Le vittime salgono a 50, ma tra i 2000 feriti ce ne sono di gravi. Alcuni vengono trasferiti in Puglia.
Sono 50 le vittime del terremoto di martedì 26 novembre in Albania. Cinquanta, un numero ufficiale che potrebbe ancora salire perché 2.000 sono i feriti, alcuni in gravi condizioni, mentre sono terminate le ricerche di eventuali superstiti o corpi senza vita tra le macerie. Lo ha annunciato questa mattina il premier Edi Rama, affermando che i feriti sono circa 2.000. Il governo di Tirana alza bandiera bianca, non c’è più speranza. Il premier ha inoltre indicato che, secondo i dati preliminari, circa 900 edifici a Durazzo e oltre 1.465 nella capitale Tirana hanno subito gravi danni.
SEI BAMBINI TRA LE VITTIME
Tra le vittime si contano sei bambini e 22 donne. Sono 26 le persone morte nel crollo di due palazzine nella sola Thumana, località a circa 20 chilometri a nord di Tirana, mentre altre 24 hanno perso la vita in varie zone di Durazzo, dove sono crollati due alberghi sulla spiaggia, due palazzi in città e una villetta di tre piani, nella quale sono morti 8 membri della famiglia Lala, tra cui 4 bambini. Tra i feriti, almeno 41 sono ancora ricoverati negli ospedali di Tirana e Durazzo. Grave una giovane ragazza, che non può nemmeno trasferita all’estero, come invece è successo per altre tre persone, due delle quali sono state portate in Italia, per ottenere cure specializzate. In gravi condizioni anche un ragazzo.
LA SOLIDARIETÀ ITALIANA
In collaborazione con aeroporti di Puglia, la Regione Puglia ha potenziato i collegamenti aerei con l’Albania da Bari e Brindisi, per fare fronte a molteplici esigenze logistiche. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, è in continuo contatto con la task force dei volontari e degli specialisti della Protezione civile regionale e del Servizio sanitario regionale-servizio maxi-emergenze e 118 che in queste ore sono a Durazzo e in altri centri dell’Albania colpiti dal terremoto. La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha destinato 500.000 euro, provenienti dai fondi dell’8xmille, alle vittime del terremoto. Lo stanziamento avverrà tramite Caritas Italiana – informa una nota -, che ne renderà conto al Servizio per gli Interventi Caritativi a favore del Terzo Mondo.
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Gli effetti del sisma aggravano i problemi. Crescita rallentata, scontri di piazza, veto francese sull’ingresso nell’Ue. Per le divisioni europee e la piaga interna dei traffici criminali e dell’abusivismo. Anche edilizio.
Il terremoto è l’ultimo – e il più grave – dei colpi che in questi mesi si sono abbattuti sull’Albania. I morti e la devastazione di Durazzo non aiutano l’ex protettorato italiano mai decollato dalla rovinosa fine della dittatura di Enver Hoxha. In crescita, ma non abbastanza per un Paese ancora molto povero, rapportato all’economia dell’Ue. Fragile di infrastrutture e di strutture, come ha dimostrato il sisma a Durazzo del 26 novembre 2019 di magnitudo 6.4. Le scosse successive continuano a far crollare come cartapesta gli ammassi di cemento delle case e dei palazzi accatastati su terreni franosi. Senza le minime norme antisismiche, negli anni delle speculazioni finanziarie e dell’anarchia politica e anche dopo. L’abusivismo dell’edilizia controllata dai clan locali e stranieri è una delle piaghe combattute dal governo di Edi Rama: il premier socialista ha fatto degli sforzi, bloccando cantieri e abbattendo ecomostri. E in generale per far rispettare di più le regole. Ma non sono bastati a convincere tutti a Bruxelles a dare il via, quest’autunno, ai negoziati per ammettere l’Albania nell’Ue.
CRESCITA TROPPO BASSA PER L’UE
Tanto la Banca mondiale quanto il Fondo monetario internazionale (Fmi) rivedono al ribasso, attorno al 3% anziché al 3,7%, le previsioni di crescita dell’Albania per il 2020, tenuto conto della contrazione nel 2019. Un ritmo reputato dal Fmi «troppo basso per una convergenza tangibile con gli standard di vita nell’Ue, considerato che il reddito pro capite pari degli albanesi è pari a un quarto della media nell’Ue». Per l’organizzazione internazionale che sprona Tirana a una «migliorare governance» pesano ancora le «debolezze delle infrastrutture e delle istituzioni economiche che impediscono un miglioramento ampio e duraturo degli standard di vita». Queste perplessità hanno bloccato la Francia, il Belgio e la Danimarca dal sì all’allargamento, al Consiglio europeo di fine ottobre, all’Albania dell’Ue. «Un duro colpo» per il premier Rama «molto deluso», come diversi altri leader europei. Sperava nel passo, slittato già due volte dal 2017. Aveva l’appoggio deciso di Italia e Germania, ma la Francia poi ha tirato il freno a mano anche con la Macedonia del Nord.
