Morto il pianista Ezio Bosso

Aveva 48 anni, affetto da una malattia degenerativa. Da settembre non riusciva più a suonare il pianoforte.

È morto a 48 anni il pianista, compositore e direttore d’orchestra Ezio Bosso.

Nato a Torino nel 1971, nel 2011 Bosso aveva subito l’intervento per un tumore al cervello, a cui poi era seguita la diagnosi di una malattia degenerativa che lo aveva costretto da settembre a rinunciare al tanto amato pianoforte.

Era diventato conosciuto al grande pubblico dopo l’esibizione a Sanremo del 2016 che aveva portato il suo album, “The 12th,room”, La dodicesima stanza, subito in classifica.

A proposito dell’impossibilità di suonare come lui voleva, aveva dichiarato al Corriere della Sera: «Se mi volete bene, non chiedetemi più di sedermi al pianoforte e di suonare. Tra i miei acciacchi adesso ho anche due dita fuori uso. Se non posso dare abbastanza al pianoforte, è meglio lasciar perdere».

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Risale il numero delle vittime da Covid-19: i dati del 14 maggio

In 24 ore registrate 262 vittime, 111 solo in Lombardia. I nuovi casi sono 992, contro gli 888 del 13 maggio. I numeri.

Tornano a crescere le vittime da coronavirus in Italia. Dopo i dati positivi del 13 maggio, 24 ore dopo si registra una pur lieve inversione di tendenza. I morti in un giorno sono 262 (111 soltanto in Lombardia), contro i 195 di mercoledì. Il totale arriva così a 31.368. Risale anche l’incremento dei nuovi casi, che passa da 888 a 992, con la Lombardia (522) che da sola vale oltre il 50% del dato nazionale. Il totale delle persone che hanno contratto il coronavirus è 223.096. Tra le persone attualmente positive, 855 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 38 pazienti rispetto al 13 maggio.

EFFETTUATI 14 MILA TAMPONI IN LOMBARDIA

In Lombardia, ha detto l’assessore al Welfare Giulio Gallera, «i guariti completamente dal Covid-19, con il doppio tampone negativo, hanno superato quota 30.000, ben 653 in un giorno solo. Calano in modo costante anche i pazienti ricoverati – ha aggiunto – quelli in terapia intensiva sono 297, mentre nei reparti di medicina e pneumologia sono rimasti 4.818 pazienti, 189 in meno rispetto a ieri. Più di 14 mila i tamponi effettuati».

Gli strumenti che abbiamo in messo in atto in modo strutturale accompagneranno tutti i lombardi verso una “nuova normalità” anche in ambito sanitario

Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia

«I nostri medici, infermieri e operatori – ha sottolineato l’assessore – stanno svolgendo un grande lavoro, sia all’interno delle strutture ospedaliere che sul territorio. Gli strumenti che abbiamo in messo in atto in modo strutturale accompagneranno tutti i lombardi verso una “nuova normalità” anche in ambito sanitario».

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Non saranno più le Regioni a gestire la Cassa integrazione in deroga

Dopo settimane di caos ad autorizzare la Cig sarà ora l’Inps (ma solo per le nuove domande). Pronte le linee guida per la Fase 2. La Lombardia vuole riaprire. La Sardegna punta a eliminare l’autocertificazione per gli spostamenti interni. I numeri: trend positivi per contagi e terapie intensive.

Dialogo intenso tra Stato e Regioni alle porte della Fase 2. I temi sul tavolo sono tanti. Da una parte, la cassa integrazione in deroga, per la cui semplificazione – annuncia il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini – è stato trovato un accordo: ad autorizzarla sarà direttamente l’Inps, che anticiperà subito il 40% su tutti gli assegni entro 15 giorni dalla domanda (modifica che però non è retroattiva). Dall’altra, le linee guida sulla Fase 2, che – dice il ministro per le Autonomie Francesco Boccia – «sono complete. Si tratta di indicazioni che il governo dà per una tutela rigorosa ed esclusiva sul lavoro». Secondo Boccia, prima di giugno non ci si sposterà tra le Regioni. E comunque «sarà più facile garantire una relazione tra regioni a basso rischio, sarà molto più complicato consentire il passaggio di cittadini da una regione a basso rischio ad una ad alto rischio».

LOMBARDIA IN ATTESA DEI PROTOCOLLI

Le Regioni scalpitano per ripartire a pieno ritmo, o quasi. Il governatore della Sardegna dice che dal 18 di maggio non ci sarà più necessità di alcuna autocertificazione per la circolazione su tutto il territorio regionale. In Lombardia si spinge per la riapertura di bar, ristoranti ma anche estetisti e parrucchieri a partire da lunedì 18 maggio, quantomeno quelli che rispettano i requisiti previsti dalle nuove regole, a partire dalla misurazione della temperatura all’ingresso. Questo, a quanto si apprende, è l’orientamento della Regione che sta attendendo tutti i protocolli e la valutazione del comitato tecnico scientifico che dipende dall’andamento dei contagi dal 4 maggio, cioè dal primo giorno della ripartenza parziale.

RALLENTA L’INCREMENTO DEI CONTAGIATI

Sul fronte dei numeri, torna a calare l’incremento dei contagiati totali dal coronavirus in Italia, vale a dire gli attualmente positivi, le vittime e i guariti. Attualmente sono 222.104, con un incremento di 888 rispetto al 12 maggio, quando l’aumento era stato di 1.402. Positivo anche il trend dei ricoveri in terapia intensiva: sono 893 i pazienti, 59 in meno rispetto a martedì, quando il calo era stato di 47. Salgono a 31.106 le vittime, con un incremento di 195 in un giorno (il 12 maggio l’aumento dei morti era stato di 172).

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La Lega porta dentro la Camera l’odio contro Silvia Romano

Il deputato Pagano ha definito la cooperante liberata dopo 18 mesi di prigionia nelle mani di al Shabaab una “neo terrorista”. Proteste da Pd e M5s. Fico: “Parole inaccettabili”.

Non sono bastati giorni di insulti sui social, ora le offese e le ingiurie nei confronti di Silvia Romano, la cooperante liberata dopo 18 mesi nelle mani di al Shabaab, sono risuonate persino dentro la Camera dei deputati. Il deputato della Lega Alessandro Pagano l’ha infatti definita Silvia Romano “la neo-terrorista”.

PD, M5s, FICO E CARFAGNA CONTRO LA LEGA

Pagano è stato ripreso dalla vicepresidente Carfagna, cosa che non ha impedito vivaci proteste di molti deputati. Il Pd ha chiesto che la Lega chieda scusa. Il M5s ha definito gli insulti vergognosi. E il presidente Roberto ha definito quelle di Pagano “inaccettabili parole di odio”. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha commentato: “In questi giorni letto e ascoltato cose raccapriccianti”.

LE FORZE DELL’ORDINE CONTRO GLI ODIATORI

Intanto a Milano, dove il pm ha aperto un’inchiesta dopo la campagna d’odio sul web verso la ragazza, prosegue il passaggio di pattuglie di forze dell’ordine lungo la via dove si trova l’abitazione della cooperante liberata dopo 18 mesi.

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I dati sui contagi del coronavirus del 12 maggio

Sono 172 i morti nelle ultime 24 ore. Il numero complessivo dei malati in calo di 1.222 unità. Continuano a svuotarsi le tarapie intensive. Il bollettino.

