Violenza sulle donne: 88 vittime al giorno

I numeri del rapporto “Questo non è amore” della polizia di Stato. Le italiane rappresentano l’80% e nella maggiorparte dei casi gli abusi sono perpetrati da partner ed ex partner.

Sono numeri che fanno ancora rabbrividire quelli del rapporto Questo non è amore diffuso dalla polizia di Stato. Ogni giorno sono 88 le donne vittime di atti di violenza nel nostro Paese. Una ogni 15 minuti prendendo il mese di marzo 2019. Trentasei i casi di maltrattamenti, 27 di stalking, 9 le violenze sessuali e 16 le percosse.

L’80% DELLE VITTIME È ITALIANA, COME IL 74% DEI PRESUNTI AGUZZINI

L’80,2% delle vittime di violenza sono italiane così come la maggior parte dei presunti aguzzini: il 74%. Senza distinzione regionali o di censo: le percentuali sono le medesime in Piemonte e in Sicilia. Le vittime straniere rappresentano invece il 19,8%, i presunti aggressori stranieri il 26%. Nell’82% dei casi chi commette violenza su una donna ha le chiavi di casa. A rappresentare una minaccia sono ancora partner ed ex partner che mettono in atto il 60% degli atti persecutori. Nell’ultimo decennio i numeri del femminicidio non hanno subito alcuna frenata. Nel 2019, il 34% delle vittime di omicidio è donna e in sei casi su dieci l’assassino è il partner o l’ex partner.

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Violenza sulle donne: 88 vittime al giorno

I numeri del rapporto “Questo non è amore” della polizia di Stato. Le italiane rappresentano l’80% e nella maggiorparte dei casi gli abusi sono perpetrati da partner ed ex partner.

Sono numeri che fanno ancora rabbrividire quelli del rapporto Questo non è amore diffuso dalla polizia di Stato. Ogni giorno sono 88 le donne vittime di atti di violenza nel nostro Paese. Una ogni 15 minuti prendendo il mese di marzo 2019. Trentasei i casi di maltrattamenti, 27 di stalking, 9 le violenze sessuali e 16 le percosse.

L’80% DELLE VITTIME È ITALIANA, COME IL 74% DEI PRESUNTI AGUZZINI

L’80,2% delle vittime di violenza sono italiane così come la maggior parte dei presunti aguzzini: il 74%. Senza distinzione regionali o di censo: le percentuali sono le medesime in Piemonte e in Sicilia. Le vittime straniere rappresentano invece il 19,8%, i presunti aggressori stranieri il 26%. Nell’82% dei casi chi commette violenza su una donna ha le chiavi di casa. A rappresentare una minaccia sono ancora partner ed ex partner che mettono in atto il 60% degli atti persecutori. Nell’ultimo decennio i numeri del femminicidio non hanno subito alcuna frenata. Nel 2019, il 34% delle vittime di omicidio è donna e in sei casi su dieci l’assassino è il partner o l’ex partner.

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«Ecco il piano di ArcelorMittal per fermare l’Ilva»

Un dirigente dell’azienda ai pm di Milano: «Il programma prevedeva di lasciare una scorta minima di materie prime, solo per un altoforno, per un mese». L’ad Morselli «ci disse che erano stati fermati gli ordini». Per la procura l’abolizione dello scudo penale è solo un pretesto.

I pm di Milano che si occupano del caso Ilva hanno depositato l‘atto di intervento nella causa civile tra il gruppo franco-indiano e i commissari dell’acciaieria. I magistrati non hanno dubbi: la «vera causa» della ritirata dell’azienda è «riconducibile alla crisi d’impresa», mentre il «venir meno del cosiddetto scudo penale» sarebbe un motivo utilizzato «pretestuosamente».

L’atto contiene, tra le altre cose, le dichiarazioni rese ai magistrati da un dirigente di ArcelorMittal Italia, Giuseppe Frustaci, ascoltato come testimone il 19 novembre.

Il funzionario ha spiegato ai pubblici ministeri cosa prevedeva il piano dell’azienda per fermare gli impianti di Taranto, piano che dopo il ricorso d’urgenza presentato dai commissari la multinazionale ha dovuto sospendere.

LEGGI ANCHE: Blitz dei carabinieri all’Ilva di Taranto

«CANCELLATO L’APPROVVIGIONAMENTO DELLE MATERIE PRIME»

Quel programma «prevedeva di lasciare una scorta minima di materie prime, solo per un altoforno, per un mese», ha detto il manager ascoltato dalla procura milanese. E oggi, sebbene sia stato sospeso, «l’azienda non ha tutto quel che serve per proseguire l’attività, in quanto l’approvvigionamento delle materie prime è stato cancellato».

LA SCELTA DI FERMARE GLI ORDINI

Il dirigente ha aggiunto che l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, «ha dichiarato ufficialmente» in un incontro «ai primi di novembre» con «i dirigenti e i quadri» che erano stati fermati gli ordini «cessando di vendere ai clienti».

I DANNI DERIVANTI DALLA FERMATA DEGLI ALTOFORNI

Il manager ha inoltre voluto ricordare che «ogni fermata di un altoforno e il successivo raffreddamento, seppur operato seguendo le migliori pratiche, non è mai senza danni». Danni la cui entità «si può verificare solo quando si riparte».

ABBATTERE I COSTI RIDUCENDO LA QUALITÀ

I «manager esteri» del gruppo ArcelorMittal, per giunta, avrebbero sostenuto che per il funzionamento degli impianti a caldo destinati a produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio «la qualità delle materie prime fosse troppo alta e che occorresse utilizzarne di qualità inferiore per abbattere i costi».

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Un dirigente dell’azienda ai pm di Milano: «Il programma prevedeva di lasciare una scorta minima di materie prime, solo per un altoforno, per un mese». L’ad Morselli «ci disse che erano stati fermati gli ordini». Per la procura l’abolizione dello scudo penale è solo un pretesto.

I pm di Milano che si occupano del caso Ilva hanno depositato l‘atto di intervento nella causa civile tra il gruppo franco-indiano e i commissari dell’acciaieria. I magistrati non hanno dubbi: la «vera causa» della ritirata dell’azienda è «riconducibile alla crisi d’impresa», mentre il «venir meno del cosiddetto scudo penale» sarebbe un motivo utilizzato «pretestuosamente».

L’atto contiene, tra le altre cose, le dichiarazioni rese ai magistrati da un dirigente di ArcelorMittal Italia, Giuseppe Frustaci, ascoltato come testimone il 19 novembre.

Il funzionario ha spiegato ai pubblici ministeri cosa prevedeva il piano dell’azienda per fermare gli impianti di Taranto, piano che dopo il ricorso d’urgenza presentato dai commissari la multinazionale ha dovuto sospendere.

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«CANCELLATO L’APPROVVIGIONAMENTO DELLE MATERIE PRIME»

Quel programma «prevedeva di lasciare una scorta minima di materie prime, solo per un altoforno, per un mese», ha detto il manager ascoltato dalla procura milanese. E oggi, sebbene sia stato sospeso, «l’azienda non ha tutto quel che serve per proseguire l’attività, in quanto l’approvvigionamento delle materie prime è stato cancellato».

LA SCELTA DI FERMARE GLI ORDINI

Il dirigente ha aggiunto che l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, «ha dichiarato ufficialmente» in un incontro «ai primi di novembre» con «i dirigenti e i quadri» che erano stati fermati gli ordini «cessando di vendere ai clienti».

I DANNI DERIVANTI DALLA FERMATA DEGLI ALTOFORNI

Il manager ha inoltre voluto ricordare che «ogni fermata di un altoforno e il successivo raffreddamento, seppur operato seguendo le migliori pratiche, non è mai senza danni». Danni la cui entità «si può verificare solo quando si riparte».

ABBATTERE I COSTI RIDUCENDO LA QUALITÀ

I «manager esteri» del gruppo ArcelorMittal, per giunta, avrebbero sostenuto che per il funzionamento degli impianti a caldo destinati a produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio «la qualità delle materie prime fosse troppo alta e che occorresse utilizzarne di qualità inferiore per abbattere i costi».

