L’Iran ha bombardato due basi americane in Iraq

Colpiti i compound di al-Asad e di Erbil. I morti sarebbero almeno 80, ma Washington non conferma. Soldati italiani in salvo nei bunker. Attesi i discorsi di Trump e Rouhani.

Almeno 80 morti e 200 feriti. Sarebbe questo il primo bilancio – secondo fonti iraniane – dell’attacco missilistico compiuto nella notte tra il 7 e l’8 gennaio dalle forze armate di Teheran contro due basi militari in Iraq che ospitavano soldati americani.

È l’operazione ‘Soleimani Martire‘, lanciata dalla teocrazia sciita per vendicare il generale ucciso dagli Stati Uniti all’aeroporto internazionale di Baghdad.

Nessuna conferma da parte di Washington sul numero di morti e feriti, mentre l’esercito iracheno ha negato che ci siano vittime tra le proprie fila.

NEL MIRINO LE BASI DI AL-ASAD E DI ERBIL

Di sicuro c’è che una pioggia di cruise e di missili balistici a corto raggio si è abbattuta contro la base di al-Asad e contro quella di Erbil. Qui il personale del contingente militare italiano, composto da circa 400 persone, si è rifugiato nei bunker. Risultano tutti illesi.

TRUMP TWITTA: «VA TUTTO BENE»

Il presidente americano Donald Trump sta ancora valutando le conseguenze dell’offensiva ed è atteso un suo discorso alla nazione. Intanto si è riunito il Consiglio per la sicurezza nazionale alla presenza del segretario di Stato Mike Pompeo.

ZARIF: «NON VOGLIAMO UN’ESCALATION»

I Pasdaran iraniani, da parte loro, hanno annunciato che «la feroce vendetta» per l’uccisione di Soleimani è iniziata. In particolare la base di al-Asad, contro cui sono stati lanciati almeno 35 missili, sarebbe stata «completamente distrutta». Anche a Teheran è atteso un discorso del presidente Hassan Rouhani, mentre il ministro degli Esteri Javad Zarif ha detto che l’Iran «non vuole un’escalation, ma ci difenderemo contro ogni aggressione».

MINACCE A DUBAI E ISRAELE

L’Iran ha comunque minacciato «azioni ancora più devastanti» se gli Stati Uniti dovessero rispondere. «Se l’Iran dovesse essere attaccato sul suo territorio – hanno avvertito le Guardie Rivoluzionarie – Dubai, Haifa e Tel Aviv verranno colpite». Intanto volano le quotazioni del petrolio, balzato del 3,4% a 65 dollari, e dell’oro, a quota 1.600 dollari l’oncia ai massimi dal 2013.

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