Luisa Ranieri: età, marito, figli, film e fiction dell’attrice

Luisa Ranieri è un’attrice e una conduttrice televisiva nata a Napoli il 16 dicembre 1973. Tra le interpretazioni di maggior successo quella nella fiction di Rai 1 Le indagini di Lolita Lobosco tratta dai romanzi di Gabriella Genisi.

Luisa Ranieri, film e fiction

Dopo un inizio a teatro, nel 2001 debuttò nel film di Leonardo Pieraccioni, Il principe e il pirata. Nel 2003 è stata nella miniserie tv di Rai 1 Maria Goretti, per la regia di Giulio Base, mentre l’anno seguente è stata la protagonista della serie in sei puntate La omicidi con Massimo Ghini. Nel 2005 è stata la volta di Cefalonia, dove ha incontrato l’attuale marito Luca Zingaretti. Nello stesso anno è stata anche Maria Callas nella miniserie Callas e Onassis diretta da Giorgio Capitani, affiancando anche Adriano Celentano nel programma Rai Rockpolitik.

SMS – Sotto mentite spoglie è il film di Vincenzo Salemme in cui la Ranieri è stata protagonista nel 2007, nonché Amiche mie di Luca Miniero e Paolo Genovese. Nel 2009 ha recitato al cinema nel film di Pupi Avati Gli amici del bar Margherita e nel 2010 è stata una delle protagoniste di La vita è una cosa meravigliosa di Carlo Vanzina.

Con il marito ha recitato nel 2013 in Maldamore di Angelo Longoni mentre nel 2014 è stata madrina del Festival del Cinema di Venezia. Nel 2016 ha interpretato l’imprenditrice italiana Luisa Spagnoli nell’omonima fiction di Rai 1 e due anni dopo è stata protagonista, insieme a Francesco Arca, della fiction Rai La vita promessa per la regia di Ricky Tognazzi. Nel 2021 è stata una delle protagoniste del film di Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio.

Luisa Ranieri, tra carriera e vita privata con Luca Zingaretti e le figlie
Luca Zingaretti e Luisa Ranieri David Di Donatello 2022 (Getty Images).

Luisa Ranieri, la vita privata

Galeotto fu il set, perché l’attrice e l’attuale marito Luca Zingaretti si sono conosciuti sul set della miniserie televisiva Cefalonia. Da allora, 2005, i due non si sono più lasciati. La coppia si è sposata nel 2012 nel castello di Donnafugata e attualmente ha due figlie: Emma, nata nel 2011, e Bianca, nata nel 2015.

Zingaretti al Corriere della Sera ha raccontato come ha conquistato la moglie: «Le facevo trovare fiori dappertutto. Prenotavo l’intero ristorante, c’erano fiori su ogni tavolo. Cedette per sfinimento». Dal canto suo l’attrice ha dichiarato: «Sono una donna fortunata, perché ho sposato un uomo con una virilità prorompente, ma anche una sensibilità quasi femminile e un amore vero per le donne».

Il padre di Fabri Fibra e Nesli morto a 96 anni: addio a Ivaldo Tarducci

Grave lutto in casa Tarducci: si è spento ieri all’età di 96 anni Ivaldo Tarducci, il padre dei due rapper fratelli Fabri Fibra e Nesli, il cui rapporto è ormai compromesso da anni.

L’annuncio della morte del padre di Fabri Fibra e Nesli

«Ciao Pà, buon viaggio»: è con queste poche e semplici parole che Francesco Tarducci in arte Nesli ha annunciato ai suoi fan su Instagram la scomparsa dell’amato genitore. Per rendere omaggio al suo papà come si deve, Nesli ha per l’occasione anche pubblicato uno scatto rimasto fino ad oggi inedito, con padre e figlio insieme sorridenti qualche tempo fa.

Il padre di Fabri Fibra e Nesli morto a 96 anni: addio a Ivaldo Tarducci
Nesli e il padre Ivaldo Tarducci (Instagram)

Tutto tace, almeno per il momento, sui profili social del rapper di Applausi per Fibra, che non ha commentato la scomparsa del padre (uomo noto a Senigallia, era infatti il titolare di un negozio di abbigliamento) in alcun modo. Nel frattempo, tramite una nota, a rendere omaggio all’uomo è stato anche il sindaco della cittadina marchigiana, Massimo Olivetti, che ha così commentato la sua scomparsa: «Credo che quasi tutti i cittadini senigalliesi della mia generazione abbiano acquistato almeno una volta una capo di abbigliamento da Tarducci. Con la scomparsa di Ivaldo perdiamo un concittadino che ha investito nella piccola impresa contribuendo allo sviluppo economico della nostra città. Un abbraccio affettuoso ai suoi familiari».

I rapporti familiari complessi nella famiglia Tarducci

Non è certo un mistero che Fabri Fibra e il padre fossero in pessimi rapporti. Come riporta Vanity Fair, sembra che la frattura fra Ivaldo Tarducci e il figlio fosse legata al divorzio avvenuto quando Fabri Fibra e Nesli erano molto giovani. Anche nei confronti della stessa madre, ad onore del vero, Fabri Fibra serbaba un enorme rancore e in diversi pezzi le aveva dedicato rime al vetriolo.

Ben più conciliante invece Nesli, che aveva in qualche modo profetizzato uno scenario che, chissà, si potrebbe presentare ai funerali dell’uomo. Parlando della “resa dei conti” in famiglia, Nesli aveva infatti raccontato in un’intervista al Corriere: «Vive anche lei nell’assenza di Fabri. Mio padre ha quasi 90 anni, ho avuto questa visione: noi, al suo funerale. Succederà lì. Sarà quel giorno a chiudere i conti. Li pagheremo tutti. Capiremo che non è vero, che c’è sempre tempo».

Tragedia del Titan, chi è stato a bordo parla di «missione suicida»

La tragedia del Titan che, secondo la ricostruzione della Guardia costiera Usa, sarebbe imploso a causa della pressione poco dopo l’immersione, forse poteva essere evitata. Col passare dei giorni infatti emergono le testimonianze di chi quella spedizione estrema sul piccolo sottomarino per osservare il relitto del Titanic l’aveva fatta in passato. I problemi di comunicazione, per esempio, non erano certo una novità. Mike Reiss, produttore dei Simpson, ha partecipato a quattro immersioni diverse – una per osservare il Titanic e tre al largo di New York – con la compagnia OceanGate e alla Cnn ha raccontato che i contatti con la superficie si erano persi, per un breve periodo, ogni volta. «C’è stata un’immersione in cui, non appena le comunicazioni si sono interrotte, siamo tornati subito in superficie», ha dichiarato. «Eravamo andati a vedere un U-Boat al largo di New York. L’abbiamo visto per un secondo e ci hanno detto: “Torniamo su, non dovremmo essere qui sotto”». Reiss ha poi aggiunto: «Non sono dei temerari. Prendono la cosa molto seriamente».

Le testimonianze di chi ha viaggiato sul Titan
Il Titan (dal profilo Instagram di Arthur Loibl).

Loibl: «Guardando indietro è stata una operazione kamikaze»

L’uomo d’affari tedesco Arthur Loibl, 61 anni, ha parlato senza mezzi termini di «missione suicida». E anche lo youtuber Alan Estrada, salito a bordo del sommergibile nel 2022, ha dichiarato come fosse consapevole di rischiare la vita. Loibl, che ha partecipato alla spedizione nell’agosto 2021, ha ricordato alla Bild i problemi del primo viaggio: una volta arrivati a 1.600 metri di profondità sono stati costretti a risalire: «Alcune parti (del sottomarino) si sono staccate e la missione è iniziata con cinque ore di ritardo per problemi elettrici». Per Loibl quell’esperienza è stata «un incubo». «Immaginate un tubo lungo pochi metri con una lastra di metallo come pavimento», ha raccontato al quotidiano. «Non si può stare in piedi, non ci si può inginocchiare. Tutti sono seduti vicini o uno sopra l’altro». Durante la discesa e la salita, un viaggio di due ore e mezza, le luci erano state spente per risparmiare energia. «Ero un po’ ingenuo», ha aggiunto, «guardando indietro è stata una operazione kamikaze». Estrada è stato il primo messicano a salire a bordo del Titan. A luglio 2021 la spedizione al relitto del Titanic venne annullata per problemi tecnici. L’anno successivo lo youtuber ci ha riprovato con successo. È stato «spettacolare», ha detto chiarendo però che era «consapevole di rischiare la vita». Estrada ha dovuto firmare dei documenti che spiegavano «esattamente tutti i rischi che si corrono, compreso quello di perdere la vita».

