Alsia, numeri significativi per il corso su fattorie didattiche

Sono oltre 100 i partecipanti al corso di formazione per nuove Fattorie didattiche della Basilicata avviato il 15 febbraio scorso dall’ALSIA, l’Agenzia Lucana di Sviluppo e Innovazione in Agricoltura. Un corso completamente on-line su piattaforma Zoom dell’Agenzia, a causa del persistere dell’emergenza sanitaria da covid-19, ma che grazie alla abilità dei docenti sta facendo registrare ottimi riscontri.
E' quanto si legge in un comunicato stampa dell'Alsia. 
“Il corso, che si sviluppa in 10 moduli di 4 ore ciascuno fino al 28 febbraio – ha commentato Aniello Crescenzi, direttore dell’ALSIA – discende dalla delega specifica che la Regione Basilicata ha fatto all’ALSIA con l’approvazione della “Carta della Qualità delle Fattorie didattiche lucane” con la Delibera di Giunta n. 1052/2008. Un corso “abilitante”, quindi, propedeutico per l’iscrizione nell’Elenco regionale”.
“Nel primo modulo – ha aggiunto Crescenzi – tenuto dalla dottoressa Gaetana Dibenedetto del consorzio Taste&Tour in Masseria di Bari, sono stati trattati gli argomenti di carattere generale di una fattoria didattica: aspetti amministrativi e fiscali; requisiti soggettivi e strutturali della fattoria, la Scia, l’assicurazione a copertura dei rischi. Nel secondo modulo, i docenti Margherita Rizzuto e Giuseppe Orefice dell’Associazione Agrigiochiamo di Napoli hanno svolto una lezione su analisi del Genius Loci, identità della propria azienda, strumenti di base, comunicazione educativa, principi dell’outdoor education ed il gioco emozionale. L’importanza degli argomenti trattati – ha puntualizzato Crescenzi – ha visto la partecipazione continua di 106 partecipanti, di cui circa il 10% Agriturismi e il 90% aziende agricole”
“Tutto questo – ha concluso il direttore Crescenzi – evidenzia ancora una volta il grande interesse che esiste in Basilicata sugli aspetti della multifunzionalità in agricoltura. Le fattorie didattiche, infatti, offrono un’opportunità impareggiabile di crescita educativa per tutti, oltre che un’integrazione al reddito per l’azienda. Soprattutto in questo periodo, dove l’emergenza del coronavirus ha imposto un cambiamento radicale dei comportamenti di tutti, c’è una gran voglia da parte delle aziende di investire in questo settore, contribuendo ad un graduale ritorno alla socializzazione e alle attività di gruppo all’aperto”.
  

Alsia, numeri significativi per il corso su fattorie didattiche

Sono oltre 100 i partecipanti al corso di formazione per nuove Fattorie didattiche della Basilicata avviato il 15 febbraio scorso dall’ALSIA, l’Agenzia Lucana di Sviluppo e Innovazione in Agricoltura. Un corso completamente on-line su piattaforma Zoom dell’Agenzia, a causa del persistere dell’emergenza sanitaria da covid-19, ma che grazie alla abilità dei docenti sta facendo registrare ottimi riscontri.
E' quanto si legge in un comunicato stampa dell'Alsia. 
“Il corso, che si sviluppa in 10 moduli di 4 ore ciascuno fino al 28 febbraio – ha commentato Aniello Crescenzi, direttore dell’ALSIA – discende dalla delega specifica che la Regione Basilicata ha fatto all’ALSIA con l’approvazione della “Carta della Qualità delle Fattorie didattiche lucane” con la Delibera di Giunta n. 1052/2008. Un corso “abilitante”, quindi, propedeutico per l’iscrizione nell’Elenco regionale”.
“Nel primo modulo – ha aggiunto Crescenzi – tenuto dalla dottoressa Gaetana Dibenedetto del consorzio Taste&Tour in Masseria di Bari, sono stati trattati gli argomenti di carattere generale di una fattoria didattica: aspetti amministrativi e fiscali; requisiti soggettivi e strutturali della fattoria, la Scia, l’assicurazione a copertura dei rischi. Nel secondo modulo, i docenti Margherita Rizzuto e Giuseppe Orefice dell’Associazione Agrigiochiamo di Napoli hanno svolto una lezione su analisi del Genius Loci, identità della propria azienda, strumenti di base, comunicazione educativa, principi dell’outdoor education ed il gioco emozionale. L’importanza degli argomenti trattati – ha puntualizzato Crescenzi – ha visto la partecipazione continua di 106 partecipanti, di cui circa il 10% Agriturismi e il 90% aziende agricole”
“Tutto questo – ha concluso il direttore Crescenzi – evidenzia ancora una volta il grande interesse che esiste in Basilicata sugli aspetti della multifunzionalità in agricoltura. Le fattorie didattiche, infatti, offrono un’opportunità impareggiabile di crescita educativa per tutti, oltre che un’integrazione al reddito per l’azienda. Soprattutto in questo periodo, dove l’emergenza del coronavirus ha imposto un cambiamento radicale dei comportamenti di tutti, c’è una gran voglia da parte delle aziende di investire in questo settore, contribuendo ad un graduale ritorno alla socializzazione e alle attività di gruppo all’aperto”.
  

