L’Epifania negli altri Paesi: viaggio in un mondo di tradizioni
La dodicesima notte inglese raccontata da Shakespeare. Il Dreikönigstag tedesco e i Reyes Magos del mondo ispanico. Come si vive il 6 gennaio all’estero.
La Befana è un personaggio della tradizione tipico dell’Italia, o comunque dei Paesi dove c’è una comunità italiana importante. Ad esempio, in Canada, a Toronto. Dove però si è in parte distaccata dal 6 gennaio, al punto che è durante il solstizio d’inverno che una folla di uomini, donne e bambini vestiti da Befana invade il mercato di Kensington cantando serenate al sole, ballando in strada e distribuendo caramelle in attesa dell’alba. La Befana è una tradizione antica, ma soprattutto nei territori dell’ex Stato Pontificio o comunque in Italia centrale. A livello nazionale si è invece diffusa più di recente.
ALLE ORIGINI DELLA BEFANA
L’origine è la commemorazione della visita e dei doni dei Magi a Gesù. Una “manifestazione” della Divinità di Gesù, in greco appunto Epifania. Non l’unica, in realtà: se ne celebravano varie altre, dal battesimo da parte di San Giovanni al miracolo delle nozze di Cana. Però quella era stata la prima, e soprattutto era stata accompagnata da regali a un bambino. L’ Epifania data in cui si erano portati doni al Bambino Gesù diede dunque origine alla Befana del folklore che porta doni ai bambini. Un personaggio buono, ma che ai bambini cattivi porta “aglio, cenere e carbone”, e con alcuni attributi inquietanti simili a quelli di personaggi malefici come le streghe. La Befana, dunque, è un personaggio quasi al confine tra Bene e Male. Secondo varie leggende era la nonna di Erode, lo sterminatore degli innocenti, o la moglie di quel Ponzio Pilato che aveva condannato Gesù, o la zia di quel Barabba che era stato scelto dal popolo al posto di Gesù per essere salvato dalla Croce. Insomma, un personaggio costretto a fare buone azioni per espiare la colpa di un congiunto.
I SONETTI DI BELLI E LA POESIA DI PASCOLI
Quando nasce la Befana? I primi a citarla sono autori toscani: Francesco Berni nel 1541, Agnolo Firenzuola nel 1549, Domenico Maria Manni con L’Istorica notizia delle origini e del significato delle Befane di cui esiste una edizione del 1792 (quattro anni dopo la sua morte). E in Toscana vi allude la tradizione del “Befano”: un pupazzo in stracci appeso presso la casa di chi si vuole deridere per comportamenti sconvenienti. Il 6 gennaio del 1845 vi dedica tre sonetti il grande poeta romanesco Giuseppe Gioacchino Belli, nel 1889 ne scrive il grande folklorista romano Gigi Zanazzo, nel 1897 vi dedica una intensa poesia il romagnolo Giovanni Pascoli. E in tutta l’Italia Centrale si rappresentano le Befanate, combinazione tra canto di questua e teatro.
È il regime di Benito Mussolini a decidere di “centralizzare” tutte queste tradizioni in una Befana Fascista nazionale a uso dopolavoristico
In questo contesto si forma tutto il folklore relativo ai preparativi per l’arrivo della Befana: dalla calza da lasciare appesa al camino perché sia riempita di doni, al cibo per rifocillare la donatrice che deve essere rigorosamente a base di ricotta, vista la sua proverbiale mancanza di denti. In parte queste tradizioni confluiscono in altre: dai “Morti” del primo e 2 novembre, particolarmente importanti in Sicilia; alla Santa Lucia del 13 dicembre, al Nord. È il regime di Benito Mussolini a decidere di “centralizzare” tutte queste tradizioni in una Befana Fascista nazionale a uso dopolavoristico: prima edizione, nel 1928. Così la tradizione diventa nazionale, anche perché continuata dalle Befane dopolavoristiche della Repubblica democratica.
Se dunque la Befana è legata alla tradizione italiana, l’Epifania è celebrata nel mondo cristiano con sfumature che variano, di Paese in Paese. È William Shakespeare con una commedia rappresentata per la prima volta il 6 gennaio 1601 a informarci di tre particolarità della tradizione inglese. Prima: che l’Epifania è popolarmente definita “La dodicesima notte”, come è appunto il titolo di quell’opera. Seconda: che una cosa che si fa spesso in questo giorno è rappresentare opere teatrali di dilettanti. Una delle più gettonate è proprio La dodicesima notte. Terza: che il 6 gennaio nel mondo anglosassone è data di scherzi, quasi come da noi il primo aprile e nel mondo ispanico il “Giorno dei Santi Innocenti” del 28 dicembre. Infatti la trama è infarcita di inganni: da Viola che si traveste da uomo al maggiordomo Malvolio che per una lettera falsificata crede di essere oggetto di attenzioni da parte della padrona Olivia.
