Cosa è il Green deal dell’Unione europea

Per l’Europa è «il momento ‘uomo sulla Luna’», ha detto la presidente von der Leyen.

Cento miliardi alle regioni europee per abbandonare definitivamente le miniere di carbone e la loro filiera e poi nuove norme per la riduzione delle emissioni e dei pesticidi e in favore di biodiversità e di una economia circolare. Questo è in sostanza il Green Deal presentato l’11 dicembre dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen di fronte al parlamento europeo come primo atto del suo esecutivo e della legislatura comunitaria. Il Green Deal è per l’Europa «il momento ‘uomo sulla Luna’», ha detto von der Leyen. «Il nostro obiettivo è riconciliare l’economia con il nostro pianeta», e quindi ‘tagliare emissioni ma creare occupazione e rafforzare l’innovazione’, ha detto parlando della ‘nuova strategia di crescita‘ che vuole rendere l’Ue ‘capofila’ nell’economia pulita. Mettendo in atto la “nuova strategia di crescita” del Green deal, «dobbiamo essere sicuri che nessuno resti indietro, perché o questa strategia funziona per tutti, o per nessuno». Perciò con il «Meccanismo per una transizione equa abbiamo l’ambizione di mobilitare 100 miliardi per le regioni e i settori più vulnerabili».

UNA RIVOLUZIONE VERDE IN 50 AZIONI

La ‘rivoluzione verde’ presentata oggi dalla Commissione Ue si articola su una cinquantina di iniziative che dovranno essere varate nei prossimi due anni. Ecco un quadro delle principali azioni che Ursula von der Leyen prevede di mettere in campo e di cui fa parte anche l’inserimento degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile nel semestre europeo sui conti pubblici.

EMISSIONI ZERO NEL 2050

La Commissione proporrà di aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 dall’attuale 40% al 50-55% (rispetto al 1990), con conseguente revisione di buona parte della legislazione sul clima approvata negli ultimi cinque anni. L’Ue si doterà inoltre di un meccanismo, che si applicherà alle importazioni in alcuni settori, per assicurare condizioni di parità di concorrenza all’industria europea rispetto ai Paesi terzi. La conformità all’Accordo di Parigi diventerà parte di tutti gli accordi commerciali.

PIANI NAZIONALI DI ENERGIA

I piani nazionali energia e clima del 2023 (prima revisione) dovranno riflettere le nuove ambizioni climatiche dell’Ue. Annunciate iniziative su l’integrazione e la digitalizzazione delle reti, risparmio energetico degli edifici, fonti rinnovabili, revisione del quadro regolamentare delle infrastrutture energetiche (TEN-E). Sarà anche rivista la direttiva per la tassazione dell’energia.

ENERGIA CIRCOLARE

Bruxelles varerà un nuovo piano di azione per l’economia circolare che darà priorità al riutilizzo dei materiali, con iniziative soprattutto su tessile, costruzioni, elettronica e plastica. * Mobilità e trasporti. Un milione di stazioni di ricarica per la mobilità elettrica sarà realizzato entro il 2025. Inoltre, sarà dato sostegno ai trasporti multimodali e saranno fissati standard più stringenti per le emissioni dei veicoli alimentati da motore a combustione.

RIDUZIONE DEI PESTICIDI CHIMICI

Saranno stabiliti insieme alle parti interessate obiettivi di riduzione dell’uso e il rischio di pesticidi chimici, fertilizzanti e antibiotici.

NUOVE STRATEGIE PER LA BIODIVERSITÀ

Indicazione di nuove strategie per la biodiversità e la gestione delle foreste, e misure per suoli, aria e acque a ‘inquinamento zero’.

IL 30% DEL FONDO INVESTEU DEDICATO ALLA TRANSIZIONE

Per finanziare una ‘transizione equa’ servono 260 miliardi l’anno di investimenti pubblici e privati. La Commissione propone che l’Ue contribuisca con il 30% del fondo InvestEU – un meccanismo che sarà presentato nel dettaglio in gennaio – con il rafforzamento del fondo di modernizzazione dell’Ets e con la collaborazione con la Banca europea degli investimenti.

