Dopo menù infiniti serve riciclare il cibo. Pasticcio o frittata di pasta con i primi, polpette di tutti i tipi per i secondi, pappa al pomodoro, pancotto e basi per tiramisù: guida al Santo Stefano (e non solo) anti-spreco.
Diciamoci la verità: Natale è spesso anche una scusa per lasciarci andare al consumismo più sfrenato e giustificato. Nessuno bada a spese e, almeno per un giorno, tutti vogliono sentirsi Trimalcione. Via libera a sontuosi banchetti nel nome dell’opulenza, menù che vanno avanti all’infinito, a cui si vorrebbe dire basta, ma non si può perché è Natale.
MANCA LA COSCIENZA DELLO SPRECO
Durante il periodo delle feste il cibo dunque non manca, ma la coscienza dello spreco quasi sempre sì. Anziché buttare senza consapevolezza e in maniera selvaggia, forse sarebbe meglio pensarci prima, magari razionalizzando le vivande in base al numero dei commensali, oppure organizzarsi per il riciclo e dare una nuova vita agli avanzi.
ANTIPASTI: CI SALVERANNO LE TORTE SALATE
Partiamo dagli antipasti: considerando la lunghezza dei menù natalizi, bisognerebbe ridurli un po’. È vero che appena ci sediamo a tavola siamo affamati, ma dopo le prime cucchiaiate di insalata russa rinsaviamo e ci ricordiamo che ancora ci sono molte portate da affrontare. Gli antipasti sono sempre tra gli avanzi del giorno dopo. Come riciclarli? Le torte salate vanno sempre bene: preparate una pasta brisé con farina, sale e burro e farcitela con qualsiasi ingrediente: verdure, formaggio, salumi. Mettetela in forno e aspettate una ventina di minuti: avrete un ottimo secondo. L’insalata russa non potete metterla in forno, usatela per farcire dei fagottini di prosciutto cotto o mescolatela con il tuorlo bollito per delle uova ripiene. Avrete due piatti vintage che sono sempre di moda.
PRIMI: PASTICCIO E FRITTATA DI PASTA
La pasta fresca è un must natalizio: i tortellini in brodo dominano le tavole delle feste. Cosa farne se avanzano? Avete almeno due possibilità: il giorno dopo potete preparare un pasticcio di tortellini al forno, aggiungendo della passata di pomodoro e del parmigiano oppure infilzate tortellini avanzati in stecche di legno, a mo’ di spiedini, e friggeteli in una padella con olio, alla maniera bolognese. Se invece avete preparato delle tagliatelle, prendete come esempio i napoletani e date loro una nuova vita in una buonissima frittata di pasta. Basta poco: unite la pasta avanzata a uova, formaggio, pepe ed è fatta.
SECONDI: POLPETTE, POLPETTONE E COTOLETTE
I secondi delle feste saranno tanti, troppi. Impossibile non averci a che fare nei giorni successivi. Le idee per recuperarli sono diverse. Per esempio, il bollito avanzato è la base per realizzare dei buonissimi mondeghili, le polpette lombarde antispreco. Prepararli è facile: si impasta la carne del bollito con uova, parmigiano, pane raffermo, latte e pepe, si creano delle palline di forma ellittica, si impanano nel pangrattato e si friggono in burro o olio. Se avanza del baccalà, con lo stesso procedimento, aggiungendo aglio, patate lesse e prezzemolo, si ottengono dei bolinhos de bacalhau. Avete fatto troppo arrosto e non sapete cosa farne? Impastatelo con uova, formaggio, aglio, prezzemolo, prosciutto, mollica di pane ammollata nel latte, modellatelo a mo’ di grande palla allungata, mettetelo in una teglia su un soffritto di carota, cipolla e sedano, fatelo rosolare, bagnatelo con vino bianco e irroratelo di brodo, avrete un ottimo polpettone. Infine il cotechino, tagliato a fette, passato nelle uova, nel pangrattato, poi fritto, si trasforma in buonissime cotolette.
PANE: BASE PER PAPPA AL POMODORO O PANCOTTO
Il pane è sempre sovrastimato durante le feste, se non fate in tempo a congelarlo, utilizzatelo raffermo in ricette di recupero, come la pappa al pomodoro e il pancotto. Entrambe sono molto facili da realizzare: per la prima basta preparare un soffritto con aglio, peperoncino, unire la salsa di pomodoro e poi aggiungere un po’ di brodo e il pane, che si deve inzuppare in modo da raggiungere la morbidezza giusta, senza però essere liquido. Per la seconda basterà ammorbidire il pane in un po’ di acqua calda e aggiungere, a seconda delle varianti, solo olio extravergine d’oliva e parmigiano, o anche speck, verdure o uova con formaggio.
DOLCI: I RESTI DEL PANETTONE NEL TIRAMISÙ
Infine i dolci. Quanti panettoni e pandori avanzeranno dalle feste? Tantissimi. Il modo più semplice per riutilizzarli è di inzupparli nel latte delle colazioni successive. Ma se avete voglia di qualcosa di più creativo, il suggerimento è di tagliarli a strisce, inzupparli nel caffè come base di un tiramisù, al posto dei savoiardi o della ciambella.
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Aveva chiesto tre miliardi di euro per scuola e università con la manovra. Ma le risorse non sono arrivate. Per la successione si fa il nome di Morra.
Il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti,si è dimesso il 25 dicembre con una lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte. Aveva chiesto tre miliardi di euro con la manovra per finanziare scuola e università, anticipando che se le risorse non fossero arrivate avrebbe lasciato l’incarico.
L’esponente del M5s, già a metà dicembre, aveva manifestato tutto il suo malcontento: «La scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I tre che ho chiesto io non sono la sufficienza, ma la linea di galleggiamento». Tredici giorni dopo, a 48 ore dall’approvazione definitiva della legge di bilancio, Fioramonti è passato dalle parole ai fatti. Ma secondo indiscrezioni di stampa potrebbe adesso costituire un gruppo autonomo alla Camera, continuando a sostenere l’attuale esecutivo.
Per la successione al Miur il nome più “gettonato” è quello di un altro pentastellato, il senatore Nicola Morra, attuale presidente della commissione parlamentare Antimafia.
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Il 2019 è stato il quarto anno più caldo per l’Italia dal 1800. A Natale temperature primaverili, in Puglia gli alberi di pero sono in fiore. L’allarme di Coldiretti: «Sconvolti i normali cicli stagionali».
Il clima primaverile che ha caratterizzato il Natale continuerà a farsi sentire sull’Italia fino a Capodanno 2020. Le feste proseguiranno all’insegna dell’alta pressione, che impedirà il passaggio di nuove perturbazioni. Il meteo sarà prevalentemente soleggiato, con temperature più alte della media, ma le ripercussioni del riscaldamento globale sono nefaste.
