L’ad di Fs Battisti nominato Ambasciatore europeo per la diversità

La carica conferita all’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato dalla Commissaria Ue ai Trasporti Violetta Bulc.

Gianfranco Battisti, amministratore delegato e direttore generale di Ferrovie dello Stato Italiane, è stato nominato “Ambasciatore Europeo per la diversità“, con il ruolo di promuovere la strategia dell’inclusione nel settore dei trasporti. La nomina – spiega una nota di Ferrovie – è stata conferita da Violeta Bulc, Commissaria Europea ai Trasporti: «Il riconoscimento testimonia l’apprezzamento della Commissaria Bulc all’impegno e al contributo del Gruppo FS Italiane a sostegno della diversità e dell’inclusione nel settore dei trasporti, nell’ambito della Piattaforma per il Cambiamento (Platform for Change), istituita dalla Commissione Europea nel 2017».

«ORGOGLIOSI DEL RICONOSCIMENTO»

«Il riconoscimento testimonia il nostro impegno nel valorizzare i talenti professionali e nell’attuare best practices nei processi industriali», ha sottolineato Battisti. «Valori che ci consentiranno di essere leader nei mercati europei e, allo stesso tempo, di essere competitivi su quelli globali, cogliendo le opportunità di crescita e sviluppo grazie al contributo delle persone che fanno parte del Gruppo FS Italiane. È motivo d’orgoglio constatare che la Commissione Europea riconosca come il Gruppo abbia efficacemente coniugato, nel settore dei trasporti, lo sviluppo sostenibile con la creazione e il mantenimento di ambienti di lavoro inclusivi e rispettosi delle diversità».

LA PIATTAFORMA UE PER IL CAMBIAMENTO

La Piattaforma per il Cambiamento (Platform for Change – Women in Transport) della Commissione Europea ha l’obiettivo di rafforzare l’occupazione femminile (al momento pari al 22% nel settore) e le pari opportunità per uomini e donne che lavorano nei trasporti.

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Il 2018 anno record per i femminicidi: tre donne ammazzate ogni settimana

Nel 32,8% dei casi i moventi sono gelosia e possesso. In aumento le denunce. Una vittima su quattro è straniera, una su tre anziana.

Tre donne uccise ogni sette giorni. Secondo il rapporto Eures il 2018 è stato l’anno tristemente record per i femminicidi, con 142 donne ammazzate per violenza di genere. I moventi principali degli omicidi restano «gelosia e possesso» sono ancora i moventi principali (32,8%), e sono state 119 (85,1%) le donne uccise in famiglia. Ma non sono questi gli unici dati allarmanti: in aumento anche le denunce per violenza sessuale (+5,4%), stalking (+4,4%) e maltrattamenti in famiglia (+11,7%). Anche nel 2018 la percentuale più alta dei femminicidi familiari è commessa all’interno della coppia, con 78 vittime pari al 65,6% del totale (+16,4% rispetto alle 67 del 2017): in 59 casi (pari al 75,6%) si è trattato di coppie “unite” (46 tra coniugi o conviventi), mentre 19 vittime (il 24,4% di quelle familiari) sono state uccise da un ex partner.

ANZIANA PIÙ DI UNA SU TRE, STRANIERA UNA SU QUATTRO

Ancora in aumento, nel 2018, anche il numero delle donne anziane vittime di femminicidio (48 le ultrasessantaquattrenni uccise nel 2018, pari al 33,8% delle vittime), «confermando la fragilità di tale componente della popolazione» Si attesta infine al 24,4% la percentuale delle donne straniere tra le vittime di femminicidio (35 in valori assoluti, di cui 29 in ambito familiare). Il Nord conferma anche nel 2018 la più alta presenza di donne uccise (66, pari al 45% del totale italiano, di cui 56 in famiglia), mentre il 35,2% dei femminicidi si registra al Sud (50 casi, di cui 42 in famiglia) e il 18,3% nelle regioni del Centro (26 casi, di cui 21 in famiglia). Sono invece le armi da fuoco il principale strumento di morte, con 46 vittime a fronte delle 22 del 2017 e delle 33 nel 2016. Incrociando i dati dell’Eures con quelli forniti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio da Linda Laura Sabbadini dell’Istat nel corso di un’audizione, si evince inoltre che quasi 3milioni e 700mila donne hanno interrotto una relazione (anche senza convivenza) «in cui subivano almeno un tipo di violenza fisica, sessuale o psicologica, di queste 1 milione separate o divorziate. Più di 2 milioni erano state vittime di violenza fisica o sessuale, tra le quali più di 600 mila separate oppure divorziate».

DONNE SEPARATE E DIVORZIATE PIÙ A RISCHIO VIOLENZA DA PARTE DELL’EX

Insomma, le donne separate o divorziate risultano essere più a rischio di violenza da parte dell’ex partner: il 36,6% infatti è stata vittima di violenza fisica o sessuale da parte del coniuge o convivente da cui si sono separate, contro una media del 18,9%. Focalizzando l’attenzione sugli ultimi 5 anni, sono 538 mila le donne vittime di violenza fisica o sessuale da ex partner anche non convivente. In questo gruppo sono 131 mila le separate o le divorziate. Il 65,2% delle donne separate e divorziate aveva figli al momento della violenza, che nel 71% dei casi hanno assistito alla violenza (il 16,3% raramente, il 26,8% a volte e il 27,9% spesso) e nel 24,7% l’hanno subita (l’11,8% raramente, l’8,3% a volte, il 4,7% spesso). Un quinto (24,4%) delle separate o divorziate si è recato presso le forze di polizia per denunciare la violenza, ma nel 60% dei casi non hanno firmato il verbale. Nel 4,7% dei casi si sono rivolte ai centri anti violenza o agli sportelli di aiuto contro la violenza, mentre il 13,2% di queste dichiara di non sapere della loro esistenza. Le violenze subite sono considerate gravi in quasi il 90% dei casi, molto gravi nel 62,9% dei casi e il 45,6% delle vittime ha subito ferite. Oltre la metà (53,9%) ha dichiarato di aver avuto paura per la propria vita o quella dei figli.

