Pippo Inzaghi contro Max Allegri: «Ho smesso un anno prima per colpa sua»

Se non ci fosse stato Massimiliano Allegri sulla panchina del Milan, la carriera di Filippo Inzaghi si sarebbe chiusa a 40 anni anziché a 39, come successo effettivamente nel 2012. Lo rivela l’ex attaccante e oggi allenatore, nell’autobiografia Il momento giusto, scritta a quattro mani con Giovan Battista Olivero, giornalista della Gazzetta dello Sport.

Autobiografia Il momento giusto, Pippo Inzaghi contro Max Allegri: «Ho smesso un anno prima per colpa sua».
L’omaggio dei tifosi del Milan nel giorno dell’addio di Inzaghi e di altri big rossoneri (Getty Images).

«Allegri chiese che non mi fosse rinnovato il contratto»

Proprio la rosea ha pubblicato alcuni estratti dell’autobiografia, uscita il 20 giugno nelle librerie. «Era stato Allegri a chiudere la mia carriera da giocatore. Io e il Milan, infatti, nella primavera del 2012 avevamo trovato un accordo per prolungare di un anno il mio contratto. Io sarei stato un importante collante nello spogliatoio che nel giro di poco tempo aveva perso Maldini, Pirlo, Nesta, Gattuso, Seedorf. Elementi di spessore che avevano lasciato un vuoto profondo. Non avrei accampato alcuna pretesa…», scrive Inzaghi in un passaggio del libro. «Galliani era felice di aver trovato insieme a me questa soluzione. Allegri invece la bocciò, non mi voleva più nello spogliatoio e lo disse al dirigente chiedendo che non mi fosse rinnovato il contratto. Per me fu una mazzata». Ecco dunque un altro attestato di “non stima” per Allegri, che nel corso degli ultimi due anni ne ha ricevuti parecchi: poche – praticamente nessuna – le soddisfazioni con la Juventus, tantissime le critiche raccolte. Basti pensate ai ripetuti attacchi da parte del “giochista” Daniele Adani, che vede come fumo negli occhi il “risultatista” Max.

Autobiografia Il momento giusto, Pippo Inzaghi contro Max Allegri: «Ho smesso un anno prima per colpa sua».
Massimiliano Allegri, allenatore del Milan dal 2010 al 2014 (Getty Images).

Per Inzaghi 300 partite e 126 gol con il Milan, poi una stagione da allenatore

Inzaghi, che nell’ultima stagione ha allenato la Reggina in Serie B, ha giocato nel Milan dal 2001 al 2012. Con la maglia rossonera ha disputato 300 partite, mettendo a segno 126 gol, tra cui i due preziosissimi che regalarono la Champions League al Diavolo nel 2007, nella finale-rivincita contro il Liverpool. Nelle ultime due stagioni da calciatore, coincise con la presenza di Allegri sulla panchina del Milan, aveva però collezionato in tutto appena 18 presenze. Appesi gli scarpini al chiodo, nel 2014/15 ha esordito come allenatore proprio alla guida del Milan, chiudendo il campionato (vinto proprio dalla Juve di Allegri) al decimo posto.

Accordo Regione – Eni – Shell, via libera a 5 progetti “no oil”

Contrarre la perdita di capitale umano della regione, favorire la transizione all’economia della conoscenza, acquisire e generare tecnologie abilitanti capaci di accompagnare nel lungo periodo lo sviluppo regionale nella dimensione della transizione, promuovere lo sviluppo di know-how caratterizzati da potenziali mercati di riferimento. Sono questi, in estrema sintesi, gli obiettivi dei primi 5 progetti “no oil” approvati nell’ambito dell’Accordo di Progetti di Sviluppo tra Regione Basilicata, Eni e Shell Italia E&P. Progetti che “disegnano una vera e propria agenda trasformativa del sistema produttivo ed economico regionale nel contesto della transizione”, come ha spiegato oggi in un incontro con i giornalisti il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi.

“L’innovazione come motore della crescita economica – ha detto Bardi – è universalmente considerata il fattore chiave capace di coniugare l’imperativo dello sviluppo economico con quello della sostenibilità ambientale, nell’ottica di un aumento dell’efficienza dei processi produttivi e della decarbonizzazione dell’economia. La roadmap delineata si riferisce a quattro domini del tutto in linea con le vocazioni e le risorse principali del territorio lucano: bioeconomia ed economia circolare, energia e mobilità sostenibile, innovazione e rigenerazione territoriale. Nello spirito di Agenda 2030, questi progetti coinvolgono non solo l’istituzione di governo, ma un’ampia rete di soggetti pubblici e privati, e contribuiscono a segnare la strada per un’azione ampia e partecipata, di efficacia capillare sul territorio e diversificata nei settori della società e del sistema economico-produttivo”.

Il progetto “Basilicata electric Region” punta a creare un polo per la mobilità elettrica sostenibile in Basilicata attraverso lo sviluppo di una rete di ricarica diffusa per veicoli su tutto il territorio regionale e la realizzazione di siti di ricarica ad altissima potenza nelle aree a maggior affluenza, integrati con servizi di assistenza tecnica per gli automobilisti e formazione professionale agli addetti. Il progetto “Basilicata Open Lab” vuole contribuire a potenziare l’ecosistema dell’innovazione regionale supportando la nascita e il posizionamento di nuove imprese nei settori più avanzati dei nuovi paradigmi di business. Il progetto “Produzione di Biometano da scarti agricoli” prevede la realizzazione di interventi di riconversione e, qualora necessario, di ampliamento di impianti di biogas esistenti attualmente volti alla generazione di energia elettrica da biogas da riconvertire alla produzione di biometano. Il progetto “Agri-Hub Basilicata per la produzione di olio vegetale a fini energetici” punta a realizzare un centro di estrazione di olio vegetale (Agri‐Hub), che lavorerà semi oleaginosi provenienti dalla filiera agricola per alimentare le bioraffinerie Eni. Il progetto “Programma di rigenerazione urbana sostenibile” intende supportare la Regione Basilicata nella definizione e monitoraggio di progetti e azioni diffuse di rigenerazione territoriale al fine di conseguire uno sviluppo sostenibile a scala urbana e territoriale, la valorizzazione e la promozione del patrimonio ambientale e culturale, e la massimizzazione delle opportunità disviluppo per il tessuto economico basato sul turismo.

“La cifra di questi progetti – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Territorio ed Energia Cosimo Latronico – è tutta sull’economia circolare e sulla transizione energetica, perché sono progetti che utilizzano gli scarti agricoli per realizzare carburanti vegetali o biovegetali. Un fatto importantissimo per la filiera agricola che utilizza le sue potenzialità, oggi assolutamente disperse, per farne uno strumento di valore e dare forza alla transizione energetica. Inoltre valorizza i terreni marginali, quindi è proprio nel cuore di una transizione energetica e ambientale. Ma i progetti riguardano anche le infrastrutture per la mobilità elettrica: se si vogliono utilizzare le macchine elettriche servono le colonnine, che noi metteremo in tutta la Basilicata. Vogliamo creare le condizioni infrastrutturali e produttive perché la regione diventi un hub, sia dal punto di vista della mobilità che dal punto di vista delle risorse energetiche rinnovabili. Una misura che non sottovaluterei è quella che prevede di utilizzare alcune risorse di compensazione per avere competenze per la rigenerazione urbana della Basilicata. Inostri centri storici sono stati per lo più abbandonati da processi economici nel tempo, ora dobbiamo rilanciare questi punti di criticità per farne luoghi di vita dal punto di vista produttivo, sociale, artistico. I nostri centri storici, come stanno dimostrando molti esempi, possono diventare grandi attrattori per il paesaggio, per l’ambiente, per la cultura, per il lavoro. E da ultimo, c’è un tema assai interessante che riguarda la capacità di fare impresa in Basilicata: c’è un’azione finanziata per il sostegno delle start up, noi dobbiamo investire risorse perché chi ha un progetto d’impesa abbia non solo l’incentivo economico ma anche il sostegno in termini di competenze, management e prospettiva. Un incubatore d’impresa, che utilizzando le competenze dei grandi player possa sostenere i progetti di sviluppo nella nostra regione. La Basilicata – ha concluso Latronico – deve valorizzare le sue risorse: il paesaggio, i paesi, l’agricoltura, i beni ambientali, storici e culturali, utilizzando anche le nuove competenze, la tecnologia, la ricerca per l’innovazione. Abbiamo tutte le carte per diventare un luogo accogliente, se costruiamo un’infrastruttura all’altezza la Basilicata può diventare attrattiva anche dal punto di vista del lavoro e dei nuovi lavori”.

“Questi progetti mirano a rendere più attrattiva la Basilicata”, ha aggiunto ancora il presidente Bardi richiamando i dati economici dell’ultimo periodo: per la prima volta negli ultimi 20 anni, il PIL pro capite della Basilicata è stato superiore alla media europea (+2,5% dal 2019 al 2021, contro la media UE dell’1,7%), Cresce anche l’export lucano, con un +16,4% nel primo trimestre 2023 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. “La Basilicata – ha affermato ancora Bardi – è la migliore regione d'Italia in questi due dati che incidono nelle vite delle famiglie. Grazie alla nostra strategia sul ‘gas gratis ai lucani’ – che discende sempre dall’accordo compensazioni di cui stiamo parlando anche oggi – abbiamo difeso le famiglie meno abbienti, perché l’inflazione è definita la tassa sui più poveri. Sono numeri positivi per la nostra regione, alcuni mai visti prima, di cui esserne fieri. Sono in calo anche i NEET e i disoccupati. E il turismo è in fortissima crescita. Numeri positivi che sono merito di tutti i lucani. La notizia inedita è che la Basilicata torna a correre, per la prima volta nella sua storia recente sopra la media europea. Dopo vent’anni negativi. A dimostrazione del sottoutilizzo che c’è in Basilicata e quindi delle potenzialità enormi che ha questa regione. Noi vogliamo consolidare questi dati, i progetti ‘no oil’ risultano coerenti con gli obiettivi strategici della Regione Basilicata. Con questi progetti si avvia o meglio si accelera un processo di transizione ecologica della regione Basilicata. Si tratta di percorsi che si muovono su orizzonti temporali diversificati. Nel breve periodo si registreranno i risultati in termini di occupazione e di produzione, ma la transizione – ha concluso Bardi – sarà un processo che si compirà nel medio-lungo periodo, se i decisori pubblici seguiranno e daranno seguito a iniziative simili, con lo sguardo rivolto non sui mandati (questo o il prossimo) ma sul futuro dei giovani lucani”. 

