I danni dell’acqua alta a Venezia colpiscono turismo e hotel

In città problemi a strutture, ristoranti, caffè e locali storici. Senza nemmeno l’elettricità per azionare le pompe. Mentre per Natale incombono cancellazioni e cali di prenotazioni. Il n.1 Federalberghi: «Ora provvedimenti immediati, altrimenti i visitatori che guardano i telegiornali non verranno più».

E pensare che uno dei problemi storici di Venezia è l’overtourism, ossia il troppo turismo che quando si concentra in aree così piccole rischia persino di danneggiarle. Ma adesso, con l’acqua (quasi) alla gola, il problema per il settore è un altro. A onor del vero gli stranieri non si sono fermati e hanno continuato ad avventurarsi per le calli ricoperte d’acqua e a San Marco, scattando foto e selfie. Ma intanto ci sono interi piani di strutture ricettive e di ristorazione, caffè e locali storici, negozi di souvenir e di moda, che sono sommersi dai guai, senza nemmeno l’elettricità per azionare le pompe e i sistemi anti-incendio.

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La forte marea che ha invaso l’interno di un hotel a Venezia.

ACQUA CHE INVADE LA HALL DEGLI ALBERGHI

Le parole dell’emergenza fin qui sono state «disastro», con i video della città andata in tilt, e «apocalisse», come l’ha definita il governatore veneto Luca Zaia. Anche gli hotel contano i danni, a partire dal Gritti Palace che ha visto la sua hall invasa dall’acqua. Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca ha detto che «ci si aspettava l’acqua alta, ma non di certo a questi livelli. Poi c’è stata anche una bora molto forte che ha aumentato il problema. Dal 1966 non si raggiungeva questa situazione. Ma bisogna dire che Venezia è una città delicata e sensibile a determinati problemi atmosferici. È una città sull’acqua, non è certo una frana che cade su un paese dove non si aspettava proprio».

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L’acqua alta nelle vie di Venezia. (Ansa)

Chi guarda le immagini dei telegiornali non ha voglia di venire a Venezia per Natale… se non saranno fatti degli interventi


Bocca di Federalberghi

Quindi, che fare? La crisi climatica incombe e il Mose, il sistema di barriere mobili per fermare l’acqua alta, resta un’opera incompiuta. Se per i Verdi l’unico modo di salvare la città è «sollevarla», il presidente di Federalberghi ha spiegato come ora sia determinante prendere velocemente provvedimenti e comunicarli all’esterno. Perché «chi guarda le immagini dei telegiornali non ha voglia di venire a Venezia per Natale… se non saranno fatti degli interventi».

RISCHIO DI CANCELLAZIONI E CALO DI PRENOTAZIONI

Dal punto di vista turistico a Venezia si sta entrando in bassa stagione: «Se fosse successo a maggio o a Natale sarebbe stato un vero disastro, ma è una città sempre piena di turisti e abbiamo già la certezza di cancellazioni e calo di prenotazioni», ha aggiunto Bocca.

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I danni per gli storici locali del centro di Venezia. (Ansa)

SCARSA FIDUCIA NEL FUNZIONAMENTO DEL MOSE

Marco Michielli, presidente di Confturismo e Federalberghi Veneto, nonché vicepresidente nazionale di entrambe le federazioni, ha parlato anche del Mose che «dovrebbe essere operativo in Laguna da 10 anni». E invece è bloccato: «Ho scarsissima fiducia che possa funzionare, ma spero di sbagliarmi e sono pronto a rimangiarmi quello che ho detto e anche a scusarmi. Ma devono dimostrare velocemente che funziona, collaudandolo nel giro di pochi mesi».

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Locali devastati per il doppio effetto acqua alta e bora. (Ansa)

DUE PROBLEMI: LA CITTÀ SPROFONDA, IL MARE SI ALZA

Venezia ha un duplice problema: «La subsidenza, e cioè il fatto che la città sprofonda, si sta abbassando, e il mare il cui livello si sta alzando. Quindi se il Mose funziona dobbiamo saperlo prestissimo, altrimenti dobbiamo trovare subito altri progetti alternativi. Siamo “letteralmente” con l’acqua alla gola. Senza contare i danni su tutta la costa da Bibione, “macellata” dal maltempo, a Jesolo e Chioggia».

Uno dei nostri associati aveva dei turisti nelle camere al piano terra che sono dovuti fuggire con le loro cose ai piani più alti


L’Associazione veneziana albergatori

Claudio Scarpa, presidente dell’Associazione veneziana albergatori, gli ha fatto eco: «È una devastazione, i danni sono ingentissimi e purtroppo non è finita qui. Stanno continuando le alte maree ed essendo saltati i quadri elettrici gli hotel non hanno nemmeno più le pompe disponibili per far uscire l’acqua. Molte le strutture che si sono trovate in gravi difficoltà la notte tra il 12 e il 13 novembre, con il picco di marea di 187 centimetri. Uno dei nostri associati aveva dei turisti nelle camere al piano terra che sono dovuti fuggire con le loro cose ai piani più alti». Ora l’obiettivo è non farli scappare definitivamente tutti.

CIPRIANI: «NO A CATASTROFISMI»

Una voce fuori dal coro è stata quella di Arrigo Cipriani, 87 anni, da decenni alla guida dell’Harry’s bar, locale simbolo della città lagunare, fondato dal padre Giuseppe nel 1931. Ha visto tante volte l’acqua salire nelle calli e in Piazza San Marco e ha ridimensionato la situazione: «Questa non è un’inondazione, i veneziani dovrebbero essere pronti ad affrontare certe emergenze. Tutto questo catastrofismo non fa bene alla città».

Bisognerebbe fare una causa pubblica contro il governo che non ha fatto nulla per far funzionare il Mose


Arrigo Cipriani

Secondo Cipriani gli abitanti della città lagunare dovrebbero alzare la voce: «Bisognerebbe fare una causa pubblica contro il governo che non ha fatto nulla per far funzionare il Mose. E se poi il Mose non dovesse funzionare bisognerebbe fare causa contro quelli che lo hanno progettato e realizzato. Hanno rubato milioni e non c’è nessuno in galera».

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Arrigo Cipriani nel suo Harry’s bar in una foto del 2012. (Getty Images)

«I VENEZIANI DOVREBBERO ORGANIZZARSI UN PO’»

Cipriani ha ammesso che la città è fragile, ma «abbiamo avuto tanti danni per l’acqua alta e dovremmo essere abituati a fronteggiare questo tipo di emergenze. I veneziani dovrebbero organizzarsi un po’. Tante volte piangono, ma l’acqua alta non è un’inondazione, sale e scende verticalmente. Se uno vive a Venezia, deve essere preparato. Bisogna mettere le prese della corrente più in alto, prendere tutti gli accorgimenti nella consapevolezza che l’acqua può salire fino a 60 centimetri».

HEMINGWAY E CHAPLIN NEL RIFUGIO DEL BELLINI

L’Harry’s bar, inventore del Bellini e del carpaccio, è stato rifugio di personaggi come Ernest Hemingway, Charlie Chaplin e Orson Welles, oltre a essere raccontato in un documentario e citato in canzoni di Fabrizio De Andrè e Paolo Conte. «Questa mattina abbiamo fatto 30 coperti, abbiamo lavorato come tutti i giorni», ha spiegato Cipriani. «Anche per questo dico che si respira un’atmosfera di finzione. Si fa solo del terrorismo climatico senza senso. Nella storia c’è stato il secolo del Rinascimento, questo è il secolo del rimbecillimento».

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