“Ager Venosinus”, Rosa: Tar respinge sospensiva

“Il Tar di Basilicata ha respinto la domanda di sospendere la Delibera di Giunta n. 754 del 3.11.2020, quella che delimita l'ormai famoso Ager Venusinus, avanzata da una società di produzione di energia eolica in un giudizio teso ad annullare la delibera stessa. Il ricorso “sembra inammissibile”, si legge nell’ordinanza.
Al di là della questione giudiziaria che è ancora in essere, è sintomatico che, forse non tutti lo sanno, la Regione Basilicata, nel mese di gennaio, è stata inondata di ricorsi da parte di società eoliche contro il redigendo Piano Paesaggistico che riguarda la zona del Vulture, ricca di vento ma anche di bellezze storiche e paesaggistiche. Questa diffusa ‘richiesta di giustizia’, con 7 ricorsi tutti notificati per chiedere l’annullamento della delibera, avviene in concomitanza all’inasprirsi di una campagna stampa che tenta di screditare non solo l’attività politico-amministrativa che come assessore sto ponendo in essere, ma anche la mia persona. 
Mesi di pagine di giornale dedicate alla vicenda, in cui oltre a sostenere tutto e il contrario di tutto sul tema specifico, vi è sempre stato il mio nome in bella vista quale “imputato” del “crimine pianificatorio”. Tra le ultime polemiche, anche la pubblicazione di email personali, che non hanno fatto altro che confermare la mia posizione sull’argomento, che è la medesima che sostengo pubblicamente. Siamo andati avanti senza paura e questa prima sentenza ci incoraggia a portare a termine quello che la gente lucana attende da venti anni, ovvero il piano paesaggistico con il quale stabilire cosa si può fare e dove. 
L’intento di condizionare il mio agire politico amministrativo è reso manifesto anche dalla tempistica dell’ultimo articolo in ordine di tempo, in tema di graduatorie delle preselezioni di un pubblico concorso Arpab, note al pubblico già da 15 giorni, che, guarda caso, è pubblicato in concomitanza con l’udienza che doveva decidere sulla sospensione di quella delibera, evidentemente  scomoda per alcuni e che, in piena legittimità, tenta di dare una pianificazione alla nostra terra. Guarda caso, si associano all’attacco giornalistico pezzi del sistema di potere politico e sindacale, sempre gli stessi, che si erano già contraddistinti qualche settimana fa nell’essersi autonominati difensori di una forse malintesa “libertà di stampa” e che, invece, avrebbero dovuto contribuire, a vario titolo, negli anni scorsi, a tutelare il nostro territorio ed i lucani, che aspettano da venti anni l’adozione del Piano Paesaggistico.
Si ripete sempre il solito cliché, alcuni, pochi e reciprocamente referenziali, a supporto di giornalisti pensionati, con un passato nelle amministrazioni che hanno lasciato nell'oblio per decenni il Piano Paesaggistico. E’ chiara l’intenzione di sviare l’attenzione perché si vuole offuscare l’impegno che questo Governo regionale e il Dipartimento che mi onoro di rappresentare stanno profondendo, da un lato per riparare alle grandi mancanze della politica passata e, dall’altro per dare alla Basilicata quella pianificazione che non solo tutela il territorio, ma pone regole certe e che anche le società di produzione delle energie, rinnovabili e non, dovrebbero  apprezzare e salutare come finalmente benvenute. Perché dovrebbero gradire un quadro regolatorio certo all'assenza di regole, al Far West  dove vince chi è amico dello sceriffo di turno.
È chiaro che si tratta di interessi, quelli delle compagnie dell’eolico, legittimi e che è preferibile il ricorso alla Giustizia, anche ove strumentale, rispetto alla macchina del fango con la quale si tenta di fare pressione sul decisore pubblico. È altrettanto chiaro che è preferibile far decidere ad un Giudice se l’attività che stiamo portando avanti per la tutela del nostro territorio, che è, tra l’altro, un obbligo di legge mai ottemperato dalla Regione, sia legittima o meno, invece d’assumere posizioni pretestuose, come fa il Consigliere Cifarelli. Che non parla mai per primo, ma si accoda ad altri: prima il solito giornale, poi il solito sindacato e infine il solito Cifarelli. E così via, in un circolo vizioso, a montare polemiche che non esistono. Un consigliere regionale d'opposizione potrebbe e dovrebbe controllare quanto decide la Regione e non andare a ruota. E’ vero quanto dice: da chi è onorato di essere oggi assessore all'Ambiente può solo imparare a fare l’opposizione; aggiungo, lo dico con estrema umiltà, forse anche come si governa. Lo ringrazio per l’interrogazione, avrà, nell’unica sede deputata, il Consiglio regionale, tutte le risposte alle sue domande, in maniera precisa e trasparente. Ma allo stesso tempo, magari nello stesso luogo, Cifarelli spieghi ai lucani perché da governante non ha mai profuso impegno per il piano paesaggistico, facendo passare il tempo ignorando la necessità di adottare uno strumento di pianificazione legalmente dovuto”.
Lo dichiara l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa.

Tempa Rossa, assessore Rosa: Siamo intervenuti con determinazione

“Rispetto alle fiammate registrate nel corso degli ultimi mesi, il dipartimento Ambiente ha aperto delle istruttorie, in collaborazione con Arpab, avviando contestualmente un contraddittorio con le compagnie petrolifere. E per quanto riguarda la prima istruttoria, riscontrando quattro infrazioni abbiamo emanato un provvedimento sanzionatorio che è di gran lunga maggiore di quelli emessi dal precedente governo regionale”.
È quanto ha dichiarato l’assessore all’Ambiente, Gianni Rosa, intervenendo in Consiglio al dibattito sugli episodi registrati negli ultimi messi nell’impianto petrolifero a Tempa rossa.
“In questi casi, la legge – ha proseguito Rosa – non consente di disporre provvedimenti eccessivamente importanti sul piano economico, ma questo governo regionale, con una sanzione di 30 mila euro rispetto a una sola istruttoria già conclusa, è stato decisamente più severo rispetto a quello precedente che, sommando ben tre istruttorie, si era limitato a sanzionare la compagnia petrolifera per un importo complessivo di 4.500 euro.
La legge prevede che se un evento si verifica per più di due volte nello stesso anno, l’Autorità può comminare una sanzione più importante che consiste nella chiusura dell’impianto. E prendendo atto che l’impianto non garantiva il massimo dell’affidabilità, il governo regionale, mosso da una forte preoccupazione generale, compresa quella dei consiglieri di opposizione, ha avviato un’interlocuzione con gli amministratori delle tre compagnie chiedendo una risoluzione del problema. Strada – ha aggiunto – che passerà attraverso uno studio di affidabilità, condotto da esperti del settore, che certificherà e classificherà le debolezze dell’impianto. Lo studio, al termine, verrà consegnato al dipartimento Ambiente che nel frattempo si è attrezzato e si avvarrà del supporto di Ispra, Arpab, Umig e Vigili del fuoco.
Le società concessionarie hanno accolto questa nostra richiesta e, nel caso ci fossero fenomeni pericolosi durante il periodo transitorio, la Regione è pronta a chiudere l’impianto perché dobbiamo garantire innanzitutto la salute dei cittadini e la salvaguardia del territorio.
Le compensazioni ambientali, e siamo convinti che lo stesso discorso valga per le royalty, dovranno continuare a essere erogate.
Il buon senso – ha concluso Rosa – ci ha portato ad affrontare tempestivamente la questione e ai primi segnali di allarme siamo intervenuti con determinazione”.
  

