La Lazio sogna lo Stadio Flaminio, Lotito: «Servono 50 mila posti»

Milan, Inter, Roma e adesso anche la Lazio. Il presidente dei biancocelesti Claudio Lotito ha parlato della possibile futura casa del club, pronto a giocare lontano dall’Olimpico. Il patron laziale ha parlato del progetto per ripristinare lo Stadio Flaminio, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Un sogno per i tifosi della Lazio, che attenderebbero la nuova struttura al pari degli avversari romani, e dei supporter di Milan e Inter, alle prese con la costruzione dei rispettivi stadi privati. Ma non mancano i problemi, secondo Lotito, che si è concentrato soprattutto sul tema della capienza.

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La Lazio sogna lo Stadio Flaminio, Lotito «Servono 50 mila posti»
Claudio Lotito (Getty Images).

Lotito: «Ci servono 50 mila posti»

Il presidente della Lazio ha spiegato: «Fa comodo a tante persone parlare del Flaminio, soprattutto ad alcuni rappresentanti delle istituzioni, perché avete visto tutti in che condizioni versa l’impianto. Risolvere il problema sarebbe cosa buona e giusta. Oggi viene a vederci tanta gente. Avere 26 mila spettatori, che è la capienza attuale del Flaminio, mi sembra riduttivo. A noi ne servono 50 mila. Poi c’è il problema dei parcheggi, altra questione sulla quale ci sono ancora lavori in corso. Ho delegato un rappresentante istituzionale affinché si occupasse del tutto e ha cominciato una serie di consultazioni. Stiamo valutando per capire quello che effettivamente si può fare. Prendere il Flaminio è semplice. Il problema è poi capire cosa farci e come trasformarlo secondo le norme e renderlo funzionale».

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Oggi è Giulia Cecchettin, ieri Giulia Tramontano: con le solite ricette e le promesse non si cambia

Ormai è diventato una specie di sacrificio rituale collettivo: ogni tot mesi la nazione tutta condivide trepidazione, commozione e sdegno per l’uccisione efferata di una giovane donna da parte di un uomo, in genere il compagno, mentre un assortimento di ierofanti da tastiera e da talk show recita formule sempre uguali («ci vuole una cultura del rispetto», «donne, dovete cogliere i segnali», «è colpa delle mamme», «è colpa dei padri», eccetera). Poi, stanchi ma infelici ma anche, in certo modo, saziati di lutto virtuale, ce ne torniamo alla nostra vita, finché la cronaca non ci propone un’altra vittima degna di mobilitare di nuovo tutto l’apparato. Che non si dispiega per tutti i femminicidi: non per quelli – tantissimi – di donne mature o anziane, madri o nonne uccise da mariti o ex mariti, e nemmeno per quelle troppo derelitte, o per le single ammazzate dall’ex partner di una storia breve.

La commozione popolare si pasce dell’uccisione di vittime giovanissime e fiduciose per mano di esecutori piacioni o figli modello

In Italia la commozione popolare, come nei melodrammi di Verdi e Puccini, si pasce della mala morte di donne giovanissime, graziose, fiduciose come Giulia Tramontano, tradita e incinta, o Giulia Cecchettin, un tesoro di ragazza a due passi dalla laurea. Del resto i sacrifici di esseri viventi, umani o animali, richiedono vittime perfette e senza macchia, perché soltanto ciò che di più bello possiede la comunità è degno di essere sacrificato agli dei per esserne certi di ottenerne il favore o placarne l’ira. Solo che in questi casi a uccidere non è un apposito esecutore-sacerdote, ma un altro ragazzo, anche lui apparentemente perfetto e senza difetti, come il piacione Alessandro Impagnatiello o il “figlio modello” Filippo Turetta, uno con un buon lavoro in un ambiente figo, l’altro alle ultime battute di una laurea in ingegneria, il presunto magico talismano contro la disoccupazione. Bravi ragazzi che, messi alle strette, ammazzano brave ragazze, seguiti spasmodicamente dal pubblico dell’arena mediatica, come i tributi degli Hunger Games.

Oggi è Giulia Cecchettin, ieri Giulia Tramontano: con le solite ricette e le promesse non si cambia
Giulia Cecchettin (Ansa).

Ogni volta si ripetono le inutili ricette: dalle pene più severe alla promessa di prevenzione nelle scuole

Tanto è sinistro e inafferrabile il compiaciuto teatro dell’orrore che mettiamo su per questo tipo e solo per questo tipo di femminicidi, quanto sono ridicoli, nella loro inutilità e ripetitività, i tentativi di contrastare la violenza di genere con le solite ricette: le immancabili pene più severe e la promessa di prevenzione fin dalle scuole con corsi di educazione all’affettività. In un Paese governato da una signora che si è tenuta per anni un partner sessista e molestatore, e che all’opposizione vede un’altra signora che si è fidanzata con una donna (combinazione meno pericolosa per l’incolumità fisica), adulti infelici, poco pagati e spesso alle prese loro stessi con problemi relazionali, pretenderanno di insegnare agli adolescenti come costruire una relazione eterosessuale rispettosa. Platonica, naturalmente, visto che sono più di 40 anni che si chiede invano di fare educazione sessuale nelle scuole. Quarant’anni fa la ministra Roccella era ancora femminista e abortista e Pillon al collo portava solo il fiocco del grembiule, quindi non è proprio il caso di dare la colpa a loro.

Nemmeno la parità di genere riesce a contrastare la violenza sulle donne

Ma anche se l’educazione sessuale venisse finalmente introdotta nelle scuole, se i corsi di affettività non fossero una barzelletta, se (esageriamo) tutta la società italiana facesse passi da gigante sul piano delle pari opportunità, del pay-gap, dell’accesso delle donne a posizioni apicali, insomma, se l’Italia diventasse come la Finlandia, patria del modello scolastico ammirato in tutto il mondo, stroncheremmo la violenza contro le donne? I numeri dell’European Institute for Gender Equality dicono di no. L’uguaglianza di genere non contrasta la violenza di genere, o almeno non abbastanza. In Finlandia il 61 per cento degli omicidi con vittime donne sono perpetrati da partner o familiari, e il 47 per cento delle finlandesi afferma di avere subito molestie e violenze. La legge finlandese non contempla neppure il femminicidio o la violenza di genere come crimini specifici. Il luogo più pericoloso per le donne in Europa è l’Irlanda del Nord, che ha un tasso di violenza domestica triplo rispetto a Inghilterra e Galles. La sessista Italia è quartultima nella classifica europea dei femminicidi, dominata da Lituania e Lettonia, cui seguono Germania, Francia e Paesi Bassi. Che la civilissima Svezia sia penultima sorprende meno del fatto che il Paese europeo con meno femminicidi sia la Grecia, anche se negli ultimi anni si è registrato un clamoroso aumento. Non parliamo degli Stati Uniti, la terra del #MeToo e del politically correct, che marcia al ritmo di tre femminicidi al giorno, il triplo della Turchia di Erdogan.

