Il premier iracheno Abdul-Mahdi si è dimesso
Dopo due mesi di proteste e circa 400 morti, il capo del governo annuncia il passo indietro. Scaricato anche dalla massima autorità religiosa del Paese.
Il premier iracheno Adel Abdul-Mahdi ha annunciato le dimissioni. Il passo indietro, ufficializzato nel pomeriggio del 29 novembre, arriva all’indomani dell’uccisione di decine di manifestanti anti-governativi nel Sud dell’Iraq e dopo che la massima autorità religiosa sciita irachena, il Grande Ayatollah Ali Sistani, aveva invitato il parlamento iracheno a togliere la fiducia al governo di Adel Abdul Mahdi.
CINQUANTA MORTI IN 24 ORE, 400 IN DUE MESI
Solo nelle ultime 24 ore sono morti 50 manifestanti. Il bilancio complessivo delle proteste in corso da due mesi a Baghdad e nel Sud sciita è di circa 400 vittime. La mattina del 29 novembre, Adel Dakhili, il governatore della regione meridionale di Dhi Qar con capoluogo Nassiriya, teatro nelle ultime 24 ore di sanguinosi scontri tra forze di sicurezza e manifestanti, aveva annunciato le dimissioni in dissenso col governo centrale di Baghdad.
Lo spargimento di sangue è stato causato da forze venute da fuori e senza che il governo centrale informasse le autorità locali
Adel Dakhili, governatore della regione di Dhi Qar
«Lo spargimento di sangue è stato causato da forze venute da fuori della regione di Dhi Qar e senza che il governo centrale informasse le autorità locali», aveva detto Dakhili.
L’APPELLO DI SISTANI AL PARLAMENTO
La spallata decisiva ad Abdul Mahdi è arrivata poco dopo. Nella predica settimanale, tenuta da un rappresentante di Sistani durante la preghiera comunitaria islamica del venerdì nella città santa sciita di Karbala, a Sud di Baghdad, il Grande Ayatollah ha chiesto al parlamento di intervenire per cambiare l’equilibrio politico nel Paese e ascoltare le pressanti richieste della popolazione del sud del Paese. «Il parlamento, da cui il governo trae sostegno, deve rivedere la sua scelta riguardo all’esecutivo considerando gli interessi dell’Iraq», ha detto Sistani, affermando che questa scelta deve esser fatta per «proteggere il sangue dei cittadini (iracheni)».
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