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Banche tradizionali, il vostro tempo è ormai giunto al termine

Gli istituti di credito classici ascoltano più il loro management che i clienti. Così le nuove realtà fin-tech stanno guadagnando terreno conquistando la fiducia dei risparmiatori.

Le banche hanno perso il loro capitale di fiducia ma continuano a immaginare (basta guardare gli spot pubblicitari) «un mondo che non c’è» basato sui residui deliri di onnipotenza o, peggio ancora, su incompetenze e scarsa visione strategica.

Secondo il Barometro della fiducia di Edelman, la più grande società di consulenza in comunicazione e relazioni pubbliche a livello globale, la fiducia negli istituti finanziari è la più bassa registrata se paragonata ai livelli di fiducia di tutti gli altri settori di business.

Tuttavia, secondo una ricerca, fornitaci in anteprima, condotta da Trustpilot, la piattaforma di recensioni più influente al mondo, il settore del fin-tech costituisce un’eccezione. Più del 40% degli intervistati, infatti, ritiene che le aziende di questa branca del settore finanziario siano «altamente affidabili». Il motivo è semplice: queste attività nate in tempi più recenti non si portano dietro lo stesso pesante bagaglio delle aziende finanziarie tradizionali.

L’ASCOLTO DEL CLIENTE, LA COSA PIÙ IMPORTANTE

La sfida per queste giovani aziende è, dunque, quella di mantenere e rafforzare la fiducia dei clienti. E per questo la riprova sociale è per loro un fattore essenziale. Ma esiste un altro fattore determinante per queste start-up e scale-up: ascoltano il cliente. L’importanza dell’esperienza del cliente è tale da pesare più dell’innovazione agli occhi dei manager di aziende fin-tech.

Per un cliente di una banca sembra che non sia più importante esibire il libretto di assegni di Unicredit o di Deutsche Bank per accreditarsi con gli stakeholders

Secondo un sondaggio effettuato dalla società di ricerca e consulenza London Research, quasi la metà di esse (il 46%) è, infatti, dell’idea che ciò che realmente fa la differenza per il proprio business sia la qualità dell’esperienza del cliente, rispetto al 38% che ritiene «il prodotto/l’innovazione» il fattore più importante, solitamente visto come la stessa ragion d’essere di una startup.

L’esperienza del cliente è, inoltre, ritenuta significativamente più importante della notorietà del brand (7%), della reputazione online (5%) e del prezzo (4%). Per un cliente di una banca sembra quindi che non sia più importante, così come avveniva nel secolo scorso, esibire il libretto di assegni di Unicredit o di Deutsche Bank per accreditarsi agli occhi dei propri stakeholders, in primis i fornitori.

SUPERARE LE BANCHE TRADIZIONALI OFFRENDO SERVIZI NUOVI

Eppure i ragionamenti che fanno i giovani manager delle fin-tech sono di una linearità logica che accentuano ancor di piu l’arretratezza e l’obsolescenza del management delle banche tradizionali. Non sono sicuramente filantropi ma hanno capito che le start-up e le scale-up necessitano di trarre profitto dalla qualità dell’esperienza del cliente per ragioni di marketing. E da cio che dice effettivamente il cliente e non ciò che, nelle indagini di customer satisfaction delle banche tradizionali, gli si fa dire.

Sembra che la rassicurazione più efficace per i consumatori sia quella data dalle recensioni positive e dai punteggi alti lasciati dai clienti

La ricerca mostra, infatti, che più di un terzo delle aziende che hanno partecipato al sondaggio (35%) reputa le recensioni positive «fondamentali» perché un cliente potenziale si trasformi in un cliente effettivo e il 47% le ritiene «importanti». Non fanno altro che trarre buon uso dell’insoddisfazione del cliente legata ai metodi tradizionali di operare delle banche “classiche”, usandola come opportunità per mettere in buona luce la propria attività.

Nonostante le aziende fin-tech possano sempre evidenziare il fatto di operare in un settore altamente regolato, sembra che la rassicurazione più efficace per i consumatori sia quella data dalle recensioni positive e dai punteggi alti lasciati dai clienti che già si affidano a loro. Nel frattempo, dopo Facebook con la sua moneta (Libra), dal 2020 Google offrirà anche il suo conto corrente chiamato Cache. I mostri stanno arrivando e, citando simpaticamente Pippo Baudo, «io lo avevo detto cinque anni fa» (Io so e ho le prove – Chiarelettere, ottobre 2014) e qualche illustre professore di finanza (e anche qualche illustre giornalista) arricciava il naso disgustato da tanto catastrofismo.

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Banche tradizionali, il vostro tempo è ormai giunto al termine

Gli istituti di credito classici ascoltano più il loro management che i clienti. Così le nuove realtà fin-tech stanno guadagnando terreno conquistando la fiducia dei risparmiatori.

Le banche hanno perso il loro capitale di fiducia ma continuano a immaginare (basta guardare gli spot pubblicitari) «un mondo che non c’è» basato sui residui deliri di onnipotenza o, peggio ancora, su incompetenze e scarsa visione strategica.

Secondo il Barometro della fiducia di Edelman, la più grande società di consulenza in comunicazione e relazioni pubbliche a livello globale, la fiducia negli istituti finanziari è la più bassa registrata se paragonata ai livelli di fiducia di tutti gli altri settori di business.

Tuttavia, secondo una ricerca, fornitaci in anteprima, condotta da Trustpilot, la piattaforma di recensioni più influente al mondo, il settore del fin-tech costituisce un’eccezione. Più del 40% degli intervistati, infatti, ritiene che le aziende di questa branca del settore finanziario siano «altamente affidabili». Il motivo è semplice: queste attività nate in tempi più recenti non si portano dietro lo stesso pesante bagaglio delle aziende finanziarie tradizionali.

L’ASCOLTO DEL CLIENTE, LA COSA PIÙ IMPORTANTE

La sfida per queste giovani aziende è, dunque, quella di mantenere e rafforzare la fiducia dei clienti. E per questo la riprova sociale è per loro un fattore essenziale. Ma esiste un altro fattore determinante per queste start-up e scale-up: ascoltano il cliente. L’importanza dell’esperienza del cliente è tale da pesare più dell’innovazione agli occhi dei manager di aziende fin-tech.

Per un cliente di una banca sembra che non sia più importante esibire il libretto di assegni di Unicredit o di Deutsche Bank per accreditarsi con gli stakeholders

Secondo un sondaggio effettuato dalla società di ricerca e consulenza London Research, quasi la metà di esse (il 46%) è, infatti, dell’idea che ciò che realmente fa la differenza per il proprio business sia la qualità dell’esperienza del cliente, rispetto al 38% che ritiene «il prodotto/l’innovazione» il fattore più importante, solitamente visto come la stessa ragion d’essere di una startup.

L’esperienza del cliente è, inoltre, ritenuta significativamente più importante della notorietà del brand (7%), della reputazione online (5%) e del prezzo (4%). Per un cliente di una banca sembra quindi che non sia più importante, così come avveniva nel secolo scorso, esibire il libretto di assegni di Unicredit o di Deutsche Bank per accreditarsi agli occhi dei propri stakeholders, in primis i fornitori.

SUPERARE LE BANCHE TRADIZIONALI OFFRENDO SERVIZI NUOVI

Eppure i ragionamenti che fanno i giovani manager delle fin-tech sono di una linearità logica che accentuano ancor di piu l’arretratezza e l’obsolescenza del management delle banche tradizionali. Non sono sicuramente filantropi ma hanno capito che le start-up e le scale-up necessitano di trarre profitto dalla qualità dell’esperienza del cliente per ragioni di marketing. E da cio che dice effettivamente il cliente e non ciò che, nelle indagini di customer satisfaction delle banche tradizionali, gli si fa dire.