Lago Pertusillo, replica di Rosa a Lomuti

“Spiace constatare, ancora una volta, la superficialità con cui vengono trattate determinate tematiche sensibili non solo per l’attenzione con la quale i cittadini seguono i temi ambientali ma anche per l’importanza che rivestono per la salute pubblica. Da sempre abbiamo sostenuto che se esistono dei problemi ‘reali’ questi vanno affrontati senza remore, al contrario non si può scadere lanciando messaggi ‘inquietanti’ su presunzioni e quindi senza avere certezza della realtà, così come fatto dal senatore Lomuti, che dovrebbe mostrare prudenza. Dopo lo scoop di Lomuti abbiamo interloquito con i tecnici dell’Arpab per ‘comprendere’ la portata dello studio e le sue determinazioni.
Ferma la disponibilità del Dipartimento Ambiente e dell’Agenzia regionale per la Protezione Ambientale della Basilicata a confrontarsi sullo studio dell’Iss circa la possibile relazione tra la presenza di alghe e l’inquinamento da idrocarburi, e prima di entrare nel merito della questione, per quanto dei profani quanto me e Lomuti possano parlarne, mi chiedo e chiedo al senatore: se quello studio dimostra che il Pertusillo è inquinato perché il ministero della Salute, prima ancora di quello dell’Ambiente, non è intervenuto per chiudere i rubinetti di migliaia di cittadini?
Ciò detto, senza entrare nel merito tecnico e chi vuole può farlo leggendo non solo lo studio dell’Iss ma anche le relazioni in merito dell’Arpab, preme sottolineare tra le varie questioni riportate nello studio alcune che ci appaiono dirimenti.
Lo studio è teso a dimostrare l’efficacia del metodo sperimentale utilizzato che a rintracciare effettivamente idrocarburi nel Pertusillo. Infatti, lo stesso studio premette che si tratta di “una tecnica applicata per la prima volta per identificare gli inquinanti legati alla emissione di idrocarburi in acqua dolce”, in quanto, dicono, “il verificarsi di diversi eventi noti di inquinamento da idrocarburi in combinazione alle periodiche fioriture algali nel lago Pertusillo” rendevano “opportuno testare nuovi metodi per il monitoraggio ad alta frequenza di incidenti ambientali”.
Ora quali siano questi eventi (plurale) di inquinamento noti non è dato sapere. Sappiamo però che non vi è riscontro alcuno del fatto che le periodiche fioriture di alghe nel lago Pertusillo si siano verificate in concomitanza con eventi di inquinamento da idrocarburi. Ne consegue che gli autori dello studio “partono dalla correlazione, presunta e non verificata, di eventi di bloom algale con eventi di inquinamento da idrocarburi per dimostrare la validità di un metodo ancora in fase sperimentale, che prevede l’impiego dei dati satellitari per l’individuazione degli idrocarburi disciolti”. 
Tra l’altro, dalla relazione dei tecnici Arpab emerge anche un dubbio sulla validità dell’indice utilizzato, il VIS-NIR reflectance ratio Index (VNRI), che dovrebbe indicare la presenza di idrocarburi, è “un indice che rappresenta la riflettanza di bande nel visibile”. Tuttavia, proprio le immagini satellitari del lago del Pertusillo, acquisite il 27 febbraio 2017, data in cui si sarebbe riscontrato l’inquinamento, vista la fioritura algale, mostrano “una riflettanza relativamente bassa nel visibile, dunque da satellite non sarebbe evidente la presenza di idrocarburi”.
Ma soprattutto dobbiamo credere all’Iss o all’Ispra che, in collaborazione con Arpab, ha effettuato lo studio nel 2017, con campagne di indagine nel 2018 e nel 2019 e terminato nel 2021, e le cui risultanze cozzano in maniera assoluta con le conclusioni del Lomuti? Così chiude l’Ispra “In conclusione, nell’intero bacino idrografico i risultati evidenziano che il principale contributo alla sostanza organica circolante è ascrivibile a fonti naturali quali plancton e sostanze umiche”. Senatore, ci dica lei. Sono entrambi soggetti al controllo di ministeri guidati dal suo Governo”.
Lo dichiara l’assessore regionale all’Ambiente, Gianni Rosa.