Ore passate a quattro gradi senza sedie né toilette

Loible ed Estrada hanno ricostruito i passaggi del viaggio. Una volta a bordo occorrono due ore per scendere a 3.800 metri. Per quattro ore si visitano i resti del transatlantico. E poi servono altre due ore per riaffiorare in superficie. Sempre che durante l’immersione non si verifichino problemi. «Laggiù c’è l’inferno», ha commentato Loibl. «Ci sono solo 2,50 metri di spazio, quattro gradi, non ci sono sedie, né toilette».

Nancy Brilli: età, compagno, figlio e film dell’attrice

Nancy Brilli è un’attrice nata a Roma il 10 aprile 1964 con il nome di Nicoletta Brilli. Durante la sua carriera ha vinto un David di Donatello come miglior attrice non protagonista nel 1990 per il ruolo nel film Piccoli equivoci.

Nancy Brilli, film e fiction

L’attrice, orfana di madre a 10 anni, alle superiori incontrò Vittoria Squitieri, figlia del noto regista Pasquale, che la introdusse nel 1984 al mondo del cinema. Per lui interpretò il ruolo di Miriam Petacci nel film Claretta. L’anno seguente recitò nella miniserie Naso di cane e nel 1986 è tra le protagoniste di Dèmoni 2… L’incubo ritorna, scritto da Dario Argento.

Nel 1988 partecipò al film di Carlo Verdone Compagni di scuola e l’anno seguente è stata non protagonista del film Piccoli equivoci di Ricky Tognazzi. La sua carriera è continuata con Il presente prossimo venturo (1990), Ninà (1993-1994) e Manola (1995-1997). Nel 2002 è stata al cinema con il film Febbre da cavallo – La mandrakata, con Gigi Proietti, di Carlo Vanzina.

Nancy Brilli, chi è l'attrice, tra vita privata e i film
Nancy Brilli a Cortinametraggio 2021 (Getty Images).

Ha poi partecipato ai film Natale in crociera, Un’estate al mare, Ex, La vita è una cosa meravigliosaMaschi contro femmine nonché al cinepanettone A Natale mi sposo con Elisabetta Canalis. Nel 2011 è comparsa anche nel film Femmine contro maschi con Emilio Solfrizzi.

Per quanto riguarda le fiction, la Brilli ha conquistato il successo con Commesse di Giorgio Capitani, mentre nel 2000 è stata protagonista insieme a Stefania Sandrelli e Giuliana De Sio de Il bello delle donne. Nell’autunno 2004 ha recitato nel film tv in due puntate Madame, di Salvatore Samperi, e successivamente è stata protagonista delle fiction Donne sbagliate, di Monica Vullo, e Caterina e le sue figlie 2.

Nancy Brilli, chi è l'attrice, chi è il figlio
Nancy Brilli e il figlio (Facebook).

Nancy Brilli, la vita privata

Nancy Brilli è stata sposata con Massimo Ghini dal 1987 al 1990 dopo che si erano conosciuti sul set di Due fratelli, miniserie tv di Alberto Lattuada. È madre di un figlio, Francesco, avuto durante il secondo matrimonio (1997-2002) con Luca Manfredi nel 2000.

Per circa 15 anni, ha avuto una relazione con il chirurgo estetico Roy De Vita mentre attualmente sta con Pupi D’Angieri, un noto uomo d’affari, petroliere, banchiere e avvocato nonché uno degli uomini più ricchi del mondo. Divenuto avvocato in America, lavorò per lo studio legale Pavia a New York. Tra i suoi clienti la compagnia petrolifera Texaco, per la quale fu inviato in Libia. In seguito ha iniziato a lavorare come banchiere e consulente.

Fratoianni, in fiamme la sua auto vicino Campobasso

Attimi di paura per Nicola Fratoianni. Il leader di Sinistra italiana e parlamentare dell’alleanza Verdi-Sinistra era in viaggio verso Campobasso nella serata del 22 giugno quando, alle porte del capoluogo molisano, la sua auto ha improvvisamente preso fuoco. Fortunatamente nessuno dei passeggeri è rimasto ferito e i vigili del fuoco hanno presto domato le fiamme. Fratoianni e i suoi compagni hanno ripreso poco dopo il viaggio a bordo di un’altra vettura, con cui hanno raggiunto Campobasso. Partito da Foggia, il leader di SI doveva incontrare la segretaria del Partito democratico Elly Schlein e il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte per sostenere Roberto Gravina, candidato alle regionali del 25 e 26 giugno.

In fiamme l'auto di Fratoianni mentre andava a Campobasso per incontrare Elly Schlein e Giuseppe Conte, coinvolto in un incidente sull'A1.
Nicola Fratoianni insieme a Elly Schlein (Imagoeconomica).

Non solo Nicola Fratoianni, sull’A1 un incidente per Giuseppe Conte

Partito da Foggia, Nicola Fratoianni stava percorrendo la stessa tratta che il giorno precedente, il 21 giugno, aveva attraversato Giuseppe Conte. Nell’occasione, un’auto della scorta del leader dei pentastellati era rimasta coinvolta in un incidente sull’autostrada A1, in direzione Frosinone, anche in questo caso per fortuna senza gravi conseguenze. Come ha riportato Il Messaggero tre vetture hanno dato vita a un tamponamento a catena dopo che la prima aveva urtato un mezzo pesante. L’ex presidente del Consiglio è sceso dall’auto su cui viaggiava subito dopo l’impatto, andando a sincerarsi delle condizioni di salute di una donna in evidente stato di shock e agitazione. Forti i rallentamenti alla circolazione stradale, poiché si sono formati circa quattro chilometri di coda.

Emma Marrone: «Perché per essere madre bisogna avere un partner? Visione medievale»

La cantante Emma Marrone ha affidato a Vanity Fair il suo pensiero sulla maternità affermando che non si è mai immaginata madre e chiedendosi perché, per esserlo, sia necessario avere un partner: «Se volessi un figlio potrei farlo con la fecondazione ma in Italia occorre essere una coppia».

Emma Marrone sulla famiglia

Un’intervista a cuore aperto quella che Emma Marrone ha rilasciato a Michela Murgia, alla quale ha confidato la sua idea di famiglia: «Sono single ma non sola, non mi accontento. Il mio scopo nella vita è realizzare me stessa, non trovare un partner. Certo mi piacerebbe trovare qualcuno a casa ad attendermi, banalmente anche nel letto, ma non mi andrebbe bene chiunque. Sono single, ma non sola. Ho tante famiglie. Quella d’origine e siamo molto uniti, ma dopo tanti anni considero famiglia anche quella professionale, perché i legami che si creano lavorando insieme sono fortissimi e io sono una persona fedele agli affetti. Per carattere posso stare senza compagno, ma non senza una comunità di affetti».

Emma Marrone ha rilasciato un'intervista a Michela Murgia per Vanity Fair dove parla senza mezzi termini della sua idea di maternità
Emma Marrone (Getty Images).

La maternità e la fecondazione

«Io non volevo fare la cantante, volevo fare la cantante famosa», ha confidato la Marrone che senza remore afferma convinta che la sua priorità in questo momento sia la musica e non i figli. La cantante ha raccontato anche la malattia che ha dovuto affrontare, un tumore all’utero a causa del quale ha perso un’ovaia: «La prima volta l’ho presa come un fatto che poteva capitare, con le altre è stato più complicato. L’ho curato ma poi ho detto: “Basta, leviamo l’ovaia”. Potrei ancora avere un figlio, ma la priorità per me è la musica». L’artista non ha negato l’idea di voler ricorrere alla fecondazione: «Non ho resistenze ideologiche, ma la scelta ce l’ho: se volessi potrei ancora farlo da me con la fecondazione. In Italia però devi essere per forza una coppia ed è una visione della genitorialità medievale. Perché devo avere un partner per essere madre? Prima ti dicono: non fate abbastanza figli, poi provi a farli e ti mettono mille ostacoli».

Roberta Capua rivela: «In passato ho perso un bambino»

Roberta Capua, ex Miss Italia e conduttrice televisiva, ha raccontato di aver vissuto una terribile esperienza in passato. Una vicenda che ha sempre voluto mantenere privata fino alla rivelazione al Salotto di Patrizia Finucci Gallo.