Sembra che la rassicurazione più efficace per i consumatori sia quella data dalle recensioni positive e dai punteggi alti lasciati dai clienti

La ricerca mostra, infatti, che più di un terzo delle aziende che hanno partecipato al sondaggio (35%) reputa le recensioni positive «fondamentali» perché un cliente potenziale si trasformi in un cliente effettivo e il 47% le ritiene «importanti». Non fanno altro che trarre buon uso dell’insoddisfazione del cliente legata ai metodi tradizionali di operare delle banche “classiche”, usandola come opportunità per mettere in buona luce la propria attività.

Nonostante le aziende fin-tech possano sempre evidenziare il fatto di operare in un settore altamente regolato, sembra che la rassicurazione più efficace per i consumatori sia quella data dalle recensioni positive e dai punteggi alti lasciati dai clienti che già si affidano a loro. Nel frattempo, dopo Facebook con la sua moneta (Libra), dal 2020 Google offrirà anche il suo conto corrente chiamato Cache. I mostri stanno arrivando e, citando simpaticamente Pippo Baudo, «io lo avevo detto cinque anni fa» (Io so e ho le prove – Chiarelettere, ottobre 2014) e qualche illustre professore di finanza (e anche qualche illustre giornalista) arricciava il naso disgustato da tanto catastrofismo.

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Le “6000 sardine” hanno registrato il marchio in Ue

Uno dei leader del movimento, Mattia Santori ha confermato che si tratta di una mossa per evitare confusioni e fake news.

Le 6000 sardine proseguono la loro marca e stavolta registrano il marchio all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale. Lo ha raccontato all’Adnkronos Mattia Santori: «Dovremmo registrarlo già oggi (il 21 novembre Ndr), ne stanno occupando alcuni amici, stanno sbrigando tutte le pratiche del caso. Ma questo non vuol dire che nasce un movimento o che diventiamo un partito», ha precisato.

LEGGI ANCHE: Il manifesto delle Sardine: «Populisti, ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto».

SANTORI: «FATTO PER EVITARE CONFUSIONI»

Ufficialmente il marchio avrà il nome di “6000 sardine” e il logo è quello che si vede nel profilo Facebook ufficiale, il disegno, a matita, di una decine di sardine unite. «Lo facciamo per evitare confusioni», ha detto ancora Santori, «per tutelare» l’onda che ha riempito piazza Maggiore a Bologna e che ora si sta diffondendo in tutta Italia. «A Milano, per esempio scenderemo in piazza il 1 dicembre, ma in queste ore hanno lanciato un evento fake che, in poche ore, ha registrato migliaia di adesioni. Ecco, col marchio registrato potremo sconfessare eventi che non ci appartengono, dire ‘no, questi non siamo noi’ con una certa ufficialità».

REGISTRATO ANCHE IL DOMINIO UFFICIALE

La battaglia per il marchio è legata anche allo stesso dominio del sito di riferimento. Come ha scritto Adn lunedì 18 i servizi che permettono di vedere i nomi delle persone che registrano i vari domini mostrano che negli ultimi giorni sono stati registrati almeno due siti fake, “movimentodellesardine.it” e “movimentosardine.it”. Ufficialmente il quello movimento “seimilasardine.it” è stato registrato tra il 15 e 16 novembre, «all’1 e 41 per l’esattezza», ha detto Santori e fa capo a Alessandro Gabrielli, di Bologna.

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Le “6000 sardine” hanno registrato il marchio in Ue

Uno dei leader del movimento, Mattia Santori ha confermato che si tratta di una mossa per evitare confusioni e fake news.

Le 6000 sardine proseguono la loro marca e stavolta registrano il marchio all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale. Lo ha raccontato all’Adnkronos Mattia Santori: «Dovremmo registrarlo già oggi (il 21 novembre Ndr), ne stanno occupando alcuni amici, stanno sbrigando tutte le pratiche del caso. Ma questo non vuol dire che nasce un movimento o che diventiamo un partito», ha precisato.

LEGGI ANCHE: Il manifesto delle Sardine: «Populisti, ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto».

SANTORI: «FATTO PER EVITARE CONFUSIONI»

Ufficialmente il marchio avrà il nome di “6000 sardine” e il logo è quello che si vede nel profilo Facebook ufficiale, il disegno, a matita, di una decine di sardine unite. «Lo facciamo per evitare confusioni», ha detto ancora Santori, «per tutelare» l’onda che ha riempito piazza Maggiore a Bologna e che ora si sta diffondendo in tutta Italia. «A Milano, per esempio scenderemo in piazza il 1 dicembre, ma in queste ore hanno lanciato un evento fake che, in poche ore, ha registrato migliaia di adesioni. Ecco, col marchio registrato potremo sconfessare eventi che non ci appartengono, dire ‘no, questi non siamo noi’ con una certa ufficialità».

REGISTRATO ANCHE IL DOMINIO UFFICIALE

La battaglia per il marchio è legata anche allo stesso dominio del sito di riferimento. Come ha scritto Adn lunedì 18 i servizi che permettono di vedere i nomi delle persone che registrano i vari domini mostrano che negli ultimi giorni sono stati registrati almeno due siti fake, “movimentodellesardine.it” e “movimentosardine.it”. Ufficialmente il quello movimento “seimilasardine.it” è stato registrato tra il 15 e 16 novembre, «all’1 e 41 per l’esattezza», ha detto Santori e fa capo a Alessandro Gabrielli, di Bologna.

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Cristiano Ronaldo ancora fuori con la Juventus sta diventando un caso?

L’allenatore Sarri annuncia che Cr7 «non ci sarà al 99% contro l’Atalanta» per noie fisiche. Dopo i quattro gol in due partite col Portogallo. Ruggini per la doppia sostituzione e voci di un addio a fine stagione: cosa sta succedendo attorno al fuoriclasse.

Ancora fuori. E questa volta dal primo minuto, senza lo “sfregio” di un’altra sostituzione. Cristiano Ronaldo non sta vivendo un grande momento con la Juventus, tanto che c’è già qualcuno che parla di «caso». A Bergamo, nella sfida di sabato 23 novembre alle 15 contro l’Atalanta, Cr7 non dovrebbe esserci. Come ha chiarito l’allenatore bianconero Maurizio Sarri nella conferenza stampa della vigilia: «Il problema è che nella seconda partita con la nazionale portoghese ci ha detto di avere avuto gli stessi problemi fisici che lamentava prima di partire. Stiamo cercando di togliere questo acciacco che lo sta condizionando, anche mentalmente. Domani al 99% non ci sarà, l’obiettivo è la partita di Champions league con l’Atletico Madrid» in programma martedì 26 novembre alle 21.

SARRI: «I GIOCATORI VANNO LASCIATI SBOLLIRE»

Solo questioni fisiche? A Torino si respirano ancora le scorie per quel doppio cambio nelle partite contro Lokomotiv Mosca e Milan che Ronaldo non ha digerito, con tanto di imprecazioni contro Sarri nella gara di campionato. Il tecnico però ha ridimensionato la questione: «Di chiarimenti ce n’è poco bisogno. Anche tra i dilettanti le reazioni ai cambi erano le stesse. I giocatori vanno lasciati sbollire».

QUATTRO GOL IN DUE PARTITE COL PORTOGALLO

Eppure col Portogallo aveva segnato quattro gol in due partite contro Lituania e Lussemburgo che sembrano avergli fatto ritrovare sorriso e forma fisica. Uno scambio di vedute coi compagni dovrebbe essere comunque previsto, anche se difficilmente qualcuno rimprovererà al fuoriclasse portoghese un atteggiamento da primadonna.

Nelle ultime tre settimane ho avuto un rendimento limitato, ma ho voluto aiutare la Juventus pur non essendo in perfette condizioni fisiche


Cristiano Ronaldo

Ronaldo ritiene di avere già abbondantemente spiegato tutto, confermando, per l’aspetto delle precarie condizioni, la ricostruzione fatta da Sarri subito dopo la coraggiosa scelta di sostituirlo già al 55′ contro i rossoneri. «Sapete tutti che non amo essere sostituito», ha precisato CR7, «e nelle ultime tre settimane ho avuto un rendimento limitato, ma ho voluto aiutare la Juventus pur non essendo in perfette condizioni fisiche».

