Un europeo su quattro ha sentimenti antisemiti

Una ricerca condotta per l’Anti-Defamation League ha messo in luce come il 25% della popolazione nutra attitudini negative verso gli ebrei. Boom in Polonia e Ungheria. Allarme violenza in Germania e Regno Unito.

Circa un europeo su quattro, il 25% della popolazione, nutre «forti attitudini negative» verso gli ebrei. Lo ha rivelato una indagine sull’antisemitismo svolta in Europa, Canada, Sud Africa, Argentina e Brasile tra aprile e giugno del 2019 su commissione della Anti-Defamation League (Adl), organizzazione ebraica internazionale.

IL BOOM IN EUROPA DELL’EST

In Europa, ad Ovest ci sono pochi cambiamenti, ma al Centro e all’Est c’è, rispetto al 2015, un forte aumento di pregiudizi anti ebraici: Polonia (+11%), Ucraina (+14%), Russia (+8%). Anche in Ungheria cresce. Scende in «maniera significativa» in Italia ed Austria. Per quanto riguarda il resto delle aree geografiche interessate dall’indagine, sia in Sud Africa e sia in Brasile i sentimenti antisemiti sono saliti del 9%, mentre in Argentina del 6%.

GLI AUMENTI INQUIETANTI IN POLONIA E UNGHERIA

Tornando all’Europa, in Polonia, secondo i dati riferiti dall’Adl, le attitudini antisemite hanno raggiunto il 48% della popolazione, mentre erano al 37% nel 2015. Circa tre su quattro di coloro che in Polonia hanno risposto alle domande dell’indagine hanno sostenuto, ad esempio, che «gli ebrei parlano troppo di quello che è successo loro durante la Shoah». In Ungheria – secondo i dati – il 25% della popolazione crede che gli «ebrei vogliano indebolire la cultura nazionale esprimendosi a favore di un maggior numero di immigranti in ingresso». Sempre in Ungheria, l’indice mostra il 42% di attitudine antisemita contro il 40% del 2015.

FINANZA, ECONOMIA E SLEALTÀ: LE “COLPE” DEGLI EBREI

Gli stereotipi sono sempre gli stessi: il controllo della finanza e dell’economia (in Ungheria lo pensa il 71%), la slealtà (gli ebrei sono più leali ad Israele che alla propria nazione). Un’accusa questa che, ad esempio, in Italia (dove pur si è registrato un calo dell’11% rispetto ai dati del 2015), rivolta, secondo l’indagine, da oltre il 40% della popolazione. Lo stesso avviene in Germania, in Danimarca, in Spagna, in Olanda, in Belgio e in Austria (dove il calo complessivo è stato dell’8%).

ALLARME VIOLENZA IN GERMANIA E REGNO UNITO

I sentimenti antisemiti non necessariamente si accompagnano sempre ad azioni violente: ad esempio – secondo l’indagine – sono rari in Ungheria e Polonia, mentre sono cresciuti di oltre il 10% in Germania e anche nel Regno Unito nei primi sei mesi del 2019. Infine l’atteggiamento dei musulmani in Belgio, Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito tende ad essere meno antisemita che nel resto delle nazioni extraeuropee e meno forte di quello che invece si registra in Medio Oriente e nel Nord Africa. «È molto preoccupante», ha detto Jonathan Greenblatt, presidente dell’Adl, «che circa un europeo su quattro alberghi tipi di sentimenti antisemiti che sopravvivono da prima della Shoah».

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Poste Italiane, la comunicazione interna come chiave di successo aziendale

Un’app per 130 mila dipendenti. Una nazionale di calcio allenata da un ex campione. L’ascolto delle persone. E il piano al 2022 punta a fare anche di più.

Un’app che connette 130 mila dipendenti, una nazionale di calcio aziendale e poi ascolto, pari opportunità, servizi di welfare e iniziative che coinvolgono anche la famiglia. Nel piano industriale di Poste Italiane “Deliver 2022”, lanciato dall’amministratore delegato Matteo Del Fante a febbraio 2018, il coinvolgimento dei dipendenti, e dunque la comunicazione interna, diventa ancora più importante. Tante le iniziative originali. Basti pensare che i lavoratori possono perfino trasformarsi in reporter: così almeno è stato per 42 persone selezionate per il ruolo di corrispondenti dalle diverse regioni italiane. Il loro compito è condividere con la redazione di Poste News storie e notizie dal territorio di competenza. L’azienda sta anche per lanciare “Posteaperte tutto l’anno” una serie di iniziative, sia in presenza sia online, che prevedono il coinvolgimento dei dipendenti e dei loro figli.  

L’APP CHE METTE IN COMUNICAZIONE I 130 MILA DIPENDENTI

Tra le ultime novità c’è l’applicazione “NoidiPoste” che connette tutti i 130mila dipendenti. Viene usata per gestire le trasferte, segnalare le assenze per malattia o trovare i contatti dei colleghi, che sono diffusi in oltre 12.800 uffici postali. La funzione “Camera con vista” consente ai dipendenti che rispondono ad una serie di requisiti di prenotare alloggi per le vacanze gratuiti in località turistiche. Sull’app si può consultare il menù della mensa, esprimere opinioni su prodotti e servizi di Poste e leggere tutte le ultime notizie aziendali.

LA NAZIONALE DI CALCIO DI POSTE.

Per fare squadra tra colleghi, Poste Italiane ha creato la sua “Nazionale” di calcio. È formata da 30 dipendenti tesserati in società dilettantistiche che praticano il calcio a livello agonistico, scelti tra 700 candidati e allenati dall’ex campione di Padova, Juventus e Fiorentina Angelo Di Livio. La comunicazione interna ha gestito attraverso la intranet tutto il processo di ricerca e selezione dei calciatori candidati alla Nazionale Gialloblù. Un’iniziativa premiata dalla “Intranet Italia Champions” (il contest che premia le migliori iniziative intranet italiane) come una tra le più interessanti case history di successo.

LE INIZIATIVE DI ASCOLTO DEI DIPENDENTI.

Poste Italiane, inoltre, fa un ampio uso di sondaggi interni per valorizzare il punto di vista di tutti i dipendenti. Per esempio, ha messo in pista InEvidenza, un’indagine sulla valutazione della comunicazione interna. Poi c’è Valore, rivolta ad un target specifico di colleghi, tra cui i portalettere, per la rilevazione del grado di soddisfazione su alcuni aspetti rilevanti della propria attività lavorativa. #DaiVocealFuturo invece è un sondaggio d’opinione per la popolazione di BancoPosta e BancoPosta Fondi SGR, con l’obiettivo di ricevere opinioni e spunti per migliorare performance e soddisfazione. Infine, Progetto Sport, la survey dedicata agli sport praticati in Poste su tutto il territorio, con l’obiettivo di ragionare su nuove iniziative di aggregazione tra colleghi. 600 lavoratori sono stati inoltre coinvolti nell’iniziativa “Libera il tuo talento”, progetto di autopromozione di team di dipendenti con un’idea originale. Il dialogo ha avuto poi un ulteriore sbocco concreto con l’accordo raggiunto lo scorso giugno 2018 con le organizzazioni sindacali che prevede, per il triennio 2018-2020, il coinvolgimento di 6 mila lavoratori con nuove assunzioni, stabilizzazione dei rapporti a tempo determinato e conversione di “part time” in “full time”.