No a deposito scorie, Bardi e Rosa presentano osservazioni

“Il lavoro condotto negli anni da Sogin e Ispra, con riguardo alla idoneità delle aree identificate in Basilicata, è risultato datato, poco credibile e soprattutto non recepisce gli strumenti di pianificazione e di programmazione adottati dalla Regione Basilicata negli ultimi anni”. Lo ha detto il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, illustrando ai giornalisti, in una videoconferenza che si è svolta oggi, il Documento Unico delle Osservazioni Tecnico – Scientifiche (DOTS) alla “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, con il quale la Giunta regionale ha espresso “la totale unanime contrarietà alla proposta di localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico ex D.lgs. n. 31/2010 redatta dalla Sogin nei 16 siti individuati e ricadenti nel territorio regionale”.

“Dal punto di vista politico – ha detto l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa – con questo documento la Basilicata si presenta con un un’unica voce, dimostrando con osservazioni puntuali che la Basilicata non è il luogo idoneo per la localizzazione di questo sito. La Sogin ha guardato con informazioni datate ad una Basilicata che non c’è più, con le nostre osservazioni abbiamo invece fotografato la Basilicata di oggi e questo è l’elemento di forza. Sono convinto che una lettura attenta delle nostre osservazioni dovrebbe portare ad una esclusione delle aree lucane dalla Cnapi, noi comunque attendiamo con serenità e siamo pronti a partecipare alla prossima fase della consultazione pubblica”.

Bardi ha ringraziato le Province, i Comuni interessati, l’Anci, la comunità scientifica regionale (UNIBAS, CNR, CGIAM, ARPAB), i corpi sociali e professionali e le Associazioni di settore, sottolineando che il Documento “è il frutto di un importante lavoro di condivisione e di partecipazione che costituisce l’espressione di tutti i cittadini lucani”. Ha inoltre ringraziato i funzionari della Regione che hanno elaborato il documento, evidenziando in particolare “il difficile lavoro di coordinamento svolto della Direzione Generale del Dipartimento Ambiente e Energia con il prezioso supporto di FARBAS per la redazione di questo corposo documento che è stato portato a termine nei tempi e nelle modalità previste dalla procedura senza tenere conto della proroga assegnata negli ultimi giorni”. Rosa ha sottolineato inoltre che tanti professionisti coinvolti nei gruppi di lavoro della Regione “hanno messo a disposizione su base volontaria le proprie conoscenze per una Basilicata che si presenta unita”.

Le osservazioni presentate dalla Regione Basilicata “non rappresentano un diniego immotivato ed egoistico nei confronti delle esigenze del Paese – ha ribadito ancora Bardi -, né una sterile contrapposizione istituzionale tra Stato e Regione, ma sono il frutto di accurate riflessioni, valutazioni e determinazioni tecnico-scientifiche. Del resto, bisogna tener presente che la Basilicata ha già dato. È sufficiente ricordare il contributo che diamo a livello di approvvigionamento di petrolio, con il più grande giacimento on shore d’Europa e con l’impianto ITREC di Rotondella. Senza trascurare che siamo ancora fortemente penalizzati nell’accessibilità infrastrutturale: siamo la regione con minori chilometri di autostrada in Italia e con una rete ferroviaria marginale ed inadeguata. La Basilicata è ricca di risorse naturali: stiamo parlando dell’oro blu di cui siamo i maggiori esportatori verso altre regioni con oltre il 70% di produzione idrica. La nostra regione ospita il Parco nazionale più grande d’Italia e custodisce parte del patrimonio mondiale UNESCO con Matera. Per non dimenticare che i siti del Deposito Nazionale individuati si collocano all’interno delle aree agricole più importanti della Basilicata. I paesaggi rurali interessati, così come definiti dal Piano Paesaggistico in corso di avanzata formazione, sono quelli dei Terrazzi e della Pianura costiera; i terrazzi del Bradano; l’altopiano della Murgia materana. ll Piano paesaggistico regionale che la Basilicata considera l’integrità di questi paesaggi rurali come il bene primario per lo sviluppo sostenibile dell’economia e il futuro produttivo della regione, basato sull’integrazione dell’agricoltura multifunzionale di qualità, con la bellezza e l’attrattività turistica dei paesaggi”.

Ad illustrare i contenuti del documento è stato il dirigente generale del Dipartimento Ambiente, Giuseppe Galante, il quale ha evidenziato in particolare che l’insieme delle informazioni riportate nella documentazione resa disponibile dalla Sogin ai fini della consultazione pubblica, “risulta non aggiornata rispetto agli strumenti di pianificazione, di programmazione, agli atti approvati ed adottati dalla Regione Basilicata negli ambiti specifici del paesaggio, infrastrutture, rete ecologica, sviluppo rurale, agricoltura, energia, gestione delle risorse naturali, infrastrutture strategiche e dei servizi, in una visione di ‘soggettualità territoriale’ e pianificazione strategica integrata”. L’analisi condotta ha inoltre evidenziato “forti elementi di criticità e di incompatibilità – ha aggiunto Galante – con la previsione di idoneità emersa nella fase di individuazione delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito Nazionale ed il Parco Tecnologico”.

Nel pomeriggio il Documento Unico delle Osservazioni Tecnico – Scientifiche (DOTS) sarà reso disponibile per la consultazione sul sito web www.regione.basilicata.it. Sarà inoltre possibile accedere alla registrazione integrale della conferenza stampa collegandosi all’indirizzo web https://www.youtube.com/watch?v=6U-awd-QwhY

No a deposito scorie, l’8/3 conferenza stampa web di Bardi e Rosa

Lunedì 8 marzo 2021, alle ore 10.30, il Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi e l’Assessore all’Ambiente e Energia Gianni Rosa terranno una conferenza stampa in videoconferenza per presentare il Documento Unico delle Osservazioni Tecnico – Scientifiche (DOTS) alla “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, con il quale la Giunta regionale ha espresso la propria “totale contrarietà alla proposta di localizzazione” del deposito in Basilicata.

All’incontro con i giornalisti sono stati invitati a partecipare gli assessori ed i consiglieri regionali, i rappresentanti degli enti locali interessati, dell’Anci, dell’Arpab, di ordini professionali, Unibas, Farbas, Cnr, Cgiam e degli uffici regionali che hanno contribuito all’elaborazione del documento.

Siti inquinati “orfani”, la Regione avvia gli interventi

Bonificare subito una serie di cave dismesse dove sono presenti fibre di amianto, situate nel versante lucano del Parco Nazionale del Pollino, e precisamente nei territori dei Comuni di Castelluccio Inferiore, Chiaromonte, Latronico e Viggianello. È questa l’intenzione del Dipartimento Ambiente della Regione, che a questo scopo intende utilizzare le risorse, pari a 2.312.405,54 euro, già assegnate alla Regione Basilicata per l'attuazione degli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti cosiddetti “orfani” cioè quei siti che sono potenzialmente contaminati ma per i quali non è stato individuato il soggetto responsabile sul quale gravano gli obblighi di bonifica e di ripristino ambientale.

Un decreto del Ministero dell’Ambiente, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 30 gennaio scorso, imponeva alle Regioni di individuare i siti orfani per i quali gli interventi risultano prioritari in riferimento al rischio ambientale e sanitario connesso. E l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa aveva scritto ai sindaci chiedendo loro di indicare eventuali siti “orfani” da inserire in questo elenco.

