Le valutazioni della Banca d’Italia sulla crisi della Banca Popolare di Bari
Secondo Palazzo Koch l’eventuale liquidazione dell’istituto potrebbe causare danni rilevanti. Sul piatto almeno 4,5 miliardi per rimborsare i piccoli correntisti. Già 10 anni fa un primo controllo aveva dato esito sfavorevole. La situazione.
Mentre il governo è corso ai ripari con un procedimento ad hoc per puntallare la Banca popolare di Bari, sono arrivate anche le valutazioni della Banca d’Italia. Palazzo Koch ha rilasciato un “documento di approfondimento” con diverse valutazioni sullo stato dell’istituto pugliese, dai controlli del 2010 allo stato dei conti.
DANNI RILEVANTI SE L’ISTITUTO DOVESSE ESSERE LIQUIDATO
Nel documento si legge chiaramente che «nell’ipotesi in cui si dovesse pervenire a uno scenario liquidatorio con rimborso dei depositanti (senza cessione di attività e passività ad un altro intermediario), le ricadute del dissesto sarebbero assai rilevanti, sia sul tessuto economico sia sul risparmio locale». «La liquidazione», si legge nel dossier, «implicherebbe innanzi tutto l’azzeramento del valore delle azioni che esacerberebbe il contenzioso legale con i soci». Secondo la Banca d’Italia, «sulla base di prime stime verrebbero inoltre colpiti integralmente i creditori chirografari e i depositi eccedenti i 100.000 euro non riconducibili a famiglie e piccole imprese, con il rischio che siano colpiti, in quota parte, anche quelli superiori a 100.000 euro facenti capo a tali ultimi soggetti». «La cessazione dell’attività della banca implicherebbe anche il blocco dell’operatività con forte pregiudizio della continuità di finanziamento di famiglie e imprese; gli impatti sul territorio sarebbero considerevoli».

ANSA/CENTIMETRI
POSSIBILI RIMBORSI DA 4,5 MILIARDI
Nell’ipotesi in cui si dovesse pervenire a uno scenario con rimborso dei depositanti della Popolare, «il Fitd dovrebbe effettuare rimborsi a favore dei depositanti protetti per un importo complessivo di euro 4,5 miliardi circa, a fronte di una dotazione finanziaria che a dicembre 2019 sarà pari a 1,7 miliardi di euro», ha spiegato ancora Bankitalia.
LA FOTOGRAFIA: 600 MILA CLIENTI PER 8 MILIARDI DI DEPOSITI
Nel report si mette in luce che alla banca fanno capo poco meno di 600.000 clienti, tra cui oltre 100.000 aziende; a queste ultime è riferibile circa il 60% degli impieghi (intorno a 6 miliardi). I depositi da clientela ammontano a 8 miliardi di euro, di cui 4,5 miliardi di ammontare inferiore a 100.000 euro «e come tali protetti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd)». La banca ha quote di mercato significative, nell’intorno del 10%, sia degli impieghi sia della raccolta, in Puglia, Basilicata e Abruzzo. Il radicamento capillare della banca e la sua natura di cooperativa sul territorio hanno determinato l’ampia diffusione degli strumenti finanziari emessi dalla Popolare. Il numero dei soci è pari a 70.000 circa, con quote di partecipazione mediamente pari a 2.500 azioni, corrispondenti a 5.900 euro, considerando l’ultimo prezzo rilevato sul mercato Hi-MTF prima della recente sospensione (2,38 euro). Le obbligazioni della banca (senior e subordinate), pari nel complesso a 300 milioni di euro, sono per oltre i due terzi in mano a privati e clientela al dettaglio.
GOVERNO AVVISATO CON QUATTRO LETTERE
Un primo accertamento ispettivo nel 2010 si era concluso con una valutazione «parzialmente sfavorevole». A quello sono poi seguiti una ventina di passaggi e verifiche, con «continui scambi informativi con la Consob», «numerose e continue interlocuzioni con l’autorità giudiziaria» e «l’aggravamento della situazione aziendale della Banca Popolare di Bari più volte portata all’attenzione anche del ministro dell’Economia, con lettere del 27 febbraio, 23 maggio, 2 ottobre e 26 novembre».
LA TIMELINE DEGLI EVENTI DOPO IL 2010:
- Nel 2011-12 faro della vigilanza «sull’efficacia e funzionalità del sistema dei controlli interni» e richiamo «all’esigenza di rafforzare i presidi» sui «rischi di liquidità e compliance».
- Nel 2013 nuovi accertamenti ispettivi sul rischio di credito. Le verifiche «mettono in luce progressi» ma «viene peraltro evidenziato il permanere di alcune aree di debolezza». Si chiede un piano. Poi «in considerazione degli interventi posti in essere» vengono rimossi i provvedimenti restrittivi.