UN PIANO SANITARIO PER TUTTI I DIPENDENTI.

Altre iniziative di comunicazione interna sono poi legate ai progetti aziendali in tema di welfare. Nell’ultimo rinnovo del contratto di lavoro del personale, Poste ha istituito un Fondo di Assistenza sanitaria gratuito per i dipendenti. Al Piano possono iscriversi tutti i dipendenti con contratto a tempo indeterminato, compresi gli apprendisti e i neoassunti. Nell’ambito del progetto “Piano Salute”, inoltre, sono previsti seminari informativi, oltre a visite gratuite per la prevenzione oncologica realizzate in collaborazione con la Fondazione ANT (Assistenza Nazionale Tumori).

ATTENZIONE ALLE PARI OPPORTUNITÀ.

I servizi di welfare non si fermano però alla sanità: infatti, le lavoratrici del gruppo in congedo di maternità hanno diritto al 100% della retribuzione per tutti e cinque i mesi di assenza dal lavoro (meglio rispetto all’80% previsto per legge). Poste Italiane è attenta alle pari opportunità e allo sviluppo della managerialità femminile: al punto che il 44% dei componenti del CdA e il 45% dei quadri e dei dirigenti è donna (dati 2018). Una presenza resa possibile da iniziative di welfare come realizzazione di asili nido, adozione di modelli flessibili di organizzazione del lavoro e introduzione di percorsi formativi. La comunicazione interna, infine, è stata determinante per il successo di numerose iniziative di Poste Italiane legate alla solidarietà, come per esempio “Valori ritrovati”: un progetto di economia circolare realizzato in collaborazione con la Fondazione Caritas Roma Onlus, a cui vengono affidati i pacchi che non possono essere recapitati al destinatario per aiutare le famiglie socialmente svantaggiate.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Matera e la Basilicata nei principali mercati europei

La costante crescita di attenzione dei mercati esteri per la Basilicata e per Matera continua a stimolare azioni di promozione nei luoghi e negli eventi di particolare efficacia per il turismo. Il World Travel Market di Londra, la cui 40esima edizione quest'anno si è svolta nei giorni dal 4 al 6 novembre scorsi, è uno dei principali avvenimenti di settore ed è stata l'occasione per l’Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata per promuovere i prodotti dell'offerta lucana. Inoltre, il WTM di Londra arricchisce il programma di azioni che l'Apt ha posto in essere in collaborazione con ENIT, l'Agenzia Nazionale Turismo, quali, tra l'altro, la presenza al workshop sul luxury tourism, svoltosi a New York nelle scorse settimane, che ha visto maggiormente rappresentato il territorio di Matera e dintorni.
Occasioni utili per far conoscere ai numerosissimi operatori internazionali del settore le peculiarità sia della Capitale Europea della Cultura che dell’intero territorio regionale, contemplando dunque gli aspetti culturali, storico-archeologici, architettonici, paesaggistici, naturalistici, senza tralasciare naturalmente il turismo attivo, religioso, del folklore e quello eno-gastronomico.
È stata anche l’occasione colta dall’Apt per presentare al grande pubblico le numerose opportunità della Basilicata in un'ottica di destagionalizzazione: dalla vacanza attiva, che può contare ormai su attrattori dal forte appeal, al turismo lento, che nella nostra regione trova una sempre maggiore rilevanza, accanto alla Città dei Sassi che è e continuerà ad essere porta di ingresso del turismo lucano.
Il WTM di Londra ha intercettato non solo il mercato del Regno Unito ma più in generale quello europeo, considerando in particolare anche Francia, Germania e Paesi Bassi, per rimanere ai mercati principali. Una crescita registrata già da alcuni anni e che nel 2019 – in base ai dati provvisori dei primi 7 mesi, confrontati con il periodo analogo del 2018 –  ha visto in questi quattro mercati europei un incremento degli arrivi di circa il 6% e di circa il 5% delle presenze. A Matera il dato è ancor più significativo con oltre il 20% degli arrivi in più e quasi il 30% di incremento delle presenze.
La Capitale Europea della Cultura dunque si conferma la più importante area di intervento promozionale, da anni punto focale e trainante di una costante azione, anche in collaborazione con gli uffici regionali e con altre istituzioni a ciò deputate. È il caso, ad esempio, della campagna di comunicazione radiotelevisiva “Become Culture” sui canali Rai, frutto di un accordo di collaborazione con partner istituzionali, tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione Basilicata, che ha portato a oltre 423 milioni di contatti lordi; come è il caso delle attività all'interno dell'aeroporto di Bari-Palese e dell’Apertura dell’Openspace Basilicata nel centro di Matera, luogo non temporaneo destinato ad azioni di comunicazione e promozione che perdurino oltre l’anno 2019.
Sono solo alcune delle azioni che si affiancano ad altre attività online e offline, che segnano l'impegno costante per Matera e testimoniano come l'Apt sia da anni impegnata, in maniera strategica e in condivisione con gli uffici regionali preposti e l'intero sistema territoriale: una collaborazione che deve andare oltre le piccole polemiche legate – ad esempio – alla vendita in un determinato posto fisico o in un altro, di titoli di ingresso ad eventi, i cui risultati, in un mondo soprattutto fatto da e-commerce ed altri canali, vanno probabilmente addebitati più ad una progettazione a monte che ridotti al mero desk dove vendere in loco.
Abbiamo davanti infatti la sfida del 2020 con Matera che deve mantenere e consolidare i risultati raggiunti e la Basilicata deve ancora crescere e per farlo è inevitabile che la governance turistica intera sia consapevole dei problemi da affrontare ma anche del positivo momento che stiamo vivendo ed in cui, come è ragionevole che sia, siamo tutti chiamati a raccogliere sia i meriti che gli stimoli per migliorare.