“Le segnalazioni arrivate da alcuni Comuni – spiega Rosa – riguardano casi che non rientrano nella tipologia indicata dal Ministero. Abbiamo quindi deciso di impiegare le risorse, peraltro esigue, che ci sono state assegnate per affrontare e risolvere un’emergenza, quella del cosiddetto amianto naturale presente in 17 cave utilizzate in passato dall’ex Ilva di Taranto, dove si prevedono interventi volti alla ricomposizione morfologica e rinaturalizzazione mediante tecniche di ingegneria naturalistica, al fine di ridurre la contaminazione da minerali di amianto nel particolato atmosferico. Una necessità che emerge dai risultati pregressi del monitoraggio ambientale ed epidemiologico e dagli screening sanitari già svolti nella stessa area”.

“I nostri uffici – aggiunge l’assessore – hanno già predisposto un cronoprogramma e se riceveremo i fondi al più presto contiamo di realizzare questi interventi entro il 2024. Ma abbiamo anche chiesto al Ministero un cospicuo incremento delle risorse finanziarie destinate alla Basilicata nell’ambito del progetto per la bonifica dei ‘siti orfani’, in quanto sono in corso ulteriori accertamenti finalizzati a quantificare il costo degli interventi anche in altri siti, in cui le condizioni ambientali attuali e le pregresse attività industriali, a volte operate anche da aziende di Stato, richiedono urgenti attività di bonifica. Per ora avviamo questo intervento utile ed atteso, per accrescere la qualità ambientale dell’area del Pollino e tutelare la salute dei cittadini. Un intervento – conclude Rosa – che si inserisce a pieno titolo in una rinnovata politica di tutela ambientale che per il governo regionale è fatta di azioni concrete e di una attenzione continua alla tutela del nostro territorio”.

  

Teknoservice, Rosa: nessuna bocciatura precostituita

Nessuna bocciatura precostituita per Teknoservice. Il progetto presentato dalla società torinese per la realizzazione di un “impianto integrato di trattamento e recupero della frazione organica di rifiuti solidi urbani con produzione di Biometano e compost di qualità”, da realizzarsi in Contrada Santa Lucia a Pisticci, è stato rigettato dalla Regione Basilicata perché non conforme ai requisiti del Piano regionale di gestione dei rifiuti e di quelli di legge.
Il Piano, infatti, ha introdotto alcuni criteri di localizzazione utili ad individuare le aree idonee alla realizzazione di attività industriali dedicate alla gestione dei rifiuti. E, chiarendo i criteri, la legge regionale n. 35 del 2018 stabilisce in maniera inequivocabile le distanze che i possibili nuovi impianti di recupero, trattamento e smaltimento dei rifiuti devono rispettare in relazione ai vincoli ambientali, territoriali e paesaggistici che gravano sul territorio regionale.
Criteri che il progetto della Teckoservice non ha rispettato, come risulta dall’istruttoria condotta dall’Ufficio prevenzione e controllo ambientale del Dipartimento Ambiente e dall’attenta verifica della Conferenza di servizi appositamente costituita, che ha archiviato l’istanza rilevandone l’improcedibilità. Il parere negativo ha registrato anche il dissenso del Comune di Pisticci, espresso più volte e formalmente, contro l’impianto che, da solo, ha la potenzialità di recupero dell’umido da raccolta differenziata di 45 mila tonnellate all’anno a fronte di un fabbisogno regionale di 50 mila tonnellate.
Nello specifico al progetto della Teknoservice si contesta la localizzazione dell’impianto nei pressi di un corso d’acqua soggetto a tutela, il Fosso della Chiobica, e di ricettori sensibili all’inquinamento acustico e olfattivo nell’area. In entrambi i casi non sono state rispettate le distanze previste dalle norme, determinando le condizioni di improcedibilità. Sono state giudicate penalizzanti, inoltre, ai fini dell’autorizzazione la presenza di case sparse a meno di mille metri e la realizzazione dell’’impianto nell’area ricadente nel Piano paesistico del “Metapontino”. Contro la decisione negativa della Regione, la società torinese ha fatto ricorso. Attualmente sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno rigettato la sospensiva.
“La Regione Basilicata – ha commentato l’assessore all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa  – non è ‘casa delle lobby’. Non siamo assolutamente contro l’iniziativa privata, purché rispetti le leggi esattamente come previsto anche per la componente pubblica. Condizione che il progetto di Teckoservice, a nostro parere, non ha soddisfatto. Non nego che esiste un ritardo nell’impiantistica pubblica per la gestione dei rifiuti. Questa maggioranza sta affrontando con determinazione la situazione. Abbiamo stanziato circa 30 milioni di euro per chiudere il ciclo della raccolta differenziata, fondi che, con la messa a regime dei quattro impianti previsti dal Piano, libereranno parzialmente i Comuni della Basilicata dall’obbligo di conferire la frazione umida in altre regioni.
L’impianto di compostaggio di Lauria dovrebbe entrare in funzione tra non molto tempo con l’approvazione dell’Aia che avverrà in poche settimane. Per l’impianto di Venosa, invece, è stata prorogata la validità di giudizio favorevole della compatibilità ambientale e i lavori sono in corso, mentre sono in fase di progettazione gli impianti di Potenza e Colobraro. 
Una situazione in stasi che abbiamo sbloccato per permettere ai Comuni lucani – conclude Rosa – ulteriori abbattimenti delle tariffe che ora si attestano per il Comune di Potenza sui+ 189,90 euro e per tutti gli altri è di 170 euro a tonnellata. Circostanza che si verificherà non appena entreranno in funzione i nuovi impianti pubblici”.

No a deposito scorie in Basilicata, Giunta approva osservazioni

Con una delibera approvata oggi, la Giunta regionale ha preso atto del Documento Unico delle Osservazioni Tecnico – Scientifiche (DOTS) alla “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, predisposto all’esito degli approfondimenti svolti dai gruppi di lavoro appositamente istituiti presso il Dipartimento Ambiente, ed ha contestualmente espresso la propria “totale contrarietà alla proposta di localizzazione” del deposito in Basilicata.

Come annunciato nei giorni scorsi, il governo regionale ha scelto di non beneficiare della proroga del termine per la presentazione delle osservazioni, che saranno quindi trasmesse entro la data stabilita inizialmente, cioè entro il 5 marzo prossimo.

Il Documento sarà presentato nei prossimi giorni in un incontro con i giornalisti.

Rosa: “Total, sanzioni e ipocrisia”

“Dopo aver letto Lacorazza e Cifarelli, ritengo che di imbarazzate ci siano solo le loro dichiarazioni”. Lo dichiara l’assessore all’Ambiente, Gianni Rosa, in riferimento a interventi sui social dei due esponenti del Pd riportati anche dalla stampa regionale.
“Oggi – prosegue Rosa – gridano allo scandalo perché la Regione Basilicata per un singolo, specifico, episodio commina a Total una sanzione di 30.000 euro. Un topolino per Lacorazza.
Onestà intellettuale avrebbe voluto che, prima di parlare, avessero evidenziato l'atteggiamento che assumevano i governi regionali quando loro erano protagonisti diretti in circostanze analoghe.
Una premessa risulta essenziale: gli uffici preposti, nella loro autonomia amministrativa, si muovono nell'ambito di una normativa nazionale che fissa parametri sanzionatori ben precisi che vanno da un minimo di 1.500 euro ad un massimo di 15.000 euro.
Posto, quindi, che la normativa non è cambiata negli anni, ora passiamo ai fatti: dal novembre 2013 a marzo 2019, per fatti analoghi, rispetto all'altro Centro olio gestito da Eni, risultano emessi complessivamente 3 verbali di 1.550 euro cadauno. Quindi, in totale, negli anni richiamati, la Regione ha sanzionato applicando sempre il minimo edittale.
Ora, rispetto a ieri, l'unica cosa che è cambiato è il governo regionale che agisce in maniera 'imbarazzante'. Mi chiedo se siamo imbarazzanti noi o è più imbarazzante quanto accaduto negli anni in cui Lacorazza e Cifarelli governavano? Se 30.000 euro equivalgono ad un minuto di estrazioni, come afferma Cifarelli, 1.550 euro a quanto equivalgono? Ovviamente tutti gli atti sono pubblici e consultabili e sarebbe bene, prima di parlare, approfondire.
Prima di innescare polemiche, voglio concludere dicendo che, chiacchiere a parte, la questione è seria e non dovrebbe essere presa alla leggera. I cittadini devono sapere che il Governo Bardi ne è consapevole e sta agendo con fermezza, sempre nel solco della legalità”.