Accordo Regione – Eni – Shell, via libera a 5 progetti “no oil”

Contrarre la perdita di capitale umano della regione, favorire la transizione all’economia della conoscenza, acquisire e generare tecnologie abilitanti capaci di accompagnare nel lungo periodo lo sviluppo regionale nella dimensione della transizione, promuovere lo sviluppo di know-how caratterizzati da potenziali mercati di riferimento. Sono questi, in estrema sintesi, gli obiettivi dei primi 5 progetti “no oil” approvati nell’ambito dell’Accordo di Progetti di Sviluppo tra Regione Basilicata, Eni e Shell Italia E&P. Progetti che “disegnano una vera e propria agenda trasformativa del sistema produttivo ed economico regionale nel contesto della transizione”, come ha spiegato oggi in un incontro con i giornalisti il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi.

“L’innovazione come motore della crescita economica – ha detto Bardi – è universalmente considerata il fattore chiave capace di coniugare l’imperativo dello sviluppo economico con quello della sostenibilità ambientale, nell’ottica di un aumento dell’efficienza dei processi produttivi e della decarbonizzazione dell’economia. La roadmap delineata si riferisce a quattro domini del tutto in linea con le vocazioni e le risorse principali del territorio lucano: bioeconomia ed economia circolare, energia e mobilità sostenibile, innovazione e rigenerazione territoriale. Nello spirito di Agenda 2030, questi progetti coinvolgono non solo l’istituzione di governo, ma un’ampia rete di soggetti pubblici e privati, e contribuiscono a segnare la strada per un’azione ampia e partecipata, di efficacia capillare sul territorio e diversificata nei settori della società e del sistema economico-produttivo”.

Il progetto “Basilicata electric Region” punta a creare un polo per la mobilità elettrica sostenibile in Basilicata attraverso lo sviluppo di una rete di ricarica diffusa per veicoli su tutto il territorio regionale e la realizzazione di siti di ricarica ad altissima potenza nelle aree a maggior affluenza, integrati con servizi di assistenza tecnica per gli automobilisti e formazione professionale agli addetti. Il progetto “Basilicata Open Lab” vuole contribuire a potenziare l’ecosistema dell’innovazione regionale supportando la nascita e il posizionamento di nuove imprese nei settori più avanzati dei nuovi paradigmi di business. Il progetto “Produzione di Biometano da scarti agricoli” prevede la realizzazione di interventi di riconversione e, qualora necessario, di ampliamento di impianti di biogas esistenti attualmente volti alla generazione di energia elettrica da biogas da riconvertire alla produzione di biometano. Il progetto “Agri-Hub Basilicata per la produzione di olio vegetale a fini energetici” punta a realizzare un centro di estrazione di olio vegetale (Agri‐Hub), che lavorerà semi oleaginosi provenienti dalla filiera agricola per alimentare le bioraffinerie Eni. Il progetto “Programma di rigenerazione urbana sostenibile” intende supportare la Regione Basilicata nella definizione e monitoraggio di progetti e azioni diffuse di rigenerazione territoriale al fine di conseguire uno sviluppo sostenibile a scala urbana e territoriale, la valorizzazione e la promozione del patrimonio ambientale e culturale, e la massimizzazione delle opportunità disviluppo per il tessuto economico basato sul turismo.

“La cifra di questi progetti – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Territorio ed Energia Cosimo Latronico – è tutta sull’economia circolare e sulla transizione energetica, perché sono progetti che utilizzano gli scarti agricoli per realizzare carburanti vegetali o biovegetali. Un fatto importantissimo per la filiera agricola che utilizza le sue potenzialità, oggi assolutamente disperse, per farne uno strumento di valore e dare forza alla transizione energetica. Inoltre valorizza i terreni marginali, quindi è proprio nel cuore di una transizione energetica e ambientale. Ma i progetti riguardano anche le infrastrutture per la mobilità elettrica: se si vogliono utilizzare le macchine elettriche servono le colonnine, che noi metteremo in tutta la Basilicata. Vogliamo creare le condizioni infrastrutturali e produttive perché la regione diventi un hub, sia dal punto di vista della mobilità che dal punto di vista delle risorse energetiche rinnovabili. Una misura che non sottovaluterei è quella che prevede di utilizzare alcune risorse di compensazione per avere competenze per la rigenerazione urbana della Basilicata. Inostri centri storici sono stati per lo più abbandonati da processi economici nel tempo, ora dobbiamo rilanciare questi punti di criticità per farne luoghi di vita dal punto di vista produttivo, sociale, artistico. I nostri centri storici, come stanno dimostrando molti esempi, possono diventare grandi attrattori per il paesaggio, per l’ambiente, per la cultura, per il lavoro. E da ultimo, c’è un tema assai interessante che riguarda la capacità di fare impresa in Basilicata: c’è un’azione finanziata per il sostegno delle start up, noi dobbiamo investire risorse perché chi ha un progetto d’impesa abbia non solo l’incentivo economico ma anche il sostegno in termini di competenze, management e prospettiva. Un incubatore d’impresa, che utilizzando le competenze dei grandi player possa sostenere i progetti di sviluppo nella nostra regione. La Basilicata – ha concluso Latronico – deve valorizzare le sue risorse: il paesaggio, i paesi, l’agricoltura, i beni ambientali, storici e culturali, utilizzando anche le nuove competenze, la tecnologia, la ricerca per l’innovazione. Abbiamo tutte le carte per diventare un luogo accogliente, se costruiamo un’infrastruttura all’altezza la Basilicata può diventare attrattiva anche dal punto di vista del lavoro e dei nuovi lavori”.

“Questi progetti mirano a rendere più attrattiva la Basilicata”, ha aggiunto ancora il presidente Bardi richiamando i dati economici dell’ultimo periodo: per la prima volta negli ultimi 20 anni, il PIL pro capite della Basilicata è stato superiore alla media europea (+2,5% dal 2019 al 2021, contro la media UE dell’1,7%), Cresce anche l’export lucano, con un +16,4% nel primo trimestre 2023 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. “La Basilicata – ha affermato ancora Bardi – è la migliore regione d'Italia in questi due dati che incidono nelle vite delle famiglie. Grazie alla nostra strategia sul ‘gas gratis ai lucani’ – che discende sempre dall’accordo compensazioni di cui stiamo parlando anche oggi – abbiamo difeso le famiglie meno abbienti, perché l’inflazione è definita la tassa sui più poveri. Sono numeri positivi per la nostra regione, alcuni mai visti prima, di cui esserne fieri. Sono in calo anche i NEET e i disoccupati. E il turismo è in fortissima crescita. Numeri positivi che sono merito di tutti i lucani. La notizia inedita è che la Basilicata torna a correre, per la prima volta nella sua storia recente sopra la media europea. Dopo vent’anni negativi. A dimostrazione del sottoutilizzo che c’è in Basilicata e quindi delle potenzialità enormi che ha questa regione. Noi vogliamo consolidare questi dati, i progetti ‘no oil’ risultano coerenti con gli obiettivi strategici della Regione Basilicata. Con questi progetti si avvia o meglio si accelera un processo di transizione ecologica della regione Basilicata. Si tratta di percorsi che si muovono su orizzonti temporali diversificati. Nel breve periodo si registreranno i risultati in termini di occupazione e di produzione, ma la transizione – ha concluso Bardi – sarà un processo che si compirà nel medio-lungo periodo, se i decisori pubblici seguiranno e daranno seguito a iniziative simili, con lo sguardo rivolto non sui mandati (questo o il prossimo) ma sul futuro dei giovani lucani”. 

Clochard accoltellato nel parcheggio dell’aeroporto di Firenze: è grave

Intorno alle 3:30 di notte del 20 giugno la Polizia di Firenze ha soccorso un clochard riverso a terra e ferito nel parcheggio dell’aeroporto di Firenze Perentola, proprio di fronte alle partenze.

Clochard aggredito nella notte all’aeroporto di Firenze: è gravissimo

La vittima dell’aggressione è un uomo tedesco di 72 anni che al momento del ritrovamento presentava una terribile e profondissima ferita a livello della gola, causata evidentemente da un’arma da taglio. Dopo essere stato trovato dalle autorità, l’uomo è stato trasportato d’urgenza al vicino ospedale Careggi, dove si trova attualmente ricoverato in prognosi riservata.

Indagini in corso: tre giorni fa un caso simile

Le forze dell’ordine sono attualmente al lavoro sul caso per cercare di ricostruire cosa possa essere accaduto con precisione. Nessuno ha idea di chi si potrebbe essere reso protagonista di un gesto così folle, per ora. Sul grave episodio di cronaca sta dunque lavorando la squadra mobile di Firenze, con la collaborazione della polizia scientifica.

Tre giorni fa Firenze era finita al centro delle cronache per un’altra grave aggressione dove un altro clochard aveva perso la vita. Tutto è accaduto nella notte fra il 17 e il 18 giugno, sulla soglia della chiesa di Santa Maria Novella, in una zona che di norma è gremita di turisti. In questo caso a morire è stato un uomo senza fissa dimora di origini ceche, Jacob Kuapil, il cui corpo esanime è stato trovato in mattinata. La vittima avrebbe sbattuto la testa a terra in modo violento dopo aver avuto un acceso diverbio con un altro clochard, pare di nome Peter. L’alterco, stando alle ricostruzioni di un terzo uomo che ha assistito alla scena, sarebbe avvenuto per futili motivi. Il 118 aveva provato ad assistere Kuapil dopo l’incidente, ricevendo però un netto rifiuto da parte dell’uomo. Sul caso, il pubblico ministero Sandro Cutrignelli ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.