Schiavone (Apt) su ruolo Matera e Basilicata nei mercati europei

La costante crescita di attenzione dei mercati esteri per la Basilicata e per Matera continua a stimolare azioni di promozione nei luoghi e negli eventi di particolare efficacia per il turismo. Il World Travel Market di Londra, la cui 40esmia edizione quest’anno si è svolta nei giorni dal 4 al 6 novembre scorsi, è uno dei principali avvenimenti di settore ed è stata l’occasione per l’Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata – si legge in una nota del direttore generale dell’Apt, Mariano Schiavone – per promuovere i prodotti dell’offerta lucana. Inoltre, il WTM di Londra arricchisce il programma di azioni che l’APT ha posto in essere in collaborazione con l’ENIT, l’Agenzia Nazionale Turismo, quali, tra l’altro, la presenza al workshop sul luxury tourism, svoltosi a New York nelle scorse settimane, che ha visto maggiormente rappresentato il territorio di Matera e dintorni.
Occasioni utili per far conoscere ai numerosissimi operatori internazionali del settore le peculiarità sia della Capitale Europea della Cultura che dell’intero territorio regionale, contemplando dunque gli aspetti culturali, storico-archeologici, architettonici, paesaggistici, naturalistici, senza tralasciare naturalmente il turismo attivo, religioso, del folklore e quello eno-gastronomico.
È stata anche l’occasione colta dall’Apt per presentare al grande pubblico le numerose opportunità della Basilicata in un'ottica di destagionalizzazione: dalla vacanza attiva, che può contare ormai su attrattori dal forte appeal, al turismo lento, che nella nostra regione trova una sempre maggiore rilevanza, accanto alla Città dei Sassi che è e continuerà ad essere porta di ingresso del turismo lucano.
Il WTM di Londra – prosegue la nota dell’Agenzia – ha intercettato non solo il mercato del Regno Unito ma più in generale quello europeo, considerando in particolare anche Francia, Germania e Paesi Bassi, per rimanere ai mercati principali. Una crescita registrata già da alcuni anni e che nel 2019 – in base ai dati provvisori dei primi 7 mesi, confrontati con il periodo analogo del 2018 – ha visto in questi quattro mercati europei un incremento degli arrivi di circa il 6% e di circa il 5% delle presenze. A Matera il dato è ancor più significativo con oltre il 20% degli arrivi in più e quasi il 30% di incremento delle presenze.
La Capitale Europea della Cultura dunque si conferma la più importante area di intervento promozionale, da anni punto focale e trainante di una costante azione, anche in collaborazione con gli uffici regionali e con altre istituzioni a ciò deputate. È il caso, ad esempio, della campagna di comunicazione radiotelevisiva “Become Culture” sui canali Rai, frutto di un accordo di collaborazione con partner istituzionali, tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione Basilicata, che ha portato a oltre 423 milioni di contatti lordi; come è il caso delle attività all’interno dell’aeroporto di Bari-Palese e dell’Apertura dell’Openspace Basilicata nel centro di Matera, luogo non temporaneo destinato ad azioni di comunicazione e promozione che perdurino oltre l’anno 2019.
Sono solo alcune delle azioni che si affiancano ad altre attività online e offline, che segnano l’impegno costante per Matera e testimoniano come l’Apt sia da anni impegnata, in maniera strategica e in condivisione con gli uffici regionali preposti e l’intero sistema territoriale: una collaborazione che deve andare oltre le piccole polemiche legate – ad esempio – alla vendita in un determinato posto fisico o in un altro, di titoli di ingresso ad eventi, i cui risultati, in un mondo soprattutto fatto da e-commerce ed altri canali, vanno probabilmente addebitati più ad una progettazione a monte che ridotti al mero desk dove vendere in loco.
Abbiamo davanti infatti la sfida del 2020 con Matera che deve mantenere e consolidare i risultati raggiunti e la Basilicata deve ancora crescere e per farlo è inevitabile che la governance turistica intera sia consapevole dei problemi da affrontare ma anche del positivo momento che stiamo vivendo ed in cui, come è ragionevole che sia, siamo tutti chiamati a raccogliere sia i meriti che gli stimoli per migliorare.
  

La pace in Yemen non è più un miraggio

A un anno dal cessate il fuoco tra i ribelli Houthi e le forze militari del governo yemenita, qualcosa sta cominciando a cambiare nel Paese mediorientale. Anche grazie una differente strategia dell’Arabia saudita, che sta favorendo il processo di de-escalation del conflitto.

All’incirca un anno fa la comunità internazionale fu attraversata da un moto di speranza per le confortanti notizie che stavano giungendo da Stoccolma dove si stava perfezionando un accordo di cessate il fuoco tra i ribelli Houthi e le forze militari del governo yemenita sostenute dalla coalizione araba a guida saudita.

Si parlò allora di un primo significativo passo in direzione della fine di una guerra che aveva già provocato decine di migliaia di morti, oltre 2 milioni di sfollati e un disastro umanitario di spaventose dimensioni.

Punti nevralgici dell’accordo erano stati, allora, la liberazione dei porti sul mar Rosso di Salif, Ras Issa e soprattutto di Hodeida, un vero e proprio polmone di sopravvivenza per gli yemeniti dall’occupazione delle milizie degli Houthi e una serie di misure di confidence building tra cui lo scambio di migliaia di prigionieri.

Ci sono voluti mesi e mesi – di fatto il vero ritiro dai porti è iniziato solo nel maggio del 2019 – prima che l’accordo facesse emergere risultati significativi. E ciò per la complicità di un contesto di grande complessità sul quale ha influito anche il riaccendersi del terrorismo – sia di Al Qaeda che dell’Isis – che continuava e continua a trovarvi utile concime per le sue radici stragiste. Contesto che d’altra parte si è reso anche più problematico per il progressivo sfilarsi dalla coalizione anti-Houthi di parte dei suoi componenti e che ha segnato un serio vuoto con l’abbandono del campo da parte dei sudanesi (circa 10 mila uomini) con la svolta rivoluzionaria che ha portato alla destituzione del presidente Omar al Bashir e, soprattutto, con lo scontro che ha visto contrapposte le forze militari del presidente Abd Rabu Mansur Hadi con quelle dei separatisti del Sud (Stc); le prime sostenute dall’Arabia Saudita e le ultime dagli Emirati, a loro volta preziose alleate di Riad contro gli Houthi. e la conseguente occupazione di Aden da parte dello Stc.

L’IMPORTANTE INTESA DEL 5 NOVEMBRE

Un bel pasticcio anche perché dilatatosi ad altre tribù e ad altri gruppi regionali. C’erano sufficienti ragioni insomma per indurre Riad a ricalibrare l’impegno a sostenere in via esclusiva (ed escludente) il presidente Hadi, rifugiato in Arabia Saudita, e a mantenere la forza dell’unione con gli Emirati. E in tale contesto a orientarsi rapidamente verso un orizzonte strategico disegnato dall’assoluta necessità di sgomberare il campo da quella che rischiava di essere una “guerra civile minore all’interno della guerra civile maggiore”. Non è stato affatto agevole ma in qualche modo l’obiettivo è stato raggiunto con un’intesa – il cosiddetto accordo di Riad – siglata il 5 novembre dopo la ripresa del controllo di Aden. Un’intesa molto significativa perché ha previsto l’inclusione del movimento separatista nel governo yemenita e quello delle milizie del Sud sotto l’autorità dei ministri dell’Interno e della Difesa.

L’IMPENNATA DELLO SCONTRO

Non è stato agevole perché ha di fatto sanzionato una sorta di supremazia dell’Arabia Saudita che potrebbe essere messa in discussione se non si realizza anche l’altra parte della guerra civile. E non lo è stato perché è maturato in concomitanza – e forse anche grazie – all’impennata dello scontro con gli Houthi. Mi riferisco a quella serie di “incidenti” occorsi a danno di petroliere saudite e soprattutto al pesante attacco di settembre, con droni e missili ai due siti petroliferi sauditi dell’Aramco, rivendicato proprio dagli Houthi ma difficilmente dissociabile da una responsabilità iraniana.