  

Deposito scorie nucleari, presentato il documento della Regione

“Le aree individuate come potenzialmente idonee alla localizzazione del deposito nazionale e del parco tecnologico, interamente o parzialmente ricadenti nel territorio della regione Basilicata, devono essere riclassificate nell’ordine di idoneità, nel senso di una oggettiva bassa idoneità ovvero non idoneità, tale da giustificarne l’esclusione dalla Cnapi”. Si conclude così il Documento Unico delle Osservazioni Tecnico – Scientifiche (DOTS) alla “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, che è stato illustrato oggi ai consiglieri regionali ed ai rappresentanti degli enti locali in una videoconferenza promossa dall’assessore all’Ambiente Gianni Rosa.

“La Basilicata esprime la totale unanime contrarietà alla proposta di localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico ex decreto legislativo n. 31/2010 redatta da Sogin nei 16 siti individuati e ricadenti nel territorio regionale”, ha ribadito il presidente della Regione Vito Bardi aprendo i lavori.

Bardi ha ricordato che il governo regionale “ha inteso esprimere una chiara volontà nel creare un percorso condiviso che esaltasse la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e alle decisioni politiche che riguardano, in modo diretto ed indiretto, tutto il territorio” ed ha inoltre seguito le indicazioni del Consiglio regionale, che in una risoluzione approvata all’unanimità il 13 febbraio scorso aveva impegnato la Giunta “a praticare ogni utile iniziativa finalizzata a far desistere il Governo da ogni possibilità di allocare sul territorio regionale il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, nominando una cabina di regia composto da persone in possesso delle competenze tecnico-scientifiche, nonché giuridiche, atte a scongiurare detta eventualità e promuovendo forme di partecipazione democratica della comunità regionale; di raccordare e supportare le iniziative congiunte con i Comuni direttamente coinvolti al fine di predisporre le necessarie osservazioni da presentare alla Sogin”.

“Il documento che si presenta oggi, dunque, rappresenta il risultato del lavoro intrapreso, di coordinamento delle istanze e condivisione degli intenti. Con lo stesso medesimo intento di unità – ha aggiunto Bardi –, la Regione Basilicata ha coinvolto e si è confrontata con la vicina Regione Puglia con la quale si condivide uno dei siti inseriti nella Cnapi. Il procedimento di formazione del presente documento assicura, quindi, una base solida alle osservazioni ivi contenute che non rappresentano un diniego immotivato ed egoistico nei confronti delle esigenze del Paese, una sterile contrapposizione istituzionale tra Stato e Regione, ma sono frutto di accurate riflessioni tecnico-scientifiche”.

“Siamo partiti dalla mappa dei criteri – ha spiegato il dirigente generale del Dipartimento Ambiente Giuseppe Galante illustrando la metodologia adottata – e abbiamo definito un metodo, scegliendo una regia regionale per non frantumare le osservazioni dei diversi territori e difendere unitariamente il territorio. Abbiamo puntato inoltre sulla condivisione dello spirito della consultazione pubblica, garantendo la massima trasparenza, la partecipazione di territori e comunità tecnico scientifiche, l’accessibilità delle informazioni e la divulgazione degli esiti del lavoro nei tempi previsti”.

“Il nostro fermo no, che abbiamo espresso sin dall’inizio, ad ogni ipotesi di localizzare in Basilicata il deposito dei rifiuti radioattivi – ha detto l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa – oggi è supportato non soltanto da dati politici ma da valutazioni tecniche e scientifiche che dimostrano che il nostro territorio non è idoneo ad ospitare il deposito. L’unità del popolo lucano è rappresentata dalle istituzioni che partecipano a questo incontro, dalla capacità di fare osservazioni tecniche e di ottemperare alle scadenze nonostante si parli di una proroga. E proprio il fatto che la Regione Basilicata non beneficerà della proroga del termine per la presentazione delle osservazioni rappresenta l’efficacia della compattezza delle posizioni assunte ai vari livelli istituzionali”.

Il Documento Unico delle Osservazioni Tecnico – Scientifiche, con le eventuali integrazioni che gli enti locali e il mondo dell’associazionismo potranno consegnare nelle prossime ore, sarà formalmente approvato dalla Giunta regionale e poi inviato entro il 5 marzo per la consultazione pubblica avviata dalla Sogin. 

Tempa Rossa, Rosa: sanzioni alla Total per 30 mila euro

Con nota del 23 febbraio dell’Ufficio Compatibilità ambientale, il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata ha notificato alla Total E&P Italia spa, gestore del Centro Olio Tempa Rossa, la determina del 18 febbraio 2021 con la quale vengono comminate alla società petrolifera sanzioni per 30 mila euro, riferite agli eventi anomali verificatisi dal 14 al 18 gennaio.
Le contestazioni riguardano l’inosservanza di quattro prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), così come previsto nella dgr n. 1888 del 2011.
Alla Total E&P Italia, in particolare, è stata contestata la violazione dell’obbligo di una corretta comunicazione in quanto non è stato possibile valutare in maniera certa l’entità degli eventi e dei malfunzionamenti. Inoltre, si è sanzionata la circostanza che non è stato possibile verificare il rispetto dei valori limite e delle prescrizioni di carattere gestionale.
All’erogazione della sanzione si è arrivati dopo un’attenta analisi dei fatti da parte dell’Ufficio Compatibilità ambientale e dell’Arpab, che ha visto anche interlocuzioni ufficiali con la Total.
“Le regole vanno rispettate e su questo – ha commentato l’assessore regionale all’Ambiente, Gianni Rosa – non transigiamo. Per gli ulteriori incidenti occorsi dopo il 18 gennaio sono anche per loro in corso le istruttorie previste dalla legge. Qualsiasi violazione delle norme ambientali e delle prescrizioni devono essere sanzionate. Lo abbiamo fatto adesso e lo faremo in futuro, senza sconti a nessuno”. 

Deposito scorie, il 25/2 videoconferenza con gli enti locali

Una riunione in videoconferenza, per illustrare i contenuti del Documento Unico delle Osservazioni Tecnico – Scientifiche (DOTS) alla “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi” (Cnapi) e raccogliere osservazioni e contributi.

L’ha convocata l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa per giovedì 25 febbraio, alle ore 11,00. Saranno presenti all’incontro il presidente della Regione Vito Bardi ed i componenti del governo regionale. Sono stati inoltre invitati a partecipare i consiglieri regionali, i presidenti delle Province di Potenza e Matera, i sindaci dei Comuni lucani interessati (Oppido Lucano, Acerenza, Genzano di Lucania, Irsina, Matera, Montescaglioso, Bernalda e Montalbano Jonico), il direttore generale dell’Arpab e il presidente dell’Anci Basilicata.

