A fine anno Xi Jinping batte Mattarella

I discorsi dei due presidenti riflettono la differenza di prospettiva che divide Italia e Cina. In cui solo la seconda è realmente proiettata verso il futuro.

Facciamo un quiz: più o meno tutti noi italiani abbiamo seguito quello che ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, a reti unificate; ma qualcuno si ricorda cosa ha detto il Presidente Donald Trump per il nuovo anno? Invece in molti hanno seguito con interesse la traduzione italiana del video del discorso alla Nazione del presidente-a-vita cinese Xi Jinping. Segni dei tempi. Che cambiano. E se volessimo stilare un risultato, come faremmo in una partita di calcio, non ci sarebbe storia: il responso sarebbe a favore del presidente cinese. Uno a zero e palla al centro. Anzi, la palla era e resta più che mai nel campo di Pechino.

Certo, il nostro Mattarella ha fatto un discorso ottimo, “alto”, diremmo, pieno di richiami e di riferimenti ai principi “nobili” della nostra nazione e della nostra società civile. Con più di un pensiero rivolto ai giovani, al clima e al senso del dovere. Nel tentativo di infonderci un po’ di fiducia in noi stessi. Il Capo dello Stato ha anche provato a ricordarci i passi avanti compiuti nel 2019 (quali? Non si è capito, in realtà, ma beato chi li ha notati) ben sapendo che tra infrastrutture che cadono a pezzi, crisi dei principali assets industriali della Nazione – dall’Alitalia all’Ilva – crescita ormai bloccata da tempo su numeri che qualunque matematico definirebbe “ininfluenti”, c’è ben poco da stare allegri. Così ha ripiegato su un più saggio richiamo alla coesione nazionale, invitando tutti a frenare – in nome dell’interesse comune – lo scontro tra le parti politiche, a tutti i livelli. Come dire: “qua si mette sempre peggio, se non la smettete di litigare, finiamo tutti quanti come i capponi di Renzo nei Promessi Sposi…. Tutti insieme, litigando, nel baratro”.

Al “povero“ Mattarella, per non rischiare di deprimerci ancor di più con i nostri guai, non è rimasto che invitarci tutti a «guardare l’Italia dallo Spazio»

Così, al “povero“ Mattarella, per non rischiare di deprimerci ancor di più con i nostri guai, non è rimasto che invitarci tutti a «guardare l’Italia dallo Spazio» – come la vede il nostro Parmitano dalla Stazione spaziale, lui sì, – almeno – una delle poche “glorie nazionali” che ci rimangono. Insomma, se la guardiamo da lontano, sembra dirci il nostro amato Presidente, (ma molto-molto da lontano), i guasti e le brutture di questa nostra disastrata Italia diventano così piccoli, che possiamo illuderci per un attimo che non ci siano.

UN ANNO DA PROTAGONISTA PER LA CINA

Cambio di latitudine, continente e – soprattutto – prospettiva, ascoltando il discorso di fine anno del presidente cinese dalla sua scrivania – tutto sommato modesta – di Pechino. Basti dire che anche lui ha accennato allo Spazio, ma non per invitare i suoi quasi 1500 milioni di connazionali a consolarsi guardando la Cina da lontano, ma rivendicandone addirittura la conquista: ad opera della sonda lunare cinese Chang-e 4 che «per la prima volta nella storia dell’umanità, è atterrata sulla faccia nascosta della Luna», così ha detto, orgogliosamente. E poi, da lì, un elenco – tanto lungo da risultare quasi noioso – di successi, conquiste, primati e progressi cinesi che hanno costellato il 2019. Praticamente in ogni campo dell’umana esistenza. Dall’inaugurazione del più grande aeroporto del mondo, a Pechino, al lancio del missile March 5; dal piano del governo per combattere la povertà (8 milioni in meno di poveri in Cina solo nel 2019), fino al varo della prima portaerei interamente costruita in Cina. Successo dopo successo, conquista dopo conquista, nel suo discorso XI ha ripercorso un anno di eventi che hanno visto la Cina protagonista indiscussa sullo scenario mondiale, malgrado le proteste di Hong Kong (che ha richiamato solo di sfuggita, come fossero un minuscolo e fastidioso insetto da schiacciare entro breve) e lo scontro commerciale e tecnologico con gli Stati Uniti, neppure menzionati.