Sono salite complessivamente a 30.911 le vittime del coronavirus in Italia, con un incremento di 172 in un giorno. Ieri l’aumento dei morti era stato di 179. Dopo giorni in calo, torna a crescere l’incremento dei contagiati totali, vale a dire gli attualmente positivi, le vittime e i guariti. Attualmente sono 221.216, con una crescita rispetto a ieri di 1.402. L’11 maggio l’aumento era stato di 744 unità. Nell’aumento vanno però considerati 419 casi della Lombardia che, sottolinea il Dipartimento della Protezione civile, «ha comunicato trattarsi di casi riferiti alle settimane precedenti e non alle ultime 24 ore».

PROSEGUE IL CALO DEI MALATI

Sono, invece, 81.266 i malati in Italia, in calo rispetto a ieri di 1.222. Nella giornata precedente la diminuzione era stata di 836. Continuano a diminuire anche i ricoverati in terapia intensiva: sono 952 i pazienti, 47 in meno rispetto a ieri, quando il calo era stato di 28. Di questi, 322 sono in Lombardia, 19 meno di ieri. Le persone ricoverate con sintomi sono invece 12.865, con un decremento di 674 rispetto a ieri. Sono 67.449 le persone in isolamento domiciliare, 501 in meno rispetto a ieri. I pazienti guariti dal Covid-19 in Italia, infine sono 109.039, con un incremento di 2.452 rispetto a ieri.

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Cosa prevedono le ipotesi sulla mobilità tra Regioni nella Fase 2

Toti anticipa che il governo starebbe ragionevolmente pensando al primo giugno come data utile per aprire agli spostamenti. Ma arriva la frenata di Boccia.

L’ipotesi non è ancora confermata, ma rischia di aprire un nuovo fronte tra Regioni e governo. Secondo il presidente della Liguria Giovanni Toti è verosimile che la mobilità tra regioni possa essere ripristinata a partire dal primo giugno. «Sulla riapertura della mobilità interregionale», ha spiegato Toti, «il ministro Boccia ci ha detto ‘prendiamoci ancora una settimana prima di cominciare una valutazione‘, certamente non riaprirà il 18 maggio, forse il 25 maggio, più probabile il primo giugno».

«LA LIGURIA PRONTA A RIPARTIRE»

«Il 18 maggio», ha proseguito Toti, «il governo suggerirà la riapertura del commercio al dettaglio in tutto il Paese, molte Regioni compresa la Liguria annunceranno la riapertura di parrucchieri, estetisti e in parte anche della ristorazione, la Liguria auspico sia tra queste».

BOCCIA: «PRESTO PER PARLARE DI DATE, MECCANISMO VA DEFINITO»

Boccia, da parte sua, ha preferito mantenere una certa cautela, e a Repubblica.it ha chiarito: «Dipenderà dai dati del monitoraggio delle singole regioni che a partire da giovedì vedremo ogni settimana e saranno sempre pubblici. Due regioni a basso rischio, a maggior ragione se limitrofe, sarà naturale che potranno avere mobilità interregionale. Ma se una regione è ad alto rischio e una a basso rischio ci saranno inevitabili limitazioni automatiche. Questo meccanismo non è stato ancora definito perché è il più complesso e andrà deciso insieme».

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Insulti e minacce a Silvia Romano: aperta una inchiesta

Lo ha deciso l’antiterrorismo milanese mentre la prefettura sta valutando di assegnare alla cooperante una scorta. Chiuso il profilo Facebook della 25enne.

Gli attacchi vergognosi sui social a Silvia Romano per la sua conversione all’Islam non si placano. Tanto che il responsabile dell’antiterrorismo milanese ha aperto un’indagine per minacce aggravate per ora contro ignoti. Intanto su Facebook non è più visibile il profilo della cooperante liberata lo scorso 8 maggio.

Già lunedì sera la prefettura aveva annunciato di valutare una forma di tutela, fissa o mobile, per la 25enne.

Tra gli odiatori anche alcuni esponenti locali di Lega e Fratelli d’Italia. L’ultimo affronto, ma solo in ordine di tempo, è partito dal consigliere comunale di Asolo, nel Trevigiano, Nico Basso, un ‘venetista’ capogruppo della civica Verso il futuro, ex assessore leghista. In un post, poi cancellato, aveva invocato per la cooperante l’impiccagione. Il post, riferisce la stampa locale, è stato duramente condannato anche dal sindaco di Asolo, Mauro Migliorini, che ora sta valutando le richieste di dimissioni di Basso arrivate da più parti. L’uomo non è nuovo ai messaggi d’odio contro politici e rappresentanti delle istituzioni e, sempre sulla liberazione di Silvia Romano, ha pubblicato commenti offensivi anche verso il premier Giuseppe Conte e il ministro Luigi Di Maio.

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Tamponi e mascherine di Stato: polemiche su Arcuri

Ritardi nella gara per acquistare i reagenti per i tamponi e carenza di dispositivi di Stato. il commissario nell’occhio del ciclone. «Nei magazzini delle regioni ce ne sono 55 milioni e il prezzo resterà a 61 centesimi», assicura. «Gli speculatori se ne facciano una ragione».

Domenico Arcuri nell’occhio del ciclone. Prima per la carenza delle cosiddette mascherine di Stato (o di comunità) poi per il ritardo con cui ha avviato la gara per acquistare i reagenti per i tamponi fondamentali per il tracciamento dei positivi nella fase 2, cominciata il 4 maggio.

Il commissario straordinario lunedì sera al Tg1 aveva infatti annunciato: «Martedì mattina faremo una richiesta di offerta per chiedere alle imprese italiane e internazionali di darci il numero massimo di reagenti che ci servono a fare 5 milioni di tamponi, che abbiamo già acquisito, ai cittadini italiani». Finora dunque il governo cosa ha fatto? Perché non è stata avviata una gara prima della riapertura? «Bisogna considerare che la situazione è molto complessa per le diversità tra le Regioni», ha spiegato la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa. Esistono, ha aggiunto, «molti tipi di reagenti e le Regioni ne stanno utilizzano tipi diversi, quindi ci sono reagenti e macchinari collegati diversi. Per questo la situazione è complessa».

L’ATTACCO DI CALENDA

Complessa o meno, il ritardo con cui il governo e le Regioni si sono mosse fa pensare. Per questo Carlo Calenda su Twitter ha chiesto la rimozione di Arcuri. «Il governo dovrebbe riconoscere di aver scelto la persona sbagliata», ha scritto l’ex ministro allo Sviluppo economico, «e rimuovere il Commissario #Arcuri. Rapidamente».

Critiche anche dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori. «Tre mesi dopo l’inizio dell’emergenza Covid il commissario Arcuri avvia una gara per l’acquisto di reagenti da aziende nazionali e internazionali. Quindi è vero: i 5 milioni di tamponi che il governo si accingeva a spedire alle Regioni erano solo bastoncini».

NEI MAGAZZINI DELLE REGIONI CI SONO 55 MILIONI DI MASCHERINE

Ma quello dei reagenti non è l’unico fronte per Arcuri. Altro tasto dolente sono le mascherine a 50 centesimi praticamente introvabili. «Lavoriamo nell’esclusivo interesse dei cittadini al fine di tutelare al meglio la loro salute. Qualche volta faccio degli errori, per i quali mi aspetto critiche e se serve reprimende», ha detto Arcuri nel corso della conferenza stampa del 12 maggio, ma «solo dai cittadini». Da inizio emergenza, ha sottolineato, «sono stati distribuiti 208 milioni di mascherine, una quantità sufficiente. Nei magazzini delle regioni ce ne sono 55 milioni». Il prezzo delle mascherine chirurgiche fissato a 50 centesimi più Iva è e resterà quello, ha quindi assicurato Arcuri. «Gli speculatori dovranno farsene una ragione». Il manager insomma non ci sta ad addossarsi le responsabilità di uno stallo che dura da giorni, con farmacie ancora a secco di mascherine e approvvigionamenti a singhiozzo, distributori quasi fermi e importatori a corto di venditori dall’estero «per il prezzo», dicono, «troppo basso delle ‘calmierate’ in Italia».