Il perché lo spiega (anche) Coldiretti, con un’elaborazione su dati del Cnr che certifica come il 2019 sia stato il quarto anno più caldo per il nostro Paese dal 1800, segnando 0,88 gradi in più rispetto alla media storica. Gli effetti del caldo anomalo pesano sulla natura: «I normali cicli stagionali sono sconvolti, in Puglia gli alberi di pero sono in fiore. A nulla vale più la programmazione degli agricoltori: broccoli, cavoli, sedano, prezzemolo, finocchi, cicorie e bietole sono tutti maturati contemporaneamente».
Adesso, se le temperature dovessero abbassarsi improvvisamente, potrebbero esserci «conseguenze disastrose» sulla raccolta dei frutti primaverile ed estiva. L’eccezionalità degli eventi atmosferici, sempre secondo Coldiretti, «è ormai diventata la norma anche in Italia». Evidente la «tendenza alla tropicalizzazione», caratterizzata da «una più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ma intense e un rapido passaggio dal sole al maltempo». Ecco cosa ci attende nei prossimi giorni.
LE PREVISIONI PER IL 26 DICEMBRE
Per giovedì 26 dicembre gli esperti di 3bmeteo.com prevedono tempo stabile e soleggiato su tutte le regioni del Nord. Aumento della nuvolosità in serata, con fiocchi di neve sulle Alpi di confine. Temperature in calo, massime tra 10 e 13 gradi. Al Centro annuvolamenti su Marche e Abruzzo, qui con isolate precipitazioni il mattino; soleggiato altrove. Temperature in lieve calo sulle regioni adriatiche, massime tra 12 e 15 gradi. Al Sud nubi irregolari e residui rovesci al mattino su Basilicata e Salento; bel tempo prevalente altrove. Temperature in calo sulle regioni adriatiche, massime tra 13 e 17 gradi.
LE PREVISIONI PER IL 27 DICEMBRE
Venerdì 27 dicembre un piccolo nucleo di aria instabile attraverserà rapidamente il Centro-Sud. Al mattino un po’ di nubi al Centro, associate a brevi rovesci sul Lazio. Qualche annuvolamento anche nel Nord della Sardegna, sulle aree alpine di confine e al Nord-Est. Nel pomeriggio la nuvolosità si estenderà alle regioni meridionali e verso la Sicilia, ampie schiarite al Nord e sulla Toscana. Verso sera rovesci isolati in Sicilia, deboli precipitazioni isolate su Abruzzo e Molise, nevose sopra i 900 metri. Temperature in lieve calo: diminuzione più sensibile al Sud. Venti dai quadranti settentrionali in prevalenza deboli o moderati.
LE PREVISIONI PER IL 28 DICEMBRE
Nella giornata di sabato 28 dicembre si assisterà a un flusso di aria decisamente più fredda da Nord-Est, che si avvertirà maggiormente sui settori orientali del Paese, al Sud e sulla Sicilia. I venti soffieranno da moderati a forti su tutte le regioni peninsulari e sulle Isole, intensificandosi tra sabato e domenica 29 dicembre. Questo flusso di aria fredda sarà accompagnato da deboli nevicate sparse fino a quote collinari su Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria. Fiocchi di neve fino a 500-600 metri anche nel Nord della Sicilia.
LE PREVISIONI FINO A CAPODANNO 2020
Nei giorni successivi un intenso anticiclone associato ad aria particolarmente mite si consoliderà sull’Europa Occidentale e sull’Italia. Di conseguenza l’afflusso di aria fredda sulle regioni meridionali si esaurirà rapidamente, già da lunedì 30 dicembre, mentre sulle regioni centro-settentrionali si farà strada una massa d’aria eccezionalmente mite per la stagione. Gli ultimi giorni dell’anno e l’inizio del 2020 saranno quindi caratterizzati da tempo stabile in tutto il Paese. Temperature primaverili al Centro-Nord e in particolare in montagna, con valori anche di 10-12 gradi sopra la norma.
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I dati del ministero dell’Interno rispetto al 2018. In calo anche furti (-11,8%) e rapine (-17,6%). Ma crescono i maltrattamenti in famiglia (+6,8%) e le multe per eccesso di velocità (+35%).
Nel 2019 gli sbarchi dei migranti in Italia si sono ridotti del 50%. I dati arrivano dal ministero dell’Interno, secondo cui nell’anno che sta per finire sono arrivate sulle nostre coste 11.439 persone, rispetto alle 23.210 del 2018. La differenza con il 2017, quando gli sbarchi furono 118.914, è ancora più netta: -90,3%.
AL PRIMO POSTO CITTADINI TUNISINI
Nel 2019 la maggior parte degli approdi via mare ha riguardato cittadini tunisini (2.654), seguono i pachistani (1.180) e gli ivoriani (1.135). I minori stranieri non accompagnati sono stati invece 1.618, circa mille in meno rispetto al 2018 e 14 mila in meno sul 2017.
L’APPELLO DEL PAPA
Proprio il 25 dicembre papa Francesco, davanti a 50 mila fedeli radunati a piazza San Pietro, ha voluto lanciare un appello definendo i migranti «gli schiavi di oggi». Gesù, ha detto il papa, «sia difesa e sostegno per quanti, a causa delle ingiustizie, devono emigrare nella speranza di una vita sicura. È l’ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e mari, trasformati in cimiteri. È l’ingiustizia che li costringe a subire abusi indicibili, schiavitù di ogni tipo e torture in campi di detenzione disumani. È l’ingiustizia che li respinge da luoghi dove potrebbero avere la speranza di una vita degna e fa loro trovare muri di indifferenza».
IN CALO ANCHE OMICIDI E RAPINE
I dati del Viminale dicono che sono calati anche gli omicidi, le rapine, le violenze sessuali e i furti. Ma non i maltrattamenti in famiglia, che risultano in crescita del 6,8%. In questo caso occorre tuttavia verificare se davvero sono aumentati gli episodi o se le donne che spesso ne sono vittime hanno finalmente trovato il coraggio di denunciare. Entrando nei dettagli, le rapine sono scese del 17,6% e i furti dell’11,8%. Gli omicidi volontari sono calati del 9,6%, le violenze sessuali dell’8,9%. Mentre sulle strade c’è stato un incremento del 35% delle multe per eccesso di velocità.
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Le ricette tradizionali che resistono alla dittatura del panettone. Accomunate dal fil rouge del recupero. E spesso a base di pane o polenta.
Se pensate di avere già raggiunto il picco glicemico con l’assaggio di panettoni random, pre feste, sappiate che il meglio deve ancora arrivare. Natale significa anche zuccheri a go-go. Ricordate che dopo abbuffate di pasta fresca, carne, pesce, frutta secca e chi più ne ha più ne metta, dovrete lasciare spazio ai tanti, tantissimi dolci che bisognerà mangiare in maniera sistematica. In tutte le regioni italiane c’è uno zoccolo duro di pasticceria tradizionale che resiste alla dittatura del panettone e del pandoro. Specialità locali che si tramandano da generazioni e che sono accomunate dal fil rouge del recupero. Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di ricette povere e contadine, nate dalla necessità di non sprecare gli avanzi. Spesso a base di pane o polenta, arricchiti di frutta secca, canditi e uvetta. Iniziamo il nostro giro d’Italia per scoprirli, regione per regione.
