Ilva, ArcelorMittal ha depositato in Tribunale l’atto di recesso: le prossime tappe

Ora la causa dovrà essere assegnata a una delle due sezioni specializzate in materia di imprese.

Altro che trattativa con il governo guidato da Giuseppe Conte. ArcelorMittal tira dritto sull’Ilva e tramite i suoi avvocati ha depositato al Tribunale di Milano l’atto con cui chiede ufficialmente il recesso dal contratto d’affitto con obbligo di acquisto degli stabilimenti italiani, a partire da quello di Taranto. L’atto è già sul tavolo del presidente del Tribunale di Milano, Roberto Bichi. La causa è stata iscritta a ruolo e ora il presidente Bichi dovrà assegnare il procedimento, in base a rigidi criteri tabellari, a una delle due sezioni specializzate in materia di imprese.

(notizia in aggiornamento)

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Bankitalia approva la lotta al contante contro l’evasione

L’incentivo ai pagamenti elettronici potrebbe funzionare. E anche la stima del Pil 2020 allo 0,6% è condivisibile. L’audizione del direttore generale Signorini al Senato.

Bankitalia ha approvato le mosse dei giallorossi. A partire dalla lotta al contante. Che potrebbe ridurre l’evasione fiscale, anche se il governo non ha messo nero su bianco alcuna emersione di base imponibile con l’incentivo ai pagamenti elettronici. L’endorsement è arrivato dal vice direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini, durante un’audizione sulla legge di bilancio a Palazzo Madama: «È plausibile che nel medio periodo l’incentivo possa contribuire a ridurre la propensione a evadere, funzionerà bene se si riuscirà ad attuarlo in modo semplice e chiaro».

PROSPETTIVE DI CRESCITA CONDIVISIBILI

Bankitalia ha anche avallato la stima di crescita dell’economia italiana dello 0,6% contenuta nella manovra, considerata «condivisibile e in linea con le nostre valutazioni più recenti».

PER L’IVA PROBLEMA DI COPERTURE ALTERNATIVE

Poi Signorini ha parlato delle clausole di salvaguardia residue che nel 2021 e 2022 restano a un livello «significativo» al netto degli effetti della manovra, pari a un punto percentuale di Pil e 1,3 punti rispettivamente per i due anni. Se venissero abolite senza compensazioni «il peggioramento strutturale dei conti sarebbe considerevole» e dunque «si riproporrà l’esigenza di reperire coperture alternative».

TASSI SUI MUTUI SCESI SOTTO IL 2%

Capitolo tassi sui mutui, nella pubblicazione di Bankitalia “Banche e moneta” si legge che sono scesi a settembre abbondantemente sotto il 2%. I tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie si sono collocati all’1,82% contro il 2,08% di agosto.

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Delta conferma: pronta a comprare il 10% di Alitalia

La compagnia aerea americana mette sul piatto un investimento da 100 milioni di euro. E alla settima proroga e all’ennesimo prestito ponte da 400 milioni, il governo spera di chiudere con l’offerta per il 21 novembre.

Altro che Lufthansa. A dieci giorni dalla scadenza dell’offerta per Alitalia, la via della compagnia di bandiera tedesca è definitivamente sfumata, mentre l’americana Delta ha confermato il proprio impegno, rompendo il silenzio e ribadendo invece la disponibilità ad entrare col 10%.

SCADENZA FISSATA PER IL 21 NOVEMBRE

Ora l’attesa è tutta per il 21 novembre, su cui sono puntati anche gli occhi del Governo. Con il ministro dell’economia Roberto Gualtieri che auspica il rispetto dei tempi e soprattutto, dopo l’ultimo prestito “non indifferente” di 400 milioni concesso dal Tesoro, chiede un piano industriale “convincente” che consenta finalmente di voltare pagina. Delta, che è coinvolta nel dossier Alitalia da oltre un anno e nelle ultime settimane è rimasta alla finestra in attesa che Lufthansa concretizzasse le proprie ‘avance’ (cosa che poi non è avvenuta, visto che i tedeschi hanno riproposto le richieste di due anni fa, con la disponibilità a mettere soldi solo in una compagnia ristrutturata e tagli per 5-6 mila esuberi), ora torna a ribadire la propria posizione.

UNA PROMESSA DI INVESTIMENTO DA 100 MILIONI DI EURO

«Delta continua a lavorare con Ferrovie dello Stato e Atlantia e conferma di essere pronta a investire fino a 100 milioni di euro per una quota del 10% in Alitalia», spiega un portavoce, aggiungendo che «Delta resta impegnata a mantenere la propria partnership con Alitalia nel futuro». Parole che ora, dopo un anno di trattative e sette proroghe, indirizzano il dossier verso la stretta finale. Il governo si aspetta il rispetto della scadenza del 21 novembre. «È possibile e lo auspichiamo, che entro il termine previsto ci sia l’offerta finale e un piano industriale», dice il ministro dell’economia Gualtieri, sottolineando come l’ultimo prestito ponte sia stato concepito – e così spiegato a Bruxelles – «per arrivare a un piano industriale solido e competitivo che rilanci il vettore».

I SINDACATI CHIEDONO ZERO ESUBERI

«Credo che il tempo per capire ci sia stato. Ormai ci siamo ed è necessario avere delle certezze su come si comporrà il consorzio che effettuerà il rilancio», dice anche la ministra dei trasporti Paola De Micheli. E anche i sindacati spingono perché si faccia presto, augurandosi che il governo rispetti le promesse fatte fino ad ora, ovvero «nessuna flessione occupazionale – ricorda Annamaria Furlan della Cisl -, quindi nessun esubero, ma investimenti e rilancio».

FS GUARDA AL CLOSING DEFINITO A MARZO 2020

La palla è ora nelle mani di Fs. La società ferroviaria sta lavorando per rispettare la scadenza del 21 novembre, garantisce l’a.d. Gianfranco Battisti che però puntualizza: «i tempi non dipendono solo da noi». L’obiettivo di Fs è comunque allineato con le indicazioni dei commissari, ovvero «chiudere a marzo 2020 con l’ok di sindacati e antitrust». A non escludere uno slittamento (“minimo”) della scadenza, tra l’altro, sono gli stessi commissari, purché rimanga ferma la deadline del primo trimestre del prossimo anno per il closing. Non manca, infine, nel dibattito intorno al futuro della compagnia, anche la proposta di una «gestione pubblica» per un periodo transitorio tra 18 e 24 mesi, prevista da un emendamento di Leu al Dl Fisco.