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Università, presentata la ricerca di Intesa Sanpaolo e italiadecide

Una fotografia dell’istruzione universitaria e le proposte per migliorare il sistema. L’Italia presente con il 40% degli atenei nei primi 1.000 al mondo

Presentata
oggi, 19 novembre 2019, a Milano la ricerca pluriennale di italiadecide,
svolta in collaborazione con Intesa Sanpaolo, sulla reputazione
dell’Italia
che quest’anno si focalizza sul sistema universitario.
La ricerca a cura di Domenico Asprone, Pietro Maffettone e Massimo
Rubechi
, è stata presentata dal Presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria
Gros-Pietro
e del Presidente onorario di italiadecide Luciano
Violante
.

Lo
studio analizza la situazione dell’università, istituzione cardine di uno
stato avanzato, nel Bel Paese e propone indicazioni concrete in termini
di politiche pubbliche. Un mezzo importante per capire anche la valutazione
della sua qualità a livello internazionale e come essa viene
giudicata dal resto del mondo.

Luciano Violante e Gian Maria Gros-Pietro

I RISULTATI

Lo studio parla chiaro e mostra una fotografia nitida della nostra università in confronto al resto del mondo. Buono è il posizionamento medio dell’Italia, presente in classifica con il 40% degli atenei inclusi nei primi 1.000 a livello mondiale, migliore di Stati Uniti, Cina e Francia, con meno del 10% delle loro università, ma anche di Regno Unito, Germania e Spagna. Tuttavia, nessun ateneo italiano è tra i primi 100 nei due principali ranking internazionali. Poche, inoltre, le università per abitante rispetto ai principali Paesi europei, meno della metà rispetto a Francia, Germania, Regno Unito e circa un terzo degli Stati Uniti.

La
ricerca evidenzia inoltre come la realtà italiana venga penalizzata dai
parametri utilizzati dai principali ranking internazionali che valutano le singole
università
e non il sistema universitario nel suo complesso. Ciò
nonostante il posizionamento delle istituzioni universitarie italiane
sta rapidamente migliorando, risultato significativo in uno scenario che
vede la forte crescita della domanda di istruzione terziaria dall’Africa, dal
Medio Oriente e dall’Asia. Poca, ancora, la competitività del Bel
Paese. Il motivo? La scarsità delle risorse economiche a
disposizione.

Per
migliorare qualità e ranking delle università italiane e la loro percezione
all’estero, spiega la ricerca, servono politiche di reclutamento competitive,
maggior efficienza della macchina amministrativa, internazionalizzazione,
collaborazione con soggetti privati e tra gli atenei stessi e, infine, una
comunicazione più positiva.

UNIVERSITÀ, UN FATTORE SUL QUALE INVESTIRE

«La ricerca realizzata da italiadecide in collaborazione con Intesa Sanpaolo presenta una situazione non sorprendente per una Banca come la nostra che conosce bene l’università italiana lavorando con oltre 100 atenei, apprezzandone quotidianamente la qualità e il dinamismo con cui affrontano le nuove sfide – ha commentato Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo – Quasi uno su due degli atenei italiani è tra i migliori mille al mondo. Per questo i nostri studenti possono trovare in Italia le opportunità per un’alta formazione addirittura più qualificata rispetto a tanti atenei stranieri. Per promuovere l’istruzione universitaria, Intesa Sanpaolo offre a tutti gli studenti la possibilità di concentrarsi pienamente sullo studio grazie a un prestito a lungo termine senza garanzie. Di fronte a un contesto sempre più complesso, il potenziale di cui è dotata l’università italiana, apprezzata all’estero, deve rappresentare in misura maggiore un fattore nel quale investire per aumentare la competitività del nostro Paese».

FIDUCIA E STIMA SULL’ITALIA

«La ricerca di italiadecide con Intesa Sanpaolo sulla reputazione dell’Italia ha finora dimostrato, con dati oggettivi, che la posizione dell’Italia in settori importanti come la giustizia civile, il turismo e ora l’alta formazione è migliore di quanto comunemente ritenuto e competitiva con quella dei principali paesi con cui ci confrontiamo – ha concluso Luciano Violante, presidente onorario di italiadecide – Se dobbiamo migliorare nella qualità delle politiche pubbliche e nella collaborazione tra queste e le imprese, i risultati dimostrano che, come Paese, possiamo avere fiducia e stima in noi stessi e nel nostro futuro»

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Donna incinta sbranata e uccisa da un branco di cani nel Nord della Francia

Il corpo di Elisa Pilarski, 29 anni, è stato trovato senza vita con profonde ferite a testa, gembe e braccia. Sarebbe stata assalita durante una battuta di caccia al cervo.

Una donna incinta di sei mesi, Elisa Pilarski, che portava a spasso il suo cane in un bosco nel nord della Francia, è stata uccisa da un branco di cani che con ogni probabilità partecipavano ad una battuta di caccia al cervo. La morte della donna, che aveva 29 anni e passeggiava nella foresta di Retz, a 150 chilometri dal confine con il Belgio nei pressi del centro di Villers-Cotterets, è stata provocata da «un’emorragia conseguenza di diversi morsi di cani alle braccia e alle gambe, ma anche alla testa», ha spiegato il procuratore di Soissons, Frédéric Trinh.

