Lega e gay, Simone Pillon ci ricasca
«Nel mio partito ci sono più omosessuali che al gay pride». Parola di Simone Pillon. L’ultracattolico ex senatore della Lega – tenace sostenitore di un complotto sull’ideologia gender alimentato dalla lobby LGBT per sovvertire l’ordine morale del mondo – lo ha detto nel corso della trasmissione Zona Bianca su Rete4. Non è certo la prima volta che Pillon – lo stesso che ai tempi della discussione sul ddl Zan si disse pronto a farsi esplodere come un kamikaze se la legge fosse stata approvata – solleva il tema. Nell’ottobre 2021 quando scoppiò lo “scandalo” Morisi (lo spin doctor di Matteo Salvini al centro di una vicenda sessuale dai contorni ambigui), in una conversazione col Foglio, poi smentita, si era detto “non” stupito dell’accaduto, «viste le note abitudini del personaggio» e quindi che la giustizia divina aveva semplicemente «fatto il suo corso».

Il caso Morisi e la cosiddetta corrente Mykonos
Nella stessa occasione Pillon aveva aggiunto che Morisi non gli era mai piaciuto, anche perché gli aveva «sempre fatto la guerra». Per esempio cercando, nel 2019, di convincere – per altro senza successo – il segretario Salvini a non partecipare al World Family Congress (o Family Day) di Verona, la kermesse ufficialmente organizzata per promuovere la bellezza della famiglia, ma rivelatasi di fatto una manifestazione (a cui intervennero, tra gli altri, l’attuale presidente della Camera e allora ministro della Famiglia Lorenzo Fontana e l’allora ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, oltre a Salvini) impregnata di omofobia e discriminazione delle diversità, all’insegna dello slogan scandito da vari gruppi di estrema destra partecipanti (si distinsero Forza Nuova, Fortezza Europa e CasaPound) “Dio, Patria, Famiglia”. Non contento, Pillon aveva anche definito Morisi un tipico esponente della cosiddetta “corrente Mykonos” (così ribattezzata perché sull’isola greca il dem Zan vide un collega leghista particolarmente aggressivo in Aula contro il Ddl che portava il suo nome baciare un uomo) sostenendo di conoscere tutti i nomi di chi vi faceva parte, quasi a minacciare un perfido “outing” (l’outing a differenza del coming out è lo “sputtanamento pubblico” di persone gay che non si sono dichiarate volontariamente).
Quando dichiararsi gay nella Lega è un boomerang
Pillon, per dirla tutta, aveva anche detto che l’omosessualità dei suoi colleghi non rappresenta, di per sé, un problema, ma che sarebbe meglio che i “mykonosiani” almeno si dichiarassero pubblicamente come tali. Cosa che, visto qualche precedente, non si è rivelata del tutto utile per i diretti interessati. È il caso di Stefano Guida, ex parrucchiere, gay dichiarato (nel suo curriculum anche la partecipazione a un film porno, dal titolo inequivocabile di Gay Party Underwear), che, nel 2011, poco più che 30enne, si candidò, senza successo, alle elezioni comunali di Bologna proprio tra le file leghiste. Pare che la mancata elezione fosse stata dovuta alla “contro-campagna” organizzata nei suoi confronti dal Carroccio bolognese che non gli aveva perdonato, più che i trascorsi cinematografici, un’intervista molto “aperta”, rilasciata dal candidato a un sito online di informazione.

LOS(T) in Padania
Guida era stato candidato “in quota” LOS (Libero Orientamento Sessuale) Padania, gruppo fondato, coraggiosamente, va detto, all’interno del Carroccio a metà Anni 90, per fare da “contraltare” al celodurismo imperante nel movimento, dove l’epiteto “culattone” rivolto dai leghisti (Calderoli e Bossi docunt) ai nemici politici era molto gettonato. Il LOS era stato fondato dai veneti Carlo Manera e Marcello Schiavon (e pare accolto favorevolmente da Roberto Maroni) proprio per sensibilizzare la Lega, ma in generale il centrodestra, nei confronti dei diritti degli omosessuali. Riuscì a raccogliere una cinquantina di militanti che parteciparono anche a qualche gay pride imbracciando bandiere celtiche, ma ebbe una vita effimera, durando, come si dice, lo spazio di un mattino. Venne riesumato a inizi Anni 2000 e, dopo la vicenda bolognese, sparì. Chissà, forse inghiottito dalle nebbie padane. LOS(T) in Padania.