Il Conte bis ha messo nel mirino i contributi al Foglio
L’allarme della testata: «Il governo ci ha escluso dai finanziamenti all’editoria». Secondo il quotidiano, un cavillo burocratico viene usato per coprire un attacco politico.
Dopo gli attacchi alla storica Radio Radicale avvenuti durante il primo governo Conte, sembra che ora nel mirino del governo sia entrato il quotidiano il Foglio, da sempre critico del M5s e non solo. In un editoriale firmato dalla redazione in prima pagina, il giornale fondato da Giuliano Ferrara e diretto da Claudio Cerasa parla di un “Tentativo che non riuscirà per colpire il Foglio e cercare di chiuderlo“.
«ESCLUSI DAI CONTRIBUTI ALL’EDITORIA»
«Un giornalista già consulente di Vito Crimi, indimenticabile maestro e padrone per un anno e mezzo dei contributi per l’editoria in area governativo-grillina, ha anticipato ieri via blog una decisione del Dipartimento, di cui è direttore il dottor Ferruccio Sepe e responsabile politico il sottosegretario Andrea Martella», si legge, «la decisione è di escludere il Foglio dai contributi all’editoria per il 2018, segnalata nel sito della presidenza del Consiglio».
LA RICHIESTA DI 6 MILIONI DA PARTE DEL GOVERNO
La motivazione dello Stato sarebbe un accertamento fiscale sul biennio 2009-2010. In quegli anni il Foglio non avrebbe raggiunto la diffusione sufficiente a ottenere i finanziamenti e inoltre il giornale sarebbe stato organo di un movimento inesistente. Accuse che la redazione nega e dichiara false. «La pretesa dell’autorità politica e burocratica delegata a confermare o cancellare l’erogazione dei contributi all’editoria è di indurre il Foglio a una grave crisi editoriale, eventualmente alla chiusura», scrive il quotidiano, «intimandogli la restituzione di sei milioni circa di euro per il biennio già menzionato e nel frattempo sospendendo l’erogazione di contributi a titolo di garanzia, procedendo senza nemmeno ancora avere acquisito la controrelazione del giornale rispetto al verbale dei finanzieri».
PROVVEDIMENTO MOTIVATO ENTRO FINE FEBBRAIO
In relazione a quanto pubblicato in data odierna dal Foglio, il Dipartimento per l’informazione e l’editoria precisa che «l’istruttoria tecnica in corso, conseguente agli esiti degli accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza, non si è ancora conclusa». Infatti, a riscontro della espressa richiesta formulata dal Foglio, in data 9 dicembre di quest’anno, il Dipartimento ha concesso ulteriori 30 giorni. per acquisire le controdeduzioni della Testata. Premesso che l’anticipo pari al 50% del contributo 2018 risulta regolarmente erogato, in quanto anteriore alle comunicazioni della Guardia di Finanza, «la mancata erogazione del saldo non può al momento configurarsi quale diniego. Il termine finale di legge per l’adozione del provvedimento conclusivo verrà infatti a scadenza soltanto il prossimo 28 febbraio 2020. Per quella data sarà adottato, come richiede la legge n. 241/90, un provvedimento motivato ed espresso».
CRIMI: «LA LIBERTÁ DI STAMPA NON C’ENTRA»
Da parte sua l’ex sottosegretario, e oggi senatore Vito Crimi ha scritto un post di suo pugno sul Blog delle stelle per rispondere agli attacchi: «Il Foglio” è al centro di un’indagine della Guardia di Finanza. Motivo: nel biennio 2009-2010 avrebbe incassato 6 milioni di euro di contributi pubblici all’editoria senza averne avuto diritto. Soldi che adesso dovrebbe restituire. Ora, a causa di questo debito, il Dipartimento per l’Informazione e per l’Editoria ha bloccato l’erogazione dei nuovi contributi. E “Il Foglio” cosa fa?», si chiede Crimi. «Accusa il M5S e il sottoscritto. E qualche sprovveduto gli va dietro, urlando alla libertà di stampa (che non c’entra niente)».
«QUELLA DEL FOGLIO NON È INFORMAZIONE È LETAME»
«Mi chiedo: cosa c’entro io, il M5S o i collaboratori che hanno “osato” lavorare con noi, se “Il Foglio” si ritrova a dover restituire 6 milioni di euro che la Guardia di Finanza ritiene abbia incassato illecitamente 10 anni fa, quando il MoVimento quasi nemmeno esisteva? Quella prodotta oggi da “Il Foglio”, purtroppo, non è informazione. È letame. Letame che evidentemente a qualche sostenitore della “libera stampa” (a targhe alterne) piace rimestare e rilanciare per i suoi obiettivi», conclude.
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