NOTIZIE DI MERCATO SU UN IMMINENTE ADDIO

Finirà tutto bene? Dalla Spagna è circolata la notizia, ripresa anche in prima pagina dal Corriere dello sport, sull’intenzione che avrebbe Cristiano di lasciare la Juventus a fine stagione: starebbe cercando una exit strategy per salutare l’Italia.

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Cristiano Ronaldo ancora fuori con la Juventus sta diventando un caso?

L’allenatore Sarri annuncia che Cr7 «non ci sarà al 99% contro l’Atalanta» per noie fisiche. Dopo i quattro gol in due partite col Portogallo. Ruggini per la doppia sostituzione e voci di un addio a fine stagione: cosa sta succedendo attorno al fuoriclasse.

Ancora fuori. E questa volta dal primo minuto, senza lo “sfregio” di un’altra sostituzione. Cristiano Ronaldo non sta vivendo un grande momento con la Juventus, tanto che c’è già qualcuno che parla di «caso». A Bergamo, nella sfida di sabato 23 novembre alle 15 contro l’Atalanta, Cr7 non dovrebbe esserci. Come ha chiarito l’allenatore bianconero Maurizio Sarri nella conferenza stampa della vigilia: «Il problema è che nella seconda partita con la nazionale portoghese ci ha detto di avere avuto gli stessi problemi fisici che lamentava prima di partire. Stiamo cercando di togliere questo acciacco che lo sta condizionando, anche mentalmente. Domani al 99% non ci sarà, l’obiettivo è la partita di Champions league con l’Atletico Madrid» in programma martedì 26 novembre alle 21.

SARRI: «I GIOCATORI VANNO LASCIATI SBOLLIRE»

Solo questioni fisiche? A Torino si respirano ancora le scorie per quel doppio cambio nelle partite contro Lokomotiv Mosca e Milan che Ronaldo non ha digerito, con tanto di imprecazioni contro Sarri nella gara di campionato. Il tecnico però ha ridimensionato la questione: «Di chiarimenti ce n’è poco bisogno. Anche tra i dilettanti le reazioni ai cambi erano le stesse. I giocatori vanno lasciati sbollire».

QUATTRO GOL IN DUE PARTITE COL PORTOGALLO

Eppure col Portogallo aveva segnato quattro gol in due partite contro Lituania e Lussemburgo che sembrano avergli fatto ritrovare sorriso e forma fisica. Uno scambio di vedute coi compagni dovrebbe essere comunque previsto, anche se difficilmente qualcuno rimprovererà al fuoriclasse portoghese un atteggiamento da primadonna.

Nelle ultime tre settimane ho avuto un rendimento limitato, ma ho voluto aiutare la Juventus pur non essendo in perfette condizioni fisiche


Cristiano Ronaldo

Ronaldo ritiene di avere già abbondantemente spiegato tutto, confermando, per l’aspetto delle precarie condizioni, la ricostruzione fatta da Sarri subito dopo la coraggiosa scelta di sostituirlo già al 55′ contro i rossoneri. «Sapete tutti che non amo essere sostituito», ha precisato CR7, «e nelle ultime tre settimane ho avuto un rendimento limitato, ma ho voluto aiutare la Juventus pur non essendo in perfette condizioni fisiche».

NOTIZIE DI MERCATO SU UN IMMINENTE ADDIO

Finirà tutto bene? Dalla Spagna è circolata la notizia, ripresa anche in prima pagina dal Corriere dello sport, sull’intenzione che avrebbe Cristiano di lasciare la Juventus a fine stagione: starebbe cercando una exit strategy per salutare l’Italia.

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Putin: «Stiamo perfezionado un’arma unica al mondo»

Il presidente russo ha confermato che nell’incidente nucleare dell’8 agosto scorso i tecnici stavano testando un nuovo vettore nucleare.

Il misterioso incidente nucleare registrato lo scorso agosto in un poligono militare nella regione di Arkhangelsk, in Russia, è avvenuto durante il test di un’arma «che non ha analoghi al mondo». Lo ha confermato lo stesso Vladimir Putin mesi dopo l’incidente. Il presidente russo ha svelato “il mistero” parlando ai familiari delle vittime durante una cerimonia di premiazione al Cremlino trasmessa in tv.

«UN’ARMA PER ASSICURARE LA SOVRANITÁ DELLA RUSSIA»

Nel poligono navale di Nyonoksa, sul Mar Bianco, l’8 agosto un’esplosione ha ucciso due militari e cinque ingegneri nucleari facendo salire il livello delle radiazioni nella zona per un breve periodo. «Stiamo parlando delle più avanzate idee e soluzioni tecniche che non hanno analoghi al mondo, di armi progettate per assicurare la sovranità e la sicurezza della Russia nei decenni a venire», ha affermato Putin.

INCIDENTE L’8 AGOSTO SCORSO

Secondo la ricostruzione dell’agenzia nazionale per l’energia atomica Rosatom, gli ingegneri avevano completato una serie di test su una piattaforma offshore a Nyonoksa quando un incendio è scoppiato nell’area dei test con la conseguente esplosione di un motore. Oltre ai morti e feriti, il disastro ha comportato un aumento dei livelli di radiazioni 16 volte sopra la media nella vicina città di Severodvinsk.

COSA STAVANO TESTANDO I RUSSI

Nelle settimane successive all’esplosione si è scritto molto di cosa fosse oggetto di test. Mosca si è limitata a confermare che i tecnici stavano lavorando a un motore a propulsione nucleare. C’è chi ha parlato di un nuovo missile anti nave, o di un drone sottomarino, ma analisti americani hanno detto che i test potrebbero essere collegati al nuovo vettore 9M730 Burevestnik, denominato “Skyfall” dalla nato Nato. Stando a dichiarazioni successive di Putin lo Skyfall dovrebbe avere una gittata illimitata e sarebbe classificato come arma di “vendetta”, da utilizzare quindi dopo un eventuale attacco nucleare.

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Dal 2 dicembre riapre l’ambulatorio di urologia dell’Irccs – Crob

Da lunedì 2 dicembre riprenderanno le prestazioni ambulatoriali di urologia presso l’Irccs – Crob di Rionero in Vulture. Lo rende noto la direzione dell’Istituto, che annuncia di aver stipulato un contratto a tempo indeterminato nella disciplina di urologia con il dott. Ferdinando Di Giacomo, che “torna al Crob si legge in una nota – a seguito di un avviso di mobilità regionale ed extraregionale indetto dall’Istituto, dopo aver arricchito il suo bagaglio di competenza e professionalità come chirurgo urologo nell’Azienda Sanitaria Locale Napoli 1 Centro. Di Giacomo, infatti, dal 2014 ha svolto la sua attività al Crob con incarico professionale al day surgery urologico”.

L’Irccs – Crob annuncia inoltre che “a partire dal 2 dicembre la priorità sarà il recupero di tutte le prestazioni ambulatoriali non effettuate nei mesi scorsi, a causa della mancanza di personale medico. Tutti i pazienti rientranti negli elenchi saranno ricontattati per fissare una nuova data. Al termine del percorso di recupero delle visite pregresse, saranno nuovamente aperte le agende di prenotazione al Cup regionale. La direzione dell’Irccs Crob, scusandosi ancora per l’increscioso inconveniente, auspica nei primi mesi del 2020 di poter riaprire a pieno regime, anche le prestazioni di chirurgia urologica dopo aver espletato il concorso, in essere, per l’assunzione di ulteriori urologi. Al dott. Di Giacomo e alla sua futura equipe vanno gli auguri del Crob per un proficuo lavoro affinché, il Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata possa riacquistare quei livelli di eccellenza ed efficienza degni di un Irccs”. 