L’Arabia Saudita ha dato l’impressione di essere propensa a cambiare logica e ad accettare che i nodi della guerra siano anche legati a fattori come l’eccesso di autoritarismo di Hadi

Al di là dell’intenso dibattito sull’effettiva responsabilità di questi atti, è pur vero che Riad ha condannato questo «vero e proprio atto di guerra» assumendo anche toni minacciosi, ma è altrettanto vero che tutto si è fermato a livello verbale, quasi a dimostrazione della sua impotenza di fronte alla dura constatazione della sua vulnerabilità. E dunque del rischio di esporsi, contrattaccando, a una spirale conflittuale dagli esiti perniciosi visti i limiti del loro ombrello protettivo. In quel clima ha avuto la funzione di un suggerimento da non lasciar cadere la dichiarata disponibilità degli Houthi a interrompere gli attacchi sul territorio saudita – una sorta di tregua insomma – se anche Riad si fosse impegnata a fare altrettanto su quello yemenita. E, di conseguenza di ridare ossigeno al processo di de-escalation del conflitto, ormai auspicabile anche da parte degli Houthi dopo tanti anni di guerra impantanata, di stallo militare superabile solo con la politica e con i crediti acquisiti con l’accordo di Stoccolma e i segnali derivanti dall’accordo di Riad.

IL NODO DELLA CONDIVISIONE DEL POTERE

L’Arabia Saudita ha dato cioè l’impressione – anzi, più che l’impressione – di essere propensa a cambiare logica, approccio e ad accettare che i nodi della guerra siano anche legati ad altri fattori come l’eccesso di autoritarismo di Hadi, come del suo predecessore, alla diffusa corruzione e al ruolo denegato agli Houthi di una reale partecipazione alla gestione del governo del Paese e, forse, anche a fattori precedenti la spinta conflittuale iraniana. Questa sua propensione era implicita nell’intesa con le forze separatiste del Sud che aveva in qualche modo indicato la rotta da seguire nel senso di una condivisione di questo potere di governo su cui portare anche Hadi, chiamato a riprendere posto ad Aden. Tutto ciò con l’implicito corollario di una sorta di garanzia tutelare esercitata dalla Casa reale saudita per la quale lo Yemen resta più che mai un tassello di fondamentale importanza per la sua sicurezza e stabilità. Superfluo sottolineare come questo processo negoziale con gli Houthi molto sottotraccia, ora in Oman, sia soltanto all’inizio e possa deragliare, ma la prospettiva di una correzione degli errori del passato rappresenta un segno incoraggiante.

L’EMBLEMATICO DISCORSO DEL RE SALMAN

Intanto il primo ministro sta rientrando in Yemen (Aden, capitale provvisoria) con i colleghi delle Finanze, dell’Educazione, delle Telecomunicazioni in adempimento dell’accordo siglato con i separatisti del Sud in vista di un ritorno istituzionale del Paese ad una relativa normalità. Martin Griffiths, l’Inviato speciale delle Nazioni Unite, non ha mancato di manifestare espressioni di incoraggiamento e l’auspicio che la fine del conflitto possa maturare nei primi mesi del 2020. Ed è significativo che nel discorso annuale di fronte al parlamento saudita (Shoura Council) lo stesso re Salman abbia fatto esplicito riferimento ai colloqui di pace in corso e abbia nel contempo sollecitato l’Iran, alle prese con i drammatici sviluppi delle manifestazioni di protesta che lo stanno attraversando, ad abbandonare l’ideologia espansionistica che ha fatto tanto male, ha sottolineato, al suo stesso popolo.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

I punti del possibile disgelo fra ArcelorMittal e governo sull’ex Ilva

Un vertice riservato avrebbe preparato il documento per far decollare il negoziato. Quattro temi chiave: ripristino dello scudo penale; funzionalità dell’Altoforno 2; occupazione con 1 miliardo di investimenti anche grazie a Intesa e forza lavoro assorbita da Cdp. Le indiscrezioni.

Come risolvere lo stallo sull’ex Ilva, provocando il disgelo tra il governo e i franco-indiani di ArcelorMittal? Forse un passo avanti c’è già stato, durante un vertice riservato avvenuto martedì 19 novembre al Tesoro. L’obiettivo? Sottoscrivere un cosiddetto memorandum of understanding in quattro punti da consegnare ai giudici di Milano nell’udienza convocata per mercoledì 27 per chiedere una proroga fino a Natale.

NEGOZIATO PRONTO A «DECOLLARE»

La rivelazione è stata fatta da Il Messaggero, secondo cui è «pronto il documento che farà decollare il negoziato» in vista della riunione di venerdì 22 a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte.

1. CERTEZZA DEL DIRITTO: RIPRISTINO DELLO SCUDO

Cosa prevedono i punti? Innanzitutto «la certezza del diritto mediante il ripristino dello scudo penale». Anche se il presidente della Camera, il grillino Roberto Fico, ha ribadito che «è un pretesto» per Mittal e che non c’è alcuna «motivazione» per reinserirlo.

2. FUNZIONALITÀ DELL’ALTOFORNO 2

Il secondo punto riguarda «la funzionalità dell’Altoforno 2, che deve poter tornare a produrre adeguatamente».

3. OCCUPAZIONE: RILANCIO E AMMORTIZZATORI

Il punto tre è dedicato al tema dell’occupazione, con «i 5 mila esuberi che l’azienda prevede» e con gli ammortizzatori: sono infatti previste misure «a supporto del rilancio del territorio mediante una combinazione pubblico-privato per creare condizioni di lavoro sostenibili».

In questo ambito che il governo avrebbe allertato Intesa SanPaolo, che è il principale creditore dell’amministrazione straordinaria


Le indiscrezioni de Il Messaggero

Secondo il quotidiano «l’ultimo punto è uno dei passaggi più delicati perché necessita di circa 1 miliardo di investimenti: ed è in questo ambito che il governo avrebbe allertato Intesa SanPaolo, che è il principale creditore dell’amministrazione straordinaria» e «i banchieri milanesi avrebbero dato disponibilità a esaminare un progetto concreto», quindi «Intesa potrebbe anche rafforzare l’impegno».

4. RICONVERSIONE: FORZA LAVORO ASSORBITA DA CDP

Il punto quattro, infine, «riguarda la tecnologia legata alla riconversione del piano ambientale: comporta una riduzione della forza lavoro che potrebbe essere assorbita dalla Cassa depositi e prestiti mediante misure compensative, cioè schierando Cdp Immobiliare attiva nell’housing sociale. Gli immobili di proprietà potrebbero ospitare gli sfollati del rione Tamburi».

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Il manifesto delle Sardine: «Populisti, ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto»

Il movimento bolognese su Facebook sfida i “nemici”. E mette in guardia: «Siete gli unici a dover avere paura. La festa è finita».

Le Sardine bolognesi su Facebook sfidano i populisti spiegando, nero su bianco, le ragioni della loro mobilitazione dopo il successo inaspettato dei primi appuntamenti di Bologna e Modena. Una sorta di manifesto in cui i quattro organizzatori – Giulia, Andrea, Roberto e Mattia – raccontano chi sono e quali sono gli obiettivi del banco.

«CARI POPULISTI, LA FESTA È FINITA»

«Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata», comincia la “lettera” dei capi banco. «Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo […]. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla». Le Sardine accusano i populisti di aver «buttato in caciara» argomenti seri. E di aver spinto i seguaci «a insultare e distruggere la vita delle persone sulla Rete».

LEGGI ANCHE: Mattia Santori sul futuro delle “sue” Sardine

«CREDIAMO NELLA POLITICA CON LA P MAIUSCOLA»

Ora però, la marea pare essere cambiata. «Siete gli unici a dover avere paura», continua il manifesto. «Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. Siamo un popolo di persone normali […] Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto. Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono».