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Intesa Sanpaolo: tra bonus e tassi bassi, ora ristrutturare casa conviene

I lavori di efficientamento energetico hanno portato minori consumi per 4,2 miliardi in 13 anni. I risparmi in bolletta possono arrivare a 522 euro l’anno. E fa bene anche all’ambiente.

Una casa con una classe energetica alta fa bene all’ambiente e dà benefici in bolletta. La riqualificazione degli edifici gode di agevolazioni fiscali che possono rendere i lavori più a portata di mano. Lo scorso 5 novembre, a Milano, durante il convegno “Facciamo più belle le nostre città” organizzato da Intesa Sanpaolo insieme ad Anaci, l’associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari, si è parlato diffusamente di queste opportunità. L’evento è servito a fare informazione su tematiche non del tutto note: «I condomini nel nostro paese sono in larga misura edifici che necessitano di ristrutturazioni importanti in termini di riqualificazione», ha spiegato Cinzia Bruzzone, responsabile retail di Intesa Sanpaolo, «Basti pensare che in Italia l’80% degli stabili ad uso abitativo è stato costruito prima degli anni 80 e le emissioni di gas serra sono costituite per il 70% dalle attività di climatizzazione di questi edifici. Questo è il momento ideale per una svolta, grazie alle agevolazioni fiscali e alle condizioni di tasso particolarmente favorevoli». I cosiddetti bonus casa, ossia le detrazioni per la ristrutturazione degli edifici, valgono il 50% della spesa. Mentre per risparmio ed efficientamento energetico valgono rispettivamente il 50 e 65%.

Cinzia Bruzzone, responsabile retail di Intesa Sanpaolo

IN LOMBARDIA IL 60% DELLE CASE HA BASSA EFFICIENZA ENERGETICA

Gli incentivi sui lavori di ristrutturazione edilizia finora hanno funzionato. Eppure, c’è ancora tanto da fare, soprattutto se si pensa che in Lombardia, una delle regioni dove sono già stati più intensi i benefici fiscali, il 60% degli edifici è a tutt’oggi classificato come classe G ed F di efficienza energetica (di cui il 36% in classe G). «La collaborazione con Anaci», ha proseguito Bruzzone, «che conta circa 8.000 amministratori professionisti in tutta Italia, è un ulteriore elemento che ha l’obiettivo di rendere consapevoli e informati gli amministratori di tutte le possibilità che oggi Ecobonus e Sismabonus mettono a disposizione dei cittadini. L’ulteriore possibile intervento di finanziamento da parte della banca fa si che si arrivi a casi in cui i condomini possano avviare i lavori con un minimo esborso iniziale».

RISPARMI IN BOLLETTA FINO A 522 ALL’ANNO

Se da una parte gli interventi sugli immobili danno un contributo importante per la lotta al cambiamento climatico, questi vanno a incidere anche sui consumi, calati di 4,2 miliardi tra il 2005 e il 2018. Se poi si confronta un immobile di classe energetica G, la più bassa, con uno di classe A++, la più alta, il risparmio all’anno in bolletta può arrivare a 522 euro. Anche il valore degli immobili cambia: secondo i dati dell’ufficio studi di immobiliare.it, il prezzo medio degli immobili in Italia è di 1.940 euro al metro quadro. Una casa di classe A ne vale 2.618, una differenza del 34% che può toccare anche il 60% per i progetti di particolare pregio.

SERVE UNA DRASTICA DIMINUZIONE DELLE EMISSIONI

Questo deve essere da ulteriore incentivo perché, fanno notare dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, uno dei fattori su cui si può incidere in modo più rapido sulle emissioni di gas serra è ridurre i consumi energetici delle famiglie, che sono costituiti per il 70% dalle attività di climatizzazione. Logico quindi che questo sia uno dei fronti sui quali intervenire a livello di sistema perché per limitare l’incremento del riscaldamento in atto a 1,5 gradi centigradi – e così evitare conseguenze catastrofiche – serve una riduzione drastica nelle emissioni del 45% entro il 2030.

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Intesa Sanpaolo: tra bonus e tassi bassi, ora ristrutturare casa conviene

I lavori di efficientamento energetico hanno portato minori consumi per 4,2 miliardi in 13 anni. I risparmi in bolletta possono arrivare a 522 euro l’anno. E fa bene anche all’ambiente.

Una casa con una classe energetica alta fa bene all’ambiente e dà benefici in bolletta. La riqualificazione degli edifici gode di agevolazioni fiscali che possono rendere i lavori più a portata di mano. Lo scorso 5 novembre, a Milano, durante il convegno “Facciamo più belle le nostre città” organizzato da Intesa Sanpaolo insieme ad Anaci, l’associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari, si è parlato diffusamente di queste opportunità. L’evento è servito a fare informazione su tematiche non del tutto note: «I condomini nel nostro paese sono in larga misura edifici che necessitano di ristrutturazioni importanti in termini di riqualificazione», ha spiegato Cinzia Bruzzone, responsabile retail di Intesa Sanpaolo, «Basti pensare che in Italia l’80% degli stabili ad uso abitativo è stato costruito prima degli anni 80 e le emissioni di gas serra sono costituite per il 70% dalle attività di climatizzazione di questi edifici. Questo è il momento ideale per una svolta, grazie alle agevolazioni fiscali e alle condizioni di tasso particolarmente favorevoli». I cosiddetti bonus casa, ossia le detrazioni per la ristrutturazione degli edifici, valgono il 50% della spesa. Mentre per risparmio ed efficientamento energetico valgono rispettivamente il 50 e 65%.

