuga di Putin. L’aereo presidenziale, decollato da Mosca, sarebbe però atterrato a San Pietroburgo.
La Piazza Rossa di Mosca, blindata per motivi di sicurezza (Getty Images)

Il Cremlino avrebbe cercato di negoziare un accordo con il leader del Gruppo Wagner

Secondo il sito russo Vazhnye Istorii, alla vigilia della rivolta di Prigozhin il Cremlino avrebbe cercato di negoziare un accordo con il leader del Gruppo Wagner, che però avrebbe rifiutato la richiesta di ritrattare le dichiarazioni di fuoco fatte contro i vertici militari russi. Prigozhin avrebbe ricevuto «una chiamata dall’amministrazione presidenziale, non da Putin, e gli è stato offerto di ritrattare, spiegando che i suoi messaggi erano opera di hacker che avevano falsificato la sua voce». Una volta incassato il no del capo del Gruppo Wagner, Putin ha ordinato di avviare l’inchiesta penale a suo carico.

Russia, il Cremlino smentisce la fuga di Putin. L’aereo presidenziale, decollato da Mosca, sarebbe però atterrato a San Pietroburgo.
Sonostenitori di Putin sulla Piazza Rossa (Getty Images)

Russia nel caos, le reazioni dei leader internazionali

«La guerra civile è iniziata», ha fatto sapere il Gruppo Wagner, dopo l’inizio dei combattimenti tra la milizia mercenaria e l’esercito regolare a Voronezh. Tutto il mondo ha gli occhi puntati su quanto sta accadendo in Russia dopo che Yevgeny Prigozhin si è ribellato contro Mosca e i vertici della Difesa, occupando con il suo esercito privato Rostov sul Don e minacciando di marciare in direzione della capitale russa. L’Italia non fa eccezione. «Quello che sta accadendo racconta una realtà molto diversa da quella della propaganda russa di questi ultimi anni sullo stato di salute, la solidità, la compattezza all’interno della Federazione. Questo è un elemento che va tenuto in considerazione anche in termini di imprevedibilità di quello che può accadere. Continuiamo a essere concentrati sul sostegno all’Ucraina, che continua a dare prova di straordinario coraggio e straordinaria resilienza. E così deve fare anche la comunità internazionale nel suo sostegno», ha dichiarato Giorgia Meloni dall’Austria, dove si trova per l’Europa Forum. La premier italiana ha annunciato durante la conferenza stampa con il cancelliere austriaco Karl Nehammer di aver convocato l’intelligence italiana per essere aggiornata su tutti i particolari. Il leader dell’Austria ha detto che «bisogna valutare attentamente la situazione, ciò che accade in Russia è sempre di grande importanza strategica, perché la Federazione russa ha molte armi biologiche, chimiche e nucleari».

Tajani: «Al momento nessuna criticità per i connazionali in Russia»

«Al momento nessuna criticità per i connazionali in Russia, i quali sono stati invitati alla prudenza. Per informazioni questo è il numero di emergenza dell’Unità di Crisi 0636225», ha twittato il capo della Farnesina Antonio Tajani.

«Non tocca a noi interferire. Come diciamo che la Russia non può interferire nella situazione interna di un Paese, non possiamo farlo noi», ha dichiarato il ministro degli Esteri, sottolineando che l’Italia ha «solo fornito strumenti all’Ucraina per difendere la propria integrità territoriale».

Russia nel caos, le reazione dei leader internazionali dopo che Prigozhin si è ribellato al Cremlino. Preoccupazione per le armi nucleari.
Joe Biden (Getty Images).

Washington «si sta consultando con gli alleati in tutto il mondo»

Ovviamente, gli Stati Uniti stanno monitorando quanto sta accadendo nella porzione di Federazione Russa in cui sono entrati in azione i 25 mila soldati di Prigozhin. Joe Biden ha ricevuto un briefing sugli scontri e Washington «si sta consultando con alleati e partner in tutto il mondo», sugli sviluppi della situazione in Russia, ha fatto sapere la Difesa americana alla Cnn. Anche il presidente francese Emmanuel Macron segue da vicino la situazione in Russia. Lo fa sapere l’Eliseo. «Restiamo concentrati sul sostegno all’Ucraina», ha precisato Macron. «È una questione interna alla Russia. Stiamo monitorando la situazione», ha dichiarato il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, soffermandosi sugli sviluppi della crisi tra il Gruppo Wagner e il Cremlino.

Russia nel caos, le reazione dei leader internazionali dopo che Prigozhin si è ribellato al Cremlino. Preoccupazione per le armi nucleari.
Rishi Sunak (Imagoeconomica).

Il premier britannico Sunak: «Proteggere le vite dei civili»

Il Regno Unito «ha chiesto a tutte le parti di esercitare la responsabilità e proteggere le vite dei civili. Restiamo in contatto con gli alleati via via che la situazione si evolve», ha detto il primo ministro Rishi Sunak, che dovrebbe presto parlare con gli alleati internazionali. Il presidente della Bulgaria Rumen Radev, presente in Austria all’Europa Forum Wachau, ha detto che serve «pensare a cosa succederà alle migliaia di testate nucleari» della Russia: «Dobbiamo essere molto attenti, spero che le istituzioni europee, la Nato, e tutti noi non staremo solo a guardare: bisogna consolidare gli sforzi per garantire la sicurezza».