Roberta Capua confessa di aver perso un bambino

La conduttrice partenopea ha dichiarato di aver perso un figlio alcuni anni fa, una storia mai resa nota per evitare una visibilità in un momento difficile. Durante l’intervista, la Capua ha infatti sottolineato la sua capacità di superare i momenti dolorosi senza renderli pubblici: «Ho perso un bambino, lo dico per la prima volta. Ce ne sono stati di dolori nella mia vita, ma non li ho mai cavalcati». Un episodio che ha segnato la vita della conduttrice ma del quale non si conoscono altri dettagli.

Roberta Capua rivela in un'intervista di aver perso un figlio in passato, Una vicenda mai resa nota per non cavalcare una visibiltà non voluta
Roberta Capua (Getty Images).

L’incontro con Silvio Berlusconi e il rapporto con Ilaria Capua

Nel salotto della Finucci Gallo, la Capua ha raccontato tanti aneddoti della sua vita e della sua carriera, dagli esordi televisivi al fianco di Raffaella Carrà agli incontri con Silvio Berlusconi fino ai rapporti con la cugina, la virologa Ilaria Capua. La conduttrice ha affermato di aver incontrato Silvio Berlusconi a Mediaset negli anni in cui ha lavorato a Buona Domenica con Maurizio Costanzo e al programma in prima serata su Canale 5 Sei un mito, all’incirca dal 2004 al 2007: «Mi capitò di incontrarlo a una serata conviviale. Mi disse “Lei ha una bellissima chiostra di denti”. Tanti anni dopo lo rividi e mi disse, di nuovo, “che bella chiostra di denti”. Evidentemente non ero il suo tipo». Per quanto riguarda il rapporto con la virologa Ilaria Capua, sua cugina, ha invece rivelato: «Ci siamo frequentate poco da bambine e anche ora ci conosciamo poco. Ma sono orgogliosa di essere sua cugina, è una grande donna».

Il sottomarino Titan è imploso: morti tutti i 5 passeggeri

Il sottomarino Titan della OceanGate, scomparso domenica 19 giugno nell’Oceano Atlantico, è imploso poche ore dopo l’immersione. La Guardia costiera americana ha confermato il tragico epilogo dopo aver ritrovato alcuni detriti e il cono di coda del sommergibile non lontano dal relitto del Titanic. Nessuna speranza di sopravvivenza per i cinque passeggeri a bordo, anche se le ricerche continueranno al fine di raccogliere ulteriori prove sull’accaduto. «Ci vorrà del tempo per determinare l’esatta sequenza temporale di questo caso incredibilmente complesso», ha spiegato il contrammiraglio Usa John Mauger ai media americani.

Il sottomarino della OceanGate non ha retto la pressione poche ore dopo l’immersione. Il regista del film su transatlantico James Cameron: «Tragedia analoga a quella del 1912».
John Mauger della Marina americana durante la conferenza (Getty Images).

Dove si trovava il sottomarino Titan e cosa ha provocato l’implosione

Il sottomarino Titan, al momento del disastro, si trovava a meno di 500 metri dal relitto del Titanic, che giace a quasi 4 mila di profondità sul fondale oceanico. Difficile al momento stabilire le cause che hanno portato all’implosione, ma gli esperti suggeriscono possa essersi trattato di un cedimento strutturale per via della pressione o di un malfunzionamento. Non si esclude che lo stesso sommergibile della OceanGate possa aver urtato i rottami del transatlantico affondato nel 1912. Secondo Associated Press, la Marina Usa avrebbe rilevato l’implosione già domenica 18 giugno, il giorno della scomparsa e dell’interruzione delle telecomunicazioni. «È stata riscontrata un’anomalia attraverso i dati acustici dopo che il sottomarino è stato dato per disperso», si legge in un comunicato riportato anche dal Wall Street Journal.

Nessuna speranza dunque di ritrovare in vita i cinque passeggeri che si trovavano a bordo del sottomarino Titan. «Questa missione sarà probabilmente la prima e l’unica con equipaggio nel 2023», aveva postato su Facebook Hamish Harding poco prima della partenza, riferendosi al meteo molto spesso avverso nella regione. Parole che, dopo la conferma della tragedia, assumono un altro tono. Con il miliardario britannico hanno perso la vita anche l’amministratore delegato della OceanGate Stockton Rush (la cui moglie è lontana parente di due vittime del Titanic), l’esploratore francese Paul-Henri Nargeolet, l’uomo d’affari di origine pakistana Shahzada Dawood e suo figlio 19enne Suleman. Improbabile, secondo la Guardia costiera, il recupero dei loro corpi, anche se verrà fatto tutto il possibile. Secondo gli esperti, difficilmente i cinque si sono resi conto di quanto stava accadendo. «Siamo vicini alle loro famiglie in questo momento di dolore», ha twittato la OceanGate, parlando di un periodo triste per l’esplorazione.

Il regista di Titanic James Cameron aveva già mostrato dubbi per un’immersione

Sulla vicenda è intervenuto anche James Cameron, regista vincitore di 11 premi Oscar per il suo Titanic sul naufragio del transatlantico. «Incredibile che si sia verificata una tragedia simile a quella del 1912», ha sottolineato ad Abc News. Ricordando la sua immersione in solitaria nel 2012 con un mezzo da lui stesso progettato, ha precisato come il rischio di implosione preoccupasse diversi ingegneri progettisti. «È un incubo con cui tutti abbiamo convissuto», ha concluso Cameron. «La compagnia ha ricevuto numerose lettere in cui si specificava che ciò che stavano facendo era sperimentale e non certificato».

Scotellaro, a Tricarico e Matera convegno internazionale di studi

Terzo appuntamento con il programma delle celebrazioni per i 100 anni della nascita di Rocco Scotellaro voluto dalla Regione Basilicata e dall’Apt, organizzato in collaborazione con la Fondazione Matera Basilicata 2019 e il Comune di Tricarico, con progetto del comitato scientifico coordinato da Franco Vitelli e composto da Giuseppe Appella, Giulia Dell’Aquila, Goffredo Fofi, e Sebastiano Martelli.
Dopo l’apertura delle celebrazioni svoltasi nella ricorrenza della nascita di Scotellaro, il 19 aprile, al cimitero di Tricarico e al teatro Stabile di Potenza, dopo l’applaudito e seguitissimo concerto di Ambrogio Sparagna, il primo maggio, nell’auditorium Parco della musica di Roma, nei giorni 26 giugno a Tricarico (Auditorium comunale), 27 e 28 giugno, a Matera (Open Space Apt) si terrà il convegno internazionale di studi “Rocco Scotellaro, un intellettuale contadino, scrittore oltre la modernità”.
“Già nel titolo – spiega Giulia dell’Aquila chiarendo il senso complessivo del convegno – vi è una chiara indicazione della persistente attualità di Scotellaro. Nella sua impostazione generale esso punta a rinforzare l’inquadramento di Scotellaro all'interno delle coordinate di studio fin qui tenute presenti dalla critica più accreditata, ma andando oltre.
In primo luogo la contestualizzazione storica politica sociale dell'autore, la cui intelligente operosità pur rimanendo saldamente legata alla stagione delle lotte contadine nel Mezzogiorno, rappresenta, in una più universale prospettiva, ogni esigenza di riscatto nei Sud del mondo. In questo senso Scotellaro allunga la sua ombra fino al nostro presente caratterizzato dalle tante gradazioni del disagio e della disperazione.
In secondo luogo, l'analisi approfondita della sua opera letteraria appare integralmente attraversata da una corrente di profonda umanità e di sincera empatia.
Benché nota, la vicenda biografica e intellettuale di Scotellaro troverà posto nel convegno, anche a titolo introduttivo. Si partirà dalle radici del suo impegno civile, profonde e solide fin nei momenti più turbolenti.
A 100 anni dalla nascita e 70 della morte di Scotellaro, pur nella inevitabile occasione di bilancio, il convegno è stato pensato come opportunità per aprire nuove prospettive di studio e ciò spiega la spiccata presenza di nomi, per lo più inediti tra gli scotellaristi, in un parterre di relatori che certamente daranno nuova linfa agli studi.
Il convegno proporrà inoltre attenzione agli incroci tra storia, economia e socioantropologia con approfondimenti sulla crucialità degli anni '50 nello sviluppo della società italiana, sulla rappresentazione delle classi sociali nel Mezzogiorno, dall’inchiesta scotellariana all'età postindustriale, sugli esiti della riforma agraria rispetto alle rivendicazioni del movimento di protesta contadina.
Tenuto conto della vocazione all'azione di Scotellaro, che gradualmente si volge allo studio e all'inchiesta, è stato incluso nel convegno anche il nome del compianto Alessandro Leogrande, autore di molte premiate inchieste tra cui quella sul caporalato nelle campagne del Sud morto improvvisamente a soli quarant'anni. Una parte del convegno sarà dedicata agli aspetti filologici linguistici e letterari con focalizzazioni sulla lingua che sarà oggetto di riflessione di alcuni studiosi nello spazio che si offre a multiple e perciò feconde letture; senza dire che proprio sul versante della prosa, specificamente in Contadini del Sud l'impasto linguistico costituisce un caso talmente singolare d'aver catalizzato nel tempo molte particolari attenzioni.
Nel ricordare quanto e perché ancora c’è bisogno di Scotellaro negli odierni orizzonti di sostenibilità e nella spinta a una nuova ruralità è stato previsto, infine, uno spazio per la verifica del rapporto tra ecologia e letteratura”.
  