LEGGI ANCHE: Le Sardine dovrebbero nuotare verso Sud

«Vi siete spinti troppo lontani dalle vostre acque torbide e dal vostro porto sicuro. Noi siamo le sardine, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto». E quindi un’ultima citazione da Com’è profondo il mare di Lucio Dalla, diventato l’inno delle piazze. «È chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare».

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

La legge elettorale divide Pd da M5s, renziani e Leu

Vertice interlocutorio sulla riforma. I dem spingono per il doppio turno. Mentre grillini, Italia viva e sinistra propongono il proporzionale, ma con la soglia ancora da decidere.

La certezza è che il Rosatellum, l’attuale legge elettorale, è destinato ad andare in pensione. Ma l’esito del primo vertice di maggioranza, tenuto la sera del 20 novembre, sulla legge elettorale, ha fatto emergere due modelli tra cui i partiti sceglieranno: o il doppio turno, su cui ha insistito il Pd, o un proporzionale sul quale però è aperta la discussione sulla soglia di sbarramento. Per il proporzionale, sempre a quanto si apprende, si sono invece schierati M5s e i due partiti più piccoli Iv e LeU.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Roma è un po’ meno fascista nei nomi delle vie

La sindaca Raggi ha cambiato la denominazione a tre strade della Capitale che erano intitolate a Donaggio e Zavattari, firmatari del Manifesto della razza. Ora sono state dedicate a Carrara, Mortara e Calabresi, scienziati discriminati durante il Ventennio.

Roma è un po’ meno fascista, almeno nella toponomastica. Sono stati tolti infatti i nomi di due strade e un largo della Capitale che erano intitolati ad Arturo Donaggio ed Edoardo Zavattari, firmatari del Manifesto della razza.

REINTITOLAZIONE A UN MEDICO, UNA FISICA E UNA ZOOLOGA

L’iniziativa è stata presa dalla sindaca Virginia Raggi, che ha presentato insieme con studenti romani e con la comunità ebraica la reintitolazione delle vie al medico Mario Carrara, alla fisica Nella Mortara e alla zoologa Enrica Calabresi. I tre nuovi intestatari sono scienziati che si opposero e furono vittime di discriminazioni razziali durante il regime fascista.

RAGGI AGLI STUDENTI: «SCRIVETE UN PEZZO DI STORIA»

La sindaca ha commentato così parlando agli studenti durante la cerimonia: «State scrivendo un pezzo di storia. La state scrivendo voi che avete contribuito a scegliere tre nomi di strade a Roma che rimarranno per sempre».

Voi avete imparato crescendo che il contributo di ciascuno è fondamentale per scrivere le pagine della nostra storia


Virginia Raggi agli studenti

Gli alunni di alcune scuole romane hanno infatti partecipato alla scelta: «Voi avete imparato crescendo che il contributo di ciascuno è fondamentale per scrivere le pagine della nostra storia. Dobbiamo imparare a capire il valore delle nostre azioni e della nostra storia. È un atto storico», ha detto la Raggi.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Le previsioni Ocse sulle prospettive economiche dell’Italia

Debito pubblico in crescita al 136% nel 2019 e nel 2020. Il Pil arranca.

La crescita del Pil italiano dovrebbe riprendere “molto gradualmente”, allo 0,4% nel 2020 e allo 0,5% nel 2021, contro lo 0,2% del 2019: è quanto emerge dalle Prospettive economiche dell’Ocse.

Per l’Ocse da un lato peseranno la “fiacca domanda esterna” e le “persistenti incertezze” legate agli attriti commerciali globali dall’altro “i consumi interni dovrebbero crescere in modo moderato, spinti dalla stabilizzazione della fiducia dei consumatori e dai tagli al cuneo fiscale per molti lavori dipendenti”.

Il tasso di disoccupazione dell’Italia è calato al 10% nel 2019 e nel 2020 dopo il 10,6% del 2018: è quanto emerge dalle prospettive economiche dell’Ocse diffuse oggi. Secondo l’organismo con sede a Parigi, il dato dovrebbe tornare a crescere, al 10,2%,nel 2021. “L’occupazione – scrive l’Ocse nella scheda di sintesi dedicata all’Italia – ha continuato a crescere, anche se ad un ritmo più lento, con una quota maggiore di nuove assunzioni coperte da contratti a tempo indeterminato”.

Le “misure fiscali adottate dall’Italia e una crescita piu’ lenta” faranno crescere il debito pubblico al 136% del Pil nel 2019 e al 136,1% nel 2020, prima che torni a scendere nel 2021, al 135,6%: è quanto emerge dalle Prospettive economiche dell’Ocse pubblicate oggi.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Eni lancia la sfida alle startup per un progetto con le persone al centro

Si chiama “Digital HR: innovare per crescere”. L’obiettivo è selezionare tre idee innovative nel campo delle risorse umane con la prospettiva di collaborare con la multinazionale. C’è tempo fino al 21 dicembre.

Eni chiama a raccolta le startup innovative per “Digital HR: innovare per crescere”, progetto in collaborazione con Cariplo Factory, l’hub di innovazione che dal 2016 accompagna la crescita di talenti, innovatori e startup italiane a elevato potenziale. L’obiettivo è selezionare tre idee innovative che possano coinvolgere le persone di Eni in un percorso di conoscenza e crescita, alimentare la qualità delle relazioni tra le persone e tra le persone e l’azienda, individuare strumenti innovativi per la loro gestione e la formazione continua. Questa nuova iniziativa fa seguito alla Call For Growth Eni lanciata, sempre in collaborazione con Cariplo Factory, a ottobre 2018 nel campo della digital transformation che ha portato tre startup italiane ad avviare progetti pilota con Eni.

C’È TEMPO FINO AL 21 DICEMBRE

Le startup interessate hanno tempo fino al 21 dicembre 2019: per aderire alla call, le startup devono effettuare la richiesta online al sito enicallforstartuphrdigital. Dopo la fase preliminare di screening, le startup saranno coinvolte in un Selection Day che si svolgerà a Milano, in Cariplo Factory, il giorno 3 marzo 2020. Nel corso di questo evento Eni avrà l’occasione di valutare le soluzioni più adatte alle proprie esigenze e si riserverà la possibilità di attivare un percorso di collaborazione congiunta. Di seguito, più nel dettaglio, sono elencati le tracce per presentare i progetti.

PRIMA AREA: MISURARE LA QUALITÀ DELLE RELAZIONI

A questo ambito fanno riferimento soluzioni digitali per innovare il processo di engagement e feedback in un’ottica di continuous process. Tali soluzioni supporteranno valutazioni e decisioni in ambito HR grazie alla misurazione e all’analisi della qualità delle relazioni interne, del network organizzativo e della vita professionale, e alla raccolta e analisi dei feedback su comportamenti e performance.

SECONDA AREA: ALIMENTARE LE RELAZIONI TRA PERSONE E AZIENDA

A questo ambito fanno riferimento soluzioni digitali volte al miglioramento delle relazioni tra persona e azienda e persona/persona attraverso la raccolta e una più efficace analisi e rappresentazione di informazioni relative a esperienze e competenze professionali e non, motivazioni e ambiti di interesse formativo e lavorativo. Lo scopo è quello di migliorare la relazione con altri colleghi e con l’azienda, anche per la promozione di percorsi di sviluppo professionale e personale.

