Il parlamento Ue ha dichiarato l’emergenza climatica

Via libera ad una risoluzione non legislativa. Uno degli obiettivi è ridurre le emissioni del 55% entro il 2030.

Il Parlamento europeo ha dichiarato l’emergenza climatica e ambientale in Europa e nel mondo, dando il via libera ad una risoluzione non legislativa. L’Eurocamera rilancia così la sfida alla futura Commissione europea a guida Ursula von der Leyen che da parte sua ha annunciato che entro i primi 100 giorni metterà sul tavolo una nuova agenda verde. Il testo è passato con 429 voti a favore, 225 contrari e 19 astensioni.

L’OBIETTIVO DI TAGLIARE LE EMISSIONI DEL 55% ENTRO IL 2030

La Plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo chiede maggiori tagli alle emissioni di Co2 con l’aumento dal 40% al 55% degli obiettivi già al 2030. Il testo della risoluzione sulla conferenza delle parti sul clima (Cop25) in programma a Madrid da lunedì prossimo è passato con 430 voti a favore, 190 contrari e 34 astensioni.

SERVE UNA STRATEGIA PER LA NEUTRALITÀ CLIMATICA

Il Parlamento esorta la Commissione Ue a presentare alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici una strategia per raggiungere la neutralità climatica al più tardi entro il 2050. I deputati chiedono inoltre alla nuova presidente della Commissione europea von der Leyen di includere nel Green Deal europeo un obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030.

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Il parlamento Ue ha dichiarato l’emergenza climatica

Via libera ad una risoluzione non legislativa. Uno degli obiettivi è ridurre le emissioni del 55% entro il 2030.

Il Parlamento europeo ha dichiarato l’emergenza climatica e ambientale in Europa e nel mondo, dando il via libera ad una risoluzione non legislativa. L’Eurocamera rilancia così la sfida alla futura Commissione europea a guida Ursula von der Leyen che da parte sua ha annunciato che entro i primi 100 giorni metterà sul tavolo una nuova agenda verde. Il testo è passato con 429 voti a favore, 225 contrari e 19 astensioni.

L’OBIETTIVO DI TAGLIARE LE EMISSIONI DEL 55% ENTRO IL 2030

La Plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo chiede maggiori tagli alle emissioni di Co2 con l’aumento dal 40% al 55% degli obiettivi già al 2030. Il testo della risoluzione sulla conferenza delle parti sul clima (Cop25) in programma a Madrid da lunedì prossimo è passato con 430 voti a favore, 190 contrari e 34 astensioni.

SERVE UNA STRATEGIA PER LA NEUTRALITÀ CLIMATICA

Il Parlamento esorta la Commissione Ue a presentare alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici una strategia per raggiungere la neutralità climatica al più tardi entro il 2050. I deputati chiedono inoltre alla nuova presidente della Commissione europea von der Leyen di includere nel Green Deal europeo un obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030.

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Salvini tira la giacca di Mattarella sul Mes

Il leader della Lega in conferenza stampa: «Chiederò al garante della Costituzione di far valere il dettato della Carta». Poi cita un messaggino che avrebbe inviato a giugno al premier Conte: «Non firmiamo un cazzo».

L’offensiva della Lega sul Mes, il fondo salva-Stati che i Paesi membri dell’Unione europea si apprestano a riformare, continua. E Matteo Salvini, attaccando il premier Giuseppe Conte, tira per la giacca anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

LEGGI ANCHE: Cos’è il Mes e perché Salvini e Meloni attaccano il governo

«A giudizio nostro Conte ha commesso un atto gravissimo, un attentato ai danni del popolo italiano», ha detto infatti l’ex ministro dell’Interno durante una conferenza stampa alla Camera. Poi si è rivolto direttamente al capo dello Stato: «Chiederò al garante della Costituzione di far valere il dettato della Costituzione. Se il parlamento dice “A” il governo non può fare “B”. Finché il parlamento non si è pronunciato, bisogna stare fermi». Salvini è tornato quindi sulle parole del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: «Secondo lui il Mes è un “passo avanti”, un “successo per l’Italia” e non è più modificabile. Ha smentito il presidente del Consiglio, uno dei due mente».

LEGGI ANCHE: Cos’è successo nella rissa alla Camera sul Mes

Il leader della Lega ha detto anche che esiste «un atto parlamentare votato il 19 giugno che invitava il governo a fermarsi e in democrazia il voto parlamentare è vincolante. Chi siede a questo tavolo ha amplissima documentazione di messaggi e WhatsApp, inviati al presidente Conte e al ministro dell’Economia, su quale fosse la posizione della Lega». Salvini ha quindi letto uno di tali messaggini, che avrebbe inviato a giugno: «Non firmiamo un cazzo». E ha spiegato: «La Lega non ha cambiato idea. Se il M5s ha cambiato idea, occorre un altro atto parlamentare in cui danno a Conte e al ministro dell’Economia un mandato diverso da quello che hanno dato al governo a giugno. Chiederemo un incontro ai massimi livelli istituzionali. I nostri legali stanno seguendo un altro percorso

LEGGI ANCHE: Borghi minaccia di portare Conte in Tribunale per il Mes

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Salvini tira la giacca di Mattarella sul Mes

Il leader della Lega in conferenza stampa: «Chiederò al garante della Costituzione di far valere il dettato della Carta». Poi cita un messaggino che avrebbe inviato a giugno al premier Conte: «Non firmiamo un cazzo».

L’offensiva della Lega sul Mes, il fondo salva-Stati che i Paesi membri dell’Unione europea si apprestano a riformare, continua. E Matteo Salvini, attaccando il premier Giuseppe Conte, tira per la giacca anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

LEGGI ANCHE: Cos’è il Mes e perché Salvini e Meloni attaccano il governo

«A giudizio nostro Conte ha commesso un atto gravissimo, un attentato ai danni del popolo italiano», ha detto infatti l’ex ministro dell’Interno durante una conferenza stampa alla Camera. Poi si è rivolto direttamente al capo dello Stato: «Chiederò al garante della Costituzione di far valere il dettato della Costituzione. Se il parlamento dice “A” il governo non può fare “B”. Finché il parlamento non si è pronunciato, bisogna stare fermi». Salvini è tornato quindi sulle parole del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: «Secondo lui il Mes è un “passo avanti”, un “successo per l’Italia” e non è più modificabile. Ha smentito il presidente del Consiglio, uno dei due mente».