La parabola di Minenna, da prof M5s all’arresto per corruzione

I suoi avvocati ora evidenziano che a lui «viene contestato» soltanto «un episodio nel marzo 2020: essersi adoperato in favore di un imprenditore vicino alla Lega per sbloccare una sua fornitura di mascherine ferme alla dogana di Milano in cambio di una entratura nel partito». Fatto sta che l’inchiesta di Forlì – quel «pactum sceleris» con l’ex leghista Gianluca Pini per essere accreditato nel Carroccio e assicurarsi la conferma alla guida dell’Agenzia – e gli arresti domiciliari sono, almeno per il momento, una brutta tegola sulla testa di Marcello Minenna, la cui parabola politica e istituzionale si fa sempre più travagliata. Il suo ultimo incarico, dal quale è stato adesso sospeso in via automatica, è quello di assessore regionale all’Ambiente, alle Partecipate, alla Programmazione unitaria e ai Progetti strategici nella Giunta calabrese di centrodestra guidata dal forzista Roberto Occhiuto. Il presidente azzurro lo ha subito difeso: «I fatti che gli vengono contestati dalla Procura di Forlì riguardano il periodo nel quale Minenna è stato direttore dell’Agenzia delle Dogane: sono certo che dimostrerà la sua estraneità».

La parabola di Minenna, da prof M5s all'arresto per corruzione
Marcello Minenna (Imagoeconomica).

Gli ‘incidenti’ di percorso all’Agenzia delle Dogane 

Tuttavia, ora viene messa a dura prova la sua capacità di reinventarsi come uno Zelig istituzionale per cavare il meglio dalle diverse stagioni politiche. Dopo essere stato uno degli alfieri dell’intellighenzia (economico-finanziaria) dell’area M5s, era riuscito a salvarsi anche durante il governo Draghi e poi aveva saltato il fossato per entrare nelle grazie del centrodestra. Anzi, si vociferava che aspirasse a un ruolo di rilievo in Cassa depositi e prestiti in quota Lega. Ambizioni che adesso rischiano di finire in frantumi, al netto della dovuta presunzione di innocenza fino a sentenza passata in giudicato. E così sembrano quasi bazzecole gli “incidenti di percorso” durante il suo mandato da direttore dell’Agenzia delle Dogane: come il caso delle auto sequestrate ai criminali e assegnate in modo discrezionale a politici, vip e manager senza bandi né aste pubbliche. Una pratica stigmatizzata dal Mef che poi dispose le restituzioni. E che dire della promozione a dirigente, svelata dal Foglio, con tanto di stipendio da 110 mila euro l’anno, per l’ingegner Lorenzo Monti, fratello di Nina Monti, editor del blog di Beppe Grillo e spin doctor del fondatore M5s?

L’anti-Vegas della Consob

Nato a Bari, 51 anni, Minenna è economista, commercialista, revisore dei conti, esperto di mercati finanziari e obbligazionari. Ha studiato alla Bocconi ed è stato professore nello stesso ateneo milanese e alla London Graduate School of Mathematical Finance, oltre a insegnare alla Sapienza e alla San Raffaele di Roma. Master alla Columbia University di New York, vanta anche trascorsi da editorialista del Sole24Ore, Wall Street Journal e Financial Times, oltre a fregiarsi spesso di essere stato allievo di Carlo Azeglio Ciampi. Dopo un avvio di carriera in Procter&Gamble, nel 1996 vince un concorso, entra in Consob e viene collocato all’Ufficio ispettorato. Con i progressi di carriera nell’authority di vigilanza dei mercati crescono anche le rogne: dal 2007 è responsabile dell’Ufficio analisi quantitative e pian piano si costruisce l’immagine di fustigatore che denuncia le scelte della Consob da lui bollate come anomale o comunque al servizio dei poteri finanziari vigilati. Diventa l’eroe delle associazioni dei consumatori e dei piccoli investitori. E al tempo stesso la spina nel fianco dell’allora presidente Giuseppe Vegas, già esponente di spicco di Forza Italia. Attorno a Minenna iniziano a pullulare voci maligne, indiscrezioni velenose, anche esposti in procura. Qualcuno lo definisce “la talpa” in Consob, per i suoi difensori si tratta invece di una enorme macchina del fango messa in moto a protezione dei soliti poteri forti e Milena Gabanelli lo considera addirittura «mobbizzato».

Consigliori del M5s sui temi economico-finanziari

È così che l’ex direttore delle Dogane diventa un punto di riferimento per il Movimento 5 stelle appena entrato in parlamento. Il partito di Grillo vede in lui il paladino dei piccoli investitori in Borsa contro i potentati che sono il bersaglio perfetto del M5s barricadero nell’età aurea del renzismo. Minenna assurge al ruolo di prezioso consigliori dei cinque stelle sui temi economici e finanziari, suggeritore della strategia sul Fiscal compact e per la creazione di una Banca pubblica degli investimenti. Ma veste i panni di chioccia pure nella battaglia grillina sulle perdite riferite ai derivati di Stato, crociata che consente al Movimento di chiamare in causa addirittura Mario Draghi in relazione ai tempi in cui era direttore generale del Tesoro. Senza scordare gli scandali della fusione Unipol-Fonsai e di Banca Etruria, rispetto ai quali la competenza tecnica di Minenna è pienamente al servizio della narrazione pentastellata contro i sancta sanctorum del presunto “inciucio” tra politica e alta finanza.

La parabola di Minenna, da prof M5s all'arresto per corruzione
Minenna con il generale Francesco Paolo Figliuolo (Imagoeconomica).

La chiamata nella Giunta Raggi e la rottura con la sindaca

Il personaggio divide, non piace a tutti: risultano poco apprezzati soprattutto certi eccessi egotistici e un fare azzimato e impettito, per quanto usualmente cortese e brillante. Ma il cinquestelle ha bisogno di saperi economici e tutto sommato non dispiace nemmeno la storica vicinanza di Minenna alla Cgil. Il padre dell’economista pugliese era stato un funzionario Anas e girava voce che fosse addirittura il riferimento di Massimo D’Alema nel colosso pubblico delle strade. Così, quando il M5s vince alle Amministrative del 2016, è Luigi Di Maio in persona a corteggiare e a volere Minenna nella Giunta del Campidoglio, accanto a Virginia Raggi. Anche perché l’ex Consob conosce già la macchina, essendo stato membro della segreteria tecnica del prefetto-commissario, Francesco Paolo Tronca. Inizialmente l’economista si ritrae, poi cede e prende la delega cruciale di assessore al Bilancio e alle Partecipate. Ma con la sindaca il feeling non scatta mai e dopo poche settimane, nell’estate 2016, Minenna lascia per divergenze sulla gestione delle aziende capitoline e per i veleni attorno al cosiddetto “raggio magico” e alla figura di Raffaele Marra. Le voci di palazzo hanno sempre favoleggiato di una sua cura maniacale per l’estetica e la forma fisica. Tanto che, si dice, anche nell’ufficio in Campidoglio Minenna non mancasse di fare regolarmente flessioni ed esercizi a corpo libero per tenersi tonico.

La parabola di Minenna, da prof M5s all'arresto per corruzione
Minenna con Virginia Raggi (Imagoeconomica).