Sono stati effettuati «prelievi su 93 cani», ha precisato, quelli appartenenti alla vittima, che ne aveva cinque in totale, più molti altri che stavano partecipando a una caccia al cervo nei paraggi, come riportato anche dal giornale locale Le Courrier Picard. L’obiettivo è «soprattutto di identificare il cane o i cani che hanno morso». Alcuni, fra gli animali aggressori, hanno morso provocando la morte della donna, altri hanno continuato anche dopo il decesso. La donna, prima di essere assalita, aveva telefonato al compagno per «segnalargli la presenza di cani minacciosi».

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Italia prima in Europa per morti da antibiotico-resistenza

Su 33 mila decessi oltre 10 mila si registrano nel nostro Paese. Le raccomandazioni dell’Istituto superiore di sanità per un uso più consapevole.

Su 33 mila decessi che avvengono ogni anno in Europa per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, oltre 10 mila si registrano in Italia.

Il nostro Paese è primo in questa triste classifica, secondo i dati appena pubblicati dall’Istituto superiore di sanità in occasione della Settimana mondiale per l’uso consapevole degli antibiotici, dal 18 al 24 novembre. Nonostate il trend sia in leggero calo, i valori superiori alla media Ue necessitano di un approfondimento.

In Italia, nel 2018, le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli otto patogeni sotto sorveglianza (Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae, Enterococcus faecalis, Enterococcus faecium, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter species), spiega l’Iss sul proprio sito, “si mantengono dunque più alte rispetto alla media europea, pur nell’ambito di un trend in calo rispetto agli anni precedenti”.

Inoltre, gli oltre 2.000 casi diagnosticati nel 2018 – anche questo un dato costante – di infezioni nel sangue causate da batteri produttori di carbapenemasi (CPE), ovvero di enzimi che distruggono i carbapenemi (una classe di antibiotici ad ampio spettro) evidenziano la larga diffusione del fenomeno nel nostro Paese. I dati arrivano dai programmi di ‘Sorveglianza Nazionale dell’antibiotico-resistenza (AR-ISS)’ e ‘Sorveglianza delle CPE’, coordinate entrambe dall’Iss.

“Purtroppo, il nostro Paese detiene il triste primato, nel contesto europeo, della mortalità per antibiotico-resistenza – afferma Annalisa Pantosti, responsabile della Sorveglianza AR-ISS -. Gli ultimi dati disponibili mostrano infatti che i livelli di antibiotico-resistenza e di multi-resistenza delle specie batteriche sotto sorveglianza sono ancora molto alti, nonostante gli sforzi notevoli messi in campo finora, come la promozione di un uso appropriato degli antibiotici e di interventi per il controllo delle infezioni nelle strutture di assistenza sanitaria. In questo contesto, il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020 rappresenta un’occasione per migliorare e rendere più incisive le attività di contrasto del fenomeno a livello nazionale, regionale e locale”.

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No di Hong Kong al ricorso di Wong: non sarà in Italia

L’attivista è sotto indagine per le manifestazioni e il governo dell’isola ha vietato l’espatrio: «Siamo in una crisi umanitaria, Roma ci sostenga».

L’Alta Corte di Hong Kong ha respinto il ricorso di Joshua Wong, attivista di punta pro-democrazia, contro la richiesta di espatrio per un viaggio in Europa a causa del pericolo di fuga. Lo riferisce un post sull’account di Telegram di Demosisto, il partito da lui co-fondato. Wong, libero su cauzione da fine agosto, è sotto indagine per la partecipazione a manifestazioni non autorizzate. Wong avrebbe dovuto recarsi anche in Italia, ospite il 27 novembre a Milano della Fondazione Feltrinelli.

«MODELLO DI HONG KONG VICINO AL COLLASSO»

«Privandomi della libertà di movimento, la Corte ha imposto una punizione aggiuntiva prima che sia provata la colpevolezza», ha detto Wong in un commento sui social. «È chiaro che il modello ‘un Paese, due sistemi’ sia vicino al collasso e sforzi concordati sono necessari per aiutare Hong Kong», ha poi aggiunto Wong, assicurando che continuerà a chiedere il sostegno internazionale.

«SIAMO IN UNA CRISI UMANITARIA»

«Chiediamo al governo italiano che sostenga il processo di democratizzazione, perché non stanno prendendo di mira solo i manifestanti, ma anche giornalisti, soccorritori, infermieri, dottori. Stiamo soffrendo una crisi umanitaria», ha detto l’attivista a Sky TG24 aggiungendo che «da sei mesi a oggi hanno arrestato 5 mila persone, da sabato ne sono arrestate 1.500. Questo dimostra la violazione dei diritti umani, le persone di Hong Kong sono state rapite e portate in Cina».

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Quanti sono e dove si trovano gli italiani detenuti all’estero

I cittadini incarcerati in altri Paesi sono oltre 2 mila. Di questi 1.113 sono ancora in attesa di giudizio. E 500 si trovano in condizioni dove non sono tutelati i diritti fondamentali. E la Farnesina presenta un vademecum.

Sono 2113 gli italiani detenuti all’estero, in 500 casi in Paesi il cui regime di detenzione è particolarmente duro e violento. Tra i detenuti 966 stanno scontando una condanna, 1.113 sono in attesa di giudizio e 34 in attesa di estradizione.

LA MAGGIOR PARTE DETENUTA IN PAESI UE

Nei Paesi dell’Unione Europea sono 1611 gli italiani detenuti, di questi 742 in Germania, 251 in Francia e 249 in Spagna. Nei Paesi europei extra Ue sono 120, sono 250 nelle Americhe, di cui 49 negli Usa, 40 in Perù e 10 in Venezuela. Sono inoltre 38 gli italiani detenuti in Medio Oriente, di cui 11 in Marocco e 9 negli Emirati Arabi. Infine 4 italiani sono detenuti nei Paesi dell’Africa Sub Sahariana e 90 tra Asia e Oceania, di cui 52 in Australia, 6 in Cina e 7 in Thailandia.