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Il leader della Lega ha detto anche che esiste «un atto parlamentare votato il 19 giugno che invitava il governo a fermarsi e in democrazia il voto parlamentare è vincolante. Chi siede a questo tavolo ha amplissima documentazione di messaggi e WhatsApp, inviati al presidente Conte e al ministro dell’Economia, su quale fosse la posizione della Lega». Salvini ha quindi letto uno di tali messaggini, che avrebbe inviato a giugno: «Non firmiamo un cazzo». E ha spiegato: «La Lega non ha cambiato idea. Se il M5s ha cambiato idea, occorre un altro atto parlamentare in cui danno a Conte e al ministro dell’Economia un mandato diverso da quello che hanno dato al governo a giugno. Chiederemo un incontro ai massimi livelli istituzionali. I nostri legali stanno seguendo un altro percorso

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Come funziona nugo, l’app su misura per i viaggiatori

Lanciata da Fs, permette di pianificare uno spostamento con più mezzi di trasporto ma un solo clic. La guida.

Tra i settori più rivoluzionati negli ultimi anni dalla digitalizzazione c’è sicuramente quello dei viaggi. Con gli smartphone sempre a portata di mano è diventato via via più facile personalizzare i propri spostamenti in anticipo. In questo contesto, si inserisce una nuova app, lanciata a giugno 2018 dal Gruppo Fs Italiane, che vuole promuovere il trasporto collettivo e sostenibile. Si chiama nugo e ha come obiettivo quello di facilitare i viaggiatori negli spostamenti, integrando diverse modalità di trasporto: treno, autobus,metropolitana, traghetto, car e bikesharing.

DIVERSE COMBINAZIONI DI MEZZI DI TRASPORTO

Ma come funziona precisamente l’app? Attraverso il Journey planner, e dopo che è stata selezionata la città di partenza e di arrivo, nugo elenca tutte le possibili soluzioni per raggiungere la destinazione, combinando diversi mezzi di trasporto e indicando per ognuno di essi la durata del viaggio e il prezzo del biglietto.

Il controllo avviene tramite un codice univoco attraverso il quale i controllori sui mezzi pubblici possono accertare la validità del biglietto

Una volta scelto il mezzo, o la combinazione di mezzi proposti, è possibile acquistare con un clic tutti i biglietti. I titoli di viaggio acquistati tramite nugo non hanno sovrapprezzo e possono essere salvati sul cellulare. Il controllo avviene tramite un codice univoco attraverso il quale i controllori sui mezzi pubblici possono accertare la validità del biglietto.

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È morta Goar Vartanyan, la “zarina” delle spie sovietiche

Si è spenta a 93 anni la leggendaria eroina dell’intelligence russa. Insieme al maritò sventò un attentato contro Roosevelt, Stalin e Churchill nel 1943 a Teheran.

Goar Vartanyan, la “zarina” di tutte le spie russe, figura a dir poco mitica dell’intelligence sovietica, è morta all’età di 93 anni e sarà sepolta nel cimitero di Troekurovsky, accanto al marito Gevorg, scomparso nel 2012 a 87 anni. Vartanyan, originaria dell’Armenia, si trasferì con la famiglia in Iran nei primi anni ’30 ed entrò a far parte del gruppo antifascista – capeggiato dal suo futuro marito – a 16 anni. Insieme contribuirono a sventare il piano nazista (operazione Long Jump) concepito per assassinare Winston Churchill, Franklin D. Roosevelt e Joseph Stalin nel corso del loro primo incontro, nel 1943, a Teheran.

LE CONDOGLIANZE DI PUTIN

Vladimir Putin ha espresso le sue condoglianze ai parenti e agli amici di Vartanyan, che conosceva bene e di persona. «Senza di loro», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, «la storia del mondo sarebbe stata molto diversa». La coppia, dopo Teheran, ha svolto per conto dei servizi segreti sovietici un lavoro trentennale all’estero, così cruciale che, dicono gli esperti, non verrà mai declassificato.

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È morta Goar Vartanyan, la “zarina” delle spie sovietiche

Si è spenta a 93 anni la leggendaria eroina dell’intelligence russa. Insieme al maritò sventò un attentato contro Roosevelt, Stalin e Churchill nel 1943 a Teheran.

Goar Vartanyan, la “zarina” di tutte le spie russe, figura a dir poco mitica dell’intelligence sovietica, è morta all’età di 93 anni e sarà sepolta nel cimitero di Troekurovsky, accanto al marito Gevorg, scomparso nel 2012 a 87 anni. Vartanyan, originaria dell’Armenia, si trasferì con la famiglia in Iran nei primi anni ’30 ed entrò a far parte del gruppo antifascista – capeggiato dal suo futuro marito – a 16 anni. Insieme contribuirono a sventare il piano nazista (operazione Long Jump) concepito per assassinare Winston Churchill, Franklin D. Roosevelt e Joseph Stalin nel corso del loro primo incontro, nel 1943, a Teheran.

LE CONDOGLIANZE DI PUTIN

Vladimir Putin ha espresso le sue condoglianze ai parenti e agli amici di Vartanyan, che conosceva bene e di persona. «Senza di loro», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, «la storia del mondo sarebbe stata molto diversa». La coppia, dopo Teheran, ha svolto per conto dei servizi segreti sovietici un lavoro trentennale all’estero, così cruciale che, dicono gli esperti, non verrà mai declassificato.

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Da Matera 2019 la Carta sulle Residenze artistiche