LA FLANTZE VALDOSTANA E LA PINSA VENETA
In Valle d’Aosta potrete assaggiare la Flantze, un pane di forma rotonda, fatto con farina integrale, di solito di segale o di frumento, burro, zucchero, uvetta, mandorle, noci e scorza d’arancia. In Piemonte non può mancare il Tronchetto, il cui nome, secondo la leggenda, deriva dall’usanza di mettere sul fuoco, durante le feste, un ceppo di legno più grosso del solito perché durasse tutta la notte. Viene preparato con farina, burro, uova, marroni, brandy, panna e cioccolato. Ma c’è anche il Crumbot, un dolce piemontese povero: una pasta frolla antropomorfa che riproduce il bambin Gesù e viene fatta con farina del grano San Pastore, uova, burro, zucchero, un pizzico di lievito, arance, ciliegie candite e gocce di cioccolato. Tonda o rettangolare, la Pinsaveneta è un dolce antispreco, figlio di una cultura contadina che faceva del recupero virtù. Nato povero, veniva fatto con pane raffermo o polenta avanzata, poi nel tempo è stato arricchito di ingredienti. Oggi si prepara con farina bianca, farina gialla, lievito, latte, zucchero, uova, fichi, semi di finocchietto e uva passa.
LA BISCIOLA, IL PANETTONE VALTELLINESE
Oltre a essere la patria del panettone, la Lombardia ha dato i natali anche a Bisciola e Miascia. La Bisciola è considerato il panettone valtellinese: farina di grano saraceno, fichi, frutta secca e uvetta. La Miascia nasce come ricetta di riciclo per recuperare il pane secco ammollato nel latte e impastato con uova, frutta e frutta a guscio. In assenza del pane, si preparava una pasta di semplice farina, bianca e gialla. Ancora oggi è un dolce casalingo diffuso nel Comasco e nella Brianza e presenta varianti, sia nelle farine (in alcune città viene usata quella di castagne), sia negli ingredienti (scorze di agrumi, polvere di cacao, fichi secchi, ma anche liquore e amaretti). Farina, uova, burro, zucchero e lievito sono alla base dello Zelten, il pan dolce del Trentino Alto Adige, insaporito di frutta secca e canditi. Le varianti sono tante, ma si può distinguere tra la versione trentina, che prevede più pane e quella suditirolese che privilegia la frutta. Il Natale friulano si traduce con Gubana, un antico dolce lievitato a forma di chiocciola, ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone.
In tutte le province emiliane è diffusa la Spongata, una torta di pasta brisée, farcita di marmellata di mele e pere, frutta candita, pinoli e mandorle e ricoperta da un secondo strato di sfoglia
Al Pandöçe o Pan Döçe natalizio i liguri non rinuncerebbero mai. Un pane impreziosito da pinoli, uvetta e frutta candita, un tempo molto diffuso tra i marinai grazie al plus della sua lunga durata. In Emilia il panettone ha molti competitor. Il Pampepato o Pampapato di Ferrara (da pan del papa, perché a lui dedicato) ha la forma di zuccotto, è fatto con mandorle o nocciole finissime, gustosi canditi, spezie profumate; la calotta è ricoperta da cioccolato fondente. A Bologna il Certosino, o Pan Speziale, è una ciambella bassa insaporita da mandorle, pinoli, cioccolato fondente e canditi, miele e mostarda. Simile, ma arricchito da Cognac o vino bianco passito, è il Panone, sempre made in Bologna. Nelle tavole natalizie bolognesi, inoltre, si può trovare la Pinza, dolce da forno figlio della tradizione contadina: un rotolo di farina, burro e uova che stringe, come una pinza, un ripieno di mostarda (confettura tipica preparata con cotogne e prugne). In tutte le province emiliane è diffusa la Spongata, una torta di pasta brisée, farcita di marmellata di mele e pere, frutta candita, pinoli e mandorle e ricoperta da un secondo strato di sfoglia.
Dalla forma rotonda e dalla superficie rugosa con ostia alla base, bianco o nero (a seconda che venga spolverato con zucchero a velo o cacao), il Panforte è tipico del Senese, ma diffuso in tutta la Toscana. Presenta un forte gusto di spezie e di frutta candita, è consistente e si presenta leggermente gommoso al palato. Oltre al Panforte, in Toscana troviamo anche i Ricciarelli, biscotti di pasta di mandorla, con agrumi e cannella. La Cicerchiata (piccole sfere di pasta di farina, uova e zucchero, unite dal miele) è diffusa in tutto il Centro (Abruzzo, Marche, Lazio, Umbria, Toscana) e deve il suo nome a un legume antichissimo che ha trovato in questa parte della penisola il tuo terreno d’elezione e che richiama le dimensioni delle palline fritte, la cicerchia. Di forma rotonda è anche il Panpepato, specialità popolare umbra a base di noci, nocciole, mandorle, cannella, noce moscata, cioccolato, miele, uvetta, cacao e pepe.
UN NATALE A BASE DI MANDORLE E CIOCCOLATO
Il Natale marchigiano è a base di Bostrengo che, con nomi diversi, domina la scena. Anche questa volta alla base c’è la volontà di non sprecare, quindi pane raffermo arricchito di frutta secca (fichi in primis) e candita, mosto cotto, scorza di agrumi e uvetta. In Abruzzo è il Parrozzo il re incontrastato delle feste: una pagnotta semisferica a base di farina di mandorle, uova e cioccolato. L’invenzione si deve a Luigi D’Amico, un pasticcere di Pescara che fu ispirato dal pane di granturco dei contadini. La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il parrozzo fu Gabriele d’Annunzio, che, estasiato dal nuovo dolce, scrisse un madrigale “La Canzone del Parrozzo”. Di origini nobili è il Pangiallo romano, che risale alla Roma Imperiale. Veniva preparato durante la festa del solstizio d’inverno, in modo che con il suo colore dorato, potesse favorire il ritorno del sole. Tradizionalmente il pangiallo era realizzato con frutta secca, miele e cedro candito, che veniva sottoposto a cottura e ricoperto da uno strato di pastella d’uovo. Oggi si aggiunge anche lo zafferano. Fino a poco tempo fa, le massaie romane, per risparmiare, mettevano i noccioli essiccati della frutta estiva, ora sostituiti da mandorle e nocciole.