Le tensioni all’interno dell’Agenzia delle Dogane

Il periodo alla guida delle Dogane, nominato dal secondo governo Conte nel 2020, è comunque quello più tribolato fino all’arresto di ieri. Oltre agli scivoloni già ricordati, Minenna è incappato infatti in un’indagine per abuso d’ufficio della procura di Roma. Stando a un esposto depositato in tribunale e alla Guardia di finanza, l’ex dirigente Alessandro Canali sarebbe stato licenziato per aver denunciato presunte irregolarità relative alle spese per viaggi e missioni istituzionali di Minenna, accompagnato dalla dipendente Patrizia Bosco. L’Agenzia aveva fatto sapere che l’ex dirigente era stato rimosso in ragione di una riorganizzazione già comunicata da tempo, ma Canali ha fatto ricorso d’urgenza alla sezione lavoro del tribunale di Roma contro la cancellazione del posto di vicedirettore che avrebbe determinato l’interruzione anticipata del suo incarico. Ricorso successivamente respinto. Il nome di Canali si intreccia anche ai difficili rapporti di Minenna con un altro dipendente delle Dogane. La procura di Roma, il 31 gennaio scorso, ha mandato all’ex direttore un avviso di conclusione delle indagini pure per minaccia e calunnia nei confronti dell’allora funzionario dell’ufficio antifrode Miguel Martina. Anche qui fanno capolino la pandemia e le mascherine anti-Covid: Martina, infatti, aveva compiuto diversi accessi alle banche dati perché stava indagando, su precisa delega dell’autorità giudiziaria, circa la regolarità delle forniture dei dispositivi approvvigionati dalla Protezione civile per somme molto ingenti. Quando Minenna seppe dell’attività di Martina, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe iniziato a minacciarlo per fargli rivelare notizie coperte da segreto istruttorio. Anzi, il funzionario fu sottoposto a procedimento disciplinare e denunciato alla procura stessa per accesso abusivo alle banche dati istituzionali. Il Tribunale di Roma, però, ha poi accolto la richiesta di archiviazione dei pm. Inoltre, non ottenendo risultati per via diretta, Minenna avrebbe provato a rivolgersi ad altri dipendenti – come l’allora diretto superiore di Martina, Gianfranco Brosco – che comunque non avrebbero ottemperato alle sue richieste. Alla fine, il numero uno delle Dogane sarebbe in ogni caso riuscito nell’intento di ritirare le password di accesso, rimuovendo Martina e trasferendolo all’Ufficio giochi dell’agenzia. Adesso l’ultima tegola, con gli anni duri della pandemia e le mascherine che tornano alla ribalta. E l’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, che in un’intervista a L’Identità dice sibillino: «Mutato il contesto politico di riferimento, viene meno quella iniziale rete di protezione che forse aveva consentito di indirizzare queste vicende sul classico binario morto. Penso che ora tante altre verità potranno venire a galla».

Ben Hur (2016) stasera su Rai Movie: trama, cast e curiosità

Stasera 23 giugno andrà in onda sul canale Rai Movie il film Ben Hur, realizzato nel 2016, alle ore 21.10. La pellicola è il remake dell’omonimo film realizzato nel 1959 con protagonista Charlton Heston, è stata diretta dal regista Timur Bekmambetov e la sceneggiatura è stata scritta da John Ridley e Keith R. Clarke. Gli attori protagonisti di quest’opera di genere epico e drammatico sono Jack Huston, Toby Kebbell, Morgan Freeman, Nazanin Boniadi e Rodrigo Santoro.

Ben Hur del 2016 è un film che andrà in onda stasera 23 giugno sul canale televisivo Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità.
L’attore e protagonista principale del film Jack Huston (Getty Images).

Ben Hur (2016), trama e cast del film in onda stasera 23 giugno 2023 su Rai Movie

La trama del film ruota intorno alle vicende di un nobile ebreo di Gerusalemme di nome Giuda Ben-Hur (Jack Huston) che, durante l’Impero di Tiberio, vive felicemente insieme al fratello adottivo Messala Severus (Toby Kebbell), un romano rimasto orfano da bambino. I due trascorrono le giornate a cavalcare ma un giorno Messala sembra essere stufo della sua vita. Per questa ragione, decide di diventare centurione e combattere in prima linea per l’impero di Roma. Passano tre anni, Ben-Hur continua a vivere la sua vita e si è sposa con Esther (Nazanin Boniadi) mentre Messala torna a Gerusalemme, trovando una situazione completamente diversa in città: i romani esercitano sempre di più la loro pressione, le differenze sociali sono estremamente evidenti e gli anarchici Zeloti tentano di creare costantemente tumulto. Per questa ragione, il governatore Ponzio Pilato (Pilou Asbaek) chiede a Messala una mano per ristabilire l’ordine. Lo stesso Messala domanda al suo fratello adottivo Ben-Hur di intervenire, ma quest’ultimo, dopo aver ascoltato un discorso di Gesù (Rodrigo Santoro), capisce che non bisogna rispondere alla violenza con la violenza.

Messala quindi si vede costretto ad arrestare il fratello e Ben-Hur finisce in schiavitù, mentre la sua famiglia viene condannata per crocifissione. Dopo cinque anni da schiavo, Giuda Ben-Hur riesce a fuggire in seguito alla disfatta dei Romani contro i ribelli Greci e arriva, su un pezzo di nave, sulle coste asiatiche. Qui viene aiutato e soccorso dal mercante Ilderim (Morgan Freeman) che intuisce le sue potenzialità come esperto di corse. Infatti, Ilderim è un accanito scommettitore e decide di puntare tutto su Ben-Hur iniziandolo al mondo delle corse delle quadrighe. Ben-Hur coglie quest’occasione ma le sue reali intenzioni sono altre: tornare nella sua città per scoprire il destino della sua famiglia e vendicarsi di Messala, l’uomo che ha amato come un fratello ma che l’ha tradito. Tuttavia, durante il suo percorso e grazie anche alla vita del Cristo, capirà l’importanza del perdono e della misericordia.

Ben Hur (2016), 5 curiosità sul film

Ben Hur (2016), il quinto adattamento cinematografico dell’opera originale

Il film Ben Hur del 2016 è il quinto adattamento cinematografico dell’opera originale, vale a dire il romanzo Ben Hur: A Tale of Christ scritto dall’autore statunitense Lew Wallace nel 1880. L’adattamento più famoso, comunque, rimane quello del 1959 diretto da William Wyler, pellicola che riuscì a conquistare per la prima volta nella storia 11 premi Oscar.

Ben Hur (2016), i risultati al botteghino sono stati fallimentari

Nonostante la grande campagna di marketing e la grande spinta da parte della produzione, l’opera epica non ha avuto i risultati sperati. Gli incassi al botteghino sono stati deludenti e, come riporta Wikipedia, il film ha ottenuto soltanto 94 milioni di dollari. Si tratta di un risultato pessimo se si considera il budget impiegato per realizzare il lungometraggio di circa 100 milioni di dollari.

Ben Hur (2016), gran parte delle riprese si sono svolte in Italia

Per rimanere fedele all’adattamento cinematografico più famoso, il regista ha voluto girare molte delle scene del film in Italia. Per questa ragione, le riprese si sono svolte a Matera, precisamente nel sito dei Sassi, e a Roma, all’interno degli studi di Cinecittà.

Ben Hur (2016), la reazione del regista dopo aver letto la sceneggiatura

Timur Bekmambetov, regista del film, ha subito apprezzato la sceneggiatura della pellicola. Come riporta il sito Movieplayer.it, il suo commento al riguardo è stato: «Quando ho letto la sceneggiatura di Ben-Hur scritta da John Ridley, mi sono entusiasmato moltissimo. Ho capito che la visione di John rispecchiava i miei principi morali. Abbiamo parlato molto del nostro mondo moderno, che in realtà mi ricorda molto un enorme impero romano. Nell’impero romano i valori più importanti erano l’orgoglio, la rivalità, il potere, la forza, la dittatura del potere e l’amor proprio. Questo tipo di mondo non ha prospettive oggi. L’umanità deve imparare ad amare e perdonare, è questa la nostra unica speranza».

Ben Hur del 2016 è un film che andrà in onda stasera 23 giugno sul canale televisivo Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità.
Il regista Timur Bekmambetov (Getty Images).

Ben Hur (2016), la costruzione del circo delle bighe

L’uso della CGI nel film è stato ridotto al minimo. Il regista voleva mantenere un certo realismo nelle scene e per questo ha richiesto la costruzione di un set che ricordasse il circo delle bighe. Secondo il suo parere, in questo modo gli attori potevano comportarsi in modo naturale e il tutto aveva un aspetto più realistico.

