I giardini storici di Venezia distrutti dall’acqua alta
In ginocchio anche il “tesoro verde” della città lagunare. Alberi secolari sradicati, piante divelte e muretti crollati.
L’eccezionale acqua alta che negli ultimi giorni ha sommerso Venezia ha messo in ginocchio anche il “tesoro verde” della città lagunare, con i suoi 500 giardini storici. Alberi secolari sradicati, piante divelte, muretti crollati. Un tracollo silenzioso di pioppi, robinie, querce centenarie, ulivi e viti, abbattuti dal vento e dalle mareggiate.
«Stiamo ricevendo molte segnalazioni, i terreni sono inzuppati di acqua salmastra», racconta Mariagrazia Dammicco, presidente di Wigwam Club Giardini Storici Venezia, «giardini, orti e frutteti con alberi antichissimi oggi non esistono più». Fazzoletti verdi nelle corti interne dei palazzi nobili, che nulla hanno potuto contro la rabbia della natura: «Sono piante con radici che non superano i 70-80 centimetri di profondità. Proprio le radici non hanno retto, come accaduto con la tempesta Vaia»
Giovanni Masut, maestro-giardiniere che lavora alla Giudecca, fornisce un quadro della situazione. «L’ottocentesco giardino Eden, alla Giudecca, ha perduto un centinaio di piante. Il classico giardino Volpi, con le aiuole alla veneta e le pergole, è stato travolto dall’acqua che ha abbattuto il muro di protezione sul lato laguna e ha sradicato cipressi centenari, mettendone a nudo radici altissime. Stessa sorte è toccata agli storici orti della palladiana».
Un patrimonio che, secondo Antonella Pietrogrande, coordinatore del Gruppo Giardino Storico-Università di Padova, «forse è perduto per sempre». Le situazioni più critiche riguardano, tra l’altro, l’orto del Campanile ai Carmini, il giardino di impronta rinascimentale di Palazzo Nani Bernardo, confinante con il museo di Ca’ Rezzonico, e gli spazi verdi di molte residenze della Giudecca. Ma anche oltre il centro storico, la situazione non è diversa: «Siamo impegnati a recuperare un vitigno di due ettari nell’isola di Mazzorbo», dice Gianluca Bisol, proprietario della tenuta Venissa, «se il nostro lavoro non avrà un risultato positivo, stimo che il danno possa essere intorno al mezzo milione di euro».
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