Il nuovo governo Sanchez trema ancor prima di nascere

Si riaccendono le tensioni con gli indipendentisti catalani, a pochi giorni dal voto per la fiducia in parlamento. Il punto.

Trema il nascente governo Sanchez dopo il riaccendersi di tensioni con gli indipendentisti catalani a pochi giorni dalla data fissata per la fiducia in Parlamento che conta su una concordata astensione di Erc, il partito della sinistra catalana. La giunta elettorale centrale spagnola ha deciso che il presidente del governo catalano Quim Torra sia estromesso dal Parlamento dopo una condanna all’interdizione dai pubblici uffici per 18 mesi, condizione che dovrebbe portarlo a lasciare anche la presidenza della Generalitat. La stessa giunta conferma che Oriol Junqueras, in carcere dal 2017 per il tentativo di secessione, non potrà ricoprire la carica di deputato al Parlamento europeo. Nello stesso giorno il Psoe, nel ratificare l’accordo con l’Erc, precisa che «non ci sarà alcun referendum per l’autodeterminazione della Catalogna».

NOVE MESI DI STALLO E DUE ELEZIONI

Quim Torra contesta la decisione, avendo già presentato ricorso contro la sentenza alla Corte suprema, e convoca per stasera un Consiglio straordinario. Davanti alla Generalitat si raccoglie intanto un migliaio di suoi sostenitori. E la Erc convoca per il 5 gennaio una riunione straordinaria del suo esecutivo nazionale per «analizzare la decisione della giunta elettorale nazionale, coordinare la risposta e valutare le conseguenze sul calendario politico immediato». La decisione su Quim Torra potrebbe essere sospesa in attesa di chiarimenti, secondo fonti giuridiche interpellate dalla stampa spagnola, e quella su Junqueras era inevitabile vista la sua condizione di detenuto in attesa di diverse decisioni da parte del potere giudiziario. Tuttavia c’è chi teme che un riesplodere delle tensioni indipendentiste possa mettere a rischio l’intesa faticosamente trovata tra Psoe e sinistra catalana per far nascere martedì 7 gennaio, dopo nove mesi di gestazione e due elezioni, il nuovo governo Sanchez.

IL CASO QUIM TORRA

Quim Torra era stato condannato per ‘disobbedienza‘, dopo essersi rifiutato di togliere dalla facciata del palazzo della Generalitat, durante il periodo elettorale, degli striscioni che invocavano la libertà per gli indipendentisti in carcere. La legge elettorale spagnola è particolarmente severa con i condannati e prevede che non possano sedere in parlamento neanche quelli con sentenze non definitive. A sollecitare la cacciata di Quim Torra sono stati Pp, Ciudadanos e Vox presentando, prima ancora del deposito della sentenza, una risoluzione per l’espulsione. Respinta giorni fa dalla Giunta elettorale catalana, è stata ora approvata dal Consiglio elettorale centrale, al termine di una lunga riunione e con una ristretta maggioranza. La sentenza per Quim Torra non è stata ancora depositata, e il presidente della Generalitat, chiamato a dimettersi in quanto la carica è per la giunta spagnola inscindibile da quella di deputato, sostiene che lo Statuto catalano non specifica se tale condizione vada mantenuta per l’intero mandato. La decisione finale sulla sua permanenza o meno al vertice della Catalogna, spetterebbe in questo caso al Parlamento di Barcellona.

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