LEGGI ANCHE: La Cassazione conferma l’ergastolo per Cesare Battisti

QUALI SONO I CASI PIÙ DELICATI

I casi più difficili su cui la Farnesina è impegnata, ha sottolineato il Direttore Generale per gli Italiani all’Estero, Luigi Maria Vignali, presentando la guida per i detenuti all’estero, sono quello dell’imprenditore trentino Chico Forti condannato all’ergastolo negli Usa, per un omicidio che ha sempre dichiarato di non aver commesso; Giuseppe Lo Porto, 86 anni, cardiopatico, in carcere dal maggio nello stato dell’Alabama dove deve scontare due ergastoli; Fulgenzio Obiang Esono, ingegnere di 49 anni di origini equatoguineane, che le autorità della Guinea Equatoriale hanno condannato a 59 anni di prigione perché avrebbe organizzato o partecipato ad un presunto tentativo di golpe e infine Riccardo Capecchi, 41 anni, fotografo di Castiglione del Lago arrestato in Perù con l’accusa gravissima di traffico di droga.

LA FARNESIA E IL VADEMECUM PER GLI EXPAT ARRESTATI

Per loro la Farnesina ha messo a punto un vademecum sui loro diritti e doveri e sull’aiuto che, sia il detenuto che i suoi familiari, possono ricevere dalle Ambasciate e dai Consolati italiani. «I due terzi dei detenuti italiani all’estero», ha sottolineato il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, presentando oggi la guida, «sono reclusi in carceri dell’Unione Europea dove le condizioni di vita e il rispetto dei diritti umani sono garantiti. Altri 500 invece vivono situazioni di gravi limitazione delle basilari libertà personali, in istituti sovraffollati con anche 100 detenuti in una cella». Casi difficili di persone che si trovano in una condizione particolarmente dura per le difficoltà della lingua, la non conoscenza del diritto locale, il regime carcerario particolarmente violento, spesso nell’impossibilità di ricevere cure mediche appropriate e in più spesso lontanissimi dai familiari.

UNA GUIDA DI SUPPORTO PER LE FAMIGLIE

Da qui il vademecum messo a punto dalla Direzione Generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina sui loro diritti e doveri e sull’aiuto che, sia il detenuto che i suoi familiari, possono ricevere dalle Ambasciate e dai Consolati. La guida è stata concepita come uno strumento agile e di facile consultazione in grado di offrire un sostegno concreto soprattutto ai congiunti di un connazionale detenuto all’estero, per rispondere alle domande più frequenti sul tipo di assistenza alla quale il loro familiare ha diritto, a prescindere dal reato commesso e dalla pena comminata.

L’APPOGGIO DELL’AUTORITÁ DIPLOMATICA ITALIANA

Il punto da cui parte la guida è che quando un cittadino italiano si reca all’estero è tenuto a rispettare le leggi locali e, se le viola, deve sottoporsi al sistema giudiziario del Paese in cui si trova e pagarne le conseguenze anche penali. La condizione di straniero o la mancata conoscenza della normativa locale non possono essere addotte quale giustificazione e non lo esonerano dalla responsabilità penale. Ciò detto, il connazionale che si trovi in condizioni di detenzione all’estero, può comunque contare sull’assistenza consolare da parte dell’Autorità diplomatica italiana.

LA DIFFERENZA TRA DETENUTI ITALIANI E STRANIERI

Il vademecum spiega, dunque, con precisione cosa la rappresentanza diplomatica può o non può fare in favore del cittadino italiano detenuto, lo guida nelle pratiche per la richiesta di estradizione o di grazia. «A fronte di poco più di 2 mila italiani detenuti all’estero», ha spiegato il capo Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, Francesco Basentini, «in Italia sono 20 mila i detenuti stranieri. Sarebbe dunque importante, in vista anche del reinserimento e recupero del detenuto, assicurare a tutti di poter scontare la pena nel proprio paese di origine».

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Le polemiche per la candidatura di Skioffi ad Amici di Maria De Filippi

I testi del rapper, come denunciò per prima Letteradonna.it, sono un incitamento alla violenza sulle donne. Lui si difese dicendo che erano “arte”. E quando su Instagram urlava: «Femministe siete delle teste di cazzo. Siete una massa di ritardate. Scopate e badate ai vostri figli»?

A guardarlo ora per la prima volta non si direbbe. Faccia pulita, canzoni al pianoforte struggenti… Eppure è sempre lui Skioffi, diventato popolare tra giovani e giovanissimi con testi che inneggiavano alla violenza sulle donne.

Qualche esempio? «Non parlare brutta cagna». «Tolgo il fondotinta con la forza dei miei schiaffi». «La collana che costava troppo (…) te la sto stringendo al collo». «Se fossi uno psicopatico, girerei in mutande, con una pistola davanti a qualsiasi donna». Arte, si dirà. In fondo anche Skioffi, al secolo Giorgio Iacobelli, ha il diritto di raccontare storie e di esprimere il suo pensiero.

Del resto, come si è sempre difeso, «per quale motivo un artista di fama mondiale di nome Tarantino può uccidere donne nei film, sparargli alle gambe e lasciarle per terra? Perché lui sì e io no?». Già perché Tarantino sì e Skioffi no? Tra l’altro, come sostiene il rapper, mica è un criminale, si è solo «immedesimato» in uno psicopatico. E poi ora è cambiato. Chiaro, no?