Caso ArcelorMittal, blitz dei carabinieri all’Ilva di Taranto

Ispezione dell’Arma nello stabilimento pugliese dopo l’esposto dei commissari. Analisi concentrate nell’area a caldo per verificare lo stato di materie prime e impianti.

Blitz dei carabinieri del Noe di Roma nello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto. L’ispezione, delegata dalla procura, dei militari dell’Arma del Nucleo sulla sicurezza sul lavoro e del Comando provinciale è avvenuta nell’ambito delle indagini avviate dopo l’esposto dei commissari dell’Ilva in As. Le verifiche riguardano le operazioni di bonifica nello stabilimento, la situazione generale della fabbrica, le attività di manutenzione finora eseguite e la sicurezza sul lavoro. A queste indagini collaborerà anche l’Ispra.

ANALISI SU AREA A CALDO

L’attenzione dei carabinieri nell’ispezione si è concentrata su «un attento controllo dell’area a caldo». Lo si apprende da fonti giudiziarie. L’indagine mira ad accertare se c’è stato depauperamento delle materie prime, se sono state eseguite manutenzioni o se gli impianti rappresentano un pericolo per i lavoratori, poi una verifica complessiva di parchi minerali, nastri trasportatori, cokerie, agglomerato, altiforni e acciaierie in generale.

VERIFICA DELL’ESPOSTO DEI COMMISSARI

L’attività investigativa, in cui si ipotizzano i reati di “Distruzione di mezzi di produzione” e “Appropriazione indebita“, lunedì 18 novembre era sfociata in una ispezione della Guardia di finanza (con acquisizione e sequestro di documenti, supporti informatici e cellulari) negli uffici dello stabilimento. L’ispezione dei carabinieri, sotto il coordinamento del Comando provinciale, era già stata programmata dal procuratore Carlo Capristo, dal procuratore aggiunto Maurizio Carbone e dal sostituto procuratore Mariano Buccoliero, che si occupano dell’inchiesta. L’obiettivo, si apprende da fonti giudiziarie, è quello di «fare una fotografia dei luoghi per verificare le condizioni dello stabilimento secondo quello che è emerso dall’esposto dei commissari straordinari».

SCAMBIO DI ATTI TRA LE PROCURE DI TARANTO E MILANO

Nella stessa giornata le Procure di Taranto e Milano hanno dato il via a uno scambio di atti istruttori sulle indagini parallele sul caso ArcelorMittal. Fonti giudiziarie hanno confermato che «c’è pieno coordinamento e piena sintonia tra le due Procure nell’ambito dei rispettivi filoni investigativi. Non c’è alcun conflitto». L’indagine milanese ipotizza i reati di distrazione di beni dal fallimento e di aggiotaggio informativo, oltre ad un fascicolo autonomo per omessa dichiarazione dei redditi su una società lussemburghese di ArcelorMittal. La Procura di Taranto indaga per i reati di distruzione di mezzi di produzione e appropriazione indebita.

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Salvini archiviato sulla vicenda dei migranti a bordo della Alan Kurdi

Il tribunale dei ministri ha accolto la richiesta della procura di Roma. L’ex capo del Viminale era indagato per abuso d’ufficio e rifiuto di atti d’ufficio.

Matteo Salvini in questo caso l’ha scampata. Il tribunale dei ministri, accogliendo la richiesta della procura di Roma, ha archiviato l’indagine che vedeva indagato l’ex ministro dell’Interno per abuso d’ufficio e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Alan Kurdi della Organizzazione non governativa Sea Eye del 3 aprile 2019. Archiviata anche la posizione del prefetto Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del Viminale.

IL NO DI SALVINI ALLO SBARCO DI 64 MIGRANTI

La nave della Ong tedesca soccorse al largo della Libia 64 migranti che si trovavano a bordo di un gommone. Dopo il “no” di Salvini allo sbarco, la nave, con a bordo donne e bambini, raggiunse il 13 aprile Malta e i migranti furono distribuiti tra Germania, Francia, Lussemburgo e Portogallo.

LA REAZIONE DELL’EX MINISTRO: «UNA BUONA NOTIZIA»

Salvini, che si trovava all’anteprima del Festival del lavoro, organizzato dai Consulenti del lavoro, ha commentato così gli sviluppi giudiziari: «Una buona notizia, ogni tanto…»,

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X Factor 2019, le pagelle del quinto Live

Più che a testare il talento dei concorrenti, la puntata degli inediti serve a capire la loro vendibilità. Al ballottaggio torna Giordana. Davide, nonostante la trappola di un brano non memorabile, è sempre il migliore con Sofia. I voti.

Finalmente ci siamo, finalmente il gioco di X Factor entra nella sua carne viva: eccoci agli inediti, importanti non perché decisivi a stabilire la consistenza artistica degli autori e/o interpreti, ma semplicemente perché sono quelli che finiscono nelle raccolte che poi finiscono sulle piattaforme digitali che poi finiscono nei clic di chi li scarica che poi finiscono nelle tasche di chi sta all’estremo della catena alimentare.

Il business sta qui. I produttori di grido, i compositori, i demurghi del futuro prossimo delle orecchie dei consumatori giovani e giovanissimi: sta tutto qui. 

D’ora in avanti, il nome che conta è quello dell’inedito, cui attaccare una faccia, un nome, un possibile vincitore.

TRA I FAVORITI EUGENIO, SOFIA E I SIERRA

E, dai resoconti del giorno dopo, ma in qualche frettoloso caso pure del giorno prima, si coglie anche il senso di una segnalazione condivisa: c’è questo Eugenio, per esempio, salutato come un nuovo De Gregori, Tenco, Bindi o De André o Dalla o Gaetano, non si capisce come, o magari si capisce benissimo; c’è la piccola Sofia, che dotata la è, ma bisognerà pure capire come plasmarla, come stravolgerla; e ci sono i Sierra, che per forza di cose passano da prossima grande cosa della trap. Così, per profezia, per discreto passaparola. Sono i nomi più martellati, quelli considerati più in grado di vendere da domani. Anche alla luce delle prime reazioni dai social.

LEGGI ANCHE: Al quarto Live brillano solo Davide e Sofia

Al più bravo in assoluto, invece, Davide Rossi, han dato un pezzullo un po’ andante, giusto per bruciarlo, nella migliore tradizione di X Factor: perché questa è anche una trappola, e soprattutto una trappola, per i più bravi, per i più meritevoli, che non necessariamente coincidono con i più spendibili. Lo stesso ballottaggio stavolta si gioca sul mercato ed è la prima volta: lo decide la suggestione di un pubblico praticamente chiamato a raccolta su Spotify, sui social, convocato per consumare. Mai vista una meritocrazia così dipendente dal successo prima ancora che sia decretato. Ma i tempi sono questi: è bello ciò che piace, subito, senza assimilazione, senza pensiero, è bello cosa colpisce, tramortisce e hai 100 ore per colpire, dopodiché sei fuori.

CHE FINE FANNO IL TALENTO E L’ORIGINALITÀ?

E si parla di artisti, e si prestano artisti-giudici che giurano di anteporre l’attimo fuggente della creazione, l’essenza, la sincerità al calcolo e alla cassetta. Diciamolo, fa un po’ schifo. Ma Sony e Fremantle puntano tutto su questo e non lo nascondono: non hanno lesinato e si attendono grandi ritorni o almeno soddisfacenti. La qualità, il talento, l’originalità? Ehi, bro, yo, fra, ma tu, che sei, venuto qua a cercare rogne? Chi credi di essere, il bell’addormentato nel talent?

IN GIURIA SAMUEL SEMPRE PIÙ SIMILE A UN UMARELL

ALESSANDRO CATTELAN: 6. Ma si possono perdere cinque minuti, un’eternità in televisione, con la gag del pronostico di Antonio Conte? E lui li perde proprio, ce la mette tutta, non sarà neanche colpa sua, ma è proprio tempo perso, senza ironia, senza sale, senza niente. 