DUE DESTINI AGLI ANTIPODI

«Lo spirito patriottico costituisce la colonna vertebrale della nazione cinese e forma una corrente impetuosa in continuo avanzamento che sostiene la Cina nella nuova era», ha detto con percepibile soddisfazione, riassumendo in una frase gli elementi di forza della nuova Cina, ormai avviata verso la conquista di una indiscussa nuova governance globale. «Spirito patriottico», ha detto Xi, proprio quello che pare decisamente mancare a noi italiani, più che ad altri, ma che per la Cina significa anche molto di più: supremazia dello spirito di comunità sull’individualismo e del bene della Nazione su quello del singolo.

L’INIZIO DEL SECOLO ASIATICO

Così, mentre Mattarella ce l’ha messa tutta per cercare in qualche modo di tirarci su il morale con riferimenti anche un po’ nostalgici al “genio italico” e ad una identità nazionale che deve rifarsi inevitabilmente al passato «sinonimo di sapienza, genio, armonia, umanità» per trovare qualcosa di cui andare fieri, il cinese Xi Jinping invece è tutto proiettato verso il futuro, un luminoso futuro. Verso quella “nuova era cinese” da lui richiamata con orgoglio, senza nessun falso pudore e persino con una punta di minaccia verso il resto del Pianeta. Destini che più diversi non si potrebbero immaginare, quelli che separano l’Italia dalla Cina, insomma. E mi sa che aveva ragione Padre Alex Zanotelli quando questa estate, intervenendo al Festival di Riace, ha parlato della fine del «dominio della Tribù bianca». Questo 2020, insomma, segna l’inizio non solo di un nuovo decennio, ma di un intero secolo che i posteri ricorderanno come “Il secolo asiatico”. Tanto vale rassegnarci. E cominciare a
studiare il cinese.

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Cosa ha detto il presidente Mattarella nel messaggio di fine anno 2019

Lungo intervento del capo dello Stato nel suo discorso di Capodanno. Spazio ai temi dell’unità nazionale e della coesione.

«Si avvia a conclusione un decennio impegnativo, contrassegnato da una lunga crisi economica e da mutamenti tanto veloci quanto impetuosi. In questo tempo sono cambiate molte cose attorno a noi, nella nostra vita e nella società». Ha iniziato così il suo discorso di fine anno il presidente Sergio Mattarella. «Si tratta di un’occasione per pensare – insieme – al domani. Per ampliare l’orizzonte delle nostre riflessioni; senza trascurare il presente e i suoi problemi, ma rendendosi conto che il futuro è già cominciato», ha aggiunto.

L’ITALIA DALL’ALTO COME METAFORA DI COME SIAMO VISTI ALL’ESTERO

«Mi è stata donata poco tempo fa una foto dell’Italia vista dallo spazio», ha continuato il capo dello Stato, «Ve ne sono tante sul web, ma questa mi ha fatto riflettere perché proviene da una astronauta, adesso al vertice di un Paese amico. Vorrei condividere con voi questa immagine. Con un invito: proviamo a guardare l’Italia dal di fuori, allargando lo sguardo oltre il consueto. In fondo, un po’ come ci vedono dall’estero». Mentre parlava il presidente ha mostrato una foto dell’Italia presa dallo spazio che gli ha donato la governatrice generale del Canada, Julie Payette, ex astronauta. All’estero, ha aggiunto, «vedono il nostro bel Paese, proteso nel Mediterraneo e posto, per geografia e per storia, come uno dei punti di incontro dell’Europa con civiltà e culture di altri continenti. Questa condizione ha contribuito a costruire la nostra identità, sinonimo di sapienza, genio, armonia, umanità».

L’ESALTAZIONE DELLA CREATIVITÀ DEL NOSTRO PAESE

«È significativo che, nell’anno che si chiude, abbiamo celebrato Leonardo da Vinci e, nell’anno che si apre, celebreremo Raffaello. E subito dopo renderemo omaggio a Dante Alighieri», ha aggiunto Mattarella esemplificando la ricchezza delle celebrazioni italiane. «Incontro sovente Capi di Stato, qui in Italia o all’estero. Registro ovunque – ha proseguito – una grande apertura verso di noi, un forte desiderio di collaborazione. Simpatia nei confronti del nostro popolo. Non soltanto per il richiamo della sua arte e dei paesaggi, per la sua creatività e per il suo stile di vita; ma anche per la sua politica di pace, per la ricerca e la capacità italiana di dialogo nel rispetto reciproco, per le missioni delle sue Forze Armate in favore della stabilità internazionale e contro il terrorismo, per l’alto valore delle nostre imprese e per il lavoro dei nostri concittadini. Vi è una diffusa domanda di Italia”.