IN ARRIVO L’ACCORDO CON I TABACCAI

Nelle prossime settimane, ha aggiunto il commissario, le mascherine a 50 centesimi si troveranno anche nei tabaccai. Nei prossimi giorni sarà firmato un accordo con l’associazione di categoria che ha 50 mila punti vendita nel Paese.

LE RICHIESTE DEI DISTRIBUTORI

Dal canto loro i distributori hanno invocato lo ‘sblocco’ di milioni di mascherine sequestrate durante i controlli delle forze dell’ordine: «La maggior parte di queste sono nei depositi giudiziari solo per cavilli tecnici, ma sarebbero utilizzabili come ‘chirurgiche’ da vendere a 50 centesimi più Iva». Ma anche qui Arcuri ha fatto intendere che non ci sarà alcuna apertura: «Vengo accusato di non voler ‘sanare’ mascherine prive di autorizzazioni che gli attori della distribuzione avrebbero voluto mettere in commercio con la copertura della struttura commissariale». La partita al tavolo dell’Emergenza si gioca ancora una volta sui prezzi. Da una parte i distributori, che secondo l’ultimo accordo dovrebbero vendere i dispositivi a 40 centesimi ai farmacisti, parlano di «mancanza di appetibilità» del mercato italiano sulle importazioni a causa della ‘vendita popolare’ a 50 centesimi, dall’altra il commissario sottolinea che «sempre più negozi della grande distribuzione vendono le mascherine a 50 centesimi, più Iva» e, riferendosi soprattutto ai farmacisti, aggiunge: «Non sono io a dover rifornire i farmacisti. Il commissario rifornisce Regioni, sanità, servizi pubblici essenziali e, dal 4 maggio, anche i trasporti pubblici locali e le Rsa, pubbliche e private. Tutto a titolo gratuito».

SI MOLTIPLICA LA RICHIESTA DI DISPOSITIVI

Nel frattempo la domanda dei dispositivi si moltiplica. Finora l’ultimo stock di mascherine di comunità è arrivato a Roma e in qualche altra città, ma nella quasi totalità delle farmacie dove sono state consegnate risultano già finite. Mancano ancora in altre grandi città come Milano e Torino, dove sono attese a breve. Da sabato scorso sono in distribuzione 3 milioni di dispositivi, un lotto della Protezione Civile, a fronte di un fabbisogno stimato in Italia di 10 milioni al giorno. Se i farmacisti gridano al sold out sulle mascherine, i distributori a loro volta denunciano «la mancanza di un fornitore» che riesca a importare grossi numeri, nonostante i patti. «La società italiana di Perugia importatrice di mascherine dalla Cina, che ci aveva garantito a regime la fornitura di 10 milioni di dispositivi a settimana, pare non sia più in grado di farlo», ha spiegato Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, l’Associazione nazionale dei Distributori di farmaci e dpi. E, in attesa che a giugno le aziende italiane riconvertite vadano a regime, il governo punta a facilitare le regole per gli altri tipi di mascherine, sulla carta meno protettive. L’ultima ipotesi del governo in questo senso è di semplificare le normative, magari con interventi che possano essere inseriti nel decreto Rilancio. Le modifiche avrebbero l’obiettivo di semplificare e velocizzare l’iter per la certificazione anche delle mascherine non chirurgiche – ma che rispondano ad alcuni requisiti tecnici – e consentirne l’utilizzo in alcuni ambiti lavorativi.

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Mafia, maxi-blitz tra Palermo e Milano: 91 arresti

Nel mirino anche storici esponenti dei clan palermitani dell’Arenella e dell’Acquasanta. Sequestrati beni per 15 milioni. Santoianni accusato di essere un prestanome dei boss. Il Gip: «Pronti a sfruttare la crisi Covid».

Sono nomi noti da decenni agli inquirenti quelli finiti nell‘inchiesta della Guardia di Finanza di Palermo che ha portato il 12 maggio a 91 arresti tra boss, gregari ed estortori dei clan dell’Arenella e dell’Acquasanta. Come i Fontana, “famiglia” storica di Cosa nostra palermitana descritta dal pentito Tommaso Buscetta come una delle più pericolose. Sequestrati anche beni per 15 milioni di euro.

IL RUOLO DELLA FAMIGLIA FONTANA

Dalle indagini è emerso il ruolo di vertice di Gaetano Fontana, scarcerato per decorrenza dei termini nel 2013 dall’accusa di mafia, tornato in cella nel 2014 e nel 2017 uscito nuovamente dopo aver scontato la pena. Sono finiti dietro le sbarre anche i fratelli Giovanni, un lungo elenco di precedenti per ricettazione, omicidio, porto abusivo di armi e resistenza a pubblico ufficiale, e Angelo, dal 2012 sottoposto all’obbligo di soggiorno a Milano. Per gli inquirenti Gaetano Fontana sarebbe il punto di riferimento indiscusso dei “picciotti” dell’Acquasanta, ruolo che avrebbe mantenuto anche mentre era detenuto.

DALLA CANTIERISTICA ALLE SLOT MACHINE: GLI INTERESSI DEL CLAN

I Fontana gestivano le imprese che operano nella cantieristica navale, nella produzione e commercializzazione di caffè, e avrebbero il controllo di decine di supermercati, bar e macellerie e del mercato ortofrutticolo, delle scommesse online e delle slot machine. I fratelli Gaetano, Giovanni e Angelo Fontana vivevano da tempo a Milano, ma hanno mantenuto forti interessi nel capoluogo siciliano. Altro personaggio di rilievo dell’indagine è Giovanni Ferrante, braccio operativo del clan Fontana. Ferrante usava attività commerciali del quartiere per riciclare i soldi sporchi, ordinava estorsioni e imponeva l’acquisto di materie prime e generi di consumo scelti dall’organizzazione. Già condannato per mafia, dal 2016 è stato ammesso all’affidamento in prova ai servizi sociali. Uscito dal carcere, ha consolidato la propria posizione di leader all’interno della famiglia mafiosa e per la gestione degli affari illeciti usava come intermediatrice la compagna, Letizia Cinà. Molto temuto, modi violenti, in una intercettazione dopo essere stato scarcerato dice: «Oramai non ho più pietà per nessuno! Prima glieli davo con schiaffi, ora glieli do con cazzotti… a colpi di casco… cosa ho in mano… cosa mi viene». Personaggio di spicco è anche Domenico Passarello, a cui era stata delegata la gestione dei giochi e delle scommesse a distanza, del traffico di stupefacenti, della gestione della cassa e della successiva consegna del denaro ai vertici della famiglia per versamento nella cassa comune.