Oggi è Giulia Cecchettin, ieri Giulia Tramontano: con le solite ricette e le promesse non si cambia
Scarpe rosse, simbolo della lotta alla violenza contro le donne, in Francia (Getty Images).

In Iran la violenza si fa scudo della religione, in Occidente dell’amore passionale: la stessa fetida minestra chiamata patriarcato

L’Occidente cristiano è pieno di cripto-ayatollah in versione domestica che se la loro partner rivendica libertà di uscire, di laurearsi, di viaggiare, e di vestirsi come le pare, o anche di lasciarli, le fanno quello che la polizia morale iraniana ha fatto a Mahsa Amini o ad Armita Geravand. In Iran la violenza di genere si fa scudo della religione, da noi dell’amore passionale, ma è la stessa fetida minestra secolare chiamata patriarcato. Allevati e allevate da millenni con questa minestra, ora dobbiamo inventarcene una nuova e abituarci tutti, e non è cosa né facile né breve. Nel frattempo l’unica soluzione ragionevole per limitare la strage di donne, più che insegnare l’affettività ai maschi (chi ha visto le reazioni degli adolescenti medi durante gli incontri scolastici sulla violenza di genere sa che la partita è difficile, se non persa in partenza) sembrerebbe insegnare l’anaffettività alle femmine.

Usa 2024, Trump avanti di 39 punti su DeSantis in Florida

L’ex presidente Donald Trump è avanti di 39 punti percentuali rispetto al suo rivale repubblicano Ron DeSantis in Florida. Lo rivela un sondaggio dell’University of North Florida. Secondo la proiezione, il tycoon ha ottenuto il 60 per cento dei consensi tra i repubblicani registrati, mentre il suo rivale più accreditato solo il 21 per cento. Si tratta di una sonora batosta per DeSantis, che è l’attuale governatore della Florida. Nikki Haley, ex ambasciatrice all’Onu, è terza con il 6 per cento mentre l’ex governatore del New Jersey Chris Christie ha raccolto appena il 2 per cento dei consensi.

Usa 2024, Trump avanti di 39 punti su DeSantis in Florida in vista delle primaerie del partito repubblicano.
Ron DeSantis (Getty Images).

DeSantis alla Cnn: «Non si può sconfiggere il tempo che passa, nemmeno Trump può farlo»

Il 19 novembre DeSantis, nel corso di un intervento sulla Cnn, ha affermato che la presidenza «non è un lavoro per qualcuno che si avvicina agli 80 anni», chiaro riferimento innanzitutto al 77enne Trump, dato ampiamente per favorito nelle primarie dell’Elefantino, e poi all’attuale inquilino della Casa Bianca Joe Biden, che proprio il 20 novembre ha compiuto 81 anni. «Non si può sconfiggere il tempo che passa, nemmeno Trump può farlo», ha detto al giornalista Jake Tapper durante il programma State of the Union. Il governatore della Florida ha affermato di essere «nel fiore degli anni», sottolineando che il tycoon, se dovesse entrare in carica nel 2025, comincerebbe il suo secondo mandato a un’età più avanzata rispetto a quella di “Sleepy Joe” all’inizio del suo.

Poste Italiane, il Black Friday si tinge di giallo per 200 mila famiglie

Il tradizionale Black Friday di fine novembre diventa Yellow Friday in Poste Italiane, con sconti riservati alle 200 mila famiglie di dipendenti e pensionati del gruppo. Si parte con le promozioni sui prodotti di Poste come il Conto BancoPosta, l’offerta luce e gas di Poste Energia, la connessione Internet PosteCasa Ultraveloce e le spedizioni Poste Delivery Web e Firma Digitale Remota. Sconti che si aggiungono alle oltre 500 offerte di prodotti e servizi di aziende partner nei settori del benessere, la cura della casa, i viaggi, lo sport, la gastronomia e tanto altro ancora.

Le iniziative di Yellow Friday a sostegno di famiglie, salute e prevenzione

L’iniziativa, attiva dal 20 al 30 novembre – si inserisce nell’ambito del più ampio piano di welfare aziendale di Poste Italiane che comprende Poste Mondo Welfare, grazie al quale i dipendenti possono convertire in beni e servizi il Premio di Risultato godendo dei vantaggi fiscali offerti dalla normativa. Di fronte alla crisi demografica, Poste Italiane mette in campo anche diverse iniziative per sostenere i dipendenti che diventano genitori come Fiocco giallo, che prevede l’invio di un cofanetto con tutto l’occorrente per i bebè – dal biberon ai prodotti per la cura e l’igiene personale fino ai capi d’abbigliamento per i primi mesi.

Poste Italiane, il Black Friday si tinge di giallo per 200 mila famiglie
Dipendente di Poste Italiane (Poste Italiane).

A queste si affiancano le iniziative dedicate alla salute e alla prevenzione, a partire dalla realizzazione, presso la sede centrale di Roma, del Poste Centro Medico, un polo di eccellenza dedicato alla cura dei dipendenti di Poste Italiane, dei loro familiari e dei pensionati. A novembre, infine, busta paga più corposa per i dipendenti dell’azienda, che riceveranno un bonus una tantum di 1.000 euro per contrastare il caro vita.

Gina Lollobrigida, Skofic: «Non posso badare ai cani di mia madre»

Il figlio di Gina Lollobrigida, Milko Skofic, ha lanciato l’appello per i cani della madre. Durante il programma Colpo di coda, in onda su Radio2, ha dichiarato: «Vivo all’estero, non posso seguire i cinque pastori tedeschi che erano di mia madre come meriterebbero. Servono adozioni consapevoli». L’uomo è stato intervistato da  Alessandra Zavoli e Pino Strabioli, insieme all’attrice Rosanna Banfi. L’intervista a Skofic è arrivata pochi giorni dopo la chiusura del processo all’ex factotum dell’attrice, Andrea Piazzolla. L’ex assistente di Gina Lollobrigida è stato condannato a tre anni per circonvenzione d’incapace.

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Skofic: «Servono adozioni consapevoli»

Il figlio di Gina Lollobrigida ha raccontato: «L’amore di mamma e papà per i cani è stato qualcosa di speciale. Sono cresciuto circondato da pastori tedeschi che sorvegliavano la mia carrozzina. Era come avere tanti baby sitter a quattro zampe: bellissimo». Poi l’appello: «Sono due femmine e tre maschi. Io vivo all’estero e non potrò seguirli come meritano. Vorrei una mano dai rescue specializzati nella razza perché insieme possiamo valutare adozioni consapevoli».

Gina Lollobrigida, Skofic «Non posso badare ai cani di mia madre»
Milko Skofic (Imagoeconomica).