Cristiano Caccamo: età, origini, film e vita privata dell’attore

Cristiano Caccamo, nato il 21 marzo del 1989 a Taurianova in provincia di Reggio Calabria, è un attore celebre per aver recitato in alcune fiction di Rai 1 come Che Dio ci aiuti (2017) e Don Matteo (2018). Vediamo quali sono state le tappe principali della sua carriera fin qui e cosa si sa della sua vita privata.

Cristiano Caccamo, le origini e i film

Cristiano è figlio del poeta e scrittore Michele Caccamo, direttore editoriale di Emersioni e della collana Tasti per le edizioni Castelvecchi. A 15 anni ha lasciato il paese dov’è nato per trasferirsi in un convitto ad Assisi, in Umbria, dove ha studiato e si è diplomato. Si è poi trasferito a Roma per studiare Lingue alla Sapienza, ma ha abbandonato gli studi per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e diplomarsi.

Ha iniziato la sua carriera da attore a teatro con Ciechi, dove ha ottenuto un ruolo minore. Nel 2013 è stato protagonista di una serie tv insieme ad Emanuela Rei, Anastasia Love Dance, dove ha interpretato uno degli amici della protagonista. Nel 2014 ha preso parte a La vita oscena di Renato De Maria. Il suo primo film da protagonista è stato invece Cenere, uscito nel 2014, dove ha vestito i panni di Julien, un artista di strada ribelle.

A marzo 2018 è uscito nelle sale il film Puoi baciare lo sposo, di cui è protagonista insieme a Salvatore Esposito. A settembre dello stesso anno ha esordito nella miniserie televisiva La vita promessa accanto a Luisa Ranieri e diretta da Ricky Tognazzi, interpretando un giovane ragazzo siciliano, Michele Carrizzo. Nel 2021 è nel cast del film Una famiglia mostruosa di Volfango De Biasi.

Scopri chi è l'attore Cristiano Caccamo, tra carriera e vita privata
Cristiano Caccamo al Festival del Cinema di Venezia 2021 (Getty Images).

Le fiction televisive

Il suo debutto televisivo è arrivato nel 2015, prima con Questo è il mio paese, dove ha interpretato Cosimo, figlio di un latitante, e poi ne Il paradiso delle signore di Monica Vullo, dove ha interpretato Quinto, un timido magazziniere. Nel 2017 è entrato a far parte del cast di Che Dio ci aiuti, interpretando un giovane cardiochirurgo, e l’anno successivo ha recitato in Don Matteo nei panni di Giovanni Santucci, fidanzato del capitano Anna Olivieri.

Nel 2020 è stato uno dei concorrenti di Celebrity Hunted: Caccia all’uomo, il reality show disponibile su Amazon Prime, insieme alla collega e amica Diana del Bufalo. Sempre per Amazon, nel 2023 ha partecipato alla terza edizione di Lol – Chi ride è fuori.

Cristiano Caccamo, la vita privata

Per quanto riguarda la vita privata, l’attore è molto riservato. Un possibile amore, di cui si è vociferato ma che non è mai stato ufficializzato, è stato quello con la collega e co-protagonista nella fiction Questo è il mio paese Valentina Romani. Molti hanno parlato di una ipotetica relazione anche con la sua amica attrice e cantante Diana del Bufalo, ma i due hanno sempre smentito di avere un rapporto che vada al di là dell’amicizia.

Biden: «La minaccia della Russia di usare armi nucleari è reale»

«La minaccia della Russia di utilizzare armi nucleari è reale». Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in un incontro con un gruppo di donatori a Palo Alto, in California, il 19 giugno. Soltanto due giorni prima, il 17 giugno, come ha ricordato Reuters aveva definito «irresponsabile» il dispiegamento di armi tattiche in Bielorussia da parte di Mosca. «Quando venni qui due anni fa e dissi che ero preoccupato per il prosciugamento del fiume Colorado, tutti mi guardarono come se fossi pazzo», ha sottolineato Biden. «Stavolta è lo stesso».

LEGGI ANCHE: La Russia, le armi nucleari in Bielorussia e il destino di Lukashenko

In Bielorussia armi nucleari tre volte più potenti di quelle del 1945

Intanto, come sottolineano i media internazionali, Minsk dal 14 giugno sta ricevendo missili e bombe russi. Il presidente Alexander Lukashenko ha informato dell’arrivo di armi tre volte più potenti delle atomiche utilizzate a Hiroshima e Nagasaki. Il dispiegamento, secondo Reuters, rappresenta la prima mossa di Mosca al di fuori del territorio nazionale dalla caduta dell’Unione sovietica. Il dittatore bielorusso ha anche fornito ulteriori dettagli in un’intervista al canale televisivo di stato russo Russiya-1. «Non avremmo alcun dubbio nell’usare le armi nucleari come strumento di difesa», ha precisato Lukashenko, sottolineando come avesse convinto Putin a schierarle.

Joe Biden sul dispiegamento di armi nucleari in Bielorussia della Russia: «Gesto irresponsabile». E in Ucraina proseguono gli attacchi.
Vladimir Putin incontra Alexander Lukashenko a Sochi il 9 giugno (Getty).

Già nel mese di maggio, in occasione dell’annuncio di Vladimir Putin, la Russia aveva risposto alle accuse occidentali ricordando come gli Usa per decenni avessero schierato armamenti nucleari in Europa. Per quanto Biden parli di minaccia reale, secondo Reuters per ora l’eventualità che l’esercito russo usi armi atomiche è remota. Proseguono invece gli attacchi russi con droni kamikaze in varie città dell’Ucraina. Nella notte, attorno allo spazio aereo di Kyiv i militari hanno intercettato e distrutto una ventina di velivoli. Esplosioni anche negli oblast di Chersaky, Vinnitsa e Khmelnytskyi. Le incursioni sono proseguite per circa tre ore, ma non si riportano al momento danni ingenti o feriti.

Parigi 2024, perquisizione nella sede del comitato organizzatore dei Giochi Olimpici

Una perquisizione della polizia francese è in corso a Saint-Denis, nella sede del comitato organizzatore delle Olimpiadi di Parigi 2024. Gli agenti stanno esaminando e sequestrando documenti. Secondo quanto scrive RMC Sport, potrebbero restare nella sede del comitato organizzatore tutta la giornata. Al centro del blitz forse elementi relativi all’attribuzione degli appalti pubblici legati all’evento. Come riporta Afp, le perquisizioni sono condotte effettuate dall’OCLCIFF (Ufficio centrale per la lotta alla corruzione e ai reati finanziari e fiscali) e dalla BRDE, la brigata finanziaria della polizia giudiziaria parigina. «Non abbiamo ancora tutte le informazioni sull’indagine in corso. Paris 2024 sta collaborando pienamente con gli investigatori per facilitare le loro indagini», ha scritto il comitato organizzatore dei prossimi Giochi Olimpici in un’email inviata ai dipendenti, visionata da Politico.

Parigi 2024, perquisizione della polizia nella sede del comitato organizzatore dei Giochi Olimpici. Cosa sappiamo.
Souvenir di Parigi targati “Paris 2024” (Getty Images).

L’agenzia anticorruzione aveva evidenziato possibili «conflitti di interesse»

Nell’aprile 2021, due rapporti dell’agenzia francese anticorruzione (AFA) sull’organizzazione delle Olimpiadi, scrive l’Afp, avevano indicato «rischi di violazione della correttezza» e «conflitti di interesse» che avevano scalfito l’immagine delle Olimpiadi «esemplari» volute dal capo del comitato organizzatore Tony Estanguet. Al centro di questi dossier i rapporti tra il comitato organizzatore stesso e Solideo, ovvero la società che deve consegnare i lavori per i Giochi Olimpici. Gli ispettori dell’Afa avevano scritto che la procedura generale relativa agli acquisti risultava «imprecisa e incompleta», sottolineando la possibile esistenza di «situazioni di potenziale conflitto di interessi non controllate».

Parigi 2024, perquisizione della polizia nella sede del comitato organizzatore dei Giochi Olimpici. Cosa sappiamo.
Un cantiere di Parigi (Getty Images).

La denuncia di 10 operai che hanno lavorato senza documenti nei cantieri dei Giochi

Tutto potrebbe essere partito dalla denuncia di 10 operai, che hanno lavorato senza documenti nei cantieri della capitale francese. Come riporta France Info, proprio in questi giorni 10 lavoratori provenienti dal Mali e dalla Repubblica Democratica del Congo, in Francia da diversi anni, hanno citato in giudizio i quattro colossi dell’edilizia Vinci, Eiffage, Spie Batignolles e GCC, denunciando il fatto di aver lavorato nei cantieri dei Giochi Olimpici, in particolare al villaggio olimpico, senza contratto di lavoro, busta paga, ferie pagate e straordinari. I 10 lavoratori africani, in seguito regolarizzati, si sono per questo paragonati agli operai dei cantieri dei Mondiali in Qatar. La prima udienza è fissata a ottobre.

Marco Mazzoli: età, moglie e carriera del vincitore dell’Isola dei Famosi 2023

Lo scorso lunedì 19 giugno i telespettatori di Canale 5 hanno finalmente scoperto chi è stato incoronato come vincitore dell’Isola dei famosi 2023: a portarsi a casa il traguardo più ambito è stato Marco Mazzoli, ecco tutto quello che c’è da sapere su di lui.

Chi è Marco Mazzoli, il vincitore dell’Isola dei famosi 2023: la sua storia e la sua biografia

Nato il 19 ottobre del 1972 (oggi ha dunque 51 anni) a Milano, Mazzoli ha passato gran parte della sua infanzia negli Stati Uniti, a Los Angeles, dove il padre lavorava come direttore artistico per la Walt Disney Company. Fin da subito si appassiona al mondo radiofonico, iniziando a collaborare con piccole radio locali della Lombardia. Sbarca nella sua prima radio importante nel 1993, iniziando a lavorare come speaker per la nota RTL 102.5, dove rimarrà per due anni. Dal 1995 al 1996 collaborerà con Radio Capital insieme a DJ Angelo, poi passerà a Station One fino al 1998.