Il colore della libertà (2020) stasera su Rai 3: trama, cast e curiosità

Il colore della libertà è un film del 2020 che andrà in onda stasera 23 giugno 2023 alle ore 21.20 sul canale Rai 3. Questa pellicola è stata diretta dal regista Barry Alexander Brown che ha curato anche la sceneggiatura, mentre il produttore di quest’opera biografica-drammatica è Spike Lee. All’interno del cast del film ci sono diversi attori famosi come Lucas Till, Lucy Hale, Julia Ormond e Brian Dennehy.

Il colore della libertà è un film del 2020 che andrà in onda questa sera 22 giugno 2023 su Rai 3, ecco trama, cast e curiosità.
Lucas Till, attore protagonista del film (Getty Images).

Il colore della libertà, trama e cast del film in onda stasera 23 giugno 2023 su Rai 3

La trama della pellicola segue la storia di Bob Zellner (Lucas Till), figlio di un metodista che frequenta l’All-White Huntingdon College di Montgomery, in Alabama, nel 1961. Zellner, insieme ad alcuni suoi amici, deve scrivere una tesi sulle relazioni razziali in quello che è un clima molto teso, specialmente negli stati americani del Sud. Per questa ragione, decide di recarsi con i suoi compagni in un evento tenuto in una chiesa che ha come obiettivo quello di celebrare il quinto anniversario del boicottaggio dei bus a Montgomery. L’evento viene presentato da Ralph Abernathy (Cedric The Entertainer) e da Rosa Parks (Sharonne Lanier). I cinque ragazzi rimangono affascinati dall’evento ma sono costretti a fuggire da una porta sul retro per eludere l’arresto da parte della Polizia. Tuttavia, i giovani finiscono su un giornale locale e sono costretti ad affrontare l’ostilità dei residenti locali, tant’è vero che un crocifisso viene bruciato appena fuori la casa di Bob.

Anche il nonno di Zellner (Brian Dennehy), membro del Ku Klux Klan, avvisa il nipote di non farsi coinvolgere nella questione dei diritti civili. Comunque, Bob continua ad assistere agli eventi organizzati dalle varie associazioni come i Freedom Riders, entrando in contatto anche con Jessica Mitford (Sienna Guillory). Dopo queste vicende, Zellner diventa un forte sostenitore del Comitato studentesco per la coordinazione non violenta, conosciuto anche come SNCC, arrivando a diventarne addirittura il primo segretario bianco. Il giovane dovrà affrontare anche la diffidenza degli afro-americani presenti nel comitato ma, protestando e lottando per i diritti, si guadagnerà il rispetto di tutti coloro che sono al suo fianco. Anche quando il Ku Klux Klan tenterà di mettere fine alla sua vita, Bob non si arrenderà e nonostante qualche titubanza continuerà a lottare per difendere i diritti civili universali.

Il colore della libertà, 4 curiosità sul film 

Il colore della libertà, il film è tratto da una storia vera

La pellicola è tratta da una storia vera. Infatti, il soggetto del film riprende il libro The Wrong Side of Murder Creek scritto dal vero Bob Zellner. In quest’opera, che rappresenta la sua autobiografia, Zellner racconta il suo percorso all’interno del Comitato studentesco per la coordinazione non violenta e le proteste condotte per proteggere i diritti civili. Nel libro, Zellner racconta anche l’odio razziale dei cittadini negli stati americani del Sud e l’influenza che esercitava allora il Ku Klux Klan.

Il colore della libertà, il regista dell’opera ha vissuto nei luoghi messi in scena

Barry Alexander Brown, il regista del film, ha vissuto parte della sua vita nel «profondo Sud» e ha frequentato il liceo a Montgomery, in Alabama. Per questa ragione, ha sin da subito avuto uno stretto legame con il film e si è appassionato a questo progetto importante basato su una storia vera.

Il colore della libertà, il commento di Barry Alexander Brown

La pellicola, secondo il regista Barry Alexander Brown, ha un messaggio che non si limita soltanto agli USA ma può essere applicato per estensione al mondo intero. In un suo commento, riportato su Filmtv.it, il regista ha spiegato: «Il colore della libertà è un film che tratta una storia universale, non riguarda solo l’America e gli stati del Sud. È la storia di una comunità che lotta per i propri diritti, diritti fondamentali che ancora oggi non sono davvero riconosciuti a tutti. Penso che questo film sia una vera e propria chiamata all’azione. È un’opera che vuole dire: “Fate qualcosa, non rimanete seduti in disparte”. Rimanere indifferenti vuol dire schierarsi con gli oppressori. Tutti noi dobbiamo fare qualcosa».

Il colore della libertà, l’impegno di Spike Lee per i diritti civili degli afro-americani

Il colore della libertà è un film del 2020 che andrà in onda questa sera 22 giugno 2023 su Rai 3, ecco trama, cast e curiosità.
Il produttore del film Spike Lee (Getty Images).

Il produttore del film è Spike Lee, regista e uomo di cinema che da sempre, attraverso le sue opere, ha parlato della questione razziale e delle disparità che ci sono in America. Oltre a produrre questa pellicola, ha diretto altri film importanti sul tema come Fa’ la cosa giusta del 1989, Malcolm X del 1993, He Got Game del 1998 e in tempi recenti Blackkklansman del 2018.

Douglas Costa e la compagna Mariana Giordano morti per la puntura di una zecca

Sono morti così, a quattro ore di distanza l’uno dall’altro, Douglas Costa, pilota automobilistico di 42 anni e la sua fidanzata Mariana Giordano, di soli 36 anni. A colpirli entrambi è stata una rara malattia infettiva conosciuta come febbre maculosa delle Montagne Rocciose. I due l’avrebbero contratta dopo aver fatto un viaggio nella zona di Campinas, in Brasile, lo scorso 27 maggio, quando Costa stava partecipando all’AMG Cup Brasil, evento targato Mercedes Benz.

Douglas Costa e la compagna Mariana Giordano sono deceduti per le conseguenze del morso di una zecca stellare.
Douglas Costa e Mariana Giordano (foto Facebook)

Costa e la fidanzata morti per un’infezione da zecca

La coppia avrebbe cominciato ad accusare i primi sintomi verso il 3 giugno, manifestando febbre, malessere ed eruzioni cutanee rosse. Nonostante il ricovero in ospedale, per loro non c’è stato nulla da fare. I medici, a causa della sintomatologia manifestata, non sono riusciti a capire immediatamente che si trattava di febbre maculosa della Montagne Rocciose. Questa malattia è diffusa soprattutto in America Latina, meglio conosciuta come morbillo nero o tifo da zecca. Il contagio avviene dopo il morso di una zecca stellare, portatrice del batterio del genere Rickettsia, rimasta in contatto con il corpo ospite per almeno sei ore.

 

Sottomarino scomparso: trovati detriti e parte del telaio nell’area delle ricerche

La notizia sarebbe stata confermata dalla Guardia costiera degli Stati Uniti su Twitter: uno dei veicoli a pilotaggio remoto impegnati nelle ricerche del sommergibile Titan, scomparso domenica 18 giugno durante una escursione organizzata al relitto del Titanic, nell’Oceano atlantico, avrebbe trovato alcuni detriti nell’area in cui si stanno svolgendo le operazioni di soccorso. L’esperto di immersioni David Mearns ha dichiarato alla BBC che i tra i detriti sono stati ritrovati «un telaio di atterraggio e una copertura posteriore del sommergibile».

Secondo quando dichiarato dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti, sarebbero stati trovati dei detriti nella zona del sottomarino scomparso.
Sottomarino OceanGate (foto Twitter)

Trovati dei detriti nell’area del sommergibile Titan 

Solo poche ore fa era stata diffusa la notizia sulla fine delle scorte di ossigeno, ma le operazioni di ricerca non si sono mai fermate. Il robot telecomandato sta infatti continuando a perlustrare il fondale, nella speranza di agganciare il Titan. Nella giornata di ieri, mercoledì 21 giugno, i ricercatori hanno sentito dei rumori provenienti da sotto il livello del mare, senza riuscire a identificarne l’origine.

Titan, si teme un’implosione

Secondo quanto riportato dalla BBC, alcuni esperti hanno ipotizzato che il sottomarino potrebbe aver subito una implosione a causa di un cedimento dello scafo. Il sommergibile deve ancora essere localizzato. Attesa una conferenza stampa della Guardia Costiera statunitense.