LA CANDIDATURA AD AMICI DI MARIA DE FILIPPI

Il punto è se Iacobelli abbia pure il diritto di partecipare a un talent popolare come Amici di Maria De Filippi. Il 17 novembre infatti il Nostro si è candidato per entrare nella scuola di Canale 5. Si contende l’ultimo banco rimasto con Gabriele Marcianò e il “verdetto” è stato sospeso fino a sabato 23 novembre. Sui social è scoppiata come previsto la polemica tra indignati, magnanimi pronti al perdono, e difensori del rapper e della sua arte à la Tarantino. Intanto su Real Time, il 19 novembre Skioffi ha assicurato che non scrive più cose come Sukkiamy o Non parlare brutta cagna. Si è pentito, insomma.

QUANDO SKIOFFI INVITAVA LE FEMMINISTE «A SCOPARE E BADARE AI FIGLI»

Skioffi però dovrebbe pentirsi anche delle reazioni avute quando Letteradonna.it ha denunciato per prima la violenza dei suoi testi. Il 24enne aveva pensato bene di attaccare su Instagram l’autrice dell’articolo Giulia Mengolini aizzandole contro i suoi “piccoli” fan, adolescenti che l’hanno ricoperta di insulti, offese, minacce e bestemmie. Con la discesa in campo di molte associazioni femministe, Youtube aveva impostato il limite di età alla visione dei suoi video e Skioffi, furioso perché toccato nel clic, si era sfogato sulle stories di Instagram. Un riassunto della sua posizione? «Femministe, siete delle teste di cazzo. Siete una massa di ritardateScopate badate ai vostri figli». Arte anche questa? In cosa o chi si sarebbe immedesimato questa volta?

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Arrestate le due guardie che dovevano vigilare su Epstein

Si sarebbero addormentati durante i controlli che avvenivano ogni mezz’ora. Poi avrebbero falsificato i documenti per nascondere la mancanza. Il finanziere si era impiccato in cella in attesa del processo.

Sono state arrestate le due guardie carcerarie che erano in servizio al Metropolitan correctional center di Manhattan la notte in cui il finanziere Jeffrey Epstein si è ucciso, lo scorso agosto. Lo riporta il New York Times, precisando come l’accusa a loro carico è quella di aver fallito nel controllare il miliardario detenuto per abusi sessuali, sfruttamento della prostituzione e traffico di minori.

I DUE SI SAREBBERO ADDORMENTATI DURANTE I CONTROLLI

I due agenti federali del Bureau of Prisons dovrebbero comparire a breve davanti alla Corte distrettuale di Manhattan. Erano loro quella notte i responsabili del monitoraggio nell’unità di massima sicurezza dove era detenuto il finanziere. Ma invece di controllarlo ogni mezz’ora – secondo fonti informate – si sono addormentati per tre ore e hanno falsificato i documenti per nascondere la mancanza. Le accuse contro di loro sono le prime nell’ambito dell’indagine penale sulla morte di Epstein, impiccatosi in cella mentre era detenuto in attesa del processo.

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La marcia delle Sardine

Il movimento su Facebook: «Circa 40 piazze pronte a reagire spontaneamente alla retorica del populismo». Poi la denuncia: «Veniamo diffamati ogni giorno da alcuni media». I prossimi appuntamenti a Reggio-Emilia, Rimini e Parma. Lavori in corso per Firenze e Milano.

Adesso che anche Matteo Salvini vuole andare in mezzo a loro, magari per provocarle, i prossimi appuntamenti delle Sardine – il movimento nato da Mattia Santori, Andrea Garreffa, Roberto Morotti e Giulia Trappoloni, che ha portato in piazza Maggiore a Bologna 12 mila persone a altre 9 mila in piazza Grande a Modena – si annunciano particolarmente “caldi”.

Le piazze fanno paura.Perché sono piene di gente.Perché sono libere.Perché hanno rovinato il tappeto rosso che la…

Posted by 6000sardine on Tuesday, November 19, 2019

«Oggi ci sono circa 40 piazze pronte a reagire spontaneamente alla retorica del populismo con la creatività e il sorriso sulle labbra», scrivono su Facebook i promotori, avvertendo però che sui social network «si moltiplicano gli account falsi che approfittano dell’immagine delle Sardine per seminare odio e sminuire il potente messaggio che le piazze stanno lanciando».

Sabato 23 novembre toccherà a Reggio-Emilia, dove è in programma un flash mob sebbene non sia prevista una visita elettorale del leader della Lega. Nella città emiliana il leader del Carroccio ha già fatto tappa il 9 novembre. L’appuntamento è alle 18.30 in Piazza Prampolini, davanti al Municipio, cuore del centro storico reggiano.

Mentre domenica 24 novembre le Sardine si sposteranno a Rimini, dove Salvini inaugurerà una nuova sede della Lega. «La Vecchia Pescheria si trasformerà in una fucina di creatività e resistenza. Sarà arte e libertà, anarchia e potenza, sarà follia e bellezza. Nessuna bandiera, nessun insulto, nessuna violenza. Perché fa più rumore un mare in silenzio che un pirata che urla. Salvini e la sua macchina del marketing hanno già dichiarato che il capitan Pesce Palla verrà in piazza a “conoscere” le sardine. Quindi oltre alla vostra sardina preparate un bel pesce palla da ragalargli. E poi giù di selfie così è contento. Tutto rigorosamente in silenzio. Lui non capirà, ma non importa».

Il 25 novembre sarà la volta di Parma, ma il movomento sta lavorando anche a un flash mob il 30 novembre a Firenze. Si punta anche all’Umbria e sempre su Facebook è spuntata una pagina «Le sardine di Milano». Una data ufficiale ancora non c’è, ma gli aderenti crescono rapidamente. Come quelli di Torino, che si avviano a superare quota 20mila.

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Mes, Salvini chiede a Conte di riferire e il M5s richiama Di Maio

I deputati pentastellati domandano al capo politico un vertice di maggioranza. E la Lega va all’attacco del governo: «Le precisazioni di Palazzo Chigi sono ancora più preoccupanti».