LA CERIMONIA DEL WASSALLING
Nella dodicesima notte inglese si brinda con il sidro: la cerimonia del Wassalling, accompagnata da canti tradizionali. Si consumano cibi e bevande piccanti in ricordo delle spezie dei Re Magi. Si spegne il “ceppo natalizio” che era stato messo nel camino a Natale, che viene poi conservato come portafortuna e spesso riutilizzato per fare il fuoco del Natale successivo. O meglio, si spegneva: attestata in tutta Europa dal XII secolo questa tradizione si estingue in gran parte nel XX. Forse l’Inghilterra è il Paese dove regge ancora di più. Altre tradizioni: la “Torta della Dodicesima Notte” con nascosti dentro un fagiolo cotto, uno spicchio d’aglio, un ramoscello e uno straccio. Chi trova il fagiolo diventa re o regina della festa, l’aglio indica il cattivo, il rametto il folle, lo straccio la ragazza di facili costumi. Altro dessert tipico: una crostata in cui si cerca di mettere 13 tipi di marmellata diversa.
Insomma, si fa di tutto, tranne dare regali. Quelli si danno invece in Spagna, in Portogallo, in America Latina e nelle Filippine. Però a differenza dell’Italia non li porta la Befana ma i Re Magi, che in molte località appaiono il giorno prima in una solenne cavalcata in costume organizzata dalle autorità. I bambini scrivono ai Re Magi una lettera per chiedere i doni, e lasciano alla porta o alla finestra scarpe in cui metterle, oltre a dolci per i Re e acqua e erba per i loro animali. Come in Italia, si può ricevere carbone. E come la Befana italiana anche i Reyes Magos sono in concorrenza con Babbo Natale. Il “Roscón de Reyes” è l’equivalente della “Twelfth night cake” inglese. Solo che lì c’è solo una fava o una figurina o una moneta, che fa pagare una penitenza. In Messico si prende con caffè, cioccolato o atole, e contiene figurine di Gesù Bambino. In alcuni Paese ispanici il giorno dei Reyes Magos è chiamato anche Pacqua de los Negros. Ricordo di quando gli schiavi avevano un giorno libero e lo passavano danzando in strada in onore di Baldassarre, il “Re Magio” di colore.

Una Parata per l’Epifania si fa anche a Praga, dove c’è pure l’abitudine di fare un tuffo nella Moldava gelata presso il Ponte Carlo. In Bulgaria il 6 gennaio si festeggia il Battesimo del Signore con il lancio di una croce di legno in acqua da parte di un sacerdote. I giovani devono sfidare il freddo per recuperarla, e nella città di Kalofer prima del lancio nel fiume Tundzha viene suonato e danzato un horo, danza tradizionale. La croce di legno in acqua viene lanciata anche in Grecia, mentre in Russia si fa un buco nel ghiaccio a forma di croce in cui ci si immerge: ci si è cimentato lo stesso Vladimir Putin.
Anche i bambini del Benelux e della Germania per il 6 gennaio prendono regali: ma andandoseli a cercare. Si chiama Driekoningen in olandese e fiammingo e Dreikönigstag in tedesco il “giorno dei tre re” in cui i bambini vanno in costume di casa in casa cantando canzoni tipiche, portando una lanterna di carta che simboleggia la stella cometa e ricevendo in cambio dolciumi o monete. Nei Paesi di lingua tedesca la questua in costume è fatta anche da giovani più grandi: gli Sternsinger. Piuttosto che regali per sé chiedono però donazioni benefiche. In Polonia la festa dei Tre Re, Trzech Króli, ha come epicentro le sfilate in cui i Magi, spesso in sella a cammelli o altri animali, distribuiscono dolci, mentre bambini vestiti in abiti rinascimentali intonano canti natalizi. C’è poi l’uso di far benedire in chiesa piccole scatole contenenti gesso, un anello d’oro, incenso e un pezzo di ambra, in memoria dei doni dei Magi. Una volta a casa, scrivono “K + M + B +” e l’anno con il gesso benedetto sopra ogni porta della casa, come protezione contro le malattie e le disgrazie. Le lettere, con una croce dopo ognuna, sono interpretate sia come i nomi tradizionalmente applicati dei Tre Re in polacco – Kacper, Melchior e Baltazar; sia come la scritta in latino “Cristo benedica questa casa”.
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