La manovra alla prova del Senato, battaglia su cannabis light e tobin tax
La finanziaria approda a Palazzo Madama per il voto di fiducia. Opposizioni all’attacco: mancano 700 milioni. Meloni e Salvini contro lo “spaccio di Stato”.
La manovra si avvicina a incassare il primo via libera del parlamento. Nel pomeriggio del 16 dicembre, al Senato, il governo affronterà il voto di fiducia sul maxiemendamento da 958 commi. Blindare il testo potrebbe però non essere sufficiente. Da Palazzo Chigi, nella giornata del 15 sono arrivate nuove rassicurazioni con la garanzia che le coperture «ci sono». Pochi i rilievi che sarebbero arrivati dalla Ragioneria dello Stato, ha detto il viceministro all’Economia Antonio Misiani. Due misure però continuano a essere in bilico: i nuovi paletti per la vendita della cannabis light e l’introduzione della Tobin tax. Ma altre potrebbero saltare.
PER LE OPPOSIZIONI MANCANO 700 MILIONI
A quattro giorni dall’approvazione in commissione Bilancio a Palazzo Madama del testo, continuano a rincorrersi le voci di un ‘buco’ che secondo le opposizioni sarebbe di circa “700 milioni” e anche di conseguenti slittamenti dell’esame. Conti che non corrisponderebbero alla realtà secondo la maggioranza. Ma ora la parola è passata alla presidenza di Palazzo Madama che deve pronunciarsi sulle ammissibilità delle decine di norme approvate nel corso dell’iter parlamentare.
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INAMMISSIBILI NORME SU CANNABIS E TOBIN TAX
Dopo una prima fase dei lavori la presidente del Senato Elisabetta Casellati ha comunicato all’Aula il giudizio di inammissiblità delle norme che riguardano la cannabis light, la tobin tax (che introduceva un’aliquota dello 0,04% su alcuni tipi di transazione finanziarie online) e lo slittamento da luglio 2020 al primo gennaio 2022 della fine del mercato tutelato per l’energia. Prima del dibattimento il M5s, che ha firmato con il senatore Matteo Mantero l’emendamento che riscrive la legge sugli stupefacenti ritoccando all’insù le percentuali di Thc per cui è legale la vendita di canapa, aveva chiesto “terzietà” dalla seconda carica dello Stato. Con conseguente replica: la presidenza del Senato rivendica il proprio ruolo di garanzia e sottolinea come le proprie valutazioni in questi casi non siano mai “politiche” ma solo “tecniche”.
POLEMICA TRA M5S E CASELLATI
Subito dopo l’annuncio in Aula è scoppiato il caos. Due esponenti del M5s hanno chiesto alla presidente Elisabetta Casellati di dimostrare che la scelta non sia stata frutto della «pressione della sua parte politica». Il presidente ha replicato spiegando che è stata una «decisione meramente tecnica», aggiungendo: «Se ritenete questa misura importante per la maggioranza fatevi un disegno di legge». «Ci tengo a ringraziare tecnicamente il presidente del Senato», ha detto Matteo Salvini, «a nome di tutte le comunità di recupero dalle dipendenze che lavorano in Italia e a nome delle famiglie italiane per aver evitato la vergogna dello Stato spacciatore».
LE REVISIONI CHIESTE DALLA RAGIONARIA DI STATO
La Ragioneria di Stato intanto ha chiesto una settantina di correzioni alle modifiche apportate dalla commissione Bilancio alla manovra. Tra le 39 misure sotto la lente per le coperture anche il ripristino delle sconto in fattura per eco e sismabonus per i condomini, mentre si chiede lo stralcio della sospensione del reddito di cittadinanza in caso di lavori brevi e dell’estensione ai pediatri dei fondi per avere macchinari per gli esami in studio. A queste si aggiunge la richiesta di correzioni definite “di drafting” per altre 29 norme. Le modifiche dovrebbero essere fatte proprie per intero dalla commissione Bilancio del Senato che poi dovrebbe proporre all’Aula il maxiemendamento corretto, compresi gli stralci chiesti dalla presidenza di Palazzo Madama. Alcuni dei rilievi della Rgs coincidono con quelli di Casellati, ad esempio sulla Tobin Tax, altre invece incidono sulla scrittura, o sulle coperture, di altre norme. Nel caso della sospensione, anziché la decadenza, dal reddito di cittadinanza quando i beneficiari trovino un lavoro a tempo determinato, nella relazione dei tecnici si legge che la norma «comporta maggiori oneri non quantificati né coperti» e che «la relazione tecnica pervenuta è incongrua e inadeguata»: per questo motivo la Ragioneria chiede lo “stralcio” della norma. Idem per i pediatri.
POSSIBILE TESTO BLINDATO ALLA CAMERA
Le norme da passare al vaglio sono comunque numerose: secondo una bozza del maxiemendamento, messi uno in fila all’altro, i commi della manovra sfiorano quasi i mille. E lo spettro degli interventi è davvero ampio: si va da decine di micronorme, che riguardano realtà locali, alla plastic e sugar tax passando per la tassa sulla fortuna; dai ritocchi alle accise sui carburanti alle misure legate alla riscossione degli enti locali. Qualsiasi decisione prendano alla fine i senatori, alla Camera non resterà che convalidare le scelte dell’altro ramo del parlamento: i tempi ormai sono troppo stretti per riaprire il dossier senza voler mettere a rischio i conti pubblici con l’esercizio provvisorio. Una scelta che è costata una lunga mediazione all’interno delle forze politiche e che si annuncia oggetto di nuove polemiche con le minoranze. La Lega ha già annunciato di voler ricorrere alla Consulta, così come fece il Partito democratico lo scorso anno: la strada imboccata da maggioranza e governo, è stata l’accusa, ha esautorato totalmente una Camera dei propri poteri.
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