La collaborazione con Radio 105 inizia proprio nel 1998: a partire da questo momento Mazzoli tornerà negli USA, a New York, per presentare un programma nel fine settimana. Una volta tornato dagli USA inventa il format Lo Zoo di 105, programma particolarmente sboccato e sopra le righe che scatenerà non poche polemiche ma che, allo stesso tempo, diventerà uno dei format di maggior successo di 105.

Marco Mazzoli è il vincitore dell'Isola dei famosi 2023: alle spalle, lo speaker ha una lunga carriera in radio, allo zoo di 105 soprattutto.
Marco Mazzoli e i suoi colleghi allo Zoo di 105 (Instagram)

Negli ultimi anni Mazzoli è tornato a vivere in pianta stabile negli Stati Uniti, ottenendo la cittadinanza nel 2015 e diventando editore della radio locale Miami Evolution 935. Il pubblico televisivo l’ha imparato a conoscere e apprezzare proprio grazie alla sua partecipazione all’Isola dei famosi, dove ha gareggiato al fianco del collega e amico Paolo Noise.

Chi è la moglie di Marco Mazzoli

Mazzoli, che oggi lavora a distanza su 105 da Miami, vive negli Stati Uniti in pianta stabile con la moglie Stefania Pittaluga. La coppia si è conosciuta nel 2009 e si è sposata nel 2010: almeno per il momento, i due non hanno avuto figli.

Marco Mazzoli è il vincitore dell'Isola dei famosi 2023: alle spalle, lo speaker ha una lunga carriera in radio, allo zoo di 105 soprattutto.
Marco Mazzoli e Stefania Pittaluga (Instagram).

Emanuela Rei: età, vita privata e vero nome dell’attrice

Emanuela Rei, nata a Roma il 26 febbraio 1991, è una famosa attrice nota per le sue interpretazioni in alcune serie tv per ragazzi, tra cui Sketch Up, eBand, Talent High School – Il sogno di Sofia e Anastasia <3 Dance.

Emanuela Rei, il vero nome dell’attrice e le serie tv

Emanuela Rei è il nome d’arte di Emanuela Di Crosta. L’attrice ha iniziato ad avvicinarsi alla recitazione prima imitando alcuni personaggi famosi che vedeva in televisione, poi iscrivendosi alla Clesis Arte Roma diretta da Carlo Merlo. Ha ottenuto uno dei suoi primi ruoli televisivi in una puntata della serie tv Mediaset I Cesaroni. Ha poi partecipato alla sitcom eBand con Pino Insegno e, tra il 2012 e il 2013, è entrata nel cast di Talent High School – Il sogno di Sofia e in quello di Anastasia <3 Dance.

Biografia e carriera di Emanuela Rei
Giorgia Boni, Emanuela Rei, Luca Murphy, Sergio Ruggeri e Federico Petroni (Getty Images).

Il successo con Maggie e Bianca

Nel 2016-2017 è arrivato il successo con Maggie & Bianca Fashion Friends ed Emanuela è diventata una star. 400 mila spettatori a puntata per tre stagioni, numeri che rappresentano un record e la annoverano come la serie italiana per ragazzi più vista del 2017 approdata anche in Francia, Germania e in tanti altri paesi.

Questo risultato ha premiato la Rei nelle vesti di cantante. L’attrice ha pubblicato un album (con all’interno la colonna sonora della serie tv) ed è stata protagonista di un tour musicale prima di venir ingaggiata a teatro nel ruolo di Jasmine in Aladin – Il Musical Geniale di Maurizio Colombi al Teatro Brancaccio. Nessuna informazione, invece, trapela sulla sua vita privata.

Presto al cinema con Una famiglia mostruosa

Nel 2021, l’attrice è scelta per interpretare un ruolo nel nuovo film di Volfango De Biasi, Una famiglia mostruosa. Ha così recitato accanto a Massimo Ghini, Lucia Ocone, Pasquale Petrolo, Ilaria Spada e Cristiano Caccamo. Una commedia horror ma che, tra una risata e l’altra, parla di pregiudizi e diversità. Il 21 giugno 2023 uscirà al cinema il seguito di questo film, che si intitola Un matrimonio mostruoso, sempre con la regia di Volfango De Biasi e ancora una volta con Massimo Ghini, Paola Minaccioni, Ricky Memphis, Ilaria Spada, Cristiano Caccamo e la stessa Rei.

Emilio Fede contro il fantomatico Alfredo: «Ti mando quattro miei amici dalla Sicilia»

Non c’è pace per Emilio Fede. Dal suo mancato arrivo ai funerali di Silvio Berlusconi, l’ex direttore del Tg4 è vittima di continui scherzi telefonici da parte di un tale Alfredo, che lo accusa di aver inventato la scusa dell’autista per giustificare la sua assenza. Non si è fatta attendere la replica del giornalista, ormai 92enne, che ha iniziato a rispondere alle chiamate in diretta Instagram. Ricoprendo il suo interlocutore di insulti e minacce. «Figlio di putt***, sei finito», si sente dire a Fede. «Appena ti acchiappo, ti spacco in quattro». Dopo una serie di maledizioni, lo ha anche minacciato, promettendogli la visita di «quattro amici dalla Sicilia». Nel filmato, una voce ignota lo ha chiamato «Direttore», invitandolo a salutare il suo pubblico in diretta. Intanto sui social si moltiplicano le ipotesi che possa trattarsi di una montatura con Emilio Fede complice del fantomatico Alfredo.

Emilio Fede attacca Alfredo sui social. L'ex direttore del Tg4 lo accusa di scherzi telefonici e minaccia: «Figlio di putt***, sei finito».
Emilio Fede in uno screenshot della diretta Instagram.

Emilio Fede sulla morte di Berlusconi: «È stato la mia vita»

In occasione dei funerali di Silvio Berlusconi, Emilio Fede aveva attribuito la sua assenza all’«autista farabutto e meschino», che lo aveva bloccato di proposito nel traffico. «Un personaggio veramente squallido che va arrestato», aveva sbottato l’ex direttore del Tg4, ringraziando poi un collega che lo aveva aiutato a raggiungere villa San Martino ad Arcore. Qui infatti aveva atteso l’arrivo del feretro del leader di Forza Italia dopo le esequie su una panchina all’esterno della proprietà. «Non voglio pensare che non ci sia più, è stato la mia vita», ha concluso in un video sui social, ricordando anche la scomparsa della moglie nel 2022. «Ciao presidente, sono sicuro che un giorno ti raggiungerò dove sei».

TheBorderline, YouTube e la monetizzazione delle tragedie

La mattina di Ferragosto del 1962 Bruno Cortona, 36enne vigoroso ed esuberante, amante della guida sportiva e delle belle donne, schizzava per le vie di Roma con la sua Lancia Aurelia B24 convertibile. Dopo un sorpasso azzardato, per evitare l’impatto con un camion che arrivava dalla parte opposta, sterzò violentemente. Lui venne sbalzato fuori dall’auto che finì in una scarpata. Il suo passeggero, un giovane di nome Roberto e di cui Cortona non sapeva nemmeno il cognome morì. L’inno alla spericolatezza sta dentro un film di Dino Risi, Il sorpasso. Il mito della velocità associata al rischio e del sorpasso azzardato come termometro di virilità fu uno dei capisaldi del boom economico.  Si può facilmente immaginare che qualche incidente sia accaduto per emulazione. Nessuno si sognò mai di mettere sotto accusa il cinema italiano, di chiederne la chiusura per la veicolazione di messaggi che rischiavano di essere diseducativi. Così come nessuno si sognerebbe di chiedere la chiusura della letteratura per libri splatter (per di più brutti, a differenza del capolavoro di Risi) che hanno il culto della violenza come unica matrice letteraria. Così come nessuno chiederebbe di chiudere le gelaterie se un gelataio venisse condannato per pedofilia.

TheBorderline, YouTube e la monetizzazione delle tragedie
Una scena de Il sorpasso di Dino Risi.

YouTube e i social sono luoghi: criminalizzarli tout court è un errore

Non commettere l’errore di criminalizzare un mezzo. Si potrebbe partire da qui per tirare le fila della vicenda in cui ha perso la vita Manuel Proietti, 5 anni, mentre tornava a casa con la madre, travolto da una Lamborghini guidata da Matteo Di Pietro, 20 anni, impegnato in una “challenge” che non è altro che una di quelle sfide sceme in cui si mette a rischio la propria vita e quella degli altri per diventare “popolari” tra gli amici. Solo che Matteo Di Pietro è anche uno dei membri del gruppo di youtuber TheBorderline, gli amici con cui vantarsi di fare lo scemo sono migliaia e le sue bravate gli fanno guadagnare soldi – molti soldi – oltre alle pacche sulle spalle degli amici. C’entra YouTube? C’entrano i social? Sì e no. YouTube è un luogo. Su YouTube gli scemi possono godersi gli incidenti, le risse e le imprese degli altri scemi senza bisogno di uscire di casa e senza creare ingorghi in autostrada. Accade, come sui social, che lo scemo del villaggio possa acquisire una popolarità ben oltre il baretto sotto casa. La violenza, la stupidità, perfino i poco rispetto per le altre vite umane esercita da sempre una sinistra fascinazione. Per ricevere lettere adoranti di fan scatenate Pietro Maso dovette uccidere i genitori, finire sui giornali e in televisione. Oggi gli sarebbe bastato un video su TikTok in cui avrebbe annunciato di ritenere il denaro e la bella vita una priorità ben più importante degli affetti familiari. Con quella faccia, con il suo foulard, avrebbe avuto un gran successo, sicuro.

Non esiste una “generazione” che usa male i social e una “generazione” che li nobilita. Esistono – questo sì – irresponsabili che diventano un modello. Mica solo su YouTube. Matteo Messina Denaro viene mitizzato su TikTok da persone che ne onorano il mito anche in casa e per strada

Il rischio dell’ennesima guerra generazionale

Secondo errore da non commettere. Non dare l’idea di usare un presunto omicidio stradale (si può essere garantisti anche quando non si tratta di ministri, presidenti del Consiglio e sottosegretari, provateci) per accendere una guerra generazionale. Uno dei miei figli, l’altro ieri, con un moto di rabbia ha preso le difese di quei fessi sulla Lamborghini. Son rimasto stranito. Parlandoci ho colto che il punto era un altro: un eccesso di difesa (sbagliata nei modi) contro la criminalizzazione della sua generazione. Quello “youtuber” usato come clava è una disinformazione. Su YouTube e sui social girano contenuti belli e importanti. Oggi verrà rilanciato anche questo articolo. Non esiste una “generazione” che usa male i social e una “generazione” che li nobilita. Esistono – questo sì – irresponsabili che diventano un modello. Mica solo su YouTube. Matteo Messina Denaro viene mitizzato su TikTok da persone che ne onorano il mito anche in casa e per strada. Il film Il Padrino viene usato come favoreggiamento culturale da persone che adorano il crimine anche nella vita reale.