Combattimenti a Voronezh, il Gruppo Wagner: «Guerra civile ufficialmente iniziata»

«La guerra civile è ufficialmente iniziata». È il messaggio diffuso da uno dei profili Telegram del Gruppo Wagner, la compagnia paramilitare guidata da Yevgeny Prygozhin, che nella notte tra il 23 e il 24 giugno ha preso il controllo della città russa di Rostov sul Don. Nel messaggio si fa riferimento all’attacco subito da un convoglio della compagnia nella regione di Voronezh, dove sono iniziati i combattimenti tra la milizia mercenaria e l’esercito regolare russo.

Combattimenti iniziati, esploso un deposito di petrolio

Come riferito da fonti locali alla Bbc, i mercenari del Gruppo Wagner sarebbero vicini a prendere il controllo di tutte le strutture militari anche a Voronezh, città a metà strada tra Rostov sul Don, importante hub strategica per l’esercito russo, e la capitale Mosca. «Nell’ambito dell’operazione antiterrorismo sul territorio della regione di Voronezh, le forze armate della Federazione Russa stanno svolgendo le necessarie azioni di combattimento e operative», ha dichiarato il governatore regionale Aleksander Gusev su Telegram. «Sono certo che i cittadini di Voronezh non cederanno alle provocazioni informative di chi è interessato a destabilizzare la situazione nel Paese e nella regione». Un grande deposito di petrolio è in fiamme a Voronezh: in alcune foto postate sui social si vede una gigantesca colonna di fumo nero alzarsi in cielo.

Zelensky: «La debolezza della Russia è evidente»

«La debolezza della Russia è evidente. È debolezza su vasta scala. E più a lungo la Russia mantiene le sue truppe e mercenari sulla nostra terra, più caos, dolore e problemi avrà in seguito», ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Telegram. «Chi sceglie la via del male distrugge se stesso. Chi invia colonne di soldati per distruggere vite umane in un altro Paese non può impedire loro di fuggire e di tradire quando la vita resiste. Manteniamo la nostra resilienza, unità e forza. Tutti i nostri comandanti, tutti i nostri soldati sanno cosa fare».

Rostov, ecco perché Prigozhin ha iniziato proprio da qui la sua rivolta

La mattina del 24 giugno gli abitanti di Rostov sul Don si sono svegliati con i carri armati nelle strade della città. Non quelli dell’esercito russo in viaggio verso l’Ucraina, né quelli di Kyiv impegnati nella controffensiva, bensì quelli a disposizione del Gruppo Wagner guidato da Yevgeny Prigozhin, che ha lanciato il guanto di sfida ai vertici della Difesa di Mosca, dichiarandosi pronto – dopo aver presso il controllo di Rostov – a marciare verso la capitale della Federazione Russa. Ecco perché Prigozhin, per dare il via alla propria ribellione, ha scelto proprio Rostov.

Rostov, perché Yevgeny Prigozhin ha iniziato proprio da qui la sua rivolta contro i vertici dell'esercito russo.
Abitanti di Rostov incuriositi dalla presenza di un carro armato (Getty Images).

Prigozhin ritiene che Shoigu abbia coordinato da Rostov le operazioni contro la Wagner

Venerdì 23 giugno Prigozhin ha accusato apertamente le truppe russe di aver lanciato un attacco missilistico che ha ucciso decine di suoi combattenti. L’ex “cuoco di Putin” ritiene che il ministro della Difesa di Mosca (nonché suo acerrimo nemico) Sergei Shoigu abbia coordinato le operazioni contro il Gruppo Wagner proprio da Rostov.

A 130 chilometri dall’Ucraina, Rostov è un importante hub strategico per l’esercito di Mosca

In generale, Rostov sul Don (circa un milione di abitanti) è un importante hub strategico. La città ospita infatti il quartier generale del Distretto militare meridionale, una delle sottodivisioni delle forze armate della Russia, così come il centro di comando del gruppo di forze congiunto russo in tutta l’Ucraina. Rostov si trova a soli 130 chilometri dal confine ucraino: se le truppe russe vogliono raggiungere Mariupol o la Crimea, devono per forza passare da qui.

Rostov, perché Yevgeny Prigozhin ha iniziato proprio da qui la sua rivolta contro i vertici dell'esercito russo.
Un soldato del Gruppo Wagner a Rostov sul Don (Getty Images).

La regione ospita una centrale nucleare di fondamentale importanza per la Russia

«Rostov sul Don è fondamentale per l’esercito russo ed è probabile che qualsiasi minaccia al Ministero della Difesa abbia conseguenze su alcuni aspetti critici dello sforzo bellico. Chiunque controlli Rostov controllerà anche la principale linea di rifornimento per l’intera forza russa in Ucraina», ha spiegato il think tank statunitense Institute for the Study of War. «La regione di Rostov è anche strategicamente importante in quanto ospita una centrale nucleare di fondamentale importanza, sebbene si trovi a 160 chilometri dalla città stessa. È poi nota l’esistenza che esiste un deposito di armi nucleari nella vicina regione di Voronezh, che si trova tra Rostov e Mosca».

Putin, il discorso dopo la ribellione di Prigozhin: «Non lasceremo che scoppi un’altra guerra civile»

Dopo la ribellione del capo del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, che ha dichiarato ufficialmente guerra ai vertici militari di Mosca, prendendo il controllo di Rostov sul Don e invitando i russi a unirsi alla sua battaglia per esautorare la leadership militare, Vladimir Putin ha parlato alla parlato alla nazione con un discorso trasmesso in diretta tv. «Le azioni che hanno diviso la nostra unità sono il rinnegamento del nostro popolo, dei nostri compagni d’armi che ora stanno combattendo al fronte, questa è una pugnalata alle spalle per il nostro Paese e il nostro popolo», ha detto il presidente russo. «Tutti coloro che hanno scelto la via del tradimento saranno puniti e saranno ritenuti responsabili. Le forze armate hanno ricevuto gli ordini necessari. Mi rivolgo ai cittadini russi, agli eroi che combattono al fronte, mi rivolgo anche a coloro che con inganno e minacce sono stati coinvolti in questa avventura criminale. Chiedo di porre fine a queste azioni criminali».

«Difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da ogni tradimento interno»

Durante il suo discorso, Putin ha precisato di avere un’alta considerazione dei soldati del Gruppo Wagner, senza scaricare dunque del tutto i soldati della milizia mercenaria, che evidentemente ritiene possano far comodo nel prosieguo della campagna militare in Ucraina: «Il loro nome è stato tradito da coloro che ci spingono alla guerra civile. Difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da ogni tradimento interno, da interessi personali, ambizioni smisurate», ha continuato Putin. «Saranno adottate azioni ferme per stabilizzare la situazione a Rostov sul Don. La situazione resta difficile, il lavoro degli organi di governo civili e militari è stato di fatto bloccato». A Rostov, città al confine con l’Ucraina, Prigozhin ha detto di aver preso il controllo di siti militari, compreso un aeroporto.

Vladimir Putin, il discorso dopo la ribellione di Yevgeny Prigozhin: «Chi ha scelto il tradimento sarà punito».
Un soldato del Gruppo Wagner a Rostov sul Don (Getty Images).

«Salveremo ciò che ci è caro e sacro, diventeremo ancora più forti»

Poi un riferimento alla Prima guerra mondiale e alla guerra civile russa, sanguinoso conflitto che scoppiò in seguito alla Rivoluzione d’ottobre e alla presa del potere da parte dei bolscevichi. «Questo colpo è stato dato al popolo russo anche nel 1917 quando combatteva la Prima guerra mondiale, quando la vittoria gli è stata praticamente rubata. Nella guerra civile, i russi uccidevano altri russi, i fratelli uccidevano altri fratelli. I vari avventurieri politici hanno tratto vantaggio da questa situazione. Noi non permetteremo la ripetizione di una situazione del genere. Credo che salveremo e difenderemo ciò che ci è caro e sacro e insieme alla nostra patria supereremo ogni prova, diventeremo ancora più forti».

Vladimir Putin, il discorso dopo la ribellione di Yevgeny Prigozhin: «Chi ha scelto il tradimento sarà punito».
Le autorità russe hanno condotto perquisizioni nella sede del Gruppo Wagner a San Pietroburgo (Getty Images).

Prigozhin sfida Mosca, la Wagner occupa Rostov. Putin: «Pugnalati alle spalle»

Sale la tensione in Russia. Nella notte Yevgeny Prigozhin, che aveva accusato i capi della Difesa di avere ordinato un attacco contro il Gruppo Wagner, con i suoi mercenari ha varcato il confine russo entrando a Rostov sul Don. Dopo aver preso il controllo dei siti militari della città, base logistica chiave per l’offensiva in Ucraina, Prigozhin ha annunciato che le sue truppe sono pronte a marciare su Mosca se il ministro della Difesa, Sergei Shoigu e il generale Valery Gerasimov, non accetteranno di incontrarlo. «Siamo in 25 mila», ha detto invitando i russi, in particolare i soldati, a unirsi al suo esercito e a non opporre resistenza in quello che «non è un colpo di stato militare, ma una marcia della giustizia». Di diverso avviso l’intelligence militare russa, che ha definito l’azione di Prigozhin «un colpo di Stato», e soprattutto Vladimir Putin: «Gli interessi personali hanno portato al tradimento del nostro Paese e alla causa che le nostre forze armate stanno combattendo. Tutti coloro che sono andati sulla via del tradimento saranno puniti e saranno ritenuti responsabili. Le forze armate hanno ricevuto gli ordini necessari», ha detto il presidente russo in un discorso trasmesso in diretta tv. Mentre a Mosca sono stati blindati i centri di potere, a San Pietroburgo le forze di sicurezza russa hanno circondato l’edificio che ospita il quartier generale del Gruppo Wagner.

Nessuna resistenza incontrata a Rostov sul Don

Prigozhin ha dichiarato di essere entrato a Rostov sul Don insieme ai suoi uomini senza incontrare alcuna resistenza. A documentarlo alcuni video diffusi sui social, che mostrano decine di soldati armati e mezzi blindati in mezzo alla strada, mentre alcune persone riprendono la scena con il cellulare. A Rostov-sul-Don il leader del Gruppo Wagner ha incontrato Yunus-Bek Evkurov, vice ministro della Difesa russo, e Vladimir Alekseev, il vice capo di stato maggiore, che nella notte insieme al generale Sergei Surovikin aveva registrato un videomessaggio rivolto ai combattenti del Gruppo Wagner, esortandoli a non partecipare alla ribellione annunciata dal loro capo.

Prigozhin ha invitato i russi a non credere al Cremlino

Prigozhin, che chiede un incontro con Gerasimov e Shoigu, minacciando altrimenti di marciare su Mosca, ha invitato i cittadini russi a non credere a quello che dicono i media di Stato: «Un’enorme quantità di territorio è persa, i soldati vengono uccisi in numeri tre, quattro volte superiori a quelli dei documenti mostrati ai vertici militari». Prigozhin ha anche fatto sapere che Gerasimov è fuggito da Rostov al suo arrivo a Rostov e che le sue truppe avrebbero abbattuto un elicottero militare russo.