Cinzia Bruzzone, responsabile retail di Intesa Sanpaolo

IN LOMBARDIA IL 60% DELLE CASE HA BASSA EFFICIENZA ENERGETICA

Gli incentivi sui lavori di ristrutturazione edilizia finora hanno funzionato. Eppure, c’è ancora tanto da fare, soprattutto se si pensa che in Lombardia, una delle regioni dove sono già stati più intensi i benefici fiscali, il 60% degli edifici è a tutt’oggi classificato come classe G ed F di efficienza energetica (di cui il 36% in classe G). «La collaborazione con Anaci», ha proseguito Bruzzone, «che conta circa 8.000 amministratori professionisti in tutta Italia, è un ulteriore elemento che ha l’obiettivo di rendere consapevoli e informati gli amministratori di tutte le possibilità che oggi Ecobonus e Sismabonus mettono a disposizione dei cittadini. L’ulteriore possibile intervento di finanziamento da parte della banca fa si che si arrivi a casi in cui i condomini possano avviare i lavori con un minimo esborso iniziale».

RISPARMI IN BOLLETTA FINO A 522 ALL’ANNO

Se da una parte gli interventi sugli immobili danno un contributo importante per la lotta al cambiamento climatico, questi vanno a incidere anche sui consumi, calati di 4,2 miliardi tra il 2005 e il 2018. Se poi si confronta un immobile di classe energetica G, la più bassa, con uno di classe A++, la più alta, il risparmio all’anno in bolletta può arrivare a 522 euro. Anche il valore degli immobili cambia: secondo i dati dell’ufficio studi di immobiliare.it, il prezzo medio degli immobili in Italia è di 1.940 euro al metro quadro. Una casa di classe A ne vale 2.618, una differenza del 34% che può toccare anche il 60% per i progetti di particolare pregio.

SERVE UNA DRASTICA DIMINUZIONE DELLE EMISSIONI

Questo deve essere da ulteriore incentivo perché, fanno notare dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, uno dei fattori su cui si può incidere in modo più rapido sulle emissioni di gas serra è ridurre i consumi energetici delle famiglie, che sono costituiti per il 70% dalle attività di climatizzazione. Logico quindi che questo sia uno dei fronti sui quali intervenire a livello di sistema perché per limitare l’incremento del riscaldamento in atto a 1,5 gradi centigradi – e così evitare conseguenze catastrofiche – serve una riduzione drastica nelle emissioni del 45% entro il 2030.

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Intesa Sanpaolo: tra bonus e tassi bassi, ora ristrutturare casa conviene

I lavori di efficientamento energetico hanno portato minori consumi per 4,2 miliardi in 13 anni. I risparmi in bolletta possono arrivare a 522 euro l’anno. E fa bene anche all’ambiente.

Una casa con una classe energetica alta fa bene all’ambiente e dà benefici in bolletta. La riqualificazione degli edifici gode di agevolazioni fiscali che possono rendere i lavori più a portata di mano. Lo scorso 5 novembre, a Milano, durante il convegno “Facciamo più belle le nostre città” organizzato da Intesa Sanpaolo insieme ad Anaci, l’associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari, si è parlato diffusamente di queste opportunità. L’evento è servito a fare informazione su tematiche non del tutto note: «I condomini nel nostro paese sono in larga misura edifici che necessitano di ristrutturazioni importanti in termini di riqualificazione», ha spiegato Cinzia Bruzzone, responsabile retail di Intesa Sanpaolo, «Basti pensare che in Italia l’80% degli stabili ad uso abitativo è stato costruito prima degli anni 80 e le emissioni di gas serra sono costituite per il 70% dalle attività di climatizzazione di questi edifici. Questo è il momento ideale per una svolta, grazie alle agevolazioni fiscali e alle condizioni di tasso particolarmente favorevoli». I cosiddetti bonus casa, ossia le detrazioni per la ristrutturazione degli edifici, valgono il 50% della spesa. Mentre per risparmio ed efficientamento energetico valgono rispettivamente il 50 e 65%.

Cinzia Bruzzone, responsabile retail di Intesa Sanpaolo

IN LOMBARDIA IL 60% DELLE CASE HA BASSA EFFICIENZA ENERGETICA

Gli incentivi sui lavori di ristrutturazione edilizia finora hanno funzionato. Eppure, c’è ancora tanto da fare, soprattutto se si pensa che in Lombardia, una delle regioni dove sono già stati più intensi i benefici fiscali, il 60% degli edifici è a tutt’oggi classificato come classe G ed F di efficienza energetica (di cui il 36% in classe G). «La collaborazione con Anaci», ha proseguito Bruzzone, «che conta circa 8.000 amministratori professionisti in tutta Italia, è un ulteriore elemento che ha l’obiettivo di rendere consapevoli e informati gli amministratori di tutte le possibilità che oggi Ecobonus e Sismabonus mettono a disposizione dei cittadini. L’ulteriore possibile intervento di finanziamento da parte della banca fa si che si arrivi a casi in cui i condomini possano avviare i lavori con un minimo esborso iniziale».

RISPARMI IN BOLLETTA FINO A 522 ALL’ANNO

Se da una parte gli interventi sugli immobili danno un contributo importante per la lotta al cambiamento climatico, questi vanno a incidere anche sui consumi, calati di 4,2 miliardi tra il 2005 e il 2018. Se poi si confronta un immobile di classe energetica G, la più bassa, con uno di classe A++, la più alta, il risparmio all’anno in bolletta può arrivare a 522 euro. Anche il valore degli immobili cambia: secondo i dati dell’ufficio studi di immobiliare.it, il prezzo medio degli immobili in Italia è di 1.940 euro al metro quadro. Una casa di classe A ne vale 2.618, una differenza del 34% che può toccare anche il 60% per i progetti di particolare pregio.

SERVE UNA DRASTICA DIMINUZIONE DELLE EMISSIONI

Questo deve essere da ulteriore incentivo perché, fanno notare dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, uno dei fattori su cui si può incidere in modo più rapido sulle emissioni di gas serra è ridurre i consumi energetici delle famiglie, che sono costituiti per il 70% dalle attività di climatizzazione. Logico quindi che questo sia uno dei fronti sui quali intervenire a livello di sistema perché per limitare l’incremento del riscaldamento in atto a 1,5 gradi centigradi – e così evitare conseguenze catastrofiche – serve una riduzione drastica nelle emissioni del 45% entro il 2030.

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I lavori di efficientamento energetico hanno portato minori consumi per 4,2 miliardi in 13 anni. I risparmi in bolletta possono arrivare a 522 euro l’anno. E fa bene anche all’ambiente.

