Parma 2020, i tesori e i primati dell’Emilia sotto i riflettori
Il prossimo anno la città raccoglierà il testimone di Palermo, Capitale 2018. Un’occasione per riscoprire e fare scoprire i gioielli dell’intera regione: dall’enogastronomia ai motori e l’arte.
È l’unica regione italiana che prende il nome da una strada, la Via Emilia, antica strada romana fatta costruire nel 187 a.C. dal console Marco Emilio Lepido per collegare Piacenza a Rimini.
L’antica via è poi diventata arteria fondamentale di ogni attraversamento dell’Italia, e intorno a essa è nata l’Emilia-Romagna, una delle aree più fiorenti della Penisola.
Stefano Bonaccini, governatore uscente e si spera presto rientrante, alla presentazione di Parma Capitale italiana della Cultura 2020, ha voluto inquadrare così l’essenza di questa terra che non ha un unico centro a forte attrazione, come Roma o Napoli, Firenze, Venezia o Milano, ma genera il proprio valore dalla disseminazione di eccellenze su tutto il territorio in molti campi diversi, dai motori alla meccanica di precisione, dalla gastronomia al fashion, dall’arte alla musica.
PARMA 2020 ACCENDE I FARI SUI GIOIELLI EMILIANI
Così, l’incoronazione di Parma a Capitale della Cultura è soprattutto un faro che si accende su uno dei gioielli emiliani, per riverberarne lo splendore su tutti gli altri. Infatti, ha calamitato da subito Piacenza e Reggio Emilia, costituendo il distretto Emilia occidentale quale protagonista dell’operazione. Che poi Parma, tutti lo dicono en passant durante la presentazione ufficiale, Capitale lo è stata davvero (per ben 300 anni). Ma si sa, in un Paese frazionato per secoli in regni, principati, granducati e signorie, quasi ogni città italiana è stata a suo modo Capitale. Se si legge l’Europa come un continente-museo che preserva i fasti e la storia della civiltà occidentale, l’Italia è certamente il museo con più sale, più capolavori, più cimeli preziosi.
L’ARTE DI ERIK SPIEKERMANN
Parma ne custodisce molti, uniti da un filo rosso che è lo spirito stesso della città, il suo entusiasmo nel mettersi in mostra, confermato dalla folla presente a Palazzo della Borsa, a Milano (sede della conferenza stampa), in cui domina quella parlata dolce e un po’ strascicata che ricorda tanto Bernardo Bertolucci, celebrato ad hoc con un video-montaggio di clip sonore tratte dai suoi film, brani di monologhi e dialoghi che fanno emozionare tutti. Sarà che tra i deus ex machina di Parma 2020 c’è il giovanissimo assessore alla Cultura Michele Guerra, docente proprio di Teoria del Cinema nell’università cittadina, colui che ha pensato e coordinato la “messa in scena” della città, brandizzata dal designer tedesco Erik Spiekermann con una grande P, che significa Parma, ma anche prosciutto, pasta, pomodori, Pilotta, Po, Parmigiano Reggiano, nonché Parmigianino, il pittore rinascimentale della Madonna dal collo lungo. «Ho 73 anni», ha detto Spiekermann, «sono in pensione. Ma quando mi hanno chiesto di lavorare a questo progetto, mi sono detto: le persone sono squisite, la città affascinante, il cibo ottimo. Perché no?».
TUTTI I PRIMATI DELLA REGIONE
Così, è partito dal giallo-Parma, colore identificativo della città, e ha disegnato una grafica che sarà declinata nelle mille iniziative previste dal fittissimo programma. I parmigiani sono pronti a ospitare con calore, gentilezza e prelibatezze alimentari, «milioni di visitatori da tutto il mondo», dicono gli organizzatori, forti del contributo delle fiorenti imprese locali, tutte coinvolte fin dal principio nella progettazione e nella realizzazione dell’evento.
Bonaccini non manca, in chiusura, di sciorinare i primati della regione che vanta: il maggior numero (44) di prodotti Igp e Dop d’Europa, per un valore di circa 3 miliardi di euro; 11 siti Unesco (Parma è Città Creativa della Gastronomia per l’Unesco). Non solo, è la prima regione italiana per export pro-capite (più di Lombardia e Veneto); vanta uno tra i migliori chef del mondo: Massimo Bottura, modenese; sono stati triplicati i fondi per la cultura in cinque anni e a breve sarà pubblicata una Lonely Planet dedicata, consacrazione internazionale che vale come ciliegina su una torta già ricca di tanti sapori. «E pensare», ha ricordato Bonaccini, «che nel Dopoguerra l’Emilia era una delle regioni più povere del Paese». Intanto, Parma si proietta già oltre, con il piano Parma 2030 per la sostenibilità. Il sindaco Federico Pizzarotti sorride e viene da pensare che proprio il sorriso sia l’arma segreta di questa città, piccola ma grande, che mentre affetta prosciutto crudo, a suo modo progetta il futuro.
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