 

Neymar, tradimento svelato e l’accordo con la compagna Bruna Biancardi salta

L’accordo sul tradimento tra la stella del calcio brasiliano Neymar e la fidanzata, l’influencer Bruna Biancardi, è già saltato. A pochi giorni dalle rivelazioni dei quotidiani brasiliani, che parlavano delle tre condizioni da rispettare che avrebbero permesso al calciatore di tradire la compagna, ne è già saltata una. Tanto che Neymar si è pubblicamente scusato, chiedendo perdono a Bruna Biancardi. A venir meno è stata la prima delle tre condizioni poste dalla giovane influencer: la discrezione (le altre erano il divieto di baci e l’uso dei preservativi). Questo perché Fernanda Campos, anche lei personaggio celebre sui social in Brasile, ha rivelato che l’asso del Psg ha trascorso con lei la notte alla vigilia di San Valentino, che in Sud America si festeggia il 12 giugno. Addio discrezione e brutta lite all’interno della coppia.

Neymar si scusa pubblicamente per aver tradito la compagna: «Ho sbagliato, ti amo»
Neymar ai box durante l’ultimo Gran Premio di Montecarlo (Getty).

Le scuse di Neymar: «L’amore per il nostro bambino prevarrà»

Su Instagram Neymar ha pubblicato una foto che lo ritrae al fianco di Bruna Biancardi e si è scusato con un lungo post. «Lo faccio per voi due», esordisce riferendosi alla compagna e al bambino che porta in grembo, prima di spiegare di non voler «giustificare l’ingiustificabile». Poi ammette: «Ho sbagliato. Ho sbagliato con voi. Rischio di dire che sbaglio ogni giorno, dentro e fuori dai campi. Solo che i miei errori nella vita privata li risolvo a casa, nella mia intimità con la mia famiglia e i miei amici… Tutto questo ha colpito una delle persone più speciali della mia vita. La donna che sogno di avere al mio fianco, la madre di mio figlio».

Neymar si scusa pubblicamente per aver tradito la compagna: «Ho sbagliato, ti amo»
Bruna Biancardi sul red carpet a Cannes (Getty).

E infine: «Bru, ti ho già chiesto perdono per i miei errori, per l’esposizione inutile, ma mi sento in dovere di venire pubblicamente a ribadirlo. Se una questione privata è diventata pubblica, la richiesta di perdono deve essere pubblica. Non riesco a immaginarmi senza di te. Non so se funzioneremo, ma OGGI ho la certezza che voglio provarci. Il nostro scopo prevarrà, il nostro amore per il nostro bambino vincerà, il nostro amore l’uno per l’altro ci renderà più forti».

Teramo, bimbo di 3 anni resta chiuso nello scuolabus per 8 ore

Hanno presentato denuncia formale ai carabinieri, i genitori del piccolo di soli 3 anni dimenticato sullo scuolabus per 8 ore: «Chiediamo giustizia affinché quello che è successo a noi non capiti ad altri bambini». Spetterà ora alla procura di Teramo stabilire cosa sia realmente accaduto al bimbo di 3 anni dimenticato sullo scuolabus a Campli, in provincia di Teramo. Il reato ipotizzato è quello di abbandono di minori.

Un bimbo di soli 3 anni è rimasto chiuso per 8 ore all'interno dello scuolabus che avrebbe dovuto portarlo all'asilo.
Scuolabus (Getty images).

Bimbo di 3 anni dimenticato sullo scuolabus per 8 ore, indaga la procura

Secondo le prime informazioni, non ci sarebbero ancora dei nomi iscritti nel registro degli indagati, ma appare chiaro che le persone chiave per ricostruire l’accaduto siano l’autista e l’accompagnatrice dello scuolabus. Il servizio di trasporto è esternalizzato dal Comune di Campli a una società che opera da tempo e diffusamente nel settore e in vari comuni dell’Abruzzo. Il pm ha chiesto ai carabinieri di raccogliere le varie dichiarazioni degli interessati.

Lo sfogo dei genitori del bimbo dimenticato sullo scuolabus

Il padre del piccolo, come riportato da Il Centro, non ha dubbi: «Chi doveva controllare non lo ha fatto. Mio figlio è rimasto per otto ore sullo scuolabus. Per fortuna che erano giorni di brutto tempo e quindi non c’erano temperature alte. Quando si sono accorti di quello che era successo nessuno ha chiamato un’ambulanza, né dato dell’acqua a mio figlio. Il bambino è ora terrorizzato quando percorriamo il tratto di strada del pulmino».

Nessuno si sarebbe accorto del bimbo

Il piccolo si sarebbe addormentato sullo scuolabus, dopo esservi salito attorno alle 8, nel tragitto tra la fermata e l’asilo. Nessuno si sarebbe accorto del bimbo rinchiuso per 8 ore. La zia aveva raccontato sui social «Alle 16 l’assistente e l’autista hanno riportato mio nipote alla mamma dicendo che il piccolo era rimasto 8 ore nello scuolabus, hanno solo saputo dire non denunciateci, il piccolo era disidratato». In attesa delle indagini, l’accompagnatrice è stata sospesa dall’incarico.

 

Michele Marchesi lascia Caduta Libera: «Devo tornare al mio lavoro»

Michele Marchesi, concorrente di Caduta Libera, ha deciso di lasciare la trasmissione dopo 103 puntate e un montepremi da record. Durante la puntata di mercoledì 21 giugno 2023 ha annunciato di avere bisogno di ritornare al suo lavoro di neuropsichiatra.

Michele Marchesi lascia Caduta Libera

Il concorrente di Pavia ha vinto, durante la sua partecipazione al programma di Gerry Scotti, un montepremi complessivo di 656 mila euro. Una presenza da record che ha regalato al pubblico l’ultimo colpo di scena con l’annuncio del suo ritiro: «Vorrei dire che questa è stata la mia ultima puntata a Caduta libera e che questi saranno i miei ultimi dieci passi. Mi dispiace, ma ho sottratto molto tempo al mio lavoro. Adesso è giusto che torni a dedicarmi a quello. Io ho avuto una fortuna costante nella mia vita, che è quella di ricevere sempre più di quello che io abbia mai dato, di capitare sempre in mezzo a persone speciali e belle che mi hanno dato tanto e hanno avuto cura di me. Questa esperienza non ha fatto eccezione». Quindi il ringraziamento a Gerry Scotti: «Vorrei ringraziare tutte le meravigliose persone che qui si sono prese cura di me. E ovviamente te, Gerry, che sei l’anima e il cuore di questo programma. Trasmetti a chiunque emozioni pure, empatia. Poter stare qui vicino a te in questi mesi è stato un privilegio, una cosa che mi ha cambiato la vita».

Gerry Scotti (Instagram).

Le parole di Gerry Scotti 

Marchesi ha ringraziato anche chi gli ha permesso di partecipare al programma preservando comunque il suo posto di lavoro, dal primario ai suoi colleghi. Anche il conduttore ha voluto salutare il concorrente con parole di stima e affetto: «È un lavoro importante, devi tornare a farlo per te, per la tua carriera, per la tua vita. Ed è bello che tu abbia deciso spontaneamente di darci questa comunicazione. Forse speravi di perdere nei giorni scorsi e invece, essendo tu forte, non riuscivi a perdere. E quindi ci lasci con un grande saluto. Ricambiamo tutte le belle cose che ci hai detto».

Come sta Stefano Tacconi? Migliora e cammina con un supporto

Migliorano le condizioni di salute di Stefano Tacconi. L’ex portiere della nazionale e della Juventus è stato trasferito nell’ospedale Casa sollievo della sofferenza a San Giovanni Rotondo ed è lì che proseguirà la riabilitazione dopo la grave emorragia cerebrale che l’ha colpito nell’aprile del 2022. Il nuovo ricovero è avvenuto nella sera del 21 giugno e resterà nella struttura fino al settembre 2023, come spiega la famiglia dell’ex atleta. La moglie Laura ha sottolineato che «la scelta di essere qui, nell’ospedale di Padre Pio, è stata fortemente voluta da Stefano e dalla mia famiglia per il legame che ci ha sempre unito».

L'ex portiere migliora ed è tornato a camminare, mentre continua la riabilitazione dopo il malore di un anno fa
Stefano Tacconi ai funerali di Paolo Rossi, nel dicembre 2020 (Getty).