Una casa con una classe energetica alta fa bene all’ambiente e dà benefici in bolletta. La riqualificazione degli edifici gode di agevolazioni fiscali che possono rendere i lavori più a portata di mano. Lo scorso 5 novembre, a Milano, durante il convegno “Facciamo più belle le nostre città” organizzato da Intesa Sanpaolo insieme ad Anaci, l’associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari, si è parlato diffusamente di queste opportunità. L’evento è servito a fare informazione su tematiche non del tutto note: «I condomini nel nostro paese sono in larga misura edifici che necessitano di ristrutturazioni importanti in termini di riqualificazione», ha spiegato Cinzia Bruzzone, responsabile retail di Intesa Sanpaolo, «Basti pensare che in Italia l’80% degli stabili ad uso abitativo è stato costruito prima degli anni 80 e le emissioni di gas serra sono costituite per il 70% dalle attività di climatizzazione di questi edifici. Questo è il momento ideale per una svolta, grazie alle agevolazioni fiscali e alle condizioni di tasso particolarmente favorevoli». I cosiddetti bonus casa, ossia le detrazioni per la ristrutturazione degli edifici, valgono il 50% della spesa. Mentre per risparmio ed efficientamento energetico valgono rispettivamente il 50 e 65%.

Cinzia Bruzzone, responsabile retail di Intesa Sanpaolo

IN LOMBARDIA IL 60% DELLE CASE HA BASSA EFFICIENZA ENERGETICA

Gli incentivi sui lavori di ristrutturazione edilizia finora hanno funzionato. Eppure, c’è ancora tanto da fare, soprattutto se si pensa che in Lombardia, una delle regioni dove sono già stati più intensi i benefici fiscali, il 60% degli edifici è a tutt’oggi classificato come classe G ed F di efficienza energetica (di cui il 36% in classe G). «La collaborazione con Anaci», ha proseguito Bruzzone, «che conta circa 8.000 amministratori professionisti in tutta Italia, è un ulteriore elemento che ha l’obiettivo di rendere consapevoli e informati gli amministratori di tutte le possibilità che oggi Ecobonus e Sismabonus mettono a disposizione dei cittadini. L’ulteriore possibile intervento di finanziamento da parte della banca fa si che si arrivi a casi in cui i condomini possano avviare i lavori con un minimo esborso iniziale».

RISPARMI IN BOLLETTA FINO A 522 ALL’ANNO

Se da una parte gli interventi sugli immobili danno un contributo importante per la lotta al cambiamento climatico, questi vanno a incidere anche sui consumi, calati di 4,2 miliardi tra il 2005 e il 2018. Se poi si confronta un immobile di classe energetica G, la più bassa, con uno di classe A++, la più alta, il risparmio all’anno in bolletta può arrivare a 522 euro. Anche il valore degli immobili cambia: secondo i dati dell’ufficio studi di immobiliare.it, il prezzo medio degli immobili in Italia è di 1.940 euro al metro quadro. Una casa di classe A ne vale 2.618, una differenza del 34% che può toccare anche il 60% per i progetti di particolare pregio.

SERVE UNA DRASTICA DIMINUZIONE DELLE EMISSIONI

Questo deve essere da ulteriore incentivo perché, fanno notare dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, uno dei fattori su cui si può incidere in modo più rapido sulle emissioni di gas serra è ridurre i consumi energetici delle famiglie, che sono costituiti per il 70% dalle attività di climatizzazione. Logico quindi che questo sia uno dei fronti sui quali intervenire a livello di sistema perché per limitare l’incremento del riscaldamento in atto a 1,5 gradi centigradi – e così evitare conseguenze catastrofiche – serve una riduzione drastica nelle emissioni del 45% entro il 2030.

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Com’è andata la produzione industriale a settembre 2019

Secondo i dati dell’Istat a settembre è stato registrato un calo dello 0,4% su agosto e del 2,1% rispetto allo stesso mese del 2018.

La produzione industriale a settembre è diminuita dello 0,4% su agosto e del 2,1% sullo stesso mese del 2018. Lo ha reso noto l’Istat, con il dato corretto per gli effetti del calendario.

L’istituto di statistica ha sottolineato anche che il calo tendenziale di settembre (-2,1% corretto per gli effetti di calendario con 21 giorni lavorativi a fronte dei 20 di settembre 2018) è la settima flessione tendenziale consecutiva.

Nella media del terzo trimestre la produzione mostra una flessione congiunturale dello 0.5%. Nella media dei primi nove mesi dell’anno l’indice ha registrato una flessione tendenziale dell’1%.

A settembre è stato registrato un aumento della produzione congiunturale dei beni di consumo dello 0,7% e di quella dei beni strumentali dello 0,6% mentre per i beni intermedi e per l’energia si è registrato un calo della produzione rispettivamente dell’1% e dell’1,1%. Su base annua il calo del 2,1% della produzione industriale è il risultato di un aumento dell’1,2% per i beni di consumo e di un calo del 2% per i beni strumentali, del 5,2% per i beni intermedi e dello 0,1% per l’energia.

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Garrone scioglie la riserva: non correrà per il dopo Boccia

Il presidente del Sole 24 Ore abbandona l’idea di candidarsi alla guida di Confindustria. Ma la soddisfazione di Carlo Bonomi che temeva la sua concorrenza al Nord è durata poco. Gira voce che a scendere in campo sarà la torinese Licia Mattioli.

Ha scelto la sua Genova per manifestare la decisione di non concorrere alla successione di Vincenzo Boccia. C’era attesa per la scelta di Edoardo Garrone: lasciare la presidenza del Sole 24 Ore e mettersi in gara per la presidenza di Confindustria o giocare in difesa e tenersi fuori dalla mischia? Dopo averci pensato su molto, lasciando intendere che lo avrebbe fatto ora che era infastidito di essere indicato come il candidato del presidente uscente, cui certo non verrà riservata una standing ovation, alla fine ha scelto di restare a casa. Lo ha detto, privatamente, allo stesso Boccia, al presidente della Piccola Industria, Carlo Robiglio, e al presidente di Confindustria Genova nonché suo parente, Giovanni Mondini, in occasione del Forum della Piccola Industria che si è svolto sabato 9 novembre nel capoluogo ligure presso Ansaldo Energia, ospiti del past president genovese Giuseppe Zampini.