IL VETO FRANCESE SU ALBANIA E MACEDONIA
Emmanuel Macron si è scontrato, ancora una volta in questi mesi, con la cancelliera Angela Merkel per una questione di fondo che divide da sempre la leadership franco-tedesca dell’Ue, e che stavolta si riflette nelle procedure da adottare con gli Stati balcanici. Parigi chiede una maggiore integrazione tra gli Stati già membri dell’Ue, attraverso anche la revisione di alcuni meccanismi decisionali interni, prima di includerne altri. Anche per evitare di ripetere lo squilibrio di un’Europa a tre velocità (la seconda è nei Pigs del Sud), creato dall’ingresso nell’Ue degli Stati satellite dell’ex Urss, un bacino di manodopera interna a bassissimo costo. Con un’Albania dentro, ma fuori dall’euro, accadrebbe lo stesso o forse peggio: dai dati dell’Istituto nazionale statistico (Instat) del 2018, il salario minimo nel Paese delle aquile è di circa 190 euro lordi al mese, oltre la metà degli albanesi guadagna meno di 315 lordi, solo il 10% più di 750. Non a torto poi Macron lamenta riforme giudiziarie inadeguate a Tirana per contrastare corruzione e criminalità organizzata.
Rama si è messo a disposizione dell’Ue, stringendo accordi di cooperazione con sui migranti
ITALIA E GERMANIA PER L’INGRESSO NELL’UE
Parigi chiede un processo di allargamento dell’Ue «riformato», con un accesso «graduale» alla politiche europee e un iter «rigoroso» e soprattutto «reversibile». Mentre la politica della Germania, che nell’Est e nei Balcani ha come l’Italia interessi commerciali e ramificazioni bancarie, è quella di includere nuovi Stati. Forse proprio per alimentare l’economia di un’Ue a più velocità. Il clima di scontro politico tra il premier socialista e la destra del predecessore Sali Berisha, sfociato nelle gravi violenze alle manifestazioni di quest’anno, è un altro elemento di instabilità che rende l’Albania scivolosa per i partner europei. Eppure Rama si è messo a disposizione dell’Ue, stringendo accordi di cooperazione con sui migranti, attraverso l’agenzia europea Frontex per la difesa dei confini esterni e per il contrasto del traffico di esseri umani. E a denti stretti è pronto a ingoiare il tradimento di fiducia, per riprendere le trattative con Bruxelles in primavera, «perché non ci sono alternative a un’Albania europea, lo dobbiamo alle nuove generazioni».
I TRAFFICI DEL BALCANI E L’ESCA RUSSA
Per venire incontro all’Ue, nel 2019 la Macedonia ha concordato con la Grecia il difficile cambio di nome in Macedonia del Nord, chiudendo un contenzioso storico. La porta blindata dalla Francia, con motivazioni anche sensate, frustra le popolazioni (anche della Serbia e del Montenegro in fila con la Bosnia per entrare), riaccende i nazionalismi e sposta i Balcani verso l’area russo-turca. Una situazione molto complicata: per reazione anche i grossi traffici di droga e armi – mai stroncati – della regione possono aumentare. Il gioco d’azzardo legale, abolito da Rama dall’inizio del 2019, è tra le cause che riducono la crescita in Albania. Oltre al calo di produzione di elettricità, nel Paese delle aquile ricco di acqua e di centrali, per le ricadute della congiuntura internazionale e per le turbolenze interne. Il terremoto aggrava non poco le carenze strutturali e infrastrutturali dell’Albania, che è priva anche di una vera rete ferroviaria. E può frenare il turismo: nel 2019 i visitatori stranieri erano cresciuti dell’11% (dati Instat), migliaia di loro erano italiani.
Il nuovo stop dell’Ue allontana l’accesso di Tirana aifondi strutturali europei
ITALIA PRIMO PARTNER COMMERCIALE
L’Italia è storicamente il primo partner commerciale, per un interscambio di 1,2 miliardi di euro nel primo semestre del 2019. Soprattutto nell’export, che equivale al 30% delle merci in ingresso in Albania. Banca Intesa poi, attraverso le filiali dell’ex Veneto Banca, è la quarta banca presente sul territorio. E centinaia sono anche le imprese, molte delle quali volatili, registrate dai connazionali nel Paese delle aquile: gli italiani restano tra i primi investitori nel commercio, nell’industria, anche nell’energia e nelle costruzioni. In un territorio ancora difficile, nel 2017 e nel 2018 l’interscambio con l’estero dell’Albania era cresciuto dell’11%, ricorda un rapporto della Farnesina. Il nuovo stop dell’Ue, a un processo che sarebbe comunque durato del tempo, allontana l’accesso di Tirana ai fondi strutturali europei che sarebbero stati molto d’aiuto alla ricostruzione dopo il sisma. Ma la ressa dei terremotati per pane e per le derrate nelle tendopoli a Durazzo è anche conseguenza della «repubblica delle betoniere», ricorda l’attivista albanese Mirela Jorgo.