«DOBBIAMO AVERE FIDUCIA NELL’ITALIA E NEGLI ITALIANI»

«L’Italia riscuote fiducia», ha continuato, «Quella stessa fiducia con cui si guarda, da fuori, verso il nostro Paese deve indurci ad averne di più in noi stessi, per dar corpo alla speranza di un futuro migliore». Il presidente ha anche aggiunto che bisogna «aver fiducia e impegnarci attivamente nel comune interesse. Disponiamo di grandi risorse. Di umanità, di ingegno, di capacità di impresa. Tutto questo produce esperienze importanti, buone pratiche di grande rilievo».

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Il richiamo di Mattarella ai partiti: «Basta scontri, progettate il futuro»

Lungo intervento del presidente davanti ai rappresentanti delle istituzioni. Appello alle forze politiche per superare le logiche di perseguimento del consenso e lavorare al bene comune combattendo per il lavoro e l’ambiente.

Politica è responsabilità civile e la responsabilità vuole che i partiti dialoghino per risolvere i problemi dei cittadini. Ma soprattutto le forze politiche devono uscire dalla logica dello scontro quotidiano mostrando «lungimiranza», progettando misure di ampio respiro per risolvere i tanti problemi del Paese. Il tutto condannando l’intolleranza che è uno dei virus della democrazia. Ennesimo richiamo di Sergio Mattarella al governo, ai partiti, alla politica tutta che da troppo tempo vive nel presente, tra scontri continui, incapace di disegnare il futuro. Invece «il futuro è qui, è già cominciato e scrive sulle pagine del nostro presente».

L’APPELLO PER IL FUTURO «CHE È GIÀ QUI»

Nel salone dei Corazzieri del Quirinale il presidente della Repubblica vola alto ma picchia duro e la ricchissima platea di alte cariche dello Stato ascolta, forse tenendo a bada qualche senso di colpa. Nessun riferimento all’attualità della politica viene dal presidente, ma il suo pubblico j’accuse è chiarissimo. «Il futuro è già qui», ha ripetuto quasi a voler accertarsi che tutti intendano, «e per questo chi governa deve confrontarsi con lungimiranza, sulle prospettive, sull’ampio orizzonte del futuro». E «questa consapevolezza», ha aggiunto subito, «deve interpellare chi assume responsabilità politiche, istituzionali, di governo e chi, dall’opposizione, vi si confronta». Tutti, quindi. maggioranza e opposizione, pur nella logica delle loro posizioni partitiche, devono ascoltarsi, confrontarsi e poi lavorare per costruire futuro. Forse, ma questo Mattarella non l’ha detto, smettendola di pensare sempre solo alle prossime ineluttabili elezioni, nazionali o regionali che siano.

LA CITAZIONE DI ALDO MORO PER UNA POLITICA DI COLLABORAZIONE

Basta quindi con odio e intolleranza, con l’ossessivo aumento dei decibel perchè «una società attraversata da lacerazioni profonde corre un grave pericolo». Il capo dello Stato si è rivolto a una platea bipartisan dalla quale si sono notate le assenze dei due Matteo, Salvini e Renzi, e di Silvio Berlusconi: «chi riveste ruolo istituzionali deve avvertire la responsabilità di farlo in nome e per conto di tutti i cittadini». E poi la citazione di Aldo Moro quasi a ricordare l’esempio dei Grandi della Repubblica: «Sappiamo che la politica comporta anche scontri» ma serve anche oggi «la comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo». Si tratta di un “classico” del settennato Mattarelliano che è stato speso nell’infaticabile opera di richiamo a una politica concreta ma gentile, sempre al servizio del cittadino e mai solo della propria bandiera.