Prigozhin lancia la rivolta, Russia sull’orlo della guerra civile
Vladimir Putin (Imagoeconomica).

Il capo del Gruppo Wagner rischia fino a 20 anni di carcere

Prima che Putin parlasse apertamente di tradimento, il procuratore generale Igor Krasnov aveva già aperto un procedimento penale contro Prigozhin, incriminato per il tentativo di organizzare una ribellione armata: rischia dai 12 ai 20 anni di carcere. «Siete stati ingannati nell’avventura criminale di Prigozhin e nella partecipazione a una ribellione armata. Vi chiediamo di mostrare prudenza e di mettervi in contatto con i rappresentanti del ministero della Difesa russo o delle forze dell’ordine il prima possibile. Garantiamo la sicurezza di tutti. Molti dei vostri compagni di diversi distaccamenti si sono già resi conto del loro errore chiedendo aiuto per garantire la possibilità di tornare in sicurezza ai loro punti di schieramento permanenti», aveva dichiarato il ministero della Difesa russo in una nota, rivolgendosi ai militari del Gruppo Wagner.

Prigozhin lancia la rivolta: Wagner pronta a marciare su Mosca. Russia sull’orlo della guerra civile. Costa sta succedendo.
Prigozhin a colloquio con Evkurov e Alekseev (Twitter).

Mosca blindata: misure antiterrorismo

La tensione è altissima nel Paese. Blindata intanto Mosca, con posti di blocco e mezzi militari a protezione dei centri di potere. Chiuse ai visitatori la Piazza Rossa, il Mausoleo di Lenin e la necropoli vicino al muro del Cremlino. Il sindaco della capitale russa ha dichiarato che sono state messe in atto misure antiterrorismo.

Juve, patto con l’Uefa: rinuncia alla Conference League per non avere sanzioni

La Juventus potrebbe rinunciare alla Conference LeagueTuttosport lancia l’indiscrezione e parla di un presunto accordo che il club bianconero starebbe discutendo con la Uefa, per tentare di far calare la tensione dopo gli ultimi mesi. Il quotidiano parla di un incontro tra gli avvocati della società piemontese e alcuni esponenti di vertice della federazione europea in cui si è discusso della presunta infrazione del settlement agreement stipulato nel settembre del 2022. Dopo il passo indietro sulla Superlega, i bianconeri sarebbero intenzionati a non partecipare alla coppa come segno di pace, dopo la penalizzazione ricevuta in Serie A e le vicende giudiziarie degli ultimi mesi. I rapporti tra la Juventus e la Uefa, soprattutto con il presidente Aleksander Ceferin, erano ai minimi termini fino a poche settimane fa.

La Juventus e l'Uefa potrebbero trovare un accordo: niente sanzioni in cambio dell'addio alla Conference League
Aleksander Ceferin, presidente dell’Uefa (Getty).

La Uefa non inserisce per qualche ora la Juve: errore o indizio?

Il 22 giugno, d’altronde, la Uefa aveva dimenticato la Juventus nell’elenco delle squadre che si presenteranno ai nastri di partenza della prossima Conference League. I tifosi si sono subito chiesti se non fosse un indizio dell’esclusione possibile del club, viste le sanzioni arrivate in campionato e l’attesa per la decisione della stessa Uefa. Poi, dopo un paio d’ore, la Juventus è stata inserita. Un errore o un indizio? Ciò che è certo è che la nuova dirigenza sembra essere in netto contrasto con la precedente gestione Agnelli, uno degli antagonisti principali di Cereferin nel caso Superlega.

La Uefa pensa all’esclusione per 3 anni della Juventus

Intanto i tifosi della Juventus restano in attesa delle decisioni ufficiali della Uefa, che dovrebbero arrivare nel corso dell’ultima settimana di giugno. In Europa alcuni quotidiani stranieri ventilavano l’ipotesi di un’esclusione per almeno tre anni. Sarebbe, per la Juve, un durissimo colpo, tanto sportivo quanto economico. Altre indiscrezioni parlavano, invece, dell’esclusione dalla Conference League. Ciò che è certo è che senza coppe europee, nel caso di uno stop imposto dall’Uefa o di una scelta autonoma dei bianconeri, il mercato potrebbe essere diverso. La società sta valutando alcuni nomi ma tengono banco il rinnovo di Federico Chiesa, che potrebbe finire sul mercato, e il possibile addio di Max Allegri, nonostante sia stato confermato in panchina a fine stagione.

La Juventus e l'Uefa potrebbero trovare un accordo: niente sanzioni in cambio dell'addio alla Conference League
L’allenatore della Juventus Max Allegri (Getty).

TIM, donato al FAI il convento di San Bernardino a Ivrea: era la storia casa degli Olivetti

Il convento di San Bernardino a Ivrea, che fu casa degli Olivetti, sarà un nuovo bene del FAI grazie alla donazione del Gruppo TIM e degli eredi della famiglia. Ad annunciarlo sono stati, direttamente dalla chiesa del convento, Marco Magnifico, presidente del FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano ETS, Beniamino de’ Liguori Carino, nipote di Adriano Olivetti – tra i numerosi eredi che hanno donato la chiesa e primo ad aver intuito quest’opportunità -, dal segretario generale della Fondazione Adriano Olivetti e dalla stessa TIM, che ha donato il convento ed è stata rappresentata in un video messaggio dal presidente Salvatore Rossi e di persona da Maria Enrica Danese, direttrice Institutional Communications, Sustainability Projects & Sponsorship.