TRA GLI INDAGATI ANCHE UN EX GIEFFINO

Tra gli indagati c’è anche un ex concorrente del Grande Fratello. Si tratta di Daniele Santoianni, che ha partecipato alla decima edizione del reality, e che ora è ai domiciliari con l’accusa di essere un prestanome del clan. Santoianni era stato nominato rappresentante legale della Mok Caffè Srl. ditta che commerciava in caffè, di fatto nella disponibilità della cosca. «Con ciò», scrive il Gip, «alimentando la cassa della famiglia dell’Acquasanta e agevolando l’attività dell’associazione mafiosa»

GLI AFFARI DELLA MAFIA FAVORITI DALL’EMERGENZA COVID

Il lockdown e la pesante crisi economica, con numerose imprese sull’orlo della chiusura rappresentano, scrive sempre il Gip, «un contesto assai favorevole per il rilancio dei piani dell’associazione criminale sul territorio d’origine e non solo». Il quadro dipinto, non frutto di prognosi ma basato su dati di inchiesta, è allarmante. «Le misure di distanziamento sociale e il lockdown su tutto il territorio nazionale, imposti dai provvedimenti governativi per il contenimento dell’epidemia, hanno portato alla totale interruzione di moltissime attività produttive, destinate, tra qualche tempo, a scontare una modalità di ripresa del lavoro comunque stentata e faticosa, se non altro», scrive il giudice, «per le molteplici precauzioni sanitarie da adottare nei luoghi di produzione». Da una parte, si sottolinea, «l’attuale condizione di estremo bisogno persino di cibo di tante persone senza una occupazione stabile, o con un lavoro nell’economia sommersa, può favorire forme di soccorso mafioso prodromiche al reclutamento di nuovi adepti», dall’altra, «il blocco delle attività di tanti esercizi commerciali o di piccole e medie imprese ha cagionato una crisi di liquidità difficilmente reversibile per numerose realtà produttive, in relazione alle quali un ‘interessato sostegno’ potrebbe manifestarsi nelle azioni tipiche dell’organizzazione criminale, vale a dire l’usura, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, suscettibili di evolversi in forme di estorsione o, comunque, di intera sottrazione di aziende ai danni del titolare originario».

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Il governo dà l’ok alle Regioni: riaperture differenziate dal 18 maggio

Bar, ristoranti, parrucchieri ed estetisti potranno rialzare le serrande secondo modalità e tempi ancora da chiarire, in base alle diverse situazioni del contagio. Le linee guida attese entro venerdì.

Tra giovedì e venerdì, sulla base dei dati del monitoraggio, arriveranno le linee guida per consentire alle Regioni di riaprire dal 18 maggio commercio al dettaglio, bar e ristoranti, estetisti e parrucchieri. È quanto emerso, secondo quanto si è appreso, nel corso dell’incontro tra governo e Regioni. Le linee guida e i protocolli di sicurezza saranno indicati per ogni attività, viene spiegato, perché possano riaprire nella massima sicurezza.

TOTI: «CONTE HA ACCOLTO LE RICHIESTE DELLE REGIONI»

«Il premier Conte ha accolto la richiesta di autonomia delle Regioni nella gestione della Fase 2, avanzata nei giorni scorsi con una lettera dei governatori indirizzata al premier», ha scritto su Twitter il presidente della Liguria Giovanni Toti. «Dal 18 maggio si potranno quindi aprire le attività sotto la nostra responsabilità e in base alle esigenze del territorio. Il governo farà le sue proposte che verranno integrate da quelle degli enti locali e insieme porteremo avanti il monitoraggio della situazione. Avanti con buon senso! Ripartiamo insieme».

«Ora inizia la fase della responsabilità per le Regioni», ha sottolineato il ministro delle Autonomie Francesco Boccia. Il governo, tuttavia, si riserva la possibilità di intervenire nel caso in cui, in base all’andamento dei dati sulla curva del contagio e dei criteri definiti dalla circolare del ministero della Salute, fosse necessario bloccare una nuova diffusione del virus. Gli interventi saranno tempestivi, viene spiegato, in stretto contatto tra governo e regioni. «Se tutto sarà confermato» – ha commentato il governatore del Veneto Luca Zaia – «considero proficuo per i veneti l’esito dell’incontro. Il Veneto, con estrema coerenza, presenterà in settimana la ripartenza totale».

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Meno di mille in terapia intensiva, ma ancora 179 morti

Reparti mai così vuoti dal 10 marzo. Lieve aumento del numero di vittime nelle ultime 24 ore. Ma prosegue il calo dei contagiati e aumenta il numero dei guariti. Il bollettino.

Continuano a diminuire i ricoveri in terapia intensiva per coronavirus in Italia: sono 999, 28 in meno rispetto a ieri, quando il calo era stato di sette unità. Per la prima volta dal 10 marzo le terapie intensive scendono sotto il muro dei mille ricoverati. In Lombardia sono 341, sette in meno di ieri.

PROSEGUE IL CALO DEI CONTAGIATI TOTALI

Prosegue il calo dei contagiati totali, vale a dire gli attualmente positivi, le vittime e i guariti. Sono 219.814, con un incremento minimo di 744 rispetto a ieri. Leggero aumento, purtroppo, del numero di vittime dalla giornata precedente. Il numero complessivo dei morti per Covid-19 è salito a 30.739, con un incremento di 179 in un giorno. Ieri la crescita dei decessi era stata di 165.

CRESCONO ANCORA I GUARITI

Sono complessivamente 82.488 i malati di coronavirus, in calo di 836 rispetto a ieri, quando la diminuzione era stata di 1.518. I pazienti guariti sono, invece, 106.587, con un incremento di 1.401 rispetto a domenica 10 maggio.

LA LOMBARDIA SUPERA I 15 MILA DECESSI

Con i 68 decessi registrati oggi la Lombardia supera la soglia dei 15 mila morti dall’inizio dell’epidemia di Covid-19, arrivando a 15.054. In lieve aumento i nuovi positivi con +364 (ieri 282) per un totale di 81.871. I ricoverati in terapia intensiva sono 341, sette in meno di ieri quando invece erano aumentati di 18 pazienti mentre i ricoverati in reparto sono 5.397, -31. Ieri erano stati 107 in meno. I tamponi eseguiti sono stati 7.508, ieri 7.369.

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Mascherine a 50 centesimi esaurite: per Federfarma è stallo totale

I dispositivi sono sold out. L’Associazione: «Le uniche che stiamo distribuendo sono i 3 milioni provenienti dalla Protezione civile ed entro domani saranno già finite». Latitano anche guanti e alcol.

Le mascherine a 50 centesimi sono esaurite. E anche guanti e alcol latitano. «Nella quasi totalità delle farmacie dove sono state consegnate a prezzo calmierato, per esempio a Roma, le mascherine chirurgiche sono già finite», ha detto Marco Cossolo, presidente di Federfarma. Mentre «non sono state ancora consegnate in altre grandi città, come Milano e Torino,e c’è ancora stallo». I farmacisti, ha aggiunto, «sono disponibili alla vendita, ma le ingenti quantità promesse purtroppo non sono arrivate. Su questo siamo punto e a capo».

MILIONI DI MASCHERINE BLOCCATE E SEQUESTRATE DURANTE I CONTROLLI

«Le uniche che stiamo distribuendo sono quei 3 milioni provenienti dalla Protezione civile ed entro domani saranno già finite a fronte di un fabbisogno di 10 milioni al giorno», ha aggiunto Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, l’Associazione nazionale dei distributori di farmaci e Dpi. «Siamo subissati di richieste e purtroppo ci sono diversi milioni di mascherine bloccate e sequestrate durante i controlli, spesso per intoppi burocratici: bisognerebbe eliminare questo corto circuito».

«GUANTI E ALCOL SONO INTROVABILI»

Come se non bastasse, c’è una fortissima carenza di guanti e di alcol per disinfettare. «Sono introvabili nelle farmacie italiane», secondo Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma. «Il prezzo dei guanti, in lattice o nitrile, si è triplicato o quadruplicato negli ultimi mesi dopo l’emergenza Covid-19» Questo, prosegue, «deriva dall’altissimo costo di acquisto pagato dalla farmacia ai fornitori, per il fatto che le materie prime sono aumentate, la richiesta si è moltiplicata per mille e le giacenze di magazzino
sono ormai finite».