Il Documento Unico delle Osservazioni Tecnico – Scientifiche (DOTS) è il frutto degli approfondimenti svolti dai gruppi di lavoro istituiti presso il Dipartimento Ambiente sulla struttura idro-geomorfologica, la struttura naturalistica, la struttura antropica e le strutture strategiche di relazione delle zone indicate come potenziali siti, nell’ambito di un percorso che ha visto la partecipazione dei rappresentanti degli enti locali, degli ordini professionali, delle istituzioni scientifiche e dei tecnici dei diversi Dipartimenti della Regione.

Dopo la riunione con gli enti locali, la prima parte del percorso amministrativo previsto dal decreto legislativo n. 31/2010 si concluderà nei prossimi giorni con la formale approvazione del DOTS, attraverso il quale la Giunta regionale parteciperà alla consultazione pubblica. Successivamente questo Documento sarà presentato pubblicamente in un incontro con i giornalisti. 

Deposito scorie radioattive, tavolo tecnico struttura antropica_2

Da un lato ci sono le strategie statali, regionali ed europee, che nel corso del tempo hanno portato all’adozione di programmi e di ingenti investimenti finanziari per promuovere la cultura e il turismo, valorizzare le aree interne ed i sistemi produttivi locali, tutelare il paesaggio. Dall’altro c’è la “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi” (Cnapi), che di questi programmi sembra non tenere conto, avendo incluso fra le “aree potenzialmente idonee” anche quelle zone in cui lo Stato e le Regioni hanno deciso di fare ben altro. E persino un’area vicinissima a quella dichiarata dall’Unesco “Patrimonio mondiale dell’Umanità”, aree dichiarate di notevole interesse pubblico per la tutela del patrimonio culturale ed aree a pascolo inserite nel Catalogo Nazionale dei Paesaggi Rurali storici.

È il caso delle aree ricadenti nei Comuni di Matera, Montalbano Jonico, Bernalda e Montescaglioso (indicate con i codici MT-3, BA_MT-4, BA_MT-5, TA_MT-17, TA_MT-18, MT-1, MT-2, MT-15, MT-16), come emerge dagli approfondimenti svolti nelle ultime riunioni dal gruppo di lavoro sulla “struttura antropica”, uno dei cinque istituiti presso il Dipartimento Ambiente della Regione per formulare le osservazioni tecniche alla Cnapi.

Ai lavori dell’organismo dedicati all’esame di queste aree, hanno partecipato, coordinati dall’architetto Anna Abate, i rappresentanti delle amministrazioni locali di Bernalda, Matera, Irsina, dell’Ordine degli architetti e dell’Ordine degli agronomi Matera, dell’Apt, dell’Unibas, della Soprintendenza ai beni monumentali e paesaggistici, scuola di archeologia dell’Unibas, del Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata. Presente inoltre anche un tecnico della Regione Puglia.

Le aree indicate con i codici MT-3, BA_MT-4, BA_MT-5, TA_MT-17, TA_MT-18, quelle fra Matera e la vicina Puglia, sono molto vicine (a meno di un chilometro) al Parco delle Chiese rupestri ed al Parco dell’Alta Murgia barese. E già questo dovrebbe indurre a considerare con molta attenzione i “criteri di approfondimento” che nel documento della Sogin vengono indicati in uno specifico programma che invita a prendere in esame “fattori socio – economici e culturali, pianificazione territoriale, disponibilità delle reti di trasporto”. Inoltre, in relazione al settore delle produzioni agricole, si evidenzia che i siti MT1, MT2, MT14 e MT16 ricadono interamente nel comprensorio irriguo del Metapontino e che si stanno prendendo in esame dati sugli investimenti pubblici circa l’irrigazione, la redditività delle colture, la presenza di colture di pregio, la presenza di attività zootecniche, oltre che la presenza di aree estrattive, di luoghi di interesse storico, archeologico e paesaggistico, la presenza di usi civici e proprietà collettive.

“Tutti elementi che segnalano una palese incongruenza con le aree indicate – afferma l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa – perché nel documento della Sogin non si tiene conto del fatto che sia le zone indicate sulla direttrice Matera – Irsina – Genzano – Oppido Lucano, che quelle riguardanti il Metapontino, sono oggetto di pianificazione culturale e paesaggistica da molti anni, con tanto di decreti ministeriali di dichiarazione di interesse pubblico, come nel caso di Irsina, solo per fare un esempio. E in questo quadro appare addirittura singolare l’indicazione di siti che si trovano a poche centinaia di metri dai Sassi di Matera e dall’Altopiano murgico”.

Ci sono le strategie statali per lo sviluppo del turismo, che spingono verso progetti interregionali come quelli dedicati alla valorizzazione dell’antica via Appia e della via Francigena, al centro tra l’altro di una delibera di adesione approvata dalla Giunta regionale nel 2015 e di un accordo siglato nel 2018. C’è la strategia nazionale per la valorizzazione e fruizione del patrimonio minore delle aree interne, dei prodotti locali e dei monumenti. E poi c’è il progetto sulla transumanza, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’umanità: con una delibera della Giunta del 2016 è stato approvato il dossier di candidatura con l’Abruzzo capofila e la cartografia mostra che questo progetto riguarda aree molto vicine ai siti indicati dalla Sogin, su cui sono in corso ulteriori approfondimenti sulla ricostruzione della matrice insediativa storica, fra Genzano e Matera, della presenza di reti tratturali, che riscontrano un uso antico del territorio e la presenza di molte masserie a presidio della zona.

Analogamente per i siti indicati con i codici MT-1, MT-2, MT-15, MT-16 (Montalbano Jonico, Bernalda, Montescaglioso) va ricordato che tutta l’area del Metapontino rientra nel Pano paesistico varato negli anni ’90 ed ancora vigente. Naturalmente in quest’area pesa particolarmente la presenza di un comparto agricolo di qualità, che nonostante la crisi ha fatto registrare un incremento del numero di imprese, con un comparto ortofrutticolo importante ed un peso rilevante per la produzione delle fragole, che su tutto l’arco ionico interessa circa mille ettari, e per le colture olivicole che segnano la testimonianza storica della nostra agricoltura. Ma nella fascia Jonica si segnalano anche tantissimi ritrovamenti archeologici, che testimoniano un uso antico e storico del territorio, e la presenza di usi civici e proprietà collettive, in particolare fra Bernalda e Montalbano Jonico, che dovrebbe essere considerata motivo di esclusione.

“L’attività dei gruppi di lavoro istituiti dal Dipartimento Ambiente – afferma il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi – sta producendo approfondimenti di grande interesse che i nostri tecnici stanno traducendo in serie ed argomentate osservazioni. Emerge chiaramente che al di là delle motivazioni generali e di carattere politico, ci sono ragioni scientifiche solide e inoppugnabili per motivare il nostro no ad ogni ipotesi di localizzazione in Basilicata del sito dei rifiuti nucleari. Credo che a breve saremo in grado di presentare pubblicamente i risultati del lavoro svolto dai tecnici, che in un rapporto di proficua collaborazione con la Regione Puglia proporremo poi nella consultazione pubblica avviata sulla Cnapi”.

Fiammate Tempa Rossa, Rosa: Regione valuta sanzioni

Nella scorsa notte è stato registrato un nuovo fenomeno presso il Centro olio di Tempa Rossa con superamenti dei limiti di emissione in atmosfera.