Banfi: «Adottare fa bene al cuore»

Nel tentativo di aiutare, Rosanna Banfi ha parlato del proprio amore per gli animali e dell’importanza dell’adozione: «La nostra casa è sempre stata aperta a cani e gatti sfortunati. Mamma era pazza d’amore per loro e anche papà Lino. La sua preoccupazione era: hanno mangiato i cani? Le ultime arrivate sono una coppia di cucciole abbandonate in una discarica. Lo ripeterò sempre: adottare fa bene al cuore».

Fedez torna in Siae e ne promuove la mission con “Siae racconta”

In una Instagram stories pubblicata lunedì 20 novembre, Fedez ha annunciato il suo ritorno in Siae e, anzi, si impegnerà a promuoverne la mission di tutela di autori e compositori. Lo farà con Siae racconta, un format in collaborazione con la società di collecting in cui promuoverà una serie di interviste ad autori, a partire da Mogol e Dargen D’Amico, e a dirigenti di Saie e delle etichette discografiche.

Fedez: «Rifarei la scelta di andarmene dalla Siae»

«Inaugureremo questo nuovo format chiamato Siae racconta in cui intervisterò grandi autori della musica italiana, persone che lavorano in Siae, per capire come la società sia migliorata rispetto al passato e che cosa fa per tutelare gli autori e i compositori», ha spiegato Fedez sui social. «Per anni sono stato in contrapposizione a Siae, sono stato il primo artista in Italia ad andarsene dalla Siae e a rompere quello che veniva chiamato “monopolio”. Ero fermamente convinto di quella scelta allora, ed è una scelta che rifarei perché credo che aprire al libero mercato avrebbe potuto portare rinnovamenti per tutti. A oggi Siae è una società che tutela e fa collecting con gli strumenti che abbiamo a disposizione nel 2023».

Gli ospiti delle quattro puntate di Siae racconta

Il progetto partirà martedì 21 novembre e si articolerà in quattro puntate. Nella prima Fedez incontrerà Dargen D’Amico, cantautore, autore e produttore che racconterà quali sono i suoi segreti del mestiere. Il 28 novembre sarà la volta di Mogol, l’autore che ha fatto la storia della musica italiana, oggi anche presidente onorario di Siae. Si parlerà dell’importanza di essere credibile, di collaborazioni straordinarie, e di una canzone considerata dai letterati la più bella: Vento nel vento di Battisti-Mogol. Il 5 dicembre Fedez incontrerà Matteo Fedeli, il direttore generale più giovane della storia di Siae, e nell’ultimo episodio, del 12 dicembre, sarà ospite Klaus Bonoldi, head of A&R di Universal Music. Si tratta di colui che da anni scova e gestisce gli autori della Universal, che parlerà di come si fa a capire se un brano è una hit e come si evolve l’industria musicale.

Filippo Turetta, l’ipotesi di reato è di omicidio volontario aggravato

Omicidio volontario aggravato dal legame del vincolo affettivo e sequestro di persona sono al momento le accuse formulate dalla procura di Venezia contro Filippo Turetta, indagato per l’uccisione dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Lo ha dichiarato il magistrato Bruno Cherchi in un’intervista rilasciata a Fanpage.it. Turetta ha accettato l’estradizione in Italia, con le procedure che dovrebbero svolgersi in tempi rapidi, sembra entro un massimo di 15 giorni.

Si tratta di un’imputazione provvisoria

Il magistrato della procura di Venezia ha spiegato che «si tratta comunque di un’imputazione provvisoria perché «dobbiamo fare tutti gli accertamenti tecnici sui luoghi, sui reperti, sulla macchina, e sentire la sua versione dei fatti. Solo a quel punto si potrà parlare di un’imputazione più completa». Sulla possibilità di considerare l’aggravante della premeditazione ha aggiunto: «Non è il momento di precisare in questi termini la contestazione». Rispondendo alla domanda sull’eventualità dell’ergastolo per Filippo Turetta, il pm ha detto che «la pena dipenderà dalla qualificazione del reato».  Il procuratore ha aggiunto che «non ci sono altri dettagli e da questo momento in poi questi resteranno chiusi all’interno delle indagini che devono essere fatte nei tempi, nei luoghi e nei modi previsti dal codice e non di fronte alla pubblica opinione».

Giocattoli per anziani, le versioni per combattere isolamento e demenza

Allenare la mente e combattere la solitudine. Negli Usa è boom di giocattoli per anziani, novità oppure versioni aggiornate di quelli già diffusi per bambini. Nonostante un calo nelle vendite dell’8 per cento, l’industria del settore ha registrato importanti valori negli acquisti dei nonni non soltanto per i nipoti, ma anche per sé stessi. Il 5 per cento dei prodotti è finito nelle mani degli adulti, in crescita rispetto al 2022. Per questo, le grandi aziende come Hasbro e Relish, hanno lanciato nuovi giocattoli pensati per chi ha più di 65 anni, molti dei quali acquistabili anche in Italia. Numerosi anche gli sconti durante la settimana del Black Friday.

Alleviando la solitudine e stimolando la memoria, alcuni giocattoli aiutano gli anziani a combattere l'età. I migliori prodotti.
La collezione Joy for All per anziani (Ageless Innovation, Instagram).

Da Scarabeo a Life, Hasbro reinventa i giocattoli con versioni per gli anziani

Fra le più attive nel settore dei giocattoli c’è Hasbro, che ha annunciato una partnership con Ageless Innovation, una global company che punta sul potere del gioco per invecchiare positivamente. Dalla loro collaborazione sono arrivate nuove versioni di tre classici giochi da tavolo, ossia Scarabeo, Trivial Pursuit e The Game of Life. Con l’intento di favorire l’utilizzo per gli Over 65, sono disponibili da giugno 2023 anche prodotti con pezzi da gioco più grandi e facili da afferrare, dimensioni dei caratteri maggiori nonché vari riferimenti che si rivolgono a tutte le età. Per esempio, come ricorda Associated Press, in base all’età del giocatore le risposte di Trivial Pursuit possono indicare la danza zumba o l’allenatore Jack LaLanne, il guru del fitness statunitense scomparso nel 2015.

I prodotti di Hasbro hanno così arricchito la collezione Joy for All di Ageless Innovation che comprende una serie di giochi di carte simili a Memory. Richiede infatti di trovare il collegamento fra due oggetti relativi a differenti epoche del passato e del presente, tra cui per esempio un telefono fisso e uno smartphone. Sugli scudi anche gli animali robot, disponibili anche per l’Italia sul sito ufficiale e su Amazon. Si possono comprare un gatto o un cane, che replicanno fedelmente movimenti e comportamento di un esemplare reale, regalando un po’ di compagnia e affetto al proprietario. Il felino robotico, per esempio, miagola, fa le fusa e risponde alle coccole dell’utente avvicinandosi alle mani o alle gambe. Il prezzo per l’acquisto online è di 160 euro. Ne bastano invece 61 per un uccellino animatronic che cinguetta e rompe il silenzio in casa.