Prosegue la polemica sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes), il tassello della riforma dell’Eurozona voluto soprattutto dai Paesi del Nord e che prevede una ristrutturazione per i debiti pubblici troppo elevati. Il 19 novembre sono i deputati della commissione finanze del Movimento Cinque stelle a prendere posizione, richiamando all’ordine il loro capo politico Luigi Di Maio, promosso intanto ministro degli Esteri.

Italian Foreign Minister Luigi Di Maio delivers brief remarks to members of the news media after the Meeting of Small Group of the Global Coalition to Defeat ISIS (ISIL), at the State Department in Washington, DC, USA, 14 November 2019.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

«Il Parlamento aveva dato un preciso mandato al Presidente del Consiglio. La discussione sul Mes deve essere trasparente, il Parlamento non può essere tenuto all’oscuro dei progressi nella trattativa e non è accettabile alcuna riforma peggiorativa. Oggi è chiaro, invece, che la riforma del Mes sta andando proprio nella direzione che il Parlamento voleva scongiurare. Chiediamo al Capo Politico di far convocare un vertice di maggioranza, perché sul Mes noi non siamo d’accordo», hanno affermato in una nota i deputati M5S della commissione Finanze.

SALVINI: «CONTE RIFERISCA IN PARLAMENTO»

E su Facebook ha preso la palla al balzo il leader dell’opposizione Matteo Salvini: «Conte subito in Parlamento a dire la verità, il Sì alla modifica del Mes sarebbe la rovina per milioni di italiani e la fine della sovranità nazionale». Poco prima il presidente della Commissione bilancio della Camera, il leghista Claudio Borghi aveva commentato le precisazioni del governo sulla riforma. Palazzo Chigi ha infatti spiegato che il pacchetto sarà votato a dicembre e che il parlamento ha diritto di veto. «Le precisazioni di Palazzo Chigi sul Mes non hanno chiarito un bel nulla. Anzi, hanno aumentato la preoccupazione. Come si fa a dire che il Parlamento potrà esprimersi ‘in sede di ratifica’? Il testo è ormai pubblico e l’Italia doveva e deve opporsi prima, in sede di Eurogruppo e Consiglio. Perché non l’ha fatto a fronte di un testo che comporta ‘rischi enormi’ (parole del Governatore di Bankitalia)?», ha detto Borghi.

L’ACCUSA DI BORGHI: «SCUDO PER IL MES E NOI NON COINVOLTI»

«Conte – prosegue Borghi – ha spiegato al M5S che questo trattato – al quale lui, contrariamente al mandato, non si è opposto – include l’immunità totale da qualsiasi forma di processo giudiziario (artt. 32 e 35)? Il governo toglie l’immunità all’Ilva per darla al Mes? Perché poi Palazzo Chigi afferma che la riforma è stata discussa con i ‘presidenti di commissione competenti’, quando invece il sottoscritto – essendo il presidente di commissione competente per la Camera – a giugno non ha avuto il piacere di incontrare in proposito il presidente del Consiglio? Non sono permaloso. Basta che il presidente Conte dica chiaro e tondo che l’Italia non approverà mai la riforma del Mes per fugare qualsiasi dubbio. Attendiamo con fiducia queste semplici parole», ha concluso.

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Svezia, stop alle indagini per stupro su Julian Assange

Un procuratore ha dichiarato che l’inchiesta sul fondatore di Wikileaks è stata interrotta.

La procura svedese ha interrotto le indagini preliminari sulle accuse di stupro avanzate nei confronti del fondatore di WikiLeaks Julian Assange, attualmente in prigione in Gran Bretagna. Un procuratore ha affermato che le indagini sono state interrotte.

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Il bonus per tv e decoder dvb t2 parte il 18 dicembre

I commercianti speravano che arrivasse prima di Natale, e così è stato. Il ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Economia..

I commercianti speravano che arrivasse prima di Natale, e così è stato. Il ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Economia hanno pubblicato il decreto che sblocca il bonus da 50 euro per l’acquisto di smart tv e decoder dvb t2, in grado di ricevere il nuovo segnale digitale terrestre. Si partirà il 18 dicembre.

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A beneficiare del bonus saranno le famiglie con reddito Isee fino a 20 mila euro. Lo sconto sarà praticato dal venditore fino al 31 dicembre 2022, duinque il bonus sarà valido per tre anni.

La fine del 2022 è infatti il termine in cui si concluderà il processo di transizione alle reti digitali terrestri in DVBT-2 (Digital Video Broadcasting Terrestrial 2, passo avanti rispetto al digitale DVBT1 attuale). La misura, specifica il ministero, “rientra nell’ambito delle numerose azioni messe in campo dal Mise per accompagnare il processo di trasformazione digitale del settore TV”. Gli stanziamenti derivano dalla legge di Bilancio 2019, che prevedeva per il bonus risorse finanziarie pari a circa 150 milioni di euro.

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Gabrielli contro Salvini per i commenti sul caso Cucchi

Anche il capo della polizia Franco Gabrielli interviene sulle frasi pronunciate da Matteo Salvini dopo le sentenze di condanna dei..

Anche il capo della polizia Franco Gabrielli interviene sulle frasi pronunciate da Matteo Salvini dopo le sentenze di condanna dei carabinieri responsabili della morte di Stefano Cucchi. «Credo che quanti, negli anni, hanno dato giudizi avventati sulla vicenda Cucchi dovrebbero oggi chiedere scusa ai familiari», ha detto Gabrielli, «ma vedo un approccio manicheo e giudizi espressi con l’emotività del momento». «La sentenza»- ha aggiunto Gabrielli – «dovrà passare al vaglio dell’Appello e della Cassazione e tutti dovrebbero avere rispetto prima di fare affermazioni. Chi ha espresso giudizi avventati dovrebbe chiedere scusa. Ma l’enfasi contraria dovrebbe essere contrastata».