Il convento di San Bernardino a Ivrea donato al FAI

Il convento con la sua chiesa, così riuniti nella proprietà e nella gestione del FAI, saranno oggetto di un grande progetto di restauro e valorizzazione reso possibile dal finanziamento di 6 milioni di euro da parte del ministero della Cultura, rappresentato in loco dal sottosegretario Vittorio Sgarbi. Elaborato dal FAI, supportato da studi storico-archivistici e campagne diagnostiche e condiviso in tutto con la soprintendenza competente, il progetto di restauro sarà coordinato dallo stesso ministero attraverso il segretariato regionale come stazione appaltante.

Il convento di San Bernardino a Ivrea è stato donato al FAI da TIM e dagli eredi Olivetti
Convento di San Berardino a Ivrea (FAI).

Concluse le necessarie procedure amministrative, il cantiere aprirà a metà 2024 e durerà due anni. Saranno affrontati il restauro conservativo degli edifici storici, l’adeguamento normativo e impiantistico, il miglioramento sismico, con massima attenzione a soluzioni per la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico, la rifunzionalizzazione degli spazi interni ed esterni per l’apertura completa e la regolazione del pubblico e l’offerta di servizi culturali e di accoglienza. Si procederà per lotti: dapprima sul convento, bisognoso di lavori strutturali e ingenti, poi sulla chiesa e di seguito sulle pertinenze novecentesche dell’edificio – dai campi da tennis e di bocce al sentiero attrezzato nel parco sulla collina di Monte Navale. Complessivamente verranno recuperati oltre 40 mila mq di edifici storici e di verde nel cuore delle architetture della città industriale di Ivrea, riconosciute patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Il convento di San Bernardino a Ivrea è stato donato al FAI da TIM e dagli eredi Olivetti
Convento di San Berardino a Ivrea (FAI).

Il convento di San Bernardino, che dal 1908 è stato la casa della famiglia Olivetti – di Camillo, di sua moglie Luisa Revel e dei loro sei figli -, dagli Anni 50 è divenuto sede del gruppo sportivo ricreativo Olivetti e tornerà a essere un centro culturale e ricreativo aperto a tutti. Un bene storico da visitare, di cui saranno conservate e valorizzate le testimonianze architettoniche e artistiche quattrocentesche, ma anche un luogo antico che racconterà una storia moderna: la vicenda umana e familiare, culturale, politica e imprenditoriale di Adriano Olivetti, che ha segnato la storia del nostro Paese con sorprendenti echi di notorietà internazionale e straordinaria attualità.

Le dichiarazioni dei vertici FAI e TIM

Il presidente del FAI Marco Magnifico ha così commentato l’iniziativa: «A Giulia Maria Crespi, nel centesimo anno dalla nascita, il FAI ha deciso di dedicare questa sua nuova impresa nella consapevolezza dell’unità di atteggiamento, di spirito e di intenti che, pur senza mai essersi conosciuti e facendo parte di due generazioni diverse seppur assai contigue, lega la sua figura a quella di Adriano Olivetti, che come lei ha fatto bene all’Italia e agli italiani. Due figure egualmente mosse da un rigore morale e da un travaglio interiore e spirituale che li spinse tutta la vita a dedicare le proprie forze migliori a‘far bene alla comunità».

Il convento di San Bernardino a Ivrea è stato donato al FAI da TIM e dagli eredi Olivetti
Convento di San Berardino a Ivrea (FAI).

Gli ha fatto eco Maria Enrica Danese, direttrice Institutional Communication, Sustainability & Sponsorship di TIM: «Con la nostra donazione al FAI del complesso di San Bernardino, un’area di oltre 40 mila mq che include spazi boschivi e ricreativi, abbiamo voluto far diventare patrimonio del territorio, ossia accessibile al pubblico, un bene unico sotto il profilo artistico e culturale. Sono molte le iniziative che stiamo mettendo in campo per la valorizzazione dei beni artistici e culturali italiani, la maggior parte delle quali ci vedono impegnati sul fronte delle tecnologie e dei servizi per la loro digitalizzazione. Questa volta era necessario partire da un progetto di recupero, restauro e gestione dell’accesso del pubblico e in questo senso il FAI rappresenta per TIM il partner d’eccellenza, in quanto da sempre impegnato nel restituire alla collettività le grandi bellezze italiane. Siamo infatti convinti che la sfida dello sviluppo del nostro Paese debba passare necessariamente per il mondo della cultura attraverso progetti come quello del Complesso che partono da risorse pubbliche e private e si sviluppano attraverso un modello virtuoso di gestione economica. Essere parte di questa iniziativa oggi ci rende particolarmente orgogliosi».

 

Naufragio a Lampedusa, «forse 40 dispersi»: l’annuncio dell’Oim

Nuovo naufragio nel Mediterraneo. A lanciare la notizia è Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim, l’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione internazionale per le Migrazioni. In un tweet scrive: «Naufragio a Lampedusa, forse 40 dispersi. Dinamiche e numero da confermare». In attesa di aggiornamenti lancia anche un appello: «Urgente rafforzare i soccorsi sulla rotta tunisina i fragili barchini di ferro su cui sono costretti a viaggiare i migranti in fuga dal Paese stanno causando quest’anno un inaccettabile numero di morti». Il nuovo naufragio arriva a una decina di giorni dalla tragedia avvenuta in Grecia, dove sono morti 82 migranti nella notte tra il 13 e il 14 giugno.