TheBorderline, YouTube e la monetizzazione delle tragedie
Una delle challenge dei TheBorderline (dal loro canale YouYube).

Chi ha guadagnato e continua a guadagnare dalle tragedie

Quindi cosa fa schifo in tutta questa storia? L’avidità criminale. Se è vero che le dinamiche dell’incidente sono indagate dalla Procura è altresì vero che i comportamenti dei TheBorderline sono sotto gli occhi di tutti. I ragazzotti, ancora sporchi di lamiere, hanno avuto l’indole di monetizzare perfino la tragedia. Qualche testimone racconta che abbiano continuato a filmare anche dopo lo schianto. Lo appureranno le indagini. Di sicuro hanno goduto di un’impennata di visualizzazioni e di follower sul loro canale che ha continuato a monetizzare. Così per difendersi dall’accusa di lucrare sul rischio (e in questo caso perfino su morto) hanno pubblicato un video di lutto sgangherato che ha rafforzato il branding. «Quel video non era monetizzato», li difende qualcuno. Ci mancherebbe. Ma per attingere al loro lutto hanno invitato tutti nel loro negozio degli orrori. Dopo la tragedia di Casalpalocco 30 mila visualizzazioni hanno rimpinguato le casse dei TheBorderline e di Google. Negli Usa, a quanto risulta a Lettera43, hanno fatto orecchie da mercante. Nessuno aveva intenzione di chiudere la monetizzazione sul canale, anzi. Solo l’insistenza del team italiano ha fatto sì che ciò accadesse. E così ieri YouTube ci ha messo una pezza. «Siamo profondamente addolorati per la tragedia. Abbiamo rimosso gli annunci dal canale The Borderline in conformità con le nostre norme sulla responsabilità dei creator a seguito di comportamenti dannosi per la community di YouTube. Ogni creator di YouTube dovrebbe rimanere responsabile sia all’interno che all’esterno della piattaforma. Di conseguenza questo canale non può più guadagnare dalla pubblicità», ha spiegato un portavoce. Con un certo ritardo si è intervenuti su un sistema mostruoso che dovrebbe cogliere l’occasione per interrogarsi. Anche in questo caso senza cadere nell’errore della settorizzazione. Pensateci: quanto hanno guadagnato i media trafugando gli aspetti più intimi nell’omicidio di Giulia Tramontano? Pensateci. Il problema qui non è solo YouTube.

Chi è Silvia Verdone, moglie di Christian De Sica

Silvia Verdone, nata a Roma il 5 febbraio del 1958, è la figlia dello storico del cinema Mario Verdone e sorella del più noto attore Carlo Verdone. Attualmente è una produttrice cinematografica molto affermata.

Silvia Verdone, la carriera al cinema e in tv

Silvia ha esordito negli anni ’70-’80 in televisione come signorina buonasera per l’appena nata Rete 3 della Rai. Negli anni ’80, dopo questa breve apparizione, è convolata a nozze con Christian De Sica, diventando madre e abbandonando momentaneamente il mondo dello spettacolo per seguire la crescita dei figli. La Verdone ha iniziato la sua carriera attuale ritornando alla vita pubblica negli anni Duemila, iniziando a produrre, tra le altre, alcune pellicole del marito come 3 e Simpatici & antipatici nonché lo spettacolo teatrale Parlami di me.

Silvia Verdone, chi è la moglie di Christian De Sica e madre dei suoi due figli
Christian De Sica e Silvia Verdone (Getty Images).

Silvia Verdone, il matrimonio con Christian De Sica

I due si sono sposati nel 1980 e da allora il loro amore procede a gonfie vele. Quando si sono incontrati, lui aveva 21 anni e lei appena 14. L’attore, come da lui stesso raccontato, stava attraversando un momento molto difficile: «Quando ci siamo conosciuti, mio padre era morto da poco e io ero senza una lira in tasca, solo i debiti precedenti. Una volta giravo un film in Francia alla fine degli anni ’70, a colazione ci davano due uova con la pancetta, io le prendevo e le davo a Silvia. Per me era il digiuno».

Silvia Verdone, chi è la moglie di Christian De Sica e madre dei suoi due figli
Christian De Sica, Silvia Verdone e la loro figlia (Getty Images).

La loro relazione non fu presa inizialmente molto bene dal fratello maggiore di lei, Carlo Verdone. Quest’ultimo conosceva il figlio d’arte De Sica da una vita, essendoci cresciuto insieme come amico e compagno di scuola. Appresa la notizia del fidanzamento tra Christian e la sorella, Verdone si sarebbe dimostrato fin da subito contrario e, stando al racconto dello stesso De Sica, la discussione tra i due sarebbe finita in rissa. Ora sono però tornati amici.

Dal matrimonio di Christian e Silvia sono nati due figli: Brando, nato il 10 marzo del 1983, che ha seguito le orme del padre nel mondo dello spettacolo, e Maria Rosa, nata il 24 giugno del 1987. Quest’ultima è stata presente con il padre nello show di Rai 1 del 3 aprile 2021 Una serata tra amici.

Concerto di Povia annullato a Sulmona, il cantante contro il Comune: «Mafiosi»

Per usare un eufemismo, il cantante Povia non ha esattamente preso con filosofia l’annullamento di un suo imminente concerto previsto a luglio a Sulmona. La risposta del cantante non si è certo fatta attendere e non è stata delle più accomodanti.

Cancellato il concerto di Povia di Sulmona all’ultimo: le motivazioni

Partiamo dai fatti: il prossimo 6 luglio, fra neanche un mese, Povia si sarebbe dovuto esibire con il suo attuale tour a Sulmona, in provincia dell’Aquila. La decisione della cancellazione del live è stata a quanto pare presa dai commercianti locali, che in un primo momento avevano ingaggiato il cantante, resosi però protagonista negli ultimi tempi di dichiarazioni controverse contro la comunità LGBT e riguardo alla delicatissima emergenza Covid.

La decisione, dunque, non è stata in alcun modo presa dall’amministrazione locale, che si è però ritrovata al centro delle accuse social del cantante.

Povia risponde al Comune di Sulmona: «Mafiosi»

Con un lungo video sfogo pubblicato sul suo profilo Facebook, l’artista si è scagliato contro il sindaco e il suo team, utilizzando parole davvero molto pesanti. Nel merito della questione il cantante ha commentato: «Il Comune crede che possa succedere qualcosa per motivi di ordine pubblico e ti annulla il concerto. Io canto e non ammazzo la gente. Se l’istituzione si prende paura del nulla e si fa intimidire da quattro critiche, non solo gliela dà vinta a questi quattro beoti ma subisce quell’atteggiamento comunque mafioso perché per paura viene portato ad annullare l’evento. Se è cosi un’istituzione, parlo in generale, deve cambiare mestiere».

La risposta da parte del Comune, ad ogni modo, non ha tardato ad arrivare. L’amministrazione locale ora non esclude la possibilità di querelare l’artista. Qui sotto il comunicato ufficiale del Comune: «L’Amministrazione, in seguito alle numerose notizie apparse sulla stampa locale, intende fornire una doverosa precisazione in merito alla manifestazione prevista per i giorni 6/7/8 luglio 2023, già inserita nel Cartellone estivo presentato alla stampa lo scorso 16 Giugno».

Il Comune ha dunque specificato: «La complessiva proposta “Saldi in Corso 2023”, elaborata ed organizzata da locale Associazione di categoria del settore Commercio, prevede in una serie di eventi da ospitare in centro storico (animazione itinerante, trampolieri, mascotte, facepainting e concerto del cantante Povia); a tale iniziativa, ritenuta idonea a contribuire all’animazione dell’estate sulmonese, l’Ente ha stabilito di fornire sostegno economico a parziale copertura delle spese di realizzazione. Per quanto sopra il Comune, non avendo avuto contatti con alcuno degli artisti deputati alla realizzazione delle attività, non ha curato la loro contrattualizzazione né nello specifico ha disposto, non avendone titolo, l’annullamento dell’ingaggio del cantante Povia».

Carlo Buccirosso: età, teatro, film e vita privata dell’attore

Carlo Buccirosso è un noto attore di commedie italiane al cinema e in televisione nato a Napoli il 7 luglio 1954. È inoltre un regista teatrale e commediografo.

Carlo Buccirosso, la carriera al cinema e a teatro

L’attore inizia la sua carriera nel 1989 recitando nel film L’ultima scena accanto ad Aldo Giuffré, Vittorio Caprioli e Marina Suma. Dalla fine degli anni ’90,Vincenzo Salemme lo vuole in gran parte dei suoi film: Premiata Pasticceria Bellavista (1998), L’amico del cuore (1998), Amore a prima vista (1999) e A ruota libera (2000). In queste pellicole continua a interpretare l’uomo napoletano medio-borghese costantemente in ansia e trafelato.

Biografia, carriera e vita privata dell'attore Carlo Buccirosso
Carlo Buccirosso (Getty Images).

Dopo aver recitato nei film Il grande botto (2000) e Il mare non c’è paragone (2002), diventa anche uno degli attori dei lavori di Carlo Vanzina. Lo si vedrà infatti recitare in: Febbre da cavallo – La mandrakata (2002), Le barzellette (2004) e In questo mondo di ladri (2004). Recentemente ha messo in scena, con la propria compagnia teatrale, due spettacoli: I compromessi con Carlo Croccolo e Graziella Marina e Vogliamoci tanto bene.