LE ZEPPOLE E GLI STRUFFOLI CAMPANI
Nella tradizione campana spiccano gli Struffoli: stesso concetto della Cicerchiata, quindi palline di pasta fritta, tenute insieme dal miele e sistemate a mo’ di montagnetta. A Napoli si fanno notare anche i Roccocò e i Susamielli. I primi, a forma di ciambella, sono a base di mandorle, farina, zucchero, cacao, canditi e spezie varie. Pare siano stati inventati nel 1320, dalle monache del Real Convento della Maddalena, mentre il nome deriva dal francese “rocaille”, elemento decorativo a forma di roccia o conchiglia. I Susamielli sono dei biscotti duri di forma rotonda o a esse, fatti con farina, miele, noci tritate e un grammo di ammoniaca. In Campania non possono mancare inoltre le Zeppole, ciambelle fritte, profumate e colorate dai diavulilli, confettini colorati. In Puglia Natale significa soprattutto Cartellate. Delle piccole rose, fatte da un semplice impasto di olio, vino bianco e farina: vengono fritte e poi passate nel vincotto, di vino o di fichi. Friabili e croccanti, hanno origini molto antichi, la leggenda narra che venissero fatte in Egitto per i faraoni, la tradizione popolare attribuisce loro un alto valore simbolico e le paragona alle lenzuola di Gesù.
In Molise imperversano i Cippillati, mezzelune di pasta frolla ripieno di marmellata di amarene
In Molise imperversano i Cippillati, mezzelune di pasta frolla ripieno di marmellata di amarene. Si può riempire di marmellata di amarene anche il Calzoncellofritto lucano che, nella sua forma più tradizionale, è ripieno di castagne e cioccolato. La Pitta ‘Nchiusa (o ‘mpigliata) è un dolce natalizio identitario della Calabria. Ha la forma di torta di rose ed è diffuso, con varianti, soprattutto nelle province di Cosenza e di Crotone. L’impasto dell’involucro prevede l’utilizzo di farina di grano duro, zucchero, olio extravergine d’oliva, succo di arancia, liquore dolce, cannella, chiodi di garofano. Nel ripieno l’uva passa viene resa ancora più gustosa da noci tritate, Mandarinetto, liquore all’anice, succo di arancia, cannella e chiodi di garofano.
IN SICILIA NON MANCANO BUCCELLATI E CUDDUREDDI
Il Natale calabro prevede anche tanti altri dolci: Susumelli o Susumelle (biscotti di farina, miele, mandorle tritate, uvetta, ricoperti di glassa o cioccolato), Lumini (biscotti rotondi di mandorla, ricoperti di glassa e ripieni di cioccolato), Muicate (paste di mandorle), ‘Mpignolata (palline di pasta fritta legate con il miele, più piccole degli Struffoli), Zeppole (bocconcini di pasta lievitata fritta e insaporita con uvetta), Curuje dolci (ciambelle di pasta lievitata, fritte e zuccherate), Crocette di fichi (fichi secchi, ripieni di noci, mandorle e scorza d’arancia). Nella provincia di Cosenza non possono mancare gli stratosferici Turdilli: gnocchi dolci di farina, vino cotto e miele. Il Natale siciliano è all’insegna dei Buccellati, dolci che possono assumere diverse forme a seconda della provenienza e sono a base di pasta frolla con un ripieno ricco di fichi secchi. Simili ai buccellati, i Cuddureddi o Cuddrureddi, fatti con farina e sugna e ripieni di marmellata di fichi, mandorle o melone.
I DOLCI ISOLANI, DALLA CUBAITA ALLE TIRICCAS
Sulle tavole siciliane non manca la Cubaita, un torrone isolano, a base di frutta secca o sesamo, miele e scorza d’arancia. In Sardegna vanno forti le Seadas, ravioli di pasta dolce fritta, ripiena di formaggio e condita con il miele; i Papassinos, grossi biscotti preparati con un impasto di pasta frolla, uva passa, mandorle, noci, scorza di limone grattugiata, miele e le Tiriccas, fatti con farina e strutto, e ripieni di sapa, il caratteristico mosto cotto sardo.
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La 36enne bergamasca ha la sindrome di Ehlers Danlos da 14 anni. È costretta a letto e i sintomi sono dolorosi: dal mal di testa alle parestesie su tutto il corpo. Solo in America è riuscita a curarsi. Ma gli interventi sono costosi. Così ha fondato una onlus per raccogliere fondi. La videointervista di Lettera43.
Una cascata di morbidi capelli ricci raccolti in una coda, intensi occhi castani e una voce tranquilla ma determinata. Jenni Cerea è una giovane donna bergamasca di 36 anni. Da quando ne aveva 22 è costretta a trascorrere le sue giornate a letto a causa di una patologia genetica rara, molto grave e invalidante.
PROBLEMA AL TESSUTO CONNETTIVO
Si chiama sindrome di Ehlers Danlos e colpisce il tessuto connettivo che circonda la maggior parte degli organi. La componente principale del tessuto connettivo è il collagene, che si occupa dell’elasticità e che nei pazienti affetti da questa malattia è mutato, ossia più elastico. Questa mutazione comporta varie conseguenze negative a livello muscolare e scheletrico.
TANTI FARMACI DA PRENDERE OGNI GIORNO
Ma tutto questo si traduce anche in una valanga di sintomi molto dolorosi con cui Jenni è costretta a convivere quotidianamente da 14 anni. Mal di testa e vertigini costanti, parestesie a tutto il corpo e insensibilità in varie parti, dolore al torace alla schiena, problemi cardiocircolatori come la tachicardia che aumenta in posizione seduta, crisi della pressione, difficoltà di coordinazione, difficoltà di movimento a volte di deglutizione e respirazione, nausea e mancanza di equilibrio. E per cercare di lenire almeno un poco lo straziante dolore fisico Jenni assume tutti i giorni una dose di farmaci da cavallo.
Guarda la videointervista
GLI SPECIALISTI ITALIANI SENZA SOLUZIONI
Gli specialisti italiani non sono riusciti a fornirle risposte e soluzioni efficaci per contrastare la sua patologia, se non quella di rassegnarsi a un continuo e inesorabile peggioramento. Ma Jenni è una forza della natura e non si è arresa di fronte al loro ineluttabile verdetto. Si è rivolta ad altri luminari ma per farlo ha dovuto volare negli Stati Uniti.
SOLO IN AMERICA HA TROVATO LE CURE (COSTOSE)
Lì è stata presa in carico da medici molto competenti che l’hanno sottoposta a diversi interventi chirurgici, esami e visite specialistiche per farla stare meglio. Il percorso clinico sta dando buoni risultati ma non si è ancora concluso. Jenni dovrà sottoporsi ad altri interventi. In America però la sanità è privata e le spese mediche sono a completo carico suo e della famiglia. Ma non sono in grado di sostenerle interamente. Così, mettendo da parte il suo orgoglio, Jenni ha deciso di chiedere aiuto agli altri, a tutti noi. Ciascuno di noi, nel suo piccolo, può offrire il suo contributo affinché lei possa tornare a uscire di casa, andare al cinema, a ballare, a studiare e molto altro ancora. Tutte possibilità che alle sue coetanee sono concesse e che la malattia le ha distrutto con la violenza di un uragano.