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Venezia, danni a San Marco: sbloccati altri 65 milioni

L’acqua alta ha rovinato dei mosaici e la base di alcune colonne. I nuovi fondi si aggiungono ai 20 milioni già stanziati.

Ci vorrà tempo per capire esattamente i danni che l’acqua alta e soprattutto il sale che contiene, hanno causato alla basilica di San Marco, ma è già evidente l’ammaloramento di alcuni mosaici del pavimento, in particolare quelli raffiguranti due pavoni e quelli di un tappeto fiorito. Lo riferisce la Procuratoria di San Marco. Danni anche alla base di alcune colonne in marmo che si sono parzialmente frantumata.

SBLOCCATI ALTRI 65 MILIONI OLTRE AI 20 GIÀ STANZIATI

Sono pronti 65 milioni di euro per la salvaguardia e la conservazione della laguna di Venezia, 46 dei quali sono destinati alla città che nei giorni scorsi ha vissuto la drammatica ondata di acqua alta. Lo fa sapere il Mit, spiegando che si tratta di fondi contenuti nella legge speciale su Venezia, rifinanziata dalla scorsa legge di Bilancio, che sono stati sbloccati dalla ministra delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli. Le risorse sono aggiuntive rispetto ai 20 milioni già stanziati per Venezia dal Consiglio dei ministri che ha concesso lo stato di emergenza.

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Ora Salvini vuole andare in piazza con le Sardine

Dopo il boom di Modena, il leader della Lega prova a parare il colpo e sfida i contestatori: «A Rimini andrò in mezzo a loro».

Dopo il successo di Bologna, anche piazza Grande a Modena ha replicato la straordinaria partecipazione alla manifestazione delle Sardine contro Matteo Salvini. Costretto a riparare in una location diversa da quella designata in origine per non sfigurare, ora Salvini ha dichiarato di essere pronto a mischiarsi tra i manifestanti in vista della prossima adunata.

«QUASI QUASI IN PIAZZA CI VADO ANCH’IO»

«Quasi quasi in piazza con loro ci vado anche io», ha detto il leader leghista con riferimento alla manifestazione prevista per domenica 24 novembre a Rimini. Replicando a chi gli chiedeva un commento sulla mobilitazione nata a Bologna e approdata a Modena, Salvini ha sottolineato che «a Modena ho preferito le aziende alle Sardine: con tutto il rispetto delle sardine ci sono più problemi in aziende in difficoltà, che in piazza». «Sardine a Rimini?», ha poi aggiunto, «la prossima volta ci vado anche io in piazza con loro». Senza scontri. «Io vado a proporre perché queste sono piazze contro, io vengo a Rimini per, vado a Firenze per, sono stato a Modena per. Le piazze contro» – ha concluso Salvini – «sono rispettabili e sono curioso di sapere qual è la proposta».

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I leader delle proteste in Iran saranno impiccati

Lo scrive il quotidiano conservatore Kayhan, molto vicino alla Guida suprema Ali Khamenei.

I leader delle proteste contro il rincaro della benzina in corso dal fine settimana in Iran verranno impiccati. Lo sostiene il quotidiano conservatore Kayhan, molto vicino alla Guida suprema Ali Khamenei, citando fonti giudiziarie, secondo cui i dimostranti sarebbero stati pagati per «creare il caos».

CONTESTATO IL CRIMINE DI RIVOLTA ARMATA CONTRO LA REPUBBLICA ISLAMICA

Il crimine che verrà contestato ai manifestanti, sottolinea il giornale, è noto come Baghi, cioè rivolta armata contro le autorità e i principi del sistema della Repubblica islamica. «Un gruppo di leader dei disordini, che sono stati recentemente arrestati, ha confessato di essere stato incaricato di creare il caos e danneggiare e incendiare le proprietà pubbliche e avevano armi, coltelli e maschere. I colpevoli hanno anche detto di aver ricevuto in cambio denaro e la garanzia di poter lasciare il Paese se fossero stati identificati», aggiunge Kayhan.

La calma è tornata nel Paese e la magistratura sarà dura nell’affrontare e punire presto i rivoltosi

Gholamhossein Esmaili, portavoce della magistratura di Teheran

Secondo il portavoce della magistratura di Teheran, Gholamhossein Esmaili, un «gran numero» di persone, ritenute responsabili di «sabotaggi e disordini» durante le proteste, è stato identificato e verrà arrestato. Esmaili ha aggiunto che tra i ricercati ci sono anche persone accusate di aver inviato video delle manifestazioni a media stranieri. «La calma è tornata nel Paese e la magistratura sarà dura nell’affrontare e punire presto i rivoltosi», ha assicurato il portavoce, invitando la popolazione a fornire informazioni utili a trovare i sospetti.

L’AGENZIA FARS: «UCCISI TRE MEMBRI DELLE FORZE DI SICUREZZA»

Nella notte del 19 novembre, almeno tre membri delle forze di sicurezza iraniane sono stati accoltellati a morte da un gruppo di “rivoltosi” a Ovest della capitale Teheran, secondo l’agenzia Fars, vicina ai Pasdaran. Si tratta di un membro delle Guardie della rivoluzione islamica e di due esponenti delle milizie volontarie Basij. Sale così ad almeno quattro il numero degli agenti di sicurezza uccisi dall’inizio delle manifestazioni in decine di città, il 15 novembre. I manifestanti uccisi sarebbero invece almeno 12, ma secondo informazioni non verificabili di gruppi di attivisti il bilancio effettivo di vittime sarebbe di oltre 40.

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La Cassazione conferma l’ergastolo per Cesare Battisti

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’ex terrorista, che chiedeva la commutazione della pena in 30 anni di reclusione.