A riguardo, l’assessore all’Ambiente della Regione Basilicata, Gianni Rosa informa che “gli uffici del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata e quelli dell’Arpab si sono immediatamente attivati per effettuare i dovuti controlli ed alla Total sono stati già richiesti con urgenza tutti i chiarimenti del caso sull’evento accaduto, sulle cause e sulle procedure adottate per ripristinare il normale funzionamento dell’impianto, oltre alla trasmissione dei dati delle portate volumetriche della torcia”.

“Dopo i primi eventi verificatisi tra il 14/18 gennaio – aggiunge l’assessore – e per i quali si sta provvedendo a comminare la relativa sanzione amministrativa, si sono succeduti quelli tra il 18 gennaio / 5 febbraio, per i quali l’Arpab sta procedendo ad ulteriori approfondimenti. Trattandosi del terzo fenomeno verificatosi nel corso del 2021, nel rispetto delle norme e dell’autorizzazione AIA, si valuteranno con attenzione i provvedimenti sanzionatori da applicare, compresa la sospensione dell’attività. Come tutti sanno, le sanzioni per l’inosservanza delle prescrizioni AIA sono previste espressamente dalla legge statale. La Regione Basilicata, nel pieno rispetto delle norme, dunque, agirà – conclude Rosa – al solo fine di tutelare la salute e l’ambiente lucano”.

Deposito scorie, tavolo tecnico strutture strategiche di relazione

Si chiamano “strutture strategiche di relazione” e sono quell’insieme di reti e infrastrutture (viabilità, ferrovie, sistema idrico, reti energia elettrica, industrie a rischio di incidenti rilevanti, dighe e risorse del sottosuolo, aeroporti e poligoni di tiro militari attivi) che nella “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi” (Cnapi) determinano una serie di “criteri di esclusione” e “criteri di approfondimento”. La Sogin prevede che il deposito non potrà essere ubicato nei siti “che siano a distanza inferiore a 1 km da autostrade e strade extraurbane principali e da linee ferroviarie fondamentali e complementari” (CE13), “caratterizzate dalla presenza nota di importanti risorse del sottosuolo” (CE14), “caratterizzate dalla presenza di attività industriali a rischio di incidente rilevante, dighe e sbarramenti idraulici artificiali, aeroporti o poligoni di tiro militari operativi” (CE15).

Un quadro di criticità che richiede un’attenta analisi sulla situazione della Basilicata, così come emerge anche dagli approfondimenti in corso nel tavolo tecnico sulle “strutture strategiche di relazione”, uno dei cinque istituiti presso il Dipartimento Ambiente della Regione per formulare le osservazioni tecniche della Regione al documento della Sogin. Al centro di questi incontri, coordinati dall’ingegnere Nicola Grippa, con la partecipazione dei rappresentanti dei Comuni interessati, della Provincia di Potenza, dell’Ordine degli architetti, di funzionari e tecnici degli uffici regionali competenti, anche la verifica dei “criteri di approfondimento” che riguardano in particolare la “disponibilità di vie di comunicazione primarie e infrastrutture di trasporto (CA12) e la “presenza di infrastrutture critiche rilevanti o strategiche” (CA13).

“Proprio guardando alle opere strategiche, alle grandi dighe e alle reti irrigue e idropotabili a servizio di Basilicata e Puglia, come pure ai giacimenti di petrolio e gas, appare evidente che il deposito nazionale dei rifiuti nucleari non può essere localizzato in nessuna area della nostra regione – afferma l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa –. Tra l’altro quasi tutti i siti indicati non sono neanche vicini alle necessarie vie di comunicazione indicate nei criteri di approfondimento come fondamentali per garantire il trasporto in sicurezza dei materiali”.

La via preferenziale per il trasporto dei materiali radioattivi indicata nella Cnapi sono le linee ferroviarie, fra le quali vengono ritenute idonee quelle di categoria D, cioè le principali linee ferroviarie italiane. Le linee ferroviarie lucane sono invece classificate nella categoria C e non sono quindi ideali per questo tipo di trasporti. In subordine, nella Cnapi si prevede il trasporto dei materiali radioattivi attraverso la rete stradale. E in questo caso vengono ovviamente preferite le autostrade e le strade extraurbane principali con due corsie per senso di marcia e spartitraffico, cosa che stride con la situazione della Basilicata considerando che in prossimità di quasi tutti i siti indicati in Basilicata (con esclusione dei due siti vicini alla statale 106 Jonica) non ci sono strade di questo tipo, e l’assenza di viabilità importante aumenta l’indice di rischio durante il trasporto, come indicato chiaramente nei criteri di approfondimento.

“Che la Basilicata offre all’Italia un contributo rilevante in termini di risorse naturali – osserva il presidente della Regione Vito Bardi – lo sanno tutti, ma forse non tutti sanno che nel corso degli anni sono stati fatti e sono tuttora in corso investimenti rilevanti sia per le attività petrolifere che per preservare la risorsa idrica, migliorare le capacità di accumulo, completare le reti irrigue a servizio dell’agricoltura, migliorare il servizio idrico integrato per i cittadini. E lo stesso Stato che ha finanziato queste opere, ritenendole strategiche, non può sostenere che nella nostra regione, che contribuisce al 10 per cento delle risorse petrolifere nazionali ed è uno dei principali serbatoi idrici del Sud, si possa ubicare un deposito di rifiuti radioattivi che è assolutamente incompatibile con la nostra realtà”.

Per quanto riguarda la presenza dei giacimenti di petrolio e gas, il gruppo di lavoro ha rilevato in particolare l’interferenza con i siti indicati con i codici MT15 ed MT16, nell’area di Bernalda, che sono fuori dalle concessioni esistenti ma in itinere c’è un permesso di ricerca come peraltro rileva la stessa Sogin nel suo documento. Come pure i siti indicati con i codici PZ 9, PZ10, PZ12 e PZ13, nell’area di Genzano, dove ci sono permessi di ricerca in itinere.

In tema di interferenze la parte più delicata riguarda il sistema idrico, che in Basilicata tocca tutte le aree indicate dalla Sogin come potenzialmente idonee. Sovrapponendo queste aree con i distretti irrigui e con lo schema dell’adduttore regionale del Sinni è risultato che le zone indentificate con i codici PZ9, PZ12 e PZ13 sono interamente comprese nel distretto irriguo “G”, quella identificata con il codice PZ10 ricade in parte nel distretto “G” ed in parte nel distretto “T”, mentre le aree indicate con i codici PZ6, PZ8 e PZ14 ricadono totalmente nel distretto “B” dello schema idrico Basento – Bradano, che è già stato completato e attrezzato. Inoltre, le aree indicate con i codici MT1, MT2 ed MT16, nelle aree di Montalbano Jonico e Bernalda, sono attraversate dalla condotta del Sinni che porta l’acqua in Puglia. La presenza di simili infrastrutture dovrebbe rientrare fra i motivi di esclusione.