APPELLO PER DIFENDERE IL BENE COMUNI DI TUTTI

Il presidente ha sentito l’esigenza di almanaccare concetti che sarebbero banali in una società sana: «il bene comune è bene di tutti, nessuno escluso. E chi amministra la cosa pubblica, chi è chiamato al compito di governare esprime certo gli orientamenti della maggioranza ma con il dovere di rispettare e garantire la libertà e i diritti degli altri, delle minoranze. Questa è», ha ricordato, «l’essenza della democrazia, che richiede rispetto reciproco». In estrema sintesi, è ora che la politica esca dai recinti del mero consenso, dimostri coraggio e senso civico. Un richiamo che dimostra quale sia la preoccupazione del Quirinale per le «lacerazioni» tuttora aperte che sono state inferte al tessuto sociale del Paese.

L’APPELLO PER LAVORO E AMBIENTE

Per dare corpo alla sua analisi il presidente ha portato alla riflessione due esempi forti di cosa significhi progettare il futuro di una nazione: lavoro e ambiente. «La prolungata fase di debolezza dell’economia ha inciso pesantemente sul’apparato produttivo del nostro Paese, con pesanti conseguenze occupazionali e gravi fenomeni di disgregazione sociale. Ecco la missione per cui combattere e il nemico da sconfiggere insieme: il lavoro che manca, quel lavoro indicato come fondamento della nostra Repubblica». E ancora di più la progettualità della politica si dovrà inevitabilmente confrontare con l’ambiente: «oggi i mutamenti climatici fanno apparire fragili ed esposti i nostri territori, insicure le popolazioni. E questo cambiamento è evidente e dirompente. Serve una nuova cura del territorio».

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Mattarella contro «l’indecente» evasione fiscale

Il presidente della Repubblica incontrando gli studenti al Quirinale ha tuonato contro chi non paga le tasse: «È un atto di individualismo esasperato» che costa 119 miliardi l’anno.

Duro monito di Sergio Mattarella contro l’evasione fiscale. «È una cosa davvero indecente, perché i servizi comuni, la vita comune è regolata dalle spese pubbliche. Se io mi sottraggo al mio dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano, con le tasse che pagano».

PERCHÉ È DIFFICILE COMBATTERE QUESTA PIAGA?

La presa di posizione del capo dello Stato è stata resa nota della presidenza della Repubblica ed espressa nel corso di un incontro con degli studenti gli studenti di alcune scuole secondarie di secondo grado al Quirinale. In particolare il presidente ha risposto a una domanda di uno dei ragazzi, “Perché in Italia è così difficile combattere la piaga dell’evasione fiscale?”.

QUESTIONE DI SENSO CIVICO

«L’evasione fiscale è l’esaltazione della chiusura in sé stessi, dell’individualismo esasperato. È un problema serio in molti Paesi. Lo è nel nostro. Vi sono Paesi in cui è molto più grave, vi sono Paesi in cui invece il senso civico di ciascuno lo ha quasi azzerato. È un problema grave perché significa ignorare che si vive insieme e che la convivenza significa contribuire tutti insieme – come dice la Costituzione, secondo le proprie possibilità – alla vita comune».

LEGGI ANCHE: Nel 2016 l’evasione fiscale in Italia è costata 113 miliardi

UN’EVASIONE DA OLTRE 119 MILIARDI L’ANNO

«L’evasione fiscale», ha continuato Mattarella, «è calcolata nell’ultimo documento ufficiale dell’anno passato circa 119 miliardi di euro: una somma enorme. Se scomparisse, le possibilità di aumentare pensioni, di aumentare stipendi, di abbassare le tasse per chi le paga, e così via, sarebbero di molto aumentate». Per questo, ha concluso «anche lì il problema è di norme, di interventi, di controlli, di verifiche – che stanno dando qualche risultato – ma è soprattutto di cultura e di mentalità, di capire che in un’associazione, in una società, in una convivenza, se non si contribuisce tutti allo sforzo comune, c’è chi lo fa con onestà e c’è chi lo fa sfruttando quanto gli altri fanno. E questo non è giusto».

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Risarcimento chiesto a due orfane per femminicidio: l’Inps fa marcia indietro

Pasquale Tridico, presidente dell’istituto di previdenza, ha fatto sapere che non ci sarà alcun atto esecutivo per riscuotere i 124 mila euro chiesti alle giovani di 12 e 14 anni.