LEGGI ANCHE: Per il dopo Boccia il Veneto prenota due vice: Bauli e Piovesana

LICIA MATTIOLI, UNA NUOVA PREOCCUPAZIONE PER BONOMI

Naturalmente la notizia è immediatamente rimbalzata a Milano, dove Carlo Bonomi attendeva ansioso di sapere cosa avrebbe fatto Garrone. Anche se il presidente di Assolombarda non ha (ancora) formalizzato la sua candidatura, è ormai sceso apertamente in campo. E temeva la concorrenza del presidente del Sole, che avrebbe spaccato il fronte del Nord che Bonomi, a torto o a ragione, ritiene di poter coalizzare sul suo nome. Ma la sua soddisfazione per non avere tra i piedi Garrone è durata poco. Nel giro di ore è infatti subito esplosa la voce che a scendere in campo sarebbe stata la torinese Licia Mattioli, ora vicepresidente nazionale con lo specifico incarico dell’internazionalizzazione. Una candidatura su cui lo stesso Boccia si è affrettato a mettere cappello. 

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Italia leader in Europa per il settore delle due ruote

In questi giorni a Milano, presso Rho Fiera, è nel vivo del suo svolgimento EICMA 2019, l’Esposizione Internazionale del Ciclo..

In
questi giorni a Milano, presso Rho Fiera, è nel vivo del suo
svolgimento EICMA 2019, l’Esposizione Internazionale del Ciclo e
Motociclo che per quest’anno arriva alla sua 77esima edizione. Un evento di natura
fieristica
di caratura mondiale che detiene la leadership nel
settore delle due ruote. Con la presenza di oltre 1.200 espositori
e l’intento di valorizzare e promuovere le realtà produttive
che operano nella filiera industriale del settore ciclo, motociclo e accessori,
attrae ogni anno centinaia di migliaia di visitatori.

Un
settore quello delle due ruote che non solo attrae fortemente ma che, in Italia
e in Europa, vola con numeri di produzione e di fatturato davvero importanti.
Bici, moto, ciclomotori, scooter, componenti e accessori affascinano il
pubblico italiano che ama le due ruote, le studia, le compra e le usa
abitualmente. Tutto questo si riversa sul settore delle produttività e
del business, vera miniera per il Bel Paese che per l’industria
della due ruote
si conferma, secondo i dati di Confindustria ANCMA
(Associazione Nazionale Ciclo, Motociclo e Accessori), il punto di
riferimento in Europa
.

I NUMERI DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY A DUE RUOTE

L’industria delle due ruote impiega circa 20.000 dipendenti diretti e fattura oltre 5 miliardi di euro. La produzione italiana di motocicli (350mila unità) e di biciclette (2,4 milioni unità) occupa saldamente il primo posto a livello europeo. In Italia il settore conta complessivamente più di 5.000 punti vendita: il commercio di bici, moto, ciclomotori, scooter, componenti e accessori, con il loro indotto, dà lavoro a circa 60.000 persone.

+ 6,4% PER IL MERCATO ITALIANO DELLE DUE RUOTE A MOTORE

Che il mercato delle due ruote in Italia funziona lo dicono chiaramente i dati. Nei primi nove mesi di quest’anno le immatricolazioni hanno fatto segnare un + 6,4% rispetto al 2018. Un risultato che deriva da una accelerazione delle moto (+ 8,6%) che ricoprono il 44% del mercato, e da un incremento degli scooter (+ 4,8%) che ne rappresentare il 56%. A perdere volumi sono, invece i “cinquantini”, – 4,2%. Sono 213.500 i pezzi venduti nel mercato due ruote da gennaio a settembre 2019 e le previsioni per l’anno stimano un totale di circa 250.000 veicoli.

IL MERCATO DELLE DUE RUOTE NON A MOTORE RESISTE E FUNZIONA

Non deludono anche i dati dedicati alle due ruote non a motore, con specifiche sull’elettrico e selle bici, comprese anche quelle più moderne come le e-bike. Nel 2018, infatti, in Europa sono stati immatricolati 47.179 motoveicoli elettrici (+ 36% su 2017), corrispondenti al 3,7% del mercato endotermico (1.277.708 unità). Il nostro Paese, con 3.600 veicoli venduti nel 2018 (+ 44% su 2017), raccoglie il 7,6% del mercato europeo. Continua a tenere anche il mercato delle biciclette. Ben 1.595.000 quelle vendute nel 2018 mettendo comunque in conto la straordinaria crescita di bikesharing a postazione fissa e free floating (+ 147% solo nel 2017 e una flotta di circa 40mila mezzi sul territorio). Buoni risultati anche per l’e-bike. Confindustria ANCMA stima una vendita di 173.000 pezzi, pari a +16,8% rispetto al 2017. Va bene anche l’export delle bici a pedalata assistita, che nel 2018 raggiunge un valore di 42 milioni di euro, + 300% sull’anno precedente.

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Ubi Banca, i risultati dei primi nove mesi del 2019

Utile contabile a 191,1 milioni di euro. In crescita il reddito operativo che si attesta al 9,6%.

La performance commerciale evidenziata dai risultati di Ubi Banca è positiva, come attesta la crescita del reddito operativo salito a/a del 9,6%.
Questo testimonia la capacità strutturale della banca di produrre utile e riflette la forte resilienza del margine di interesse che si è ridotto del 2,7%, e cioè in misura molto inferiore rispetto ai competitor.

Una buona performance delle commissioni che sono cresciute grazie al contributo determinante della raccolta indiretta che ha superato quota 100 mld, con una crescita sia dell’asset management sia del comparto assicurativo cresciuti rispettivamente del 7,8 % e dell’8,3%.
L’utile netto contabile, che è diminuito anno su anno da 210,5 a 191,1 milioni, risente dell’incidenza del costo del credito il quale riflette l’effetto delle operazioni sugli npl (-2,2 mld di euro a/a) che da un lato hanno permesso di raggiungere un NPE ratio del 9,07% ma hanno anche comportato un costo transitato per il conto economico.

La banca quindi è strutturalmente più forte, capace di produrre reddito ma in questa situazione vede una riduzione dell’utile netto contabile perché, in sostanza, una parte di utile è stata investita nel miglioramento strutturale dei conti della banca, testimoniato dal ratio degli npl.
La performance commerciale è però distintiva.