MARA MAIONCHI: 5+. Anche lei, poranonna, dice tante di quelle banalità avvolte nella stagnola dell’esperienza! Almeno nel suo caso c’è davvero, a differenza di Malika.

MALIKA AYANE: 5-. Tutto questo sfoggio di competenza, di scienza infusa, non sarà solo birignao? Perché se è così brava a capire tutto, non si spiega che le sue proposte le abbia ammazzate tutte e le resti solo Davide, che il più bravo ma pure tanto, ma tanto malgestito.

SFERA EBBASTA: 5-. «Tutto bene, raga?». E certo, raga, ‘n sai fa gnente, come direbbe Alberto Sordi, raga, e chi te la guasta, raga? Che insostenibile leggerézza, con la e aperta come una padella, mi raccomando. 

SAMUEL: 5. Ma solo a me pare terribilmente invecchiato dalla prima puntata? Sembra il nonno di Mara. Abbozza qualche polemica sugli inediti: lo trattano come un Umarell. Perfino Mara, che pare sua nipote, e non ha alcun rispetto per l’understatement piemontese falso e cortese.

De Gregori e Venditti super ospiti del quinto Live (dalla pagina Fb di X Factor).

MAHMOOD DA PROMESSA AL RISCHIO CLICHÉ

MAHMOOD: 6. Un anno fa con quel canto da muezzin seduceva, ora comincia già a romper le palle. Certo, quantum mutatum ab illo: il ragazzo insicuro è svanito, appena un anno dopo c’è un professionista fin troppo consumato che rischia già di chiudersi nel suo cliché.

VENDITTI-DE GREGORI: S.V. Dite la verità: li avreste immaginati, 40 anni fa, bomba non bomba, arrivare a Monza? Il duo più spocchioso della spocchiosa scuola romana, per non dire italiana? Ma bisogna vendere, vendersi, evitiamo d’infierire: Antonello pare zio Tibia, Francesco, Kit Karson sulle montagne rocciose. Eppure, che storia sono loro: fuori categoria, in tutti i sensi. Malgrado voi.

GEMITAIZ-MADMAX: S.V. Anche questi, che storia sono. Diciamo il contrario di due artisti veri. Tu senti la poesia di Francesco, di Antonello, poi ascolti «col culo che pare un esagono» e ti vien voglia di suicidarti. Perché capisci che a vivere una vita ci hai rimesso. Però una cosa giusta la dicono, anzi la rappano: «Siamo un Paese di falliti». 

I Booda hanno presentato Elefante (dalla pagina Fb di X Factor).

SI SALVANO SEMPRE E SOLO SOFIA E DAVIDE

BOODA – Elefante (Alessio Sberzella, Martina Bertini, Federica Buda, Samuel Romano, Davide Napoleone, Alessandro Bavo): 5. Come un elefante non in cristalleria ma sul palco del talent. Sembra Cristina d’Avena che fa i Puffi allo zoo sotto anfetamina. Tutta una roba strampalata, ma basta far casino, bum burubumbumbum.

Giordana canta Chasing Papaer e finisce al ballottaggio (dalla pagina Fb di X Factor).

GIORDANA PETRALIA – Chasing Paper (Sia Furler, Pineapple Lasagne, Samuel Ronald Dixon): 4. Giordana l’arpa che uccide (le palle, anzitutto), non fa prigionieri neanche senza l’arpa: all’ennesima conferma, e all’ennesimo ballottaggio, che probabilmente vincerà, diciamolo: ma perché non torna all’arpa e tace? Perché canta come una sirena portuale. La tengon su, fatica non da poco, e lei minaccia di credersi davvero una vocalist. Circonvenzione d’arpista.

I Sierra presentano Enfasi (dalla pagina Fb di X Factor).

SIERRA – Enfasi (Giacomo Ciavoni, Massimo Gaetano): 4. «Cantano la strada che si rompe sotto i piedi e ti fa cadere in motorino». Così parlò Samuel, che dev’essere caduto lui, da ragazzo. Di testa. Bòn, avranno anche «il respiro contemporaneo, la penna contemporanea», ma il dramma è proprio questo: non è un gran tempo, questo contemporaneo. «Prima o poi ritornerà/E dei graffi mi libererà». Un altra rimetta in verbo al futuro da parrocchia, ce l’abbiamo? Se questa è scrittura, Calabrese, Evangelisti, Bigazzi, Endrigo cosa sono? Ma forse l’Umarell non li conosce. Sbadiglio con enfasi: due maroni come quelli di un toro, olè.

Nicola Cavallaro presenta Like I Could (dalla pagina Fb di X Factor).

NICOLA CAVALLARO – Like I Could (Tom Walker, Jon Green, Jordan Riley): 4. Francamente, si continua a non capire cosa sia (beata Malika, che invece giura d’averlo finalmente capito). Non si capisce lui, né la canzoncina che fa schifo perché i tanto pompati Sia, Walker e compagnia bella fanno pena o almeno qui ci lasciano gli scarti; né il look, né il senso, né ‘sta voce che gorgoglia come una caffettiera, né che ci faccia qua, dopo aver fatto il marine, lo studente di Medicina e chissà diavolo che altro. Pure, va avanti.

Sofia canta la sua A Domani per sempre (dalla pagina Fb di X Factor).

SOFIA TORNAMBENE – A Domani Per Sempre (S. Tornambene, Valeria Romitelli): 7. Adolescenziale, e per forza. Una Edie Brickell, l’abbiamo detto, che fosse americana, sai quanto folk: sta invece al centro d’Italia, dove solo può aver senso un verso come «La Nazionale sembra una frontiera». Ed è un bel verso, la Nazionale essendo la Statale Adriatica che divide l’abitato dal nulla. Non siamo mica gli americani: ma va bene lo stesso, il brano (scritto a 14 anni) regge, anche se l’arrangiamento è stucchevole.

Davide Rossi canta Glum (dalla pagina Fb di X Factor).

DAVIDE ROSSI – Glum (Roberto Vernetti, Michele Clivati): 7-. «È pieno di ossimori», dice Malika, che anche lei, in un certo senso, è un ossimoro, anzi un’aporia. Il 20enne (scrissi 16enne, faccio ammenda) swinga, il brano non è granché. Robetta Anni 80. Lui è bravissimo malgrado voi, maledetti tutti.

Eugenio Campagna canta Cornflakes (dalla pagina Fb di X Factor).

EUGENIO CAMPAGNA – Cornflakes (Eugenio Campagna): 4. Faccia da Tiromancino, da Zampaglione. Più fumo che arrosto, infatti. Il fratello maggiore di Ultimo, che proprio non ci mancava. Dicono tutti: ah, vince lui. Noi ce ne catafottiamo. Dici che il voto è troppo duro? Allora pensa che questo a 28 anni canta Cornflakes, «io faccio ohi tu fai ahi», che è pure preoccupante come lirica. A 28 anni i Rolling Stones facevano Wild Horses (e Hendrix era già andato).

BALLOTTAGGIO: la solita Giordana, contro il meno “votato” da qui a martedì. Si decide giovedì prossimo…

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Christine Lagarde promette una Bce in continuità con le scelte di Draghi

Il nuovo capo dell’Eurotower conferma il supporto dell’istituto all’economia, ma avverte: «L’Europa va ripensata».

Per Christine Lagarde l’attuale scenario di incertezza globale potrebbe portare a svolte positive. La nuova presidente della Bce è intervenuta nel corso di un evento a Fancoforte, e ha parlato della situazione attuale e di come l’Europa può reagire: «Siamo di fronte a un ambiente globale caratterizzato da incertezza», ha spiegato, «ma credo che, se affrontiamo questa sfida nel modo giusto, può anche essere un momento di opportunità». Per l’ex capo del Fmi l’unico modo di superare questo momento delicato è quello di «pensare diversamente l’Europa». «Non sarà facile. Ma come disse una volta San Francesco d’Assisi, ‘Inizia facendo ciò che è necessario; quindi fai ciò che è possibile; e all’improvviso stai facendo l’impossibile».