Dopo le violente polemiche sembra che l’Inps abbia deciso di fare marcia indietro sulla richiesta di risarcimento da 124mila euro avanzata dall’istituto nei confronti delle due giovani, divenute orfane nel 2013 per l’assassinio della madre, Cristina Biagi, a opera del padre, poi suicidatosi. Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico intervenendo a Radio Capital, ha spiegato che «la lettera con la richiesta di risarcimento è un atto dovuto, ma l’Inps ha già contattato i familiari avvisandoli che non ci sarà alcun atto esecutivo».

INTERVENUTO ANCHE SERGIO MATTARELLA

Sulla vicenda era intervenuto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il capo dello stato aveva, infatti chiamato la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo per parlare della richiesta di risarcimento nei confronti di due ragazzine. Lo stesso governo, in una nota il ministero del Lavoro, aveva fatto sapere stava seguendo da vicino il caso di Massa Carrara. Già il 7 dicembre le ministre Elena Bonetti e Nunzia Catalfo, avevano avuto un colloquio dal quale era nata l’intenzione di convocare un tavolo tecnico.

UNA VICENDA INIZIATA CON UN OMICIDIO-SUICIDIO NEL 2013

La vicenda è iniziata nel luglio del 2013 quando Marco Loiola, 40 anni, operaio, uccise la sua ex moglie, Cristina Biagi, 38 anni, sparandole all’interno del ristorante dove la donna lavorava suicidandosi subito dopo. Poche ore prima Loiola aveva tentato di uccidere un amico della coppia: raggiunto da sei colpi di pistola l’uomo riuscì a sopravvivere, con conseguenze per le quali l’Inps ha chiesto il conto alle due figlie di Loiola, un conto valutato in 124 mila euro, la cifra sostenuta dall’Istituto come indennità di malattia e per l’assegno di invalidità erogato all’uomo sopravvissuto.

UNA RICHIESTA PREVISTA PER LEGGE

Una «richiesta legittima, anche se immorale», aveva spiegato Francesca Galloni, avvocato della famiglia Biagi. «Se Loiola fosse stato ancora in vita, ovviamente l’Inps avrebbe chiesto a lui la somma. La legge prevede che si rifaccia sulle eredi». Le due ragazzine, dopo la morte dei genitori, hanno ereditato un immobile, la cui vendita tra l’altro non copre la cifra dovuta all’Inps e «una pensione che il nonno, loro tutore, mette da parte per il loro futuro». «Purtroppo», aveva chiarito la legale, «è previsto anche il recupero coattivo, se la somma non verrà erogata nei tempi. Per questo ho chiesto un incontro con Inps, sperando che, valutando la situazione, receda dalla richiesta o che si arrivi a transare una cifra inferiore, che possa essere pagata nel tempo dalle figlie di Cristina Biagi, che ricordo essere una vittima di femminicidio».

L’APPELLO DELLO ZIO AL CAPO DELLO STATO

«Il fatto che il presidente della Repubblica si sia interessato alle mie nipoti mi rassicura, finalmente, su una vicenda che non ci ha fatto dormire» a lungo, ha spiegato Alessio Biagi, lo zio delle minori. «Per noi Mattarella è un faro e ci commuove apprendere che una figura del suo spessore abbia deciso di aiutarci. Grazie». In precedenza Biagi si era appellato direttamente al Capo dello Stato per chiedere una soluzione con un post su Facebook. Spesso, aveva scritto, ci si dimentica «ciò che queste tragedie lasciano indietro: figli, in molti casi minorenni, affidati alle cure dei nonni, degli zii, che hanno il difficile compito di crescere, educare, arginare con tutto l’amore possibile un vuoto ed un dolore comunque impossibile da colmare. Nel nostro caso» si «è aggiunta una richiesta di risarcimento. Questa è la vicenda della famiglia Biagi, invitata a pagare una cifra mostruosa per evitare un procedimento giudiziario, che rendiamo pubblica per sensibilizzare l’Italia».

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Conte è salito al Quirinale per un incontro con Mattarella

Il colloquio mentre è ancora in corso il vertice a Palazzo Chigi sulla manovra, durante il quale la maggioranza avrebbe trovato un accordo. Attesa in serata una conferenza stampa chiarificatrice.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è salito al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’incontro – definito «interlocutorio» da fonti del Quirinale – è avvenuto mentre era in corso il vertice a Palazzo Chigi sulla manovra, non ancora concluso, durante il quale la maggioranza avrebbe trovato un’intesa per “correggere” la plastic tax e la sugar tax. Le coperture alternative arriverebbero da un’ulteriore stretta sui giochi, con un prelievo del 15% sulle vincite superiori a 25 euro. In serata, o nella notte, è attesa una conferenza stampa chiarificatrice.