LA ONLUS E IL SITO PER LE DONAZIONI
Jenni ha fondato la “giornopergiorno” onlus (https://www.giornopergiornonlus.it/) tramite la quale chiunque lo voglia può aiutarla a sostenere il suo percorso medico e riabilitativo.
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Il giovane era in scooter e si è scontrato con un’auto mentre stava tornando a casa.
Incidente mortale a Capezzano Pianore, frazione di Camaiore in Versilia, in provincia di Lucca. La vittima è un 16enne del posto, Dario D’Alessandro, campione italiano under 18 di nuoto pinnato. Da quanto emerso, il ragazzo, mentre viaggiava lungo la via Sarzanese in sella allo suo scooter avrebbe prima urtato un’auto che lo precedeva e poi sarebbe finito contro un muretto. Sul posto l’auto medica della Misericordia e i carabinieri. Sembra che la vittima stesse tornando a casa dopo una serata trascorsa con gli amici a Pietrasanta.
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La storia arriva dalla Lousiana, nel Sud-Est degli Stati Uniti. Ma non è la prima volta che succede.
La storia arriva dalla Lousiana, nel Sud-Est degli Stati Uniti. Un prete ha usato un piccolo aereo per spargere 380 litri di acqua santa sull’intera comunità di Cow Island, nei pressi della città di Lafayette.
UN FERTILIZZANTE “SPIRITUALE”
L’idea, secondo l’Independent, è stata del missionario L’Eryn Detraz, nativo della zona ma residente in Ohio. La proposta è stata accolta da padre Matthew Barzare, che ha benedetto l’acqua prima di farla caricare sul piccolo aereo, di solito utilizzato per spargere fertilizzanti o pesticidi sulle coltivazioni. «Così abbiamo potuto mandare la benedizione su una zona più vasta», ha raccontato il sacerdote, spiegando che al pilota è stato detto di sganciare l’acqua su chiese, scuole, negozi di alimentari e luoghi di ritrovo della comunità.
IL PRECEDENTE ORTODOSSO
Ma non è la prima volta che succede. In Russia, infatti, un gruppo di preti ortodossi l’11 settembre 2019 aveva sganciato 70 litri di acqua benedetta sulla cittadina di Tver, in occasione della giornata che ricorda la morte di Giovanni Battista. Lo scopo? «Liberare i residenti dai vizi dell’alcol e della fornicazione».
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San Candido, nelle Dolomiti, per i romantici. In Norvegia con l’aurora boreale. Nella provincia di Rieti dove nacque il primo presepe. E poi Sutri, Bruges, Mar Baltico: idee alternative su dove trascorrere le festività.
Il presepe vivente di Matera. FACEBOOK.
Matera, città della cultura del 2019.
Matera. FACEBOOK.
1. MATERA: NATALE DI SASSI E CULTURA
Matera è città europea della Cultura del 2019 e un presepe naturale vivente. Anche questo Natale è la scenografia di una grande rievocazione, nelle date del 7-8 dicembre, del 14-15 dicembre, 21-22 dicembre e del 27-28-29 dicembre. Un itinerario tra figuranti e case di sassi del presepe di circa un’ora e mezzo dal centro storico al rione Sasso Barisano. Immancabile una visita per le festività nella provincia lucana, anche per vivere gli ultimi eventi di arte e cultura delle celebrazioni del 2019.
Natale a Betlemme. GETTY.
Sfilata di Natale a Betlemme. GETTY.
Betlemme, dentro la Basilica della Natività. GETTY.
Natale a Betlemme. GETTY.
2. BETLEMME, LA CITTÀ DEL NATALE
Betlemme, in Palestina, è la città del Natale più lungo al mondo. Le festività cristiane nei luoghi di Gesù iniziano ogni anno con l’Avvento (il primo dicembre) e si chiudono il 19 gennaio con il Natale armeno (dopo Natale dei cattolici e protestanti il 25 dicembre il Natale degli ortodossi il 6 e 7 gennaio). Liturgie, sfilate e feste di piazza, visite alle falegnamerie e ai luoghi sacri come la Basilica della Natività restaurata dagli italiani che contiene la cripta della grotta: un clima unico, da vivere a fine anno. Si raggiunge con voli low-cost per Tel Aviv.
San Candido. FACEBOOK.
Le Tre cime di Lavaredo, San Candido. FACEBOOK.
Natale a San Candido, Dolomiti. FACEBOOK.
3. SAN CANDIDO PER I PIÙ ROMANTICI
San Candido, nelle Dolomiti, è molto più che una meta per mercatini natalizi: è la porta per il Parco naturale delle Tre cime di Lavaredo e tra i luoghi più incantevoli delle Alpi. L’atmosfera è fiabesca sin dalle settimane dell’Avvento: una settimana bianca per Natale nel borgo tirolese dell’Alta Val Pusteria è immancabile per le coppie romantiche. E per chiunque voglia sciare tra i panorami delle montagne più suggestive d’Europa.
Le aurore boreali di Tromso, Norvegia. FACEBOOK.
La capitale norvegese del Circolo polare artico, Tromso. FACEBOOK.
Tromso, Norvegia. FACEBOOK.
Natale alternativo a Tromso, in Norvegia. FACEBOOK.
4. A TROMSO VIGILIA CON L’AURORA BOREALE
Una meta alternativa alla casa finlandese di Babbo Natale, in Lapponia, è Tromsø, in Norvegia, il centro culturale del Circolo polare artico dalle luminose estati e dai Natali avvolti nell’oscurità. All’apparenza: la città del Sole a mezzanotte, casa di ispirati scrittori e musicisti, d’inverno è la terra dei bagliori delle aurore boreali, di lunghe traversate in slitte, interminabili nevicate e nottate di storie di troll ed elfi. Un luogo remoto, ma accessibile: dall’Italia si raggiunge in aereo con uno scalo.
Natale a Greccio, il borgo del primo presepe. FACEBOOK.
La rievocazione del presepe di san Francesco, a Greccio. GETTY.
Il borgo di Greccio, a Rieti. FACEBOOK.
5. GRECCIO, DOVE NACQUE IL PRIMO PRESEPE
Alzi la mano chi sa che il primo presepe al mondo fu opera di san Francesco, nell’Alto Lazio. Nel 1123 il santo dei poveri era appena rientrato dalla Palestina. Visitando Greccio (dal 2016 tra i borghi più belli d’Italia) ritrovò l’atmosfera della città della Natività e ordinò al cappellano di scegliere una grotta e di costruirvi dentro una mangiatoia. Da allora il borgo medievale della provincia di Rieti (gemellato con Betlemme) è famoso per la rievocazione del presepe nei luoghi originari e con i dialoghi del santo.