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Clima e migranti tra le priorità della nuova Europa di Von der Leyen

Via libera alla Commissione. La presidente cita l’emergenza dell’acqua alta a Venezia come simbolo della lotta al riscaldamento globale. E sui profughi chiede «solidarietà» da parte degli Stati membri, parlando di un approccio «umano». Le sfide.

Adesso che ha passato la prova del voto del parlamento europeo, la Commissione targata Ursula von der Leyen può insediarsi a Palazzo Berlaymont il primo dicembre 2019. Con sfide definite «esistenziali» di fronte a sé, come quella dell’ambiente e della protezione del clima. Ma non solo.

GREEN NEW DEAL NEI PRIMI 100 GIORNI

Nel discorso prima del voto di fiducia alla sua squadra, l’ex ministra della Difesa tedesca ha citato il caso di Venezia sott’acqua, lanciando poi un monito a «non perdere neanche un secondo». Propositi pronti a prendere forma nel pacchetto sul Green New Deal che il neo esecutivo comunitario intende mettere sul tavolo nei primi 100 giorni.

«ITALIA, SERVE EQUILIBRIO TRA CONTI E INVESTIMENTI»

Sull’Italia, in particolare, ha detto poi a SkyTg24 che è «molto importante trovare un giusto equilibrio tra conti pubblici solidi, di cui c’è ovviamente bisogno, e gli investimenti per cui c’è abbastanza spazio».

MIGRANTI DA TRATTARE IN MODO «UMANO, EFFICACE ED ESAUSTIVO»

Spazio in Aula anche al tema dei migranti, che va trattato in modo «umano, efficace ed esaustivo», ha avvertito Von der Leyen, con ogni Stato membro chiamato a «mostrare solidarietà». Alla neo presidente non resta che mettersi al lavoro, conscia del fatto di avere alle spalle «un’ampia e stabile maggioranza», ma di poter contare allo stesso tempo anche su maggioranze trasversali a seconda dei temi affrontati di volta in volta.

POPOLARI, S&D E LIBERALI COMPATTI A FAVORE

In effetti il via libera è arrivato con numeri larghi: le tre grandi famiglie politiche dell’Eurocamera – Popolari, Socialisti & democratici e liberali di Renew Europe – hanno votato in modo compatto a favore, con qualche piccola sbavatura solo tra le file socialiste. Si è invece spaccata la delegazione dei cinque stelle (a luglio era stata determinante per eleggere la tedesca): 10 hanno votato a favore, due si sono astenuti e altri due hanno detto no.

CONSENSO MAGGIORE RISPETTO AL PREDECESSORE JUNCKER

Divisi anche i conservatori, con la bocciatura di Fratelli d’Italia e i sì del Pis polacco. Ma pure i Verdi si sono sfilacciati, e la maggioranza del gruppo si è astenuta. Dai sovranisti di Identità e democrazia (di cui fa parte la Lega) è invece arrivata una unanime porta in faccia. Complessivamente comunque la nuova Commissione – promossa con 461 sì, 157 contrari e 89 astenuti – ha portato a casa un ottimo risultato, facendo meglio di quella precedente targata Juncker: nel 2014 l’esecutivo del lussemburghese ebbe 423 voti a favore, 209 contrari e 67 astenuti (su 751 eurodeputati). I numeri ci sono, alla squadra composta da 27 commissari – manca quello britannico – ora non resta che affrontare le sfide enunciate.

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Il M5s si spacca sul voto alla Commissione von der Leyen

Le tensioni nel Movimento arrivano fino a Strasburgo: solo 10 eurodeputati su 14 hanno appoggiato il nuovo esecutivo Ue. La capodelegazione pentastellata: «Scelte personali».

Il Movimento 5 stelle si divide nel voto alla commissione Ursula von der Leyen. Secondo quanto si apprende 10 eurodeputati pentastellati hanno appoggiato il nuovo esecutivo comunitario, due hanno votato contro e due si sono astenuti. A Strasburgo il M5s ha di norma votato in maniera compatta, tanto che per la prima nomina a luglio della von der Leyen i sì erano stati 14. Questa volta, le tensioni interne dovute alla leadership di Luigi Di Maio si sono riflettute anche nell’europarlamento, con alcuni rappresentanti che si sono sentiti liberi di non seguire le indicazioni della leadership.