Viene lanciata da Matera la Carta delle Residenze artistiche, frutto di un lavoro congiunto di Istituzioni, associazioni e privati, sia nazionali che internazionali, riuniti nella città dei Sassi nei giorni scorsi in occasione del simposio “Come&Seed – Coltivare nuovi modelli di residenza” promosso dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019 nell’ambito del programma ufficiale di Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La carta di Matera – si legge in un comunicato dell’ufficio stampa della Fondazione Matera-Basilicata 2019 – è l’esito di un percorso sul tema delle residenze artistiche avviato dalla Fondazione a partire dall’Avviso Pubblico Residenze Matera Basilicata 2019, che ha finanziato 9 progetti candidati dagli operatori lucani su tutto il territorio regionale. A questo si aggiungono le residenze artistiche organizzate nell’ambito dei progetti AltoFest Matera Basilicata 2019, Gardentopia, Matera Alberga. Durante il simposio, i rappresentanti di questa realtà sono stati chiamati a partecipare, insieme ad altre realtà nazionali e internazionali, a un momento di presentazione, dialogo, confronto, approfondimento sui modelli e modalità di gestione dei progetti di residenze in Basilicata, in Italia e in Europa. La carta di Matera chiede alle Istituzioni Pubbliche e Private, e nello specifico a Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, alle Regioni e ai Comuni di mettere in atto tutte le misure in possesso per concedere: il riconoscimento formale del valore del lavoro delle residenze e del loro impatto nell’ambito della formazione, educazione, rigenerazione territoriale, engagement, sulla società civile facilitando il dialogo con università e altri enti pubblici e privati; il riconoscimento formale delle residenze artistiche, prendendo a ispirazione quanto fatto per le residenze dello spettacolo tramite la conferenza tra Stato e Regioni che ha dato origine all’articolo 43 del Decreto Ministeriale del 27 Luglio 2017. Attraverso la carta, i firmatari prendono inoltre degli impegni concreti sul tema delle residenze, come la costituzione di un consorzio o una forma giuridica simile, e avanzano delle proposte per valorizzare al meglio questo strumento. La carta è stata sottoscritta dal gruppo informale di organizzatori di residenze artistiche presenti a Matera, costituito da: esperienze sostenute da Fondazione Matera Basilicata 2019 all’interno del percorso di co-creazione e nello specifico Plus Hub Pisticci, Supertramp, Terre Joniche Magna Grecia, Basilicata Link, Centro Carlo Levi, Coop. Synchronos – MUSMA, Arci Basilicata, Associazione Al Parco Onlus, Associazione Terrarossa, Gardentopia, Materalberga, AltoFest; esperienze di realtà nazionali e internazionali come Guilmi Art Project, Progetto Diogene, Associazione Ramdom, The Blank, Viaindustriae, FARE, Associazione Limiti Inchiusi e con la partecipazione di Regione Lombardia, Regione Piemonte, Maxxi e dei network nazionali ed internazionali AIR- artinresidence, Res Artis, On The Move, In Situ. In continuità con gli intenti espressi dalla carta, già dal prossimo mese verranno attivati due programmi di residenza artistica come una delle molteplici eredità di Matera 2019: quello realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio della Basilicata, che porterà a Matera dall’8 al 22 dicembre l’artista giapponese Yu Araki, il quale lavorerà con il network di aziende legate a Casamatera.net; quello attivato con la città austriaca di Feldkirch, candidata al titolo di Capitale Europea della Cultura per il 2024, dove saranno accolti due artisti lucani, Giandomenico Palazzo e Mida Fiore, selezionati attraverso una call pubblica.
 

Sulla Nato ha ragione Macron, Merkel difende solo gli interessi tedeschi

Sull’ormai logora alleanza atlantica il presidente francese è realista: non esistono più rapporti condivisi e strategici tra Usa e Europa. La cancelliera tedesca si dimostra invece una miope opportunista che guarda esclusivamente agli interessi della Germania.

Volano gli stracci tra Emmanuel Macron e Angela Merkel e non è un problema personale.

Giorni fa, durante un banchetto in occasione della caduta del Muro la Kanzlerin ha detto al presidente francese, avendo cura di essere ben sentita dai commensali: «Capisco che tu desideri una politica di rottura. Ma io sono stanca di raccogliere i pezzi, sempre e sempre, ad essere io che devo incollare insieme le tazze che tu rompi in modo che possiamo sederci a bere insieme una  tazza di tè».

Parole dure, durissime che rimandano ad una frattura radicale tra Francia e Germania in apparenza sulla Nato, ma in realtà sulla strategia complessiva di politica estera dell’Unione Europea.

ALLEANZA ALTANTICA ORMAI AL LIMITE DELLA ROTTURA

In estrema sintesi, Macron ha semplicemente preso atto che ormai gli Stati Uniti puntano a consolidare una rotta di collisione con l’Europa, considerata un «concorrente sleale e fastidioso» e non più, sempre e comunque, un alleato strategico. Un cambiamento di rotta già iniziato con Barack Obama e ora consolidato da Donald Trump.

Su tutti i fronti ormai gli Usa considerano l’area dell’euro un concorrente fastidioso e inaffidabile

Non è solo questione di dazi, dell’accusa all’Europa di non farsi carico delle sue spese per la difesa (addossandole impropriamente agli Usa) e di disimpegno totale di Washington dalle aree di crisi mediorientale a fronte del quale l’Europa si trova sguarnita e incapace di reagire. Su tutti i fronti ormai gli Usa considerano l’area dell’euro un concorrente fastidioso e inaffidabile e puntano chiaramente alla sua destabilizzazione acuta. Tutto questo logora sino al limite di rottura la ratio stessa della Alleanza Atlantica che ha ragione d’essere dalla sua fondazione in poi solo su una compatta e solida condivisione strategica di “compagni di strada”.

GLI USA SONO ORMAI TOTALMENTE DISIPEGNATI

Preso atto delle ritorsioni Usa per le sovvenzioni di Stato ad Airbus, del disimpegno americano in Siria, della guerra dei dazi e anche del fatto che ormai la Turchia (ex caposaldo Nato a oriente) è più alleata di Vladimir Putin che di Donald Trump (tanto che si arma con gli SS300 russi), Macron semplicemente constata l’evaporazione del senso stesso di mantenere in vita la Nato. La frase sulle «tazze rotte da Macron» della Merkel è stata infatti la risposta salace alla dichiarazione del presidente francese di non vedere per quale ragione debba partecipare al prossimo consiglio Nato a Londra di inizio dicembre facendo finta che Usa e Turchia si stiano comportando in Siria secondo l’interesse collettivo degli alleati: «Non posso sedermi lì e comportarmi come se niente fosse successo!».

MERKEL USA LA NATO SOLO PER GLI INTERESSI TEDESCHI

Ma il vero fossato profondo tra Francia e Germania – al di là delle boutades e delle contingenze – si è via via scavato a causa della visione miope della Merkel che non sa e non ha mai saputo vedere le grandi strategie internazionali, men che meno le crisi del Mediterraneo, del Medio Oriente e dell’Africa, e che considera la Nato solo e unicamente la garanzia di mantenere ben protetto il suo mercato e i suoi rapporti con un Est Europa che vede nella Nato un baluardo indispensabile nei confronti della espansione dell’area di influenza della Russia. Sulla scena internazionale la Germania della Kanzlerin continua dunque a essere sempre più un gigante economico e un nano politico.

Da sinistra, Emmanuel Macron e Angela Merkel (foto LaPresse).

