Investe l’uomo che aveva rubato il cellulare al figlio
Dopo una serie di discussioni lo insegue e lo travolge con la sua Jeep. Accusato di omicidio volontario aggravato.
L’accusa è quella di omicidio volontario aggravato. Un operaio 44enne di Imola ha investito con l’auto e ucciso un marocchino 34enne, regolarmente residente in Italia, con cui aveva litigato nei primi giorni del 2020 per un cellulare rubato a suo figlio. Il fatto è successo verso le 22.30 in via Mameli e l’uomo si è costituito al commissariato di polizia poco dopo, dicendo però che non voleva investire la vittima.
FURTO E LITE
L’arresto è stato deciso in coordinamento con il pm di turno, Anna Cecilia Sessa, anche alla luce del pregresso tra i due. Tutto nasceva, appunto, da una diatriba per un cellulare rubato al figlio dell’italiano, residente a Imola. Due giorni prima c’era stata una lite finita con un’aggressione e una denuncia per lesioni.
INVESTITO IN UNA STRADA STRETTA
Il giovane è stato investito da una Jeep in una strada stretta, senza marciapiedi. Poco prima erano arrivate segnalazioni alla polizia di una macchina che girava per Imola a forte velocità. Secondo quanto raccontato dall’operaio, il 5 gennaio il giovane avrebbe di nuovo incontrato e minacciato suo figlio. Così lui avrebbe deciso di andare a cercarlo, inseguendolo in auto e colpendolo in via Mameli. Agli agenti che lo interrogavano ha detto che voleva soltanto sbarrare la strada al 34enne per affrontarlo faccia a faccia. Il 7 gennaio potrebbero essere disposte un’autopsia e una perizia cinematica sul luogo dell’incidente.
LA LINEA DELL’AVVOCATO
«Io credo che il mio assistito abbia collaborato fin da subito, ha chiamato il 118 ed è andato a costituirsi in commissariato», ha detto Luca Sebastiani, avvocato dell’accusato. «Ha avuto un comportamento corretto, è distrutto e pentito per quanto è successo, non voleva ucciderlo. La sua è stata la reazione di un padre dopo che il figlio era stato nuovamente minacciato di morte. Mi auguro che la procura valuti questi elementi. È un epilogo che non doveva accadere».
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