LA FRAGILE TENUTA DEL GOVERNON

Non sono infatti note al momento le ragioni che hanno spinto il premier a recarsi al Colle, ma è lecito supporre che Conte abbia voluto informare preventivamente il Capo dello Stato sullo svolgimento del vertice e sui riflessi per la fragile tenuta del governo. Il 5 dicembre il leader di Italia viva, Matteo Renzi, aveva detto pubblicamente che l’esecutivo aveva «il 50% di possibilità» di restare in piedi. Ma lo scenario di una crisi, almeno per ora, dovrebbe essere scongiurato. Conte, probabilmente, ha voluto rassicurare Mattarella sotto questo profilo.

IL RISCHIO DI TEMPI CONTINGENTATI PER LA MANOVRA

Alle fibrillazioni interne alla maggioranza, tuttavia, si somma il rischio di un esame compresso della legge di bilancio in parlamento. I tempi sono tanto stretti che le modifiche saranno probabilmente concentrate tutte al Senato, mentre la Camera rischia di non toccare palla. Le opposizioni già minacciano ricorsi alla Consulta e sul punto anche i partiti che sostengono il governo avrebbero opinioni divergenti.

(notizia in aggiornamento)

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Salvini tira la giacca di Mattarella sul Mes

Il leader della Lega in conferenza stampa: «Chiederò al garante della Costituzione di far valere il dettato della Carta». Poi cita un messaggino che avrebbe inviato a giugno al premier Conte: «Non firmiamo un cazzo».

L’offensiva della Lega sul Mes, il fondo salva-Stati che i Paesi membri dell’Unione europea si apprestano a riformare, continua. E Matteo Salvini, attaccando il premier Giuseppe Conte, tira per la giacca anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

LEGGI ANCHE: Cos’è il Mes e perché Salvini e Meloni attaccano il governo

«A giudizio nostro Conte ha commesso un atto gravissimo, un attentato ai danni del popolo italiano», ha detto infatti l’ex ministro dell’Interno durante una conferenza stampa alla Camera. Poi si è rivolto direttamente al capo dello Stato: «Chiederò al garante della Costituzione di far valere il dettato della Costituzione. Se il parlamento dice “A” il governo non può fare “B”. Finché il parlamento non si è pronunciato, bisogna stare fermi». Salvini è tornato quindi sulle parole del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: «Secondo lui il Mes è un “passo avanti”, un “successo per l’Italia” e non è più modificabile. Ha smentito il presidente del Consiglio, uno dei due mente».

LEGGI ANCHE: Cos’è successo nella rissa alla Camera sul Mes

Il leader della Lega ha detto anche che esiste «un atto parlamentare votato il 19 giugno che invitava il governo a fermarsi e in democrazia il voto parlamentare è vincolante. Chi siede a questo tavolo ha amplissima documentazione di messaggi e WhatsApp, inviati al presidente Conte e al ministro dell’Economia, su quale fosse la posizione della Lega». Salvini ha quindi letto uno di tali messaggini, che avrebbe inviato a giugno: «Non firmiamo un cazzo». E ha spiegato: «La Lega non ha cambiato idea. Se il M5s ha cambiato idea, occorre un altro atto parlamentare in cui danno a Conte e al ministro dell’Economia un mandato diverso da quello che hanno dato al governo a giugno. Chiederemo un incontro ai massimi livelli istituzionali. I nostri legali stanno seguendo un altro percorso

LEGGI ANCHE: Borghi minaccia di portare Conte in Tribunale per il Mes

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Salvini tira la giacca di Mattarella sul Mes

Il leader della Lega in conferenza stampa: «Chiederò al garante della Costituzione di far valere il dettato della Carta». Poi cita un messaggino che avrebbe inviato a giugno al premier Conte: «Non firmiamo un cazzo».