TERZA AREA: UNA MARCIA IN PIÙ PER LA FORMAZIONE

Qui siamo nel campo delle proposte di soluzioni digitali nel settore della formazione continua, volte ad ottimizzare e innovare i tradizionali processi di learning e training aziendali (es. soluzioni relative a “learning in the flow of work”, soluzioni di micro-learning per l’apprendimento continuo per supportare upskilling e reskilling delle persone, piattaforme di apprendimento e soluzioni digitali che sfruttano tecnologie innovative, come VR e AR, AI, Chatbot, voice/image recognition).

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Tusk chiude le porte del Ppe in faccia alla Lega di Salvini

«Ho tanta immaginazione però ci sono dei limiti», ha risposto il neo presidente del centrodestra europea a chi gli chiedeva di un possibile ingresso del Carroccio. Mentre su Orban la scelta è rimandata a fine gennaio.

Porte in faccia alla Lega di Matteo Salvini, da parte del neo presidente del Partito popolare europeo, Donald Tusk, polacco, ma fervente europeista ed ex presidente del Consiglio Ue, insomma, il politico del centrodestra continentale probabilmente più lontano dal sovranismo del nuovo Carroccio.

«HO TANTA IMMAGINAZIONE, MA CI SONO DEI LIMITI »

«Ho tanta immaginazione però ci sono dei limiti», ha dichiarato il neo presidente del Ppe a chi gli chiedeva se in futuro il partito di Salvini potrebbe aderire al Ppe. «Posso dire che finora non abbiamo ricevuto alcuna richiesta della Lega di diventare membro del gruppo», ha aggiunto l’ex presidente del Ppe, Joseph Daul.

LA SCELTA SU ORBAN A FINE GENNAIO

Il neo presidente del Ppe ha «annunciato che a fine gennaio» deciderà il da farsi sul premier ungherese Viktor Orban, il cui partito Fidesz è stato sospeso dal Ppe. «È un compito delicato, sono in contatto con van Rompuy», ha aggiunto Tusk e «a fine gennaio deciderò». L’ex presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy è alla guida di un comitato di tre probiviri per controllare la condotta del partito Fidesz del premier nazionalista ungherese.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Carlo Calenda ha lanciato il suo nuovo partito, Azione

L’ex Pd “nemico” dei cinque stelle: «Siamo un pilastro contro populisti e sovranisti». La missione: «Un movimento-scossa per un Paese che non cresce. Serve una sfida ai riformisti rammolliti». Il programma.

Il nuovo partito di Carlo Calenda ha preso vita: si chiama Azione, è stato lanciato sui social e in Rete. L’ex ministro dello Sviluppo economico dei governi Renzi e Gentiloni ci riprova, dopo il tentativo a inizio 2019 di “Siamo Europei“, la lista europeista e riformista unitaria da opporre ai sovranisti in ottica elezioni europee.

PARTE DALL’1% NEI SONDAGGI

Calenda, uscito dal Partito democratico perché fermo oppositore all’alleanza di governo col Movimento 5 stelle, aveva annunciato l’intenzione di creare un «progetto liberal-progressista», una nuova «casa dei riformisti». Secondo il sondaggio Emg Acqua presentato ad Agorà la lista Calenda vale l’1%.

Nessuna maledizione ci condanna a dover scegliere tra i disastri dei populisti e quelli dei sovranisti


Il manifesto di Azione

Il titolo completo del manifesto è “Azione – Per una democrazia liberal-progressista”. Nel testo si legge: «Ora basta! L’Italia è un grande Paese, nessuna maledizione ci condanna a dover scegliere tra i disastri dei populisti e quelli dei sovranisti».

PILASTRO DI UN «FRONTE REPUBBLICANO E DEMOCRATICO»

Il nome Azione richiama le «nostre radici culturali e politiche, quelle del liberalismo sociale e del popolarismo di Sturzo». La parte finale del testo dice che «Azione diventerà il pilastro di un grande Fronte repubblicano e democratico capace di ricacciare populisti e sovranisti ai margini del sistema politico».

PERMESSA LA DOPPIA TESSERA

Sarà consentita la doppia tessera: «Non vogliamo escludere, ma al contrario tenere le porte ben aperte. Il nostro obiettivo non è frammentare ulteriormente il sistema politico, ma lavorare per l’unità e il rinnovamento delle forze liberal democratiche».

UNA SFIDA SIA A ITALIA VIVA SIA A FORZA ITALIA

Calenda ha parlato delle sue intenzioni a Il Messaggero: «Siamo contro i riformisti che si sono rammolliti. E che si aggregano ai populisti e ai sovranisti. Questo vale sia per Pd e Italia viva, che si sono messi al seguito dei cinque stelle, sia per Forza Italia ormai al rimorchio di Matteo Salvini. La subalternità dei presunti riformisti è uno dei problemi che affossano il nostro Paese. I sostenitori della democrazia liberale devono essere tosti e coraggiosi».

LE ACCUSE: PARTITO PERSONALE ED ELITISTA

Calenda ha respinto la definizione di partito personale, spiegando che con lui ci sono imprenditori, professionisti e professori: «È un movimento di mobilitazione. Possiamo già contare sulla rete di Siamo Europei, 200 comitati e 150 mila iscritti». Rinnegata l’etichetta di elitista: «Di elitismo non c’è nulla di nulla nel nostro progetto».

SOLUZIONE PER ROMA: «COMMISSARIARLA»

E niente corsa sulla Capitale: «La mia è una sfida di tipo solo nazionale. Roma si salva se c’è un governo centrale composto da persone capaci, altrimenti il rischio è che diventi il prossimo caso Ilva. Le condizioni purtroppo ci sono tutte. Adesso bisogna assolutamente commissariare la città».

PROGRAMMA SU TRE BASI: SANITÀ, SCUOLA E SICUREZZA

Nel programma ha spiegato che «ci sono tre priorità a cui l’autorità pubblica centrale deve lavorare con estrema determinazione: sanità, scuola e sicurezza. Lo Stato deve investire soldi su questo e non per nazionalizzare Ilva e Alitalia. Magari lasciando a metà il Mose».

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Unes, dopo la nomina di Guzzetti licenziamenti a raffica

L’arrivo dell’ex autista e braccio destro di Marco Brunelli alla presidenza del gruppo ha creato sconcerto tra i dipendenti. Anche perché è stato seguito da una serie di epurazioni tra i top manager.

Si fanno senatori i cavalli, ricche ereditiere le segretarie, presidenti i propri autisti. È il caso di Giovanni Guzzetti, detto Giuseppe, da quando Wikipedia, siti e giornali, forse influenzati dalla nomea del suo omonimo, gli hanno freudianamente affibbiato il nome del grande vecchio della finanza che tanto lustro ha dato alla Fondazione Cariplo

IL SALTO ALLA PRESIDENZA UNES

Sta di fatto che da qualche mese Giovanni “Giuseppe” Guzzetti, di mestiere storico autista di Marco Brunelli, 92enne edificatore dei supermercati Iper e Unes, socio un tempo di Bernardo Caprotti fondatore di Esselunga, (con cui litigò per una vicenda di immobili), è stato nominato nuovo presidente di Unes. Ovvero della ragguardevole catena di oltre 200 supermercati sparsi soprattutto nel Nord, da cui persino il mitico Jeff Bezos  si serve per consegnare a stretto giro la spesa di Amazon Prime Now.