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Terna, inaugurato a Napoli il nuovo hub per l’innovazione

É il primo del Sud Italia. Sarà focalizzato su trasformazione digitale di processi aziendali, gestione delle risorse umane e processi organizzativi. Il progetto fa parte del percorso di innovazione e digitalizzazione per il quale Terna investirà circa 700 milioni di euro nei prossimi 5 anni.

Diventare un laboratorio di idee
innovative al servizio della rete elettrica. È il futuro immaginato da Terna
per il suo nuovo Innovation Hub, presentato lo scorso 7 novembre nella sede di
Napoli. Il polo della capitale partenopea è il primo nel Sud Italia: sarà focalizzato sul digital to people,
ovvero sulla trasformazione digitale dei processi aziendali e l’innovazione
degli strumenti nell’area delle risorse umane e dell’organizzazione. Presenti
all’inaugurazione, oltre all’amministratore delegato di Terna, Luigi Ferraris,
anche il ministro dell’Innovazione Paola Pisano e il consigliere delegato
all’Informatizzazione e all’Agenda digitale della Città Metropolitana di Napoli, Rosario Ragosta.
«È il nostro secondo Innovation hub», ha affermato Ferraris che ne ha già
inaugurato un altro a Torino, «fa parte della strategia di portare
l’innovazione sul territorio e favorire un collegamento più stretto tra la
nostra azienda, le università, le startup locali».

IN CAMPANIA 536 MILIONI DI INVESTIMENTI IN 5 ANNI

« L’Innovation Hub di Napoli è la conferma dell’importanza di questa città e della regione », ha evidenziato Ferraris, « nella strategia di Terna che prevede nei prossimi cinque anni investimenti sulla rete elettrica campana per oltre 536 milioni di euro ». La società che gestisce la rete nazionale ha inoltre lanciato un nuovo concorso che ha l’obiettivo di coinvolgere professionisti locali nella progettazione di stazioni elettriche integrate nel territorio. Si parte proprio dalla Campania, dove a Capri Terna ha già realizzato una stazione unica nel suo genere, progettata in armonia con l’ambiente nel quale si inserisce.

GIÀ 6 STARTUP SELEZIONATE PER PROGETTI DIGITAL

L’Innovation Hub di Napoli fa parte del percorso di innovazione e digitalizzazione per il quale Terna intende investire circa 700 milioni di euro nei prossimi 5 anni a livello nazionale.  «È importantissimo», ha detto nel suo intervento il ministro Pisano, «dare il giusto ruolo all’innovazione e alla trasformazione del Paese. L’innovazione deve essere una misura strutturale, perché può incidere sull’aumento dei posti di lavoro e la competitività. Il ministero segue con attenzione le attività che si faranno all’interno del centro Terna di Napoli, con una forte attenzione a formazione, tecnologie usate, all’open innovation, per aumentare il numero di startup. Il pubblico deve diventare un attore principale nella partnership con le grosse aziende». Dopo Torino e Napoli, il piano proseguirà presto in altre città italiane. Intanto sono 6 le prime sturtup selezionate che nella città campana svilupperanno progetti di digital safety e di digital human resources: dai processi per rendere più efficiente la manutenzione degli asset, alla realizzazione di app che ricostruiscono virtualmente operazioni sul campo da utilizzare per formare il personale, alla realizzazione di una piattaforma di raccolta delle necessità formative per progettare percorsi di training personalizzato e di coaching digitale.

IL PROGETTO PUNTA A FAVORIRE LA TRANSIZIONE ENERGETICA

L’obiettivo, in uno scenario energetico sempre più complesso, è sviluppare prototipi di idee innovative focalizzate sui nuovi trend tecnologici: «Siamo orgogliosi di proseguire questo percorso di innovazione che ha l’obiettivo di creare sinergie tra le persone e le professionalità di Terna e le eccellenze del territorio per sviluppare idee e percorsi innovativi a beneficio di una rete elettrica sempre più moderna, efficiente, flessibile e sostenibile in grado di favorire la transizione energetica in atto», ha detto ancora l’ad di Terna. Con questi progetti l’azienda punta a favorire la cultura dell’innovazione, la creazione di future professionalità di eccellenza e lo sviluppo di soluzioni industriali che possano avere implementazione su più larga scala.

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Terna, inaugurato a Napoli il nuovo hub per l’innovazione

É il primo del Sud Italia. Sarà focalizzato su trasformazione digitale di processi aziendali, gestione delle risorse umane e processi organizzativi. Il progetto fa parte del percorso di innovazione e digitalizzazione per il quale Terna investirà circa 700 milioni di euro nei prossimi 5 anni.

Diventare un laboratorio di idee
innovative al servizio della rete elettrica. È il futuro immaginato da Terna
per il suo nuovo Innovation Hub, presentato lo scorso 7 novembre nella sede di
Napoli. Il polo della capitale partenopea è il primo nel Sud Italia: sarà focalizzato sul digital to people,
ovvero sulla trasformazione digitale dei processi aziendali e l’innovazione
degli strumenti nell’area delle risorse umane e dell’organizzazione. Presenti
all’inaugurazione, oltre all’amministratore delegato di Terna, Luigi Ferraris,
anche il ministro dell’Innovazione Paola Pisano e il consigliere delegato
all’Informatizzazione e all’Agenda digitale della Città Metropolitana di Napoli, Rosario Ragosta.
«È il nostro secondo Innovation hub», ha affermato Ferraris che ne ha già
inaugurato un altro a Torino, «fa parte della strategia di portare
l’innovazione sul territorio e favorire un collegamento più stretto tra la
nostra azienda, le università, le startup locali».

IN CAMPANIA 536 MILIONI DI INVESTIMENTI IN 5 ANNI

« L’Innovation Hub di Napoli è la conferma dell’importanza di questa città e della regione », ha evidenziato Ferraris, « nella strategia di Terna che prevede nei prossimi cinque anni investimenti sulla rete elettrica campana per oltre 536 milioni di euro ». La società che gestisce la rete nazionale ha inoltre lanciato un nuovo concorso che ha l’obiettivo di coinvolgere professionisti locali nella progettazione di stazioni elettriche integrate nel territorio. Si parte proprio dalla Campania, dove a Capri Terna ha già realizzato una stazione unica nel suo genere, progettata in armonia con l’ambiente nel quale si inserisce.