Bruges, Belgio, per Natale 2019. FACEBOOK.
I canali di Bruges addobbati per le festività. FACEBOOK.
6. BRUGES: UN NATALE DI LUCI E PRALINE
Una meta europea più classica, ma di nicchia, per vivere l’atmosfera intima delle festività è la città fiamminga di Bruges, in Belgio. Meno assaltato per i mercatini delle città tedesche e austriache, il capoluogo delle Fiandre conta anche 55 cioccolaterie. Un Natale tra le praline, oltre che tra i presepi e gli eleganti addobbi tra le strade e i canali medievali. Volendo, per i cultori a Bruges c’è anche il museo del cioccolato Choco Story.
La Calata della stella cometa, Amalfi.
7. AD AMALFI DOVE SCENDE LA COMETA
D’inverno la Costiera amalfitana regala il Natale più mediterraneo e coreografico. La vigilia del 24 dicembre tra Atrani, il borgo più piccolo d’Italia, e Amalfi, nel litorale patrimonio dell’Unesco va in scena la spettacolare Calatadella stella cometa: da più di 140 anni una palla infuocata con centinaia di fiaccole viene fatta scivolare dai monti per 300 metri su un cavo d’acciaio fino alle terrazze panoramiche. Un clima magico tra le luminarie di borghi incastonati come gioielli e fuochi d’artificio.
Natale a Dubai. GETTY.
8. AL CALDO A DUBAI O SUL MAR ROSSO
Per staccare dalla tradizione, le ferie natalizie sono un periodo ottimo anche per svernare una settimana al caldo, tra il Mar Rosso e Dubai. Con pacchetti low cost si può volare in un resort di Sharm el Sheik, da Natale fino a Capodanno: le prenotazioni dall’Italia per l’Egitto di queste festività sono in aumento del 39% rispetto al 2018. Un altro Natale esotico sempre più gettonato è a Dubai, negli Emirati: più costoso, ma con delle offerte. E un fine 2019 col botto.
Il villaggio di Natale di Sutri, Viterbo.
La casa di Babbo Natale, Villaggio di Natale, Sutri.
La fabbrica della befana. Villaggio di Natale, Sutri.
9. SUTRI, IL VILLAGGIO ETRUSCO DI BABBO NATALE
La casa italiana di Babbo Natale è a Sutri, nel cuore della Tuscia. Tra le mura etrusche e medievali in tufo, per le festività della fine dell’anno viene creato un villaggio di Natale tra i più caratteristi d’Italia, a una trentina di chilometri da Roma. Il borgo del Viterbese, nel club dei borghi più belli della penisola, è assaltato da famiglie con bambini, impazienti di entrare nelle stanze dei balocchi Santa Claus e della Befana. Tra i luoghi che furono celebrati anche dal Petrarca.
Tallinn, Estonia. FACEBOOK.
Natale a Riga. FACEBOOK.
Natale a Tallinn. FACEBOOK.
Natale a Vilnius. GETTY.
10. SUL BALTICO DOVE NACQUE L’ALBERO DI NATALE
Più incerto è il primato sulla tradizione dell’albero di Natale. Le tre capitali baltiche si litigano la palma di città del primo albete addobbato, e tengono molto al clima natalizio. Queste festività sono in ogni caso il periodo più caratteristico per visitare Tallin (Estonia), Vilnius (Lituania) e Riga (Lettonia), dove una targa in otto lingue ricorda il “primo albero di Capodanno” del 1510. Spostarsi tra le tre Repubbliche baltiche è facile anche in autobus, dopo un volo low cost dall’Italia.
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Il premier in città fa visita all’ospedale e agli operai. E promette: «Sul piano industriale ci mettiamo la faccia, ho fiducia nel rilancio di quest’area».
La vigilia di Natale a Taranto, per assicurare l’impegno dello Stato sulla delicata questione che vede al centro lo stabilimento ArcelorMittal. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha trascorso la giornata del 24 dicembre prima in ospedale e poi con gli operai, ribadendo la ferma volontà del governo di far fronte alla vertenza.
«SUL PIANO INDUSTRIALE LO STATO CI METTE LA FACCIA»
«Stiamo lavorando al piano industriale, abbiamo ormai confermato che ci sarà il coinvolgimento dello Stato, lo Stato ci metterà la faccia», ha detto Conte. «Vogliamo migliorare questo piano, renderlo sempre meno carbonizzato, lo Stato è una garanzia per tutti». «Sono qui per portare la testimonianza dell’attenzione e della premura per questa comunità ferita», ha spiegato il premier nel corso di un punto stampa. «Quando sono venuto qui ho promesso che il sistema Italia avrebbe lavorato per alleviare le sofferenze».
«MOLTO FIDUCIOSO SUL RILANCIO DI QUESTA CITTÀ»
«Alcune misure le abbiamo approvate, altre le approveremo», ha poi proseguito Conte soffermandosi sul decreto “cantiere Taranto” che il governo è chiamato a varare nei prossimi giorni. «Nel complesso sta venendo una bella risposta che offriamo per il rilancio di questa città. Sono molto fiducioso, l’Italia è membro del G7, è impossibile che l’Italia non riesca a risollevare una città».
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Visibile dall’Arabia all’Australia sarà anulare. Un’altra seguirà il 21 giugno e poi di nuovo a dicembre 2020.
Se i doni sotto l’albero di Natale saranno deludenti, ci sarà modo di rifarsi il giorno di Santo Stefano, quando il Sole e la Luna ci regaleranno un anello di fuoco disegnato nel cielo: l’ultima eclissi solare del 2019. Lo spettacolo non sarà direttamente visibile dall’Italia, ma potranno goderselo tutti coloro che per le vacanze hanno prenotato un viaggio verso Est: il cono d’ombra spazzerà infatti una vasta fetta del globo che va dall’Arabia Saudita al Kenya fino all’India, la Thailandia, le Filippine e la parte nord-occidentale dell’Australia.
DALL’ARABIA SAUDITA FINO ALL’AUSTRALIA
Per una manciata di minuti il giorno diventerà buio come la notte, anche se nel cielo continuerà a brillare un sottilissimo cerchio di luce: l’eclissi sarà anulare perché, anche nel momento culminante, il disco lunare non riuscirà a coprire completamente quello del Sole. In questi giorni, infatti, la Luna si trova vicina all’apogeo, il punto più distante dalla Terra, e per questo ci appare più piccola del 3% rispetto al Sole. Per quanto scenografico, questo gioco di ombre non sarà innocuo per la vista, per cui non dovrà essere ammirato a occhio nudo senza le dovute precauzioni.