LA CINA VENDE A SPAGNA E FRANCIA

«La società italiana di Perugia importatrice di mascherine dalla Cina, che ci aveva garantito la fornitura nell’accordo chiuso giovedì scorso, pare non sia più in grado di farlo», ha ricordato Mirone. «In effetti, poiché c’è un fabbisogno mondiale, anche i produttori cinesi hanno interessi verso altri mercati: in Spagna e Francia, per esempio, le mascherine calmierate sono a 96 centesimi al netto dell’Iva. Tutto ciò orienta i produttori verso altri Paesi». E, ancora: «Cinque aziende italiane che hanno cominciato a produrre le mascherine non hanno ancora, invece, i quantitativi disponibili».

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Velo, riscatto, conversione: le polemiche sul ritorno di Silvia Romano

L’arrivo a Ciampino vestita da donna musulmana e il nuovo nome Aisha scatenano la Rete. Mentre per Salvini «è stato uno spot gratuito ai terroristi». E aggiunge: «Se fossi stato al governo avrei tenuto un profilo più basso».

La conversione, il riscatto, il velo. E quel nome – Aisha – assunto durante la prigionia. Non si placano le polemiche, social e politiche, su Silvia Romano rientrata in Italia il 10 maggio dopo 18 mesi di prigionia.

In Rete è un fiorire di analisi psicologiche sulla scelta della cooperante italiana di abbracciare l’Islam, come fa notare su Twitter Marco Cappato.

Attacchi violenti che possono essere riassunti dal post, poi rimosso, del vicepresidente dell’Assemblea regionale del Veneto Massimo Giorgetti (FdI) che domenica aveva commentato: «Ora avremo una musulmana in più e 4 milionin in meno. Un affare proprio»

SALVINI: «SPOT GRATUITO AI TERRORISTI»

Anche Matteo Salvini unedì è tornato all’attacco. «Il giorno della festa è il giorno della festa e salvare una vita è fondamentale, ma se mi chiede come mi sarei comportato al governo io, probabilmente, avrei tenuto un atteggiamento da parte delle istituzioni più sobrio, un profilo più basso», ha detto parlando a Rtl 102.5. «Perché mettetevi nei panni di quei terroristi islamici maledetti che hanno rapito questa splendida ragazza: l’hanno vista scendere col velo islamico, ha detto che è stata trattata bene, ha studiato l’arabo, letto il Corano, si è convertita, in più hanno preso dei soldi, io penso che un ritorno più riservato avrebbe evitato pubblicità gratuita a questi infami che nel nome della loro religione hanno ammazzato migliaia di persone». Certo, ha aggiunto il segretario della Lega, «qualche domanda deve avere una risposta. In Kenya le donne valgono molto meno dell’uomo perché l’uomo può sposare quante donne vuole e la donna no, visto che c’è la poligamia per legge, e i soldi che sarebbero stati pagati per il riscatto sarebbero stati incassati da questa associazione terroristica al-Shabaab che con attentati e autobombe ha ucciso migliaia di persone».

IL POST DEL CONSIGLIERE REGIONALE LEGHISTA IN ABRUZZO

Nella Lega i toni però sono stati ben diversi. Come dimostra il post su Facebook del consigliere regionale in Abruzzo e sindaco di Ovindoli Simone Angelosante che aveva commentato: «Avete mai sentito di qualche ebreo che liberato da un campo di concentramento si sia convertito al nazismo e sia tornato a casa in divisa delle SS?».

Avete mai sentito di qualche ebreo che liberato da un campo di concentramento si sia convertito al nazismo e sia tornato a casa in divisa delle SS?

Posted by Simone Angelosante on Monday, May 11, 2020

«L’ho sentita questa mattina su Radio Maria, non sono l’unico a pensarla così», si è poi giustificato. «Non mi sembra di aver detto niente di negativo, ho solo riportato un dato storico e oltre tutto non ho fatto nessun nome della ragazza. Ma comunque è una idea che gira sulle radio nazionali».

CIVATI: «SILVIA ROMANO È LIBERA. SCUSATE»

Alle polemiche risponde con un post su Fb Pippo Civati. «Si parla di un riscatto. Non ne sappiamo nulla ma dovremmo sapere che si paga sempre. Lo fanno tutti i Paesi occidentali. Non lo dicono mai ma lo fanno. E speriamo lo facciano per salvare vite umane anche per i religiosi Maccalli e Dall’Oglio (che peraltro sono cattolici, quindi nessuno avrebbe nulla da ridire, giusto?)», ha scritto.

Silvia Romano è libera. Scusate.Il ritorno di Silvia Romano ha una potenza liberatoria tale da provocare reazioni…

Posted by Giuseppe Civati on Monday, May 11, 2020

«È successo agli americani – che hanno addirittura liberato prigionieri di Guantanamo per sbloccare una “trattativa” -, è successo per i giornalisti francesi, succede puntualmente. Questa notizia per darvi un’idea di ciò di cui parlo. Più del velo preoccupano le veline e avremmo avuto bisogno di maggiore sobrietà anche da parte degli esponenti del governo e del loro entourage. Pare abbiano anche litigato per chi lo diceva prima. Velo pietoso, appunto». «Abbandonati per un attimo gli studi di specializzazione in virologia, sono tutti diventati esperti di sindrome di Stoccolma», chiude Civato, «di islamismo (anzi di “quell’islamismo”) e di spionaggio internazionale».

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Tutti i misteri della vicenda Romano

Dal giallo del riscatto all’identità del gruppo jihadista che avrebbe commissionato il rapimento. Fino alla conversione che la cooperante assicura essere stata spontanea. Le tappe della prigionia della 25enne liberata dopo 18 mesi.

Provata ma «serena». Così è apparsa agli inquirenti Silvia Romano, la cooperante italiana tornata libera dopo 18 mesi di prigionia in Somalia, ascoltata per quasi 4 ore nella caserma del Ros in via Salaria, a Roma, alla presenza del pm titolare del fascicolo Sergio Colaiocco.

Un atto istruttorio lungo e sul quale chi indaga mantiene il più stretto riserbo. Restano ancora alcuni punti non chiariti: dal riscatto pagato ai rapitori all’identità degli stessi.

«Voglio dire subito», ha detto Silvia agli inquirenti, «che durante la prigionia sono stata trattata bene, non sono mai stata minacciata di morte». Un concetto, quello dell’assenza di coercizione, ribadito più volte anche in relazione alla conversione all‘Islam. Con l’aiuto di chi da Roma ha condotto le indagini sulla sua vicenda, la cooperante milanese ha cercato di mettere a fuoco i ricordi, partendo dal giorno in cui è stata prelevata da una banda armata in Kenya probabilmente su commissione di un gruppo jihadista.

IL TRASFERIMENTO IN SOMALIA

Erano in otto, una azione compiuta forse su commissione dei militanti del gruppo islamista al Shabaab a cui la ragazza è stata poi ceduta dopo un lungo viaggio di trasferimento in Somalia. Un trasferimento che è durato circa un mese, in moto ma anche a piedi. «Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato, non ho subito violenze», ha aggiunto la ragazza che ha poi raccontato di avere cambiato spesso luoghi di prigionia. «Avvenivano spesso i trasferimenti», ha proseguito. «Sono stata portata sempre in luoghi abitati, non sono mai stata legata, ho cambiato quattro covi. Mi chiudevano in stanze di abitazioni, sono sempre stata da sola, non ho visto altre donne». Covi che, ha precisato Silvia, «erano raggiunti sempre a piedi camminando per chilometri». Silvia ha spiegato agli investigatori di essere stata sempre con gli stessi carcerieri. «Loro erano armati e a volto coperto, ma sono sempre stata trattata bene ed ero libera di muovermi all’interno dei covi, che erano comunque sorvegliati», ha precisato.