Non si ricorda una, che sia una, «visione strategica» originale di Merkel sulla scena delle grandi crisi internazionali, men che meno a fronte del tema epocale delle immigrazioni sul quale ha agito solo e unicamente quando ha toccato la Germania, obbligando la Ue a versare 5 miliardi di euro a Erdogan solo e unicamente per proteggere il suo Paese. Macron, insomma, vede giustamente il logoramento ormai irreparabile delle ragioni di fondo stesse della Alleanza Atlantica, dei rapporti condivisi e strategici tra Usa e Europa, la Merkel invece, come sempre, si limita a tenere lo sguardo basso, guarda agli interessi di corto respiro dei commerci e dei bilanci dell’immport-export della Germania. Un dissidio difficilmente sanabile.

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Sulla Nato ha ragione Macron, Merkel difende solo gli interessi tedeschi

Sull’ormai logora alleanza atlantica il presidente francese è realista: non esistono più rapporti condivisi e strategici tra Usa e Europa. La cancelliera tedesca si dimostra invece una miope opportunista che guarda esclusivamente agli interessi della Germania.

Volano gli stracci tra Emmanuel Macron e Angela Merkel e non è un problema personale.

Giorni fa, durante un banchetto in occasione della caduta del Muro la Kanzlerin ha detto al presidente francese, avendo cura di essere ben sentita dai commensali: «Capisco che tu desideri una politica di rottura. Ma io sono stanca di raccogliere i pezzi, sempre e sempre, ad essere io che devo incollare insieme le tazze che tu rompi in modo che possiamo sederci a bere insieme una  tazza di tè».

Parole dure, durissime che rimandano ad una frattura radicale tra Francia e Germania in apparenza sulla Nato, ma in realtà sulla strategia complessiva di politica estera dell’Unione Europea.

ALLEANZA ALTANTICA ORMAI AL LIMITE DELLA ROTTURA

In estrema sintesi, Macron ha semplicemente preso atto che ormai gli Stati Uniti puntano a consolidare una rotta di collisione con l’Europa, considerata un «concorrente sleale e fastidioso» e non più, sempre e comunque, un alleato strategico. Un cambiamento di rotta già iniziato con Barack Obama e ora consolidato da Donald Trump.

Su tutti i fronti ormai gli Usa considerano l’area dell’euro un concorrente fastidioso e inaffidabile

Non è solo questione di dazi, dell’accusa all’Europa di non farsi carico delle sue spese per la difesa (addossandole impropriamente agli Usa) e di disimpegno totale di Washington dalle aree di crisi mediorientale a fronte del quale l’Europa si trova sguarnita e incapace di reagire. Su tutti i fronti ormai gli Usa considerano l’area dell’euro un concorrente fastidioso e inaffidabile e puntano chiaramente alla sua destabilizzazione acuta. Tutto questo logora sino al limite di rottura la ratio stessa della Alleanza Atlantica che ha ragione d’essere dalla sua fondazione in poi solo su una compatta e solida condivisione strategica di “compagni di strada”.

GLI USA SONO ORMAI TOTALMENTE DISIPEGNATI

Preso atto delle ritorsioni Usa per le sovvenzioni di Stato ad Airbus, del disimpegno americano in Siria, della guerra dei dazi e anche del fatto che ormai la Turchia (ex caposaldo Nato a oriente) è più alleata di Vladimir Putin che di Donald Trump (tanto che si arma con gli SS300 russi), Macron semplicemente constata l’evaporazione del senso stesso di mantenere in vita la Nato. La frase sulle «tazze rotte da Macron» della Merkel è stata infatti la risposta salace alla dichiarazione del presidente francese di non vedere per quale ragione debba partecipare al prossimo consiglio Nato a Londra di inizio dicembre facendo finta che Usa e Turchia si stiano comportando in Siria secondo l’interesse collettivo degli alleati: «Non posso sedermi lì e comportarmi come se niente fosse successo!».

MERKEL USA LA NATO SOLO PER GLI INTERESSI TEDESCHI

Ma il vero fossato profondo tra Francia e Germania – al di là delle boutades e delle contingenze – si è via via scavato a causa della visione miope della Merkel che non sa e non ha mai saputo vedere le grandi strategie internazionali, men che meno le crisi del Mediterraneo, del Medio Oriente e dell’Africa, e che considera la Nato solo e unicamente la garanzia di mantenere ben protetto il suo mercato e i suoi rapporti con un Est Europa che vede nella Nato un baluardo indispensabile nei confronti della espansione dell’area di influenza della Russia. Sulla scena internazionale la Germania della Kanzlerin continua dunque a essere sempre più un gigante economico e un nano politico.

Da sinistra, Emmanuel Macron e Angela Merkel (foto LaPresse).

Non si ricorda una, che sia una, «visione strategica» originale di Merkel sulla scena delle grandi crisi internazionali, men che meno a fronte del tema epocale delle immigrazioni sul quale ha agito solo e unicamente quando ha toccato la Germania, obbligando la Ue a versare 5 miliardi di euro a Erdogan solo e unicamente per proteggere il suo Paese. Macron, insomma, vede giustamente il logoramento ormai irreparabile delle ragioni di fondo stesse della Alleanza Atlantica, dei rapporti condivisi e strategici tra Usa e Europa, la Merkel invece, come sempre, si limita a tenere lo sguardo basso, guarda agli interessi di corto respiro dei commerci e dei bilanci dell’immport-export della Germania. Un dissidio difficilmente sanabile.

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Per Renzi la notizia dell’inchiesta sulla sua villa è un «avvertimento» della magistratura

Il leader di Italia viva contro i magistrati: «Li ho criticati su Open e la risposta è la diffusione di miei documenti personali. Brivido!».

Matteo Renzi non si ferma e continua ad attaccare la magistratura dopo le inchieste della procura di Firenze sulla fondazione Open e sulla villa comprata dall’ex premier a due passi da piazzale Michelangelo.

Il leader di Italia viva si è fatto intervistare da Radio Capital. E ai microfoni della trasmissione Circo Massimo ha dichiarato: «Io non credo al sabotaggio per bloccare Italia viva. Però… alle aziende dico di non finanziarci, se non volete passare guai. Chi finanzia Renzi è uno che rischia la perquisizione».