Le condizioni di Tacconi: «È migliorato molto»

Il figlio di Stefano Tacconi, Andrea, ha raccontato gli ultimi mesi del padre, che prosegue il proprio percorso verso la guarigione: «Cammina sempre con un supporto, però è migliorato molto. Ultimamente mi ha detto “me la sono vista brutta”, ha capito che è stata una cosa grave quella che ha avuto. Essere abituato ad allenarsi lo aiuta ad affrontare la riabilitazione. Anche i dottori dicono che la sua fortuna è aver sempre giocato a calcio, il suo fisico è diverso da quello degli altri pazienti. Ci vorrà del tempo, però ci sta mettendo la buona volontà come quando giocava». Poi il sogno: «Vorrei portarlo allo stadio per fare un giro di campo, così almeno saluta tutte le persone che gli sono state vicine in questo periodo».

L'ex portiere migliora ed è tornato a camminare, mentre continua la riabilitazione dopo il malore di un anno fa
L’allora allenatore della Juventus Dino Zoff e Stefano Tacconi, portiere e capitano bianconero, sollevano la Coppa Uefa appena vinta il 16 maggio 1990 (Getty).

La moglie: «Tragitto ancora lungo»

Laura, la moglie di Stefano Tacconi, parla speranzosa anche dell’effetto psicologico del luogo in cui è ricoverato adesso l’ex portiere: «Abbiamo la consapevolezza che per Stefano sia stata la decisione migliore. Il tragitto sarà ancora lungo ma essere in questo posto ci dà molta forza e molto coraggio». A oltre un anno di distanza dal 23 aprile del 2022, quando la rottura di un aneurisma portò all’emorragia cerebrale del 66enne, il peggio sembra ormai passato. Il primo trasferimento è arrivato nel marzo 2023. Ora Tacconi vede la fine del suo calvario.

Putin, il difficile equilibrio del sistema di potere russo

Vladimir Vladimirovic Putin è sempre stato un arbiter, più che un dominus. Da quando è al Cremlino, le cui molteplici torri sono anche il simbolo di un potere condiviso, VVP ha sempre dovuto bilanciare le spinte dei vari gruppi concorrenti: dagli oligarchi ai siloviki, gli uomini dell’apparato amministrativo, militare e d’intelligence, dai liberali ai battitori più o meno liberi, dagli eredi del decennio yeltsiniano degli Anni 90 ai nuovi rampanti del Terzo millennio. In questo processo di selezione delle élite guidata dall’alto, il ruolo di Putin è stato quello di mantenere un certo equilibrio che però è andato sempre più problematizzandosi accompagnato dall’involuzione autoritaria all’interno e dal peggioramento delle relazioni internazionali. Gli ultimi 10 anni, in sostanza dallo scoppio della crisi ucraina e dall’avvio della guerra nel Donbass nel 2014, il sistema si è irrigidito, ristretto e i meccanismi stabilizzatori hanno mostrato i loro limiti.

Putin, il difficile equilibrio del sistema di potere russo
Putin con Sergei Shoigu e Valery Gerasimov (Getty Images).

Il cerchio magico di Putin si è ridotto al minimo

L’avvio del conflitto su larga scala nel 2022 ha segnato la cesura definitiva, con il cerchio magico del Cremlino ridotto al minimo, l’emarginazione o i silenziamento delle componenti tecnico-liberali e l’emergere di elementi poco controllabili. Che tradotto significa: Putin si è isolato ancor più, circondato solo da un pugno di fedelissimi, come il segretario del Consiglio di sicurezza Sergei Patrushev e i capi dei servizi, Alexander Bortnikov (Fsb) e Sergei Naryshkin (Svr), a cui si aggiungono, volenti o nolenti, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, quello della Difesa Sergei Shoigu, il generale Valery Gerasimov, i vertici dell’Amministrazione presidenziale, la macchina che muove tutto ciò che il capo di Stato vuole, guidata da Anton Vaino e Sergei Kirienko. Gli oligarchi più in vista o si sono dati alla fuga, come Oleg Tinkoff o Alexander Tchubais, o si sono allineati, come la grande maggioranza, mantenendo un basso profilo, tra vicinanza obbligata al regime e sanzioni occidentali, da Oleg Deripaska ad Alisher Usmanov. I tecnici come il premier Mikhail Mishustin e la governatrice della Banca centrale Elvira Nabiullina hanno dovuto fare buon viso a cattivo gioco e sono rimasti al loro posto; infine il partito della guerra, del quale Ramzan Kadirov e Evgeni Prigozhin sono gli elementi di spicco, si è diviso tra chi obbedisce, il leader ceceno, e chi invece semina zizzania, il capo della compagnia Wagner.

Putin, il difficile equilibrio del sistema di potere russo
Putin con il leader ceceno Ramzan Kadyrov (Getty Images).

Vertici istituzionali, da Shoigu a Gerasimov, contro l’ala radicale di Prigozhin 

In questa costellazione e con la guerra in casa che per il Cremlino e la Russia è diventata esistenziale, il Putin arbiter si è trovato a mediare soprattutto tra le correnti di maggior peso, quelle militari, e quelle più rumorose e ribelli e così lo scontro interno, amplificato dal corso del conflitto, si è cristallizzato tra i vertici istituzionali, da Shoigu a Gerasimov, e l’ala radicale, incarnata da Prigozhin. Quest’ultimo, diventato l’icona sul campo di battaglia del nazionalismo russo e anti-ucraino, ha coltivato negli ultimi 16 mesi di guerra la sua immagine di uomo forte, grazie anche al ruolo, per certi versi essenziale, giocato sul terreno dalla Wagner. Sino ad ora VVP si è mostrato relativamente equidistante: da un lato Shoigu e Gerasimov, al netto di errori e difficoltà, non sono pedine sostituibili facilmente e non si tratta solo di una questione militare, ma politica; dall’altro Prigozhin non ha risparmiato critiche nemmeno al Cremlino, in modi nemmeno velati e dai toni poco oxfordiani, rimanendo comunque un perno di quella che viene chiamata ancora a Mosca ‘operazione speciale’. Putin non può e non vuole nemmeno fare a meno degli uni e degli altri, almeno per adesso, proprio perché paradossalmente pur minando da vari punti la stabilità del sistema, ne sono in qualche modo anche le travi portanti e togliendone una verrebbe meno quel contrappeso che concede al Cremlino di decidere sugli equilibri interni. Fino quando il conflitto non avrà preso per Mosca una piega chiara sarà difficile vedere cambiamenti nei gangli decisivi, poi le cose cambieranno.

Alessandro Nasi, chi è il marito di Alena Seredova e padre del suo terzo figlio

Alessandro Nasi è il marito di Alena Seredova con cui è convolato a nozze il 17 giugno 2023. I due stanno insieme dal 2015 e hanno una bambina, Vivienne. Lui ha 49 anni ed è il top manager del gruppo Exor nonché il cugino di Lapo e Jhon Elkann.

Chi è Alessandro Nasi, marito di Alena Seredova

Alessandro Nasi è un dirigente e imprenditore italiano nato a Torino il 18 aprile 1978, ma cresciuto a New York dove ha studiato e si è formato professionalmente. È tornato in Italia per laurearsi in amministrazione aziendale e ha iniziato a lavorare come analista finanziario per alcune banche estere, ma la sua carriera imprenditoriale è iniziata nel 2005 diventando dirigente del Corporate Business Development in Fiat. Attualmente ricopre il ruolo di vicepresidente del gruppo Exor, l’holding finanziaria di proprietà delle famiglie Agnelli e Nasi. Suo padre è stato sposato con Caterina Aniceta Agnelli, figlia di Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat. Alessandro è cugino di John e Lapo Elkann.

Alena Seredova e Alessandro Nasi (Getty Images).

La Juventus è stata galeotta

Alessandro Nasi ha conosciuto Alena Seredova nel periodo in cui la modella stava affrontando la separazione da Gigi Buffon. Sembra che i due si siano conosciuti allo stadio durante una partita della Juventus e, dopo una corte serrata, la loro relazione è stata ufficializzata nel 2015. Nel 2020 la coppia ha avuto una bambina, Vivienne, e, dopo il suo arrivo, la decisione di sposarsi. Il manager, infatti, ha fatto alla Seredova la fatidica proposta mentre si trovavano a Mykonos per siglare il loro sogno d’amore reso già unico dalla nascita della figlia. Le nozze sono state celebrate il 17 giugno 2023 a Noto, in Sicilia, con una cerimonia con pochi intimi fra amici e familiari. Tra gli ospiti presenti John Elkann, Lavinia Borromeo (che ha fatto da testimone e grazie alla quale si sono conosciuti) e il calciatore Giorgio Chiellini con la compagna.