Giochi di carte, scacchi e cruciverba: come stimolare la mente divertendosi

Su Amazon è disponibile un vasto assortimento di giocattoli e giochi da tavolo adatti anche agli anziani. Un esempio è l’All About Us di Relish. Si tratta di una versione progettata per chi soffre di demenza, che però può riunire tutta la famiglia. Per partecipare è sufficiente lanciare un paio di dadi e scegliere una carta, che indica un decennio della storia recente. Tramite alcuni spunti, bisogna porre una domanda agli avversari e chiedere loro di raccontare un ricordo della loro esperienza. In Rete è possibile acquistare anche gli scacchi per allenare la memoria di Eachhaha in legno, disponibili in più versioni. Seppur pensati per i bambini, sono utilissimi anche per gli anziani aiutandoli a rallentare l’invecchiamento e a mantenere alta la coordinazione occhio-mano, divertendosi assieme ai nipoti. Online ci sono poi anche diversi cruciverba e puzzle di forme e contenuto differente.

I Paesi Bassi prevedono 750 milioni per ospitare i migranti sulle navi

L’Agenzia centrale per l’accoglienza dei richiedenti asilo olandese (Coa) prevede di destinare 750 milioni di euro al ricovero dei migranti sulle navi nei prossimi anni. Nonostante la legge sulla distribuzione dei richiedenti asilo sia attualmente all’esame del Senato, la Coa ritiene che questa soluzione, costosa e temporanea, sia nel frattempo l’unico modo per garantire che nessuno debba dormire per strada.

I Paesi Bassi prevedono 750 milioni per ospitare i migranti sulle navi. Lo ha comunicato Agenzia centrale per l'accoglienza dei richiedenti asilo.
Una nave da crociera usata per ospitare migranti nei Paesi Bassi (Getty Images).

La Coa deve far fronte a una carenza permanente di posti letto

La legge di distribuzione, riporta il NL Times, obbligherà i vari municipi a creare rifugi per i richiedenti asilo.
Ma anche se venisse introdotta subito, la Coa prevede che per il momento i Paesi Bassi «debbano ancora fare affidamento su questi tipi di luoghi di emergenza». Questo perché molti Comuni sono riluttanti ad accogliere i richiedenti asilo e la Coa, in ogni caso, deve far fronte a una carenza permanente di posti letto.

I Paesi Bassi prevedono 750 milioni per ospitare i migranti sulle navi. Lo ha comunicato Agenzia centrale per l'accoglienza dei richiedenti asilo.
Cartelli in inglese e arabo su una delle navi usate dalla Coa (Getty Images).

Decine di navi hanno già ospitato migliaia di richiedenti asilo e rifugiati

I vantaggi delle navi supererebbero gli svantaggi, spiega la Coa. «Innanzitutto, questa non è la nostra scelta ideale, preferiamo investire in sedi permanenti su terra: l’acquisto di un terreno e la costruzione o la ristrutturazione di un edificio sono sempre più convenienti nel lungo periodo rispetto a questa soluzione temporanea e continuerò a trasmettere questo messaggio ai Comuni», ha dichiarato il presidente Milo Schoenmaker. Ma nel frattempo, appunto, le persone in fuga verso i Paesi Bassi hanno ancora bisogno di un posto caldo dove dormire. «Affittando le navi è possibile creare rapidamente spazi di accoglienza. Queste navi sono attrezzate per un soggiorno più lungo e possono essere ormeggiate con relativa facilità. Ci hanno davvero aiutato». Negli ultimi due anni, decine di navi nei Paesi Bassi hanno ospitato migliaia di richiedenti asilo e rifugiati.

Usa, uomo condannato a 700 anni di carcere per molestie sessuali su bambini

Negli Stati Uniti un uomo è stato condannato a oltre 700 anni di carcere per aver molestato sessualmente alcuni bambini tra i due e i 12 anni. A raccontare la storia è il Guardian. Il 34enne Matthew Antonio Zakrzewski ha abusato delle vittime mentre lavorava. L’uomo era un babysitter uomo, che si faceva chiamare «manny», la fusione delle due parole man e nanny, cioè uomobambinaia.

L’arresto nel 2019 

Zakrzewski è stato ingaggiato da diverse famiglie in California ed è stato poi arrestato nel 2019. Decisiva la denuncia di una coppia di genitori di Laguna Beach, cittadina a poco più di un’ora a sud di Los Angeles, che lo hanno accusato di aveva toccato in modo inappropriato il figlio. Successivamente sono state identificate le altre vittime. La condanna è arrivata in risposta a 34 capi d’accusa, tra cui aggressione sessuale. Dopo la lettura della sentenza, l’uomo non ha mostrato segni di pentimento e non si è scusato con i genitori delle vittime. Il condannato ha dichiarato: «Vado fiero di aver portato il sorriso ai vostri figli e i bei tempi passati assieme sono stati al 100% sinceri».

Giulia Cecchettin, la leghista Matone: «I maschi disturbati non hanno mai mamme normali»

Oltre al consigliere regionale veneto Stefano Valdegamberi, un altro esponente della Lega è stato travolto dalle polemiche dopo alcune frasi sul caso del femminicidio di Giulia Cecchettin. Si tratta della deputata Simonetta Matone, ex magistrata e ora parlamentare del Carroccio, invitata a partecipare alla trasmissione Domenica In. Ed è stato lì che nel pomeriggio del 19 novembre ha pronunciato parole che ora hanno vengono rilanciate sui social. Matone ha infatti dichiarato: «Io non ho mai incontrato soggetti gravemente maltrattati e gravemente disturbati che avessero però delle mamme normali».

Matone: «I maltrattamenti sono una catena di Sant’Antonio»

La deputata, parlando con la conduttrice Mara Venier, ha spiegato il proprio punto di vista: «In tutti i casi di maltrattamenti gravissimi di cui mi sono occupata nella mia purtroppo lunghissima attività professionale il soggetto era il classico maschio italico, così lo definisco nella peggiore accezione, frutto e figlio di una madre italica. Cosa voglio dire. Che sono archetipi che si perpetrano attraverso l’educazione, l’esempio, il perdonargliele tutte, il pensare che quella ossessione sia amore. Io non voglio crocifiggere questa povera donna che sarà distrutta, però il problema è quello. Io non ho mai incontrato soggetti gravemente maltrattati e gravemente disturbati che avessero però delle mamme normali. Non le avevano. Vuol dire prendere le botte dal padre e non reagire, far vivere il figlio in un clima di terrore e violenza e fargli credere che tutto questo è normale, non ribellarsi mai, subire ricatti di tutti i generi e imporre questo modello familiare al proprio figlio che lo perpetrerà. Perché i maltrattamenti sono una catena di Sant’Antonio. Non è questo il caso, però anche qui nessuno ha intercettato i segnali».