GIÀ 6 STARTUP SELEZIONATE PER PROGETTI DIGITAL

L’Innovation Hub di Napoli fa parte del percorso di innovazione e digitalizzazione per il quale Terna intende investire circa 700 milioni di euro nei prossimi 5 anni a livello nazionale.  «È importantissimo», ha detto nel suo intervento il ministro Pisano, «dare il giusto ruolo all’innovazione e alla trasformazione del Paese. L’innovazione deve essere una misura strutturale, perché può incidere sull’aumento dei posti di lavoro e la competitività. Il ministero segue con attenzione le attività che si faranno all’interno del centro Terna di Napoli, con una forte attenzione a formazione, tecnologie usate, all’open innovation, per aumentare il numero di startup. Il pubblico deve diventare un attore principale nella partnership con le grosse aziende». Dopo Torino e Napoli, il piano proseguirà presto in altre città italiane. Intanto sono 6 le prime sturtup selezionate che nella città campana svilupperanno progetti di digital safety e di digital human resources: dai processi per rendere più efficiente la manutenzione degli asset, alla realizzazione di app che ricostruiscono virtualmente operazioni sul campo da utilizzare per formare il personale, alla realizzazione di una piattaforma di raccolta delle necessità formative per progettare percorsi di training personalizzato e di coaching digitale.

IL PROGETTO PUNTA A FAVORIRE LA TRANSIZIONE ENERGETICA

L’obiettivo, in uno scenario energetico sempre più complesso, è sviluppare prototipi di idee innovative focalizzate sui nuovi trend tecnologici: «Siamo orgogliosi di proseguire questo percorso di innovazione che ha l’obiettivo di creare sinergie tra le persone e le professionalità di Terna e le eccellenze del territorio per sviluppare idee e percorsi innovativi a beneficio di una rete elettrica sempre più moderna, efficiente, flessibile e sostenibile in grado di favorire la transizione energetica in atto», ha detto ancora l’ad di Terna. Con questi progetti l’azienda punta a favorire la cultura dell’innovazione, la creazione di future professionalità di eccellenza e lo sviluppo di soluzioni industriali che possano avere implementazione su più larga scala.

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Essere leader di pensiero, come rinforzare credibilità e fiducia in un’azienda

Creare e mantenere la leadership nell’era della digitalizzazione è sempre più difficile e per i leader e i manager di successo non è più possibile appellarsi esclusivamente alla dimensione cibernetica per la propria reputazione. La thought leadership rappresenta un’ottima opportunità che, se accompagnata da una efficiente visione strategica, è in grado di favorire il successo di un’azienda.

Il mondo aziendale è sempre più vitale, disinibito e competitivo. Alla luce dei continui cambiamenti che caratterizzano il settore, creare e, soprattutto, mantenere la propria leadership sta diventando sempre più complesso.

I leader devono essere in grado di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all’interno dei propri team, mantenendo viva l’attenzione degli interlocutori e la propria esclusività. Questi elementi, inseriti in un contesto sempre più veloce e digitalizzato, hanno reso necessario ripensare le figure di manager e leader, il loro ruolo e il loro approccio nei confronti del contesto di riferimento.

Nello specifico, i social network e internet sono diventati cruciali per il mantenimento di posizioni di rilievo all’interno della società. Questi, però, a volte risultano essere poco affidabili. Basti pensare alle conseguenze devastanti degli attacchi hacker o ai possibili down di internet. Non è un caso, infatti, che nei giorni scorsi, durante le manifestazioni di protesta che si sono svolte in Iraq, la connessione a Internet sia mancata a milioni di utenti nel Paese. Questo, un esempio tra tanti, rivela quanto affidarsi esclusivamente ai social e alla dimensione cibernetica non sia più sufficiente e poco sicuro.

L’ORIGINE DELLA THOUGHT LEADERSHIP

È necessario, dunque, ripensare la dirigenza in modo efficace e stimolante per preservare i caratteri esclusivi del leader e garantirne il suo durevole successo. In questo caso la thought leadership, parola d’ordine negli ultimi anni, rappresenta una strategia soddisfacente. Il termine, coniato per la prima volta nel 1994 da Joel Kurtzman, l’editore fondatore di Strategy+Business, una rivista di management pluripremiata per i decisori nelle aziende e nelle organizzazioni di tutto il mondo, può essere identificata come un tipo di content marketing che prevede la condivisione di media e contenuti editoriali per acquisire clienti in cui si attinge al talento, all’esperienza e alla passione all’interno della propria azienda per rispondere in modo coerente alle domande dei propri clienti e del proprio target di riferimento.

Un thought leader è un esperto del settore che condivide la sua esperienza con un pubblico più ampio allo scopo di educare, migliorare e aggiungere valore al settore nel suo complesso

Kelsey Raymond, la co-fondatrice e ceo di Influence & Co.

Kelsey Raymond, la co-fondatrice e ceo di Influence & Co., un’agenzia di content marketing, descrive un thought leader come «un esperto del settore che condivide la sua esperienza con un pubblico più ampio allo scopo di educare, migliorare e aggiungere valore al settore nel suo complesso». La thought leadership è oggi sempre più radicata e comprende una serie di attività volte a posizionare un individuo o una realtà aziendale nel ruolo di massimi esperti nel loro campo.

IL LEADER DEL PENSIERO DEVE ESSERE CREDIBILE E UN BUON COMUNICATORE

Un thought leader è una figura riconosciuta da colleghi, clienti ed esperti del settore come profondamente competente del business in cui si trova, delle esigenze dei clienti e del più ampio mercato in cui opera. Questo è, generalmente, un efficace comunicatore, risorsa coinvolgente per un pubblico specifico. Il soggetto identificato come thought leader è dunque detentore di una certa fama e un certo posizionamento che deriva dalla sua credibilità e dalla solidità dimostrata sul campo. Un programma di thought leadership, diretto da un leader di pensiero, se ben strutturato, può aiutare piccole aziende o startup a potenziare le proprie strutture a essere competitive sul mercato. Il pensiero organizzato e coerente permette di allineare i potenziali clienti con un preciso modo di pensare, agevolando la conversazione e rendendola più efficace al perseguimento dei propri obiettivi.