POLITICA FISCALE COME FATTORE CHIAVE PER L’EUROZONA

«La politica monetaria», ha continuato Lagarde, «potrebbe raggiungere il suo obiettivo più rapidamente e con meno effetti collaterali se altre politiche sostenessero la crescita al suo fianco». Il capo dell’Eurotower ha anche aggiunto che un «elemento chiave è la politica fiscale dell’area dell’euro» e che «gli investimenti sono una parte particolarmente importante della risposta alle sfide odierne».

«LA BCE CONTINUERÀ A SOSTENERE L’ECONOMIA»

Per quanto riguarda le prossime mosse della Bce l’idea è quella di continuare nel segno di Mario Draghi. «La politica monetaria continuerà a sostenere l’economia e rispondere ai rischi futuri in linea con il nostro mandato di stabilità dei prezzi. E monitoreremo costantemente gli effetti collaterali delle nostre politiche», ha spiegato Lagarde ricordando che la «politica accomodante della Bce è stata un fattore chiave della domanda interna durante la ripresa e tale orientamento rimane in vigore».

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Carfagna in tregua con Berlusconi decide sulla Campania

L’azzurra sponsorizza il fedelissimo Paolo Russo al posto di Caldoro. Ma il suo tira e molla ha esacerbato gli animi in Forza Italia. E più d’uno si chiede perché, se tiene tanto al suo territorio, non si candidi lei a governatrice.

Forza Italia alla resa dei conti con le Regionali in Campania e Calabria. Dalle scelte che si faranno per le candidature dipende il destino, o la fine, del movimento di Silvio Berlusconi. Grande segnale di forza agli altri partiti della coalizione: quando a indicare il candidato presidente è il partito del Cavaliere scoppiano le liti e si perde tempo per la campagna elettorale.

LO STALLO IN CALABRIA

In Calabria, dove si vota il 26 gennaio e un gruppo di colonnelli locali era pronto alla battaglia, tutto è fermo perché Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza con grande consenso ma anche qualche problema giudiziario, non va bene alla Lega di Matteo Salvini e anche il fratello, Roberto, vice capogruppo di Mariastella Gelmini alla Camera dei deputati, non convince: inviso al cerchio magico di Arcore perché troppo vicino a Mara Carfagna. Dunque la corrente di qualche deputato vicino agli Occhiuto minaccia la scissione, ma sono al massimo tre: lo stesso Roberto, il suo sodale Francesco Cannizzaro e forse la coordinatrice regionale Jole Santelli.

CARFAGNA ALLE PRESE CON L’AFFAIRE CAMPANIA

Nel frattempo, e facendo arrabbiare tutti, Carfagna ha fatto pace con il vecchio Silvio e gestirà personalmente l’affaire Campania, pur senza candidarsi. In forse l’ipotesi Caldoro, che comunque resta la prima opzione del Cav con il gradimento di Salvini, visto che l’azzurra punta sul fedelissimo Paolo Russo, uomo a L’Avana, anzi a Napoli. In cambio di questo, cercherà di convincere anche i calabresi a cedere il passo a una outsider. Donna, che fa sempre bene: Caterina Chiaravalloti, dalla società civile, magistrato, ma figlia d’arte. Suo padre Giuseppe fu governatore della Calabria dal 2000 al 2006. 

L’INSOFFERENZA DELLE AZZURRE PER IL TIRA E MOLLA DI MARA

E vissero tutti felici e contenti? Non proprio. Il tira e molla carfagnesco ha esacerbato gli animi in Forza Italia. Le donne del partito non la sopportano più. Un tira e molla continuo, di Mara e del suo compagno sempre presente Alessandro Ruben, senza sapere neanche bene cosa vuole. La Regione davvero? La vicepresidenza di Forza Italia, che tanto non conta niente, sulle ceneri di Antonio Tajani? Continuare a fare la bella statuina istituzionale nei salotti romani, con l’obiettivo del salto in quelli internazionali? Perché, si chiedono in molti tra gli azzurri, Mara non va a fare la governatrice nella sua terra, se davvero le interessano il territorio, il partito e vuole metterci la faccia?

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Segre non molla ed è pronta a guidare la Commissione anti-odio

La senatrice a vita al centro delle polemiche: «Non mi arrendo agli insulti. Ma quale bavaglio. Biella? Il gesto di Greggio un fiore raro. E sull’incontro con Salvini abbiamo scelto la riservatezza».

A 89 anni Liliana Segre è stanca di tutto questo. Ma non ha intenzione di tirarsi certo indietro. La senatrice a vita che fu internata nei campi di sterminio nazisti si è detta comunque pronta a guidare la Commissione anti-odio tanto contestata dal centrodestra: «Se me la propongono, sono dell’idea di dire sì. Sono stata in dubbio e certo il calendario degli anni non va indietro. Ma io credo in questa Commissione, dunque spero di reggere», ha detto in un’intervista al Corriere della sera.

«NON GIUDICHEREMO NÉ CENSUREREMO NESSUNO»

A chi definisce un “bavaglio” la Commissione (tipo Silvio Berlusconi, per citarne uno), Segre ha risposto che «sembra una barzelletta: “Qual è il colmo per un’ebrea sefardita? Diventare il capo dell’Inquisizione spagnola“. Ma figuriamoci!». E poi ha spiegato: «La Commissione che ho proposto non può giudicarecensurare nessuno e non può cambiare le leggi. Si tratta di studiare un fenomeno, di avanzare proposte su un problema per cui tutti, anche gli esponenti dell’opposizione quando parlano a telecamere spente, si dichiarano allarmati».

A quasi 90 anni credo sia normale chiedersi “ma chi me l’ha fatto fare?”. Però dura poco, non sono una che si arrende facilmente


Liliana Segre

Più in generale, la Segre ha parlato del momento complicato che sta vivendo: «La tentazione di abbandonare il campo ogni tanto si affaccia. Se a quasi 90 anni finisci bersagliata da insulti, e poi sotto scorta, senza più la vita semplice e riservata di prima, credo sia normale chiedersi “ma chi me l’ha fatto fare?”. Però dura poco, non sono una che si arrende facilmente». La senatrice a vita si è detta affaticata per «troppa esposizione, troppo odio, troppe polemiche, troppa popolarità».

PAURA DI STRUMENTALIZZAZIONI SULL’INCONTRO CON SALVINI

A una domanda sull’incontro col leader leghista Matteo Salvini, che poi lui aveva smentito, si è limitata a rispondere: «Ci siamo impegnati entrambi alla riservatezza per evitare strumentalizzazioni politiche».

«MI SPIACE AVER CREATO IMBARAZZO A BIELLA E SESTO»

Infine, quanto al caso della cittadinanza onoraria che le hanno negato i Comuni di Sesto San Giovanni e Biella, ha osservato: «Avere creato imbarazzo a quelle Giunte mi dispiace. Il caso di Biella è stato però l’occasione di ricevere un fiore raro come il gesto di Ezio Greggio (che ha rifiutato il riconoscimento in rispetto della Segre, ndr), che è molto più di una cittadinanza».

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La svolta moderata di Salvini è solo una barzelletta

Ora il segretario leghista cerca di trattenere gli spiriti animali vestendo i panni della domenica. Ama l’Europa, si aggrappa all’euro e spera di entrare nel Ppe. Ma non è che l’ultima metamorfosi: resta un uomo di spettacolo e da battaglie brevi, incapace di reggere sulla distanza.

È nato il partito di Carlo Calenda, sta morendo quello di Luigi Di Maio, mentre il Pd non sa che farsene di un governo che sta sputtanando la nuova immagine disegnata dal convegno di Bologna.

In tutto questo film con vecchi attori, antiche promesse e tenaci delusioni ci sono i ragazzi delle Sardine che devono sorbirsi lezioncine sui social di vecchi e vecchie estremiste di sinistra che li considerano troppo borghesi e soprattutto troppo lontani dall’ideologia del momento, quella che dice che destra e sinistra non ci sono più, soprattutto che non c’è più e non ci sarà più la sinistra (che peraltro alcuni di loro hanno contribuito a distruggere). 