No alla cancellazione dell’ergastolo per Cesare Battisti. Lo ha deciso la Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dall’ex terrorista contro l’ordinanza con cui, il 17 maggio scorso, la Corte di Assise di Appello di Milano aveva negato la commutazione della pena dell’ergastolo in quella di trent’anni di reclusione. La decisione della prima sezione penale della Corte di Cassazione è stata assunta all’esito dell’udienza in camera di consiglio.

I RILIEVI DELLA CASSAZIONE

Le questioni sollevate con il ricorso, respinto, «concernevano», sottolinea la Suprema Corte, «la persistente efficacia dell’accordo di commutazione della pena stipulato tra le Autorità italiane e brasiliane, in vista dell’estradizione dal Brasile, poi non avvenuta, nonché la legittimità della procedura culminata nell’espulsione del condannato dalla Bolivia».

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Altofest Matera 2019, seconda tappa a Sarconi e Moliterno

Dopo il grande successo della prima tappa a Venosa e Melfi, Altofest Matera Basilicata 2019 si sposta in Val d’Agri, nei comuni di Sarconi e Moliterno, dove le comunità continueranno ad accogliere nelle proprie abitazioni artisti nazionali e internazionali, prima attraverso una residenza di due settimane, poi mediante appuntamenti aperti al pubblico. Dal 22 al 24 novembre 4 case, un centro culturale ed uno scuolabus ospiteranno 6 performance di teatro, danza e musica, con repliche nelle tre giornate. Lo rende noto la Fondazione Matera-Basilicata 2019.
A Moliterno Enzo Mirone, artista di Benevento, porta il suo “Ho stretto i pugni e sono nato”, un lavoro sulla persistenza, una riflessione su quel che resta di quello che non c’è più affidata alla compresenza e all’interazione di linguaggi diversi scarnificati nell’uso e intenzionalmente ridotti alla loro forma più elementare. Il croato Boris Kadin, con la sua “Orestea. Post-Truth” si focalizza sul post-spettatore come attore attivo e come collettivo/comunità. “The Free Besieged” della compagnia londinese fondata da due artiste greche Monamas Theatre Co, è una performance basata su un'opera incompiuta composta da Dionysios Solomos scritta in greco e italiano.
Sarconi ospita “The Last Zuppa” della compagnia tedesca O-Team, uno spettacolo interattivo che parla di regole, sicurezza, casa, paura, comunità e fine del mondo. Antonino Talamo, artista napoletano, in “Cosaltro Esperimenti” crea un concerto, in movimento, su uno scuolabus. La città intorno. La musica dentro. Il primo passo è costruire quel silenzio necessario ad azzittire le scansioni ritmiche della quotidianità urbana che ci sovrasta. Solo allora la visione si fa chiara, e la musica che batte dentro si affaccia allo stupore del silenzio. Allora appare il paesaggio. Tra arte performativa e figurativa, “Uniforme” dell’artista belga Sabina Scarlat, si compone di una installazione abitata e trasformata dal performer. Il lavoro crea e rivela un dialogo, costruttivo e distruttivo allo stesso tempo, tra differenti forze appartenenti alla natura e alla società umana. La costruzione dello scenario è un’operazione che si estende allo spettacolo stesso, così come la sua gioiosa distruzione.
La programmazione nelle abitazioni sarà preceduta, nella giornata di giovedì 21 novembre dalle 19:00 alle 21:00 nella BiblioMediateca Comunale “G. Riacioppi” di Moliterno, da un’Agorà, assemblea a porte aperte in cui i cittadini della comunità accogliente si confrontano con quelli che ospiteranno la tappa successiva del progetto. Il Centro Panta Rei di Sarconi, già luogo di performance, ospiterà inoltre, nella giornata di domenica 24 dicembre dalle 11:30 alle 13:30, Voice Over, la conversazione con gli artisti trasmessa in diretta sulla webradio del festival all’indirizzo bit.ly/WRAltofestMatera
Gli orari e gli indirizzi delle abitazioni che ospiteranno la programmazione sono disponibili su www.materaevents.it e su www.altofest.net nella sezione "Altofest Matera Basilicata 2019". Per accedere agli spettacoli è necessario il Passaporto per Matera 2019 e la prenotazione. Un’ora prima dell’inizio degli spettacoli verrà aperta una lista d’attesa per consentire gli accessi in caso di no-show. L’Agorà e il Voice Over sono invece ad accesso libero fino a esaurimento posti. Nella giornata di sabato i comuni di Moliterno e Sarconi potranno essere raggiunti tramite il servizio navetta con partenza da Matera, Piazza Matteotti. Per informazioni sugli orari di partenza e per le prenotazioni: tel. 0835 314233 – escursioni@ridolaviaggi.it – www.ridolaviaggi.it
  

Tir a fuoco in galleria sull’A10: 32 intossicati

Il camion è andato in fiamme in un tunnel tra Spotorno e Savona. I vigili del fuoco sono riusciti a domare l’incendio.

È di 32 persone intossicate il bilancio dell’incendio avvenuto questa mattina intorno alle 10 sull’autostrada A10 tra Spotorno e Savona. Per cause ancora da chiarire un Tir ha preso fuoco all’interno della galleria Fornaci: il denso fumo nero ha invaso la galleria intossicando gli automobilisti rimasti intrappolati all’interno.

Alla fine 32 persone sono state portate negli ospedali San Paolo di Savona e Santa Corona di Pietra Ligure. Molte di loro erano a bordo di un autobus che si trovava subito dietro il Tir. Il conducente del mezzo pesante è uscito indenne dal rogo. Sul posto diverse ambulanze e i vigili del fuoco, che sono riusciti non senza difficoltà a domare le fiamme. Il tratto di autostrada è chiuso con uscite obbligatorie a Savona e Pietra Ligure.

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