IL 10 GENNAIO ECLISSI DI LUNA IN PENOMBRA
Come tutte le eclissi solari, anche questa avverrà a circa due settimane di distanza da un’eclissi di luna, che cadrà il prossimo 10 gennaio: purtroppo sarà un’eclissi di penombra, quindi difficile da distinguere dalla solita Luna piena.
LE ECLISSI DEL 2020: 21 GIUGNO E 14 DICEMBRE
Il Sole, invece, tornerà a dare grande spettacolo con un’altra eclissi anulare il 21 giugno, visibile anche dall’Italia, e poi il 14 dicembre 2020, con un’eclissi totale visibile dal Sud America e dall’Antartide.
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La deputata se ne va nel gruppo misto dopo 26 anni di militanza: : «Siamo diventati come i grillini, uno vale uno senza distinguo, senza storia, senza rispetto per le persone».
Passa al gruppo misto la deputata Micaela Biancofiore, 26 anni di militanza in Forza Italia. «Con la morte nel cuore, ma anche liberata. La Forza Italia nella quale sono nata e cresciuta, non esiste più». ha annunciato nella nottata della vigilia di Natale Biancofiore. La politica del Trentino Alto Adige sembra, infatti, non condividere più le scelte della dirigenza: «Siamo diventati come i grillini, uno vale uno senza distinguo, senza storia, senza rispetto per le persone», si limita a commentare.
GIAMMANCO: «SPERO CHE BERLUSCONI NE TENGA CONTO»
Sull’addio di Biancofiore forzista di lungo corso, dalla fondazione del partito, è arrivato il commento della vicepresidente del gruppo forzista al Senato Gabriella Giammanco: «Mi auguro che il Presidente Berlusconi, al quale Micaela Biancofiore ha sempre mostrato lealtà incondizionata, tenga nella giusta considerazione un gesto e un segnale così forte da parte di chi, in passato, non avrebbe mai lontanamente immaginato un simile epilogo». «Dal ’94», ha aggiunto Giammanco, «la collega Biancofiore ha militato con grande passione e abnegazione in Forza Italia ed è, quindi, con estrema amarezza che apprendo la notizia del suo passaggio al Gruppo misto. «Michaela è sempre stata in prima fila in qualsiasi competizione elettorale, anche candidandosi in prima persona ha dimostrato di avere un suo importante seguito elettorale e con costante impegno ha tutelato le istanze del Trentino Alto Adige, mostrando una conoscenza e un’attenzione rare nei confronti del suo territorio. Il nostro partito non può e non deve perdere figure così rappresentative della nostra storia politica, accadimenti simili dovrebbero indurre tutti ad una profonda riflessione», conclude Giammanco.
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Il governatore uscente fa un passo indietro con una lettera indirizzata al segretario del Pd Nicola Zingaretti. «Sarà la storia a fare giustizia».
Il governatore della Calabria Mario Oliverio si ritira dalla corsa alla riconferma alla guida della Regione. «Pur ritenendo di avere tutte le ragioni del mondo, non faccio dividere il bambino a metà. Di altri sono e saranno le responsabilità», ha scritto Oliverio in una lettera indirizzata al segretario delPartito democratico Nicola Zingaretti. «La Storia si incaricherà di fare giustizia di tutto, presto o tardi. Io faccio un passo indietro per non consentire che venga distrutto e dilaniato un patrimonio che è la mia storia politica».
STRADA SPIANATA PER CALLIPO
Oliverio ha così accolto l’invito di Zingaretti, che aveva chiesto al governatore uscente di farsi da parte, spianando il campo alla candidatura di Pippo Callipo. Nella lettera al segretario dem, Oliviero cita la parabola biblica di Re Salomone, sulle due donne che reclamavano la maternità di un bimbo, e richiama «la storia di Fausto Gullo e dei braccianti poveri e diseredati, la storia dei morti di Melissa, la storia delle lotte contro la ‘ndrangheta, la storia di Giannino Losardo e di Peppe Valarioti e dei tanti uomini e donne assassinati per l’affermazione dei diritti, per la legalità e la giustizia; la storia di Riace e di ciò che rappresenta, la storia di tanti giovani che credono nel riscatto di questa terra; la storia della mia famiglia. La storia di ieri e di oggi che prosegue».
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Condizioni disperate per il piccolo, ricoverato in terapia intensiva a Padova. La donna indagata per lesioni gravissime aggravate.
Sono disperate le condizioni del bimbo di cinque mesi che da sabato si trova in ospedale in coma a Padova. Il piccolo è nel reparto di terapia intensiva di Pediatria dopo che la madre lo ha violentemente scosso perché non dormiva. I medici hanno richiesto l’intervento della commissione per la morte cerebrale. I fatti sono accaduti nella casa che la giovane famiglia condivide a Mestrino.
LA MADRE INDAGATA PER LESIONI AGGRAVATE GRAVISSIME
La donna, 29 anni, è indagata per lesioni gravissime aggravate. È stata lei stessa a confessare ai carabinieri e al magistrato Roberto Piccione di aver «cullato troppo forte» il piccolo, che non ne voleva saperne di dormire. La mamma, di origini vicentine, ha chiamato il 118 dopo aver visto che il piccolo non respirava più. Se i fatti venissero confermati dalla visita di due esperti delegati dalla procura, che effettueranno un accertamento venerdì, il caso rientrerebbe nel “Baby shake syndrome”, la sindrome del bambino scosso che nei piccoli provoca gravissimi danni cerebrali e neurologici.
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La decisione è attesa in gennaio. Poi è prevista la valutazione dei programmi per l’America Latina.
Grandi manovre di fine anno al Pentagono. Gli Stati Uniti d’America potrebbero ritirare le truppe dall‘Africa occidentale. Lo riporta il New York Times citando alcune fonti, secondo le quali le proposte allo studio sono la prima fase dell’esame sul dispiegamento delle forze americane nel mondo. Dopo l’Africa Occidentale, per la quale una decisione è attesa in gennaio, il Pentagono valuterà i piani per l’America Latina.
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Stefano Strada, 45 anni, sposato e padre di due figli, dipendente della ditta Temar di Chiavari, stava riparando un guasto. Inutili i soccorsi e l’intervento del 118.
Tragedia sul lavoro a Casarza Ligure, in via Tangoni, dove un tecnico della ditta Temar di Chiavari, Stefano Strada, è morto folgorato all’interno di una cabina elettrica con alta tensione dove stava riparando un guasto. Sul posto i carabinieri, il magistrato di turno e i medici del 118 che hanno constatato il decesso.
INUTILE L’INTERVENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
La vittima aveva 45 anni, era sposato e aveva due figli di nove e 11 anni. L’uomo, che risiedeva nel vicino Comune di Mezzanego stava facendo un intervento in una cabina elettrica all’interno della fabbrica Comer. Era assistito da un collega in un impianto da 15 mila volt, ma per cause non ancora accertate la media tensione ha continuato a erogare energia e lo ha folgorato. Il collega, disperato, ha dato l’allarme, ma a nulla è servito l’intervento dei vigili del fuoco di Chiavari e del 118.