Il portavoce dell'Oim annuncia un nuovo naufragio: 40 dispersi al largo di Lampedusa
Il barcone di migranti affondato in Grecia (Imagoeconomica).

Usa, il bersaglio al poligono è un afroamericano: polemiche sul dipartimento di polizia

Il dipartimento di polizia di Villa Rica, cittadina a pochi chilometri da Atlanta, in Georgia, ha organizzato sabato 17 giugno una giornata di esercitazioni al poligono in cui gli agenti hanno permesso ai cittadini di esercitarsi con le pistole, imparando quindi a sparare. Un successo, almeno secondo quanto ha scritto il dipartimento su Facebook nelle ore successive all’esercitazione, pubblicando anche le foto. Nulla di strano se non fosse che nelle istantanee si nota un dettaglio che non passa affatto inosservato: il bersaglio a cui i cittadini hanno sparato mostrava un afroamericano. Sono passati pochi minuti prima che il profilo venisse invaso da commenti critici e attacchi al dipartimento, che si è poi scusato e ha tolto le foto.

Il dipartimento di polizia di Villa Rica, ad Atlanta, ha usato un afroamericano come bersaglio durante un'esercitazione coi cittadini
Un’auto della polizia di Villa Rica durante un intervento con i vigili del fuoco (Facebook).

La nota del dipartimento: «Non volevamo essere offensivi»

Dopo i numerosi attacchi, chi gestisce la pagina Facebook del dipartimento di polizia di Villa Rica ha deciso di rimuovere le foto e ancora dopo giorni restano soltanto le didascalie della giornata di esercitazioni. Il 21 giugno è arrivata anche una nota di scuse. Nel comunicato, dopo una breve premessa, si legge: «I bersagli utilizzati nella nostra recente lezione sulle armi da fuoco raffigurano immagini umane realistiche e facevano parte di un pacchetto che includeva immagini di bersagli di persone di vari gruppi etnici. Non è mai stata nostra intenzione essere insensibili, provocatori o offensivi nei confronti di nessuno».

Il dipartimento di polizia di Villa Rica, ad Atlanta, ha usato un afroamericano come bersaglio durante un'esercitazione coi cittadini
Un poliziotto isola un’area in Georgia dopo una sparatoria (Getty).

Le scuse e l’invito: «Partecipate ai nostri corsi»

E poi le scuse: «Rispettiamo le opinioni oneste dei nostri concittadini e ci scusiamo per qualsiasi offesa che possiamo aver causato». Il messaggio finale del dipartimento è rivolto alla cittadinanza: «Invitiamo tutti a partecipare a uno dei nostri prossimi corsi cittadini sulle armi da fuoco e condividere un’esperienza positiva insieme a noi». Ma la polemica resta aperta e nonostante le foto siano state cancellate continuano a girare sui social, soprattutto su Twitter. E intanto la Georgia Naacp, un’organizzazione per i diritti civili dei cittadini afroamericani, ha richiesto un incontro per parlare dell’accaduto.

Venezia aumenta la tassa d’imbarco, Ryanair cancella 6 rotte sull’aeroporto Marco Polo

Il Comune di Venezia ha aumentato le tasse previste per l’imbarco di ogni passeggero e Ryanair ha risposto annunciando che cancellerà 6 rotte dall’aeroporto Marco Polo. La compagnia aerea low cost non risparmia le polemiche e attacca l’amministrazione per l’aumento, con un comunicato in cui scrive: «L’incremento previsto è del 38% e corrisponde a una quota di 2,50 euro che si va ad aggiungere alla tassa di 6,50 euro già prevista attualmente». Così si arriva a 9 euro e per la società irlandese è troppo. Ryanair rimuoverà uno dei suoi aerei dallo scalo veneziano, cancellerà 6 rotte e ridurrà i voli su ulteriori 6. Il Comune, attraverso le parole di Michele Zuin, assessore al Bilancio, aveva spiegato lo scorso dicembre che l’aumento servirà per «far fronte ai consumi energetici. Le città d’arte, così come quelle ad alta attrazione di turismo e la bellezza che queste esprimono, hanno ingenti costi».

Ryanair cancellerà 6 rotte da Venezia dopo l'aumento di 2,50 euro a persona della tassa d'imbarco
Piazza San Marco, uno dei luoghi simbolo di Venezia (Getty).

Tra le 6 rotte cancellate anche Alghero, Helsinki e Norimberga

Sono già state scelte le 6 rotte da cancellare dal prossimo inverno. Da Venezia non si potrà più volare con Ryanair verso Alghero, Colonia, Bournemouth, Helsinki, Norimberga e Fuerteventura. La compagnia aerea, riferendosi all’aumento della tassa, parla di una decisione che «soffoca la connettività e la crescita e ha un impatto negativo sui veneziani e sull’industria turistica in ripresa». Per questo Ryanair ha deciso di «riallocare la capacità dall’aeroporto Marco Polo di Venezia verso città concorrenti in Spagna e Portogallo che non hanno una tassa così penalizzante ed offrono invece costi di accesso più bassi per stimolare la ripresa e la crescita del turismo».

McGuinness: «Fermate l’aumento della tassa»

Jason McGuinness, Chief commercial officer di Ryanair, ha lanciato una sorta di appello al Comune di Venezia per «fermare con urgenza questo eccessivo aumento delle tasse per evitare ulteriori tagli di capacità che avranno un impatto negativo non solo sull’aeroporto ma anche sulla città». Il dirigente parla di una «illogica e ingiustificata decisione del Comune di Venezia», riferendosi all’aumento fino a complessivi 9 euro. Non è escluso quindi che la società irlandese possa cancellare altre rotte nei prossimi mesi, nel caso in cui l’amministrazione deciderà di proseguire su questa strada senza alcun dietrofront. McGuinness sottolinea che soltanto la «cancellazione della tassa potrà rendere Venezia nuovamente competitiva a vantaggio dell’industria turistica e, in ultima analisi, di tutti i residenti».