LO SCONCERTO DEI DIPENDENTI

Ebbene, con mossa di senile cipiglio Brunelli ha mandato a casa su due piedi l’ad Mario Gasbarrino, l’artefice del successo di Unes, l’inventore del marchio Il viaggiator goloso, una linea di prodotti premium, e ha passato le sue deleghe al suo numero due Rossella Brenna, nonché insediato appunto il fedelissimo Guzzetti alla presidenza. Solo che guidare un supermercato da 1 miliardo di ricavi e quasi 60 milioni di profitti non è la stessa cosa che guidare un’automobile, e ha creato non poco sconcerto tra i 3 mila dipendenti del gruppo. Sconcerto cresciuto a dismisura quando Brunelli ha fatto partire una serie di licenziamenti tra i top manager ai suoi occhi probabilmente rei di essere stati valorizzati da Gasbarrino, facendoli accompagnare su due piedi fisicamente alla porta.

LE ULTIME EPURAZIONI

L’ultima epurazione, come riferisce il sito Alimentando.info, ne ha spazzati vie tre in un sol colpo: Carmelo Carriero, responsabile dei freschi, Giuseppe Cantone, responsabile acquisti, ed Enrico Moda. Si fermerà qui la scure di Brunelli? E in futuro, non avendo figli cui lasciare l’impresa, che ruolo avrà l’autista, presidente e tuttofare Giovanni “Giuseppe” Guzzetti?

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Nonna uccisa a pugni dal nipote a Ferrara

L’omicidio sarebbe avvenuto per una questione di soldi.

Aggressione mortale nella serata del 20 novembre a Ferrara. Un giovane di 22 anni, Pierpaolo Alessio, ha ucciso a pugni la nonna, una donna di 71 anni, mentre era alla guida della sua auto. I colpi sono stati sferrati dal sedile passeggero.

Dietro l’atroce delitto ci sarebbe una questione di soldi. Bloccato da altri automobilisti e da un carabiniere fuori servizio, il ragazzo – noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e problemi di droga – è stato interrogato a lungo durante la notte e si è avvalso della facoltà di non rispondere. È in arresto per omicidio volontario.

Secondo il Resto del Carlino la vittima è Maria Luisa Silvestri. Nonna e nipote erano a bordo di una Lancia Y che viaggiava a una velocità insolitamente lenta. Una donna che stava andando a cena dal cognato carabiniere ha notato ciò che stava accadendo nell’abitacolo e ha visto il ragazzo picchiare violentemente l’anziana. Ha subito avvisato il suo parente, che ha chiamato i rinforzi ed è sceso in strada.

Il militare è riuscito a fermare l’auto, poi ha aperto la portiera e ha cercato di bloccare il giovane. Con l’aiuto di un passante, un barbiere di cittadinanza pachistana, è riuscito nel suo intento. Il ragazzo è stato condotto in caserma e nel frattempo i sanitari del 118 hanno portato via l’anziana aggredita. Maria Luisa è arrivata ancora viva in ospedale, ma il suo cuore ha cessato di battere poco dopo.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Abbiate più cura di Liliana Segre, per favore

La senatrice a vita è una donna straordinaria. Evitiamo di immettere il suo nome nelle baruffe locali, nelle polemichette di tanti che vogliono fare i cretini come il sindaco di Biella.

Il sindaco di Biella ha ammesso di essere un cretino e ha chiesto scusa a Liliana Segre.

C’è una sua foto in cui si inginocchia davanti a Matteo Salvini per baciargli la mano e quindi è facile immaginare che sia stato il leader della Lega, preoccupato dalla figura indecente che il suo partito stava facendo, a imporre al primo cittadino di Biella la marcia indietro con l’ammissione della propria evidente natura.

Aspettiamo ora il sindaco di Sesto San Giovanni. Ma soprattutto dobbiamo aspettarci una maggiore tutela di Liliana Segre.

LILIANA SEGRE, ESEMPIO DI SOBRIETÀ E DIGNITÀ

La senatrice a vita è una donna straordinaria, ha avuto una vita terribilmente straordinaria e un rigore successivo nel raccontarla che ha pochi precedenti. È una cultura di famiglia. Conosco da anni l’avvocato Luciano Belli Paci con cui abbiamo in comune una appartenenza alla sinistra, spesso con differenze fra di noi, e una assidua partecipazione a iniziative contro l’antisemitismo e a difesa di Israele. Fino a che non c’è stata la nomina di Liliana a senatrice a vita, non sapevo che Luciano Belli Paci avesse cotanta madre.

Le cose ignobili che vengono pubblicate sui social sono terribili testimonianze di un sempre attivo antisemitismo, che è malattia di destra e di sinistra

Discrezione quindi, sobrietà, dignità. Sono queste le cose, oltre al coraggio, che dobbiamo imparare da Liliana Segre. Ma dobbiamo soprattutto imparare a rispettarla. Voglio dire che le cose ignobili che vengono pubblicate sui social sono terribili testimonianze di un sempre attivo antisemitismo, che è malattia di destra e di sinistra. Bisogna combattere costoro. Ma io critico anche questo attivismo di sindaci o consiglieri generosi che espongono Liliana Segre nei consessi comunali alla valutazione di gruppi di cretini nel giudicare se la senatrice meriti o no la cittadinanza onoraria.

EZIO GREGGIO HA DIMOSTRATO CHE UN COMICO VALE PIÙ DI UN CRETINO

Liliana Segre ha la cittadinanza onoraria italiana. Lei è l’onore di questo Paese, la sua memoria civile, soprattutto l’orgoglio dei cittadini più giovani. Capisco che molte comunità locali vogliano farle sentire vicinanza e affetto. Ma forse è il momento di metterla al riparo. Ho criticato la “genialata” di due colleghi del gruppo Repubblica di proporla anticipatamente come futuro capo dello Stato con uno sgarbo evidente al caro presidente Sergio Mattarella. Evitiamo di immettere il nome austero e rispettato di Liliana Segre nelle baruffe locali, nelle polemichette di tanti che vogliono fare i cretini come l’autoproclamato sindaco.

Da sinistra, Liliana Segre ed Ezio Greggio.

Mettere al riparo non vuol dire dimenticarla, al contrario. Se posso dirlo retoricamente, Liliana Segre è una riserva della patria che va chiamata nel mondo della comunicazione nei momenti cruciali quando la sua storia e soprattutto il suo pensiero attuale possono offrire agli italiani parole generose e utili. La vicenda di Biella ci consegna anche la bella notizia che uno dei comici più noti ha avuto un atteggiamento dignitoso ricordando il dramma del suo papà nei lager. Ezio Greggio ha capito che il suo nome non era stato proposto per i suoi meriti e per la sua appartenenza a quel territorio ma come deminutio della figura della Segre che, hanno pensato quelli di Biella, vale meno di un comico. Invece un comico vale più di un cretino e questo è un altro bel regalo per il Paese.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Fca contro la «sconcertante» causa di Gm, ma in Borsa è crollo

Fiat-Chrysler respinge le accuse di corruzione arrivate da General Motors: «Un diversivo mentre diventiamo sempre più forti anche grazie al piano di fusione con Psa». Però il titolo a Piazza Affari perde quasi il 4%.