Il senatore ha proseguito così: «Guarda caso dopo che ho criticato la magistratura esce da qualche ufficio giudiziario una cosa di un anno e mezzo fa sulla mia casa. Non ho niente da nascondere e non ho mai parlato di complotto, ma di coincidenze questo sì. Ho criticato l’invasione di campo di due magistrati nella sfera politica e la risposta è la diffusione di miei documenti privati personali. Brivido! Tuttavia non ho segreti. La mia casa, le mie auto, la mia Vespa: tutto è perfettamente regolare. Quando ho avuto un prestito, fatto con una scrittura privata, l’ho onorato restituendolo in cinque mesi. Guadagno molto bene, non ho niente da nascondere. Ma non vi sembra curioso che uno possa ricevere “avvertimenti” di questo genere?».

RENZI PRESENTA TRE DENUNCE PENALI E DUE AZIONI CIVILI

Renzi ha annunciato quindi che presenterà tre denunce penali e due azioni civili: «Lo farò volutamente a Firenze e sono certo che i magistrati di questa città saranno solerti nel difendere il mio diritto alla giustizia». La prima denuncia «riguarda il signor Travaglio per aver detto che il governo Renzi ha “beneficato il gruppo Toto nel 2017″. Non so di cosa parli Travaglio. Ma so che il governo Renzi termina la propria esperienza nel 2016. Notizia falsa e diffamatoria, reato certo. Attendo che la procura di Firenze apra il procedimento per diffamazione contro il signor Travaglio nel quale mi costituirò parte civile». 

IL PROCURATORE CAPO DI FIRENZE NEL MIRINO

Le altre due denunce «sono indirizzate al dottor Giuseppe Creazzo (procuratore capo a Firenze, ndr) e – per competenza – al procuratore capo di Genova (distretto cui spettano i procedimenti giudiziari riguardanti i magistrati di Firenze, ndr) per rivelazione di segreto bancario o istruttorio alla luce degli articoli de La Verità e l’Espresso sulla mia villa. Quanto alle azioni di risarcimento civile, vi aggiornerò più tardi. Come vedete io credo nella giustizia e nei magistrati di Firenze: a loro mi rivolgo, cittadino tra i cittadini, perché siano riconosciuti i miei diritti. Non attacco la magistratura, ma contesto la trasformazione di Open in partito».

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Per Renzi la notizia dell’inchiesta sulla sua villa è un «avvertimento» della magistratura

Il leader di Italia viva contro i magistrati: «Li ho criticati su Open e la risposta è la diffusione di miei documenti personali. Brivido!».

Matteo Renzi non si ferma e continua ad attaccare la magistratura dopo le inchieste della procura di Firenze sulla fondazione Open e sulla villa comprata dall’ex premier a due passi da piazzale Michelangelo.

Il leader di Italia viva si è fatto intervistare da Radio Capital. E ai microfoni della trasmissione Circo Massimo ha dichiarato: «Io non credo al sabotaggio per bloccare Italia viva. Però… alle aziende dico di non finanziarci, se non volete passare guai. Chi finanzia Renzi è uno che rischia la perquisizione».

Il senatore ha proseguito così: «Guarda caso dopo che ho criticato la magistratura esce da qualche ufficio giudiziario una cosa di un anno e mezzo fa sulla mia casa. Non ho niente da nascondere e non ho mai parlato di complotto, ma di coincidenze questo sì. Ho criticato l’invasione di campo di due magistrati nella sfera politica e la risposta è la diffusione di miei documenti privati personali. Brivido! Tuttavia non ho segreti. La mia casa, le mie auto, la mia Vespa: tutto è perfettamente regolare. Quando ho avuto un prestito, fatto con una scrittura privata, l’ho onorato restituendolo in cinque mesi. Guadagno molto bene, non ho niente da nascondere. Ma non vi sembra curioso che uno possa ricevere “avvertimenti” di questo genere?».

RENZI PRESENTA TRE DENUNCE PENALI E DUE AZIONI CIVILI

Renzi ha annunciato quindi che presenterà tre denunce penali e due azioni civili: «Lo farò volutamente a Firenze e sono certo che i magistrati di questa città saranno solerti nel difendere il mio diritto alla giustizia». La prima denuncia «riguarda il signor Travaglio per aver detto che il governo Renzi ha “beneficato il gruppo Toto nel 2017″. Non so di cosa parli Travaglio. Ma so che il governo Renzi termina la propria esperienza nel 2016. Notizia falsa e diffamatoria, reato certo. Attendo che la procura di Firenze apra il procedimento per diffamazione contro il signor Travaglio nel quale mi costituirò parte civile». 

IL PROCURATORE CAPO DI FIRENZE NEL MIRINO

Le altre due denunce «sono indirizzate al dottor Giuseppe Creazzo (procuratore capo a Firenze, ndr) e – per competenza – al procuratore capo di Genova (distretto cui spettano i procedimenti giudiziari riguardanti i magistrati di Firenze, ndr) per rivelazione di segreto bancario o istruttorio alla luce degli articoli de La Verità e l’Espresso sulla mia villa. Quanto alle azioni di risarcimento civile, vi aggiornerò più tardi. Come vedete io credo nella giustizia e nei magistrati di Firenze: a loro mi rivolgo, cittadino tra i cittadini, perché siano riconosciuti i miei diritti. Non attacco la magistratura, ma contesto la trasformazione di Open in partito».

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Smantellata rete di estrema destra: voleva costituire un partito nazista

Diciannove perquisizioni in tutta Italia: trovate anche armi ed esplosivi. Tra i coinvolti anche uno ‘ndranghetista ex referente di Forza Nuova.

Volevano costituire un movimento d’ispirazione apertamente filonazista, xenofoba ed antisemita denominato “Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori“. È quanto emerso dalle indagini della Digos di Enna e del Servizio Antiterrorismo Interno che hanno portato oggi a 19 perquisizioni in tutta Italia nei confronti di altrettanti estremisti di destra. Sempre secondo le indagini, alcuni degli accusati avevano anche fatto riferimento ad una disponibilità di armi ed esplosivi e avevano condotto attività di reclutamento attraverso i propri account social.

LA “SERGENTE MAGGIORE DI HITLER”

Ai vertici del gruppo c’era anche una donna, una 50enne impiegata e incensurata, che faceva parte del direttivo nazionale. La donna si faceva chiamare ‘Sergente maggiore di Hitler’ e aveva il compito di reclutamento e diffusione di ideologie xenofobe. La Digos di Padova oggi ha proceduto ad una perquisizione nei confronti della donna.

UNO ‘NDRANGHETISTA TRA I COINVOLTI

Tra le persone coinvolte c’è anche un pluripregiudicato calabrese, ex “legionario” ed esponente di spicco della ‘ndrangheta, con un passato da collaboratore di giustizia e già referente di Forza Nuova per il ponente ligure.