La destra invece c’è e si avvia a vincere la prossima prova elettorale. Giorgia Meloni sta mettendo a frutto anni e anni di esistenza marginale nelle aree di destra più periferiche, Silvio Berlusconi cerca di difendere con poca dignità una storia politica lunga riducendosi a un 6% che mette al servizio del leghista, Matteo Salvini prova a vestire i panni della domenica.

QUELLA DI SALVINI È UNA TRASFORMAZIONE POCO CREDIBILE

La storia del mutamento di Salvini è l’ultima trovata del gossip politico. Tenete presente che stiamo parlando di un uomo politico ancor giovane che ne ha fatte più di Carlo in Francia essendo stato comunista padano, legato ai centri sociali, valletto di Umberto Bossi e Roberto Maroni quindi corresponsabile di tutto ciò che la Lega ha fatto ai piani alti della politica ma che ora cerca di rappresentarsi come uomo nuovo. L’ultima sua trasformazione è quella del leader della destra moderata e un po’ razzista, ma solo un po’, che ama l’Europa, che si aggrappa all’euro, che spera di essere ammesso nel Ppe grazie a Berlusconi e Viktor Orban.

Salvini è uomo di guerra civile (nel senso di una guerra civile a bassa intensità fondata su un linguaggio annichilente l’avversario), è un Salvini interruptus non in grado di reggere sulla distanza

Può darsi che ce la faccia. Il dubbio non viene dall’incertezza sulla riuscita del suo piano. Il mio dubbio viene dal fatto che non sono fra quelli che  pensa che Salvini possa cambiare. Niente di personale, per carità, ma ogni leader politico osservato sul lungo periodo manifesta una continuità di comportamenti che lascia prevedere la sua evoluzione. Salvini è uomo di spettacolo, è uomo di guerra civile (nel senso di una guerra civile a bassa intensità fondata su un linguaggio annichilente l’avversario), è uomo di battaglie brevi, è un Salvini “interruptus” non in grado di reggere sulla distanza.

LA RECITA DEL BRAVO RAGAZZO MODERATO

La sua svolta moderata, suggerita da Giancarlo Giorgetti personaggio di ben altra levatura, lo costringe a trattenere i suoi spiriti animali, a rinchiuderli in un cassetto e a fare la “recitina” del bravo ragazzo. Non è possibile. Del resto solo una minoranza del suo mondo, penso ai leghisti che vengono dal mondo produttivo, gli chiede moderazione, gli altri no, gli chiedono di fare casino. Un po’ come i grillini residuali che al governismo di Di Maio, «Franza o Spagna purché se magna», oppongono la purezza contro tutti e soprattutto contro l’odiato Pd.

Mi divertirei a vedere un rassemblement moderato con Calenda, Renzi e Salvini perché mi ricorderebbe quella “risata che vi seppellirà” su cui abbiamo costruito un lungo sogno

Noi non siamo, in alcun partito, di fronte a una classe dirigente talmente forte culturalmente da essere capace di reggere “grandi svolte”. Nella Dc, nel Pci, nel Psi questo è stato possibile. Questi 40-50enni possono fare le “svoltine”, ma di fronte a un grande salto si spaventano, si chiedono che cosa sarà di loro nel futuro, non dimentichiamo, infatti, che sono in maggioranza senza mestiere o falliti nel proprio mestiere. Io mi divertirei molto a vedere un rassemblement moderato con Calenda, Renzi e Salvini perché mi ricorderebbe quella storia della “risata che vi seppellirà” su cui abbiamo costruito un lungo sogno.

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Al via MySisal: nuovi servizi per il canale retail

L’azienda ha lanciato un’unica e innovativa piattaforma con un portafoglio ricchissimo pensato a misura dei rivenditori

Sisal lancia MySisal l’innovativo
progetto ideato per supportare i rivenditori ed il loro business, per
migliorare l’attrattività del punto vendita e la qualità di
vita
del titolare e dei suoi familiari. MySisal, tramite un’unica e
innovativa piattaforma
, offre un portafoglio ricco di servizi
studiato a misura dei rivenditori per soddisfare le loro esigenze.

Il
progetto di MySisal è stato studiato, nell’ambito della recente gara per l’aggiudicazione
della concessione del SuperEnalotto e degli altri giochi numerici, per
garantire a Sisal di consolidare il valore della propria rete,
selezionando e qualificando i propri partner commerciali, migliorandone
l’approccio al mercato. Un investimento che guarda al futuro e che punta
alla crescita del canale retail
sul quale Sisal ha sempre investito garantendo
servizi all’avanguardia attraverso programmi di formazione,
coinvolgimento e visibilità per i propri ricevitori.

Parte
dunque una nuova fase per l’azienda che non solo lancia MySisal ma anche
una rinnovata rete di ricevitorie: ad oggi sono già circa 4mila
quelli che hanno accolto con interesse la proposta Sisal, confermandone la validità
e convenienza.

TUTTO SULLA PIATTAFORMA

Tre le aree di interesse sulle quali la piattaforma MySisal si concentra realizzate grazie al costante ascolto delle necessità dei rivenditori. MY CUSTOMER è il servizio che consente di aumentare i clienti e il traffico presso il punto vendita grazie ad un’esclusiva territoriale, la visibilità sui siti del Gruppo e sul web con pagine dedicate. I rivenditori potranno inoltre richiedere e ricevere a domicilio materiali di marketing per il proprio punto di vendita e allestire il proprio locale per promozioni e iniziative in-store. MY BUSINESS,invece, è il canale che consente di incrementare i ricavi grazie alla copertura degli oneri relativi alla garanzia finanziaria e tecnologica legata alla concessione per il SuperEnalotto e gli altri giochi numerici, oltre che un’assicurazione a copertura delle principali esigenze del punto vendita. MY LIFE, infine, dà la possibilità ai rivenditori di accedere ad una polizza sanitaria permettendo loro di migliorare la propria vita privata e quella delle loro famiglie. È inclusa in questo servizio anche l’opportunità di vivere momenti di intrattenimento, occasioni di crescita culturale e altri benefit personali. 

Per aderire alla
piattaforma MySisal i rivenditori possono chiamare il numero verde 800 778866,
già attivo (digitando l’opzione 3).

Marco Caccavale, Direttore della Business Unit Lottery

LA PIATTAFORMA È PRONTA AD ARRICCHIRSI

«Sono particolarmente orgoglioso di annunciare l’avvio del percorso di selezione e qualificazione del nostro network di ricevitori, che integrato con il progetto MySisal, rappresenta un investimento sul futuro del retail nel nostro Paese – ha sottolineato Marco Caccavale, Direttore della Business Unit Lottery del Gruppo Sisal – Un’innovativa piattaforma che si arricchirà nel tempo, ideata e realizzata da un team interno di elevata professionalità, che certamente contribuirà a far evolvere il canale di prossimità nel suo complesso, migliorare la qualità del rapporto e consolidare la partnership tra Sisal e i punti vendita che aderiranno al progetto».

SISAL SI ESPANDE A LIVELLO INTERNAZIONALE

Un nuovo tassello quello di My Sisal per l’azienda che dopo l’aggiudicazione della concessione del business Giochi Numerici per altri nove anni, sta portando avanti una significativa espansione internazionale con una business purpose sempre più competitiva. Nel 2018, infatti, Sisal si è aggiudicata la gara indetta dalla Société de Gestion de la Loterie Nationale del Marocco che prevede, dal primo gennaio del 2019, la gestione delle Lotterie Nazionali in Marocco per ben 9 anni. Dal 2019, inoltre, il Gruppo è presente anche sul mercato spagnolo grazie alla licenza conseguita sul mercato del gioco online, traguardo che si affianca al contratto decennale per la gestione e lo sviluppo di un sistema giochi in Turchia.

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