LA LETTURA DEL CORANO E LA CONVERSIONE SPONTANEA

Per quanto riguarda, infine, la sua conversione, la 25enne ha ribadito che è stata una scelta «spontanea» e di aver preso il nome di Aisha. «È successo a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata», ha spiegato. Insomma una conversione spontanea non legata, stando al suo racconto, al matrimonio con un carceriere: «Non c’è stato alcun matrimonio né relazione, solo rispetto», ha detto ai pm. I carcerieri, ha detto Silvia, erano sempre presenti almeno in tre. «Mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura, ho imparato anche un po’ l’arabo: il mio processo di riconversione è stato lento e spontaneo».

IL GIALLO DEL RISCATTO E LE POLEMICHE

Parlando con gli inquirenti Silvia Romano ha detto di non aver mai sentito parlare di riscatto, ma ha aggiunto «avevo capito che volevano soldi». Come scrive il Corriere, il gruppo è accusato di aver rapito altri occidentali. «Io non ho mai visto nessun altro», ha assicurato però la 25enne. Stando sempre al Corriere la cifra pagata oscillerebbe tra i 2 e i 4 milioni di euro provenienti, come sempre, da fondi riservati. La svolta per l’intelligence è un video del 17 gennaio visionato a metà aprile in cui la donna diceva di stare bene. I servizi turchi presenti in Somalia hanno confermato. Parte così l’ultima trattativa per il rilascio. E proprio sull’ipotesi che l’intelligence abbia pagato un riscatto si è innestata la polemica politica a Roma. A partire da Matteo Salvini: «È chiaro che nulla accade gratis ma non è il momento di chiedere chi ha pagato cosa», ha affermato il leader leghista, mettendo in guardia sui «rischi» corsi dalle forze dell’ordine per questo tipo di operazioni. «Se Salvini è a conoscenza del pagamento di un riscatto il presidente del Copasir lo convochi per riferire tutto», ha replicato il segretario del comitato parlamentare sui servizi Federica Dieni.

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Disabili dimenticati: quando l’emergenza è cronica

Nessuna task force se ne occupa. Gli aiuti non arrivano. E le associazioni sono ormai allo stremo. Il peso di tutto grava sulle spalle dei congiunti. Come sempre. Mentre chi è portatore di un handicap cognitivo è condannato a un lockdown costituzionale. E senza fine.

Si preoccupano di tutto e per tutti, a parole, ma dall’agenda restano fuori i reclusi in se stessi, prigionieri della loro debolezza.

In una comunicazione logorroica, a suon di decreti annunciati, verbosi, dirigibili di retorica, i diversamente abili, i disabili, le persone con handicap, chiamale come vuoi, non sono contemplati, il che vuol dire che non esistono.

Ma esistono invece. Esistono per i loro congiunti, affetti stabili che non sanno più come arginare.

ASSOCIAZIONI SENZA SOSTEGNO

Scrive su Facebook un avvocato di Ancona: «Penso a mio fratello che è privato del centro diurno che costituisce la base e la gioia della sua vita sociale quotidiana, non io. Mi si stringe il cuore per Lui (…). Questi soggetti non mi sembra siano trattati come una delle priorità dell’agenda politica (per usare un eufemismo) (…). Ma non si può stare zitti e fare finta che vada tutto bene. Forse “andrà tutto bene”, ma adesso non ne va bene una. La vita delle persone diversamente abili andrebbe diversamente tutelata, ma forse questa è un’idea solo mia». L’avvocato non è uno del qualunquismo populista, è un progressista, impegnato in attività culturali di matrice progressista. Però è uno che ragiona.

LEGGI ANCHE: Centri diurni per disabili, un’emergenza di serie B

E ragiona la madre di Roma, anch’ella progressista, col figlio recluso insieme a lei, e invece avrebbe bisogno di aria, di sole, di primavera come un fiore, un albero. Ma hanno chiamato una associazione e l’associazione ha spiegato: nessun aiuto è previsto, perché gli aiuti (che, peraltro, arrivano a chiunque col contagocce, ammesso che arrivino) il governo li ha tarati su una condizione di eccezionalità, di emergenza, nella quale i disabili psichici non rientrano.

SE L’EVASIONE SORVEGLIATA È UNA NECESSITÀ

Ah, no? Certo, queste persone la loro emergenza la vivono ogni giorno; l’eccezionalità è la loro unica normalità. Però farne una discriminazione in punta di cavillo, è proprio una porcata. Quindici task force, 500 componenti, nessuno che si sia posto il problema dei fiori malati, di chi ha ancora più bisogno di una evasione sorvegliata. Di chi, nella camicia di forza di quattro mura, impazzisce ancora di più, e rende insano chi gli sta a fianco. E il cronista è sommerso di questi appelli disperatamente inutili, che intercetta in Rete o lo raggiungono al telefono; seppellito di messaggi in bottiglia, che non arrivano da nessuna parte, galleggiano all’infinito nel mare delle parole.

L’UNICO MONDO POSSIBILE È IL LOCKDOWN

Bambini autistici, adulti con sindromi gravi, persone private di un appuntamento quotidiano: non pervenute, tanto il loro lockdown è già infinito, è costituzionale, l’unico dei mondi possibili per loro. Quanti sono? Non si sa, il governo, la comunicazione ufficiale si guardano bene dal farlo sapere. Sono dati a perdere, inghiottiti dall’omertà. Scontano la colpa di essere infortunati; non servono, attualmente, alla propaganda, anzi sono un peso, un problema di più. Se la vedano i congiunti. Gli affetti stabili. Però senza aiuti, senza sostegni, senza attenzione. Ha predicato, da Londra, il supermanager Vittorio Colao: tornare alla bicicletta, tornare a una società più naturale. Lo dicevano meglio le nonne in vernacolo: hai voluto la bicicletta, adesso pedala. Ma c’è chi nemmeno in bicicletta può salire, peccato che Colao coi suoi 17 superesperti non se ne accorga, peccato che nessuno dei 500 competenti sparsi per commissioni ne abbia sospetto.

MANCANO ANCORA I PRESIDI SANITARI

Ha denunciato lo scorso 14 aprile Alberto Fontana, presidente Centri clinici Nemo: «Oggi molte attività di assistenza domiciliare non ci sono più. Mancano dispostivi come le mascherine e talvolta gli assistenti vanno a casa dei malati e sono totalmente vulnerabili». L’Anffas-Auser stima in 800 mila il numero di disabili e non autosufficienti a vario titolo ospitati in strutture residenziali; restano fuori dal computo i soggetti che vivono con i familiari. Gli alunni disabili sono 272 mila e «l’85% non ha la tecnologia necessaria per seguire le lezioni». Quanto ai lavoratori, «sono tantissimi quelli che non possono continuare a essere operativi da casa». Hanno chiesto tamponi e aiuti ad hoc: trovatevi le mascherine, ha risposto il governo.

ECCO COME SI MISURA IL LIVELLO DI UN PAESE

Se la vita condizionata dalla disabilità è già sfibrante, in regime di isolamento da pandemia diventa insostenibile. I “congiunti”, i genitori tengono duro, perché altro non possono fare, ma crolleranno domani, se e quando tutti torneranno alla normalità possibile. Per questi, la normalità possibile è un impossibile vivere: i costi, fisici, mentali, non sono contemplati. Ma è la sensazione di isolamento nell’isolamento, di abbandono nell’isolamento, a consumare di più. È da queste cose che si misura il livello di un Paese, dal livello di attenzione per gli ultimi veri, abbandonati come sassi in fondo a un fiume. Cari disabili, non avete voluto la bicicletta, pedalate lo stesso.

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Coronavirus: solo 802 i nuovi contagi, 165 i decessi

Scendono anche se di poco i ricoveri in terapia intensiva. Lombardia in controtendenza. I guariti sono 105.186 con un incremento di 2.155 nelle ultime 24 ore. In Germania l’indice R0 sale a 1,1.