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Nel mare della propaganda gli intellettuali di destra affogano

Sono convinti di vivere la stagione del grande cambio dell’establishment ma non vedono la novità della presenza di movimenti che arrivano diritti al cuore di tanta parte dei cittadini. Verrà da qui la sorpresa amara per loro.

Un tema italiano è quello del rapporto fra intellettuali di destra e la politica. Per dirla in poche parole, quante ne sono consentite su un giornale online, dobbiamo fare una prima distinzione che eviti di chiamare “destra” tutto ciò che si oppone alla sinistra e che si dichiari conservatore.

La questione più interessante non riguarda intellettuali che vengono dalle fila nobili del conservatorismo italiano e dall’anticomunismo democratico, ma proprio quelli che vengono da storie che sono intricate con la destra vera, quella che si coagulò attorno al Msi, da Giorgio Almirante a Gianfranco Fini.

L’errore della sinistra è sempre stato quello di non aver concesso, come se spettasse a lei dare questa concessione, a questo mondo la titolarità di rappresentare una cultura vera. L’egemonia culturale della sinistra è stata spesso esercitata con grande demagogia e supponenza e con voglia di escludere che non hanno giovano al dibattito e alla riappacificazione.

QUEGLI EX FASCISTI CHE SI SENTONO CORPO ESTRANEO DELLA REPUBBLICA

Anche oggi, dico una cosa scomoda, noi antifascisti ci ostiniamo, nella difesa sacrosanta dei nostri principi e della nostra storia, a riconoscere che l’altra parte ha un blocco di idee con cui vale la pena discutere. Pigi Battista ha scritto un libro bellissimo sul suo papà fascista e di quel libro mi ha sempre colpito la descrizione di un vecchio signore, affermatissimo avvocato, difensore anche di “nemici”, cittadino esemplare che ha sempre vissuto come estraneo in questa Repubblica. Insomma, fra le tante revisioni che si chiedono alla sinistra c’è quella di abbandonare la supponenza e di riconoscere le storie degli altri proprio per combattere di quelle storie gli effetti politici di cui si è avuto paura e che tuttora inquietano.

Sarebbe bello avere di fronte e discutere con intellettuali che non si sentono, in questa Repubblica, come nella loro patria

C’è però un passo in avanti che l’intellettualità di destra non fa. Faccio due esempi. Il primo è sciogliere quel nodo che ha definito la vita intellettualmente tormentata del papà di Pigi Battista. Sarebbe bello avere di fronte e discutere con intellettuali che non si sentono, in questa Repubblica, come nella loro patria. Vorrei capire le ragioni, le aspirazioni, i fondamenti culturali. Il secondo riguarda l’idea che traspare in molti di loro, soprattutto come al solito nei nuovi venuti, ex forzisti ed ex comunisti e socialisti, di vivere la stagione del grande cambio in cui cade l’establishment e inizia una nuova era. Le cose non stanno così.

LA MIOPIA DEGLI INTELLETUALI DI DESTRA CHE IGNORANO I MOVIMENTI

Non nego, mi arrendo all’evidenza, che ci sarà una prevalenza elettorale della destra ma quello che gli intellettuali di destra non vedono sono due fenomeni:

A) La fragilità culturale del proprio campo sul terreno dell’immaginazione politica. La Lega ha perso l’unica idea che aveva, il Nordismo, ed è oggi un confuso partito xenogfobo, statalista, amico dei nemici dell’Europa. La gara fra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, segnalata da queste colonne da mesi, rivelerà quanto la destra di tradizione sia il nemico principale della destra arruffona e ubriaca (per carità nessun riferimento personale, giuro) del mondo leghista.

B) Non vedono questi intellettuali di destra che da gran tempo si affollano i segnali di un nuovo protagonismo di massa. Sono movimenti spesso usa e getta, nascono e scompaiono, ma sempre più spesso rivelano una profondità nella società e un asse culturale “repubblicano” che rifiuta quasi tutto della vecchia sinistra per chiedere una politica tollerante, nemica della guerra civile. Molti critici di sinistra dicono che è poco. Io dico che è molto.

Piazza Duomo gremita, a Parma, per l’adunata delle ‘sardine’ del 25 novembre 2019.

Gli intellettuali di destra non vedono la novità , anch’essa, carsica, della presenza di movimenti di donne con temi e mobilitazioni fantasiose che arrivano diritti al cuore di tanta parte dei cittadini, non solo alle donne. Verrà da qui la sorpresa amara per la destra. Il fatto che i suoi intellettuali si blocchino con l’idea del grande cambio e non vedano che alle loro spalle sta crescendo un’ondata che li sommergerà la dice lunga su quanti passi indietro abbia fatto la cultura politica italiana, sia a destra sia a sinistra.

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Servizio migliorato e squadra rinforzata: il nuovo volto di Dazn

Dopo un anno dall’esordio in Italia i rallentamenti sono stati superati. E il team di commentatori si è arricchito di tanti veterani della Serie A. Ecco i loro trascorsi da calciatori.

Squadra che vince non si cambia o, al limite, si allarga. Devono pensarla così anche dalle parti di Dazn, la piattaforma di streaming specializzata nella trasmissione di eventi sportivi live e on demand e con una programmazione di contenuti originali dedicati allo sport. Il team che segue il campionato di serie A 2019/2020, infatti, ha visto aggiungersi alcuni top player. Nell’area commentatori tecnici sono arrivati ex volti noti del massimo campionato italiano come Dejan Stankovic, Federico Balzaretti e Massimo Gobbi. A loro si aggiungono Mauro German Camoranesi, uno degli eroi Azzurri di Germania 2006, e i vari Francesco Guidolin, Roberto Cravero, Dario Marcolin, Simone Tiribocchi e Alessandro Budel. Anche la squadra di presentatori e giornalisti è ricca: oltre a Diletta Leotta, inviata dagli stadi italiani per la conduzione dei pre e post partita, ci sono Giulia Mizzoni e Federica Zille. Al commento Pierluigi Pardo, Massimo Callegari, Stefano Borghi, Ricky Buscaglia, Riccardo Mancini, Edoardo Testoni e Gabriele Giustiniani.