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Almeno 3 mila miliziani sudanesi combattono nel Paese al fianco del generale Haftar. Centinaia di altri sono in arrivo.
Una nuova ondata di mercenarisudanesi è arrivata in Libia per combattere al fianco di KhalifaHaftar contro le forze governative di Tripoli. Lo riferisce il Guardian, citando i comandanti di due formazioni mercenarie sudanesi. «Molti giovani stanno arrivando e abbiamo vari problemi logistici», afferma uno dei comandanti delle milizie sudanesi, secondo il quale ci sono già «almeno 3 mila uomini» che combattono al libro paga di Haftar e centinaia di altri starebbero per arrivare.
LA FINE DELLA GUERRA SEMPRE PIÙ LONTANA
Insieme all’influenza sempre maggiore delle potenzeregionali nel Paese, le nuove ondate di mercenari rischiano di prolungare ancor di più una guerra molto lontana dal concludersi.
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L’annuncio del sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione Bucci durante un sopralluogo col governatore Toti.
Le prime auto potrebbero circolare sul nuovo Ponte Morandi già a maggio. L’annuncio è arrivato sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera Marco Bucci durante un sopralluogo al cantiere con il governatore della Liguria Giovanni Toti.«Tutti i lavori edilizi, non quelli di acciaio ma le pile, saranno terminati entro la fine di gennaio», ha spiegato Bucci. «Questo consentirà di vedere a metà marzo il ponte completo con tutte le infrastrutture in acciaio montate. A metà maggio, pensiamo, potrà passare la prima macchina».
TOTI: «IL CANTIERE AVANZA E LO VEDETE CRESCERE»
«Il cantiere del ponte va avanti tutti i giorni e lo vedete crescere», ha aggiunto Toti, «anche se, ovviamente, il maltempo ha pesato sulla Liguria e sulle lavorazioni in cantiere. Io resto ottimista sul fatto che, settimana più o settimana meno, dobbiamo chiudere questo cantiere prima dell’estate». E ancora: «Chiunque remi contro non fa un dispetto a Toti o a Bucci, ma lo fa a tutta la Liguria, ai cittadini, alle sue imprese e all’Italia e, quindi, dobbiamo essere uniti e compatti a chiudere nei tempi questo lavoro, così come abbiamo promesso, perché siamo sotto gli occhi del mondo e ne va della credibilità del sistema Paese».
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«Grazie», ha scritto oggi l’esponente radicale, «anche a chi mi è stato vicino per mia mamma».
Le prime parole su Facebook di Marco Cappato, l’esponente dei radicali assolto il 23 dicembre dalla Corte d’Assise di Milano dall’accusa di aiuto al suicidio per la vicenda di dj Fabo: «Grazie a chi mi ha sostenuto in questo percorso che ha portato al riconoscimento del diritto di Fabiano di non soffrire più». «Ora», ha aggiunto il leader dell’associazione ‘Luca Coscioni’ – andiamo avanti per la libertà delle persone che sono nelle condizioni di Davide Trentini» (malato affetto da sclerosi multipla morto in Svizzera nel 2017, ndr).
Durante il processo che si è concluso il 23 dicembre, Cappato, che era presente in aula, ha ricevuto la notizia della morte della madre, malata da tempo. «Grazie», ha scritto oggi l‘esponente radicale, «anche a chi mi è stato vicino per mia mamma. Le esequie si terranno in forma privata. Chi vorrà fare ‘opere di bene’ sa già come fare».
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I senatori Taverna e Castaldi protagonisti di una grottesca messinscena in cui elogiano la manovra fingendosi a Camera Café. Un format mutuato dal Partito democratico. Con gli stessi risultati tragicomici.
Il M5s ha preso in prestito dal suo nuovo alleato di governo, il Pd, un formato di dubbio gusto estetico: la sitcompolitico-elettorale. Trattasi di una vera e propria messinscena in cui i politici di turno si improvvisano attori in un siparietto che vorrebbe dare l’illusione dell’autenticità (generando nello spettatore il risultato opposto, oltre che un certo imbarazzo). La clip regalata dal Movimento 5 Stelle agli italiani per Natale vede la vice presidente del Senato Paola Taverna e il sottosegretario per i Rapporti con il parlamento Gianluca Castaldi discutere animatamente delle novità per le famiglie passate con la manovra.
Aiutare le famiglie è un obbligo tassativo dello Stato e non si fa attraverso slogan, ma con politiche mirate. Per questo in #manovra2020 abbiamo messo 2,8 miliardi per bonus bebè, bonus asili nido e assegno unico familiare. pic.twitter.com/Trppr2ijVw
Nel bottaerisposta, cui fa da sottofondo un’allegra canzone natalizia, il sottosegretario assume il ruolo dell’ingenuo che si chiede candidamente come mai una legge di Bilancio così perfetta non sia stata votata dall’opposizione. E in particolare dalla «madre del popolo», un chiaro riferimento a Giorgia Meloni. «Quella i soldi ce l’ha, ma che vuoi che ne sappia delle famiglie che non arrivano a fine mese. Altrimenti questa manovra, vedevi come la votava», la risposta della pasionariapentastellata (che sottintende, tra l’altro, l’idea per cui chi «c’ha i soldi» se ne dovrebbe fregare della famiglie). Il tutto si chiude con risate di dubbia spontaneità e un bicchierino di caffè con la scritta “Parlamento Cafè” e il simbolo del M5s.
L’IDEA MUTUATA DAL PD
L’idea della sitcom come mezzo politico per attaccare un avversario non è però marchio originale Movimento 5 Stelle. I primi ad adottarla nel formato della messinscena erano stati i rappresentanti del Partito democratico nel settembre 2018, quando ancora erano all’opposizione del governo Conte I.
I tre deputati Alessia Rotta, Alessia Morani e Franco Vazio, seduti su un divanetto, si mostrano indignati per una festa del Carroccio a base di porchetta nella sede del Ministero dell’Interno. Anche qui il meccanismo è quello di uno degli attori che finge di chiedere agli altri spiegazioni per un fatto increscioso. Anche qui il risultato era grottesco, ma evidentemente è piaciuto al M5s tanto da replicarlo.
LA CRITICA DI LUCA BIZZARRI
Il tentativo pentastellato di rifarsi a Camera Café è stato subito criticato proprio da uno dei protagonisti della fortunata sitcom, LucaBizzarri. L’attore ha stroncato su Twitter il video mettendone in luce i difetti. D’altronde ben visibili anche ai non addetti ai lavori.
– Non sanno che Camera Café aveva una camera fissa. – Non sanno che era davanti a una macchinetta. – Non sanno recitare. – A giudicare dall’ultima battuta, non sanno coniugare i verbi in italiano. https://t.co/nHOITH6XWI