Gli ultimi film e alcune candidature

Tra le sue interpretazioni più famose vi è quella di Cirino Pomicino ne Il Divo di Paolo Sorrentino e l’amico imprenditore di Jep Gambardella ne La grande bellezza, sempre di Sorrentino. Nel 2009, grazie a Il Divo, riceve una candidatura come Miglior attore non protagonista ai David di Donatello. Nel 2014 l’attore ottiene una nomination ai Nastri d’Argento come Miglior attore non protagonista con il film Song ‘e Napule mentre l’anno dopo riceve la medesima nomination per Noi e la Giulia.

Biografia, carriera e vita privata dell'attore Carlo Buccirosso
Carlo Buccirosso (Getty Images).

Dopo Ammore e malavita (2017) dei Manetti, Bros, interpreta 5 è il numero perfetto (2019) di Igor Tuveri, Sono solo fantasmi (2019) di Christian De Sica e Ritorno al crimine (2020) di Massimiliano Bruno. Nel 2022 ha recitato nel film di Luca Miniero Tutti a bordo.

Carlo Buccirosso, la vita privata

Non si conosce molto della vita privata di Carlo Buccirosso, che è molto riservato a riguardo. Durante numerose interviste ha dichiarato, con il suo tono scherzoso, che ha sempre recitato nella vita solo per sedurre una donna, non riuscendo però nell’intento. Non si sa, dunque, se l’attore sia al momento impegnato né se abbia dei figli.

Rimini, marito e moglie trovati morti in casa: ipotesi omicidio-suicidio

Nella giornata di ieri, lunedì 19 giugno, le autorità locali di Rimini ha trovato un uomo e una donna privi di vita all’interno della loro abitazione, situata al numero civico 74 di via Gambalunga. La coppia era sposata da tempo: al momento della morte il marito aveva 50 anni mentre la moglie, di origine moldava, era di due anni più giovane del compagno.

Coppia trovata morta in casa a Rimini: spunta l’ipotesi omicidio-suicidio

Gli inquirenti sono tuttora al lavoro per cercare di capire cosa possa essere accaduto ai due, ma dalle prime informazioni trapelate pare che si stia facendo sempre più insistente la voce secondo cui si sarebbe trattato di un caso di omicidio-suicidio.

A lanciare l’allarme è stato il figlio della coppia, di soli 16 anni, che era rimasto lontano da casa per qualche giorno per passare un po’ di tempo insieme alla fidanzata. Quando è tornato il giovane ha trovato sbarrata la porta di casa e si è affidato ai vicini. Dopo essere riusciti a forzare l’entrata dell’abitazione, al terzo piano di una palazzina, il ragazzo e i vicini hanno fatto la terribile scoperta: i due corpi delle vittime giacevano ormai privi di vita nella loro camera da letto, in mezzo ad un lago di sangue. Accanto ai corpi c’era l’arma utilizzata per il delitto, una pistola. Le forze dell’ordine mantengono ancora il massimo riserbo sulle indagini, ma si pensa che uno dei due coniugi abbia sparato all’altro prima di togliersi la vita.

Indagini in corso

Immediato l’intervento dei soccorsi del 118, che non hanno però potuto fare altro che confermare il decesso di marito e moglie.  Sul posto sono anche arrivati in breve tempo le volanti della polizia e gli agenti della polizia scientifica, oltre alle pattuglie dei carabinieri. In base alle prime ricostruzioni sembra che il delitto sia avvenuto circa tre giorni fa, con un’arma che il 50enne possedeva con un regolare permesso per uso sportivo.

Sottomarino scomparso in visita al Titanic: chi è a bordo e cosa è successo

Proseguono le ricerche del Titan, il sottomarino scomparso mentre si avvicinava al relitto del Titanic sul fondo dell’Oceano Atlantico. A bordo cinque persone che, come hanno confermato gli esperti, avrebbero al massimo 96 ore di ossigeno. Confermata la presenza di Hamish Harding, 58enne imprenditore britannico a capo della Action Aviation, società legata all’aviazione negli Emirati Arabi. Poche ore prima di iniziare il viaggio, aveva condiviso il suo entusiasmo sui social. Assieme a lui Paul-Henri Nargeolet, 76enne fra i più esperti del Titanic che nel 1987 guidò il Nautilus, sommergibile che certificò la presenza della nave sul fondale oceanico. Probabile, anche se non vi sono conferme, che a bordo del Titan ci sia anche Stockton Rush, ingegnere aerospaziale nonché ceo e fondatore della OceanGate Expeditions che ha organizzato la visita.

Proseguono le ricerche del Titan, il sottomarino scomparso mentre si avvicinava al relitto del Titanic sul fondo dell’Oceano Atlantico. A bordo cinque persone che, come hanno confermato gli esperti, avrebbero al massimo 96 ore di ossigeno. Confermata la presenza di Hamish Harding, 58enne imprenditore britannico a capo della Action Aviation, società legata all’aviazione negli Emirati Arabi. Egli stesso, poche ore prima di iniziare il viaggio, aveva condiviso il suo entusiasmo sui social. Assieme a lui Paul-Henri Nargeolet, 76enne fra i più esperti del Titanic che nel 1987 guidò il Nautilus, sommergibile che certificò la presenza della nave sul fondale oceanico. Probabile, anche se non vi sono conferme, che a bordo del Titan ci sia anche Stockton Rush, ingegnere aerospaziale nonché ceo e fondatore della Ocean Gate Expedition che ha organizzato la visita. Cos’è il sottomarino Titan e cosa potrebbe essere andato storto Sottomarino di ricerca e rilevamento, il Titan è uno dei più avanzati mezzi in grado di operare immersioni ad elevate profondità. Lungo appena 6,7 metri, grazie allo scafo in titanio e fibra di carbonio secondo Ocean Gate può raggiungere il transatlantico con un comodo margine di sicurezza. Per muoversi, come riporta il Guardian, utilizza quattro propulsori elettrici che alimentano anche telecamere, luci e scanner. Quanto alle comunicazioni, non potendo fare affidamento su torri radio e cellulari, si appoggia alla tecnologia satellitare di StarLink di Elon Musk. La riserva di ossigeno al suo interno è di 96 ore, ma la missione è partita alle ore 6 del mattino di domenica 18 giugno. Pertanto, con un rapido calcolo, dovrebbe esaurirsi completamente nella mattinata di giovedì 22 giugno. Il limite è però indicativo, in quanto potrebbe assottigliarsi a seconda della frequenza respiratoria degli occupanti. https://twitter.com/OceanGateExped/status/1670876600152526848 Al momento è difficile stabilire cosa sia andato storto, tanto che gli esperti hanno presentato più ipotesi. Si pensa infatti a un guasto elettrico oppure a un problema con il sistema di comunicazione. Non si esclude però che il sottomarino sia rimasto incastrato nel relitto del Titanic oppure nei detriti che lo circondano sul fondale oceanico. «È molto pericoloso, perché ci sono pezzi dappertutto», ha spiegato al Guardian Frank Owen, direttore del progetto di fuga e salvataggio del sommergibile. In tal caso, lo stesso Titan potrebbe utilizzare alcuni pesi di caduta in grado di riportarlo in superficie, dove attirare l’attenzione grazie a segnali luminosi e altre apparecchiature. Secondo le prime ricostruzioni di velocità e rotta, al momento della sua sparizione il sottomarino non era lontano dal Titanic. Veicoli telecomandati e perlustrazioni aeree, le opzioni per il recupero Al momento, aerei statunitensi e canadesi stanno perlustrando l’area in superficie, nell’eventualità che il sottomarino sia riuscito ad emergere. «La caccia è complessa», ha sottolineato John Mauger, primo comandante distrettuale della Guardia costiera americana. Ocean Gate è invece al lavoro per portare sul luogo un veicolo telecomandato in grado di raggiungere i 6 mila metri di profondità, ben oltre dunque quella stimata del Titan. Agganciandolo infatti allo scafo di una nave, è possibile mappare la zona con sonar e telecamere. Potrebbe però volerci molto tempo per distinguere i detriti e le rocce dal sottomarino. Inoltre, qualora fosse intatto ma incastrato nel relitto, sarebbe quasi impossibile raggiungerlo con i mezzi di soccorso. «C’è ancora tempo e a bordo hanno gli strumenti adatti», ha concluso l’ad di Ocean Gate, Mark Butler. «Preghiamo che tornino tutti sani e salvi».
Hamish Harding in uno scatto pubblicato poco prima della partenza (Harding, Facebook)

Cos’è il sottomarino Titan e cosa può essere andato storto

Sottomarino di ricerca e rilevamento, il Titan è uno dei più avanzati mezzi in grado di operare immersioni a grandi profondità. Lungo appena 6,7 metri, grazie allo scafo in titanio e fibra di carbonio secondo OceanGate può raggiungere il transatlantico con buoni margini di sicurezza. Per muoversi, come riporta il Guardian, utilizza quattro propulsori elettrici che alimentano anche telecamere, luci e scanner. Quanto alle comunicazioni, non potendo fare affidamento su torri radio e cellulari, si appoggia alla tecnologia satellitare di Starlink di Elon Musk. La riserva di ossigeno al suo interno è di 96 ore, ma la missione è partita alle 6 del mattino di domenica 18 giugno. Pertanto, con un rapido calcolo, dovrebbe esaurirsi completamente nella mattinata di giovedì 22 giugno. Il limite è però indicativo, in quanto potrebbe assottigliarsi a seconda della frequenza respiratoria degli occupanti.

Al momento è difficile stabilire cosa sia andato storto, tanto che gli esperti hanno presentato più ipotesi. Si pensa infatti a un guasto elettrico oppure a un problema con il sistema di comunicazione. Non si esclude però che il sottomarino sia rimasto incastrato nel relitto del Titanic oppure nei detriti che lo circondano. «È molto pericoloso, perché ci sono detriti ovunque», ha spiegato al Guardian Frank Owen, direttore del progetto di salvataggio del sommergibile. In tal caso, lo stesso Titan potrebbe utilizzare alcuni strumenti in grado di riportarlo in superficie, dove attirare l’attenzione grazie a segnali luminosi e altre apparecchiature. Secondo le prime ricostruzioni di velocità e rotta, al momento della sua sparizione il sottomarino non era lontano dal relitto.