Ryanair cancellerà 6 rotte da Venezia dopo l'aumento di 2,50 euro a persona della tassa d'imbarco
Il decollo di un aereo Ryanair (Getty).

Film e serie tv italiane multate in Russia: «Violano la legge sulla propaganda Lgbt»

La fiction Made in Italy e il film Perfetti sconosciuti non piacciono alle autorità russe. Mosca ha deciso di multare la piattaforma Kinoliving, distributrice tanto della serie tv con Margherita Buy quanto del lungometraggio del 2016 girato da Paolo Genovese perché avrebbero violato la «legge sulla propaganda Lgbt» mostrando al pubblico «rapporti sessuali non tradizionali». Il Garante delle comunicazioni ha sanzionato così la società proprietaria della piattaforma, la Russkij Reportadzh, e a rischio ci sono anche alcuni canali come Kinopojsk, TV-3, Start e MegaFon, che hanno trasmesso Made in Italy e Perfetti sconosciuti.

Made in Italy e Perfetti sconosciuti hanno personaggi gay che violano la legge russa: scatta la multa
Il regista Paolo Sorrentino (Getty).

Per Made in Italy multa da mezzo milione di rubli

Pur non trattandosi di multe salate, la sentenza può rappresentare un pericoloso precedente. La società proprietaria di Kinoliving dovrà pagare mezzo milione di rubli, poco meno di 5 mila e 500 euro, perché Made in Italy mostra «immagini di un bacio tra due persone dello stesso sesso biologico (maschile)» oltre a una «relazione non tradizionale» confermata da abbracci e nomignoli. I personaggi incriminati sono quello di Filippo Cerasi, interpretato da Maurizio Lastrico, grafico della redazione che ha una relazione con il fotomodello di Saul Nanni, Flavio. I due si baciano nel quinto episodio e per il Garante questo ha fatto scattare la sanzione. Da 1 a 4 milioni di rubli o la sospensione per 90 giorni, invece, è ciò che rischiano gli altri canali tv. Per le autorità è sbagliato anche il marchio «16+», perché visto il tema sarebbe stato più corretto vietare a tutti i minorenni.

In Perfetti sconosciuti contestato il personaggio di Battiston

Diversa la contestazione per il film Perfetti sconosciuti. Sotto la lente del Garante è il personaggio di Peppe, ex professore di educazione fisica interpretato da Giuseppe Battiston, che nel corso degli eventi è costretto a svelare il proprio orientamento sessuale. Anche in questo caso, trattandosi di un personaggio omosessuale, il distributore avrebbe dovuto etichettare con il divieto ai minorenni, ma l’etichetta era assente. La legge contro la propaganda Lgbt è in vigore in Russia dal 2014 ma dallo scorso 5 dicembre il Cremlino ha deciso di inasprire le norme, applicandola a ogni età e a ogni piattaforma.

Made in Italy e Perfetti sconosciuti hanno personaggi gay che violano la legge russa: scatta la multa
L’attore Giuseppe Battiston (Getty).

Prigozhin attacca il Cremlino: «Inganna i russi sulla guerra in Ucraina»

La Russia, il presidente Vladimir Putin e il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu sono finiti al centro di un video pubblicato su Telegram dal capo del gruppo di mercenari Wagner, Yevgeny Prigozhin. E ora devono difendersi non soltanto dall’offensiva ucraina, che sembra continuare nonostante le smentite del Cremlino, ma anche dalle accuse del fondatore della milizia paramilitare, che accusa i vertici russi di voler ingannare la popolazione. Prigozhin dichiara che «l’esercito russo si sta ritirando nelle aree di Zaporizhzhia e Kherson, le forze armate ucraine stanno spingendo, ci stiamo lavando con il sangue». Poi attacca il ministero della Difesa: «Sta cercando di ingannare il pubblico».

Il capo della Wagner, Prigozhin, accusa Putin e Shoigu di mentire sulla controffensiva ucraina
Il logo della Wagner (Getty).

Prigozhin sulla controffensiva di Kyiv: «Ci laviamo col sangue»

Nel video il capo della Wagner analizza la controffensiva e dice la sua verità: «L’esercito russo si sta ritirando nelle aree di Zaporizhzhia e Kherson, le forze armate ucraine stanno spingendo, ci stiamo lavando con il sangue. Lo stesso sta accadendo a Bakhmut, il nemico penetrerà sempre più in profondità nella nostra difesa». Parole pesanti che si pongono in netta contrapposizione con quanto affermato nelle scorse ore da Putin e Shoigu. Il presidente e il ministro hanno sempre affermato che l’esercito di Mosca starebbe respingendo ogni attacco e che la controffensiva ucraina è un fallimento. Ma Prigozhin smentisce anche questo aspetto: «Nessuno ha distrutto 60 carri armati Leopard questa è una totale assurdità».

Il capo della Wagner, Prigozhin, accusa Putin e Shoigu di mentire sulla controffensiva ucraina
La stretta di mano tra il presidente Vladimir Putin e il ministro della Difesa Sergej Shoigu (Getty).