Regione Basilicata, Rosa: si lavora alla completa digitalizzazione

Attivato, presso il Dipartimento regionale all’Ambiente, un nuovo sistema di protocollazione comprensivo della archiviazione documentale e relativa catalogazione. Si sta già lavorando, inoltre, alla digitalizzazione dei procedimenti amministrativi in carico al Dipartimento, in modo da offrire ai cittadini un moderno approccio alla pubblica amministrazione. I primi procedimenti saranno attivi sulla piattaforma digitale nelle prossime settimane. A conclusione del processo di trasformazione digitale, l’iter di formazione del procedimento sarà più veloce e gli interessati saranno in condizione di seguirne ogni passaggio.
“Un anno fa – ha commentato l’assessore all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa – abbiamo presentato il progetto per accelerare i processi di trasformazione digitale in capo all’Amministrazione regionale. Stiamo mettendo in campo azioni che puntano alla demateralizzazione, alla digitalizzazione delle procedure e all’archiviazione in sicurezza dei dati. Sono soddisfatto del lavoro che il Dipartimento sta portando avanti. Di questo ringrazio il dirigente generale Giuseppe Galante, il dott. Nicola Coluzzi, dirigente dell’ufficio Amministrazione Digitale, e i collaboratori del Dipartimento dediti a questa nuova sfida, che arricchirà di qualità, trasparenza ed efficienza i servizi che le pubblica amministrazione regionale eroga ai cittadini”.
Il Piano di trasformazione digitale prevede il rilascio di una firma digitale, abbinata allo Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale), con la possibilità di trasmettere, protocollare, firmare istanze e documenti. Inoltre, la creazione di un fascicolo digitale consentirà l’accesso ai dati pubblici da parte degli interessati fino al rilascio digitale del servizio, autorizzazione o certificazione richiesta. Tutti questi servizi saranno garantiti online.
“La vera innovazione – conclude Rosa – passa attraverso la modernizzazione della pubblica amministrazione. Ai cittadini lucani vogliamo trasmettere la certezza che ogni passaggio burocratico potrà essere monitorato dai diretti interessati. La tracciabilità dei documenti è garanzia di legalità”.
“Abbiamo con l’assessore Rosa – ha detto il presidente della Regione, Vito Bardi – condiviso questo percorso che dovrà riguardare tutti i Dipartimenti della Regione Basilicata per portare l’Ente verso un processo di innovazione necessario per affrontare le sfide che il nostro governo e la Basilicata tutta dovranno sostenere. Anche nell’ambito del Recovery Fund è prevista una specifica missione per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione e questo conferma la bontà delle scelte fatte”:
I dettagli di questa operazione di digitalizzazione saranno presentati in dettaglio nelle prossime settimane agli operatori e ai cittadini.

   

Siti inquinati “orfani”, Rosa scrive ai sindaci lucani

Sulla Gazzetta Ufficiale del 30 gennaio è stato pubblicato il decreto del ministro dell’Ambiente del 29 dicembre 2020 sul "Programma nazionale di finanziamento degli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti orfani”.

Questo provvedimento assegna alla Regione Basilicata 2.312.405,54 euro per l'attuazione degli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti cosiddetti “orfani” ovvero quei siti che sono potenzialmente contaminati ma per i quali non è stato individuato il soggetto responsabile sul quale gravano gli obblighi di bonifica e di ripristino ambientale. Il decreto impone alle Regioni di individuare i siti orfani per i quali gli interventi risultano prioritari in riferimento al rischio ambientale e sanitario connesso.

“Trattandosi di risorse di limitata entità che impongono di individuare un numero ristretto di siti prioritari, ho ritenuto opportuno coinvolgere i Comuni lucani chiedendo loro di segnalare l’eventuale esistenza, sui territori di competenza, di tali siti”, afferma l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa, che ha scritto una lettera a tutti i sindaci lucani specificando tra l’altro che “alcuni dei siti segnalati dalle Amministrazioni, verificata la loro rilevanza, potranno aggiungersi all’elenco pregresso dei siti di riconosciuta priorità entro i limiti delle risorse destinate alla Basilicata; in ogni caso i siti segnalati saranno comunque considerati nell’ambito dell’aggiornamento del Piano di Bonifica Regionale”.

I Comuni avranno dieci giorni di tempo per inoltrare le loro segnalazioni.

“Continua anche così la nostra lotta contro l’inquinamento – afferma l’assessore –, che dopo le iniziative per la riclassificazione dei siti di interesse nazionale e le azioni intraprese per chiudere le procedure di bonifica delle discariche oggetto di infrazione europea, prevede anche l’utilizzo dei fondi stanziati dal Ministero dell’Ambiente per bonificare i siti inquinati per i quali non è stato individuato un responsabile. Un altro piccolo tassello che contribuisce a rafforzare le iniziative intraprese dal governo regionale per recuperare i ritardi del passato e rendere concreta e fattiva la politica di tutela ambientale. Ci auguriamo che i Comuni rispondano prontamente alla nostra richiesta, abbiamo a disposizione una somma limitata e iniziale che speriamo possa essere implementata per contribuire a migliorare il nostro territorio salvaguardando l’ambiente e la salute dei cittadini”. 

Sicurezza e controllo ambientale idrocarburi, al via master Unibas

Sul sito web dall'Università degli Studi della Basilicata (http://portale.unibas.it/site/home/didattica/master/articolo8729.html) è stato pubblicato il bando per l'ammissione al Master di I livello in “Idrocarburi e Riserve: sicurezza e controllo ambientale nelle attività di produzione di idrocarburi naturali”, per anno accademico 2020-2021 (D.R. n. 36 del 28 gennaio 2021).

ll Master, istituito dall’Unibas in collaborazione con Dipartimento Ambiente ed Energia della Regione Basilicata, Arpab, Camera di Commercio, Fondazione Mattei, Assoil School, Eni, Total, Golder Associates, Criscuolo Ecopetrol, Install Srl, Basilicata Oil Companies Network, si propone di formare figure professionali altamente specializzate nei settori della sicurezza e del monitoraggio ambientale collegati alle attività di estrazioni di idrocarburi naturali e che potranno trovare impiego nel settore oil and gas, in imprese ambientali ed energetiche e in amministrazioni pubbliche.

Le domande di ammissione al Master dovranno essere presentate entro il 10 marzo 2021. Nel bando vengono specificati i requisiti di partecipazione (diploma di Laurea o Laurea Magistrale nelle classi indicate oppure di diploma di Laurea equipollente ai sensi degli ordinamenti previgenti) e le modalità di svolgimento delle attività didattiche. I posti messi a concorso sono 20.

“Questa iniziativa – afferma il presidente della Regione Vito Bardi – punta a formare tecnici con una qualificazione di altissimo livello in materia di monitoraggio e controllo ambientale delle attività petrolifere, una attività che per la Basilicata assume un valore strategico. Non basta avere norme rigorose per i controlli ambientali, occorrono procedure trasparenti, interventi tempestivi e soprattutto tecnici qualificati. Ed è esattamente quello che il governo regionale è impegnato a fare, in stretto raccordo con l’Ateneo lucano e con il mondo della ricerca, anche per poter offrire a tanti giovani lucani opportunità di lavoro in Basilicata”.

Plaude al bando dell’Unibas anche l’assessore all’Ambiente ed Energia della Regione Gianni Rosa, che ricorda come “questo Master è una delle iniziative conseguenti alla definizione dell’accordo triennale per il sostegno all’Università della Basilicata, attraverso il quale intendiamo rafforzare l’attrattività dell’Ateneo lucano e dell’offerta didattica in particolare, per sollecitare un circolo virtuoso che dal mondo dell’istruzione porti i giovani lucani nel mondo del lavoro. La tutela dell’ambiente è una materia che richiede molta preparazione e dobbiamo essere in grado di formare qui le professionalità di cui la Basilicata ha bisogno per seguire in maniera adeguata tutti gli aspetti delle attività petrolifere e delle altre attività industriali”.