RACCONTARE LA PROPRIA STORIA PER ENTRARE IN CONNESSIONE

I leader di pensiero aiutano, dunque, a supportare gli altri attraverso la condivisione di esperienze e conoscenze. Questa condivisione permette all’individuo di essere percepito come una figura di autorità affidabile a cui le persone si rivolgono quando hanno bisogno di consigli o di una guida. Questo posizionamento permette, non solo di essere apprezzati al pubblico a cui già si rivolgeva, ma anche di essere notati da un nuovo pubblico e di raggiungere nuovi obiettivi incrementando la platea di interlocutori. Sono leader che si aprono e raccontano storie di vita vissuta. Riportano gli aspetti che hanno motivato le loro scelte inziali, come hanno mosso i primi passi nella loro attività e quali errori hanno commesso lungo la strada. Questo approccio li aiuta a entrare in connessione con il proprio pubblico e a risultare credibili, ispirando fiducia e solidità.

APRIRSI PER ISPIRARE I DIPENDENTI E INCORAGGIARE IDEE CREATIVE

La thought leadership, differentemente da altri approcci dirigenziali, garantisce la creazione di un ambiente in cui team e partner imparano continuamente e sono costantemente incoraggiati a sviluppare idee creative. Questo ispira l’apertura e stimola l’innovazione, creando così un vero vantaggio competitivo. La cultura dell’apprendimento rappresenta, infatti, un vero valore aggiunto che l’azienda può vantare e utilizzare in maniera strategica nei confronti dei propri competitor.

In conclusione, la thought leadership costituisce un’ottima opportunità e un’esperienza gratificante che può comportare benefici, a breve e a lungo termine, per creare e mantenere la propria reputazione, o quella di un’azienda, in un mondo interconnesso e sempre più precario. Per diventare un thought leader è necessario mettersi in gioco in maniera strategica, individuando le esperienze da condividere e identificando l’utilità che da questa condivisione può derivare. In particolare, nelle piccole aziende questa strategia può rappresentare l’ago della bilancia e costituire il valore aggiunto e il vantaggio competitivo dell’azienda rispetto ad altri grandi competitor.

Gianluca Comin è professore di Strategie di Comunicazione, Luiss, Roma

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Poste Italiane, ecco i dati dei primi nove mesi

I ricavi del terzo trimestre sono in aumento, con una crescita complessiva nei nove mesi dell’1,7%. Utile netto a +2,6%

Poste Italiane ha chiuso i primi nove mesi del 2019 con ricavi pari a 8,089 miliardi di euro, riscontrando un aumento dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2018. I ricavi nel terzo trimestre si sono attestati a 2,568 miliardi, in salita dell’1,8% rispetto al terzo trimestre del 2018. L’utile netto nei nove mesi è stato pari a 1,083 miliardi (+2,6%), mentre quello dell’ultimo trimestre si è fermato a 320 milioni (-0,4%). I numeri sono in linea con gli obiettivi 2019 del piano Delivery 2022 su tutti i segmenti di business.

Per la prima volta il Gruppo guidato dall’amministratore delegato Matteo Del Fante ha approvato la distribuzione di un acconto sul dividendo 2019, pari a 0,154 euro per azione, corrispondente a un terzo della somma prevista per il 2019 (pari a 0,463 euro). L’acconto sarà distribuito a partire dal 20 novembre, con data stacco della cedola al 18 e record date al 19 novembre.

Grande spinta data dai Servizi Assicurativi, che hanno ottenuto nel trimestre ricavi pari a € 423 milioni (+16,5% rispetto al terzo trimestre del 2018) mentre il comparto Pagamenti, Mobile e Digitale ha registrato ricavi pari a € 171 milioni (+10,6% rispetto al terzo trimestre del 2018). Nel comparto Corrispondenza, Pacchi e Distribuzione continua il processo di trasformazione industriale in corso: il Joint Delivery Model è stato implementato nel 95% dei centri di recapito previsti a Piano  e i ricavi scendono del 3,5% a 800 milioni di euro. Stabili i ricavi dei servizi finanziari a 1173 milioni di euro (-0,1%).

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Alla ricerca di idee imprenditoriali per lo sviluppo del Mezzogiorno col progetto “Resto al Sud Hackathon Tour”

Invitalia, in partnership con l’Università di Bari “Aldo Moro”, lancia la prima call che si chiuderà il 22 novembre.
4 tappe in 4 università per raccogliere i progetti più interessanti a favore del Sud Italia.

Stimolare ed accelerare idee e proposte imprenditoriali per lo sviluppo del Mezzogiorno
da finanziare con gli incentivi
Resto al Sud
.

È questo l’obiettivo del “Resto al Sud Hackathon Tour” promosso da Invitalia, l’Agenzia per lo sviluppo, in partnership con 4 università italiane, alla ricerca di giovani aspiranti imprenditori che vogliano avviare un’attività nelle regioni del Sud, in settori strategici e innovativi.

Parte il 6 novembre la prima call, rivolta ai
laureati e laureandi dell’Università di Bari, tra i 18 e i 35 anni, con idee di impresa da sviluppare nel corso dell’Hackathon che si svolgerà il 29 e 30 novembre presso il
Centro di Eccellenza per l’Innovazione e la Creatività dell’Ateneo, partner dell’iniziativa (aula BaLab ‘Guglielmo Minervini’).

C’è tempo fino al 22 novembre
per iscriversi e partecipare al contest, organizzato in
collaborazione con la società benefit Onde Alte, presentando idee
progettuali centrate su uno dei 4 ambiti ritenuti prioritari
per lo sviluppo del Sud:

  • Salute e Welfare
  • Ambiente
  • Turismo Sostenibile
  • Agritech e Foodtech

Le migliori proposte progettuali, che verranno selezionate anche in base ai criteri dell’innovazione, della sostenibilità e dell’impatto sociale, parteciperanno alla full immersion del 29-30 novembre, dove un team di mentor lavorerà insieme agli startupper con un approccio “open innovation” per accelerare lo sviluppo dei progetti e accompagnare i team davanti alla giuria di esperti che sceglierà il vincitore.

In palio ci sono servizi per l’accrescimento delle competenze e l’internazionalizzazione del business
presso partner (incubatori all’estero) di comprovata esperienza.

Prima di iscriversi e caricare la presentazione dell’idea progettuale
sul sito di Invitalia
, si consiglia di leggere il
Regolamento
.

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