«SCELTE PERSONALI»

«Il Movimento 5 stelle ha un’anima diversificata come è noto e c’è chi probabilmente non si sente a proprio agio, legittimamente. È una scelta personale, ma il M5s oggi, pur con riserve e con le dovute cautele, appoggia questa commissione», ha detto la capodelegazione del M5s al parlamento europeo Tiziana Beghin, «pur se non con un assegno in bianco, ma monitorando provvedimento per provvedimento e pur con le perplessità che abbiamo espresso durante il dibattito, abbiamo deciso di confermare il supporto. La maggioranza dei 5 stelle è a favore di questa commissione che è anche espressione del governo nazionale».

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La commissione Von der Leyen alla prova del voto del parlamento europeo

Con la preferenza palese, la maggioranza Ppe, socalisti e liberali dovrebbe reggere. Il M5s ha comunque deciso di votare a favore, mentre i Verdi hanno parlato di un’astensione ragionata e qualche voto potrebbe arrivare dalle fila dei conservatori, in particolare del Pis, All’opposizione l’estrema destra, con Fdi e Lega, e la sinistra europea.

Il giorno è infine arrivato: dopo tre aspiranti commissari bocciati – della Francia, dell’Ungheria e della Romania – dopo sostituzioni in corsa, polemiche e franchi tiratori – la nuova squadra della Commissione europea – senza il commissario britannico per via della Brexit – è pronta per cercare la conferma del parlamento europeo.

La neopresidente della Commissione europea Urusula von der Leyen e il presidente uscente Jean Claude Juncker, Bruxelles, 4 luglio 2019. (Thierry Monasse/Getty Images)

M5s e PIS CON LA MAGGIORANZA PPE, SOCIALISTI E LIBERALI

La sua presidente Ursula von der Leyen ha ottenuto il mandato con appena nove voti sopra la maggioranza: fondamentali dunque erano stati i voti del Movimento Cinquestelle che hanno definitivamente diviso le strade di grillini e leghisti, a Bruxelles ma anche a Roma. Per il voto sulla commissione, palese, la maggioranza Ppe, socalisti e liberali dovrebbe reggere. Il M5s ha comunque deciso di votare a favore, mentre i Verdi hanno parlato di un’astensione ragionata e qualche voto potrebbe arrivare dalle fila dei conservatori, in particolare del Pis, il partito di governo polacco. All’opposizione l’estrema destra, con Fdi e Lega, e la sinistra europea.

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La commissione Von der Leyen alla prova del voto del parlamento europeo

Con la preferenza palese, la maggioranza Ppe, socalisti e liberali dovrebbe reggere. Il M5s ha comunque deciso di votare a favore, mentre i Verdi hanno parlato di un’astensione ragionata e qualche voto potrebbe arrivare dalle fila dei conservatori, in particolare del Pis, All’opposizione l’estrema destra, con Fdi e Lega, e la sinistra europea.

Il giorno è infine arrivato: dopo tre aspiranti commissari bocciati – della Francia, dell’Ungheria e della Romania – dopo sostituzioni in corsa, polemiche e franchi tiratori – la nuova squadra della Commissione europea – senza il commissario britannico per via della Brexit – è pronta per cercare la conferma del parlamento europeo.

La neopresidente della Commissione europea Urusula von der Leyen e il presidente uscente Jean Claude Juncker, Bruxelles, 4 luglio 2019. (Thierry Monasse/Getty Images)

M5s e PIS CON LA MAGGIORANZA PPE, SOCIALISTI E LIBERALI

La sua presidente Ursula von der Leyen ha ottenuto il mandato con appena nove voti sopra la maggioranza: fondamentali dunque erano stati i voti del Movimento Cinquestelle che hanno definitivamente diviso le strade di grillini e leghisti, a Bruxelles ma anche a Roma. Per il voto sulla commissione, palese, la maggioranza Ppe, socalisti e liberali dovrebbe reggere. Il M5s ha comunque deciso di votare a favore, mentre i Verdi hanno parlato di un’astensione ragionata e qualche voto potrebbe arrivare dalle fila dei conservatori, in particolare del Pis, il partito di governo polacco. All’opposizione l’estrema destra, con Fdi e Lega, e la sinistra europea.

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