Bonelli contro Matone e la Rai: 

La leghista è stata criticata da molti utenti sui social e anche da colleghi in ambito politico. Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, ha commentato su Facebook: «Occuparsi di femminicidio non è di destra e né di sinistra dice Mara Venier oggi a Domenica In ma a parlarne invitano 2 deputate di dx: Dalla Chiesa e Matone. La Matone, Lega, dice che i colpevoli di femminicidio avevano sempre modelli materni diseducativi e non avevano mamme normali ! Donne che avevano mariti che le picchiavano e non si ribellavano, per esempio. Quindi il modello diseducativo, per i figli assassini era la madre che subiva, non l’uomo che picchiava. Questa è la Rai del pluralismo e del contratto di servizio contro la violenza di genere?». Tra gli altri, ha commentato anche la giornalista Selvaggia Lucarelli: «Colpa nostra. Delle madri. Il padre picchiatore invece un modello».

 

 

Turismo delle radici, a Matera la seconda edizione di Root-in

Il turismo delle radici come strumento di valorizzazione e rigenerazione dei borghi italiani: questo il tema intorno al quale ruota la seconda edizione di Root-in, la borsa internazionale del turismo delle radici, promossa da Regione Basilicata e APT, in collaborazione con ENIT e con il patrocinio del MAECI, che si è aperta oggi a Matera. Due giorni di incontri, in corso di svolgimento nella sala convegni dell’UnaHotel di Venusio, anticipati da un press tour nei borghi della Basilicata, con la presenza di 94 sellers e di 80 buyers provenienti da tutto il mondo e più di 500 operatori del settore che parteciperanno a 25 laboratori tematici con 50 fra i principali esperti di turismo.

La manifestazione è stata aperta dai saluti istituzionali del sindaco di Matera Domenico Bennardi, del presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, del direttore generale dell’APT Basilicata Antonio Nicoletti, del CEO dell’ENIT Ivana Jelinic e del responsabile del progetto Turismo delle Radici del MAECI Giovanni Maria de Vita.

In un videomessaggio il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha voluto sottolineare che questo evento “rappresenta un importante momento di dialogo e confronto e testimonia il crescente interesse per il turismo delle radici che rappresenta una grande occasione per rafforzare il legame con i nostri connazionali. Torniamo a Roots-In in vista del 2024, anno delle radici italiane nel mondo, che intendiamo celebrare con numerose iniziative. La collaborazione con Regioni e istituzioni locali è un elemento fondamentale. Il nostro obiettivo è la realizzazione di un'offerta turistica che possa valorizzare le tante eccellenze del nostro Paese e soddisfare le esigenze e di desideri dei viaggiatori delle radici”.

Il sindaco di Matera Bennardi ha parlato di “una bella intuizione dell’Apt, Matera è felice di ospitare questa manifestazione perché la nostra città si presta al turismo delle radici, l’abitudine a ritornare a casa alle proprie radici è nel dna, ed è una potenzialità enorme anche per le aree interne”,

Il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi ha annunciato che “finalmente dopo 13 anni la Basilicata avrà presto un nuovo piano turistico regionale, con il quale la Regione intende guidare l’innovazione dell’offerta e promuovere il confronto produttivo fra pubblico e privato, assicurando che il pubblico sarà presente con competenza e professionalità, nella missione e nel ruolo che gli compete”. Ha inoltre richiamato gli ingenti investimenti fatti dal governo reginale lucano per il settore turistico: dai 45 milioni stanziati in epoca covid, ai 20 milioni per la promozione della cultura, fino ai 18 milioni per sostenere le aree interne e contrastare lo spopolamento ed ai 16 milioni messi in campo dal 2021 al 2025 per le azioni concrete date in carico all’APT.

“Abbiamo lavorato tanto e i risultati stanno arrivando – ha detto il direttore generale dell’APT Nicoletti –. Nei primi nove mesi dell’anno fra i mercati cresciuti di più ci sono quelli interessati dalla prima edizione di Root-in, anche grazie all’ENIT che ci sta sostenendo cerchiamo di creare nuove opportunità. Il turismo delle radici è l’incastro perfetto che stavamo cercando per rafforzare l’immagine della Basilicata nel mondo, e con il quale la Basilicata si pone in una dinamica completamente nuova”.

Il responsabile del progetto Turismo delle Radici del MAECI Giovanni Maria de Vita, ha riassunto gli obiettivi principali del progetto promosso dal Ministero nel 2018 e finanziato dal PNRR, alla vigilia del 2024 Anno delle radici italiane nel mondo: “creare una nuova relazione con gli 80 milioni di italiani nel mondo, per creare una collaborazione strategica in diversi settori, contribuire alla creazione di una domanda di turismo che si articola in territori non interessati dai flussi principali, lavorare per creare un’offerta che possa soddisfare le aspettative di questi viaggiatori. Da questo punto di vista la Basilicata è una storia di successo, l’emigrazione italiana viene soprattutto dalle aree rurali e il turismo delle radici è un’occasione per combattere lo spopolamento e creare nuove opportunità di lavoro”.

“C’è una parte romantica nel turismo delle radici che vede protagoniste le persone”, ha detto il CEO dell’ENIT Ivana Jelinic ricordando che il progetto dell’ENIT e del MAECI sul turismo delle radici “nasce nella nostra sede di Buenos Aires, quando una decina di anni fa le nostre collaboratrici pensarono a quest’idea di promuovere nei confronti degli italiani la possibilità di ritornare. Da lì questa tematica si è diffusa, fino ad arrivare al 2024 anno italiano delle radici. Ma non c’è solo componente emotiva, il turismo delle radici genera economia, è una grande opportunità per gli operatori e per l’economia diffusa che viene stimolata dal turista, con un focus specifico su quei territori e quei borghi che hanno bisogno di essere valorizzati e ripensati, partendo dalla nostra cultura, dalle nostre radici. Per spostare i flussi, la Basilicata ha fatto passi in avanti straordinari, con passione e competenza si mettono a servizio dei luoghi e si creano cose meravigliose”.

Dopo i saluti istituzionali si è svolto un forum sul tema “I Borghi fra permanenza e trasformazione”, moderato dalla giornalista del TG1 Valentina Bisti ed al quale hanno partecipato il poeta e paesologo Franco Arminio, Carmen Bizzarri dell’Università Europea di Roma, Beppe Convertini conduttore del programma Rai Linea Verde e Davide Rampello, direttore Creativo di Rampello & Partners Creative Studio.

