I giallorossi alla prova del decreto intercettazioni

Via libera del Consiglio dei ministri. Il Guardasigilli Bonafede: «Strumento irrinunciabile per le indagini». Dalle conversazioni rilevanti a cosa rischiano i giornalisti: le novità.

Un decreto ad hoc per le intercettazioni approvato dal Consiglio dei ministri. Il governo ha deciso di non inserire le norme così delicate dal punto di vista politico giudiziairio nel Milleproroghe, anch’esso licenziato dal Cdm.

BONAFEDE: «STRUMENTO IRRINUNCIABILE»

Su Facebook il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha scritto: «Il dl è uno strumento irrinunciabile per le indagini. Adesso elaboriamo un sistema moderno e digitale: ci saranno maggiori garanzie per trovare un punto di equilibrio tra l’esigenza delle indagini, la tutela della riservatezza e il diritto di difesa».

IL PM DECIDE SE LE INTERCETTAZIONI SONO RILEVANTI O MENO

Cosa cambia nel dettaglio? La scelta delle intercettazioni rilevanti o meno non sarà più solo della polizia giudiziaria, ma rientrerà nella sfera decisionale del pubblico ministero e gli avvocati potranno estrarre copia delle intercettazioni rilevanti.

IL GIORNALISTA NON RISCHIA L’INCRIMINAZIONE

Inoltre il giornalista che pubblica l’intercettazione non rischia più di essere incriminato per violazione di segreto d’ufficio e restano sostanzialmente le regole in vigore oggi. Il provvedimento detta anche indicazioni chiare rispetto alle indagini tuttora in corso, per cui valgono le regole attualmente in vigore: le nuove si applicano a tutte le iscrizioni di notizia di reato successive al 29 febbraio 2020, quando la nuova normativa è destinata a entrare in vigore.

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