Prigozhin contro Shoigu: «Ci sono inganni, due realtà»

Prigozhin poi attacca direttamente il ministro della Difesa russo: «Shoigu vive secondo il principio che la menzogna deve essere enorme perché la gente vi creda. Quindi ci sono inganni. Due realtà». L’invasione russa in Ucraina, per lui, è partita proprio per soddisfare «le ambizioni personali di Shoigu e il desiderio del clan al potere in Russia, che non era soddisfatto del Donbass, di saccheggiare l’Ucraina dopo aver nominato presidente Viktor Medvedchuk». Quest’ultimo è un ex deputato ucraino molto vicino a Putin, evaso dai domiciliari proprio all’inizio dell’invasione e poi consegnato alla Russia in uno scambio di prigionieri. E infine il capo della Wagner torna sulle settimane che hanno preceduto l’inizio del conflitto: «Fino al 24 febbraio 2022 non c’era nulla di straordinario. Ora il ministero della Difesa sta cercando di ingannare il pubblico, cercando di ingannare il presidente e sta raccontando la storia che c’è stata una folle aggressione dall’Ucraina».

West Nile, record di casi nel 2022: cos’è, sintomi e come difendersi

A causa del cambiamento climatico l’Europa rischia un aumento dei casi legati a infezioni trasmesse da zanzare Aades, come Chikungunya, Dengue, West Nile, Zika e febbre gialla. A lanciare l’allarme è l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. E l’Italia è il Paese europeo in cui nel 2022 è stato registrato il numero più alto di casi di West Nile. L’Ecdc ha infatti riportato 723 contagi sui 1112 totali in 11 nazioni europee. Un dato quasi tre volte superiore a quello della Grecia, seconda con 286 casi. Ecco una guida sul metodo di trasmissione, i sintomi e la prevenzione contro la malattia. Il consiglio è però sempre quello di rivolgersi al medico.

West Nile, la guida completa per conoscere il virus

Come si trasmette e quali sono i sintomi

Isolato per la prima volta in Uganda nel 1937, il virus West Nile si trasmette esclusivamente tramite una puntura di zanzara Aedes. Come riporta il sito ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità, un contagio da persona a persona tramite il contatto con un organismo infetto non è possibile. Occhio anche agli animali domestici, in quanto possono contrarlo anche cani, gatti, conigli e soprattutto cavalli. L’incubazione del West Nile dal momento della puntura di zanzara può variare da due a 14 giorni, toccando persino le tre settimane nei soggetti con deficit immunitari. Gran parte dei contagiati non presenta alcun sintomo, ma il 20 per cento delle persone può manifestare febbre, dolori di stomaco, mal di testa, ingrossamento dei linfonodi ed eruzioni cutanee. Solitamente, il malessere dura pochi giorni ma può protrarsi per qualche settimana nei soggetti più fragili.

Record di casi di West Nile in Italia nel 2022. Una guida sul virus trasmesso dalle zanzare, dai sintomi a come difendersi.
Una zanzara Aedes che con le sue punture può causare il West Nile (Imagoeconomica).

Per quanto riguarda i bambini, invece, il sintomo più frequente da West Nile è una febbre leggera, mentre gli adolescenti solitamente presentano febbre mediamente alta oltre ad arrossamento degli occhi, dolori muscolari e mal di testa. La sintomatologia aumenta con l’avanzare dell’età, tanto che i soggetti anziani possono soffrire malesseri più gravi. Questi ultimi riguardano tuttavia meno dell’1 per cento delle persone, circa una su 150. Possono comprendere, oltre a quelli sopracitati, anche disorientamento, disturbi della vista, tremori, torpore e convulsioni, fino a paralisi e coma. Ancor meno probabile un’encefalite letale, che può manifestarsi in un soggetto su mille.

La diagnosi e le misure di prevenzione

Come si nota, i sintomi del West Nile somigliano in gran parte a quelli di un’influenza normale. Prima di allarmarsi, pertanto, si consiglia sempre di rivolgersi al proprio medico di fiducia. Per quanto riguarda la diagnosi del virus, si procede prevalentemente attraverso test di laboratorio (Elisa o Immunoflorescenza) da effettuare su siero e, su indicazione, su fluido cerebrospinale. L’obiettivo è cercare gli anticorpi di tipo Igm, capaci di persistere anche per un anno nei soggetti infetti. I campioni poi raccolti, entro otto giorni dall’insorgenza dei sintomi, potrebbero risultare negativi, pertanto il consiglio è di ripetere il test a distanza di tempo prima di escludere la malattia.

Record di casi di West Nile in Italia nel 2022. Una guida sul virus trasmesso dalle zanzare, dai sintomi a come difendersi.
Una zanzara Aedes che con le sue punture può causare il West Nile (Imagoeconomica).

Al momento, non esiste alcuna terapia per il West Nile. Solitamente i sintomi scompaiono autonomamente con il passare dei giorni. Solamente in casi più estremi si ricorre al ricovero in ospedale per trattamenti con fluidi intravenosi e respirazione assistita. Assente anche un vaccino contro il virus, anche se gli esperti sono al lavoro per sintetizzarne uno il più presto possibile. I medici suggeriscono pertanto misure di prevenzione volte a ridurre l’esposizione alle punture di zanzara. Si consiglia di utilizzare repellenti e indossare pantaloni e camicie a maniche lunghe, soprattutto all’alba e al tramonto. Oltre a mettere le zanzariere alle finestre, si esorta a svuotare i ciotole degli animali, vasi di fiori e contenitori per eliminare l’acqua stagnante.

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