Per Franco Arminio “le aree interne si sono trasformate in una sorta di museo delle porte chiuse, questi paesi stanno diventando un grande cantiere della sfiducia, occorre scatenare un sentimento di fiducia, è questo l’obiettivo che la politica dovrebbe adottare con il turismo delle radici e investendo sui ragazzi. Occorre un intreccio di intimità e distanza, di residenti e visitatori, fare dei nostri paesi un cantiere della fiducia, nel piccolo bisogna fare cose grandi, inventare un nuovo umanesimo, un nuovo modo di abitare il mondo”.

Per Carmen Bizzarri “lo sforzo da fare è quello di unire le risorse naturali con la comunità, far partecipe tutta la comunità in una nuova narrazione con la visione di chi poi fruirà di queste risorse. Serve un turismo rigenerativo, ottimo volano per riprendere le aspettative degli italiani all’estero”.

A parere di Beppe Convertini “i giovani sono andati dai piccoli paesi via perché non c’era futuro, bisogna creare lavoro e puntare sul turismo dei Borghi dove ci sono tesori inestimabili, posti davvero speciali, dare l’opportunità ai giovani di tornare. L’Italia è bellezza in ogni angolo e dobbiamo saper valorizzare e ad apprezzare questo immenso patrimonio”.

“La memoria è sempre una reinterpretazione del passato – ha detto Davide Rampello –, bisogna ridare vita a ciò che si era dimenticato, dare forza alla parola nostalgia. Dobbiamo portare economia in questi territori, stare attenti e non generalizzare, ogni borgo è diverso dagli altri, dare valore alle persone. I nostri borghi devono avere come valori la memoria, il ripristino dell’agricoltura, il restauro come testimonianza del saper fare. Questo non è turismo, ma un progetto che il Paese deve affrontare, poi creeremo anche il progetto di un turismo diverso: non turisti ma ospiti”.

La giornata si è conclusa con una tavola rotonda su “Le strategie delle regioni italiane a confronto”, moderata dal CEO dell’ENIT Ivana Jelinic, a cui hanno partecipato l’assessore al Turismo della Regione Puglia Gianfranco Lopane, e gli assessori della Regione Basilicata Cosimo Latronico (Ambiente, Territorio ed Energia) e Michele Casino (Sviluppo Economico). Latronico ha evidenziato tra l’altro che “il turismo delle radici è una buona opportunità per rivitalizzare i nostri territori e le aree interne, in una regione così ricca di emergenze ambientali e culturali”, mentre a parere di Casino “queste iniziative si muovono anche in direzione della destagionalizzazione del turismo, che contribuisce a consolidare questo settore strategico per l’economia lucana”. 

Ungheria: i cartelloni elettorali di Orban contro Von der Leyen, accostata alla famiglia Soros

Il 20 novembre il partito di governo ungherese Fidesz, guidato da Viktor Orban, ha svelato cartelloni elettorali che denigrano la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, accostandola alla famiglia Soros, proprio come era toccato in passato al suo predecessore Jean-Claude Juncker.

George Soros è da sempre bersaglio di Orban, in quanto simbolo dell’élite

I cartelloni elettorali, allestiti nella notte tra il 19 e il 20 novembre per lanciare la campagna di Fidesz in vista delle elezioni parlamentari europee di giugno 2024, raffigurano Von der Leyen accanto ad Alex Soros, figlio del finanziere di origine ungherese George Soros, frequente bersaglio di Orban, in quanto simbolo dell’élite e dunque “nemico pubblico” della sua Ungheria. Sotto lo slogan: «Non balliamo la loro musica».

I cartelloni elettorali di Viktor Orban contro Ursula von der Leyen, accostata alla famiglia Soros come il predecessore Jean-Claude Juncker.
Viktor Orban e Ursula von der Leyen (Getty Images).

I cartelloni del 2019 contro Juncker e la tirata d’orecchie di Bruxelles

Si tratta di un cartellone molto simile, diverso per protagonisti ma identico nei concetti, con cui Fidesz aveva tappezzato l’Ungheria nel 2019, sempre in vista delle elezioni europee. Al posto di Von der Leyen, all’epoca ministra delle Difesa della Germania, c’era Juncker. E in quello di Alex Soros c’era il padre, imprenditore, filantropo e banchiere. In quell’occasione arrivò la tirata d’orecchie da parte di Bruxelles e Fidesz, di fronte alla minaccia di espulsione dal Partito popolare europeo, chinò il capo ritirandoli dalle strade dell’Ungheria: la formazione politica di Orban è poi uscita dal PPE nel 2021. Mentre George Soros, ultranovantenne, nel frattempo ha passato il testimone del suo impero da 25 miliardi al figlio Alexander.

Giulia Cecchettin, flash mob degli studenti di Padova: «Perché sia davvero l’ultima»

Dopo le manifestazioni di domenica a Treviso e Vigonovo, diverse centinaia di studenti si sono radunati nella mattinata di lunedì 20 novembre nel cortile del corso di laurea in Ingegneria a Padova frequentato da Giulia Cecchettin, per un flash mob rumoroso contro i femminicidi in Italia.

Gli studenti: «Deve arrivare l’impegno dello Stato e della scuola»

Alla manifestazione è stato presente anche il direttore di dipartimento, Gaudenzio Meneghesso, mentre nelle aule l’inizio delle lezioni è stato introdotto da un minuto di silenzio. Presenta anche Emma Ruzzon, presidente del Consiglio degli studenti, secondo cui «dobbiamo riconoscere la matrice di questa morte. Quello di Giulia Cecchettin è un femminicidio, serve avere il coraggio di riconoscere che il sistema in cui siamo è intriso di una profonda e radicata cultura dello stupro. Soprattutto però, deve arrivare l’impegno delle Istituzioni, dello Stato, della scuola e delle università». Sempre a Padova, la Rete degli Studenti ha organizzato l’esposizione di striscioni nelle scuole superiori della città, tra cui il liceo Tito Livio frequentato da Cecchettin: «Che questa scuola possa cambiare, perché sia davvero l’ultima», recitano. In serata, alle 19.30, il collettivo Non una di meno Trento ha organizzato, come accadrà in contemporanea con altre città d’Italia, una manifestazione in memoria della giovane e per dire basta ai femminicidi e alla violenza di genere.

La temperatura media globale ha superato di 2 gradi i livelli preindustriali

La temperatura media globale sta crescendo a ritmi sostenuti. Venerdì 17 novembre, per la prima volta, ha superato di 2 gradi i livelli preindustriali, risalenti al periodo fra il 1850 e l’inizio del XX secolo. Ad affermarlo è il nuovo rapporto del Copernicus Climate Change Service con sede in Europa, condiviso sulla piattaforma X dalla vicedirettrice Samantha Burgess. «Non significa aver violato l’Accordo di Parigi», ha poi aggiunto la dottoressa alla Cnn. «Evidenzia però che ci stiamo avvicinando ai limiti massimi con frequenza costante». L’allarme arriva a due settimane dall’inizio della Cop28, la conferenza delle Nazioni Unite in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. Urge un intervento immediato al fine di evitare ripercussioni forti e irreversibili sulla Terra. Occorre sottolineare però come i dati siano ancora preliminari e necessitino di altre conferme con studi e misurazioni previsti per il prossimo futuro.

