L’Italia si conferma patria dei Festival musicali
Paese che vai Festival che trovi. Da un paio d’anni a questa parte, da che si è cominciato, prima con cautela poi quasi con frenesia, ad archiviare la questione Covid19 e restrizioni varie, i grandi eventi, leggi anche alla voce concerti nei grandi spazi tipo stadi o arene, sono esplosi un po’ ovunque, come un tempo le lumache subito dopo una abbondante pioggia. Sarà che la migliore cura per l’isolamento forzato non può che essere lo stare in mezzo a una folla festante e cantante, o più pragmaticamente sarà che l’idea stessa di Festival, cioè di mega evento che preveda in cartellone più artisti (visto che comunque i prezzi dei biglietti anche degli eventi singoli sono lievitati come le tante pizze e pani fatti in casa che ci hanno tenuto compagnia durante il lockdown), di fatto chi si occupa di eventi dal vivo sta constatando una nuova tendenza che vuole gli appuntamenti medi praticamente spariti, a favore di quelli giganteschi. I piccoli cercano di tenere botta, per dirla con quel Ligabue che proprio in quanto artista ormai medio fatica a mettere insieme un pubblico all’altezza del suo passato. Così, a guardare il calendario delle prossime settimane, è davvero difficile capire a chi dare il resto, sempre che resto ci sia visto che ormai andare a un concerto costa quanto una vacanza alle Maldive.
Dai big degli I-Days milanesi al velato boomerismo del Lucca Summer Festival
Dagli I-Days, sposorizzati dalla CocaCola, che alternano sul palco giganti del pop, vedi Rosalia, a quelli del rock, dai Red Hot Chili Peppers ai Black Keys con Liam Gallagher, sede l’Ippodromo di Milano si passa a Rock In Roma, che di rock, onestamente, ormai offre davvero pochino. Il cartellone è a base trap e rap, da Salmo a Rancore, passando per Geolier e Lazza, i Carcass a spiazzare come le famose mosche bianche. Si arriva poi ai classici: il Lucca Summer Festival, roba vagamente da boomer con Bob Dylan, i Generation Sex, che vedono insieme Billy Idol e parte dei Sex Pistols, ma anche Chemical Brothers, Jamiroquai, Blur e un finalone con Robbie Williams; Ferrara Sotto le Stelle, quest’anno con Vasco Brondi e Arab Strap a tirare le fila della musica di qualità, arrivando al NoSound Festival di Servigliano, nel Fermano, che porta sotto i Sibillini buona parte del pop che conta oggi in Italia, da Luché a Sfera Ebbasta, passando per i rinati Articolo 31.
Le chicche di Porto Rubino e de La prima estate
Poi ci sono le chicche come Porto Rubino che, per i pochi spettatori, va detto, regala perle inedite. Quest’anno in Salento saranno con Renzo Rubino, padrone di casa, Madame, Mahmood, Emma Nolde, ma anche Levante, Emma e Francesca Michielin, in una proposta minimale e decisamente originale. O La prima estate, che porta a Lido di Camaiore artisti quali Nas, una vera bomba, Bon Iver, Alt-J e il già citato Jamiroquai. Insomma, davvero ce n’è per tutti i gusti, anche perché ai sopracitati vanno aggiunti i Festival tematici, da quello Latino che da anni si tiene intorno al Forum di Assago a Umbria Jazz, invero poco vicina ai gusti dei puristi del genere, e via discorrendo. Non c’è porzione della nostra bella nazione che non sia in qualche modo coperta da almeno uno straccio di Festival, spesso con in cartellone i nomi di giro. Ovunque è possibile prendere parte a questa sorta di messa laica che prevede con artisti nei panni degli officianti, il pubblico in quello dei fedeli, e canzoni, spesso anche discutibili, a costruire una liturgia destinata a durare il tempo di una stagione. Il tutto a partire da quel Italia Loves Romagna in scena il 24 giugno all’Arena Campovolo, che un Festival di per sé non sarebbe, quanto più di un evento speciale con scopo benefico, ma con un cartellone talmente ampio e generoso – da Laura Pausini a Max Pezzali, passando per Zucchero, Ligabue, Blanco, Giorgia ed Emma – che non può che essere visto con lo stesso sguardo vagamente intorpidito di chi si prepara almeno mentalmente a passare una giornata sotto il sole ascoltando musica a palla in compagnia di qualche decina di migliaia di persone. Ci sarà poi tempo per tornare in piccoli club, un tempo avremmo detto fumosi. Che l’estate abbia davvero inizio, e ringraziamo Dio, quello vero, con tunica bianca e capelli e barba canuta, e non un qualche cantante di grido, per averci graziato da un ennesimo Jova Beach Party. Mica può piovere per sempre…