NIENTE PROBLEMI DI BUFFERING

La cosa più importante è che, adesso, il servizio ha fatto un salto di qualità per quanto riguarda gli aspetti tecnici: niente problemi di buffering né di segnale e un’offerta di eventi sportivi che via via si è sempre più ampliata. Una sorpresa per chi era rimasto scottato l’anno precedente, durante il quale Dazn aveva avuto qualche problema di rodaggio (poi via via risolto nel corso della stagione). Ora che le difficoltà sono state superate, si può vedere Serie A, Serie B e una lunga serie di altri sport per pochi euro al mese. Ma facciamo un passo indietro e conosciamo la squadra di opinionisti.

LE NEW ENTRY: STANKOVIC, BALZARETTI E GOBBI

Partiamo, appunto, dai tre nuovi acquisti. Dejan Stankovic non ha bisogno di tante presentazioni. Da calciatore tutti se lo ricordano, in tempi più recenti, per aver fatto parte dell’Inter di José Mourinho che ha vinto il famoso Triplete: campionato, Coppa Italia e Champions League. Con la maglia della Lazio ha vinto l’ultimo scudetto biancoceleste, che risale al 2000. Federico Balzaretti, con la sua chioma bionda, è stato un terzino fluidificante di talento. Ha vestito, tra le altre, le maglie di Juventus, Torino e Roma ed è stato vice campione d’Europa con l’Italia nel 2012. Massimo Gobbi, invece, è un vero veterano della serie A dove ha all’attivo 330 partite. Era un jolly di fascia, noto ai tifosi Cagliari, Fiorentina, Parma e Chievo.

GLI ALTRI: DA CAMORANESI A TIRIBOCCHI

Al loro fianco c’è sempre l’oriundo Mauro German Camoranesi, grande ex della Juventus e campione del mondo nel 2006. Non manca l’esperienza di mister Francesco Guidolin: che da allenatore ha esordito in serie A nel lontano 1993 e ha vinto la Coppa Italia con il Vicenza nel 1997. E poi c’è il “cuore Toro” Roberto Cravero, storico capitano granata che ha giocato una finale di Coppa Uefa, contro l’Ajax, con la fascia al braccio nel 1992. Il centrocampista Dario Marcolin, poi divenuto allenatore, era un ottimo regista, che ha vestito le maglie, tra le altre, di Lazio, Sampdoria e Napoli.Il centrocampista Alessandro Budel ha giocato oltre 130 partite in A e ha chiuso solo due anni fa, in serie B, con la maglia della Pro Vercelli. Infine Simone Tiribocchi, attaccante, detto il “Tir”: ha segnato più di 150 gol in carriera e in serie A ha giocato con Torino, Atalanta, Chievo e Lecce.

NON SOLO CALCIO: SPAZIO AGLI SPORT AMERICANI

Tanti protagonisti del calcio di ieri, insomma, che commentano i protagonisti di oggi. Nell’offerta di Dazn, in ogni caso, non c’è solo il pallone. Nel parterre di giornalisti si è fatta strada anche Chiara Soldi con le sue interviste a bordo ring durante gli incontri di boxe. Trovano ampio spazio i principali sport americani: ovvero il football della Nfl e il baseball con la MLB. Si prosegue con i combattimenti della Ufc e quindi Indycar, Nascar, WRC e rugby. Da quest’anno, inoltre, si sono aggiunti tennis, basket e ciclismo, insieme allo sci e altri contenuti di Eurosport 1 Hd ed Eurosport 2 Hd.

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Rai, salta la collaborazione con Mn per Sanremo

Dopo le polemiche su un possibile conflitto di interessi, Viale Mazzini ha deciso che la società non gestirà l’ufficio stampa del Festival. Oggi la questione potrebbe essere trattata in cda. Dossier nomine verso l’ennesimo rinvio.

La notizia è che nella tarda serata di mercoledì 27 novembre Rai Uno ha annullato la richiesta per avere la società Mn Italia come ufficio stampa del Festival di Sanremo.

La spinosa questione, che ha per un momento sviato l’attenzione dell’annoso capitolo nomine (che non si riescono a fare) è la vicenda del conflitto di interessi sollevata da Striscia la notizia per i rapporti tra viale Mazzini e la Mn Italia per curare la promozione di alcuni programmi.

IL GIALLO DEL CONTRATTO RAI CON MN

Il caso nasceva dal fatto che l’attuale capo delle relazioni esterne, Marcello Giannotti, prima di arrivare in Rai chiamato dall’ad Fabrizio Salini lavorava proprio in Mn. Nella stessa giornata di mercoledì, nella sua audizione davanti alla commissione di Vigilanza Rai, lo stesso Salini nel merito aveva risposto un po’ piccato. «O decidiamo di penalizzare la società di provenienza di un manager e le inibiamo dal lavorare con la Rai», ha detto l’ad, «oppure questo è un tema». Coda serale con piccolo giallo: Salini aveva sempre negato che ci fosse un contratto con Mn per Sanremo quando invece la società diceva che stava già cominciando a lavorare al Festival. Il comunicato Rai pilatescamente non dice di aver annullato un contratto, ma probabilmente una richiesta di servirsi di quella società che faceva da preludio al contratto vero e proprio.

CAPITOLO NOMINE VERSO UN NUOVO RINVIO

Insomma, un pasticcio destinato a creare ulteriore imbarazzo. E c’è da scommettere che la questione sarà oggetto di discussione del cda di viale Mazzini convocato alle 10.30 di giovedì 28. Anche perché il tanto atteso capitolo nomine, eccezion fatta forse per il sostituto di Carlo Freccero alla direzione di RaiDue, visti i tanti e tali veti incrociati all’interno della maggioranza di governo, è meglio rinviarlo ancora.

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Rai, salta la collaborazione con Mn per Sanremo

Dopo le polemiche su un possibile conflitto di interessi, Viale Mazzini ha deciso che la società non gestirà l’ufficio stampa del Festival. Oggi la questione potrebbe essere trattata in cda. Dossier nomine verso l’ennesimo rinvio.

La notizia è che nella tarda serata di mercoledì 27 novembre Rai Uno ha annullato la richiesta per avere la società Mn Italia come ufficio stampa del Festival di Sanremo.

La spinosa questione, che ha per un momento sviato l’attenzione dell’annoso capitolo nomine (che non si riescono a fare) è la vicenda del conflitto di interessi sollevata da Striscia la notizia per i rapporti tra viale Mazzini e la Mn Italia per curare la promozione di alcuni programmi.