Deposito scorie, tavolo tecnico “struttura naturalistica”

Il deposito nazionale dei rifiuti nucleari non può essere ubicato nelle aree naturali protette. Lo dice la Sogin indicando i “criteri di esclusione” nel documento che attualmente è oggetto della procedura di consultazione pubblica avviata in base alle disposizioni del decreto legislativo n. 31/2010. E per quanto riguarda la Basilicata, effettivamente dalla “carta dei siti potenzialmente idonei” sono stati esclusi i 72 siti della “rete natura 2000” ed i Parchi naturali, anche se in qualche caso la distanza fra le aree “potenzialmente idonee” e le aree protette è di poche decine di metri.

Ma oltre ai “criteri di esclusione” nel documento della Sogin vengono indicati i cosiddetti “criteri di approfondimento” che riguardano, per quanto attiene alla parte naturalistica, le condizioni meteo – climatiche e la presenza di habitat, specie animali e vegetali e geositi di interesse comunitario. In questo caso la Sogin sembra aver ignorato che in Basilicata, ed anche nei 17 siti lucani indicati come potenzialmente idonei, c’è un sistema ecologico che consente di sopravvivere a molti animali, alcuni dei quali rari e in via di estinzione. E ci sono colture agrarie ed habitat particolarissimi, che presto completeranno la rete ecologica regionale con il Piano paesistico in fase di avanzata definizione, anche sulla base del sistema ecologico funzionale territoriale varato nel 2008 e della specifica norma (la legge regionale n. 2/2005) sulle specie protette vulnerabili e rare della flora lucana.

Ed è proprio su queste specie animali e vegetali e su questi habitat, del tutto incompatibili con ogni ipotesi di localizzazione del sito dei rifiuti nucleari, che si sta concentrando il lavoro di approfondimento del gruppo di lavoro sulla “struttura naturalistica”, uno dei cinque istituiti presso il Dipartimento Ambiente della Regione per formulare le osservazioni tecniche della Regione al documento della Sogin. Hanno partecipato a questi incontri, coordinati da Antonella Logiurato (responsabile PO Biodiversità e Rete Ecologica Regionale dell’Ufficio Parchi), i rappresentanti di Arpab, Alsia, Unibas, Farbas, Imaa Cnr, Ordine degli agronomi, Provincia di Potenza, dei Comuni interessati alle aree idonee indicate dalla Sogin, funzionari e tecnici degli uffici regionali competenti.

“Le risorse naturalistiche sono un immenso patrimonio della Basilicata e la Regione è impegnata da tempo nella complessa opera di censimento e di valorizzazione delle circa 1000 specie animali e vegetali segnalate e protette a vario titolo, oltre che nel consolidamento della rete dei Parchi e delle aree protette che è diventata anche uno strumento per favorire il turismo di qualità – afferma l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa -. Nei siti indicati dalla Sogin, sia in provincia di Potenza che in provincia di Matera, ci sono valenze naturalistiche importanti, ci sono i cosiddetti ‘corridoi di migrazione’ di volatili rari che periodicamente passano dalla Basilicata, ci sono fossi e geositi di straordinario interesse, c’è la Lontra che abita i nostri fiumi, solo per fare qualche esempio. Con le nostre osservazioni alla carta dei siti potenzialmente idonei alla localizzazione del deposito cercheremo quindi di rappresentare con rigore scientifico le emergenze naturalistiche che non possono essere ignorate e che rendono la Basilicata incompatibile con una simile realizzazione”.

“La Regione Basilicata vanta una tradizione importante in materia di tutela ambientale – afferma il presidente della Regione Vito Bardi -. Abbiamo seguito le direttive comunitarie, delineando una strategia che può generare nuove opportunità di sviluppo sostenibile per la nostra regione. La salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente sono al centro di questa strategia, e ci vedono impegnati quotidianamente nell’azione di governo anche per mitigare i rischi legati alle attività industriali più impattanti. È nell’interesse della Basilicata ma è anche nell’interesse dell’Italia che le nostre risorse naturali vengano adeguatamente tutelate ed anche per questo ribadiremo con osservazioni argomentate la nostra ferma contrarietà ad ogni ipotesi di ubicazione del deposito dei rifiuti nucleari”.

Infrazione europea, Rosa: su discariche recuperati ritardi storici

La Basilicata sta procedendo speditamente a bonificare le discariche non a norma. Per queste e per le discariche abusive l’Italia ha subito diverse sentenze di condanna dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per infrazione comunitaria in materia di rifiuti.  L’ultima è stata emanata il 21 marzo 2019 in relazione al mancato adeguamento di 44 discariche che costituivano “un grave rischio per la salute umana e per l’ambiente”. Di queste 23 situate in Basilicata. La regione con il più alto numero di discariche non a norma in Italia, il 50 per cento di tutte quelle contestate allo Stato italiano.
Dal 2019 ad oggi sul territorio lucano sono state chiuse e certificate 14 delle discariche contestate dall’Unione europea e precisamente quelle di Avigliano, Atella, Ferrandina, Latronico, Marsico Nuovo, Pescopagano, due di Potenza, Roccanova, Sant’Angelo Le Fratte, Tito (località Valle del Forno), Rionero in Vulture, San Mauro Forte e Lauria. Sono in corso i lavori di chiusura delle tre discariche di Corleto Perticara, Rapolla e Senise e si conta di ultimare gli interventi entro la fine del 2021. Per le ultime sei, quelle di Genzano di Lucania, Maratea, Matera, Moliterno, Salandra e Tito (località Aia dei Monaci) si è nella fase dell’affidamento dei lavori. 
“In soli due anni – commenta l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa – abbiamo recuperato ritardi storici, se pensiamo che le norme europee imponevano agli Stati membri di bonificare o chiudere entro il 16 luglio 2009 le discariche preesistenti al 2001. Oltre al danno economico per lo Stato italiano, che dovrà pagare per la questione discariche sanzioni per oltre 350 milioni di euro, la presenza di discariche non a norma ha creato situazioni di pericolo anche nel nostro territorio. E questo nonostante gli stanziamenti e i fondi messi a disposizione nelle precedenti amministrazioni. Adesso dobbiamo concludere più velocemente possibile le procedure in corso”.
Per “procedere ad un’attenta disamina”, è convocata dal dirigente generale Galante una riunione per il 9 febbraio con i sindaci dei Comuni dove sono rilevate le maggiori criticità. “Non un incontro interlocutorio – ha concluso Rosa – ma un momento in cui mettere un punto fermo a tutte le problematiche concernenti le discariche oggetto di infrazione ancora in definizione. Dobbiamo chiudere questa vicenda nel più breve tempo possibile, come ci chiede l’Unione europea”.  

Sin di Tito, Rosa: al ministero la richiesta di riperimetrazione

La Regione Basilicata ha inoltrato al ministero dell’Ambiente la richiesta di riperimetrazione del sito inquinato di interesse nazionale (Sin) di Tito. E’ la proposta dell’assessore all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa, approvata dalla giunta regionale nei giorni scorsi.
Al ministero si richiede di stralciare tutte le aree private dalla perimetrazione del Sin per classificarle in un’area specifica denominata Sir, sito di interesse regionale. Con la nuova riformulazione quest’area sarà composta da 90 aree private, di cui 86 hanno già il piano di caratterizzazione approvato.
“Con questo provvedimento – commenta l’assessore Rosa – veniamo incontro a un’esigenza che da anni il mondo imprenditoriale rappresenta.  In questa maniera riportiamo in seno alla competenza regionale tutti i procedimenti autorizzativi oggi in capo al ministero. Ciò comporterà sicuramente una maggiore velocità di risposta”.
Su questa proposta ha espresso parere positivo il Comune di Tito.