Calano i nuovi contagi – 802 – e il numero di vittime – 165. Sono numeri incoraggianti quelli relativi alla pandemia di Covid-19 diffusi dalla Protezione civile domenica 10 maggio. Per il 28esimo giorno consecutivo calano i ricoveri in terapia intensiva: in totale ora sono 1.027, sette in meno rispetto a sabato quando il calo era stato di 134. In controtendenza la Lombardia in cui i ricoveri sono ora 348, 18 in più di ieri.

I malati in Italia sono 83.324, in calo di 1.518 unità rispetto a ieri. I pazienti guariti salgono a 105.186 con un incremento di 2.155 nelle ultime 24 ore. Sono ricoverate con sintomi 13.618 persone, 216 meno di sabato mentre 68.679 si trovano in isolamento domiciliare (-1295 rispetto a sabato).

Attualmente i contagiati totali dal coronavirus (attualmente positivi, vittime e guariti) sono 219.070, con un incremento di 802 unità rispetto a ieri quando l’aumento era stato di 1.083.

IN GERMANIA L’INDICE R0 SALE A 1,1

Se i dati italiani oggi sono abbastanza rassicuranti, preoccupa invece la Germania dove la diffusione del coronavirus potrebbe registrare un’accelerazione dal momento che gli ultimi dati ufficiali dall’Istituto Koch indicano che l’indice R0 – che misura la capacità di contagio – è salito a 1,1, ciò vuol dire che una persona positiva al Covid-19 ne contagia in media 1,1. Perché l’epidemia sia considerata sotto controllo l’indice R0 deve rimanere sotto l’1. Solo lo scorso mercoledì il R0 in Germania si era assestato allo 0,65, inducendo la cancelliera Angela Merkel ad affermare che il Paese si era lasciato alle spalle la ‘fase uno’.

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I mesi di trattativa e l’arrivo in Italia: la liberazione di Silvia Romano

La cooperante è atterrata a Ciampino avvolta in un abito verde e con il capo coperto. «Ora voglio stare solo con la mia famiglia». A partire da metà gennaio si erano intensificate le trattative con i sequestratori. Un lavoro sottotraccia dell’intelligence italiana con la collaborazione di quella turca e somala. Intanto montano le polemiche sul riscatto.

Sorridente e avvolta in un lungo abito verde con il capo coperto. Appena atterrata a Ciampino, con mascherina e guanti, Silvia Romano si è aperta in un sorriso. Ad attenderla oltre alla famiglia, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte.

L’abbraccio tra Silvia Romano e la madre (Ansa).

«ORA VOGLIO STARE SOLO CON LA MIA FAMIGLIA»

«Sono stata forte», ha ribadito Silvia Romano abbracciando, tra le lacrime, i genitori e la sorella. «Grazie alle istituzioni. Ora voglio stare solo con la mia famiglia», ha aggiunto assicurando di stare bene «fisicamente e mentalmente». Nel pomeriggio la cooperante verrà ascoltata nella caserma dei Ros a Roma. L’atto istruttorio sarà svolto dal pm della Procura di Roma, Sergio Colaiocco e dagli ufficiali dell’antiterrorismo del Raggruppamento operativo dell’Arma che in questi mesi hanno svolto le indagini. Gli inquirenti intendono ricostruire le varie fasi del sequestro

LE 16 SETTIMANE DECISIVE

Un sequestro lungo 18 mesi, il suo, fatto di molti silenzi che in certi momenti avevano fatto temere il peggio. Fino alla tanto attesa svolta: la liberazione da parte dell’intelligence italiana con la collaborazione dei servizi turchi e somali.

Rapita in Kenya, Silvia Romano lavorava per l’onlus marchigiana Milele che opera nella contea di Kilifi, dove seguiva un progetto di sostegno all’infanzia con i bambini di un orfanotrofio. Dopo il sequestro era stata subito venduta a un gruppo jihadista legato agli al Shabaab.

🔴 Silvia Romano è in Italia

Posted by Luigi Di Maio on Sunday, May 10, 2020

LO SCAMBIO A 30 KM DA MOGADISCIO

L’operazione dell’Aise è scattata nella notte di venerdì 8 maggio. Silvia è stata liberata a 30 chilometri da Mogadiscio, in una zona in condizioni estreme perché colpita negli ultimi giorni dalle alluvioni. A blitz compiuto, la cooperante è stata condotta in un compound delle forze internazionali nella capitale somala e poi all’ambasciata italiana.

«È in forma, provata ovviamente dallo stato di prigionia ma sta bene», aveva reso noto il presidente del Copasir Raffaele Volpi, ringraziando «l’incessante lavoro mai alla luce della ribalta» dell’Aise e del suo capo, il generale Luciano Carta, che chiude in bellezza il suo incarico per assumere la presidenza di Leonardo.

LEGGI ANCHE: La liberazione di Silvia Romano è un premio alla tenacia di Pippo Civati

IL VIDEO DELLA “SVOLTA”

Un lavoro sottotraccia e complicato, quello dell’intelligence, visto l’ambiente in cui ha dovuto operare: una Somalia dove negli ultimi anni gli al Shabaab hanno seminato morte e terrore, mettendo in scacco le fragili istituzioni. Proprio dalla Somalia è arrivato l’input a rapire Silvia Romano, secondo quanto ha ricostruito la procura di Roma che ha coordinato le indagini in collaborazione con gli inquirenti kenioti. Come ricostruito dal Corriere, un video dei rapitori del 17 gennaio 2020 dimostrava che la cooperante italiana era in vita e in buone condizioni. La prova che l’intelligence aspettava per terminare la trattativa e dare l’ok al pagamento del riscatto. Anche se su questo non ci sono conferme ufficiali, è quasi certo che il rapimento – come accaduto anche nel caso di un cittadino britannico anni fa – fosse a scopo di estorsione. Da quel momento, sono seguiti quasi quattro mesi di attesa e trattative fino alla notte di venerdì.

Silvia Romano con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

SILVIA ROMANO AVREBBE DETTO DI ESSERSI CONVERTITA

La donna era vestita da somala. Quando, riporta ancora il Corriere, è stata portata all’ambasciata italiana in Somalia non si è voluta cambiare d’abito spiegando di essersi convertita all’Islam. Notizia confermata da fonti investigativa secondo cui la conversione potrebbe essere frutto «della condizione psicologica in cui si è trovata durante il rapimento».

LE POLEMICHE SUL RISCATTO: DA SALVINI A BIGNAMI

Come sempre, sul pagamento del riscatto la destra sta sollevando le solite polemiche politiche. Matteo Salvini, in collegamento con Lucia Annunziata a Mezz’ora in più su RaiTre ha ricordato il sequestro e la liberazione di Greta e Vanessa. «Una volta liberate dissero subito: ‘noi torneremo là’…Credo che fosse il caso di pensarci un po’…», ha sottolineato il segretario leghista. «È chiaro che nulla accade gratis ma non è il momento di chiedere chi ha pagato cosa. Io ho visto come lavorano le nostre forze dell’ordine e porto enorme rispetto verso chi corre rischi, penso a agente Apicella. Prima di fare cose che mettono a rischio la vita di donne e uomini delle forze dell’ordine, in Italia e all’estero, pensarci cento volte». Dello stesso avviso il deputato di FdI Galeazzo Bignami che su Fb ha scritto: «Siamo felici che una persona privata della libertà personale sia libera, anche se diverse zone d’ombra andranno chiarite. Ma sono molto preoccupato per il pericolo che d’ora innanzi tutti gli italiani, se all’estero, correranno: essere dei bancomat mobili alla mercé di terroristi e banditi, pronti per essere sequestrati perché il nostro governo riconosce candidamente che il crimine, questo crimine, paga».