Dopo l’attacco legale promosso da una scatenata General Motors, è arrivata la dura difesa di Fiat-Chrysler. In una nota la società si è detta pronta a reagire «con tutte le forze alla causa promossa da Gm» che ha lanciato accuse di corruzione con il sindacato americano dei metalmeccanici, coinvolgendo anche l’ex manager Sergio Marchionne, morto nel luglio del 2018.

TONFO DEL TITOLO A PIAZZA AFFARI

Ai mercati però tutta questa storia non è piaciuta. A Piazza Affari Fca ha esordito nella seduta del 21 novembre cedendo il 3,9% a 13,42 euro.

«TENTATIVO DI DISTOGLIERE L’ATTENZIONE»

Fca ha comunque definito la questione «un tentativo senza basi di distogliere l’attenzione dalle sfide proprie di quell’azienda». E ha parlato di «sconcertante manovra» che «viene in un momento in cui Fca sta dimostrando di essere un concorrente sempre più forte» con il progetto di fusione con Psa, il gruppo a cui appartengono i marchi Peugeot, Citroën, DS, Opel e Vauxhall Motors.

«UN MOMENTO IN CUI STIAMO AVENDO SUCCESSO»

Fiat-Chrysler ha sottolineato come tutto sia accaduto «mentre Fca continua a creare importante valore per tutti i suoi stakeholder, implementando con successo la sua strategia di lungo periodo. Ciò comprende il suo piano di fondersi con Psa, che per parte sua ha completato con successo il risanamento delle attività europee che ha recentemente acquistato dalla General Motors».

Fiat-Chrysler ha fiducia che prevarrà nel difendersi da queste accuse in tribunale e intende avvalersi di tutte le tutele disponibili

Una nota di Fca

Insomma «Fca si occuperà di questo straordinario tentativo di creare un diversivo nei modi dovuti e continuerà a concentrarsi sul produrre risultati record e realizzare la sua entusiasmante visione del futuro dell’industria automobilistica. Fiat-Chrysler ha fiducia che prevarrà nel difendersi da queste accuse in tribunale e intende avvalersi di tutte le tutele disponibili in risposta a questa causa senza fondamento».

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Corruzione in appalti pubblici, arresti a Roma

Coinvolti dipendenti statali e imprenditori.

La Guardia di Finanza sta eseguendo un’ordinanza cautelare nei confronti di 20 persone, tra dipendenti pubblici e imprenditori, accusati, a vario titolo, di corruzione, turbativa d’asta e falso nell’aggiudicazione di appalti pubblici. L’attività del Nucleo Speciale Anticorruzione, che vede impiegati oltre cento finanzieri tra Roma, Napoli e Frosinone, prevede anche l’esecuzione di decine di perquisizioni in uffici della pubblica amministrazione, società e abitazioni private.

(notizia in aggiornamento)

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Tutto da rifare per Alitalia, commissari verso l’ottava proroga

Il 21 novembre scadono i termini per l’acquisto della compagnia, ma non ci sono offerte. Nessun partner commerciale si è fatto avanti.

Le tessere sul tavolo non sono sufficienti e per Alitalia è tutto da rifare.

Il 21 novembre scade il termine per la presentazione delle offerte d’acquisto della compagnia, ma nessun partner commerciale si è fatto avanti.

E così Ferrovie dello Stato, tra Lufthansa che non intende aprire il portafoglio e Atlantia che si sfila, non può fare altro che prendere atto della mancanza delle «condizioni necessarie» per costituire il consorzio.

LEGGI ANCHE: Alitalia, dallo Stato 9 miliardi in 40 anni

PATUANELLI CI CREDE ANCORA

Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ritiene che ci sia ancora un margine di trattativa con gli americani di Delta e con la stessa Lufthansa. Ma la palla adesso torna ai commissari, che con ogni probabilità decideranno l’ennesima proroga (l’ottava) per la presentazione di un’offerta vincolante. Una proroga di un paio di settimane, venti giorni al massimo, purché l’intera operazione venga chiusa entro marzo 2020.

SULLO SFONDO IL RISCHIO LIQUIDAZIONE

Sullo sfondo resta sempre l’ipotesi della liquidazione. Il board di Fs, da 13 mesi capofila della cordata per la nuova Alitalia, il 20 novembre si è riunito per fare il punto sulla posizione dei partner coinvolti nelle trattative: Delta ha «confermato la disponibilità a partecipare all’equity» con 100 milioni per una quota del 10%; Lufthansa ha invece «prospettato la disponibilità a un accordo commerciale, ma non a un ingresso immediato nell’equity»; infine Atlantia, pur restando disponibile a proseguire il confronto, non vede ancora realizzate le condizioni per l’adesione al progetto.

FS COSTRETTA A PROSEGUIRE LE TRATTATIVE

Alla luce di tutto questo, Fs è costretta a proseguire le negoziazioni e attende le valutazioni dei commissari su come procedere. Ma la strada, come detto sopra, è già segnata e passerà per una nuova proroga. Secondo il ministro Patuanelli, Lufthansa chiede cose che si possono ottenere, ma dovrebbe «fare un piccolo sforzo iniziale e cioè compartecipare all’equity da subito». Anche la proposta di Delta sarebbe interessante, ma mancherebbe «quel quid in più che cercheremo di creare nelle prossime ore».

IL PESSIMISMO DI SALVINI

Gli fa eco la titolare dei Trasporti, Paola De Micheli: «Lufthansa o Delta, siamo ragionevolmente ottimisti sulla chiusura positiva della vertenza». Ma non mancano le critiche. Matteo Salvini non crede in una soluzione: «Rinvieranno ancora e ci metteranno soldi pubblici». Mentre Stefano Fassina suggerisce il passaggio degli asset a una società controllata dallo Stato. Intanto Alitalia prosegue il trend in crescita dei ricavi. Novembre verrà chiuso con un aumento di circa il 6%, mentre a dicembre la crescita sarà del 7%, promette il chief business officer Fabio Lazzerini, assicurando che «Alitalia non è guarita, ma sta meglio di prima».

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay

Italia eliminata dalla Coppa Davis

L’Australia si ritira e regala al Belgio un 6-0 6-0 che esclude gli azzurri dal ripescaggio. Bolelli e Fognini ko dopo tre set.

Italia fuori dalla Coppa Davis, ancor prima di terminare la sfida con gli Stati Uniti. L’Australia ha infatti abbandonato il suo doppio, regalando al Belgio un 6-0 6-0 che esclude matematicamente gli azzurri dalla possibilità di un ripescaggio.

Gli Usa hanno comunque chiuso la sfida con l’Italia vincendo 2-1 nel gruppo F: dopo il successo di Fabio Fognini ed il ko di Matteo Berrettini è arrivata la sconfitta nel doppio, con Simone Bolelli e Fognini che hanno ceduto a Sam Querrey e Jack Sock dopo tre set: 6-7(4-7) 7-6(7-2) 6-4 il punteggio.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

PlayPlay