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Temperatura globale, l’Accordo di Parigi è ancora possibile

Nel suo post su X, Burgess ha confermato che la temperatura registrata venerdì 17 novembre è la più alta della storia. Un’analisi che conferma il precedente report di Copernicus che, a inizio novembre, aveva già identificato il 2023 come l’anno più caldo di sempre. «I valori sono stati, in media, 1,17 gradi superiori al periodo fra il 1990 e il 2020», ha sottolineato la vicepresidente Burgess. «Rispetto all’era preindustriale, prima che l’uomo iniziasse a bruciare combustibili fossili e alterare il clima naturale, parliamo di 2,06 gradi in più». Gli esperti hanno sottolineato come si tratti di un superamento temporaneo e non implica che si assisterà a un riscaldamento permanente dell’atmosfera. È tuttavia un indizio allarmante che conferma gli effetti della crisi climatica in corso sul pianeta.

Il 17 novembre la temperatura media globale ha superato di 2 gradi i valori preindustriali. Dati e previsioni del rapporto di Copernicus.
Una ragazza in Brasile cerca ristoro dal caldo torrido (Getty Images).

Il superamento di 2 gradi della temperatura rispetto all’epoca preindustriale mette dunque a repentaglio il rispetto dell’Accordo di Parigi sul clima stipulato nel 2015. Allora, le superpotenze del mondo si imposero di limitare le emissioni di gas serra al fine di contenere il surriscaldamento globale sotto 1,5 gradi rispetto al periodo 1850-1900. «I nuovi dati non indicano una violazione», ha spiegato Burgess alla Cnn. «Tuttavia evidenziano un peggioramento. Possiamo infatti aspettarci una frequenza crescente di giorni con una simile temperatura media globale nei prossimi anni». Un timore condiviso anche dall’Organizzazione climatica mondiale, secondo cui il pianeta potrebbe superare costantemente la soglia massima già entro il 2027 per via di una combinazione fra il fenomeno del Niño e l’inquinamento. «C’è ancora tempo per intervenire, ma bisogna farlo al più presto».

Incendi e inondazioni, gli effetti del surriscaldamento nel 2023

L’aumento della temperatura media globale rispetto ai livelli preindustriali sta causando una lunga serie di eventi meteorologici estremi. Gli incendi alle Hawaii e le tempeste sul Mediterraneo, senza dimenticare le inondazioni in Nord America, sono però solo la punta dell’iceberg. In aumento le possibilità di un collasso delle calotte polari, con relativo innalzamento dei livelli del mare ed estinzione di massa di tutte le barriere coralline. Difficile, in tal caso, anche l’adattamento per umani ed ecosistemi. «Il superamento dei 2 gradi era prevedibile», ha detto Richard Allan dell’Università di Reading. «Dobbiamo limitare i gas serra». Stando all’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, però, l’attuale impegno non è sufficiente. Per sperare di contenere il surriscaldamento globale, tutti gli Stati dovrebbero dimezzare le emissioni entro il 2030. Al ritmo attuale, però, anche se tutti rispettassero i propri impegni, l’inquinamento sarà il 9 per cento superiore al 2010.

Il 17 novembre la temperatura media globale ha superato di 2 gradi i valori preindustriali. Dati e previsioni del rapporto di Copernicus.
Un termometro segna 40 gradi a Roma a giugno (Getty Images).

Katherine Alvarez, la madre di Kata, è stata denunciata per lesioni aggravate

Katherine Alvarez, la madre di Kata, la bimba scomparsa il 10 giugno 2023 dall’ex hotel Astor, è stata denunciata dalla polizia per lesioni aggravate. Avrebbe accoltellato al volto una connazionale durante una lite, nella notte tra domenica 19 e lunedì 20 novembre, nei bagni della discoteca Tenax di Firenze.

La vittima ha riportato cinque ferite al volto

La vittima ha riportato cinque ferite al volto, tra la guancia e la sommità della testa, suturate con 18 punti, e ha ricevuto una prognosi di 20 giorni. Sono in corso ulteriori indagini per risalire alle cause della lite, forse scoppiata per rancori pregressi. Non è stata rinvenuta neanche l’arma utilizzata e gli investigatori non escluderebbero che si tratti di un coltello per la compatibilità del tipo di ferite. La vittima ha raccontato agli agenti di essere stata aggredita dalla mamma di Kata, che l’ha colpita con un corpo contundente, mentre Katherine Alvarez ha spiegato di aver agito per legittima difesa. Pochi giorni prima era finito nuovamente nei guai il padre della bambina, Miguel Angel Chicllo Romero.

Russia, la cantante ucraina Jamala nell’elenco dei ricercati: ha vinto l’Eurovision nel 2016

La cantante ucraina Jamala, vincitrice dell’Eurovision nel 2016 con una canzone che denunciava la deportazione dei tatari della Crimea sotto Stalin, è stata messa nella lista dei ricercati dal ministero dell’Interno russo per crimini non specificati. Il nome di Jamala, al secolo Susana Jamaladinova, compare nella nel database dei ricercati del ministero. L’agenzia Tass, che ha dato la notizia, ha aggiunto che non viene precisato di quali reati sia accusata.

L’ipotesi di «diffusione di false notizie sulle forze armate»

Fonti di polizia sentite dall’agenzia hanno ipotizzato che la cantante possa essere stata incriminata per la «diffusione di false notizie sulle forze armate». Un’accusa prevista in base a una riforma del Codice penale introdotta nel 2022 e mossa contro molti attivisti, giornalisti e oppositori in Russia che si sono schierati contro l’operazione militare in Ucraina. Jamala è nata in Crimea ed è di ascendenza tatara. Sette anni fa trionfò all’Eurovision con 1944, una canzone decisamente anti-russa. Una posizione che ha sempre mantenuto fin dall’annessione della Crimea alla Russia nel 2014 e ribadita con forza dopo l’inizio dell’intervento di Mosca in Ucraina, nel febbraio del 2022.

Sette anni fa la performer ha trionfato con una canzone, 1944, in cui ha denunciava la deportazione dei tartari dalla Crimea voluta da Stalin. Non sono state specificate le accuse.
L’esibizione di Jamala durante l’Eurovision 2023 (Getty Images).

Jamala sostenitrice del movimento Lgbt

Nell’aprile dello stesso anno Jamilova fu inserita nella lista degli artisti ucraini a cui è proibito l’ingresso in Russia per 50 anni. La cantante, sottolinea la Tass, è anche una sostenitrice del movimento Lgbt e del matrimonio tra persone dello stesso sesso in Ucraina. Proprio questa potrebbe essere una discriminante. Pochi giorni fa, infatti, il ministero della Giustizia russo ha chiesto alla Corte Suprema di mettere fuori legge il movimento internazionale per i diritti Lgbt. E questo in quanto le sue attività «incitano alla discordia sociale e religiosa» in violazione delle leggi anti-estremismo del Paese. L’omosessualità è stata un reato in Russia fino al 1993 ed è stata poi considerata una malattia mentale fino al 1999.