Veicoli telecomandati e perlustrazioni aeree, le opzioni per il recupero

Al momento, aerei statunitensi e canadesi stanno perlustrando l’area nell’eventualità che il sottomarino sia riuscito ad emergere. «La ricerca è complessa», ha sottolineato John Mauger, primo comandante distrettuale della Guardia costiera americana. OceanGate è invece al lavoro per portare sul luogo un veicolo telecomandato in grado di raggiungere i 6 mila metri di profondità, ben oltre dunque quella stimata del Titan. Agganciandolo allo scafo di una nave, è possibile mappare la zona con sonar e telecamere. Potrebbe però servire molto tempo per distinguere i detriti e le rocce dal mezzo. Inoltre, qualora fosse intatto ma incastrato nel relitto, sarebbe quasi impossibile raggiungerlo con i mezzi di soccorso. «C’è ancora tempo e a bordo hanno gli strumenti adatti», ha concluso l’ad di OceanGate, Mark Butler. «Preghiamo che tornino tutti sani e salvi».

Proseguono le ricerche del Titan, il sottomarino scomparso mentre si avvicinava al relitto del Titanic sul fondo dell’Oceano Atlantico. A bordo cinque persone che, come hanno confermato gli esperti, avrebbero al massimo 96 ore di ossigeno. Confermata la presenza di Hamish Harding, 58enne imprenditore britannico a capo della Action Aviation, società legata all’aviazione negli Emirati Arabi. Egli stesso, poche ore prima di iniziare il viaggio, aveva condiviso il suo entusiasmo sui social. Assieme a lui Paul-Henri Nargeolet, 76enne fra i più esperti del Titanic che nel 1987 guidò il Nautilus, sommergibile che certificò la presenza della nave sul fondale oceanico. Probabile, anche se non vi sono conferme, che a bordo del Titan ci sia anche Stockton Rush, ingegnere aerospaziale nonché ceo e fondatore della Ocean Gate Expedition che ha organizzato la visita. Cos’è il sottomarino Titan e cosa potrebbe essere andato storto Sottomarino di ricerca e rilevamento, il Titan è uno dei più avanzati mezzi in grado di operare immersioni ad elevate profondità. Lungo appena 6,7 metri, grazie allo scafo in titanio e fibra di carbonio secondo Ocean Gate può raggiungere il transatlantico con un comodo margine di sicurezza. Per muoversi, come riporta il Guardian, utilizza quattro propulsori elettrici che alimentano anche telecamere, luci e scanner. Quanto alle comunicazioni, non potendo fare affidamento su torri radio e cellulari, si appoggia alla tecnologia satellitare di StarLink di Elon Musk. La riserva di ossigeno al suo interno è di 96 ore, ma la missione è partita alle ore 6 del mattino di domenica 18 giugno. Pertanto, con un rapido calcolo, dovrebbe esaurirsi completamente nella mattinata di giovedì 22 giugno. Il limite è però indicativo, in quanto potrebbe assottigliarsi a seconda della frequenza respiratoria degli occupanti. https://twitter.com/OceanGateExped/status/1670876600152526848 Al momento è difficile stabilire cosa sia andato storto, tanto che gli esperti hanno presentato più ipotesi. Si pensa infatti a un guasto elettrico oppure a un problema con il sistema di comunicazione. Non si esclude però che il sottomarino sia rimasto incastrato nel relitto del Titanic oppure nei detriti che lo circondano sul fondale oceanico. «È molto pericoloso, perché ci sono pezzi dappertutto», ha spiegato al Guardian Frank Owen, direttore del progetto di fuga e salvataggio del sommergibile. In tal caso, lo stesso Titan potrebbe utilizzare alcuni pesi di caduta in grado di riportarlo in superficie, dove attirare l’attenzione grazie a segnali luminosi e altre apparecchiature. Secondo le prime ricostruzioni di velocità e rotta, al momento della sua sparizione il sottomarino non era lontano dal Titanic. Veicoli telecomandati e perlustrazioni aeree, le opzioni per il recupero Al momento, aerei statunitensi e canadesi stanno perlustrando l’area in superficie, nell’eventualità che il sottomarino sia riuscito ad emergere. «La caccia è complessa», ha sottolineato John Mauger, primo comandante distrettuale della Guardia costiera americana. Ocean Gate è invece al lavoro per portare sul luogo un veicolo telecomandato in grado di raggiungere i 6 mila metri di profondità, ben oltre dunque quella stimata del Titan. Agganciandolo infatti allo scafo di una nave, è possibile mappare la zona con sonar e telecamere. Potrebbe però volerci molto tempo per distinguere i detriti e le rocce dal sottomarino. Inoltre, qualora fosse intatto ma incastrato nel relitto, sarebbe quasi impossibile raggiungerlo con i mezzi di soccorso. «C’è ancora tempo e a bordo hanno gli strumenti adatti», ha concluso l’ad di Ocean Gate, Mark Butler. «Preghiamo che tornino tutti sani e salvi».
Il sottomarino Titan usato per la visita (Harding, Facebook)

Gianmarco Tognazzi: età, moglie, figli e film dell’attore

L’attore Gianmarco Tognazzi, nato a Roma l’11 ottobre 1967, è sposato con Valeria Pintori dalla quale ha avuto due figli. La sua carriera è stata costellata da numerosi successi e prosegue, con altrettanti riconoscimenti, sia teatro sia al cinema.

Gianmarco Tognazzi, i primi passi dell’attore

Figlio del noto attore Ugo Tognazzi e di Franca Bettoja, Gianmarco inizia la sua carriera partecipando ai film in cui recitava il padre, come L’anatra all’arancia di Salce, Romanzo popolare di Monicelli o Il petomane di Pasquale Festa Campanile. Negli anni ’80, poco più che ventenne, inizia a recitare in film come Vacanze in America di Carlo Vanzina (1984), Sposerò Simon Le Bon di Carlo Cotti (1986) e Una notte al cimitero di Lamberto Bava (1987). Nel 1989 ha iniziato a studiare recitazione cominciando la carriera in teatro e successivamente al cinema.

Gianmarco Tognazzi, i film dagli anni ’90 a oggi

Tra i primi film realizzati per il grande schermo vi sono Crack di Giulio Base (1991), Una storia semplice di Emidio Greco (1993), Teste rasate nel 1995 e I laureati di Leonardo Pieraccioni. In coppia con Alessandro Gassmann interpreta Uomini senza donne (1996) e Facciamo fiesta (1997), entrambi di Angelo Longoni.

Biografia, carriera e vita privata dell'attore Gianmarco Tognazzi
Gianmarco Tognazzi (Getty Images).

Tra gli ultimi film interpretati vi sono Cielo e terra (2005) e Romanzo criminale (che gli vale la nomination ai Nastri d’Argento). Nel 2007 è nel film Guido che sfidò le Brigate Rosse, l’anno seguente in Il mattino ha l’oro in bocca con Elio Germano, nel 2012 in Bella addormentata di Marco Bellocchio, quattro anni dopo in Il Ministro di Giorgio Amato e nel 2019 in Sono solo fantasmi con Christian De Sica. Lo rivedremo al cinema dal 29 giugno 2023 con il film Lo Sposo Indeciso di Giorgio Amato.

Gianmarco Tognazzi, la vita privata: moglie e figli

L’attore, figlio d’arte, è fratello di Maria Sole e fratellastro di Ricky Tognazzi e Thomas Robsahm. Dal 2006 è sposato con Valeria Pintori, originaria di Sassari, che ha 11 anni in meno di lui. La coppia ha due figli: Andrea Viola nata nel 2007 e Tommaso Ugo nato nel 2012.

Biografia, carriera e vita privata dell'attore Gianmarco Tognazzi
Gianmarco Tognazzi e Valeria Pintori (Getty Images).

Nel 2010 ha preso le redini dell’impresa di famiglia, La Tognazza amata, azienda eno-gastronomica fondata dal padre nel 1969 a Velletri e che ha trasformato ne La Tognazza azienda vitivinicola. Come il padre, è un grande tifoso del Milan.

Prima prova maturità 2023, cosa portare domani e quali strumenti sono vietati

Ci siamo quasi, a partire da domani, mercoledì 21 giugno, scatterà ufficialmente l’ora X per migliaia di studenti in giro per l’Italia: da domani riprendono i tanto temuti esami di Maturità con la classica prima prova di italiano, identica per tutti gli istituti. Ecco un breve vademecum per tutti i ragazzi e le ragazze maturandi che stanno preparando lo zaino per la prima di tre prove che li condurranno fuori dalle scuole superiori.

Prima prova di italiano alla Maturità 2023: cosa si può portare e cosa è proibito

Va da sé che per scrivere un tema come si deve sarà necessario portare con sé un dizionario di italiano cartaceo. Tanto più ricco di contenuti sarà, tanto meglio sarà per gli studenti impegnati nella prova. Si tratta ovviamente di uno strumento che i ragazzi di tutta Italia hanno imparato ad usare molto spesso nei temi redatti in questi 5 anni di scuole superiori. Secondo quanto riporta Studenti.it, la piattaforma per eccellenza di riferimento per i maturandi, non sarà invece in alcun modo possibile  portare con sé il dizionario dei sinonimi e contrari.

Assolutamente vietati, anche tutti gli strumenti digitali come gli smartphone o i tablet, che saranno requisiti dalla commissione e riconsegnati agli studenti a fine esame. Qualsiasi tipo di strumento collegabile ad un wi-fi o un bluetooth, in generale, non sarà concesso in aula.

I consigli utili

La prova sarà lunga e complessa e durerà molte ore. Inoltre, si svolgerà nel pieno di un’importante ondata di calore che interesserà il nostro Paese in concomitanza con il solstizio d’estate. È dunque importante vestirsi in modo adeguato per l’evenienza (si parla pur sempre di un contesto scolastico), preferendo abiti comunque leggeri che assicurino la traspirazione della pelle. Di estrema importanza è inoltre l’idratazione: è consigliabile portarsi con sé un buon quantitativo d’acqua, possibilmente all’interno di una borraccia riutilizzabile.

