Se non paghi l’Imu il Comune può pignorarti il conto corrente

Lo stabilisce un emendamento alla Legge di Bilancio. Il sollecito, i 60 giorni per il ricorso, la rateizzazione del debito: cosa prevedono le nuove regole di riscossione.

Un emendamento alla Legge di Bilancio 2020 prevede che i conti corrente possano essere pignorati in seguito al mancato pagamento delle imposte locali. Il premier Giuseppe Conte aveva provato a gettare acqua sul fuoco: «I cittadini non si devono preoccupare, non mi risulta», aveva detto rispondendo alle indiscrezioni circolate il 19 novembre e riportate tra gli altri da Quotidiano.net e L’Economia. Secondo queste indiscrezioni, il pignoramento sarebbe scattato anche in caso di mancato pagamento delle multe stradali, che invece sono state escluse dal testo, stando a quanto si legge nella nota studi del Senato. L’emendamento in questione estende dunque l’applicazione dell’accertamento esecutivo ai tributi locali, come Imu, Tasi e Tari, equiparando le regole di riscossione a quelle nazionali.

L’AVVISO DEL COMUNE COL SOLLECITO AL PAGAMENTO

Ma cosa prevede nel dettaglio l’emendamento? In seguito alla mancata risposta da parte del contribuente all’avviso di accertamento – che dal primo gennaio 2020 dovrebbe contenere l’intimazione ad adempiere al pagamento – il Comune, al pari degli altri enti locali che avranno accesso ai dati dell’Anagrafe tributaria, potrà chiedere il pignoramento del conto corrente. Tra le altre misure previste, il pignoramento dello stipendio o il fermo dell’auto.

Sarebbe possibile chiedere la rateizzazione della somma dovuta: da un minimo di quattro fino a un massimo di 72 rate

Il sollecito di pagamento verrà inviato solo in presenza di debiti di importo non superiore a 10 mila euro. Sarà possibile chiedere la rateizzazione della somma dovuta: da un minimo di quattro fino a un massimo di 72 rate.

SESSANTA GIORNI DI TEMPO PER IL RICORSO

Secondo quanto previsto dall’emendamento, scompare lo step intermedio dell’iscrizione a ruolo del debito, e dunque l’invio della cartella esattoriale. Il contribuente avrà poi 60 giorni di tempo per presentare il ricorso, al termine dei quali l’atto disposto dall’ente locale diventerebbe immediatamente esecutivo.

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