L’offensiva della Lega sul Mes, il fondo salva-Stati che i Paesi membri dell’Unione europea si apprestano a riformare, continua. E Matteo Salvini, attaccando il premier Giuseppe Conte, tira per la giacca anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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«A giudizio nostro Conte ha commesso un atto gravissimo, un attentato ai danni del popolo italiano», ha detto infatti l’ex ministro dell’Interno durante una conferenza stampa alla Camera. Poi si è rivolto direttamente al capo dello Stato: «Chiederò al garante della Costituzione di far valere il dettato della Costituzione. Se il parlamento dice “A” il governo non può fare “B”. Finché il parlamento non si è pronunciato, bisogna stare fermi». Salvini è tornato quindi sulle parole del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: «Secondo lui il Mes è un “passo avanti”, un “successo per l’Italia” e non è più modificabile. Ha smentito il presidente del Consiglio, uno dei due mente».

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Il leader della Lega ha detto anche che esiste «un atto parlamentare votato il 19 giugno che invitava il governo a fermarsi e in democrazia il voto parlamentare è vincolante. Chi siede a questo tavolo ha amplissima documentazione di messaggi e WhatsApp, inviati al presidente Conte e al ministro dell’Economia, su quale fosse la posizione della Lega». Salvini ha quindi letto uno di tali messaggini, che avrebbe inviato a giugno: «Non firmiamo un cazzo». E ha spiegato: «La Lega non ha cambiato idea. Se il M5s ha cambiato idea, occorre un altro atto parlamentare in cui danno a Conte e al ministro dell’Economia un mandato diverso da quello che hanno dato al governo a giugno. Chiederemo un incontro ai massimi livelli istituzionali. I nostri legali stanno seguendo un altro percorso

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Mattarella riceve l’Osservatorio permanente giovani – editori

Il presidente della Repubblica ha incontrato una rappresentanza dell’organizzazione nel giorno del suo 20esimo anniversario.

Martedì 12 novembre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale una rappresentanza dell’Osservatorio permanente giovani – editori, guidata dal presidente Andrea Ceccherini. Nel giorno del 20esimo anniversario dell’Osservatorio, il capo dello Stato si è complimentato per l’importante lavoro svolto dall’organizzazione a favore delle giovani generazioni del Paese, nelle scuole e nelle università italiane, riconoscendo in particolare il valore civile e sociale dei progetti di media literacy Il Quotidiano in Classe e di economic and financial literacy Young Factor.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontra una delegazione dell’Osservatorio permanente dei giovani – editori in occasione del ventennale.

COLLABORAZIONE CON APPLE

Nell’ambito della stessa udienza, il capo dello Stato ha espresso la sua soddisfazione per la partnership strategica raggiunta tra l’azienda informatica statunitense Apple e l’Osservatorio: una collaborazione che cambia la statura e la portata dell’organizzazione, elevando a livello internazionale un progetto italiano dedicato a sviluppare il pensiero critico tra i giovani grazie al confronto tra più fonti di informazione di qualità orientate diversamente.

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L’intervento di Sergio Mattarella in difesa di Liliana Segre

Il presidente della Repubblica inaugurando l’anno dell’università Campus Biomedico ha citato le parole d’odio contro la senatrice a vita esprimendo la sua vicinanza: «La solidarietà deve contrastare intolleranza e odio».

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto direttamente nella complicata vicenda della scorta data a Liliana Segre. In particolare il capo dello Stato ha espresso il suo appoggio alla senatrice a vita, invitanto tutti ad agire: «La solidarietà, la convivenza, il senso di responsabilità devono contrastare l’intolleranza, l’odio, la contrapposizione».

Mattarella ha preso la parola al termine della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’università Campus Biomedico, in occasione «del 25esimo anno di questa straordinaria avventura scientifica e didattica». Il presidente della Repubblica ha invitato a pensare al futuro rifacendosi a quello che potrebbe desiderare un bambino e quindi «desiderare una vita serena, la convivenza la vicinanza con gli altri, contro l’arroccamento egoistico».

LEGGI ANCHE: I dati allarmanti sull’antisemitismo che cresce nel mondo

La contrapposizione tra «solidarietà» da una parte e «intolleranza, odio» dall’altra, non è «una alternativa retorica. Quando una bimba di colore non viene fatta sedere sull’autobus o quando una donna come Liliana Segre ha bisogno di una scorta, si capisce che questi non sono interrogativi astratti o retorici».

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