Incendio nell’albergo dei Me contro Te, evacuati nella notte

A dare la notizia è la stessa coppia dei Me contro Te con un video postato sul loro canale YouTube nella notte di ieri, lunedì 19 giugno, dal titolo «Sofì e Luì scappano dall’hotel per incendio». I due ragazzi, Luigi Calagna e Sofia Scalia, mostrano la struttura alle loro spalle e raccontano di essere stati evacuati dall’albergo a causa di «un principio di incendio».

Nella notte del 19 giugno, la coppia di youtuber è stata evacuata dall'hotel Martinez, in Francia, presso il quale stavano soggiornando.
Luigi Calagna e Sofia Scalia (foto Facebook)

I Me contro Te evacuati dall’albergo per un incendio

Durante il video si vede Luì che conferma: «Hanno appena evacuato il nostro hotel, hanno fatto uscire tutte le persone, anche noi, ci sono i vigili del fuoco e questo è il nostro hotel» aggiunge volgendo le riprese alla struttura ricettiva, l’albergo Martinez, a Cannes, in Francia. Alla fine del video, Luì si gira ironicamente verso Sofì, domandandole: «Ma tu hai spento la piastra in camera giusto?». Uno scambio di battute per ironizzare su un incidente che, per fortuna, sembra non aver avuto conseguenze gravi.

Il futuro di Mario Draghi tra politica e ruoli di alto profilo

Non c’è modo migliore che far sentire una presenza se ci si dedica a coltivare la propria assenza. Sembra diventata questa la regola cui obbedisce Mario Draghi, uno che anche quando da presidente del Consiglio era sotto i riflettori cercava di spegnerli. E non c’è modo migliore che far sapere di essere fuori dalla vita pubblica per creare le condizioni per potervi ritornare. Da quando non è più a Palazzo Chigi, l’ex premier e governatore della Banca centrale europea ha limitato uscite pubbliche e interventi. Fa eccezione la doppia apparizione, doverosa, ai funerali di Silvio Berlusconi e Flavia Franzoni, moglie di Romano Prodi che però, come in precedenza alle esequie romane di Benedetto XVI, non è stata accompagnata da esternazioni. Solo che a volte il silenzio dice più delle parole, come proprio lo stesso Draghi ha dimostrato dopo l’uscita dalla Bce. Cui seguì un lungo silenzio rotto in rare occasioni, come la celebre lettera al Financial Times del marzo 2020 sulla «guerra» al Covid-19, che letta col senno di poi fu la premessa della sua chiamata alla guida del governo.

Dei fedelissimi, solo Cingolani allineato con Meloni

Ma l’averlo visto se pur silente di nuovo in pubblico ha rinfocolato gli interrogativi: cosa ha in mente oggi Draghi? Davvero ha detto basta a politica e ruoli istituzionali o invece lui e i suoi lavorano al grande ritorno? L’inner circle che tra il 2021 e il 2022 ha blindato governo e apparati di Palazzo Chigi ha preso strade diverse: lo si trova in banche, aziende, ruoli nella pubblica amministrazione. Pochi di loro, primo fra tutti il neo amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, in sinergia col governo Meloni. La maggior parte in aperta divergenza, a testimoniare la presenza di uno Stato profondo legato agli apparati di potere che trovano in Draghi un punto di riferimento, che non ha certo legittimato il “destra-centro” conservatore e con venature sovraniste.

Il futuro di Mario Draghi tra politica e ruoli di alto profilo
Roberto Cingolani (Imagoeconomica).

Giavazzi fulmina Giorgia sullo scaricabarile del Pnrr

A volte i Draghi boys esternano, e si intuisce che esprimono una posizione ampiamente condivisa con il loro ispiratore. Aveva iniziato a marzo 2023 Francesco Giavazzi, ex super consulente economico di Palazzo Chigi, oggi dominus della Scuola di amministrazione della Bocconi, fulminando Meloni e i suoi per lo scaricabarile sui ritardi sulla messa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Chi parla di ritardi del Pnrr non sa come funziona», ha tagliato corto il professore, per altro rimbrottato su Repubblica dal duo BoeriPerotti, ossia due suoi colleghi bocconiani.

Il futuro di Mario Draghi tra politica e ruoli di alto profilo
Francesco Giavazzi (Imagoeconomica).

Funiciello e il manifesto che è un’antitesi del melonismo

Ha proseguito, velatamente, Antonio Funiciello, neo Identity manager di Eni dopo esser stato capo di gabinetto di Draghi, pubblicando la dotta requisitoria sulla leadership “Leader per forza”, fondata sulla narrazione di una visione del potere capace di anticipare i cambiamenti per governarli, fautrice di pragmatismo e scelte anti-conflittuali. Un manifesto che da Mosè ad Angela Merkel propone esempi vicini e lontani, letto come un’antitesi all’attuale melonismo di governo.

Il futuro di Mario Draghi tra politica e ruoli di alto profilo
Antonio Funiciello (Imagoeconomica).

Garofoli, che bocciatura alla riforma della giustizia

Last but not least, è sceso in campo Roberto Garofoli, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio e figlio del partito dei grand commis del Consiglio di Stato, di cui è presidente di Sezione. Sua la decisione di bocciare la madre di tutte le riforme proposte da Meloni, quella che in materia di giustizia abroga di fatto il reato di abuso d’ufficio.

Il futuro di Mario Draghi tra politica e ruoli di alto profilo
Roberto Garofoli (Imagoeconomica).

Anche Giugliano nel “partito draghiano” che si muove

Un fuoco di fila che mostra come i protagonisti della stagione draghiana non intendano garantire analoga e simmetrica lealtà a Meloni, che per un anno e mezzo è stata brava e disciplinata scolara dall’opposizione. Salvo poi giocare allo scaricabarile sul suo predecessore. Cosa che ha irritato non poco Draghi e i suoi. Civis Draghianus Sum è la parola d’ordine con cui i protagonisti del fu governo d’unità nazionale stanno tornando in pista ai più alti livelli della società civile e dell’impresa. Ultimo ad aggiungersi a questa lista è Ferdinando Giugliano, già portavoce a livello internazionale, speech writer e consigliere di Draghi, di recente approdato in Unicredit come responsabile delle attività di advocacy e public affairs. Insomma, se non è un “partito” draghiano – termine che l’ex governatore della Bce, forse pensando all’infausta esperienza di Mario Monti con Scelta civica, ha sempre disdegnato – poco ci manca.

Il futuro di Mario Draghi tra politica e ruoli di alto profilo
Ferdinando Giugliano (Imagoeconomica).

L’ambizioso discorso al Massachusetts Institute of Technology

E se c’è un manifesto del “Draghi-pensiero” per il post Palazzo Chigi lo si ritrova nel discorso tenuto il 7 giugno al Massachusetts Institute of Technology, in occasione del conseguimento del Premio Miriam Pozen. Un discorso definito da molti kissingeriano, di schietto realismo, di riconoscimento delle tare e dei limiti del sistema globalizzato, di esibita aderenza politica euro-atlantica. Un discorso-manifesto che pone di fatto come prioritaria per il Paese la necessità di un’autorevole e profonda visione su scala internazionale. Oltre, chiaramente, a evidenziare in filigrana quali possano essere le grandi ambizioni dell’ex premier e governatore che, nel breve periodo, non possono avere a che fare con incarichi nel settore privato o ambizioni nell’agone politico nostrano. Draghi ha deciso di volare alto. Problemi globali, di sfide a tutto campo: Intelligenza artificiale, inflazione, transizione energetica, sfida delle autocrazie. Nella consapevolezza che «i singoli Paesi europei, per quanto forti siano, sono troppo piccoli per padroneggiare queste sfide da soli. E più queste sfide sono grandi, più il cammino verso un’unica entità politica, economica e sociale, seppur lungo e difficile, diventa inevitabile. Il nostro viaggio che è iniziato molti anni fa, ed è accelerato con la creazione dell’euro, sta continuando».

Il futuro di Mario Draghi tra politica e ruoli di alto profilo
Mario Draghi (Imagoeconomica).

Un futuro da conferenziere ed editorialista, ma non solo

Draghi ha contezza dei «nostri tempi difficili. Ma i tempi non sono mai stati facili. Sono arrivato qui nell’agosto del 1972. Mentre ero uno studente, abbiamo avuto la guerra del Kippur, diversi shock petroliferi, il crollo del sistema monetario internazionale, il terrorismo imperversava in tutto il mondo e l’inflazione era fuori controllo, solo per citare alcuni eventi di quel tempo e naturalmente eravamo nella Guerra fredda». Da qui può esserci la fine del ciclo del Draghi di potere e l’inizio di quello del Draghi teorico di virtù e miserie dell’economia globalizzata? Forse. Dunque ci si può aspettare nel futuro prossimo un Draghi conferenziere, editorialista, narratore dei grandi scenari di sistema. Interprete insieme del posizionamento dell’Italia sulla scena internazionale e di ciò che i suoi alleati occidentali le chiedono.

Colle, Commissione Ue, Nato: le partite che interessano a Super Mario

Ciò non toglie che la politica sia un capitolo chiuso. L’ex premier è abile nel non chiedere mai ciò che vorrebbe, ma di farselo offrire. Vedi la vicenda Quirinale, che però ha visto frustrate, anche per suoi errori di strategia, le sue aspettative di insediarsi al Colle. Il 2024 sarà l’anno del rinnovo della Commissione europea e della segreteria della Nato. Emmanuel Macron, Joe Biden, Olaf Scholz e gli altri big dell’Occidente non possono che pensare con favore a un ritorno in pista di Super Mario. E il banchiere divenuto premier è nome spendibile per entrambi i ruoli. In quest’ottica, la logica di schierare il suo “partito” trasversalmente costringerebbe Meloni, con cui i rapporti sono attualmente molto freddi per non dire inesistenti, a prendere in considerazione la sua figura, di cui però potrebbe aver bisogno come sorta di testimonial nella sua campagna tesa a spostare gli assetti politici dell’Unione europea. Che poi Draghi accarezzi ancora l’idea del Quirinale non v’è dubbio, ma la rielezione di Sergio Mattarella colloca l’ipotesi molto avanti nel tempo.