- Nel luglio 2014 «la Banca d’Italia autorizza Bpb ad acquisire il controllo di Banca Tercas; al fine di garantirne la sostenibilità, l’intervento viene accompagnato da un contributo di 330 milioni alla Bpb da parte del Fondo Interbancario». Viene fatta una specifica due diligence. Il coinvolgimento della Bpb nell’operazione si configura come un intervento di salvataggio, di salvaguardia dei depositanti e rilancio della banca volto alla salvaguardia dell’interesse dei depositanti e al rilancio commerciale del gruppo abruzzese.
- Primavera del 2015: l’intervento del Fitd viene contestato dalla Commissione Europea «per la sua presunta configurabilità come aiuto di Stato». L’intervento viene sostituito ma «si ritardano i tempi di integrazione con significative conseguenze negative sulla attività di entrambi gli istituti”. Poi «solo nel 2019 il Tribunale dell’Unione annulla la decisione Ue sugli aiuti a Banca Tercas». La Commissione europea si appella. In connessione con la riforma delle banche popolari «l’Assemblea dei soci (…) delibera la riduzione da 9,53 euro a 7,5 euro del valore delle azioni; ne seguono un malcontento della base sociale e richieste di vendita delle azioni».
- Nei primi mesi del 2016 la Banca d’Italia richiede un’indagine sulle eventuali connessioni tra finanziamenti e sottoscrizioni delle suddette nuove azioni e obbligazioni (fenomeno delle cosiddette “operazioni baciate”).
- Giugno 2016. Nuova ispezione «mirata ai profili di adeguatezza patrimoniale e del credito»: giudizio «parzialmente sfavorevole». Viene rilevato «che l’azione di indirizzo e controllo dell’Organo amministrativo e dell’Esecutivo della Capogruppo non è stata pienamente adeguata ad affrontare le accresciute complessità derivanti, tra l’altro, dall’ampliamento del perimetro operativo conseguito con l’acquisizione del gruppo Tercas. Non emergono significative evidenze di operazioni “baciate”». Scattano anche segnalazioni alla Consob che poi comminerà una multa da 2 milioni.
- Nel dicembre 2016, per effetto delle Ordinanze del Consiglio di Stato che sospendono l’attuazione della riforma delle banche popolari, si interrompe il processo di trasformazione della Bpb in società per azioni. Viene quindi meno una condizione importante per raccogliere capitale di rischio.
- Con lettera contestuale del 15 marzo 2017 «la Vigilanza sottolinea che la Bpb ha bisogno di un rafforzamento patrimoniale e della governance con l’ingresso di elementi con specifiche competenze in materia bancaria e finanziaria; invita inoltre il Presidente a dar corso ai propositi di rassegnare le proprie dimissioni». Nuova richiesta di rafforzare il comparto creditizio e contenere i costi, che viene ribadita anche dopo.
- Nei primi mesi del 2018, la banca elabora alcuni progetti alternativi di trasformazione societaria e ipotesi di integrazione con altre popolari “less significant” operanti nel centro-sud. Le analisi effettuate dalla vigilanza evidenziano tuttavia i rilevanti rischi legali di questi progetti pertanto accantonati. In varie occasioni nel corso dell’anno la banca comunica contatti con investitori potenzialmente interessati. Seguono diversi incontri con i vertici della banca, nei quali la vigilanza ribadisce la necessità di una ricapitalizzazione
- Nel 2018 il processo di trasformazione societaria attraversa fasi alterne. Si accelera il deterioramento della situazione aziendale: il primo semestre si chiude con un rosso di 140 mln.
- Novembre 2018, Bankitalia evidenzia «l’inadeguatezza del percorso di ristrutturazione aziendale» e chiede notizia su «progressi nel progetto di integrazione con altre banche popolari». Faro anche sugli accantonamenti sulle esposizioni nei confronti dei maggiori gruppi affidati. L’esercizio 2018 si chiude con una perdita consolidata di 430 milioni.
- All’inizio del 2019 emergono forti conflittualità tra Presidente e l’ad. «Si determina un vero e proprio stallo gestionale».
- Nel giugno 2019 la Banca d’Italia avvia una procedura sanzionatoria amministrativa nei confronti dell’intermediario e di alcuni dirigenti ed ex dirigenti, per carenze nei controlli.
- Nella prima metà del 2019, in numerosi incontri «la Vigilanza sottolinea agli esponenti aziendali la necessità di preservare la coesione nella governance in una fase particolarmente delicata per la banca». Chiede esponenti autorevoli nel Cda, che si rinnova parzialmente a fine luglio 2019.
- Il 18 giugno 2019 vengono avviati presso la capogruppo accertamenti ispettivi di vigilanza a spettro esteso. L’ispezione si concentra in una prima fase sul ricambio della governance, avvenuto a fine luglio, per poi passare all’analisi della qualità del credito. I risultati, ufficializzati a dicembre, evidenziano l’incapacità della nuova governance di adottare con sufficiente celerità ed efficacia le misure correttive necessarie per superare la stasi operativa e riequilibrare la situazione reddituale e patrimoniale della BPB. Emergono inoltre gravi perdite patrimoniali che portano i requisiti prudenziali di Vigilanza al di sotto dei limiti regolamentari.
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