Le sfide delle Sardine dopo la manifestazione di Roma

Decine di migliaia di persone in piazza San Giovanni. Un successo che però apre nuovi interrogativi sul futuro del movimento. Il reportage di L43.

L’entusiasmo, la voglia di partecipazione, e tra, un selfie e l’altro per attestare la presenza in piazza, l’impegno per dare un messaggio alla politica italiana. E cambiarla nel segno dell’accoglienza e dell’empatia, quasi una parola d’ordine per le Sardine ritrovatesi a Piazza San Giovanni, a Roma, tempio della sinistra in Italia. Un cambiamento che, stando a quanto raccolto tra i più giovani, deve accettare l’idea di creare un partito o comunque prendere una posizione fin dalle prossime elezioni.

«VALORI DI SINISTRA»

«Certo, dipende dai valori che si vogliono portare avanti in un eventuale partito delle Sardine. Ora è un movimento molto eterogeneo. Ma in generale spero che le persone qui presenti, alle prossime elezioni, si riconoscano in un partito di sinistra, che si impegna contro odio, razzismo e il ritorno del fascismo», sintetizza Martina, una giovanissima scesa in piazza fin dall’inizio della manifestazione. E, tra quanto raccolto da Lettera43.it sono proprio i più giovani a chiedere un processo politico che possa mettere al centro le istanze poste dalle Sardine. Sia con la nascita di un soggetto autonomo, sia come una forza movimentista capace di condizionare i partiti tradizionali. L’importante è che «continui a portare aria fresca alla politica» è uno dei mantra.

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DECISIONI IMMINENTI

Eppure in mezzo alla marea di sentimenti positivi, “buonisti” potrebbero dire i detrattori, ci sono anche molte incognite. Tante contraddizioni, nodi da sciogliere. Su tutti le decisioni da assumere fin dalle prossime settimane. Proprio sulla relazione con le forze politiche già in campo. «Sono qui con molto entusiasmo e voglia di dare una mano alle Sardine», spiega Maria Chiara, emiliana di origine e residente a Roma da pochi mesi. «Ma se potessi votare alle Regionali in Emilia, non avrei dubbi a sostenere Bonaccini», ammette senza tentennamenti. Insomma, niente bandiera di partito in piazza, ma un’attenzione a quello che c’è intorno. Anche se si parla del Pd contrapposto al Carroccio. 

CONTRO L’ODIO SALVINIANO

L’empatia, evocata dai fondatori delle Sardine, si costruisce infatti su un altro perno: il rifiuto «dell’odio diffuso da Salvini». Il “non legarsi” è il tratto distintivo delle manifestazioni delle Sardine e di tanti striscioni visti a Piazza San Giovanni. Certo, il tutto portato con un bon ton inedito rispetto ai toni della comunicazione contemporanea, tranne qualche scivolone verso lo slogan del passato. Come la presenza di frange di sinistra anticapitalista. Il punto debole, però, resta sempre quello della proposta. Le persone interpellate non hanno saputo fornire una spiegazione esaustiva, celandosi dietro frasi di comodo: «Siamo un’energia per smuovere la politica», ha sostenuto Fabrizio, attivista dei diritti per la casa. Sull’ipotesi di fare un partito, la sua risposta è secca: «Sarebbe un errore, dobbiamo restare un’energia esterna». Visione opposta a quella di altri gruppi di giovanissimi interpellati: sono loro a spingere affinché questo movimento diventi «un partito nuovo». Con quali obiettivi? «Cambiare tutta la classe dirigente, facendo cose di sinistra. A cominciare dallo Ius Soli e da tante altre cose come la capacità di cogliere i cambiamenti nel mondo del lavoro», dice Alessandro, anche lui under 18.

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L’IMPOPOLARITÀ DEI PARTITI

Un problema da affrontare è quindi la direzione che devono prendere le Sardine nel futuro. C’è chi come Giacomo preferisce attendere: «Non dimentichiamo che tutto questo è nato spontaneamente in poche settimane. Prima di dare risposte affrettate, è meglio aspettare l’incontro che ci sarà nelle prossime ore». Un auspicio di un partito, quindi? Non proprio. Alcune delle persone intercettate da Lettera43.it su questo tema si irrigidiscono: niente bandiere, niente partiti è il leitmotiv, che nei fatti è un modo per evitare una risposta concreta. Un comportamento comune soprattutto tra chi non è più giovanissimo e ha maggiore sfiducia nei partiti, denotando una differente percezione generazionale del fenomeno. Ma è anche un modo per comprendere l’impopolarità di qualsiasi cosa venga ricondotta a un partito politico, almeno tra chi li ha visti da vicino. «Siamo un gruppo di amiche che combattono il razzismo e il fascismo. Ma un partito delle Sardine, no: sarebbe sbagliato. Questo movimento deve cambiare la vita politica del Paese», scandisce Luigina, una donna romana presente in piazza.

LA PIAZZA E IL POPULISMO

Un’altra critica mossa alle Sardine è quella della proposta populista, respinta con forza. «Ci dicono che siamo populisti? Non mi sembra che i partiti di oggi lo siano di meno… la verità è che questo movimento è un qualcosa di nuovo», osserva Giorgio, romano, tra i più accalorati quando viene adombrato questo sospetto. «Non è che si scende e si diventa populisti. Questo movimento è una boccata d’aria a fresca per reagire a questa violenza fascista. C’è una reazione e della piazza parte la richiesta di una nuova politica. Le nuove generazioni hanno preso iniziativa da sole», rileva Andrea. Non mancano le ammissioni di problemi: «L’organizzazione potrebbe essere migliore, senza dubbio. Ora aspettiamo la riunione dei vari organizzatori. Ma dalle Sardine è arrivata la risposta allo strapotere mediatico della destra, questo va sottolineato», dice Paolo, arrivato da Firenze appositamente per partecipare alla manifestazione.

UN NUOVO SPIRITO SESSANTOTTINO

Sergio, pensionato romano, propone un altro parallelo, anche stimolante: quello con il ’68. «Sono sempre stato comunista», premette. «Ho seguito tutti i movimenti di protesta e negli ultimi anni ho faticato ad avere punti di riferimento politici. Ho votato Pd quando è stato fondato, ma alle ultime elezioni non c’e l’ho fatta. Questi ragazzi si fanno sentire a modo loro, anche perché parliamo di un’altra epoca. Mica bisogna per forza fare sempre tutto con i metodici sessantottini?», aggiunge. Ma la riduzione allo spirito del ’68 assomiglia più a un’operazione nostalgica. Mentre il progetto della Sardine vorrebbe guardare avanti, forte di una partecipazione popolare dirompente. Ma nemmeno dal raduno di Piazza San Giovanni emerge una proposta lineare: cosa scaturirà da questo magma e dalla voglia di «aria fresca», non è chiaro. Almeno per ora.

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