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Altri due cadaveri sono stati estratti dalle macerie a Durazzo. Il papa ha mandato un contibuto di 100 mila euro per aiutare la popolazione.
Il bilancio delle vittime del terremoto che ha colpito l’Albania martedì 26 novambre è salito a 41, mentre una nuova scossa di magnitudo 5.1 è stata avvertita a mezzogiorno del 28 novembre.
Panico a Durazzo, tra residenti e soccorritori che continuano a scavare tra le macerie dell’hotel Miramare, completamente distrutto. Intanto papa Francesco ha inviato un contributo di 100 mila euro per aiutare la popolazione nella fase emergenziale. La somma sarà impiegata nelle diocesi colpite dal sisma.
I centri che hanno pagato il tributo di vite più elevato sono Thumane, con 23 morti, e Durazzo con 18. Tra le vittime anche quattro bambini di età compresa da tre e otto anni e 17 donne.
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Un sisma di magnitudo 5,6 ha colpito il Paese mentre sta ancora contando i danni del primo sciame. I morti salgono a 27.
Pochi minuti fa una nuova forte scossa di magnitudo 5,6 si è registrata ad una quarantina di chilometri dalla capitale albanese Tirana. L’epicentro è nell’Adriatico. In seguito a questa scossa il Ministero della Difesa ha annunciato che le operazioni di soccorso sono momentaneamente sospese. È salito ad almeno 27, tra i quali tre bambini fra i 4 e gli 8 anni e nove donne, il bilancio del terremoto.
SCOSSE ANCHE IN MONTENEGRO E KOSOVO
Il nuovo forte sisma è stato chiaramente avvertito anche in Montenegro e Kosovo. I media locali parlano di una prima scossa di magnitudo 5,3, seguita da altre di minore intensità, intorno a magnitudo 3.0.
IL PRESIDENTE ALBANESE RINGRAZIA L’ITALIA
«Voglio ringraziare il popolo italiano e le sue istituzioni per il grande contributo in questa tragedia», ha detto il presidente della Repubblica albanese, Ilir Meta. «Il ringraziamento è doveroso non solo per le squadre altamente professionali che sono al lavoro in questo momento, ma per tutto quello che l’Italia sta facendo per affrontare questa tragedia».
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Il vicepresidente della commissione Esteri Paolo Grimoldi invita Conte a occuparsi prima degli italiani colpiti dal maltempo. Ma il governatore lombardo Fontana invia aiuti.
Mentre l’Italia si mobilita per aiutare la popolazione albanese colpita dal sisma, dai banchi della Lega Paolo Grimoldi, vicepresidente della commissione Esteri della Camera invita a pensare prima agli italiani, in ginocchio dopo l’ondata del maltempo. «Il premier Conte annuncia l’immediato invio di squadre di soccorritori e tecnici in Albania per prestare aiuti dopo il sisma? Nobile gesto», fa notare il leghista, «giusto aiutare chi ha bisogno, ma in questo momento l’Italia è in ginocchio per il maltempo, abbiamo centinaia di sfollati in diverse Regioni, come Liguria, Lombardia e Piemonte, abbiamo strade franate, comuni isolati, danni enormi in diverse località. Giusto aiutare l’Albania, ci mancherebbe, ma prima pensiamo a casa nostra e ai nostri cittadini e lasciamo ad altri Stati Ue i soccorsi all’Albania. E già che ci siamo, perché Conte non ci ripensa sul no alla richiesta di stato di emergenza presentata dalla Lombardia?».
LA LOMBARDIA PRONTA A DARE SUPPORTO
Fa pensare però che sempre in casa Lega proprio il governatore della LombardiaAttilio Fontana non solo esprima «vicinanza e solidarietà al popolo albanese» ma si impegni anche a «sostenere, per quanto di nostra competenza, ogni azione mirata a garantire un supporto concreto» al Paese. Il ministero dell’Interno, continuano in una nota Fontana e l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, «ha attivato l’intervento immediato della squadra Usar (Urban-Search And Rescue) specializzata nell’individuazione e nel disseppellimento delle persone travolte da macerie e altri materiali». La Regione Lombardia, «attraverso l’Areu partecipa a questa particolare spedizione attraverso personale sanitario specializzato composto, per ora, da un medico e un infermiere e da una squadra formata da 4 specialisti con un elicottero attrezzato con visori e dispositivi per la guida e le ricerche notturne».
LA SOLIDARIETÀ E GLI AIUTI DEL VENETO DI LUCA ZAIA
Lo stesso vale per la Regione Veneto guidata dal leghista Luca Zaia, partito per l’Albania , che ha dato la disponibilità per la partenza della Colonna mobile della protezione civile regionale verso l’Albania.
«Il Veneto conferma anche in questa occasione di sempre in prima linea nel portare aiuto nelle emergenze», ha detto Zaia.
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