L’ex maestro Piatti su Jannik Sinner: «Bravo a non aver ascoltato le critiche»

«La finale di Torino è sicuramente solo la prima di una lunga serie che vincerà e auguro a Jannik Sinner un grande in bocca al lupo per questo presente e per il futuro. Bravo per non aver ascoltato le inutili critiche ricevute durante la sua ultima mancata partecipazione alla Coppa Davis, circa il suo non attaccamento ‘alla maglia’ e sul suo sentirsi o meno italiano. E come ho sempre detto e sempre dirò: forza e divertiti». Così il maestro di tennis Riccardo Piatti, titolare dell’omonima accademia di Bordighera che ha introdotto Sinner nel circuito dei professionisti, commenta la finale del leader del tennis azzurro, sconfitto da Djokovic alle Atp Finals 2023.

Piatti: «Le vittorie di Sinner prova del suo attaccamento all’Italia»

«Critiche sterili che sono arrivate da persone non competenti e che non sanno cosa significa fare la prestazione di alto livello», ha aggiunto Piatti. E rivolgendosi direttamente a Sinner: «Jannik, una settimana così alle Finals, i futuri Slams che vincerai e il ranking mondiale sono il miglior modo per dimostrare il tuo attaccamento all’Italia e di fare sentire tutti gli italiani orgogliosi di avere uno come te tra i migliori atleti al mondo». Sinner è rimasto a Bordighera fino al febbraio del 2022, dove ha vissuto con il maestro Luka Cvetkovic che, con la supervisione di Piatti, ha fatto di un giovane sportivo uno dei più grandi campioni. A lanciare il nome di Sinner contribuì anche il “duetto” in campo con Fiorello, nel febbraio del 2020, a margine del Festival di Sanremo, quando lo showman e il tennista hanno scambiato qualche “rovescio” sui campi del Piatti Center.

L'ex maestro Piatti su Jannik Sinner: «Bravo a non aver ascoltato le critiche»
Riccardo Piatti, Fiorello e Jannik Sinner (da Facebook).

Addio a Marisa Jossa, Miss Italia 1959: era la madre di Roberta Capua

All’età di 85 anni, è morta Marisa Jossa, Miss Italia 1959 e madre di Roberta Capua, a sua volta vincitrice del concorso di bellezza 27 anni dopo, nel 1986. Ad annunciare la scomparsa della donna è stata proprio la conduttrice tv, che ha pubblicato una foto con una semplice scritta: «Ciao mamma».

Chi era Marisa Jossa

Jossa è stata la prima miss della gestione di Enzo Mirigliani, che ha debuttato come patron dell’evento proprio nel 1959. In quell’anno, la donna aveva appena 21 anni e ha vinto davanti alle altre 33 ragazze partecipanti, durante la finale che si è svolta a Ischia. 27 anni dopo, sarà lei ad accompagnare la figlia Roberta Capua, diventata anch’essa Miss Italia. Si tratta di un caso unico e mai più ripetutosi nella storia della manifestazione. Nove anni fa Marisa Jossa è stata investita da uno scooter all’uscita di un mercatino nel quartiere napoletano del Vomero, a Napoli, città in cui ha vissuto ed è morta nelle scorse ore.

Mirigliani: «Vinse la più alta»

Gli organizzatori di Miss Italia hanno ricordato in un comunicato la finalissima, con le parole dello stesso Mirigliani. Il patron Mirigliani, ricordando la vittoria di Marisa Jossa, ha raccontato: «Vinse la più alta, che si era imposta nelle selezioni di Selva di Val Gardena, dove da dieci anni andava in vacanza con la famiglia. Marisa era accompagnata dalla mamma, Anna Vasdeki, di origine greca». Sui giornali dell’epoca, come ricorda Adnkronos, la vittoria della 21enne è stata descritta così: «Ha vinto una di quelle bellezze che non fanno voltare la gente per strada non si trucca gli occhi, né si tinge le sopracciglia e le unghie».

La Norvegia vuole gli infermieri italiani e offre contratti da 3.500 euro più bonus e voli

Nursing Up, il sindaco nazionale degli infermieri, ha lanciato un allarme: migliaia di giovani vengono reclutati dalla Norvegia con proposte allettanti, tanto in termini di ingaggio quanto di vivibilità. Secondo quanto spiegato dalla sigla sindacale, il Paese nordeuropeo ha lanciato decine di offerte verso l’Italia, attraverso un’agenzia di recruitment spagnola. Si parla di stipendi da 3.500 euro netti, premi esclusi. E in molti casi a professionisti e neo laureati vengono garantiti anche affitto e bollette, oltre ai voli pagati e contratti a tempo indeterminato. La Norvegia starebbe puntando anche agli studenti dell’ultimo anno.

Il sindacato: «Proposte difficili da rifiutare»

Il presidente nazionale del Nursing Up, Antonio De Palma, ha spiegato: «Possiamo constatare, senza esagerazione alcuna, che negli ultimi tempi le proposte di lavoro dall’estero si stanno addirittura evolvendo, e per gli ambitissimi professionisti italiani si sono fatte decisamente “più aggressive” e soprattutto davvero difficili da rifiutare per un nostro giovane laureato in infermieristica. Siamo di fronte  ad una vera e propria caccia aperta agli infermieri di casa nostra che va avanti da alcuni anni, con una pericolosa emorragia di professionisti che le nostre istituzioni non riescono in alcun modo ad arginare attraverso piani alternativi di valorizzazione».

La Norvegia vuole gli infermieri italiani e offre contratti da 3.500 euro più bonus e voli
Due infermiere preparano alcune siringhe in ospedali (Getty Images).

De Palma: «Andati via 7mila infermieri»

Le offerte norvegesi, per De Palma, sono allettanti. Viene offerto uno stipendio dai 2.700 ai 3.500 euro al mese anche se il costo della vita, in città come Oslo o Bergen, spiega Repubblica, risulta elevato. A tentare i professionisti italiani sono soprattutto i contratti a tempo indeterminato, i bonus, i premi e le ore di lavoro, 37,5 a settimana di media. Il presidente del Nursing Up ha concluso: «Negli ultimi tre anni, ben 7mila infermieri italiani hanno lasciato il nostro Paese». Un messaggio forte che arriva a pochi giorni dalla protesta del prossimo 5 dicembre, quando i professionisti «stanchi e logorati come non mai, incroceranno le braccia in uno sciopero insieme ad alcuni sindacati dei medici».