IL GIALLO DEL CONTRATTO RAI CON MN

Il caso nasceva dal fatto che l’attuale capo delle relazioni esterne, Marcello Giannotti, prima di arrivare in Rai chiamato dall’ad Fabrizio Salini lavorava proprio in Mn. Nella stessa giornata di mercoledì, nella sua audizione davanti alla commissione di Vigilanza Rai, lo stesso Salini nel merito aveva risposto un po’ piccato. «O decidiamo di penalizzare la società di provenienza di un manager e le inibiamo dal lavorare con la Rai», ha detto l’ad, «oppure questo è un tema». Coda serale con piccolo giallo: Salini aveva sempre negato che ci fosse un contratto con Mn per Sanremo quando invece la società diceva che stava già cominciando a lavorare al Festival. Il comunicato Rai pilatescamente non dice di aver annullato un contratto, ma probabilmente una richiesta di servirsi di quella società che faceva da preludio al contratto vero e proprio.

CAPITOLO NOMINE VERSO UN NUOVO RINVIO

Insomma, un pasticcio destinato a creare ulteriore imbarazzo. E c’è da scommettere che la questione sarà oggetto di discussione del cda di viale Mazzini convocato alle 10.30 di giovedì 28. Anche perché il tanto atteso capitolo nomine, eccezion fatta forse per il sostituto di Carlo Freccero alla direzione di RaiDue, visti i tanti e tali veti incrociati all’interno della maggioranza di governo, è meglio rinviarlo ancora.

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Autostrade: anche il Pd ora pensa alla revoca delle concessioni

Dopo le ultime rivelazioni delle inchieste, anche il Partito democratico sembrerebbe essersi convinto che la “caducazione” sia l’unica strada.

«Si va verso la revoca delle concessioni autostradali, bisogna togliere a questi signori la concessione il prima possibile dopo che hanno preso i nostri soldi per i pedaggi senza fare la manutenzione delle strutture», ha detto Luigi Di Maio parlando a Radio Anch’io. In prima pagina su Repubblica è uscito intanto un retroscena che vedrebbe anche il Pd ormai deciso a rimettere in discussione le concessioni.

«La novità, dopo le accuse del procuratore di Genova sugli “omessi controlli come filosofia generale” di Aspi, è che anche il Pd pensa sia, alla fine, la soluzione principale. Il premier Giuseppe Conte, che si è riservato l’ultima parola, vacilla», scrive Goffredo De Marchis, «l’altra via esplorata dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è quella della “compensazione“. (…) Sulla base di questa parola d’ordine il governo vuole verificare con Aspi un compromesso. I danni alle persone, alle cose e la ricostruzione del ponte di Genova sono un capitolo a parte. Ma Autostrade per l’Italia deve farsi carico di un “risarcimento” non simbolico nei confronti del Paese».

AUTOSTRADE RIFIUTA LA COMPENSAZIONE AD OMNIA

«Come? Bloccando o abbassando le tariffe e prevedendo la gratuità della percorrenza su alcuni tratti delle rete oggi gestiti a pagamento. Al Ministero delle Infrastrutture hanno quantificato il risparmio per i cittadini (e la rinuncia ai profitti per la società) in qualche miliardo di euro. La prima risposta di Autostrade ha lasciato di sasso la ministra De Micheli. Un no secco, senza margini di trattativa (…) La prossima settimana invece è quella buona per avere una risposta definitiva. O ritiro della concessione o compensazione».

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Gli indici della Borsa italiana e lo spread del 28 novembre 2019

Piazza Affari si prepara all’apertura dopo una giornata in negativo. Il differenziale Btp-Bund in calo a 156 punti.

La Borsa italiana si prepara all’apertura del 28 novembre 2019 dopo una seduta debole a Milano, conclusa in negativo (-0,26%), in controtendenza rispetto alle altre principali Borse europee, nel giorno del via libera del Parlamento Ue alla nuova Commissione.

LO SPREAD IN CALO A 156 PUNTI BASE

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è in lieve calo questa mattina in avvio di giornata a 156,2 punti base (158 ieri in chiusura). Il tasso di interesse sul decennale italiano è pari all’1,19%.

I MERCATI IN DIRETTA

08.42 – ASIA DEBOLE CON LE TENSIONI USA-CINA

Prevale il segno meno sui listini asiatici col riacutizzarsi delle tensioni per Hong Kong, e di conseguenza per le trattative UsaCina sui dazi, dopo che il presidente americano Donald Trump ha firmato il pacchetto di misure a sostegno delle proteste per la democrazia nell’ex protettorato britannico. La Borsa di Hong Kong cede lo 0,18% a seduta non ancora terminata mentre Tokyo ha chiuso in leggero calo (-0,12%) e gli indici cinesi di Shanghai e Shenzhen hanno lasciato sul terreno rispettivamente lo 0,47 e lo 0,26 per cento. Male anche Seul (-0,43%)

08.31 – SPREAD IN CALO A 156 PUNTI BASE

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è in lieve calo questa mattina in avvio di giornata a 156,2 punti base (158 ieri in chiusura). Il tasso di interesse sul decennale italiano è pari all’1,19%.

08.22 – HONG KONG IN CALO DOPO IL SOSTEGNO DI TRUMP ALLE PROTESTE

La Borsa di Hong Kong apre la seduta in brusca correzione dopo la firma del presidente Usa Donald Trump all’”Hong Kong Human Rights and Democracy Act”, il pacchetto di misure a sostegno delle proteste in corso da oltre 5 mesi nell’ex colonia, alimentando le incertezze sulla ‘fase uno’ dell’accordo sul commercio tra Usa e Cina: l’Hang Seng cede lo 0,71% a 26,763.63. Poco mosse e in calo Shanghai (-0,83 punti a 2.902,36 punti) e Shenzhen (-0,30 punti a 1.601.70).

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Grande raccordo criminale, 51 arresti a Roma per traffico di droga

Nel mirino della Direzione distrettuale antimafia un’organizzazione di nacrotrafficanti capace di rifornire gran parte delle piazze di spaccio della Capitale.

Dal Grande raccordo anulare al Grande raccordo criminale. La Guardia di Finanza di Roma, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ha fatto scattare un’operazione che ha portato a 51 arresti fra Lazio, Calabria e Sicilia.

Nel mirino una presunta organizzazione specializzata nel traffico di droga, in grado di rifornire gran parte delle piazze di spaccio della Capitale.

Secondo gli inquirenti, la banda aveva anche messo in piedi una «batteria di picchiatori», incaricata di eseguire le estorsioni per il reupero dei crediti maturati mediante la violenza. All’operazione hanno preso parte circa 400 militari delle Fiamme Gialle, con il supporto di elicotteri e unità cinofile.

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