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La Perla, c’è l’accordo sulla cassa integrazione sino al 31 ottobre

L’intesa raggiunta riguarda 65 dipendenti. L’ammortizzatore sociale permetterà ai lavoratori una copertura sino quasi alla fine del corrente anno.

È stato raggiunto al ministero del Lavoro l’accordo per la prosecuzione del trattamento di Cassa Integrazione Straordinaria fino al 31 ottobre 2020 per i dipendenti di La Perla Global Management UK Limited. L’ammortizzatore sociale è stato rinnovato «senza soluzione di continuità, fino a concorrenza dei 12 mesi concedibili». In considerazione della cessazione di attività, i lavoratori sono sospesi a zero ore senza rotazione, come stabilito dal precedente tavolo.

CHI COLPISCE LA CASSA INTEGRAZIONE

L’intesa raggiunta riguarda in tutto 65 dipendenti: 58 per La Perla Manufacturing srl, operativi nelle linee «uomo» e «ready to wear», e sette per La Perla Global Management UK Limited, impegnati soltanto nella «ready to wear». L’Agenzia Regionale per il Lavoro dell’Emilia-Romagna, nell’impossibilità di essere presente all’incontro di oggi, ha inviato una nota ufficiale in cui ha confermato gli impegni già assunti il 30 ottobre scorso riguardo le misure di «politiche attive legate all’attivazione dell’ammortizzatore sociale».

DI COSA SI OCCUPA LA PERLA

La Perla è un’azienda italiana attiva nella moda di lusso, fondata nel 1954 a Bologna dalla sarta Ada Masotti. Storicamente è nata come un marchio di lingerie e in seguito è entrata nei settori dei costumi da bagno, della biancheria da notte, del prêt-à-porter e accessori.

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BASILICATA | www.basilicataonline.com,Guasto a Roma Termini: treni soppressi e ritardi fino a due ore

Sul sito web, Trenitalia ha spiegato che è «in corso la riprogrammazione dell’offerta commerciale». La situazione.

Il 13 gennaio 2020 è iniziato con gravi disagi per i pendolari. A causa di un guasto tra Orte e Roma Termini, infatti, alcuni treni sono stati soppressi, mentre altri stanno viaggiando con ritardi fino a due ore. Sul sito web di Trenitalia, alla pagina “Notizie infomobilità“, la società ha stilato un elenco di tutti i convogli coinvolti direttamente e ha specificato che è «in corso la riprogrammazione dell’offerta commerciale». Al momento, la circolazione allo scalo di Roma Termini è in graduale ripresa. Da questa mattina, informa Trenitalia, sono stati cancellati cinque treni. La situazione più delicata riguarda i convogli in arrivo a Termini.

I TRENI COINVOLTI

TRENI IN RITARDO

FR 9512 Napoli Centrale (5:45) – Milano Centrale (10:50)
FR 9501 Roma Termini (7:00) – Napoli Centrale (8:12)
FR 9610 Roma Termini (7:20) – Milano Centrale (10:35)
FR 9691 Roma Termini (7:25) – Napoli Centrale (8:33)
FB 35606 Roma Termini (6:57) – Torino Porta Nuova (13:40)
IC 703 Roma Termini (7:28) – Bari Centrale (14:00)
RV 3244 Roma Termini (7:05) – Fiumicino Aeroporto (7:37)
R 12226 Roma Termini (6:42) – Civitavecchia (8:04)
R 2379 Roma Termini (6:56) – Napoli Centrale (9:50)
R 7144 Roma Tuscolana (7:03) – Ladispoli-Cerveteri (7:52)
R 26260 Roma Termini (7:15) – Avezzano (9:47)

TRENI CANCELLATI

RV 3248 Roma Termini (7:50) – Fiumicino Aeroporto (8:22)
RV 3251 Fiumicino Aeroporto (8:38) – Roma Termini (9:10)
R 21984 Colleferro (7:37) – Roma Termini (8:34)
R 22844 Latina (8:10) – Roma Termini (8:54)
R 22845 Roma Termini (9:06) – Latina (9:50)

TRENI PARZIALMENTE CANCELLATI

IC 588/589 Roma Termini (10:22) – Trieste Centrale (18:37) : origine da Orte (11:02)
IC 533 Ancona (5:47) – Roma Termini (9:35): limitato a Orte (8:50)
RV 2305 Firenze Santa Maria Novella (6:40) – Roma Tiburtina (10:49): limitato a Chiusi Chianciano Terme (8:29)
RV 2308 Roma Termini (9:02) – Firenze Santa Maria Novella (12:50): origine da Chiusi Chianciano Terme (10:58)
R 7571 Viterbo Porta Fiorentina (6:50) – Roma Termini (8:27): limitato ad Orte (7:43)
R 7145 Ladispoli-Cerveteri (7:10) – Roma Termini (8:03): limitato a Roma Aurelia (7:33)
R 7147 Ladispoli-Cerveteri (7:37) – Roma Termini (8:33): limitato a Maccarese (7:49)
R 12234 Roma Termini (8:42) – Civitavecchia (9:59): origine da Roma Aurelia (9:08)

TRENI INSTRADATI SU PERCORSO ALTERNATIVO TRA ROMA TIBURTINA E ROMA PRENESTINA

FR 9308 Napoli Centrale (7:58) – Torino Porta Nuova (14:20)
FR 9520/9522 Salerno (6:51) – Milano Centrale (12:50)

TRENO INSTRADATO SU PERCORSO ALTERNATIVO TRA ROMA PRENESTINA E ROMA TIBURTINA

FR 9595/9597 Milano Centrale (5:10) – Salerno (11:27)
FR 9603 Milano Centrale (6:00) – Napoli Centrale (10:33)
FR 9511/9513 Milano Centrale (6:10) – Salerno (12:06)

TRENO INSTRADATO SU PERCORSO ALTERNATIVO VIA FORMIA, CON MAGGIO TEMPO DI PERCORRENZA FINO A 60 MINUTI

FR 19400/9414 Napoli Centrale (8:05) – Venezia Santa Lucia (13:34)

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L’altolà di Ratzinger alla riforma del celibato sacerdotale

In un libro scritto con il cardinale Robert Sarah, Benedetto XVI si esprime contro la possibilità di ordinare come preti persone sposate. Sulla questione è attesa la decisione di papa Francesco.

«Io credo che il celibato» dei sacerdoti «abbia un grande significato» ed è «indispensabile perché il nostro cammino verso Dio possa restare il fondamento della nostra vita», ha affermato Benedetto XVI in un libro a quattro mani con il cardinale Robert Sarah, che uscirà il 15 gennaio e del quale Le Figaro pubblica delle anticipazioni. «Non posso tacere», scrivono Ratzinger e Sarah citando una frase di Sant’Agostino.

Il monito del Papa emerito Benedetto XVI arriva dopo il Sinodo sull’Amazzonia dello scorso ottobre che ha avuto tra i temi centrali di discussione proprio la possibilità di ordinare come sacerdoti persone sposate. Opzione, questa, che è entrata nel documento finale, mentre è attesa la decisione di Papa Francesco che dovrà pronunciarsi con l’esortazione apostolica post-sinodale. Documento che potrebbe essere pubblicato nei prossimi mesi. A fare riferimento all’ultimo Sinodo, parlando però di “uno strano Sinodo dei media che ha prevalso sul Sinodo reale”, sono gli stessi Ratzinger e il card. Sarah che è il Prefetto della Congregazione per il Culto divino e in un certo senso il rappresentate di quell’ala conservatrice che è in Vaticano. “Ci siamo incontrati, abbiamo scambiato le nostre idee e le nostre preoccupazioni”, scrivono Ratzinger e Sarah

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